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#Morti 11 luglio
angelap3 · 2 months
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Questa è la foto più bella di Robin Williams che abbia mai visto.
"Medicina, diritto, affari, ingegneria: queste sono tutte attività nobili e necessarie per sostenere la vita. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore: questi sono ciò per cui rimaniamo in vita."
~La Società dei Poeti Morti
Robin Williams (21 luglio 1951-11 agosto 2014)
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ilpianistasultetto · 1 year
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NOTIZIE DA ISTITUTO LUCE
"Sono gia' 15 milioni gli italiani in vacanza", recita contento il conduttore del Tg1.
Se facciamo una media vacanze di 15 giorni (che gia' e' una media niente male) , nelle due quindicine di luglio saremo gia' a 30milioni. Poi, si sa, il mese boom per i vacanzieri e' Agosto. Mettiamo l'asticella bassa? Seguendo i numeri di luglio, ci vogliamo fermare a 40milioni? Totale 70milioni. Insomma, 59milioni di italiani vivi (come certifica ISTAT essere gli italiani nel 2022) e forse 11 milioni di morti che quest'anno si godranno le vacanze. Ma perche' dovrei meravigliarmi se il Paese intero e anche piu', si gode le meritate ferie, come raccontano i tg a reti unificate, con aeroporti, traghetti, alberghi e ristoranti, tutti presi d'assalto, seppur con prezzi alle stelle? Succede di meravigliarmi perche' penso alle mie di vacanze. Dal 24 luglio al 10 agosto in un appartamentino (50mq) in una casa tipica della Provenza, qualcosa di simile a un appartamentino in un agriturismo nella campagna toscana. Una vacanza senza infamia e senza lode.. Costo, 200 euro al giorno x alloggio. Poi aggiungo benzina, autostrade, qualche spuntino giornaliero in un bar per pranzo e una cenetta in qualche ristorantino di medio-basso livello, ingresso a qualche evento e qualche spesa extra; credo di non cavarmela meno di 6mila euro. Ecco perche' mi meraviglio. Perche' vivo in un Paese dove 70milioni di persone possono permettersi vacanze dai 5 ai 10-20-30 mila euro e oltre. @ilpianistasultetto
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ama-god · 2 years
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Il 28 marzo 1998 si toglie la vita nel carcere delle Vallette di Torino Edoardo Massari ("Baleno"), anarchico di 35 anni. L'11 luglio lo segue la sua compagna Maria Soledad Rosas ("Sole"), agli arresti domilcilari a Benevagienna. Sole aveva lasciato scritto «Non sopporto più la reclusione, non conosco altra maniera di essere libera». E Baleno, in una lettera a Sole: «Ci vogliono morti, perché siamo i loro nemici. E non sanno che farsene di noi, perché non siamo i loro schiavi».
I due giovani erano stati dipinti dalla stampa e dai media come "ecoterroristi" dopo alcuni attentati contro tralicci e strutture dei primi lavori della TAV in Val di Susa, a loro attribuiti senza prove convincenti. Il Tribunale li aveva condannati per associazione armata con finalità sovversive.
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unita2org · 2 months
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QUANDO GUARDATE IL MARE E VEDETE UNO YACHT PENSATE SULLA PELLE DI CHI HA FATTO I SOLDI IL PROPRIETARIO...
