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#Francisco Paglia
suetravelblog · 2 years
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Klovićevi Dvori Gallery Zagreb Croatia
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bitter69uk · 4 months
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“As a sexual persona, Bernhard is unique in the contemporary arts. She is completely American. No other country can produce this kind of brashly individualistic woman, harsh, aggressive, raunchy and physical, with an imagination drenched in thirty flamboyant years of popular culture … Sandra Bernhard has Lenny Bruce’s brooding menace and quick, razor-sharp mind. She re-creates the brainy neuroticism and earthy sensuality of Beatnik women, with their gloomy hipster realism. By her gutsy insistence on singing – in an ever-improving but often thin or fractured voice – Bernhard has rejoined stand-up to its origins in vaudeville, where music and comedy were brassily interwoven … she has the sophisticated worldliness of gay men and the gorgeous theatricality of drag queens … Bernhard embraces the great female personae excluded by the prudish Steinem politburo: bitch, stripper, whore, lady, fashion model …”
/ Camille Paglia’s musings from her think piece “The Female Lenny Bruce: Sandra Bernhard” in the San Francisco Examiner, 6 December 1992 /
Happy birthday to perennially fierce and in-your-face comedienne, singer, actress, authoress, conceptualist, performance artist and Playboy playmate - the divine Sandra Bernhard (born 6 June 1955)! How fitting she was born during pride month! Like so many Gen X-ers, Bernhard first came to my attention as a teenager when she was a regular anarchic (or as The Village Voice put it, “rivetingly obnoxious”) presence on Late Night with David Letterman. And seeing her 1990 film Without You I’m Nothing in a nearly empty cinema (was it The ByTowne? The Mayfair?) as a university student in Ottawa, Ontario blew my freaking mind. Pictured: portrait by Timothy White (circa late 1980s, I estimate?).
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secretummeummihi · 2 months
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Eutanasia y suicidio asistido, la Pav se pliega al error Francisco ha recibido hoy en audiencia a Mons. Vincenzo Paglia, Presidente de la Pontificia Academia para la Vida, según informa el boletín diario de la Oficina de Prensa de la Santa Sede, Ago-08-2024. Ahora que se dice que Francisco tiene entre sus planes un nuevo consistorio para la creación de cardenales, nuestro temor es que ya al http://dlvr.it/TBfwH0
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dankusner · 4 months
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Paglia on Bernhard
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The Female Lenny Bruce: Sandra Bernhard
As a sexual persona, Bernhard is unique in the contemporary arts.
She is completely American.
No other country can produce this kind of brashly individualistic woman, harsh, aggressive, raunchy and physical, with an imagination drenched in thirty flamboyant years of popular culture …
Sandra Bernhard has Lenny Bruce’s brooding menace and quick, razor-sharp mind.
She re-creates the brainy neuroticism and earthy sensuality of Beatnik women, with their gloomy hipster realism.
By her gutsy insistence on singing — in an ever-improving but often thin or fractured voice — Bernhard has rejoined stand-up to its origins in vaudeville, where music and comedy were brassily interwoven …
she has the sophisticated worldliness of gay men and the gorgeous theatricality of drag queens …
Bernhard embraces the great female personae excluded by the prudish Steinem politburo:
bitch,
stripper,
whore,
lady,
fashion model …”
— Camille Paglia. musings from "The Female Lenny Bruce: Sandra Bernhard” in the San Francisco Examiner, Dec. 6, 1992
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amicidomenicani · 2 years
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Festa della Conversione di San Paolo Goa, India, 25 gennaio 2023 Prot n. 50/22/677 Giubileo di San Tommaso d'Aquino Cari fratelli e sorelle della Famiglia Domenicana, celebriamo il 7° centenario della canonizzazione del nostro stimato fratello San Tommaso d'Aquino, Dottore della Chiesa, il 18 luglio 2023 e il 750° anniversario della sua morte il 7 marzo 2024. Ricordiamo con gratitudine che nel 1974 San Paolo VI scrisse la Lettera Apostolica Lumen Ecclesiae per commemorare il 7° centenario della morte del Dottore Angelico. Per accendere ulteriormente il nostro spirito di gratitudine verso il Signore, datore di tutte le grazie, abbiamo chiesto alla Santa Sede la concessione dell'indulgenza plenaria (si veda il rescritto allegato) per i fedeli adeguatamente disposti che parteciperanno alle celebrazioni eucaristiche organizzate dalla Famiglia domenicana nelle nostre chiese e scuole nelle importanti occasioni del giubileo della canonizzazione e della morte di San Tommaso d'Aquino, e per i fedeli che si recheranno in pellegrinaggio nelle chiese, nei santuari e negli oratori sotto il suo patrocinio. Le celebrazioni del doppio giubileo si terranno dal 28 gennaio 2023 al 28 gennaio 2025. Vi preghiamo di fornire le necessarie catechesi sul significato dell'indulgenza e sulle condizioni prescritte dalla Santa Madre Chiesa per una sua degna accoglienza. Come Dottore della Chiesa, San Tommaso rimane un eccellente modello e maestro per noi, anche oggi. Come notava San Paolo VI, il Dottore Angelico concepiva "il rapporto tra l'intero ordine creato e l'ordine delle verità religiose e specialmente del messaggio cristiano" non in termini di opposizione ma di una certa armonia ordinata: "Siccome infatti la grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona, la ragione deve servire alla fede, come anche l’inclinazione naturale della volontà asseconda la carità" (Summa Theologiae, I, q. 1, a. 8, ad 2.). Inoltre, nella costante fedeltà a San Domenico, che parlava con Dio (preghiera) o di Dio (predicazione), Tommaso enuncia un modo per tenere in tensione feconda la dimensione contemplativa (studio e preghiera comune) e quella apostolica della nostra vita domenicana: "Come infatti illuminare è più che risplendere soltanto, così comunicare agli altri le verità contemplate è più che contemplare soltanto" (Summa Theologiae, II-II, q 188, a. 6.) . Memori di questa importante dimensione della spiritualità domenicana, i nostri capitoli generali ci hanno ricordato di mantenere sempre l'armonia e la sinergia tra la nostra vita e la missione domenicana. Che la celebrazione del doppio giubileo nella vita di San Tommaso ci spinga a servire Dio e la Chiesa con grande dedizione e profonda umiltà - disse a Reginaldo - "mihi videtur ut palea - tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia"; e a non cercare alcuna ricompensa in questo mondo se non quella di essere con Dio - Domine, non nisi Te, "Signore, nient'altro che te". P. Gerard Francisco Timoner III, OP Maestro dell'Ordine traduzione non ufficiale a cura dello staff degli amici domenicani l'originale in lingua inglese si trova a questo link
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dehvlogyoutuber · 2 years
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Após 44 anos, jornalista Isabela Scalabrini deixa a Globo; confira o comunicado
Isabela Scalabrini deixou a TV Globo hoje, após 44 anos na emissora. A informação foi divulgada por Ali Kamel, diretor de jornalismo da Globo, em e-mail interno ao Splash, do UOL. Reprodução: Globo Minas Assim como fez com Elizabeth Carvalho, Ernesto Paglia, Chico Pinheiro, Renato Machado e Francisco José, Kamel relembrou toda a trajetória da jornalista na emissora em um longo texto. Ele conta…
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Though she hasn't spoken a word yet, Melanie has already conveyed her character as mistress of chic, a beautiful woman haughtily used to exercising power over men in public and private. As a professional model, (Tippi) Hedren displays a discreet, balletic command in this scene that instantly impressed me as a teenager --as it also did legions of gay men worldwide who have an eye for high fashion. Hendren's Melanie exudes cocky self-confidence and a mesmerizing narcissism, prefiguring that of another devastating San Francisco femme fatale played by ex-model Sharon Stone in "Basic Instinct" (1992).
