Covid-19:Changing Mindset è un Blog che tratta diversi aspetti legati al mondo digitale con particolari riflessioni sulla emergenza che stiamo vivendo.
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Quante volte in questo periodo relativo al coronavirus sei stato ‘bombardato’ di notizie che poi si sono rivelate delle fake news?
Beh io tante , ecco perché ho creato un video in cui ti consiglio 8 accorgimenti per diventare un buon cittadino digitale!
Video a cura di Elisa Peradotto
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Aziende, pandemia e digitale.Intervista a Gianpiero Peradotto.
Le aziende come hanno reagito alla pandemia? In che modo si sono adattati all’emergenza e che mezzi tecnologici hanno utilizzato?
Per rispondere a queste domande ho intervistato Gianpiero Peradotto, direttore della Tramec, un’azienda italiana presso Valperga(TO) la quale si occupa di lavorazioni meccaniche.

Illustrazione di videoconferenza. Fonte: pixabay. Autore: Alexandra_Koch
1.Prima del Covid-19 eravate soliti ad utilizzare strumenti digitali per interagire con il cliente oppure si prediligeva l’incontro fisico?
Prima della pandemia accadeva saltuariamente di utilizzare strumenti digitali per l’interazione con il cliente. Tuttavia, poteva accadere, anche se con meno frequenza rispetto all’incontro ‘faccia a faccia’.
2.Durante il Covid-19 avete utilizzato strumenti tecnologici per meeting? Se si, quali?
Ovviamente a causa della pandemia abbiamo dovuto adottare degli accorgimenti e uno di questi e l’introduzione di strumenti digitali per meeting e conferenze. Abbiamo utilizzato principalmente skype, teams di office 365 e zoom.
3.Secondo lei il fatto di comunicare non fisicamente ma in modo virtuale influenza la discussione in modo positivo o negativo?
A mio parere, il fatto di trovarsi in un luogo comune e non nuovo e dunque dove non vi sono ‘distrazioni’, rende la discussione più efficace. Questo è dovuto al fatto che ci si può concentrare meglio.
4.Attualmente avete ripreso i meeting di persona o state continuando e continuerete ad utilizzare gli strumenti online?
Dal momento che abbiamo provato che comunque l’utilizzo di strumentazioni digitali è un buon compromesso, penso che inizieremo ad utilizzare questa tipologia di rapporto con il cliente in quantità maggiore rispetto a prima. Tuttavia, riprenderemo anche gli incontri di persona. Insomma utilizzeremo entrambi.

Fonte: pixabay Autore: viarami.
Insomma, a parere mio, da tale intervista si può concludere che l’utilizzo di strumentazioni digitali ha aiutato le aziende nel superare la pandemia, offrendo nuove metodologie nel rapporto con il cliente. Ovviamente si tornerà anche a riorganizzare meeting ‘tradizionali’, ma si ha rivalutato un ‘opzione che non era molto utilizzata
Intervista a cura di Elisa Peradotto
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Smart-working, un’arma a doppio taglio.
A distanza di quasi 5 mesi dall’inizio della pandemia ci troviamo ancora a sorridere alla frase “ Allora nella pausa ci becchiamo alle macchinette per un caffè e due chiacchere?”.Eh si, perché in un modo o nell’altro l’Italia come il resto del mondo ha dovuto trovare una soluzione per far continuare a girare la grande macchina che sta sotto tutta l’economia.
Questo grande compromesso è il famigerato smart-working.
Ne abbiamo sentito parlare al telegiornale, letto sui quotidiani, ma fermandomi a riflettere mi sono chiesta come potessi scrivere cosa fosse senza averlo mi provato in prima persona. Dunque ho deciso di dar la voce a coloro hanno dovuto modificare le loro abitudini.
Ho creato un questionario anonimo per questi lavoratori e con il loro aiuto ho raggiunto ben 121 risposte. Esse sono date da dipendenti di settori e anni di esperienza molto diversi tra loro ,tuttavia la maggioranza (62,8%) hanno provato effettivamente il lavoro da remoto per la prima volta. E come per tutte le prime volte si vanno a creare impressioni differenti per ogni individuo.
Alla domanda “Come stai vivendo questo periodo di lavoro da remoto?” il 56,4 % ha risposto “ Bene , grazie alla tecnologia posso lavorare come prima”. E con mio grande stupore mi sono resa conto che in effetti è proprio grazie ad essa che effettivamente non ci siamo fermati e che siamo tutti siamo comunque interconnessi.
Tuttavia, mi è sorta spontanea un'altra curiosità. L’essere connessi solo virtualmente rende comunque le giornate lavorative complete o si sente la mancanza del rapporto umano? A tal proposito la maggioranza ha risposto che è così ,specialmente se si tratta di un settore in cui la componente umana racchiude una percentuale importante.

Fonte : pixabay. Autore: User 27707.
Inoltre con il fatto di essere sempre nello stesso ambiente e solo in compagnia di un computer si è portati a non rendersi conto dello scorrere del tempo dando origine al fenomeno di iperconnessione. Si tende a lavorare più tempo di quello che effettivamente si dovrebbe, generando uno stress continuo, che va a superare quasi quello che solitamente si aveva già. Non avendo orari fissi si tende a continuare senza stop e pause.
Tuttavia,al di fuori di questi lati “negativi”, dal sondaggio è emerso che lo smart-working possiede anche molti lati positivi. Il fatto di potersi organizzare sulla base dei propri orari e quindi avere maggior flessibilità e autonomia. Il non dover compiere più spostamenti e conseguentemente si ha una riduzione dei costi, ne un esempio la benzina. Inoltre la possibilità di trovarsi in un ambiente comune e anche più silenzioso magari (nel caso di chi non possiede un ufficio priorio) e quindi di poter avere una maggior possibilità di concentrazione, e poi diciamocelo chi dice di no a mezzoretta in più di sonno?
Insomma la smart-working è intriso di componenti positive e negative e quindi cosa si augurano i lavoratori per il loro futuro? Dalle stime si osserva che l’opzione migliore potrebbe essere la creazione di un connubio perfetto tra tutti i “pregi” e i “difetti” utilizzando il lavoro da remoto due o tre giorni a settimana.
Risposta alla domanda “Cosa ti auguri per il futuro” del sondaggio creato da me
In conclusione, dal momento che il lavoro dovrebbe essere un qualcosa che non si fa solo perché è necessario un guadagno per vivere ma, perché ci soddisfa e ci rende fieri delle nostre capacità, il resoconto finale che si può osservare dal sondaggio è che lo smart-working è da promuove, ma sempre con gli adeguati accorgimenti, ricordandoci che esso può essere un’arma a doppio taglio.
Per chi volesse osservare tutte le risposte anonime del sondaggio clicchi sul link sottostante: Sondaggio
Elisa Peradotto
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“Divario digitale e pandemia.”
Negli ultimi mesi la situazione di emergenza causata dal Coronavirus ha costretto l’intera umanità ad adattarsi ad un nuovo contesto modificando talvolta completamente abitudini e stili di vita.
Il rimanere chiusi in casa per due mesi ha rappresentato un’opportunità per sperimentare nuove forme di lavoro, come lo smartworking e di didattica (a distanza). Queste modalità hanno portato a cambiamenti radicali, destinati a durare nel tempo, nel nostro rapporto con il mondo digitale.
Tornando allo scorso febbraio non sembrava infatti pensabile una società che studiasse e lavorasse solamente da remoto: l’isolamento forzato ha dunque fatto si che il mondo online non verrà più percepito come accessorio ma come parte integrante della nostra nuova quotidianità.

