#restare fedeli
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Incomprensibile
Non riusciva a capire come avesse fatto ad arrivare a quel punto: quell'uomo per lei costituiva ormai una vera e propria droga! L'aveva fatta capitolare dopo una corte serrata, fatta di pazienza, complimenti, messaggi continui e discreti. E poi aveva un suo fascino personale e inspiegabile a parole. Era attratta da lui. Rappresentava forse per lei il gusto del proibito, dopo tantissimo tempo.

Era infatti sposata da trent'anni all'uomo che aveva sempre amato profondamente; l'aveva conosciuto da ragazza. Il primo e unico uomo con cui fosse mai stata. Matrimonio di puro amore, benedetto da tre figli. Cento ostacoli affrontati insieme, difficoltà, malattie. Poi la casa, le cattiverie, i parenti: tutto sempre insieme. Ed erano sempre riusciti a restare molto uniti, innamorati e fedeli.
Ma quell'uomo ora comandava sulla sua mente e sui suoi sensi. Le diceva: “spogliati e mettiti così o cosà.” Oppure: “adesso fammi questo o quello” e lei, docile come la più indifesa e avida delle puttane, eseguiva; rapida e senza esitazioni. Era pienamente cosciente del fatto che correva il rischio di mandare tutto all'aria da un momento all'altro solo per un suo temporaneo capriccio dei sensi.
Ma lei lo sentiva che quello era ben più di un capriccio: il tempo passato con quell'uomo era la sua vita vera, ormai. La cosa incredibile era che più rischiava, più mentiva spudoratamente, più si sentiva in colpa e più quella cosa sporca, torbida le piaceva da morire! Quindi, in mezzo alla settimana iniziava ad avere le smanie e non vedeva l'ora che arrivasse il sabato mattina: con la scusa della spesa, lo andava a trovare.
E quindi per un'ora o due rimaneva in suo completo controllo. Lo voleva dentro di sé, in qualsiasi modo lui preferisse. Purché la usasse per soddisfarsi. Amava sentirsi come una bambola stupida. L'amore ti mangia il cervello e al suo posto piazza una ricevente, il cui telecomando sta nelle mani di qualcuno che mai avresti pensato possibile. Ma ti piace, ti faresti passare sopra con un TIR, piuttosto di rinunciare a quel piacere. Si: è proprio così!

RDA
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Mi sorprende sempre la velocità con cui alcune persone riescono a trasformarsi da rifugio sicuro a silenzio assordante. Una volta le avevi lì, pronte a dirti: “Ci sono”, con la fermezza di una promessa eterna. Poi, in un attimo, come un filo che si spezza senza preavviso, resti lì a stringere il vuoto. Non capisci. Ti chiedi se hai sbagliato qualcosa, se hai detto la parola sbagliata, se il tuo sorriso ha smesso di essere abbastanza. Ma la verità, spesso, è che non c’è un perché. Non c’è una spiegazione. E questo fa ancora più male. Le relazioni, quelle vere, sono fatte di presenza. Non di perfezione, non di grandi gesti, ma della semplice certezza che ci sia qualcuno dall’altra parte. Eppure, a volte, quella certezza evapora. Ti svegli un giorno e capisci che quella persona, che sembrava un’ancora, ha deciso di lasciarti andare alla deriva senza nemmeno voltarsi indietro. Non ci sono preavvisi. Non ci sono addii. Solo un’assenza che cresce, come un’ombra che si allunga fino a inghiottire tutto. La cosa che fa più male, però, non è la perdita in sé, ma il senso di smarrimento che lascia. Non è solo la persona a sparire: è il mondo che avevi costruito attorno a lei. I messaggi, le risate, i piccoli dettagli che rendevano speciale ogni giornata. Ti trovi a camminare per strade che prima avevano un senso e che ora sembrano vuote, a guardare oggetti che un tempo parlavano di “noi” e che ora gridano solo: “Io”. Ma forse è questo il punto. Forse, alla fine, dobbiamo imparare a vivere con queste assenze, a portarle con noi come cicatrici che non si vedono, ma che sentiamo sotto la pelle ogni volta che il vento cambia. Forse dobbiamo accettare che non tutti coloro che promettono di esserci lo faranno davvero. E che va bene così. Non perché non faccia male, ma perché non possiamo controllare chi resta e chi va. Possiamo solo scegliere di restare fedeli a noi stessi, di non lasciare che queste ferite ci trasformino in persone che spariscono a loro volta. E così, impariamo a camminare con il vuoto accanto, ma senza farci definire da esso. Impariamo che l’amore, quello vero, non ha bisogno di promesse urlate, ma di gesti silenziosi e continui. Forse un giorno, qualcuno resterà davvero. Fino ad allora, impariamo a restare per noi stessi. Sempre.