Camille Paglia, “The Birds” (1998/2020).
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celinesymbiosis · 7 years
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 ‘Özellikle yüksek sanatın kültürün periferisine çekildiği çağdaş dönemde, sanat saldırgan ve baskıcı olmuştur. Sanatçı insanlığı değil, kendini kurtarmak amacıyla sanat icra eder. Bir sanatçının iyi niyetli her yorumu, onun gerçeğe ve diğerlerine yönelik kanlı saldırısının izlerini örttüğü bir sis perdesidir.’ Camille Paglia
Francisco Goya Scene of Rape and Murder 1812
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yesiamdrowning · 7 years
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“Chiama il 77 se non sai come si fa” (Emilia Paranoica, CCCP)
Rannicchiato sul pavimento della sua stanza di Skokie, che non è il nome di un simpatico cane ma una città dell'Illinois, Wesley Willis riuscì a chiamare il 911, il centralino per le emergenze. Quando il suo numero apparve sul monitor della centrale, l'operatore fece un bel respiro, roteò gli occhi al cielo e con tutta la flemma di cui era capace rispose: “Wesley, se non te la pianti ora ti mando una volante della polizia e ti faccio sbattere in galera”.
Una risposta simile, registrata come tutte le chiamate al 911, avrebbe provocato il licenziamento istantaneo del centralinista, ma non nel caso di Wesley Willis. Quella richiesta di soccorso era la sua millesima chiamata al 911, la centotrentaduesima per la precisione. Per duecentotrentun volte in appena otto mesi, quasi a giorni alterni, Wesley aveva chiamato e per la buona parte delle occasioni era riuscito a ottenere un intervento domiciliare o un trasporto in ambulanza in ospedale. Senza che i medici riuscissero a trovare malanno che spiegasse i suoi malori, deliri, svenimenti e collassi.
Non la trovavano mai perché forse non c'era e a quel punto, se ci fosse stata, l'avrebbero trovata. Ma tolta una forma di schizofrenia diagnosticata già dall'adolescenza, Wesley stava bene. Eppure per lui evidentemente non era così. Ecco, dimenticate per un instante tutte le storie che avete sentito su sesso, droga e rock and roll. Scordate i problemi con la legge, gli incidenti con le macchine, le morti tragiche e in qualche caso persino gli omicidi legati al mondo della musica. Perché non troverete nulla di ciò. Questa storia è forse la summa di quell'assurdità che porta persone normali a fare i matti per esser amati, e difatti così avviene, mentre i matti, i freak, gli atipici non vengono presi in considerazione. Perché il gioco, cinico, sadico e un po' macabro, dello spettacolo questo è: alzare ogni volta l'asticella di una follia mitizzata, di un male di vivere controllato, spesso fino alle tragiche conseguenze. Supportare o solo seguire le (dis)avventure di chi è già predestinato al collasso non stimola, non appassiona. Neanche Jigsaw sarebbe stato in grado di immaginare tanto.
Wesley Willis è stato per molti dei suoi quarant'anni forse l'artista più analizzato, testato, auscultato, radiografato, magnetizzato, misurato e sforacchiato se non del mondo, d'America. Da quando, verso ai vent'anni, crollò sul pavimento e fece la prima corsa a sirene ululanti in ospedale. Un'esperienza che dovette ritenere parecchio rassicurante, perché a ritmo di decine di chiamate al Pronto Soccorso, i suoi viaggi sulle ambulanze dell'Illinois hanno superato di gran lunga il numero dei suoi concerti.
Wesley Willis era uno di quelli che in un gruppo non ci poteva proprio stare. Perché se da un lato il suo nome era nell'elenco dei serial caller, ovvero chi usa a ripetizione i 911 senza un reale motivo, dall'altro qualunque musicista, seppure munito di tutta la pazienza del mondo, non avrebbe accettato tutti i suoi continui e improvvisi attacchi. Eppure, strano ma vero, dopo anni passati a disegnare con una tecnica più composta (urbana, direi architettonica, di cui Steve Albini ne elogiò  lo stile a più riprese) dei suoi deliri interiori, ci fu tempo pure per i Wesley Willis Fiasco. Formatisi nel 1994, facevano del crossover-punk e avevano un'interessante line-up che includeva il primo batterista dei Jesus Lizard, Brendan Murphy, e l'ex-chitarrista di Billy Corgan, Dale Meiners. Tutto durò due annetti, in cui registrarono un disco, un paio di split con Sublime e The Frogs... e girarono persino un videoclip. “Se ci fosse stata una carta fedeltà come chi viaggia in treno – disse il bassista Dave Nooks – Wesley avrebbe vinto un'ambulanza. Che sarebbe stata una svolta, visto che allora avevamo bisogno di un van per le date dal vivo”. E non è una battuta cinica: dopo lo scioglimento, Dave e Dale finirono nei Lard di Jello Biafra. Salto di qualità che uno come Wesley avrebbe sicuramente mandato in vacca. Ipotesi confermata dall'interessato: “I demoni nella mia testa peggioravano e avrei danneggiato la band”. Così i Nostri partirono con il già striminzito numero di 17 date l'anno e finirono con un eufemistico tour di sole 4 date, in un tripudio di concerti interrotti sul nascere o cancellazioni dettate dai suoi problemi.