“Città connessa”; Fonte Pixabay
La rete e i social sono infatti diventati una vera e propria infrastruttura per ogni nostra attività, dallo studio al lavoro compresi i rapporti sociali, dando forte impulso ad una capillare diffusione degli strumenti di comunicazione.
Ma, se da un lato possiamo affermare che la quarantena sarebbe stata più difficile da affrontare senza l’ausilio di Internet, questo rapido passaggio ad un “mondo online” ha riportato alla luce la questione del divario digitale.
Purtroppo, infatti, non tutti si sono trovati preparati ad affrontare, da un giorno all’altro, questo nuovo modo di vivere e questa emergenza ha addirittura inasprito le diversità tra paesi diversi e tra le diverse fasce di popolazione.
Per quanto riguarda l’Italia, secondo uno studio ISTAT, quasi il 34% delle famiglie italiane non possiede un computer o un tablet e circa la metà degli studenti condivide questi strumenti con la famiglia.
Risulta inoltre che, ad oggi, 1 studente su 4 non dispone di una connessione Internet adeguata e addirittura per il 61% degli studenti la velocità della connessione Internet di casa non è adatta a consentire l’adeguato svolgimento delle videolezioni.
Questa mancanza fisica di dispositivi o di connessione Internet potrebbe rappresentare o aver rappresentato un fattore di esclusione, talvolta discriminante, per parte della popolazione, soprattutto in ambito lavorativo e scolastico.
Altrettanto importante è il “divario cognitivo”: infatti, mentre l’utilizzo di mezzi di comunicazione tradizionali quali televisione e radio non richiede particolari competenze, i moderni dispositivi digitali per la loro complessità hanno accentuato la divisione tra una parte della popolazione e i cosiddetti “nativi digitali”.
Fonte: Flickr
Un tentativo di riduzione del divario digitale è stato fornito dal decreto “Cura Italia”, emanato il 17 marzo 2020 con l’obiettivo di intraprendere misure e iniziative per il potenziamento delle infrastrutture digitali sul territorio nazionale. Questa proposta riguarda la volontà di assicurare la corretta fornitura dei servizi ed evitare il collasso della rete, mettendo tutti nella condizione di svolgere regolarmente le proprie attività online.
Si spera che, quanto prima, questa disuguaglianza sociale e digitale possa ridursi evitando di escludere un’ampia percentuale di popolazione dal nuovo modo di lavorare e studiare cui probabilmente dovremo abituarci.
Alice Amerio
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Proteste e social ai tempi del coronavirus
Prima della nascita dei social network, la fonte primaria di informazione erano il giornale, la televisione, la radio: tutti mezzi di comunicazione che alla fine sono un po’ come delle aziende, c’è una gerarchia di personale, una struttura. Era quindi necessario fare parte di una di queste realtà se si voleva divulgare un’informazione, condividere un pensiero, un’esperienza.
Oggi invece grazie a piattaforme digitali come Instagram, Twitter, Facebook, Tiktok, etc., è stata data a tutti la possibilità di essere visti, e ascoltati a loro volta. Queste tecnologie hanno quindi un potenziale enorme, che può avere un impatto positivo o negativo sulla vita delle persone a seconda di come viene utilizzato.

Social media concept ; Fonte: pixabay ; Autore: geralt Da qui si apre un ampio tema dalle mille sfaccettature, ora però mi voglio soffermare sul motivo delle proteste nate nelle ultime settimane negli Stati Uniti.
Un video dell'arresto violento che ha portato alla morte di George Floyd pubblicato circa due settimane fa da un passante, è stato condiviso ad oggi da più di 52.000 persone. Ha trovato la sua strada per Twitter, Instagram e altre piattaforme social, compresi i siti web di grandi testate come il New York Times, che ha pubblicato anche un articolo in cui viene spiegata spiega più in dettaglio la vicenda.
Il contenuto del video rappresenta uno dei tanti episodi di razzismo in America (non che questo problema non esista negli altri paesi del mondo), con la differenza che questa volta, un evento tanto tragico quanto purtroppo diffuso come l’omicidio di una persona di colore da parte di un membro della polizia bianco, è stato visto dal mondo intero. Non solamente dai passanti, o da nessuno, come accade di solito.
Dopo la circolazione del video, hashtag come # BlackLivesMatter e # BlackOutTuesday sono diventati virali. Così l’accaduto è stato reso noto ad una quantità di persone che sarebbe stato inimmaginabile prima della comparsa dei social. A questo punto la gente ha iniziato a mobilitarsi, a protestare nella vita reale, documentando e condividendo tutto, così che anche gli assenti potessero essere resi partecipi. Questo è un esempio di come i social riescono a connettere persone anche lontane chilometri tra loro.

Foto di una delle proteste delle ultime settimane;Fonte: pixabay ; Autore UnratedStudio ;
Ho parlato di hashtag. Ma quale significato ha questa parola?
Hashtag significa “etichetta” e sui social è utilizzato come aggregatore tematico. La sua funzione è di rendere più facile per gli utenti trovare messaggi su un tema o contenuto specifico. Quindi molti dei contenuti condivisi dalla gente riguardo l’accaduto (e più in generale il razzismo), come foto,video, riflessioni, informazioni sulle proteste, sulle donazioni, si possono ritrovare in diversi hashtag.
E’ in questo modo che nel tempo sono nati movimenti di massa sui social, come in realtà lo stesso “Black Lives Matter”, il quale è prima nato nel 2013 come hashtag e solo in seguito si è definito e strutturato come movimento sociale.
Così uno strumento digitale acquisisce un potere sociale, diventando un catalizzatore di eventi. Qui sta la sua importanza.
Non sono entrata nel merito della discussione in quanto non mi ritengo abbastanza esperta, ma per chi vuole approfondire c’è un ottimo articolo su the vision che riassume in modo chiaro ed esaustivo la vicenda, dando inoltre un’infarinatura su quella che ad oggi è la condizione di discriminazione in cui vivono molti afroamericani.
Dafne Papaspyrou
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Poll sulla nuova missione Spaziale! A cura di: Filippo Scaramozzino
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Zenodo e Coronavirus
Si parla molto di applicazioni per il tracciamento delle persone, come possibile aiuto da parte della tecnologia per risolvere questa situazione pandemica.
Ma una tecnologia di cui non si è parlato molto è Zenodo. Cos’è? Sicuramente un grande passo avanti per la comunità scientifica, e non solo.
Zenodo è un archivio open access per le pubblicazioni e i dati da parte dei ricercatori. È gestito dal Cern e serve ad archiviare i dati in modo strutturato. I dati sono alla base della ricerca in tutti i campi, ma finora non era stato reso disponibile uno spazio con un potenziale così importante, in cui potessero essere contenuti e resi disponibili alla comunità scientifica.

Foto del Cern; Fonte: Pixabay Autore: Inactive account – ID 12019
E’ quello che Fabiola Giannotti, direttrice del Cern, ha voluto fare, ed è andata oltre. Con l’enorme capacità computazionale del Cern è stato creato un archivio online accessibile a chiunque. Ha preso parte al progetto anche un’altra grande scienziata italiana, Ilaria Capua. La virologa italiana, direttrice del One Health Center of Excellence , in un’intervista all’Huffington Post ha dichiarato:
“Oggi siamo in grado di rilevare e studiare montagne di dati che vengono già generati, ma purtroppo in maniera ancora disomogenea e poco allineata, per cui si fa fatica a metterli a posto. Ma il Cern, che è abituato a lavorare con moli di dati infinitamente grandi, può essere decisivo.”
Il nome Zenodo non a caso prende il nome da Zenodotos di Ephesos, il primo Direttore della grande biblioteca di Alessandria d’Egitto, che ha messo le basi per la costruzione della biblioteconomia. L'intenzione dei suoi ideatori è che la piattaforma conquisti la fiducia dei ricercatori, perseguendo esclusivamente scopi di promozione della ricerca, a differenza dei social network odierni e di ogni sito a scopo di lucro.
Quindi cosa rende questa tecnologia tanto utile per combattere il virus?
Grazie a Zenodo i ricercatori di tutto il mondo possono condividere le proprie ricerche (e si parla di decine e decine di gigabyte di dati), e a loro volta tenersi aggiornati sul lavoro degli altri, creando in questo modo una sinergia come mai prima d’ora.
È un modo per raccogliere ed organizzare tutti i dati raccolti sul coronavirus in un’unica piattaforma, che è accessibile a tutti. In questo modo la conversazione fra gli scienziati è più aperta che mai.
Zenodo può quindi fungere da catalizzatore per il miglioramento della situazione globale in cui ci troviamo.
Dafne Papaspyrou
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Crew Dragon
30 maggio 2020, si fa la storia.
La Nasa ha dato il via libera alla prima missione umana realizzata da una compagnia privata, la Space X di Elon Musk, per portare in orbita due astronauti americani diretti alla Stazione spaziale internazionale (Iss).
Ai tempi del coronavirus, fra le tante cose che questa missione rappresenta è sicuramente incluso il record di distanziamento sociale.
Per maggiori informazioni sul lancio: articolo del NY Times
Dafne Papaspyrou
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Covid-19: La tecnologia è in nostro aiuto?
English version below.
Alla luce dello sviluppo tecnologico a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e della particolare situazione in cui stiamo vivendo, può la tecnologia essere un valido aiuto alla condizione sanitaria corrente?
In questo post cercheremo di rispondere a questa domanda, analizzando alcuni esempi di come il CERN, il CNR e i Supercomputer hanno dato importanti contributi alla ricerca.
Partiamo parlando di come il CERN ha contribuito.