Empito
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Sono venuta al mondo inconsapevole... mi sono ritrovata qui, su questa terra arida di sentimenti... ma cerco di vivere bene la mia vita nonostante il vuoto che mi circonda... arricchendola d'amore... di fiducia... ma non è facile in mezzo alle insidie dell'invidia e della cattiveria... restare veri e fedeli ai propri ideali, e ogni tanto sbaglio... trasformo il mio piccolo mondo ideale in un inferno incandescente... ma poi con qualche lacrima e tanta buona volontà, riesco a spengnere quel fuoco e dalle sue ceneri nasce un fiore... il fiore della speranza che mi dice che se voglio un mondo migliore... lo devo soltanto creare attorno a me!
~ Virginia ~

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Salve, sono l'anonimo che ha chiesto delle ship di Stranger Things.
E volevo dirti che per "ship" intendevo quali sono le tue coppie preferite della serie?
Scusa, è che davo per scontato che tutti sapessero che vuol dire "ship"
Grazie per avermi educato allo slang CIOVANE, abbi pazienza, colpa mia, ai tempi miei si sognava di tornare indietro nel tempo ed impedire a Cristoforo Colombo di partire per le Amer... ehm ... Indie ed evitare che noi iniziassimo a dire OCCHEI (cit.).
Poi alla Sezione Gramsci gli inglesismi erano banditi, figurati (seconda cit.).
Ma torniamo sul pezzo.
Ti confesso che Stranger Things l'ho presa male, ma non per colpe della serie, eh, fatta bene, nulla da dire, è che mi è stata venduta a mo' di truffa, perché una mia amica diversi anni fa disse "veditela, ci sta tanta roba 'anni 80 come piace a te" (che è un modo gentile per darmi del vecchio di merda), e io mi aspettavo ingenuamente una roba del tipo
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e po' mi sono trovato davanti mostri interdimensionali.
Se poi a tutto questo aggiungi che mi è venuto un colpo alla vista di Winona Ryder, io l'avevo lasciata con Edward Mani di Forbice, Beetlejuice e anche Mr. Deeds, perché no, insomma, povero me, ecco.
Quindi non mi sono affezionato a nessun personaggio in particolare, niente ship, mi dispiace. Ho completato tutta la visione (devo recuperare l'ultima stagione) giusto per non restare appeso al "chissà come finisce", ma se avessi voluto tener fede alle mie scelte avrei dovuto staccare prima, ma poi mi sarei pentito della perdita di questa perla
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E allora sì, mi sento di "shippare" Dustin e Suzie 💞.
#AH E CI SONO RIMASTO DI MERDA E CI HO PIANTO ALLA MORTE DI MAX#maledetti autori#ditemi che non è morta
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La marginalità è un luogo radicale di possibilità, uno spazio di resistenza.
Non... una marginalità che si spera di perdere via via che ci si avvicina al centro, ma piuttosto un luogo in cui abitare, a cui restare attaccati e fedeli.
Un luogo capace di offrirci la possibilità di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi.
bell hooks - elogio del margine
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Come si può...