Esisteva però un piano B per palesare al mondo la sua incontenibile creatività. Fin dal periodo dei Fiasco, Wesley iniziò a incidere dei propri dischi come solista. Accompagnato da una tastiera Casio, oltre che dalla schizofrenia, iniziò ad auto-prodursi, copertine comprese (molte oggi valgono di più dei dischi stessi per le ragioni di cui sopra), CDr a ritmi da catena di montaggio: 4 uscite nel 1994 e 7 l'anno dopo - roba che Zappa al confronto era parsimonioso – nel corso del quale si concesse pure il vezzo di mettere su la Wesley Willis Records, ovvero l'unica etichetta disposta a dare fiducia un ragazzo che chiama di continuo i 911, prende a testate i fan in segno di amicizia e aumenta peso a vista d'occhio a causa di una vita decisamente sregolata. Eppure, in quei testi squinternati, pastrocchi più che dei pastiche, basati sulla ripetizione compulsiva di pochi concetti fulmina(n)ti, mini “recensioni” (si va dai Radiohead a Kurt Cobain ai Morbid Angel – eccetera - intitolate tutte con i nomi degli interessati) o intime analisi personali (“My yelling got me put out of the art store/ The voices in my head cussed at me/ I was yelling like a wild animal/ I felt like a jackass screaming at the top of my lungs”), la American Recordings prima e Jello Biafra poi trovarono qualcosa di più ricco e prezioso. Qualcosa di incontaminato, puro, di assolutamente libero e lungimirante, seppellito sotto una babele di turbe psichiche. Così, quando i vecchi amici gli passarono un lavoro di Wesley, Wesley trovò un contratto con la Alternative Tentacles, etichetta del cantante dei Dead Kennedys. Il che aumentò l'interesse su di lui, tanto da finire su Mtv, e tornare ad affrontare un pubblico dal vivo. Terrore. Wesley fu costretto a passare da nove date nei tre anni tra il 1994 e il 1998 al centinaio di live nei tre successivi. Così si rese conto da sé che a New York i serial caller erano più numerosi, chissà perché, che a Cincinnati, mentre a San Francisco era obbligatorio l'invio dei soccorsi come a Chicago, a Houston l'operatore decideva l'opportunità o no di inviare soccorso. E se ne accorsero il centinaio di accorsi al Fat Cat's che aspettarono una notte intera prima di vederlo salire sul palco. L'operatrice, una ragazza incline al dialogo di nome Martha, ritenne fosse giusto capire se Wesley soffrisse di solitudine, manie di protagonismo o fosse magari una star in vena di creare scompiglio sui giornali con l'arrivo di un'ambulanza a sirene accese. Risultato: una perdita indicibile di tempo con Wesley infine del tutto incapace di riconoscere le proprie condizioni, dissociato e annichilito dall'ansia e dal panico.
Jello, che tra il 1999 e il 2OOO contribuì a organizzare buona parte delle date del tour, ricorderà che nessuna città venne esonerata da una chiamata, fosse solo per abitudine, come probabile soluzione a un problema che non c'era – nell'eventualità che ci fosse.
L'ultimo parto sonoro è un album del 1999 sempre per Alternative Tentacles, Rush Hour, ma fin dal titolo è solo un fuoco di paglia prima che l'aggravarsi delle condizioni mentali lo spingano a ridurre  il numero delle registrazioni e delle apparizioni pubbliche, incastrato com'è nel timore (fondato?) di essere visto solo come una variante comica di un punk di terz'ordine. L'introvabilità del suo magnus opus ha contribuito ad accentuarne il mito dell'outsider, a cui sono stati dedicati persino tre greatest hits e un paio di simil-documentari di culto: The Daddy Of Rock And Roll e Wesley Willis's Joy Rides. Nulla a che vedere con gli studi “accademici” realizzati per Tiny Tim, Daniel Johnston o Wild Man Fisher, certo, per quanto storia personale e produzione non appaiano meno ricche e affascinanti.
L'ultima telefonata registrata invece è quella di Snokie, nel luglio 2OO3. Non ne seguirono più. Gli operatori di tutta Chicago tirarono un sospiro di sollievo come tutte le altre volte che Wesley si era trovato a passare e a fargli passare momenti migliori. Alla fine era solo un ragazzone oramai  grosso come una balena con cui la vita non era stata troppo clemente: separato dai genitori e inserito in un progetto di tutela per minori vittime di genitori violenti, segnalato come borderline a quindici anni, dissociato a venti e affetto da schizofrenia paranoide a venticinque. Un adulto (per finta) sempre col sorriso sul volto che aveva trovato nell'arte la sua valvola per venire accettato e accettarsi. Al quale bastava una tastiera o un pennarello o una penna Bic per essere felice. Willis morì un mese dopo, per complicazioni legate a una leucemia fulminante. Per quella, Wesley non chiamò mai un'ambulanza.
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secretummeummihi · 9 months
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Mons. Vincenzo Paglia en audiencia con Francisco Otro de los frentes abiertos en los últimos diez años es el del desmonte de Humanæ Vitæ, por lo que esta información no deja de ponernos nerviosos. El boletín diario de la Oficina de Prensa de la Santa Sede, Ene-10-2024, informa (nuestra traducción): El Santo Padre Francisco ha recibido esta mañana en Audiencia: - S.E. Mons. Vincenzo Paglia, http://dlvr.it/T1C7nJ
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Nelson Rodrigues: o grande acontecimento do século foi a ascensão espantosa e fulminante do idiota
Nelson Rodrigues diz que Marx era uma besta e o biquíni é a degradação da nudez
Nelson Falcão Rodrigues (1912-1980), mistura do britânico Shakespeare (1564-1616) e do norueguês Henrik Ibsen (1828-1906) com o russo Anton Tchékhov (1860-1904), era desses dramaturgos (e cronistas) que buscam ver o homem de maneira integral. Da mixagem, com o cadinho individual, nasceu um teatrólogo genial — com identidade brasileira e universal.
O teatro e a crônica de Nelson Rodrigues são uma ressonância magnética da alma humana. Sua arte desnuda o homem — não só o rico (visto por parte da literatura patropi como cruel e pançudo), não só o de classe de média e não só o pobre. Daí certo desagrado de alguns com os “excessos” de sua arte. Apreciamos a arte degradar aquilo que não somos, ou ao menos achamos que não somos. Nelson Rodrigues pegava todo mundo, ninguém lhe escapava. A classe média é uma de suas, digamos, “vítimas” preferenciais. Porque, embora moralista ao extremo, não é tão diferente dos pobres e dos ricos (aliás, pobres e ricos têm uma moralidade similar, mais flexível do que a da classe média).
A classe média é assim: ama as aparências e, portanto, esconde o que se passa entre quatro paredes — daí lota os consultórios de psiquiatras e psicanalistas (outras quatro paredes). Sua ansiedade é que quer ser o que não é, ou, na prática, o que não existe — o ser humano maravilhoso que não existe nem nos contos de fada. A média é a classe que tem vergonha de tudo — embora seja tão desavergonhada quanto as demais (por isso faz quase tudo escondido) — e condena, com extremo rigor, a “imoralidade” alheia.
