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Intorno Alle Mie Ossa
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Le parole non sono altro che inutili pietre
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clouddep · 3 years ago
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Allora dimmi
il nome di questo giorno
perché l’oggi non è il padre del domani
né figlio di quel che era ieri,
così che possa sputare in faccia
a qualcosa che conosco.
I.S:A.
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clouddep · 3 years ago
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una notte sognai di nuotare dentro un coccodrillo di vetro riempito di pioggia. a causa dello sbattere dei piedi, temevo di mandarlo in frantumi e, per via di questo timore, non mi resi conto che il coccodrillo, per quanto enorme e immobile, si stava spostando, sospinto da un fiume bruno e spesso. me ne accorsi soltanto quando era oramai troppo tardi e il fiume era infine giunto dinnanzi alla bocca di un vulcano pronta a inghiottirci entrambi. il mio dispiacere non riguardava la fine imminente, ma l’aver completamente ignorato il tragitto che mi ci aveva condotto. - chissà se è stato un buon viaggio, se si è trattato di un viaggio interessante - mi ritrovai a dire con un tono di mestizia nella voce, prima di cadere nella lava e di risvegliarmi.
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clouddep · 3 years ago
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crescendo nel silenzio della campagna, alma sognò spesso a occhi aperti di scomparire nella neve. era infatti convinta di essere un fiocco di neve soltanto per sbaglio dotata di un corpo, un nome e una voce. ogniqualvolta si trovava davanti alla finestra del soggiorno, e fuori la tempesta tossiva i suoi giochi di gelo, si persuadeva che la nevicata, il vento tra gli alberi, la poca visibilità e la fuga degli animali in cerca di riparo, fossero null’altro se non un richiamo rivolto a lei, a lei soltanto. era la sua famiglia, la neve, che le diceva, ululando, guardaci alma, guarda come siamo candidi quando cadiamo nell’aria gelata e guarda come diventiamo sporchi quando atterriamo, guarda come il brago, il letame e il segno dei copertoni riescano a dilapidare la nostra purezza. alma guardava, capiva, soffriva. [Val Grande (VB), qualche inverno fa]
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clouddep · 4 years ago
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perdonalo, e perdilo, questo fascio di nervi stesi, e ascoltalo, anche, ascoltalo come un mazzo di fiori crudo [Milano, ottobre 2021]
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clouddep · 4 years ago
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Piccolo tramonto interiore [estate 2021]
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clouddep · 4 years ago
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come devi essere felice e orgogliosa, estate, con tutte le urla a farti da cornice. ma io ti godo nel silenzio che entra in gola ed esce dal naso come uno starnuto timido e asciutto, nelle pietre in salita, nella luce che si fa giusta mano a mano che passa [agosto 2021]
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clouddep · 4 years ago
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ho in bocca lunghe boccate di inchiostro mai sputate, cristallizzate in trame confuse come vecchie ragnatele [Elba (LI), estate 2019]
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clouddep · 4 years ago
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ma le mie labbra, vedi, sono sottili, immobili, lievi, sono petali di ossa gramolati dal ticchettio del tempo [Selasca (VB), giugno 2021]
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clouddep · 4 years ago
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La Strada - Giugno 2021
Primo disegno grafico
[..farsi scegliere dalla dimenticanza, come prima dall’amore, dal mestiere, dalla vocazione, come ancora prima dalla vita, dalla vita sbilenca, da una vita a forma di tavolo dalle gambe segate..] -Clouddep
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La Strada, Giugno 2021 #grafica #disegno #graphicdesign
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clouddep · 4 years ago
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'Salvatico è quel che si salva.' [Val Grande (VB), qualche estate fa]
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clouddep · 4 years ago
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I poeti animali parlanti sciagurano in bellezza versi profumati – nessuno li legge, nessuno li ascolta. Gridano nel deserto la loro legge di gravità.