di Redazione Rilanciamo questo articolo/inchiesta molto ben fatto e che dovrebbe farci riflettere sulle responsabilità del governo Meloni e sugli interessi che difende. https://www.araberara.it/vittime-sul-lavoro-369-morti-nel-2024-gia-11-in-piu-dellanno-scorso Vittime sul lavoro: 369 morti nel 2024, già 11 in più dell’anno scorso 1 Luglio…
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lamilanomagazine · 2 months
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L'anticiclone africano Caronte si intensifica: tre morti per il caldo
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L'anticiclone africano Caronte si intensifica: tre morti per il caldo. Non arrivano buone notizie per chi soffre il caldo: le temperature, già insopportabili nelle ore centrali della giornata, saliranno ancora e resteranno molto alte fino a fine luglio. Ma è dalla prossima settimana che saranno battuti diversi record. Ne sono sicuri i meteorologi che analizzano l'arrivo dell'anticiclone africano: sarà lui a portare temperature fino a 40 gradi e bollino rosso in 11 città.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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m2024a · 3 months
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Mario, Roberto e Giovanni morti in moto: l'incidente terribile, grave il quarto amico. Il sindaco: «Erano bravi ragazzi» Appuntamento di prima mattina per una gita in moto fuori porta: tutti amici, tutti giovani, tutti appassionati della due ruote. Un sabato di luglio da trascorrere tra i saliscendi e i tornanti delle strade della Sardegna più amate dai centuari. Nessuno poteva immaginare la fine tragica di questa giornata. Mentre la comitiva stava rientrando a casa dopo le soste al lago Omodeo e alle terme di Fordongianus, intorno all'ora di pranzo, ognuno per suo conto, lo schianto inaspettato sulla provinciale 11, nel comune di Paulilatino, in provincia di Oristano. L'incidente terribile Uno scontro frontale in un rettillineo all'altezza di un dosso: il conducente dell'auto e i motociclisti si sono ritrovati improvvisamente faccia a faccia senza poter effettuare alcuna manovra. L'impatto è violentissimo: prima una moto, poi le altre tre finiscono contro la vettura, una Mercedes 190. I detriti si disperdono per 50 metri, i corpi sbalzati a 30 metri dal luogo dello scontro. Alla fine di conteranno tre vittime: Mario Sedda e Roberto Daga, entrambi di 27 anni, e Giovanni Melis, di 30. Tutti erano residenti a Paulilatino, Melis però era originario di Gadoni. Due i feriti trasportati all'ospedale, nessuno è in gravi condizioni. Al riconoscimento delle prime due vittime ha contribuito il sindaco Domenico Gallus, intervenuto sul posto anche come medico. «Una scena terribile - racconta all'ANSA - Se ne vanno due ragazzi educatissimi e stimatissimi in tutto il paese. Da quello che abbiamo potuto apprendere - ricostruisce il sindaco -, proprio il dosso nel lungo rettilineo ha impedito che conducenti di auto e moto potessero fare qualcosa. Una scena straziante». Il maxi-incendio Dopo lo schianto i mezzi hanno preso fuoco a causa della perdita di benzina, innescando così un gigantesco rogo che ha richiesto l'intervento di quattro Canadair, due Super Puma e tre elicotteri, oltre a quattro squadre a terra dei vigili del fuoco. Il fuoco ha percorso almeno otto chilometri, minacciando il tratto oristanese della statale 131 e il nuraghe Losa di Abbasanta: la strada non è stata chiusa perchè il fronte del fuoco ha saltato la carreggiata, proseguendo la sua marcia all'interno, il nuraghe invece è stato 'protetto' dai getti d'acqua dei mezzi aerei. Il sindaco: «Una scena terribile» Al riconoscimento delle prime due vittime ha contribuito il sindaco Domenico Gallus, intervenuto sul posto anche come medico. «Una scena terribile - racconta all'ANSA - Se ne vanno due ragazzi educatissimi e stimatissimi in tutto il paese. Da quello che abbiamo potuto apprendere - ricostruisce il sindaco -, proprio il dosso nel lungo rettilineo ha impedito che conducenti di auto e moto potessero fare qualcosa. Una scena straziante». Dopo l'impatto, violentissimo, i mezzi hanno preso fuoco a causa della perdita di benzina innescando così un gigantesco rogo che ha richiesto l'intervento di tre Canadair, due Super Puma e un elicottero. L'incidente a Paulilatino