O teatrólogo mais acariocado de Recife abriu não seu saco de maldades contra a classe média — só a expôs, não com crueldade, e sim com realismo extremo. Apreciamos o autor de “Vestido de Noiva”, ainda que escandalizados, porque seu teatro trata de nós, e não de figuras imaginárias. A arte é o espelho que exacerba a realidade, não para nos assustar, e sim para que entendamos que somos às vezes piores e às vezes melhores do que imaginamos. “Olha você no palco, seu gaiato!”, parece nos dizer, exclamando, mas sem gritar, o criador de “Bonitinha, Mas Ordinária”.
Nelson Rodrigues, com sua arte, é aquele menino esperto e peralta que, envergonhando os pais, diz aos estranhos que são feios, que têm dentes estragados e narizes tortos. Nós, hienas celestiais, rimos, e até gargalhamos dos relatos. Mas estamos rindo de nós mesmos. O que o dramaturgo parece sugerir é: a vida de qualquer um, se examinada de perto, se ampliados os defeitos, pode render um — bom — escândalo. De perto, alertou Caetano Veloso, ninguém é normal (“Se cada um soubesse o que o outro faz dentro de quatro paredes, ninguém se cumprimentava” e “Só o cinismo redime um casamento. É preciso muito cinismo para que um casal chegue às bodas de prata” — são aforismos impagáveis do autor “O Beijo no Asfalto]”). Nelson Rodrigues nos diz isto — rindo, quem sabe. Como ele morreu, as peças e as crônicas riem de nós, como se tivessem vida própria, independentemente do criador.
Perto de nós, a duzentos metros ou dois quilômetros, tem homens espancando e matando mulheres. Homens que quase todos avaliam como “normais” no dia a dia. Mas matam mulheres, que tratam como “suas” — como se alguém fosse dono de alguém. Por que matam? Porque se julgam impunes? Talvez não mais. É provável que a nova mulher, se nova é, assusta os homens, alguns ou talvez muitos deles. O que elas querem? Ser tratadas com dignidade, respeito e ter prazer. O prazer das mulheres — livre — parece, além de assustar, indignar certos homens. Pois Nelson Rodrigues mostra, sem tirar nem pôr, a desgraceira que os seres humanos fazem. Sem dó nem piedade — que é a porta do céu para todo artista, de Homero, passando por Shakespeare e Proust, até chegar em Machado de Assis e Nelson Rodrigues.
O reacionário patropi e a Rússia “libertária”
A revista “Veja” (“Páginas Amarelas”) publicou uma espetacular entrevista de Nelson Rodrigues, na edição de 4 de julho de 1969. Luiz Fernando Mercadante, jornalista notável, foi escalado para “puxar” a língua do autor de “Álbum de Família”. Puxou tanto, e tão bem, que quase a arrancou. A conversa está no livro “A História é Amarela — Uma Antologia de 50 Entrevistas da Mais Prestigiosa Seção da Imprensa Brasileira” (Abril, 326 páginas).
Na apresentação, Mercadante conta que Nelson Rodrigues orgulhava-se de “ser lido por mais de 70% dos militares que leem ‘O Globo’ e por mais de 60% dos leitores dos jornais em que escreve”. O faz-tudo contou ao repórter que nunca havia saído do Brasil, “pois no Méier já começa a sentir saudade”.
Mercadante começa perguntando “Quem é você, Nelson Rodrigues?” O pai de “Viúva, Porém Honesta” reage como, por assim dizer, escritor: “Eu sou um pierrô, sou um romântico. Mas o romântico piegas. E aí me veio essa vergonha de ser romântico e uma certa tendência para negar essa emotividade fácil e vagamente burlesca”. Talvez seja uma declaração de que, embora pareça um filho da Velha Albion, quem está falando é mesmo um brasileiro. Não um fleumático britânico ou um sisudo alemão.
Inquirido se é obsessivo, Nelson Rodrigues admite: “Eu sou uma flor de obsessão”. Uma mulher, a brilhante Camille Paglia, disse que a existência de Mozart e Beethoven como compositores de primeira linha se deve ao caráter obsessivo da dupla. As mulheres seriam menos obsessivas, postula a scholar americana, uma discípula rebelde de Harold Bloom.
O dramaturgo e escritor (era, sim, romancista… quase tão bom quanto João Antônio, ah, nos contos), indagado se é reacionário, apresenta-se de maneira, vá lá, deliciosa: “Na televisão, sempre que me lembro, eu digo que sou reacionário, só para chatear”. Um poseur? Ma non tropo.
Depois, ante a insistência do repórter, filosofa e historia: “Se a Rússia — onde não existe o direito de greve, onde uma vez o Stálin, de uma só cajadada, matou 12 milhões de camponeses de fome punitiva, onde toda a experiência socialista tem 100 milhões de mortos a pauladas —, se a Rússia se considera libertária, se acha que está trabalhando para o futuro, que é o futuro, então, nesse caso, eu sou reacionário, sou o passado, sou a Idade Média. E prefiro ser a Idade Média, pois a Rússia é a pré-Idade Média. E, então, assim mesmo, estou na frente da Rússia”.
Observe que Nelson Rodrigues disse isso 22 anos antes da extinção da União Soviética, ocorrida em 1991, com a queda de Mikhail Gorbachev e a ascensão de Boris Yeltsin. Antes também da abertura dos arquivos soviéticos. Hoje, com pesquisas exaustivas de vários historiadores, como Robert Service, Simon Sebag Montefiore, Moshe Lewin (autor de um livro ponderado e excelente sobre o período soviético), Orlando Figes, Timothy Snyder, Anne Applebaum, Angelo Segrillo, Marcel Novaes e Sheila Fitzpatrick, sabe-se que o sistema comunista de Stálin é responsável por cerca de 25 milhões a 30 milhões de mortes. Chegava-se a matar por cotas.
“Eu sou um ex-covarde e anticomunista”
O título da entrevista é “Eu sou um ex-covarde”. Mercadante quer saber por qual motivo a coluna de Nelson Rodrigues em “O Globo” passou a ser “política”. “Passei à ação política simplesmente porque deixei de ser covarde. Sou um ex-covarde.” Acossado pelo repórter, assinala: “Eu sou um anticomunista. Geralmente, o anticomunista diz que não é. Mas eu sou e o confesso”.
O motivo de ser anticomunista: “A experiência comunista inventou a antipessoa, ou o anti-homem. (…) O comunismo inventou alguém que não é homem. Para o comunista, o que nós chamamos de dignidade é um preconceito burguês. Para o comunista, o pequeno-burguês é um idiota absoluto justamente porque tem escrúpulos”.