Dario Bellezza
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clouddep · 4 years ago
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è come un salvaschermo, la bellezza, basta un tocco leggero per farla scomparire [un bosco, inverno 2019]
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clouddep · 4 years ago
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fossi qui vicino, infilerei le dita nella tua bocca quasi chiusa, rete lasciata sui calmi fondali, tra il vociar delle alghe [un bosco, dicembre 2019]
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clouddep · 4 years ago
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mi mancherai, in un mondo tanto poco nobile da riuscire a essere costoso persino nella povertà [un bosco, agosto 2020]
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clouddep · 4 years ago
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farsi scegliere dalla dimenticanza, come prima dall’amore, dal mestiere, dalla vocazione, come ancora prima dalla vita, dalla vita sbilenca, da una vita a forma di tavolo dalle gambe segate [Val Grande (VB), aprile 2019]
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clouddep · 4 years ago
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il grande re
domenico albano è il grande re e vive in una grande baracca. negli ultimi tempi ha sconfitto la camorra, un drago, l'artrite reumatoide e scientology. come sempre, nessuno si è preso la briga di ringraziarlo, ma egli è un re comprensivo e sa che il suo popolo è timido e che la sua statura morale mette in soggezione. per questo perdona tutti e accetta i loro tributi. ogni sera, fumando nudo davanti alla porta della sua baracca, legge il proprio nome scavato nel rossore del tramonto e sa che quello è il regalo dei suoi timidi sudditi, e lo accetta con indulgenza. alcuni doni, certo, bisogna dirlo, sono spiacevoli da ricevere. come, per esempio, quella volta in cui ricevette una pioggia di sassate da parte di un gruppo di ragazzini, al grido di vecchio bastardo, oppure quando, al rientro da una dura battaglia, ritrovò la casa piena di escrementi. ma domenico albano è un sovrano che ha imparato saggezza e bontà, non se la prende per le goffe e bizzarre dimostrazioni di affetto dei suoi sudditi, anzi, passa oltre e cerca di aiutarli. sapendo che il regno è stato creato a sua immagine e somiglianza, una volta alla settimana, si spinge nel centro del paese più vicino per tracciare sul muro di un supermercato i punti principali della sua cosmogonia personale. lo fa per rassicurare i suoi sudditi, affinché possano comprendere che dietro le loro vite, spesso difficili e insensate, vi è un piano, e che ogni cosa, persino la più insignificante, è stata creata con uno scopo ben preciso. le finalità della creazione sono le seguenti: 'cose che sono state create con la speranza di vedere albano domenico. cose che sono state create per pronunciare il nome albano domenico. cose create per ringraziare albano domenico. cose create per mostrare l’impossibilità di ringraziare albano domenico. cose create per sfogare la rabbia che nasce dall’impossibilità di ringraziare albano domenico per i suoi sforzi immani.' a dimostrazione del profondo pudore con cui i sudditi accolgono le verità del proprio sovrano, basti sapere che le parole tracciate sul muro vengono puntualmente cancellate, oppure vengono coperte da fotografie ingannevoli di petti di pollo in offerta speciale e prodotti per la pulizia delle superfici lavabili. domenico sa perfettamente che tale opera di rimozione è nient’altro che una supplica nei suoi confronti, un modo per dirgli, dacci la verità, ogni settimana, amen. grazie a questa pratica domenico ha insegnato a molte religioni il concetto di rituale. e dal rituale sono nate molte altre attività debitrici nei confronti del grande re. come l’arte e il teatro, per esempio. o la televisione e la politica. lo sciopero e la guerra. tutte attività nobili. ma, di tanto in tanto, il grande re finisce col perdere la pazienza, in quanto alcuni dei suoi sudditi, giocando a una di queste attività, finiscono col fare troppo rumore o prendersi troppo sul serio. va bene giocare, grida dunque domenico contro il cielo illuminato a giorno dai razzi, ma qui c’è un re che ha appena ridipinto la volta celeste e merita di riposare. solitamente, dopo le sue urla, il cielo si riempie di luci a forma di corolle di fiori, e questo avviene perché i fiori sono una delle creazioni preferite del grande re e, quindi, un bel modo di scusarsi per il gran fracasso. c'è poi il fatto che non è facile sopportare la solitudine del grande re quale lui è. le notti d’inverno, soprattutto, sanno creare una solitudine dolorosa a tal punto da fargli battere forte i denti e costringerlo a tossire uno spesso catarro che va poi sputato.