Esperimento presso il CERN, Fonte: Flickr, Autore: Marco Prelini.
Il centro di ricerca che vede impegnati circa 18 mila tra scienziati e ingegneri ha prodotto un nuovo prototipo di ventilatore polmonare, e sono molti gli esperimenti per cercare di produrre dei nuovi gel disinfettanti per le mani e apparecchiature mediche.
Il prototipo di ventilatore si chiama HEV ed è disponibile una descrizione a questo sito.
Questo nuovo modello utilizza un software integrato e componenti, già presenti sul mercato, in grado di fare risparmiare molti costi e potrà funzionare anche con energia elettrica instabile per esempio con batterie o pannelli solari.
Beniamino Di Girolamo, a capo del team, ha detto: “Le idee proposte spaziano dal mettere a disposizione la potenza di calcolo di CERN alle risorse tecniche e ingegneristiche, fino all’assistenza e supporto logistico locale per fare fronte alle emergenze”.
Il CNR invece, ha prodotto modelli matematici per analizzare il contagio del virus.

Analisi di dati, Fonte: Flickr, Autore: IAEA Imagebank.
La ricerca è stata condotta da Giovanni Sebastiani in collaborazione con Marco Massa dell’Imperial College di Londra, analizzando i dati forniti dalla Protezione Civile.
I modelli usati sono di tipo matematico e statistico, in particolare modelli geometrici e logistici, molto noti per analizzare situazioni che coinvolgono crescite e demografia.
Lascio a questo link l’analisi dei dati condotta, che presenta grafici e descrizioni molto interessanti.
Anche i supercomputer hanno dato un grande contributo, come il CRESCO6 del Centro ENEA.

Moderni Supercomputer, Fonte: Flickr, Autore: kosheahan
Il CRESCO6 è uno dei supercomputer più potenti d’Italia, ed è a disposizione di tutti gli interessati nella ricerca, sia pubblica che privata.
Il computer è in grado di svolgere 1,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo.
Il CRESCO6 secondo in Italia per potenza di calcolo, nel 2018 è stato classificato 420° nella TOP500 (classifica dei più veloci computer al mondo) al SuperComputing 2018 a Dallas (conferenza di ambito scientifico) grazie ai suoi 1.4 PetaFlops di operazioni al secondo, è al momento utilizzato per testare farmaci contro il Covid-19.
Il CRESCO6 viene anche usato per molti altri ambiti di ricerca nel settore ambientale, energetico, aereospaziale e nucleare.
Lascio un video per vedere direttamente l’elaboratore.
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“Crediamo che il supercomputer possa dare un contributo vitale in questo momento così cruciale per il nostro Paese per la ricerca di farmaci, vaccini e l’elaborazione di dati” dice il Presidente dell’ENEA Federico Testa, e aggiunge : “Ad oggi è già a disposizione del team di ricercatori dell’Università di Firenze, coordinato dal professor Piero Procacci, che sta lavorando a un processo per bloccare alla radice il meccanismo di replicazione del COVID-19 e, quindi, lo sviluppo del virus”.
Abbiamo analizzato tre importanti casi di come la tecnologia moderna ha contribuito in una situazione di emergenza, spero personalmente che il dialogo tra le differenti discipline possa aumentare nel tempo e fornire risultati altrettando positivi.
Fonti : Le Scienze(Cern) , Le Scienze(Cnr), Le Scienze(CRESCO6) , Centro ENEA , Flickr.
Filippo Scaramozzino.
Covid-19: Is technology in our aid?
In view of the technological development that we witnessed in the last few years and the particular situation in which we are living, can technology be a valid aid to the current sanitary condition?
In this post we will try to answer to this question, analyzing some examples on how the CERN, the CNR, and the Supercomputers have given important result to the research.
Let’s start telling how the CERN contributed.

Experiment at CERN, Source: Flickr, Author: Marco Prelini.
The center of research that involves about 18 thousands between scientists and engineers has developed a new prototype of lung ventilator, and there a lot of experiments to find to produce some new hand-sanitizing gel and medical equipments.
The prototype of ventilator is called HEV and a description is available at this page.
This new model uses an embedded software and components, already present on the market, that are able to reduce a lot of costs and it will be able to work also with unstable electric energy i.e. batteries or solar panels.
Beniamino Di Girolamo, team leader, said : “The ideas proposed range from make available the computing power of CERN to the technical and engineering resources, until the assistance and logistic local support to face up to the emergencies”.
The CNR instead, produced mathematical models to analyze the virus infection.

Data Analysis, Source: Flickr, Autore: IAEA Imagebank.
The research was conducted by Giovanni Sebastiani in collaboration with Marco Massa from the Imperial College of London, analyzing the data given by Protezione Civile.
The used models where of mathematical and statistical type, in particular geometrical and logistical models, know very well to analyze situations that involve growth and demography.
I let at this link the analysis of the data, that presents graphs and descriptions very interesting.
Also the supercomputers have given a great contribute, like the CRESCO6 of the ENEA Center.

Modern Supercomputers, Source: Flickr, Autore: kosheahan
The CRESCO6 is one of Italy most powerful supercomputer, and it is available to all the people facing researches, public or private ones.
The computer is able to perform 1.4 millions of billions of mathematical operations per second.
The CRESCO6 2nd in Italy for computing power, in 2018 was classified 420° in the TOP500 (ranking of the fastest computers in the world) at the SuperComputing 2018 in Dallas (scientific conference) thanks to his 1.4 PetaFlops of operations per second, is at the moment used to test medicines against Covid-19.
The CRESCO6 is also used for many others fields of research like environment, energy, space engineering and nuclear physics.
I put a video to see directly the computer.
youtube
“We believe that the super computer can make a great contribution in this crucial moment for our country and for the research of medicines, vaccines and the elaboration of data” says the President of ENEA Federico Testa, and added :”To date it is already available to a team of researchers at the University of Florence, headed by the professor Piero Procacci, that is working on a process to block at the root the mechanism of replication of the COVID-19 and, so, the development of the virus”.
We studied three cases of how the modern technology contributed in an emergency situation, i hope that the collaboration between the different sciences will develop during time to produce positive results like these.
Sources : Le Scienze(Cern) , Le Scienze(Cnr), Le Scienze(CRESCO6) ,ENEA Center, Flickr.
Filippo Scaramozzino.
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Riflessioni sulla Infosfera, un viaggio alla scoperta della tecnologia ! Intervista al Prof. Claudio Cavalla
In questa intervista, cercheremo di fare un viaggio alla scoperta della tecnologia e del mondo digitale passando per l’arte e la filosofia.
Scopriamo insieme come queste due discipline possono aiutarci a comprendere meglio la Rivoluzione Digitale!
L’intervista è composta da 10 domande che ho rivolto al Professore di Storia e Filosofia Claudio Cavalla.
Autore di numerosi articoli di attualità filosofica e storica, tra cui il seguente in collaborazione con Gian Giacomo Fissore Professore presso la facoltà di Lettere e Filosofia della Università degli Studi di Torino.