... restare fedeli all'evento che ha cambiato la nostra vita? Come si può non lasciare morire quel Venerdì Santo che ognuno porta dentro di sé? Nel Silenzio interiore cosi simile a quello surreale del Golgota, accettiamo la nostra piccola grande Croce. Rassegnazione vuol dire non accettare passivamente l'ineluttabilità di una legge divina tanto distante da noi, rassegnazione dunque non vuol dire dimenticare, accantonare, rendere inerme, ma rendere tale legge divina più umana, più prossima al desiderio di amore e di vita che affama l'anima dopo una perdita.
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Blacklotus
... Buongiorno
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“Manzoni non l’aveva vista, la peste, ma aveva studiato documenti su documenti.
E allora descrive la follia, la psicosi, le teorie assurde sulla sua origine, sui rimedi. Descrive la scena di uno straniero (un “turista”) a Milano che tocca un muro del duomo e viene linciato dalla folla perché accusato di spargere il morbo.
Ma c’è una cosa che Manzoni descrive bene, soprattutto, e che riprende da Boccaccio: il momento di prova, di discrimine, tra umanità e inumanità.
Boccaccio sì che l’aveva vista, la peste.
Aveva visto amici, persone amate, parenti, anche suo padre, morire. E Boccaccio ci spiega che l’effetto più terribile della peste era la distruzione del vivere civile. Perché il vicino iniziava a odiare il vicino, il fratello iniziava a odiare il fratello, e persino i figli abbandonavano i genitori. La peste metteva gli uomini l’uno contro l’altro. Lui rispondeva col Decameron, il più grande inno alla vita e alla buona civiltà. Manzoni rispondeva con la fede e la comprensione, che non evitano i guai ma, diceva, insegnavano come affrontarli. In generale, entrambi rispondevano in modo simile: invitando a essere uomini, a restare umani, quando il mondo impazzisce.”
(Errico Buonanno - Penso quindi sono)
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Non necessariamente devi fornire spiegazioni a chi non ha capito. Puoi agire e tacere le tue ragioni. Non necessariamente devi restare nei posti dove i tuoi fiori appassiscono. Non esiste un solo giardino e tu sei fatta per ergerti al sole migliore. Non necessariamente devi accontentarti della compagnia di chiunque. La solitudine non è una punizione se la scegli per la tua pace. Non necessariamente devi raccogliere ogni provocazione. Non tutto merita la tua attenzione e il tuo tempo. Non necessariamente devi mantenere fede a promesse antiche. Le promesse vanno nutrite ogni giorno e l’universo benedice chi riconosce la fine e lascia andare. Non necessariamente devi essere la casa stabile di ogni emozione. Puoi lasciarti attraversare. Non necessariamente devi confermare le aspettative altrui. Puoi restare imprevedibile e libera e grata.
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Non necessariamente
devi fornire spiegazioni
a chi non ha capito.
Puoi agire e tacere le tue ragioni.
Non necessariamente
devi restare nei posti
dove i tuoi fiori appassiscono.
Non esiste un solo giardino
e tu sei fatta per ergerti al sole migliore.
Non necessariamente
devi accontentarti
della compagnia di chiunque.
La solitudine non è una punizione
se la scegli per la tua pace.
Non necessariamente
devi raccogliere ogni provocazione.
Non tutto merita
la tua attenzione e il tuo tempo.
Non necessariamente
devi mantenere fede a promesse antiche.
Le promesse vanno nutrite ogni giorno
e l’universo benedice
chi riconosce la fine
e lascia andare.
Non necessariamente
devi essere la casa stabile
di ogni emozione.
Puoi lasciarti attraversare.
Non necessariamente
devi confermare le aspettative altrui.
Puoi restare imprevedibile
e libera
e grata.