O polemista seria “hidrófobo”?, fustiga Mercadante. “Não, o comunismo é que é hidrófobo. Minha fúria é a de um homem que ama a liberdade. Eu sou um homem que põe a liberdade acima do pão”. Difícil discordar. Os que sacrificam a liberdade pela igualdade, ou suposta igualdade, como na União Soviética, não chegam ao paraíso — comunista ou qualquer outro —, e sim à ditadura. A aposta na igualdade é, no geral, uma estratégia para iludir e arrebanhar os inocentes-úteis de sempre — afinal, quem pode ficar contra os que defendem a igualdade? (quem fala em nome da igualdade, do bem comum, pode fazer tudo; até matar 30 milhões, como na União Soviética, e 70 milhões, como na China — e, conquistados, o porrete come e a liberdade é a primeira a ser excluída.
Padre de passeata, dom Hélder Câmara era criticado constantemente por Nelson Rodrigues. Na entrevista, não poderia ser diferente: “Dom Hélder é um cristão para quem não basta o cristianismo. É o cristão sem vida eterna. É o cristão marxista. É o cristão sem sobrenatural. Esqueceu tanto a letra do Hino Nacional como a do Padre-Nosso e da Ave-Maria. É, portanto, um falsário. (…) Ele não abandona a batina porque não pode usar terno, não pode ser almofadinha, não pode ser um janota, porque nem um cachorro vira-lata o acompanhará. Dom Hélder de terno será líder de coisa nenhuma”. Bate muito mais, mas a síntese é suficiente.
A Igreja Católica, na opinião de Nelson Rodrigues, está ameaçada “pelos padres de passeata, pelas freiras de minissaia. Hoje, qualquer coroinha contesta o papa”. Hoje, sublinho, tem a ver com meio século atrás. O papa Francisco, com quem possivelmente o escritor não simpatizaria de maneira ampla, está sendo contestado por aqueles — bispos e cardeais — que não querem uma “atualização rápida” da Igreja Católica. O objetivo do religioso, homem do sistema, não é mudar as bases da Igreja Católica, mas torná-la contemporânea. Até para não continuar perdendo clientela para os grupos evangélicos.
Gustavo Corção e Tristão de Athayde
Gustavo Corção (1896-1978) é um pensador católico e escritor (“Lições do Abismo”) que começa a ser reconsiderado por alguns leitores, mas não entra nos cânones. Da Wikipédia, extraio um comentário da escritora Rachel de Queiroz: “A maioria dos brasileiros conhece duas faces de Gustavo Corção. Uma, a do escritor exímio, a usar como ninguém a língua portuguesa, o autor que é um indiscutível clássico da literatura nacional. […] A segunda face é a do anjo combatente, de gládio na mão, a castigar os impostores que vivem a gritar o nome de Deus e da Sua Igreja, não para os louvar, antes para apregoar na feira inocente-útil do ‘progressismo’”. Tristão de Athayde-Alceu de Amoroso Lima disse: “Era o único escritor da literatura moderna, na linha de Machado de Assis. Era um límpido machadiano. Tinha o que se chama de ‘senso de humor’, à inglesa”.
Embora não seja ruim, Gustavo Corção não está à altura de Machado de Assis, Graciliano Ramos, Guimarães Rosa e Clarice Lispector. Pertence ao segundo time… de qualidade, aceitemos. Ressalvo, porém, que não sou especialista em sua obra. Mas ponho um pé, o esquerdo ou o direito, atrás quanto às avaliações de amigos como Rachel de Queiroz e Tristão de Athayde. Nelson Rodrigues, na entrevista, corrobora os dois “críticos”: “Ele [Corção] é uma das inteligências mais sérias do Brasil. As esquerdas dizem que ‘ele é uma besta’ e gostariam muito que ele o fosse. Até os seus piores inimigos sabem que ele é um homem muito inteligente”. Observe que o dramaturgo não avalia sua obra literária e ensaística. A impressão que se tem é que, na falta de autores de direita, para colocá-los em confronto com autores de esquerda — no Brasil quase todo mundo posa de esquerda, mesmo quem não é —, é preciso reforçar a posição de Gustavo Corção como grande escritor.
Alceu de Amoroso Lima leva um cacete federal de Nelson Rodrigues, porque, depois de articular inclusive com a direita integralista, passou a flertar com a esquerda. “O doutor Alceu é um cego que não quer ver, um homem que desviou sua inteligência para cortejar a juventude.” É só um trecho da crítica contundente e corrosiva.
Cartaz de Lênin contradiz o “é proibido proibir”
Mercadante quer saber se Nelson Rodrigues “abomina a juventude”. A resposta é prosaica e, ao mesmo tempo, até sociológica: “Não, eu amo a juventude. O que abomino é o jovem idiota, uma das figuras mais sinistras da nossa época [década de 1960]. (…) O jovem pode ser um pulha, um santo, um herói, um covarde. A impostura mais sinistra do século 20 é o Poder Jovem. De repente, os mais velhos passaram a ver os jovens como o certo, o histórico, o sábio, o clarividente. O fato de um imbecil ter 17 anos transformou-se em um mérito formidável. O sujeito passou a ser seguido e respeitado, não por ter tais ou quais méritos, mas por ter nascido em 1952. (…) De repente, sábios, filósofos, psicólogos, psicanalistas começaram a achar que porque o sujeito nasceu em 1952 passava a ter todos os direitos e nenhum dever. Os mais velhos instalaram no jovem idiota um processo de paranoia: ‘O doutor Alceu e dom Helder estão dizendo que eu sou a história, que o mundo é meu, que eu não preciso aprender nada porque já sei tudo, porque nasci em 1952 e portanto sou formidável’. (…) Uma juventude tão inepta [na França] que escrevia nas paredes: ‘É proibido proibir’ e carregava cartazes de Lênin, Mao, Guevara e Fidel, autores das proibições mais brutais. Era a imaturidade erigida em virtude formidabilíssima, era o Poder Jovem que é o próprio culto à imaturidade. (…) O bom, a figura estimulante, é o ex-jovem. E não o jovem basbaque, erigido em poder pelas esquerdas”. Não mudou em 49 anos: hoje, apesar de se conhecer a história da esquerda no século 20, é possível ouvir jovens ricos enaltecendo Guilherme Boulos, estranhamente apresentado como “democrata”. São parentes suicidas dos jovens ricos que idolatravam Fidel Castro em Cuba e, com a revolução radicalizada, tiveram de cair fora, para Miami, ou foram presos e, até, mortos.
Para Nelson Rodrigues, “o esquerdista é o maior moedeiro falso de todos os tempos”.
Açulado para falar sobre os Estados Unidos, Nelson Rodrigues não se faz de rogado: “Os Estados Unidos são o ganha-pão das nossas esquerdas. Se os Estados Unidos acabassem, acabariam automaticamente as nossas esquerdas por falta de assunto. Os Estados Unidos são um grande país, o país mais livre do mundo. Imagine só que lá a televisão já andou passando um filme intitulado ‘As Atrocidades Americanas no Vietnã’”. Curiosa ou sintomaticamente, o autor de “Senhora dos Afogados” defendia a ditadura patropi, que, em 1969, com o AI-5 nas mãos, era cruenta.