in alcune di quelle notti, il re si reca in uno dei tanti posti che i suoi sudditi hanno realizzato nella speranza di incontrarlo. questo posto si chiama ospedale in quanto ospita la gente in attesa di poterlo vedere. ma, una volta dentro, i suoi sudditi hanno talmente soggezione di lui da spostarsi e andare a sedersi lontano. addirittura, c'è chi finge che il re puzzi, e lo dice ad alta voce per prendere coraggio, perché l’emozione di trovarsi davanti il grande re è tanta. normalmente, queste notti, finiscono con dei sudditi che indossano camici e gli fanno bere uno sciroppo e gli dicono che poi starà meglio e che dovrebbe avere maggiore cura di sé, che non dovrebbe sprecare così la sua vita, il suo tempo. lui sorride benevolo, perché è saggio e buono, ma in silenzio riflette su quanto essi siano sprovveduti e faciloni. come può trovare il tempo di prendersi cura di se stesso, se ne passa la maggior parte a proteggerli da temibili nemici? altro che spreco... in tali circostanze, il grande re va a letto un po' mesto, preoccupato, perché teme di aver creato un regno di bambini viziati. allora, per scuoterli dal loro torpore, fa una cosa che gli costa tantissimo: abbassa la guardia. pospone le battaglie, ritarda certi provvedimenti, rimanda le decisioni necessarie. in breve, si ubriaca. e lo fa con estrema sofferenza, perché, da grande re quale è, si sente per natura responsabile del suo regno. egli beve diversi cartoni di un liquido alcolico rosso, leggermente frizzante, dal sapore metallico. tale liquido, miscelato in bocca assieme al fumo delle sigarette, lo aiuta ad abbassare la guardia. il grande re, allora, vaga nella notte, instabile e del tutto inadatto a combattere draghi, persino quelli dalle più piccole dimensioni. arriva persino a perdersi nel regno che lui stesso ha creato e che conosce meglio di chiunque, ma spera fortemente, così, che tale lezione serva ai suoi sudditi, per costringerli a crescere. ondeggia sui marciapiedi e osserva le macchine sfrecciargli accanto. sa molto bene che il motore nascosto dentro quelle auto altro non è che uno strumento musicale di ferro che produce un unico suono che significa 'perdonaci nostro sire', ma il re, in tali notti di ubriachezza e sconforto, è risoluto. mette un passo dopo l'altro e non importa quanti motori si avvicinino e urlino la loro supplica. quasi sempre, in questo procedere e perdersi, domenico finisce per incontrare un gruppo di donne un po' particolari. si tratta di alcune suddite che, non importa quanto il freddo sia pungente, lo aspettano notte dopo notte in uno stesso angolo della strada e ci tengono talmente a dimostrargli il loro affetto da farsi trovare sempre nude, ritenendo, probabilmente, il grande re, sensibile ai piaceri della carne. immancabilmente, gli si fanno incontro schioccando rumorosamente baci con le bocche tutte lucide di rossetto, mentre alcune, le più affettuose, gli mettono la mano tra i pantaloni e gli sussurrano 'come è grosso, tesoro', riferendosi naturalmente all’amore e al rispetto che nutrono nei suoi confronti. il re, allora, sente il cuore riempirsi del sentimento per i suoi sudditi e fa per tornare verso casa. a questo punto, però, queste suddite che lo aspettano, notte dopo notte, si arrabbiano, perché vorrebbero stare sempre con il loro re, e gli gridano cose sulla vecchiaia e l'avarizia perché vorrebbero che il re fosse più generoso e concedesse loro più tempo da passare assieme e arrivano a gridargli di fottersi sua madre, che è un modo molto contorto, certo, per dire di preoccuparsi di dare loro un suo discendente, un altro re buono e saggio come lui, che il tempo, inesorabile, passa. ingenue fanciulle, pensa domenico, che il grande re non ha bisogno di fare figli, perché è immortale. e questa è la verità, assolutamente.
eppure, una mattina di febbraio, perfino lui sentì un dubbio a riguardo. accadde quando avvertì una violenta fitta al cuore e il respirò gli si incastrò in gola. domenico vide un buio denso come l’acqua delle fogne, e per un istante ebbe paura. per un istante. poi, si ricordò di essere immortale e si distese per terra, dove si trovava, con le braccia lungo i fianchi. se dormo non sento il dolore, concluse. e, chiudendo gli occhi, si addormentò. il dolore effettivamente svanì. perché il grande re ha sempre ragione. anche quando muore.
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clouddep · 4 years ago
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il sapore delle cose taciute, quel gusto di rami e brodo freddo che altri chiamano rimpianto [Val Grande (VB), dicembre 2019]
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