𝑀𝑎𝑛𝑢𝑒𝑙𝑎 𝑇𝑜𝑡𝑜
NON NECESSARIAMENTE-

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Il Franzoso gerontofilo, ama anche le orgie di potere pur di restare altri 2 anni. Così lancia 3 segnali diversi. 1 verso sx, con l'inaugurazione delle Olimpiadi. Uno spettacolo blasfemo contro la fede Cattolica, non solo in quanto irrisione dell Ultima Cena (confermano Libération, Mélenchon, il Comitato Organizzatore, il tipo con la barba bianca e le tette, l’obesa in blu al centro). Peggio, il puffo blu fornisce una lettura : in mezzo ai 12 apostoli drag queen, il puffo rappresentava il il corpo di Cristo prima della crocifissione), sconfinando nell’orfismo, oltre la semplice blasfemia.
Per Macrone certamente un modo di dire alla sx dei nuovi diritti civili: “io sono uno di voi”
Il 2 segnale va verso dx, con il quasi-riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale e la conseguente crisi diplomatica con l’Algeria. Una decisione male accolta a sx e ben accolta a dx. La dx francese è legata al Marocco, per ragioni di tradizione politica, (l’ostilità aperta degli algerini in controllo delle grandi moschee francesi) e soprattutto, di politica immigratoria: mirando anzitutto alla abolizione degli accordi franco-algerini del 68 che facilitarono l’immigrazione da quel Paese. Per Macrone un modo di ribadire alla dx: “sull’immigrazione, io sono uno di voi”
ll 3 segnale va ad entrambi, producendolo quasi con autocratico imperio. Per Macrone, un modo di dire a sx e dx: “pure senza il vostro appoggio, comando io”. lasciando intravvedere il fantasma dello stato di emergenza – potere del quale il pres. Francese è dotato. Nel frattempo, osserviamo lo spettacolo di un capo di Stato elettoralmente sconfitto, tatticamente esasperato, privo di qualsivoglia strategia, che è disposto a tutto: a promuovere rituali orfici e sputare in faccia a Dio, a gettare l’Algeria nelle braccia dell’Italia, a sputare in faccia alla loro Costituzione. A tutto, pur di restare al potere, come se il mondo finisca con lui.
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L'amore è quell'evento cosmico profondo che non si rivela alla luce, né si spiega con la ragione, ma si avverte come un sottile fremito che attraversa l'anima mentre si incontra nello specchio dell'altro. È la manifestazione più autentica del bisogno di senso dell'uomo, di vedere non con i propri occhi ma con la propria essenza. Quando una persona ama, non aggiunge nulla a se stessa, ma si purifica dalle superfluità, si sbarazza della vanità e torna alla sua semplicità originaria, dove una parola è calore, uno sguardo è una casa e l'esistenza è una collaborazione.
L'amore non è rumore o decorazione, ma una serenità simile al silenzio del saggio quando sa che le parole non aggiungeranno nulla. È un patto tacito, stretto dalle anime, non dalle lingue. Un patto misurato non dalla durata del soggiorno, ma dalla profondità della presenza. Molti sono passati, ma pochi sono rimasti, non nella realtà ma negli strati della coscienza, dove l'effetto non scompare nemmeno se il corpo scompare.
Nell'era dell'amore, le leggi cambiano. Il tempo si dilata quando ci incontriamo e si contrae quando ci separiamo. Il luogo diventa uno, anche se i corpi sono distanti. Il linguaggio perde il suo bisogno di parole, così uno sguardo è sufficiente per parlare e il silenzio per capire.
Amare non significa fondersi, ma scoprirsi nell'ombra dell'altro senza perdere i propri lineamenti.
È un incontro tra due anime, non per annullare le loro differenze, ma per abbracciarle e trovare in esse il piacere della maturità, non la lotta per la vittoria.
È un dono che non si misura, che non si aspetta nulla in cambio, perché trova la sua ricompensa nella soddisfazione stessa.
Significa prendersi cura, senza annoiarsi. Perdonare, senza umiliare. Rimanere, non perché non si è in grado di andarsene, ma perché si crede che restare sia ciò che dà senso alla vita.