Definizione del significato della parola “filosofia”, Fonte: Flickr, Autore: Rachel Tan
Intervista integrale:
1. Come è possibile spiegare l'espressione “rivoluzione digitale” ?
Alle mappe con cui tra il XVI e il XX secolo si è ri-definita la posizione dell'essere umano nell'universo (Copernico),nella storia naturale (Darwin)e nello spazio psichico(Freud), se ne può aggiungere un'altra, relativa all'ingresso degli uomini nella infosfera. E' questa la "quarta rivoluzione" (secondo alcuni la "quinta rivoluzione" sarà rappresentata dall'introduzione dei 5G, che implicherà altri rischi), ed è una rivoluzione antropologica perché riguarda l'uomo (o secondo alcuni il "post-uomo") e il suo posto nel mondo.Nell'infosfera in espansione e con l'avvento dell'"Internet delle cose", infatti, gli esseri umani si trovano a vivere in un mondo da essi stessi prodotto, in cui è difficile, o tendenzialmente impossibile, distinguere in modo netto tra l'essere online e l'essere offline.L'evoluzione umana "radicale" in organismi informazionali o info-organismi, cioè organismi i cui movimenti (corporei, culturali, sociali ed altro ancora) sono sempre più coordinati dai flussi di informazione che sanno produrre.Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione diventano sempre più pervasive e invasive "produttrici dell'io" o del senso di sé: esse, infatti, influiscono o incidono sulla percezione di sé, sulla memoria, sul modo in cui ci si orienta nel tempo e nello spazio, e, medesimamente, determinano la comparsa di nuovi comportamenti e prassi sociali. In termini psicoanalitici, è verosimile sostenere che gli schermi non sono semplici superfici per mostrare immagini, e magari rimanerne imprigionati. La siepe, che Leopardi guardava dal colle dell'infinito e che gli schermava il paesaggio sottostante, lo stimolava a immaginare quanto non poteva vedere. Con la "rivoluzione elettronica", e poi con quella "digitale", gli schermi sono progressivamente diventati le principali interfacce visuali della nostra comunicazione, nel frattempo sviluppandola in senso multimodale, ossia variamente accostando testi, immagini, suoni, compresi sguardi, voci, gesti. Eppure, rimane il dubbio che lo schermo, almeno in talune circostanze, rimanga sempre un simulacro, una parvenza e, in senso estremo, un'illusione.
2. Come si caratterizza la "rivoluzione digitale" che stiamo vivendo oggi?
Un mondo del tutto virtuale e meno "reale" è quello che si sta sdipanando, in cui la mediazione tecnica (artificiale, costruita) prevale sull'immediatezza (naturale, sorgiva). Questa forma di "smaterializzazione" (che rimanda alla conversione di un documento o di un processo da materiale a immateriale, affinché possa essere archiviato o elaborato tramite un dispositivo di calcolo) incide sull'"essere-se-stessi". E' possibile avere amici in ogni parte del mondo, ma che fine ha fatto la fisicità di un incontro, la cui qualità risiede in uno sguardo o in un sorriso, in una carezza o in un stretta di mano? Noi siamo il nostro corpo, l'insieme delle nostre pulsioni, che la virtualità elide. Peraltro, la "realtà" dell'iperconnessione, in casi dolorosi e drammatici di isolamento o di solitudine coatta, può aiutare a vivere o a sopravvivere. In ogni caso il virtuale sembra anche un allontanamento (alienazione) da un'oggettività immanente, che non si vuole riconoscere, poiché non è una propria "creazione".
3. Perchè la "rivoluzione digitale" che stiamo vivendo oggi è differente rispetto a quelle del passato?
La "creazione" dell'attuale mondo dell'informazione - caratterizzato da inedite connessioni spaziali, temporali, cognitive, sociali tra esseri umani - è stato interpretato come transizione dalla "preistoria" alla "storia". In effetti,la dis-continuità osservabile nelle dimensioni e nelle strutture dell'infosfera ("lo spazio delle informazioni nella sua globalità") dovrebbe essere interpretata come passaggio dalla "storia" all'"iperstoria", cioè cone introduzione in un mondo radicalmente nuovo per la quantità e per la qualità delle informazioni che circolano e connettono gli essere umani nello spazio, nel tempo, negli scambi sociali ed economici, e nella comunicazione delle conoscenze.
4. In quali principali ambiti si possono vedere gli effetti della "rivoluzione digitale" che stiamo vivendo oggi?
La "rivoluzione digitale" ha coinvolto, secondo diversi gradi, il mondo globale o globalizzato nelle sue. realtà umane, nelle sue identità culturali, nelle sue specificazioni sociali. In maniera circoscritta, si può sostenere che il modo di produzione capitalistico, fondato sullo scambio delle merci, ha subito un'altra radicale trasformazione (fattori di produzione, organizzazione del lavoro, distribuzione e vendite). In modo logicamente consequenziale, le infrastrutture (servizi,burocrazia, agenzie) hanno ristrutturato i propri processi e le proprie procedure interne in base ai criteri di "efficienza", di "scorrevolezza", di "velocità".
5. Che significato attribuire all'essere "sempre interconnessi" in una civiltà dominata dai mass media?
A parte lo stato di comprovata necessità per la "sicurezza", per la "salute", per "emergenze lavorative e di studio", l'essere "sempre interconnessi" è una scelta per così dire di "stile di vita". In certe situazioni il tipo di lavoro svolto, con le relative responsabilità, comporta un incessante scambio di informazioni e di idee, oppure una disponibilità personale sovraordinaria. Però, in molti casi, il rimanere sempre collegati, che nel tempo può causare una forma di psicodipendenza, è un esempio di conformismo oppure una "mania". Kant sosteneva che spazio e tempo sono due intuizioni a priori senza le quali è impossibile fare esperienza, ma l'informatica, abbreviando lo spazio fino ad annullarlo e velocizzando il tempo fino a rimpicciolirlo nell'assoluto presente, ha trasformato in modo radicale le modalità con cui le persone, e soprattutto i giovani, fanno esperienza, rendendola decisamente diversa da quella di coloro che sono cresciuti in epoca preinformatica, quando spazio, tempo e comunicazione avevano uno spessore materiale e non virtuale.
6. Le piattaforme come Wikipedia in che modo hanno cambiato la forma di apprendimento della conoscenza umana ?
E' ragionevole temere che talune fonti cognitive digitali possano modificare, in qualche modo e in qualche misura, l'intelligenza umana, rendendola sempre più "convergente". "Convergente" è quella intelligenza che trova la soluzione a cominciare da come il problema è stato impostato (nel caso dell'informatica, il "programma"). "Divergente" è l'intelligenza che trova la soluzione ribaltando "espansivamente" ed "evolutamente" i termini del problema (del programma). Raffaele Simone ha scritto che all'intelligenza più evoluta che è quella "sequenziale" si sta sostituendo l'intelligenza "simultanea", caratterizzata dalla capacità di trattare allo stesso tempo più informazioni, senza però essere in grado, completamente, prevalentemente o parzialmente, di stabilire una rigorosa successione, una solida gerarchia e quindi un "razionale" ordine. L'autentico homo sapiens può porre le condizioni per discernere segni, per decodificare simboli e per elaborare concetti astratti, mentre l'homo videns non sviluppa specificamente un pensiero complesso e critico, ma è un fruitore di immagini. In generale, è fondato sostenere che certe "nuove" forme di apprendimento con supporti digitali tendono all'eccessiva semplificazione e al superficiale sincretismo. Molte volte l'essenzialità cognitiva coincide con la debole approssimazione.
7. Su quali aspetti è importante che ognuno di noi si interroghi in una era di cambiamento economico sociale e digitale come questa ?
I social network permettono di comunicare a distanze spaziali e con frequenze temporali prima impossibili: da un lato, offrono in tal senso nuove opportunità di relazione; dall'altro lato, possono sovrapporsi o sostituirsi - in parte o in tutto - alle opportunità tradizionali e consuetudinarie, segnatamente fisiche. Invero, è necessario pensare quanto le cosiddette "tecnologie sociali" possono farci diventare meno sociali e socievoli. Si deve attentamente considerare gli effetti delle piattaforme interattive digitali sulle abitudini di comunicazione e di relazione osservabili in particolare nei giovani. Ciò che taluni studiosi hanno individuato anche come problema è il fatto che, nel tempo presente, le giovani e i giovani - ma il ragionamento, in realtà, vale per tutte le fasce d'età - possano essere fisicamente vicini e, al tempo stesso, mentalmente distanti, collegandosi in rete con altri, pur restando chiusi in una stanza, e vivendo così una specie di "paradossale sovrapposizione tra l'essere-soli e l'essere-insieme".
8. In che modo questa rivoluzione ha cambiato il modo di vivere l’emergenza che stiamo vivendo?
Prima del diffondersi della pandemia, talune organizzazioni, enti, centri di ricerca, si erano occupati di come poter servirsi di piattaforme quali Twitter, Facebook, Google + in circostanze di emergenza, avvalendosi della tendenza sempre più radicata dei cittadini a utilizzarle per condividere e cercare informazioni, generando una quantità di aggiornamenti, prima impensabili, per velocità, per tempestività e per distribuzione sul territorio. Le implicazioni per l'esercizio di un'intelligenza collaborativa efficace sono notevoli sia in fase di previsione, sia in fase di gestione di una crisi in atto, sia in fase di riorganizzazione dopo l'emergenza. La gravità della situazione, dovuta alle caratteristiche dell'infezione virale, ha determinato l'esigenza, in modalità prioritaria, di una incisiva combinazione di trattamento immediato.
9. Come pensa che il modo complessivo di usare internet oggi, come i blog i social network o semplicemente dei videogiochi, possa cambiare lo stile di vita di una persona?
Si sta assistendo ad una "esplosione" delle comunicazioni di dati in mobilità. La crescente velocità di trasmissione è il fattore chiave, che rappresenta una discontinuità tecnologica e, al tempo stesso, epocale. E se la vita di oggi è già molto condizionata dall'uso della rete, pare che quella di domani vedrà gli esseri umani (o post-umani) immersi in un continuo flusso di dati, con nuovi servizi e possibilità finora inimmaginabili. In proposito, è necessario innanzi tutto considerare, con profondo senso di responsabilità morale, come e quanto tutto ciò possa danneggiare la salute fisica e psichica delle persone. Ammoniva Guenther Anders:"La tecnica può segnare quel punto assolutamente nuovo nella storia, e forse irreversibile, dove la domanda non è più 'cosa possiamo fare noi con la tecnica', ma ' che cosa la tecnica può fare di noi'".
10. Quali incidenze ideologiche implicano le tecnologie digitali?
E' chiaro che centri di potere economico, finanziario e politico traggono vantaggi (profitti, prerogative) da un insieme di intelligenze convergenti, applicative, uniformi. Ciò comporta la "costruzione" di quello che Marcuse chiamava "l'uomo ad una dimensione". Abitiamo nell'età della tecnica, di cui godiamo i benefici in termini di beni,di servizi, di spazi. Ma la tecnica, come scrive Umberto Galimberti, "non tende a uno scopo, non promuove un senso, non apre scenari di salvezza, non redime,non svela la verità: la tecnica funziona". Se il mondo si trasforma in un completo dominio della tecnica, che soggiace al pensiero calcolante, scompare il pensiero meditante, che ci ricorda che le "cose ultime" sono altre.
Intervista a cura di: Filippo Scaramozzino.
Fonti : Wikipedia, Flickr
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Io e il web.
E’ stato piuttosto difficile ricordare la mia prima esperienza con Internet: ad essere sincera infatti, mi sembra di essere sempre stata circondata dal mondo digitale. E questo è in un certo senso vero poiché, essendo nata nel 2000, faccio parte della cosiddetta “Generazione Z”.
Pensandoci meglio, credo avessi circa 7-8 anni quando ho iniziato ad usare i computer della scuola elementare per le lezioni settimanali di informatica.
Effettivamente ricordo piuttosto bene i computer che utilizzavamo: un piccolo monitor quadrato con la tastiera bianca-grigia annessa, considerevolmente ingombranti rispetto agli attuali portatili leggeri e maneggevoli con lo schermo sempre più sottile.
Computer 2006; Fonte Flickr
Ovviamente le uniche attività per le quali utilizzavo Internet riguardavano ricerche per materie scolastiche come storia o geografia, ma nulla di più. La mia fonte principale era Wikipedia, la grande enciclopedia online che consente di trovare informazioni su qualunque argomento in pochissimi secondi; un notevole risparmio di tempo rispetto alle ricerche enciclopediche cartacee che si facevano prima del 2001!
Posso però dire di aver iniziato a navigare in Internet e a conoscere meglio il web soltanto con l’arrivo del mio primo cellulare, nel 2011.
Da quel momento, infatti, la mia famigliarità con il web si è consolidata: dapprima con la creazione di un indirizzo di posta elettronica, in seguito guardando filmati su Youtube e infine grazie ai social network.
Impossibile dimenticare l’arrivo di WhatsApp quando frequentavo le scuole medie, grazie al quale i rapporti con i coetanei erano sempre possibili.
Icona WhatsApp; Fonte Wikimedia Commons
Il progresso tecnologico è sicuramente parte integrante della nostra vita ma il web, come ogni strumento, deve essere utilizzato con attenzione e razionalità.
Alice Amerio
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Piattaforme digitali in aiuto degli studenti? Scopriamo le migliori!
English version below.
Durante questo periodo di Lockdown si sono sviluppate una serie di tecnologie per supportare lavoratori e studenti, in questo articolo indagheremo tra le migliori (a mio parere) piattaforme in grado di aiutare gli studenti in questa situazione.
Analizzerò due piattaforme di cui ho avuto una personale esperienza durante il mio percorso scolastico e che reputo particolarmente valide.
La prima piattaforma di cui vorrei parlare riguarda le classi scolastiche che non possono avere un confronto diretto, la seconda invece è per tutti gli studenti che, non potendo avere delle spiegazioni da parte dei professori, vogliono trovare una risposta ai loro dubbi.