Il tragico incidente stradale è avvenuto nel pomeriggio di sabato 6 luglio a Paulilatino, in provincia di Oristano, dove si sono scontrate quattro moto e un'auto. Secondo la ricostruzione effettuata dai quotidiani locali, le quattro moto stavano viaggiando in direzione di Paulilatino quando si sono scontrate con un'auto che proveniva dalla direzione opposta. Nello schianto i corpi dei quattro motociclisti sono stati sbalzati sull'asfalto, per tre di loro non c'è stato nulla da fare. Il quarto è in gravi condizioni ed è stato trasportato in eliambulanza a Cagliari. L'incidente è avvenuto sulla provinciale 11 all'altezza del campo di calcio, lungo un rettilineo. Nell'impatto le moto hanno preso fuoco, provocando un vasto incendio di vegetazione. Per domare le fiamme a lavoro, oltre a cinque mezzi di terra, 2 Canadair, 2 Superpuma e un elicottero. Sono tutti motociclisti le tre vittime. facevano parte di una comitiva di amici, tutti appassionati delle due ruote, in viaggio verso il lago Omodeo per una gita fuori porta. L'incendio ha percorso 8 chilometri Ha percorso almeno otto chilometri il gigantesco rogo innescato dall'incidente. Le fiamme causate dalla perdita di benzina dei mezzi coinvolti nello schianto, si sono propagate velocemente, spinte dal vento di scirocco. Il fuoco ha minacciato il tratto oristanese della statale 131 e il nuraghe Losa di Abbasanta: la strada non è stata chiusa perchè il fronte del fuoco ha saltato la carreggiata, proseguendo la sua marcia all'interno, il nuraghe invece è stato 'protetto' dai getti d'acqua. La vastità del rogo ha richiesto un impiego imponente di mezzi aerei e di personale a terra: in azione quattro Canadair, tre elicotteri e due Super Puma, oltre a quattro squadre dei vigili del fuoco. La dinamica da chiarire La dinamica dell'incidente è ancora tutta da chiarire: coinvolte nello scontro su un tratto di strada rettilineo ma pieno di dossi, quattro e non due moto, come appreso inizialmente, e un'auto. A causa dell'impatto, violentissimo, si è innescato un gigantesco rogo che ha richiesto l'intervento di tre Canadair decollati dalla base di Olbia, due Super Puma e un elicottero. Quando sono arrivati i soccorritori, per tre dei motociclisti della comitiva non c'è stato nulla da fare. Ricoverati in ospedale, in condizioni non gravi, un quarto motociclista e il condudente della vettura. Sul posto oltre ai medici del 118 con ambulanze e due elicotteri dell'Elisoccorso, i carabinieri, i vigili del fuoco e la polizia stradale.
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cinquecolonnemagazine · 11 months
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Interventisti e neutralisti prima guerra mondiale
La prima guerra mondiale fu un conflitto globale che vide contrapposti le potenze centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria) alle potenze dell'Intesa (Francia, Regno Unito, Russia, Italia e altri). Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria-Este e terminò il 11 novembre 1918 con la resa della Germania. In Italia, l'entrata in guerra fu un evento molto controverso. Il paese era diviso tra due fazioni: gli interventisti, che sostenevano la necessità di entrare in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa, e i neutralisti, che invece erano favorevoli a mantenere la neutralità. Le ragioni degli interventisti Gli interventisti sostenevano che l'Italia aveva interesse a entrare in guerra per diversi motivi. Innanzitutto, ritenevano che la Germania fosse una minaccia per l'Italia, in quanto aveva già occupato la Libia e aveva mire espansionistiche sul Mediterraneo. In secondo luogo, credevano che l'Italia dovesse sostenere la Francia, con cui era alleata da un trattato difensivo firmato nel 1896. In terzo luogo, sostenevano che l'Italia avrebbe potuto ottenere importanti vantaggi territoriali dall'entrata in guerra, come il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia e la Dalmazia. Le ragioni dei neutralisti I neutralisti, invece, sostenevano che l'Italia non aveva interesse a entrare in guerra. Innanzitutto, ritenevano che la guerra fosse un evento disastroso che avrebbe portato solo morte e distruzione. In secondo luogo, credevano che l'Italia non fosse pronta per la guerra, in quanto non aveva un esercito sufficientemente forte. In terzo luogo, sostenevano