Un patto d'amore non si fonda su promesse elaborate, ma sulla profonda consapevolezza che l'uomo è un essere mutevole, il cui volto cambia, le cui parole si indeboliscono e la cui fede vacilla. Ma ha bisogno di qualcuno che gli accarezzi il cuore in ogni fase, non di qualcuno che lo ritenga responsabile del suo cambiamento.
Colui che ti ha amato nel tuo splendore e ti ha abbandonato quando è diventato buio, non ti ha conosciuto; e colui che è rimasto nonostante tutto ciò che era spezzato in te, è l'unico che ha sperimentato il patto d'amore.
Nel profondo di questo patto, l'amore non è più un sentimento, ma una conoscenza che ti allena alla pazienza, disciplina la tua rabbia, ti rende più umano e meno possessivo.
L'amore non finisce mai, anche se finisce la relazione.
Ciò che è piantato nel cuore con sincerità, rimane vivo, cresce nella memoria e respira nella supplica.
Risplende nei testi, nella musica, negli sguardi dei passanti che gli somigliano.
Ecco cos'è l'amore: una testimonianza della nostra umanità quando siamo più onesti, un patto di luce che può essere visto solo da coloro che chiudono gli occhi alla falsità della vita e ascoltano il cuore quando sussurra: "Questa è la tua patria".

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"Non innamorarti di una donna che legge, di una donna che sente troppo, di una donna che scrive.
Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa, che sa di sapere e che, inoltre, è capace di volare, di una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose), o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, ludica, lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te oppure no,che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro.
Mai...."
Cit
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Ti auguro in primo luogo di amare,
e che amando, tu sia anche amato.
E che coloro che non ti amano, li dimentichi e che dopo averli dimenticati, non porti rancore.
Ti auguro che non sia così, ma se così fosse, che tu sappia vivere senza disperazione.
Ti auguro di avere amici e che, anche se non fossero assennati o responsabili, ti siano fedeli e leali, e che almeno ce ne sia uno di cui fidarti ciecamente.
E, poiché così è la vita, ti auguro di avere dei nemici. Né troppi né troppo pochi, ma il numero giusto per farti dubitare ogni tanto delle tue certezze, e che tra di loro vi sia almeno uno nel giusto affinché tu non ti senta eccessivamente sicuro di te.
Ti auguro di essere utile ma non indispensabile, e che nei momenti bui, quando non ti resta più nulla, questo tuo essere utile ti sia sufficiente per farti restare in piedi.
Ti auguro di essere tollerante, non verso chi commette piccoli errori, cosa troppo facile, ma verso coloro che sbagliano spesso e in modo irrimediabile, e che dimostrando la tua tolleranza tu sia di esempio ad altri.
Spero anche che quando sei giovane non maturi troppo in fretta, e che quando sei già maturo non insisti a voler tornare giovane, e che quando sarai vecchio non ti lasci prendere dalla disperazione. Perché ogni età ha il suo piacere e il suo dolore.
Non voglio che tu sia triste. No, non tutto l'anno, ma potresti provare tristezza solo per un giorno. In modo che tu apprezzi che la risata ritrovata è buona e migliore di una solita risata blanda, costante e malsana.
Ti auguro di scoprire, subito, prima di tutto e nonostante tutto, che esistono e ti circondano persone oppresse e trattate con ingiustizia, e persone infelici.
Ti auguro di accarezzare un gatto, gettare delle briciole a un passero e ascoltare un cardellino che innalza trionfante il suo canto mattutino, perché ti farà sentire bene così, senza altro motivo.
Ti auguro di piantare un seme, per piccolo che sia, e di accompagnarlo durante la sua crescita, per scoprire di quante vite è fatto un albero.
Ti auguro anche che tu abbia un po' di soldi, solo per il necessario e il pratico, e che almeno una volta all'anno pensi a questi soldi e dici a te stesso: "Questo è mio", me li sono guadagnati. Solo per far capire chi è il padrone di chi.
