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alephsblog · 4 hours ago
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#fact
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alephsblog · 4 hours ago
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Sogno il giorno in cui in Italia le speranze dei sostenitori di questa destra verranno esaudite e non ci sarà più un solo immigrato sul sacro suolo della patria a "rubare il lavoro" agli italiani. Sogno quel momento in cui, per quattro soldi, a raccogliere frutta e verdura sotto il sole cocente, a rovinarsi i polmoni con le esalazioni delle industrie chimiche e del pellame, a rischiare di cadere dalle impalcature, ci saranno interi eserciti di leghisti e neofascisti che esulteranno per la fine della "sostituzione etnica".
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alephsblog · 4 hours ago
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Paolo Borsellino
Agostino Catalano
Emanuela Loi
Vincenzo Li Muli
Walter Eddie Cosina
Claudio Traina
#viadamelio #PaoloBorsellino e la scorta, vittime della mafia il 19luglio 1992
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alephsblog · 4 hours ago
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alephsblog · 5 hours ago
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Da queste relazioni è emerso che l’antisemitismo rimane oggi come ieri non un mero sentimento, ma un linguaggio politico largamente utilizzato per fini di consenso. Gli addebiti al nuovo “ebreo collettivo” (espressione utilizzata da molti dei relatori), oggi rappresentato dallo stato di Israele, sono grosso modo gli stessi che in precedenza colpivano il popolo ebraico: l’abitudine al complotto e il desiderio di dominio; la dissimulazione della violenza nella recriminazione vittimistica; l’incapacità di avere rapporti leali e non strumentali con l’umanità non ebraica. Da qui deriva la ricorrente richiesta agli ebrei di doversi giustificare, rinnegando parte della propria identità, per essere accettati. Da qui deriva anche il disconoscimento o riconoscimento condizionato del diritto all’esistenza di Israele, come se l’identità politica ebraica, alla pari di quella culturale e religiosa, dovesse essere ripulita, prima di potere essere considerata compatibile con altre identità.
Le “tre D” che qualificano l’antisemitismo – diffamazione, delegittimazione, doppio standard – si applicano integralmente all’antisionismo. Israele è uno stato su cui si può mentire per finalità apertamente diffamatorie, e le cui responsabilità – come quelle contestate durante la guerra di Gaza – non sono addebitate a chi esercita i poteri di governo, ma allo stato in quanto tale, a pregiudizio del suo stesso diritto a esistere.
L’antisionismo è diventato anche la maschera democraticamente legittimata dell’antisemitismo. Se l’antisemitismo era un’idea razzista, segnata da questo peccato originale, l’antisionismo lo trasforma in un’ideologia anti-razzista, facendo coincidere Israele con un avamposto del vecchio potere coloniale occidentale e i palestinesi come i rappresentanti dell’intero Sud del mondo discriminato e sfruttato.
A seguire, l’ex direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, ha indagato le radici dell’antisionismo di sinistra, che ha portato nell’immediato dopoguerra socialisti e comunisti, alleati degli ebrei perseguitati nel periodo fascista, e sostenitori con l’Urss della costituzione dello Stato di Israele nel 1948, a sposare sempre più fortemente la causa araba e palestinese in funzione anti-imperialista e al fondo anti-occidentale.
Il convegno si è chiuso con un dialogo tra il senatore del Partito democratico Graziano Delrio e il Segretario di Azione Carlo Calenda, d’accordo nel giudizio circa la scarsa consapevolezza della sinistra su ciò che il 7 ottobre ha rappresentato per gli ebrei di tutto il mondo: non un semplice attentato terroristico, ma la radicale messa in discussione del “Mai più”, con cui si pensava di avere lasciato alle spalle l’orrore della Shoah. Entrambi hanno inoltre insistito sulla necessità di riconoscere nel sionismo un ideale risorgimentale, analogo a quello che tra Ottocento e Novecento ha unito molti popoli attorno ai principi di indipendenza nazionale e libertà politica.
Sia per Del Rio sia per Calenda il giudizio molto severo che merita il governo Netanyahu, nel momento in cui diventa un verdetto negativo sulla legittimità e democraticità dello stato ebraico, incentiva uno scontro che favorisce la polarizzazione estremistica e allontana la soluzione del conflitto israelo-palestinese.
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alephsblog · 5 hours ago
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Da giorni Donald Trump cerca di liberarsi della campagna sulla famigerata lista di Jeffrey Epstein, il miliardario pedofilo morto suicida in carcere nel 2019, sostenendo che si tratti di una bufala e prendendosela addirittura con i suoi stessi sostenitori, colpevoli di crederci (cioè di aver creduto a lui, per anni).
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alephsblog · 5 hours ago
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Solo i palestinesi hanno un diritto assoluto e inalienabile all’auto determinazione e a poter aggredire e utilizzare qualunque mezzo per ottenerlo, tutti gli altri popoli, compresi quelli che già hanno uno stato sovrano, NO, possono andare allegramente a farsi fottere dal despota totalitario di turno.
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alephsblog · 5 hours ago
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alephsblog · 5 hours ago
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Ciarlatani e tuttologi del mondo intero unitevi🤡
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alephsblog · 5 hours ago
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alephsblog · 6 hours ago
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alephsblog · 6 hours ago
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L’Albanese dovrà accontentarsi della gloria degli altari, dove è già adorata e venerata come una Madonna piangente🤡
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alephsblog · 6 hours ago
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Nei giorni scorsi è stata smantellata la rete di hacker filorussi NoName057, responsabile di migliaia di attacchi informatici contro tutti i paesi europei, Italia inclusa.