Logo simbolo della App Edmodo. Fonte: Flickr, Autore : Casa Thomas Jefferson.
1)Edmodo
Edmodo è una piattaforma capace di ricreare in modo virtuale una classe scolastica.
La piattaforma ha molte funzioni, gli insegnanti possono per esempio : condividere tutti i documenti riguardanti le lezioni e i compiti da svolgere a casa, postare avvisi per le prossime lezioni a cui gli studenti possono rispondere commentando, e addirittura pubblicare quiz, anche se per questa funzione al momento siti come Kahoot! sono i preferiti.
Personalmente avendo utilizzato Edmodo trovavo molto interessante questo tipo di pubblicazione di avvisi per gli studenti in quanto rispettava molto la privacy di ogni singolo studente,essendo un metodo molto più “universitario”.
Gli utenti totali di Edmodo sono più di 100 milioni nel mondo, sicuramente la neccessità di piattaforme che ha creato questa emergenza ha contribuito alla sua diffusione.

Uno degli slogan di Quora con il suo classico logo rosso. Fonte : Flickr, Autore : Marco Verch Professional Photographer and Speaker .
2) Quora
La seconda piattaforma di cui vorrei parlare è Quora, dove gli utenti possono scrivere domande e risposte su una enorme quantità di argomenti.
Quora fu co-creata da Adam D’Angelo, personalità molto influente nell’ambito dell’informatica.
Il principale intento di Quora era raccogliere l’eredità di tutti i siti come Yahoo! Answers e altri che offrivano la possibilità di fare domande su molti argomenti.
Questa piattaforma può essere un vero aiuto per gli studenti in quanto, parlando in prima persona da utilizzatore quotidiano di Quora da ormai qualche anno, la community è molto attiva e nella maggior parte dei casi le persone che forniscono risposte sono esperti del settore, basti pensare che personalità del calibro di Jimmy Wales, co-creatore di Wikipedia, sono iscritte alla piattaforma.
Personalmente ritengo che l’innovazione messa in campo da Quora risieda soprattutto nel design innovativo e nelle moltissime funzionalità che mette a disposizione degli utenti, è questo che la fa essere un passo avanti ai concorrenti.