che l'Italia avrebbe dovuto concentrarsi sul suo sviluppo economico e sociale, piuttosto che impegnarsi in un conflitto bellico. La propaganda Entrambi i fronti si impegnarono in una intensa campagna propagandistica per convincere l'opinione pubblica a sostenere la propria posizione. Gli interventisti utilizzarono i giornali, la radio e le manifestazioni pubbliche per diffondere il loro messaggio. I neutralisti, invece, si concentrarono sulla pubblicazione di articoli e libri che mettevano in guardia dai pericoli della guerra. L'entrata in guerra Dopo mesi di dibattito, il governo italiano decise di entrare in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa. La decisione fu presa il 23 maggio 1915 e fu annunciata dal presidente del Consiglio, Antonio Salandra, in un discorso alla Camera dei deputati. L'entrata in guerra dell'Italia fu un evento di grande importanza per il conflitto. Il paese si aggiunse alle potenze dell'Intesa, dando loro un vantaggio decisivo. La guerra terminò con la vittoria dell'Intesa, ma l'Italia pagò un prezzo molto alto per la sua partecipazione al conflitto: oltre 600.000 morti e 1 milione di feriti. La prima guerra mondiale per l'Italia La questione dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale fu un evento molto importante per la storia del paese. Il dibattito tra interventisti e neutralisti divise l'opinione pubblica e il governo, e la decisione di entrare in guerra fu presa dopo mesi di incertezze. L'entrata in guerra dell'Italia ebbe un impatto decisivo sul conflitto, contribuendo alla vittoria dell'Intesa. In copertina foto di Eveline de Bruin da Pixabay Read the full article
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kritere · 1 year
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Bollettino Covid, in Italia 6.056 contagi e 65 morti per Coronavirus nella settimana dal 4 luglio al 10 agosto 2023: i dati
DIRETTA TV 11 Agosto 2023 I contagi e decessi Covid in Italia nella settimana da venerdì 4 agosto a giovedì 10 agosto 2023: nel bollettino pubblicato oggi si contano 6.056 nuovi casi e 65 morti negli ultimi 7 giorni. 0 CONDIVISIONI Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su ATTIVA GLI AGGIORNAMENTI Contagi covid in risalita in Italia nell’ultima settimana. Sono infatti 6.056 i…
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benzinazero · 1 year
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Sei mesi di conflitto e scontri stradali a Roma: 16.444 incidenti, 7.556 feriti [Associazione Vivinstrada]
Tweet dell’associazione Vivinstrada l’11 luglio 2023 Se la criminalità, nella sola capitale, commettesse circa sedicimila aggressioni in sei mesi (87 al giorno) con circa 7.500 feriti (41 al giorno) e 64 morti (uno ogni tre giorni), molti partiti politici chiederebbero leggi speciali e lo stato d’assedio. Siccome si tratta di scontri stradali, eufemisticamente chiamati incidenti come se fossero…
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perfettamentechic · 3 years
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11 luglio … ricordiamo …
11 luglio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2010: Gisella Passarelli, giornalista, poetessa e scrittrice italiana. Visse ed operò perlopiù a Milano, ottenendo vari riconoscimenti e premi giornalistici e di poesia. (n. 1913) …Poesia poesia dove mi conduci a meditare con l’abito della gioia e lo smarrimento dell’essere quando tutto accade fra notte e giorno e tu intingi la penna nella tua ispirazione e segni un punto nell’iride del sole e…
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abr · 3 years
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(L)’ammissione finale, la confessione, la “pistola fumante” dell’inganno la fornisce lo Stato stesso. L’11 luglio del 2021, (...) in (una) nota, l’Avvocatura dello Stato afferma che (...) i numeri “classificano tra deceduti tutti coloro i quali avevano il virus al momento del decesso e non – come avvenuto da altri Paesi (…) – soltanto coloro i quali sono deceduti a causa del virus stesso”. (...) Una notizia (che) ribalta tutta la narrazione spaventosa del virus, smonta la legittimità e la logica di qualsiasi misura restrittiva e dell’obbligo strisciante di vaccinazione. Da marzo 2020, chiunque osi criticare la politica sanitaria e liberticida dei