Ora l’intelligence britannica ha individuato e reso pubblici i nomi di 18 agenti del GRU che dall’inizio dell’invasione hanno realizzato sabotaggi, causato esplosioni e spiato con lo scopo di fiaccare od ostacolare il sostegno all’Ucraina. La stessa unità si è introdotta nei circuiti di videosorveglianza per monitorare gli invii di equipaggiamenti occidentali a Kyiv ed ha condotto attacchi contro infrastrutture portuali e governative, ma anche snodi e persino magazzini nei quali venivano stipati aiuti umanitari diretti in Ucraina.
Tra le azioni più raccapriccianti condotte da questi uomini c’è l’attività di ricognizione che ha portato poi al bombardamento del teatro di Mariupol, sotto le cui macerie sono stati sepolti centinaia di persone, soprattutto donne e bambini.
Con buona pace di chi invita propagandisti putiniani a dirigere orchestre per favorire il “dialogo” e chi, affigge cartelli per dire che “la Russia non è il mio nemico”.
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alephsblog · 6 hours ago
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Ci si interroga sulla paralisi della politica italiana, sulla desolazione di un centro politico evaporato e sulla radicalizzazione degli estremi che domina il dibattito. Si analizzano leader, alleanze e tradimenti, ma di rado si mette a fuoco il colpevole silenzioso: un’architettura istituzionale che predetermina il gioco, soffocando la politica stessa. Questa architettura non è un caso del destino, ma il frutto avvelenato di un patto politico che, con la promessa di cambiare tutto, ha finito per togliere all’elettore il suo potere più sacro.
È un sistema che ha svuotato di senso il gesto più importante: il voto. All’elettore italiano, oggi, è concesso di fare una cosa sola: una croce su un simbolo. Non può scegliere il candidato, non può esprimere una preferenza, non può premiare il merito o punire l’incompetenza. Il suo potere è nullo. Le liste sono bloccate, decise altrove, nelle segreterie di partito.
E se l’elettore non sceglie, chi sceglie? La risposta è semplice e brutale: una sola persona, il segretario del partito. È lui il monarca assoluto che detiene il potere di vita o di morte politica sui suoi parlamentari. È lui che compila le liste, che decide chi merita la rielezione e chi deve essere epurato. Questo sistema non genera partiti, ma corti di fedelissimi. Non promuove il dibattito, ma la genuflessione. Rende impossibile ogni forma di dissenso interno, perché dissentire significa essere esclusi dalla prossima lista, la fine della propria carriera.
Questa architettura spiega perfettamente la paralisi che vediamo. Spiega perché l’ala riformista del PD, o quel che ne resta, pur contestando la linea Schlein, alla fine rientra sempre nei ranghi. La loro non è solo mancanza di coraggio, è un calcolo razionale basato sulla sopravvivenza. Dove andrebbero? Con quale garanzia di essere rieletti, se le liste le fa qualcun altro? L’istinto di conservazione ha sostituito i principi.
Questo meccanismo di potere è stato blindato e potenziato proprio da quel preciso accordo politico: quello che nell’autunno 2019 ha dato vita al governo Conte II. Un patto tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle che ha scambiato il “sì” del PD alla riforma-bandiera del M5S – il taglio dei parlamentari – con la promessa, mai mantenuta, di una nuova legge elettorale che avrebbe dovuto reintrodurre le preferenze. Il risultato è stato il peggiore possibile: il taglio è diventato legge, ma il suo correttivo no. L’Italia si è ritrovata con il Rosatellum e un numero di seggi drasticamente ridotto, amplificando il potere dei “monarchi di partito” e rendendo la selezione dei candidati ancora più impermeabile alla volontà popolare.
Il risultato è un Parlamento non di rappresentanti dei cittadini, ma di fiduciari del capo. Un sistema che incentiva la mediocrità e il conformismo, e che punisce il coraggio e l’indipendenza. In questo deserto di rappresentanza, la vittima più illustre è un’intera area politica: quella dell’elettore di centro, del moderato, del liberal-democratico. È colui che rifiuta gli estremismi per vocazione e si ritrova orfano, impantanato in un sistema che premia solo le tifoserie più accese. La sua biografia politica è una collezione di fallimenti altrui: ha visto il progetto di Renzi disintegrato, quello di Calenda implodere e Forza Italia vendere l’anima.
Questo elettore guarda a sinistra, alla storia progressista, e vede una paralisi quasi filosofica: l’errore capitale di trasformare se stessa in un dogma, un idolo da venerare, invece che essere uno strumento per dare risposte alle sfide del presente. Chiunque abbia tentato di aggiornare questo paradigma ne è uscito politicamente massacrato.
D’altro canto, i leader di quella potenziale area moderata, che potrebbe valere il 10%, naufragano sistematicamente, prigionieri di gelosie personali e incapaci di fare un passo indietro per un progetto comune. Finché non si avrà il coraggio di mettere mano a questa legge, di reintrodurre una forte quota di proporzionale e, soprattutto, di restituire ai cittadini il diritto di scegliere chi li rappresenta, ogni discorso su nuovi poli, partiti e leader resterà solo un’illusione.
Si parla tanto di morale e di ideali, ma la domanda vera è: chi può fare politica, quella vera, in un sistema del genere? La politica italiana è malata, e la cura non può che partire dalla sua regola fondamentale. Tutto il resto è solo un modo per non guardare in faccia il problema
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alephsblog · 16 hours ago
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alephsblog · 16 hours ago
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alephsblog · 16 hours ago
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