Pelo menos o escritor era um anticomunista assumido e não fez como a família Marinho, que, dirigente do Grupo Globo, pediu “perdão” por ter apoiado a dita-quase-sempre-dura civil-militar. Anos depois dos governos dos generais. Se os Marinhos tivessem rompido com a dita-quase-nunca-branda entre 1968 e 1974, aí, sim, seriam admiráveis. Se vivo, com sua verve ferina, certamente Nelson Rodrigues diria: “Pelo visto, ninguém apoiou a ditadura — só eu”. Ressalte-se que era empregado de “O Globo”. Em 1969, tempo de combate feroz entre guerrilheiros e militares, não se sabia quem mais amava os governos dos generais: se Nelson Rodrigues, quiçá cínico, ou Roberto Marinho, quem sabe misto de epicurista e cínico. Esquerdista, um filho do dramaturgo foi torturado pelo regime militar.
“O biquíni é a degradação da nudez”
Ao contrário de certos intelectuais — desses que hoje vivem grudados na televisão, assistindo séries, que nada mais são do que novelas encurtadas —, Nelson Rodrigues gostava dos programas televisuais. Irônico ou não, disse à revista: “Eu gosto do mau gosto da TV. A pior televisão do mundo é a inglesa, com aquela mania cultural. A TV tem de ser feita para as massas, e as massas são burras e têm mau gosto e não têm nada que ver com a grande arte, com a grande música, com a grande pintura. Se ela é feita para as massas, tem de ter o nível das massas. Evidentemente, você não vai investir bilhões numa TV para que o Proust diga: ‘Está ótimo. Tem bom gosto’”.
Conservador, Nelson Rodrigues era crítico do biquíni. “O biquíni é a degradação da nudez. A nudez, para que tenha um valor plástico, exige o desejo. A nudez exige o amor. A nudez sem o desejo e, pior ainda, a nudez sem o amor é o que há de mais feio.” O repórter contrapõe: “Mas a culpa é do biquíni?” O arguto observador dos costumes replica: “Não, a culpa é da burrice suicida das mulheres que o usam. No tempo em que a nudez tinha mistérios, tinha suspense, era um dos mais altos bens da mulher. Mesmo a mulher mais destituída de encantos tinha essa nudez latente debaixo do vestido. E isso era fascinante. (…) O biquíni acabou com esse encanto”.
Sublinhe-se: o dramaturgo é pré-internet. A internet escancarou tanto a nudez e o sexo que chegou a “matar” a “Playboy” brasileira. A mulher que Nelson Rodrigues parece almejar (colocar num pedestal), nostálgica e, até, poeticamente, não existe mais e, mesmo se acreditando em eterno retorno, talvez não venha a re-existir algum dia. Mas o escritor não teria alguma razão? É provável, mas a palavra a reter é “alguma”… Não dá para escrever “toda”.
Tido como introdutor do palavrão no teatro — “fui homenageado como tal” —, Nelson Rodrigues pontua que “dava ao palavrão uma função dramática. Depois veio o palavrão pelo palavrão, pelo prazer do palavrão”.
Como um escritor tão escrachado, com uma linguagem erótica tão poderosa, pode ser tão conservador e, inclusive, carola? A explicação está na sensacional biografia “O Anjo Pornográfico — A Vida de Nelson Rodrigues”, de Ruy Castro. O jornalista explicita a contradição de um anjo que, igualmente, era, quando escrevia, demônio. Sua arte era Lúcifer (volúpia) e o homem, anjo (contenção). Pelo menos queria ser angelical e, de certo modo, era mesmo. Dada sua linguagem poderosa, ofensiva aos “bons costumes” e à moralidade de porta de igreja, o autor de “Perdoa-me Por Me Traíres” chegou a ser perseguido pelos censores. “Eu tive sete interdições, e ninguém se manifestou a meu favor. A direita, o centro e a esquerda estavam, então, contra o palavrão e a favor da interdição. Fui, durante anos, o único autor obsceno do teatro brasileiro. Os esquerdistas me chamavam de tarado”.
A questão-chave é: ainda que conservador, em termos políticos, Nelson Rodrigues era revolucionário como criador artístico. Não à toa Anthony Burgess, autor do romance “Laranja Mecânica” e crítico literário, escreveu que os grandes revolucionários da “forma”, os escritores inventivos, são (ou foram) quase todos, politicamente, conservadores.
Há quem aposte que cinema é entretenimento para adolescentes que os intelectuais transformaram em sétima arte para assistirem filmes, a rodo, sem passar vergonha. Nelson Rodrigues não discorda: “Cinema é subarte”. O crítico de cinema Lisandro Nogueira, que equipara Stanley Kubrick e Jean-Luc Godard (e, quem sabe, Claude Chabrol) a Proust, Claude Simon (dos franceses, depois de Stendhal, Flaubert, Proust e Gide, é o mais apreciável) e Joyce, talvez concorde com um comentário de Nelson Rodrigues: “Nem sei se o Cinema Novo tem coerência ou a unidade de um movimento orgânico”. A Víbora 2 (a 1ª é o jornalista Joel Silveira) sugere que o diretor (e autor?) Glauber Rocha era maior do que o Cinema Novo.
“O Brasil sempre teve um tom de catástrofe”
Mercadante conclui a entrevista com a pergunta “e o Brasil, Nelson, o Brasil vai bem?”. O dramaturgo apresenta sua leitura: “O Brasil sempre teve um tom de catástrofe, de quinto ato de uma tragédia bravíssima. Os militares estão fazendo uma experiência. Tomaram o poder e esse poder lhes foi imposto pela inépcia, pela burrice, pela imbecilidade das esquerdas. As esquerdas fizeram tudo isso e colocaram as Forças Armadas na obrigação elementar de intervir sumariamente porque o Brasil de Jango foi o Brasil do caos, do caos mais idiota, mais estéril, mais infecundo, que não conduziria a nada a não ser ao próprio caos. Os militares tiveram de intervir para que o Brasil não virasse uma China de Pearl Buck, uma China subliterária, onde todo homem é um animal político. Todo homem, menos os militares?, pergunto eu. O militar é um brasileiro digno como qualquer outro. Têm direito à vida política eles também. E eu me recuso a acreditar na incompetência dos militares. Eles estão devolvendo o juízo ao Brasil”.