Ti auguro anche che tu resti il più a lungo possibile con coloro che ami e che, se se ne vanno, tu possa piangere senza lamentarti e soffrire senza sentirti in colpa.
Ti auguro infine che tu, uomo o donna, abbia una compagnia buona, oggi e il giorno dopo, e che esausti e sorridenti parliate d’amore per ricominciare.
Se avrai tutte queste cose, non ho più nulla da augurarti.
- Victor Hugo
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"Mi piace il denaro. Mi piace toccarlo, metterlo in banca. Per me non è un fine, è un mezzo. Un mezzo per poter fare e avere quasi tutte le cose che desidero. È come un passaporto, un lasciapassare. Non è la felicità, ma senza, tante cose diventano impossibili. Eppure, non può comprare tutto. Ci sono cose che restano fuori, come l’eternità. E l’eternità è qualcosa che mi affascina e mi spaventa allo stesso tempo. Mi piacerebbe non morire, ecco. Non perché sogni un aldilà paradisiaco, anzi… forse l’eternità è noiosissima. È che io vorrei restare qui, ferma nel tempo.
Non intendo proprio qui in questo salotto, no, ma sulla Terra, nella vita. Mi piacerebbe che il tempo si fermasse in un momento di felicità, in una sera d’estate, in una giornata al mare. Vorrei non morire mai perché amo profondamente la vita. Amo svegliarmi al mattino, respirare l’aria, guardare gli alberi, il mare, sentire il corpo che funziona, muovermi, ridere, pensare. Amo i miei oggetti, le mie cose, le piccole abitudini. E trovo triste doverle lasciare.
Molti pensano che io abbia tutto il tempo del mondo, perché sono giovane. Ma io non ci credo a questa certezza. Nulla è matematico. Sono molto terrena, molto concreta, e so che tutto può finire in un istante. E proprio perché lo so, vorrei poter restare. Restare sulla Terra, perché io qui sono felice.
Si dice spesso che le donne non mi amino. Ma non è vero. È che forse sono un po’ sospettose, sì. Ma quando mi conoscono, quando vengono a vedermi in uno spettacolo, quando mi ascoltano parlare, capiscono che non c’è nulla da temere, nulla di scandaloso. Certo, ce ne sono tante che non sanno chi sono davvero, che hanno solo un’idea, un’immagine creata dagli altri. Ma quando mi avvicinano, quando si permettono di guardare senza pregiudizio, si accorgono che non c’è niente di così scioccante in ciò che faccio. Al nord, per esempio, vengono molte donne ai miei spettacoli. E non rimangono turbate, anzi. È qualcosa che può vedere chiunque, senza rimanerne sconvolto.
Essere religiosa, per me, vuol dire credere in Dio. Io ci credo. Prego, quando sento il bisogno, e a volte vado anche in chiesa. Ma credo che ci sia molta confusione tra fede e istituzione. Gli insegnamenti religiosi, quelli rigidi, non sono stati scritti da Dio. Sono opera degli uomini, e degli uomini con una visione limitata.
Io non credo che Dio pensi come certi preti. Io credo che, se una persona non fa del male a nessuno, allora deve essere libera di vivere la propria vita come desidera. E se quello che faccio io, il mio lavoro, la mia libertà, portano gioia, portano felicità ad altri… non vedo dove sia il peccato.
La verità è che giudicano senza conoscere. Ma a me sembra così strano, davvero. Così assurdo pensare che ci sia qualcosa di sbagliato nel portare bellezza, desiderio, fantasia, anche provocazione, se non ferisce nessuno. Alla fine, io sono solo una donna che ama la vita, che crede nella libertà e nella verità. E che, se potesse, resterebbe qui per sempre."