Notifiche sul profilo di un utente di Quora. Fonte : Flickr, Autore : sonali sridhar
Su Quora è possibile personalizzare il proprio profilo (inserisco il mio per avere un esempio!) e scegliere gli argomenti che ci interessano maggiormente, infatti oltre che essere una risorsa per le risposte alle nostre domande, su Quora si possono leggere molte risposte riguardanti gli argomenti che abbiamo selezionato come preferiti.
Queste due piattaforme rappresentano secondo me un aiuto durante questo periodo di emergenza, in cui abbiamo dovuto fare sempre più affidamento alle piattaforme digitali e i loro utenti sono aumentati, spero che questo evento storico però si traduca in un uso più consapevole del Web e in un aumento della collaborazione tra studenti sulle piattaforme digitali, come la community di Quora.
Filippo Scaramozzino.
Digital platforms helping students? Let’s discover the best ones!
During this period of Lockdown new technologies have developed to support workers and students, in this article we will seek out the best (in my opinion) platforms able to help students in this situation.
I will be analyzing two platforms that I personally used in my previous studies and that i consider particularly good.
The first platform I am going to talk about is for all the school classes that cannot meet, the second one instead is for all the students that, since they are not able to receive explanations, would like to find solutions to their problems.

Main logo of the app Edomo. Source: Flickr, Author : Casa Thomas Jefferson.
1)Edmodo
Edmodo is a platform able to recreate a school class in a virtual way.
The platform has a lot of features, teachers can for example : share all the documents regarding the lessons and the homeworks, post notices about the next lessons to which students can reply commenting, and also post quizzes, even if for this feature at the moment websites like Kahoot! are the favorites.
Personally having used Edmodo i found very interesting this way of posting notices for the students because it respected very much the privacy of every single student, being a method much more “academic”.
The total users of Edmodo are more than 100 millions in the world, for sure the necessity of platforms that this emergency created helped his spreading.

One of Quora slogan with his characteristic red logo. Source : Flickr, Author :Marco Verch Professional Photographer and Speaker .
2)Quora
The second platforms I’d like to talk about is Quora, where the users can write questions and answers about a huge amount of topics.
Quora was co-created by Adam D’Angelo, a very influent person in the field of computer science.
The main purpose of Quora was to take the legacy of all the websites like Yahoo! Answers and others that offered the opportunity of asking questions about many topics.
This platform can really be helpful for the students because, personally speaking as a daily basis user of Quora for some years so far, the community is very active and in most of the cases the people who answer are experts of the topic, let us recall that people like Jimmy Wales, co-creator of Wikipedia, are subscribed to the platform.
I personally think that the innovation brought by Quora is mostly in the innovative design and in the huge amount of features for the users, is this that makes it be a step ahead his competitors.

Notifications on the profile of a Quora user. Fonte : Flickr, Author : sonali sridhar .
On Quora is possible to personalize our profile(I put mine to have an example!) and choose the topics that we are more interested in, in fact a part from being a resource for the answers to our questions, using Quora one can read many answers to questions about the topics that we selected as favourites.
These two platforms represents in my opinion an help during this period of emergency, in which we had to rely more and more on digital platforms and their users increased, I hope that this historic event will turn into a more conscious usage of the Web and in an increase of collaboration between students among digital platforms, as Quora community.
Filippo Scaramozzino.
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Animale sociale o animale social?
Un saggio di nome Aristotele una volta definì l’uomo come animale sociale. Un individuo in quanto capace di unirsi ad un gruppo e creare una società all’interno della quale ci si regola e gestisce. Secondo Aristotele l’uomo necessita di far parte di questa società perché intrinseco nella definizione di individuo, ma cosa succede nel momento in cui esso non si sente più parte di essa?
In questo periodo denotato dall’emergenza sanitaria abbiamo dovuto rinunciare alle interazioni fisiche le quali si sono tramutate in connessioni virtuali. La tecnologia ci ha permesso di continuare a partecipare seppur a distanza alla società. Ma ci sentiamo davvero parte di essa? Che conseguenza può portare il fatto di stare ore e ore dietro ad un computer, ma nonostante tutto essere connessi forse più di prima? In questa situazione ci sentiamo e siamo ancora animali sociali?
Ebbene si, fin troppo. Grazie alla rete possiamo essere chiunque e riparare quei difetti che abbiamo realmente. Ne consegue che non dobbiamo più affrontare quelle sfide giornaliere che ci rendono ciò che siamo. E fino a qui tutto bene, anzi quasi meglio, internet ci aiuta. Ma se scaviamo più a fondo cosa succede?

Fonte: Pixabay , autore: geralt
Ora come ora passiamo la maggior parte del tempo online invece che offline. Tanto che la nostra identità in rete diventa quasi predominante su quella reale. Il fatto è che se già prima di questa emergenza eravamo sempre connessi ora non sconnettiamo mai, e questo crea una spaccatura nella nostra identità, tanto che alla domanda “chi sei” risponderemmo di guardare il nostro profilo Instagram.
La nostra idea di società diventa un insieme di numeri composti da followers, like, post, commenti e tweet. Persino nelle chat non ci esprimiamo più parole ma per gif o emoji. La spontaneità e l’emozione di un sorriso vero tipici dell’uomo si stanno piano piano sostituendo a smile o reaction. .A lungo andare finiremo per vivere in un mondo dove reale e digitale sono strettamente connessi, come in un episodio di Black Mirror. Ci trasformeremo nel riflesso di ciò che gli altri vedono di noi, tanto da convincerci di essere appunto quel riflesso.

Tribute poster per la serie Black Mirror. Fonte: flickr . Autore: Lindsay Silveira
Ovviamente questa visione è un po’ catastrofica e portata oltre il limite, ma immaginarsi il peggio serve a ricordarci che strada vogliamo intraprendere davvero. Tuttavia dobbiamo ricordarci che durante questa pandemia la soluzione che ci sta effettivamente aiutando a non rimanere fermi è Internet.
Insomma quello che voglio dire è che dobbiamo riconoscere che la tecnologia non è ne bianca ne nera, ma è piena di sfumature di grigio che possono essere positive o negative e sta noi essere coscienti dell’uso che ne facciamo.
Dal momento che l’utilizzo della rete aumenterà sempre di più e alcune delle soluzioni momentanee che stiamo adottando ,come didattica online e smart working ecc..,potranno diventare permanenti , per favore ricordiamoci che l’uomo è un animale sociale e non un animale social.
Elisa Peradotto
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La vita passa e noi la lasciamo passare come l'acqua del fiume, e solo quando manca ci accorgiamo che manca.
Grazia Deledda
Così contemporanea eppure scritta quasi 100 anni fa.
Elisa Peradotto
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La mia prima esperienza con internet
Una bambina è in salotto e sta giocando col computer della mamma.
I genitori di solito glielo lasciano per giocare a flipper o prato fiorito o ad un altro dei giochi preinstallati di windows 2000. Un pomeriggio, dopo aver perso per l’ennesima volta a prato fiorito, sta per spegnere il computer, quando in basso un’icona attira la sua attenzione: una volpe che col corpo circonda la Terra.

Composizione di tanti logo di Mozilla Firefox; Fonte: Pixabay; Autore: geralt
Non ci ha mai fatto caso prima, ma proprio quel giorno la bambina ha finito di leggere “il piccolo principe” e vedendo la volpe sullo schermo la collega subito a quella del libro. Le piacciono tanto le coincidenze, pensa che rendano tutto un po’ più magico.