Penso como Nelson Rodrigues: os militares, e exatamente por causa da ditadura civil-militar — os civis querem descolar e dizem que a ditadura foi apenas militar, esquecendo-se das ações das vivandeiras, como Magalhães Pinto e Carlos Lacerda —, ficaram com má imagem. Mas há figuras extraordinárias nas Forças Armadas, como Ernesto Geisel, falecido em 1996, e Eduardo Villas Boas, atual comandante do Exército. Há intelectuais de primeira linha entre os militares, mas a mídia costuma tratá-los como bestas feras e ouve qualquer intelectual mediano da universidade como se fosse uma sumidade. Mas, como regimes autoritários (nem precisam ser totalitários) não me entusiasmam — nenhum me interessa, pois considero que a melhor ditadura é pior do que a mais frágil e caótica das democracias —, fico com as palavras de Geisel, quando inquirido por um pesquisador sobre por qual motivo havia “matado” a ditadura: “Porque era uma bagunça”. A ordem aparente pode esconder, como percebeu o presidente-general, um caos poderoso e paralisante.
Não está na entrevista da “Veja”, mas recolho trecho de uma entrevista do dramaturgo ao escritor Otto Lara Resende (que escrevia de maneira mais refinada do que o dramaturgo, mas não tinha o mesmo talento): “Nelson, quais seriam as suas últimas palavras?” O autor de “Toda Nudez Será Castigada” redarguiu: “Que boa besta era o Marx!”
Nelson Rodrigues: o grande acontecimento do século foi a ascensão espantosa e fulminante do idiota publicado primeiro em https://www.revistabula.com
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(George) Lucas' first feature film, "THX 1138" (1971), shot in San Francisco and produced by his new friend Francis Ford Coppola, adapted his own story from a student film. It portrays a totalitarian future world of mind and body control where drugs are compulsory and sex is banned. Despite a sometimes clinical bleakness, its deft shuffle of cool, luminous images (edited by Lucas) often resembles minimalist scenarios of avant-garde dance, then flourishing in San Francisco. The film unexpectedly ends in a car chase, as a magnificent Lola T70 racer speeds through city tunnels, its supercharged whine a piercing machine music injected by Lucas into Lalo Schifrin's moody, ambient score.
Camille Paglia, “Glittering Images: A Journey Through Art from Egypt to Star Wars” (2012).
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gdsradio7 · 6 years
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El Papa: “La vida está siendo transgredida brutalmente por las ganancias económicas y la tecnología”
El Papa: “La vida está siendo transgredida brutalmente por las ganancias económicas y la tecnología”
Carta del papa Francisco a monseñor Paglia por el 25º de la Academia Pontificia para la Vida: “Avanza la anti-cultura de la guerra y de la división”. Aborto y eutanasia “males gravísimos” que “nos hunden en la anti-cultura de la muerte”
“El umbral del respeto fundamental de la vida humana está siendo transgredido hoy en día de manera brutal, no solo por el comportamiento individual,…
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— Dra. Camille Paglia (1947–), Universidade da Filadélfia, EUA, feminista dissidente, uma das mais ácidas críticas do feminismo contemporâneo.
Com a emocionante vitória de Bernie Sanders sobre Hillary Clinton na primária de New Hampshire, o establishment feminista da velha guarda nos EUA sofreu um golpe esmagador. Apesar dos esforços de emergência por Gloria Steinem, a imperatriz viúva astuto do feminismo, para empurrar a Hillary vacilante sobre a linha de chegada, Sanders ganhou esmagadoramente votos das mulheres em todas as categorias, exceto idosos. Na semana passada, quando ela disse a apresentadora de TV Bill Maher que as mulheres jovens que apoiam a campanha Sanders são apenas nele para atender meninos, Steinem conseguiu não só insultar a inteligência e o idealismo do jovem, mas para vaporizar todos os fãs Sanders lésbica em um não-espectral pessoa. máscara humanitária polida de Steinem tinha escorregado, revelando o fascista mumificado dentro. Tenho certeza de que minha alegria foi compartilhada por outras feministas dissidentes em toda parte. Nunca antes o público em geral, aqui ou no estrangeiro, visto mais claramente a arrogância e espírito de manipulação amoral da elite do poder que sequestraram e atrofiadas segunda onda do feminismo.
No dia seguinte, Hillary foi acompanhado durante a campanha pelo ex-secretária de Estado Madeleine Albright (um nomeado Bill Clinton), que proclamou, ao riso e aplausos de Hillary “, Há um lugar especial no inferno para as mulheres que não ajudar outras mulheres. “Waspishly policiamento a terra era evidentemente insuficiente para o politburo feminista, que agora estão intrometendo no jogo salvação e condenação.
Não importa que a mulher elevada à categoria de Cristo Redentor por Steinem e Albright tem uma folha de rap manchado e rasgado cinco milhas de comprimento. Que princípios genuínos que Hillary não deixaram, depois de uma carreira pública tão leve em realizações concretas e tão pesado com mentiras e ganância? Sim, ela foi entregue trabalho após trabalho, mas principalmente devido à sua associação muito unfeminist com um homem. Como senadora, ela iniciou nada de substancial, e como secretário de Estado, ela tropeçou em um fiasco desastroso após o outro, aumentando a desestabilização da África do Norte e Oriente Médio.
I com entusiasmo apoiar e contribuir para Bernie Sanders, porque ele é um homem de convicção que fala do seu coração e que não precisa de pesquisadores pagos e um gigante, obsequioso, o pessoal real para dizer a ele o que dizer ou usar todos os dias. Ele articula uma visão de justiça social que deve estar no centro do Partido Democrata, que se tornou muito acolhedor, com grandes doadores e lobistas corporativos ao longo do último meio século. Hillary Clinton, em contraste, é um time-server e trimmer que cinicamente panders para cada público e que embaralha através de posições políticas, como cartas de baralho.
Quando e como Hillary supostamente tornar-se um ícone feminista, como tantas mulheres jovens, evidentemente acha?Sua proeminência pública sempre foi baseada não em toda a realização do seu próprio país, mas em seu casamento com um político carismático, agora em sua velhice. Seu discurso na Quarta Conferência Mundial das Nações Unidas sobre a Mulher, em Pequim, em 1995, listou as limitações e atrocidades sofridas pelas mulheres do Terceiro Mundo e crianças, mas a sua chamada para “ir além da retórica” ​​faltou um acompanhamento discernível. Além disso, em uma passagem central desse discurso, cada frase sobre os encontros de Hillary com mulheres carentes começou com “I”, unsettlingly prefigurando-a-uso de “I” em sua campanha atual, em contraste com o foco que transcende o ego Bernie Sanders ‘on provocando um movimento populista de reforma política.