governi italiani viene accusato di complottismo e gli vengono gettate in faccia, come ricatto morale, le centinaia di migliaia di vittime. Ora, ciò che emerge avrebbe dovuto occupare le prime pagine e le aperture di tutti i telegiornali, ed invece nulla, il silenzio e la prosecuzione del terrore con lo spauracchio delle varianti del virus. D’altra parte, (...) in una mail del marzo 2020, Fauci affermava che il 99 per cento dei morti in Italia erano persone affette da altre gravi patologie (...). Anche in quel caso, silenzio pressoché assoluto dai media di regime. Nel frattempo (...) il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron (...) ha annunciato (...) misure draconiane verso chi non si sottopone al rito salvifico: in Francia viene introdotto l’obbligo di vaccinazione per i sanitari e il divieto di accesso ai locali pubblici come bar e ristoranti, ai cittadini non vaccinati. Non solo, senza il vaccino non si potrà accedere ai trasporti pubblici: niente treno, autobus o aereo. Divieto anche per cinema e teatri. Il generale Figliuolo ha subito applaudito e si è detto favorevole all’introduzione di certe misure anche in Italia (...). Addirittura Fabio Ciciliano, membro del Comitato Tecnico Scientifico, si spinge oltre: “Bisogna offrire vantaggi a chi si vaccina o agli immunizzati, ormai c’è da ragionare in termini di premialità. Non basta sbarrare la strada a teatri o cinema. Occorre fare indagini sociologiche per ogni fascia di età per capire le preferenze”. Indagare (...) per colpirli dove fa più male. Qui non solo è stata fatta carta straccia della Costituzione “più bella del mondo” e dello stato di diritto, ma pure di qualsiasi tipo di etica e di convivenza civile. La dittatura sanitaria si presenta ormai a volto scoperto. (...).
Davide Rossi, via http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/numeri-covid-gonfiati-ecco-la-pistola-fumante-e-piace-la-stretta-di-macron-sui-non-vaccinati/
Di che vi lamentate, v’han lasciato in pace per gli Europei, no? Vi han detto che L’ITALIA RIPARTE. Seee come no: si riparte dal via, di marzo 2021.
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sciatu · 3 years
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La vendemmia in Sicilia 1929
11 Novembre - San Martino : si aprono le botti del vino nuovo
San Martino arriva tra le nebbie ed i voli delle gru che cercano il sole, foglie morte portate via dal vento, torrenti gonfiati dalle nuvole del furioso maestrale, filari di vite nudi e scheletrici. Eppure San Martino è l’inizio della nuova vita del vino. Non è una nascita ma un continuo. Le piogge di aprile, il sole di maggio, l’afa di luglio, il fuoco di agosto, le lacrime celesti di settembre, sono qui a cantare nelle botti, nell’instancabile fermentare del vino, nel suo mutarsi giorno dopo giorno, nell’essere zucchero e quindi ricordo, ebrezza, infine amore. San Martino viene in silenzio, nello spogliarsi di vita degli alberi, nel fermassi delle nubi appesantite dall’acqua sulla cima dei monti, tra i rami nudi dei boschi, nel silenzio che riempie come fredda lava che tutto cancella, il cuore degli uomini. In questo silenzio mutevole ed inquieto, i rossi accesi, i gialli dominanti si perdono, nel continuo cantare delle botti, tra le fiamme dei camini che fanno aprire le castagne con il loro gusto intenso e rotondo. Nel silenzio del cielo, tra il grigiore dei colli silenziosi e la danza del fuoco, senti l’anima tua seguire nel vento il rinascere continuo del mondo, l’evolversi delle stagioni e il mutare degli astri. L’anima tua sente che il silenzio del mattino, l’assenza di insetti, il sole nascosto tra le nubi, non è un approdo in cui nascondersi e chiudersi al mondo, ma un salpare, verso tempeste immobili e mareggiate silenziose, perché l’autunno non è nello spogliarsi degli alberi, nel cadere continuo di foglie imbrunite o di rami morti rubati dal vento. L’ autunno è nel fermentare del mosto maturato a vino novello e presto vino maturo, è nel suo essere ora schiumoso nella voce sua frizzante, ora quieto e fraterno nell’improvviso imbrunire del giorno, nel sapore intenso che dona alle caldarroste, nella forza gioiosa ed estatica con cui disseta i tuoi sogni.  Tutto questo è il sorriso dell’autunno, necessario abbandono, invisibile ambrata rinascita, tutto questo è San Martino.