Dalla scena del film d'animazione “il piccolo principe”, 2015; Fonte: Flickr; Autore: Mark Osborne
Non ha idea di cosa rappresenti quell’icona, e incuriosita ci clicca sopra con il mouse: appare una grande scritta colorata, con sfondo bianco: Google. E’ già abituata a questa schermata, essendo quella che ha visto più volte mentre i genitori lavorano al computer. Sa che di solito “vanno su Google” per cercare informazioni, foto e un po’ di tutto.
Allora perché non cercare “il piccolo principe” e vedere cosa salta fuori?Fatto. E ora cosa faccio? Quale tasto premo?Ah sì! Mamma e papà di solito premono invio. Fatto.
Ed ecco che la schermata si riempie di scritte blu e nere. Non ha idea di cosa rappresentino, ma appare più volte l’espressione che ha digitato, ed in particolare nella prima scritta blu appare una parola mai vista prima: Wikipedia. Cliccandoci sopra scopre con sorpresa che lì c’è praticamente scritto tutto quello che riguarda il libro! Ma non ha ben capito cosa sia questa Wikipedia: un riassunto del piccolo principe?
Logo di Wikipedia; Fonte:Wikimedia Commons; Autori: Nohat e Paullusmagnus
Allora chiede ai genitori che cosa sia: è un po’ come un’enciclopedia sul computer, puoi trovarci tutte le informazioni che vuoi.
Ricevuta la notizia, una luce illumina gli occhi della bambina. Una luce quasi impercettibile, della durata di un battito di ciglia. Come se la cometa di Halley fosse passata di lì in quel momento. Perché? La bambina ha appena realizzato di avere a portata di mano tutta la conoscenza del mondo. E questo le sembra magia. Un po’ come la cometa di Halley.
Questa è la prima esperienza con internet che ricordo nello specifico, allora ero solo una bambina di circa otto anni, ma è così che man mano ho imparato ad usare il computer: provando da sola e chiedendo chiarimenti ai miei genitori quando ho avuto dubbi.
Sono un’autodidatta di internet, come penso tutta la generazione Z. E’ una nostra caratteristica, che infatti ci contraddistingue dalle generazioni precedenti. Spesso è capitato, e capita ancora, che i famigliari si complimentino con me per le mie “doti tecnologiche”, quando per me è qualcosa di naturale.
Dafne Papaspyrou
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La storia di una bambina che si affaccia al mondo di Internet
Salve a tutti, mi chiamo Elisa Peradotto e sono nata il 19 Agosto 2000.Eh si’, so quello che state pensando! Sono nata nel nuovo millennio e faccio parte della cosiddetta Generazione Z o dei nativi digitali. Siamo quelli nati a ridosso del boom di Internet e dalla rete quindi fin da piccoli abituati a utilizzare le tecnologie digitali.
Vi sono molti articoli che descrivono il nostro rapporto con la tecnologia, ma fatevelo raccontare da me, una normalissima ragazza cresciuta insieme ad Internet.
Non ricordo bene il primo momento in cui ci fu la scintilla tra me e il vecchio computer Toshiba Satellite 1800 di mia madre. So solo che ne ero affascinata. Inutile dire che non appena mia madre girava lo sguardo il computer entrava in mio possesso, anche solo per fare finta di scrivere, perché diciamocelo, non ne ero ancora ben capace.

Toshiba Satellite 1800, fonte: Google immagini
Crescendo io, crebbe anche l’utilizzo di Internet, quasi come una sorta di fratelli. Ogni nuova funzionalità era mia, dovevo conoscerla. Non appena mia madre comprò una chiavetta per connettersi ad Internet, il mondo delle informazioni divenne mio.Con l’evolversi delle funzionalità, il mio primo amore venne archiviato, ma fu subito rimpiazzato da un’allora evoluto Hp Compaq 6720.
Ed è proprio computer che accadde il misfatto.
Oramai per me, all’età di dieci anni era solito navigare sul web con il computer per giocare un’oretta al pomeriggio. Tuttavia un giorno decisi di provare un nuovo gioco online Habbo, senza pensare che non fosse adatto a bambini della mia età.In breve è un gioco in cui ci si crea un proprio personaggio, per costruire poi case vincendo oggetti tramite delle missioni.Tuttavia in esso vi sono anche dei luoghi detti “luoghi comuni”, nei quali si può chattare con altri personaggi. Ingenuamente pensai che con chattare si intendesse scrivere con il computer, non interagire con altre persone “reali”.
Un pomeriggio come tanti altri, mi stavo godendo la mia giocata giornaliera quando mi imbattei in un personaggio. Quest’ultimo iniziò a pormi questioni a dir poco inappropriate, che io inizialmente ascoltai perché, sinceramente, non ne capivo il significato. Per fortuna, i miei genitori erano soliti a controllare a cosa stessi giocando, quindi appena notarono la situazione, dopo un bel po’ di urla e decretate punizioni, mi cancellarono l’account e proibirono di utilizzare il computer senza informarli a cosa giocassi.

“Luoghi comuni” di Habbo, fonte:flickrAutore: Don Crowley
Morale della favola?
Crescere sottobraccio d’Internet è stato curioso, divertente e mi ha permesso di stare sempre al passo con la tecnologia. Sono il cosiddetto “genietto del computer” di casa e se qualche famigliare ha bisogno di sostegno tecnologico sono la prima ad essere chiamata. Tuttavia, riferendomi alla mia esperienza prettamente personale, è assai importante che chi, come me, ha la possibilità di usufruire della tecnologia e navigare in rete fin dalla tenera età, debba avere dietro un adulto, il quale controlli e aiuti a capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Attualmente esistono molte applicazioni o impostazioni di base come il Parental Control che permettono di limitare l’accesso al web da parte dei bambini, ovviamente per evitare brutte sorprese, proprio come la mia.
Elisa Peradotto
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Conosciamo davvero il mondo digitale che ci circonda? Intervista al Prof. Luigi Berzano
Ho il piacere di postare un’intervista per comprendere meglio il mondo digitale che ci circonda!
Luigi Berzano, professore emerito di Sociologia della Comunicazione presso l’Università Degli Studi di Torino e coeditor della Annual Review of the Sociology of Religion (con E. Pace e G. Giordan), ha come principali ambiti di ricerca i comportamenti collettivi e gli stili di vita.
In questa intervista cerchiamo di comprendere meglio il significato della rivoluzione digitale in atto e l’impatto di quest’ultima sulle nostre vite.
Ho composto queste dieci domande da rivolgere al professore dopo la lettura di questa opera, che consiglio a tutti gli appasionati di internet, sociologia e tecnologia.