Hillary estava freqüentando a Escola de Direito de Yale, enquanto eu era um estudante de graduação outro lado da rua.Em 1970, uma conferência feminista pouco frequentado foi realizada na Faculdade de Direito, com estatísticas bem conhecidas como Kate Millett e Naomi Weisstein. Se Hillary estava lá, ela não fez nada para se destacar. Foi nessa conferência que me dei conta de que o feminismo de segunda onda, então apenas três anos de idade, já estava saindo dos trilhos. Por exemplo, a lésbica radical Rita Mae Brown me disse: “A diferença entre mim e você, Camille, é que você deseja salvar as universidades e quero queimá-los.”
Certa vez escrevi sobre meus muitos confrontos com primeiras feministas-como uma quase briga com a libertação do grupo de rock de Mulheres de New Haven sobre o meu amor fervoroso dos “sexistas” Rolling Stones ou um confronto rancorosa sobre a própria existência de hormonas sexuais com estudos professores das mulheres em um restaurante Albany. Foi precisamente por causa da loucura limítrofe de muitas dessas mulheres que me tornei um fã de Gloria Steinem partir do momento em que ela apareceu no cenário nacional.
Com seus tons elegantes aviador, de cintura baixa, e cabelo de fluxo, com listras-blonde, o Steinem telegenic normalizou a imagem pública do feminismo e tornou palatável a uma vasta mainstream. Ela projetada firmeza e cordialidade e apresentou os objetivos feministas como absolutamente razoável. Como co-fundador da Ms., ela criou a primeira revista feminista páginas brilhante vendidos nas bancas. O título também foi uma grande contribuição para o idioma Inglês, que faltava um título honorífico para as mulheres que não sinalizam o estado civil.
No início dos anos 1970, quando a revista TIME pediu candidatos para a primeira mulher presidente, eu enviados em uma indicação florido para Steinem, a quem eu previa iria surgir, “quando a idade escureceu sua beleza”, como uma mulher sábia autoridade, honrado por todos. Perante este cenário de respeito e admiração, eu estava desanimado com a direção que a carreira de Steinem tomou. revista Ms. tornou-se ideologicamente bloqueado, recusando-se a permitir um debate aberto sobre inúmeras questões urgentes, como a precipitada construção, unscholarly de programas de estudos da mulher, que irracionalmente excluídos todo o estudo da biologia. Minha própria ala pró-sexo do feminismo foi completamente fechada fora do Ms.
Steinem coniventes na força-bashing masculino do feminismo, quando ela declarou: “Uma mulher precisa de um homem como um peixe precisa de uma bicicleta.” Ela, sarcástica, e tom condescendente mel sobre os homens tornou-se o estilo de casa feminista. Sem filhos, ela ajudou a rebaixar as mães que ficam em casa a um status de segunda classe. Ela foi fundamental na inflamando uma questão importante, o aborto, a tão fanática um grau que ele foi embora dezenas de milhares de potenciais recrutas para feminismo mulheres que passou a ter objeções morais ao aborto com base na fé religiosa.
Steinem e os líderes da Organização Nacional para as Mulheres permitiu a sua própria agenda partidária para distorcer a verdadeira universalidade do feminismo. Tornaram-se nos bastidores agentes secretos para o Partido Democrata.Steinem foi pego em flagrante hipocrisia quando ela deu Bill Clinton um passe livre para a seu estupro grosseira dos princípios de assédio sexual fundamentais na indução de uma jovem estagiária Monica Lewinsky, para atender-lo nos escritórios da Casa Branca.
A revolta de feministas pró-sexo contra o estabelecimento feminista começou com lésbicas batom em San Francisco no final de 1980 e se espalhou por todo o país na década de 1990. I entrou em conflito aberto com líderes feministas depois do meu primeiro livro, Personae Sexual, que havia sido rejeitado por sete editores, foi lançado pela Yale University Press em 1990. Steinem, que, obviamente, não se preocupou em lê-lo, em comparação que 700 páginas tome sobre literatura e arte para Mein Kampf de Hitler e disse-me, “Sua chamando-se uma feminista é como uma espécie de nazista dizendo que não é anti-semita.” Essa é a forma como o estabelecimento feminista trabalhou-a grande mancha automática.
Por quase 25 anos, Hillary Clinton, com seu subtexto fervendo de amargura desprezo sobre os homens, foi empurrado e protegido por uma série de mulheres poderosas jornalistas nos jornais e TV, companheiros Steinem ou simpatizantes que têm muito pelo que responder. Encantado com Hillary em seus jantares exclusivos e chitchats privadas, encorajaram suas ambições presidenciais. Mas, depois de duas campanhas nacionais, deve ser óbvio que Hillary não tem instinto natural ou facilidade de compreensão e comunicação com o público na escala em que as demandas da Presidência. Sexismo não tem nada a ver com isso. – Camille Paglia, ““Sexism has nothing to do with it”: Camille Paglia on Hillary Clinton, Gloria Steinem – and why New Hampshire women broke for Bernie Sanders”, Salon, 11 de Fevereiro de 2016. http://www.salon.com/2016/02/11/sexism_has_nothing_to_do_with_it_camille_paglia_on_hillary_clinton_gloria_steinem_and_why_new_hampshire_women_broke_for_bernie_sanders/
Olha essas também:
• “Feminismo convence meninas de que precisam da proteção constante de autoridades.” « Camille Paglia ocontraditorio.com/ladodireitodaequidade/?p=20488
• “O feminismo cometeu um grande erro ao difamar a maternidade.” « Camille Paglia ocontraditorio.com/ladodireitodaequidade/?p=7084
• “‘Cultura do estupro’ é um termo ridículo. Mera propaganda enganosa.” « Camille Paglia ocontraditorio.com/ladodireitodaequidade/?p=20830
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secretummeummihi · 1 year
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La “gran economista” abortista, miembro de la PAV, cuyas ideas transformadas en política pública están quebrando a un país Mons. Vincenzo Paglia, Presidente de la Pontificia Academia para la Vida, declaraciones a Il Giornale, Oct-25-2022: «La profesora es un nombre de alto nivel, reconocida por todos, en el campo de la economía. Hace parte de los expertos de la «Economia de Francisco». Es en http://dlvr.it/SmXyDj
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igrejacatolicapt · 7 years
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Vaticano defende pró-aborto recém-nomeado para academia pró-vida: aborto não é o seu «foco»
http://www.igrejacatolica.org/vaticano-defende-pro-aborto-recem-nomeado-para-academia-pro-vida-aborto-nao-e-o-seu-foco/
Vaticano defende pró-aborto recém-nomeado para academia pró-vida: aborto não é o seu «foco»
Igreja Católica/>
lifesitenews.com «O Arcebispo Vincenzo Paglia, o chefe da Pontifícia Academia para a Vida do Vaticano, redobrou a sua defesa do novo membro nomeado pelo Papa Francisco para a Academia, o qual tinha argumentado que o aborto deveria ser legal até “18 semanas após a concepção.” Paglia disse...
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