San Martino arrives among the mists and the flights of cranes looking for the sun, dead leaves carried away by the wind, streams swollen by the clouds of the furious mistral, rows of bare and skeletal vines. Yet San Martino is the beginning of the new life of wine. It is not a birth but a continuation. The rains of April, the sun of May, the heat of July, the fire of August, the celestial tears of September, are here singing in the barrels, in the tireless fermenting of the wine, in its changing day after day, in to be sugar and therefore recall, joy, finally love. San Martino comes in silence, stripping the trees of life, stopping the clouds weighed down by water on the top of the mountains, among the bare branches of the woods, in the silence that fills the hearts of men like cold lava that erases everything. In this changing and restless silence, the bright reds, the dominant yellows are lost, in the continuous singing of the barrels, among the flames of the fireplaces that open the chestnuts with their intense and round taste. In the silence of the sky, between the grayness of the silent hills and the dance of fire, feel your soul following in the wind the continuous rebirth of the world, the changing of the seasons and the changing of the stars. Your soul feels that the silence of the morning, the absence of insects, the sun hidden among the clouds, is not a landing place in which to hide and close to the world, but a setting sail, towards motionless storms and silent sea storms, because the autumn is not in the stripping of trees, in the continuous falling of browned leaves or dead branches stolen by the wind. Autumn is in the fermentation of the matured must into new wine and soon mature wine, it is in its being now frothy in its sparkling voice, now quiet and fraternal in the sudden darkening of the day, in the intense flavor it gives to roasted chestnuts, in the joyful strength and ecstatic with which it quenches your dreams. All this is the smile of autumn, necessary abandonment, invisible amber rebirth, all this is San Martino.
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corallorosso · 3 years
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WIKILEAKS E I SEGRETI DELLA GUERRA IN AFGHANISTAN Negli “Afghan War Logs” rivelati dall’organizzazione di Julian Assange uno squarcio di verità senza precedenti sul conflitto afgano. Un estratto dal libro “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks” di Stefania Maurizi, da oggi in libreria per Chiarelettere. Stefania Maurizi 26 Agosto 2021 […] Il 25 luglio 2010 WikiLeaks pubblicò gli «Afghan War Logs», che mandarono il Pentagono su tutte le furie. I file erano 76.910 report segreti sulla guerra in Afghanistan compilati dai soldati americani sul campo tra il gennaio del 2004 e il dicembre del 2009. Aprivano uno squarcio senza precedenti in quel conflitto lontano e ignorato. […] Pochi mesi prima della pubblicazione di questi documenti, l’organizzazione di Julian Assange aveva pubblicato un memorandum riservato [1] della Cia, datato 11 marzo 2010. Non aveva fatto grande scalpore, eppure era importante perché spiegava le strategie da usare per scongiurare il rischio che l’opinione pubblica francese e tedesca si rivoltasse contro la guerra, chiedendo il ritiro dei loro militari. (...) Per quanto rilevante, questo documento non aveva avuto un grande impatto, quando però il 25 luglio 2010 WikiLeaks rivelò gli Afghan War Logs, i documenti furono rilanciati in tutto il mondo e la reazione del Pentagono fu durissima. Una straordinaria finestra sul conflitto I 76.910 documenti segreti descrivevano la guerra come mai prima era stato possibile. Si trattava di brevi relazioni compilate dai soldati statunitensi che combattevano sul campo. Contenevano