Testo tratto da un libro di filosofia, Fonte: Flickr , Autore: anna.
Intervista Integrale:
1.. Come spiegherebbe la “Rivoluzione Digitale”?
La rivoluzione delle comunicazioni elettroniche (Rivoluzione digitale) rappresenta la terza rivoluzione della comunicazione dopo quella dell’invenzione dell’alfabeto fonetico e quella dell’invenzione della stampa. Questa rivoluzione comprende la trasmissione a doppio senso (il telegrafo, il telefono, il fax, le reti informatiche, la posta elettronica) così come trasmissioni ad un solo senso (radio, televisione, audio e videocassette).
2.. Come si caratterizza la rivoluzione digitale che stiamo vivendo oggi?
Tutte queste tecnologie condividono uno stesso insieme di attributi: mettono in relazione persone situate in posti distanti in tempo reale; permettono l'espressione diretta di idee ed emozioni, rendendo possibile una immediatezza ed una intimità che in passato si erano avute solo nei rapporti faccia a faccia. In terzo luogomedia elettronici democratizzano l’accesso culturale, in termini sia spaziali sia temporali. Un evento culturale, come un concerto, quando è registrato su nastro non è più vincolato a un tempo e a un luogo specifici: tutti possono ascoltarlo quando e dove preferiscono. I media elettronici aprono l’accesso a tutti, indipendentemente dalla posizione sociale e culturale. La comunicazione basata sulla scrittura richiedeva la padronanza di competenze tecniche piuttosto complesse, mentre quella elettronica (televisione, telefono, Internet) richiede abilità tecniche minime. Tutti possono seguire un programma televisivo, ricevere informazioni tramitee-mail, partecipare a un talk-show. Molti leader politici esiliati utilizzano i media per tenere uniti i propri sostenitori. Tutti possono dire, attraverso i media: «L’intero mondo ci sta guardando».
3.. Perchè la rivoluzione digitale che stiamo vivendo oggi è differente rispetto a quelle del passato?
La grande differenza della rivoluzione digitale dalle altre rivoluzioni della comunicazione è la democratizzazione che essa ha prodotto e produce. In primo luogo democratizza l'accesso culturale in termini spaziali e temporali. Un evento culturale come un concerto non è più connesso ad un tempo e ad un luogo; quando è registrato su nastro, il ricevitore può scegliere quando e dove ascoltarlo. In secondo luogo democratizza l'accesso culturale fondatosull’istruzione. Laddove le comunicazioni scritte richiedono la padronanza di un insieme di competenze tecniche, molte forme di comunicazione elettronica - specialmente la televisione e il telefono - richiedono ben poche abilità tecniche. Virtualmente qualunque umano competente può padroneggiarli e usarli. Un bimbo di due anni può prestare attenzione e «seguire» un programma televisivo; un analfabeta che prima sarebbe stato totalmente escluso dal mondo dei giornali ora può ricevere le informazioni tramite la radio; un uomo non scolarizzato può far conoscere le sue idee tramite il telefono o un talk-show.
4.. In quali principali ambiti si possono vedere gli effetti della rivoluzione digitale che stiamo vivendo oggi?
La comunicazione nelle forme tradizionali richiedeva la padronanza di un grande insieme di competenze tecniche, mentre molte forme di comunicazione elettronica - specialmente la televisione e il telefono - richiedono ben poche abilità tecniche. Virtualmente tutti possono padroneggiarli e usarli. Un bimbo di due anni può prestare attenzione e «seguire» un programma televisivo; un analfabeta che prima sarebbe stato totalmente escluso dal mondo dei giornali ora può ricevere le informazioni tramite la radio; un uomo non scolarizzato può far conoscere le sue idee tramite il telefono o un talk-show.
5.. Qual è il ruolo dei mass media nell’epoca odierna?
La possibilità di un'immediata e intima comunicazione ha mandato in pezzi antiche barriere sociali. Ora è comune che stili di vita un tempo nascosti dalla vista principale, oggetto di pettegolezzo ma poco conosciuti, sfilino apertamente e in modo ciarliero nei talk-sbow dei nuovi media. Consideriamo adesso un esempio dell'impatto che stanno avendo le comunicazioni elettroniche. Mezzo secolo dopo la sua rivoluzione comunista, la Cina è alle prese con una nuova rivoluzione, quella dei media nelle comunicazioni. I leaders cinesi hanno tradizionalmente enfatizzato il rapporto tra sapere e potere politico più di quello degli altri paesi e si sono dati un gran da fare per controllarlo. Il Partito comunista cinese si è sforzato di monopolizzare le informazioni e la propaganda, soprattutto nella fase successiva a piazza Tien-anmen.
6.. Secondo lei, piattaforme come Wikipedia in che modo hanno cambiato la forma di apprendimento della conoscenza umana?
Wikipedia è oggi una grande forma di democratizzazione del sapere e delle scienze sia nella loro formazione e ampliamento sia nella loro socializzazione. Ogni individuo ne può essere il protagonista nella sua formazione e anche nel suo utilizzo.
7.. Su quali aspetti è importante che ognuno di noi si interroghi in un’era di cambiamento economico sociale e digitale come questa?
A me pare urgente, anche perché l’inattesa vicenda del coronavirus e le limitazioni imposte agli stili di vita individuali e collettivi hanno prodotto un’improvvisa sequenza di smaterializzazioni dei rapporti sociali, coinvolgendo l’intera società.
8.. In che modo questa rivoluzione ha cambiato il modo di vivere l’emergenza che stiamo vivendo?
Si pensi alle imposizioni che dovunque hanno modificato gli stili di vita individuali e collettivi. Il mercato del lavoro con le sue aziende, imprese, servizi e organizzazioni ha imposto ai dipendenti il lavoro da casa (smart working), anche se con sistemi di reti digitali deboli e inadeguate. Anche le scuole e le università hanno velocemente sperimentato la didattica online. Lo stesso è avvenuto nel mondo religioso, con le chiese, le sinagoghe, le moschee e tutte le loro strutture chiuse ai fedeli. Ne è emerso un generale ricorso agli strumenti di comunicazione e agli incontri online.
9.. Come pensa che il modo complessivo di usare internet oggi, come i blog i social network o semplicemente dei videogiochi, possa cambiare lo stile di vita di una persona?
Questi problemi li ha posto negli anni 1960 Guy Debordi con il noto libro La società dello spettacolo. Oggi è la tendenza, conseguente allo sviluppo delle tecnologie della comunicazione, a smaterializzare ogni significante: comunità, gruppi, individui prossimi, riti collettivi, concerti e tutto ciò che rappresenta il “mondo vitale” spaziale e temporale. Il significante diventa soloun “segnale”, manipolabile e pronto a essere smaterializzato. In questa prospettiva che valorizza la smaterializzazione, tutto –compresi i fenomeni di senso– deve essere trasformato nel mondo telematico della comunicazione digitale.
10.. La digitalizzazione è sinonimo di smaterializzazione?
La digitalizzazione trasforma tutto ciò che è reale e materiale (analogico) in digitale, cioèin numeri o altri caratteri: 0 o 1, acceso o spento. L’analogico che, come spiega la parola stessa, indica il legame tra i fenomeni secondo grandezze continue in progressive trasformazioni, è testimone del tempo, degli spazi, della tradizione. Il digitale, invece, è il mondo dei caratteri discreti, discontinui, dove le cose non hanno sfumature, ma sono solo 0 o 1, dentro o fuori, bit o non-bit. Dai telefoni digitali, e da tutti i mass-media di ultima generazione, riceviamo solo impulsi sonori che corrispondono fedelmente alla fonte che li ha emessi. Questa fedeltà è effetto dell’arbitrarietà di una traduzione attraverso un codice matematico che trasforma il corpo in numero e, infine, il numero in corpo senza che tra il primo (corpo) e il secondo (numero) vi sia corrispondenza, ma solo un artificio. La digitalizzazione del significante (persona, testo, musica, comunità e altro) lo trasforma in simulacro, il quale non rappresenta il suo oggetto nel senso di una proiezione di prossimità, ma in quello di una sua reinvenzione aritmetica. Si riduce quindi il mondo delle comunicazioni e delle immagini analogiche, sostituite da comunicazioni e da immagini che ricostruiscono per via numerica la realtà. È la trasformazione del significante attraverso la sua smaterializzazione digitale che permette, per esempio, di leggere e consultare sul proprio schermo l’immagine digitale di un manoscritto lontano nel tempo e nello spazio.Nelle tecnologie per la trasmissione di significanti avviene la progressiva irrilevanza della materialità: la voce umana nei media della comunicazione, quali gli apparecchi telefonici, è un simulacro numerico e così pure i testi cartacei e i dischi per la riproduzione sonora. In secondo luogo, una cultura diffusa crea la convinzione che nella vita quotidiana tutto possa essere miniaturizzato e reso più “leggero”. Ne discende la convinzione che tutto ciò possa avvenire anche nelle relazioni sociali, nel lavoro, nell’amicizia, nell’amore, nei riti. Ognuno si crea un proprio avatar per non dovere più mostrare il proprio corpo agli altri. I rapporti tra gli avatar sono però simili a quelli tra i simulacri.
Intervista a cura di: Filippo Scaramozzino.
Fonti: WIkipedia, La dématérialisation du sacré(Opera), Flickr
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