- Moana Pozzi
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La mia fede è un carico enorme appeso a un filo sottile, proprio come un ragno appende i suoi piccoli a una tela fine, proprio come dalla vite, esile e rigida, pendono grappoli come occhi, come molti angeli danzano su una capocchia di spillo. Dio non chiede troppo filo per restare qui; solo una venuzza e sangue che vi scorra e un po’ d’amore. Come qualcuno ha detto: l’amore e la tosse non si possono nascondere. Neppure un colpetto di tosse neppure un amore minimo. Perciò se hai solo un filo sottile a Dio non importa: Lui te lo troverai tra le mani facilmente proprio come una volta con dieci centesimi ti potevi prendere una Coca.
Anne Sexton - Filo sottile
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Il Diavolo
"La Fede non basta".
Ci sono avvenimenti che sbriciolano il Passato. E altri che lo ricompongono.
Occorre restare vigili.
In questi mesi l'abbaglio, l'illusione, la distorsione possono ancora agire indisturbati per riprodurre, attraverso l'atto creativo inconscio, automatismi che credevamo superati.
Non si è ancora conclusa la "traversata di mezzo". Ci vorranno ancora mesi. Ne abbiamo sicuramente percorso un buon pezzo.
Ma come ben sappiamo, "ciò che persiste, resiste".
E noi siamo i più esperti "illusionisti di noi stessi". E ci caschiamo regolarmente dentro alle trappole del nostro Antico sistema.
Perché ancora manca dentro di noi il completamento dell'Energia del Maschile.
Siamo carenti di Spada. Essa è il nostro coraggioso e fidato Capitano interiore che dirige i nostri passi, li rende sicuri, prudenti, centrati e attenti.
Il Femminile crea. Il Maschile protegge il creato.
Noi non siamo ancora capaci di disciplinare le nostre Emozioni. Non ci hanno insegnato come renderle "presenti" e vigili.
Le utilizziamo come il senso della Fame: se abbiamo un vuoto allo stomaco, dobbiamo riempirlo.
E quel vuoto magari indica altro.
Ma, una volta riempito, poi magari ci sentiamo peggio. E non sappiamo perché.
Siamo "analfabeti emotivi".
E persistiamo nel "non" vederlo come un problema.
Siamo proiettati fuori per non affrontare dentro.
Dipendiamo dalla quotidiana ed effimera "dose di morfina" e nemmeno ne siamo a conoscenza.
Quante persone si conoscono davvero? Quante spendono il loro tempo ad osservare ogni singolo movimento interiore?
Nessuno. Perché al secondo giorno di osservazione, l'ansia cresce, il bisogno sale, il rumore ci distrae.
Se non siamo capaci di osservare noi stessi nemmeno per qualche ora, figuriamoci quando la relazione si sviluppa in due. O in tre, con l'arrivo dei figli.
Ci lasciamo trasportare dal "caos".
E siamo sfiniti, scontenti, accumuliamo tossine di rabbia e di rancori sotterranei. Poi ci ammaliamo e ci chiediamo pure "perché proprio a me?".
Sono belli i percorsi di crescita personale. Se durano qualche mese. Esaltanti.
Ma il problema è che, per come in questo momento è strutturato il Genere Umano, nonostante la velocizzazione notevole delle frequenze del Cambiamento, il lavoro su se stessi dovrebbe essere compiuto a tempo pieno per ottenere "benefici di struttura".
Non dal punto di vista Spirituale, dove "l'accorgersi" dell'esistenza di una "Dimensione altra" è oramai alla portata di tutti, ma banalmente nella gestione delle responsabilità che questa consapevolezza ci porta.
Tutti i giorni vediamo deteriorarsi la Bellezza dello Spirito dentro alle miserie umane.
Nessuno ci salverà da noi stessi: non un grande amore, non dei figli, non il denaro e nemmeno il potere.
E questo ancora non è chiaro.
Ma ne avremo nel prossimo passaggio vibrazionale ampia dimostrazione.
Non basta "affidarsi alla Fede" e delegare.
Qui ci vuole Spada e Presenza.
E accorgersi.
Non cadere nell'illusione, nell'idealizzazione e nell'assenza.
Restate presenti. Ora più che mai.
Mirtilla Esmeralda
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