informazioni fattuali, incluse latitudine e longitudine dei luoghi in cui erano avvenuti scontri, incidenti e stragi di civili, il tutto descritto con data e ora esatta e in un gergo militare stretto. I file registravano in tempo reale gli eventi significativi (SigActs, significant activities) dal gennaio del 2004 al dicembre del 2009, ovvero negli anni che andavano dal secondo mandato presidenziale di George W. Bush fino al primo anno dell’amministrazione di Barack Obama. Ogni unità e avamposto presente sul teatro di guerra doveva relazionare in modo estremamente sintetico su: attacchi subiti, scontri, morti, feriti, rapiti, prigionieri, fuoco amico, messaggi di allerta e informazioni sugli Improvised explosive devices (Ied), gli ordigni improvvisati piazzati lungo le strade e azionati a distanza che facevano strage di civili e soldati. Ognuno dei report era come un’istantanea che fissava in un preciso momento e in un determinato luogo geografico il conflitto in Afghanistan. Mettendo insieme tutte le istantanee, soldati e intelligence potevano avere una visione completa della guerra, così come si sviluppava sul campo azione dopo azione, in modo da poter fare piani operativi e analisi di intelligence. I rapporti erano compilati dai soldati dell’esercito americano, lo Us Army, quindi erano il loro racconto del conflitto. Non contenevano informazioni di eventi top secret, perché si trattava di documenti classificati al livello secret. I documenti lasciavano emergere per la prima volta centinaia di vittime civili mai computate: il quotidiano inglese «The Guardian» aveva contato almeno 195 morti e 174 feriti, ma aveva fatto notare che il dato era sicuramente sottostimato. I file aprivano anche uno squarcio sulla guerra segreta che si combatteva con unità speciali mai conosciute prima di allora, come la Task Force 373, e con i droni, gli aerei senza pilota che, comandati dai soldati americani che si trovavano in una base del Nevada, uccidevano in posti remoti come l’Afghanistan. La Task Force 373 era un’unità d’élite che prendeva ordini direttamente dal Pentagono e aveva come missione quella di catturare o uccidere combattenti di alto livello di al Qaeda e dei talebani. La decisione di chi catturare e chi ammazzare in modo stragiudiziale, ovvero senza alcun processo giudiziario, appariva completamente affidata alla task force [2]. Il valore degli Afghan War Logs rivelati da WikiLeaks stava proprio nel far emergere i fatti che la macchina della propaganda del Pentagono nascondeva e le oscure operazioni della Task Force 373 erano uno degli esempi. La brutalità con cui queste forze speciali agivano nella notte aveva portato a sterminare forze afghane alleate, donne e bambini. Questo tipo di attacchi contribuivano a creare un forte risentimento nelle popolazioni locali contro le truppe americane e della coalizione. Ma nelle dichiarazioni ufficiali dei militari il nome della Task Force 373 non compariva mai e, come il «Guardian» aveva ricostruito, (3) venivano nascoste informazioni per coprire errori e stragi di innocenti. Durante una delle loro operazioni, per esempio, i soldati della Task Force 373 avevano ucciso sette bambini. La notizia della loro morte era stata data in un comunicato stampa della coalizione, ma senza spiegare il contesto in cui era avvenuta. Nessuno aveva raccontato che quelle forze speciali, spesso, non avevano letteralmente idea di chi ammazzavano, come in questo caso: avevano sparato cinque missili contro una scuola religiosa, una madrasa, convinti di colpire un leader di al Qaeda, Abu Laith al-Libi. In un altro, invece, avevano sterminato sette poliziotti afghani e ne avevano feriti quattro, convinti di colpire gli uomini di un comandante talebano. (...) I file rivelavano anche un’altra informazione mai emersa prima pubblicamente: dalle ricerche del «New York Times» nel database risultava che i talebani avevano ottenuto missili terraaria trasportabili e a ricerca di calore del tutto simili agli Stinger che, venticinque anni prima, la Cia aveva fornito ai mujaheddin. Si trattava di un contrappasso: la stessa tipologia di armi con cui i guerriglieri afghani avevano inflitto perdite devastanti ai sovietici, costringendoli alla ritirata, era finita nelle mani dei nemici degli americani in Afghanistan. [6] Quanto ai droni, presentati spesso come un’arma infallibile a rischio zero – visto che, come in un videogame, venivano pilotati da soldati che operavano in completa sicurezza da una base negli Stati Uniti –, non sempre erano così infallibili. I file, infatti, documentavano situazioni, ricostruite dal settimanale «Der Spiegel», in cui le truppe avevano dovuto fare rischiose operazioni di recupero, perché quei velivoli senza pilota si erano schiantati al suolo e le informazioni segrete contenute nei loro computer potevano finire in mano al nemico. Non sempre, infatti, era possibile cancellare da remoto i dati presenti nei sistemi informatici dei droni [7] e, quando l’operazione falliva, i soldati sul campo in Afghanistan dovevano imbarcarsi in pericolose missioni. A oggi gli Afghan War Logs rimangono l’unica fonte pubblica che permette di ricostruire attacchi, morti, assassini stragiudiziali avvenuti in Afghanistan tra il 2004 e il 2009, considerata la segretezza di queste operazioni militari. Sono anche una delle pochissime fonti che abbiamo a disposizione per cercare di ricostruire il numero di civili uccisi prima del 2007, di cui nessuno pare avere dati affidabili, neppure la missione delle Nazioni unite in Afghanistan, l’Unama, che compila queste statistiche. [8] Mentre scrivo nessuno sa che tipo di futuro attende l’Afghanistan. In particolare per quanto riguarda le donne, nel caso in cui i talebani tornassero al potere, anche perché nel frattempo nel paese è arrivato anche l’Isis. L’unica certezza è che non esistono dati affidabili su quanti civili siano stati ammazzati dall’ottobre del 2001 al 2006, mentre si sa che solo nel periodo dal 2009 al 2019 sono stati uccisi almeno 35.518 civili e ne sono stati feriti 66.546. Questo significa oltre tremila morti innocenti all’anno: è come se dal gennaio del 2009 al dicembre del 2019 in Afghanistan ci fosse stato ogni anno un 11 settembre, [9] eppure questa guerra è sempre rimasta fuori dallo schermo radar dell’opinione pubblica occidentale. E senza il coraggio di Chelsea Manning e di WikiLeaks, il segreto di Stato e la macchina della propaganda bellica non ci avrebbero mai permesso di acquisire le informazioni fattuali che abbiamo scoperto grazie agli Afghan War Logs. L’allora direttore del «New York Times», Bill Keller, li aveva definiti [10] «una straordinaria finestra su quella guerra». Subito dopo la loro pubblicazione, il settimanale tedesco «Der Spiegel» aveva intervistato Julian Assange, [11] chiedendogli: «Lei avrebbe potuto creare un’azienda nella Silicon Valley e vivere a Palo Alto in una casa con piscina. Perché ha invece deciso di dedicarsi alla creazione di WikiLeaks?». Assange aveva risposto: «Si vive solo una volta e quindi abbiamo il dovere di far un buon uso del tempo a disposizione e di impiegarlo per compiere qualcosa di significativo e soddisfacente. Questo è qualcosa che io considero significativo e soddisfacente. È la mia natura: mi piace creare sistemi su larga scala, mi piace aiutare le persone vulnerabili e mi piace fare a pezzi i bastardi. E quindi è un lavoro che mi fa sentire bene». Ma il Pentagono non la vedeva allo stesso modo e reagì con furia alla rivelazione degli Afghan War Logs. L’allora segretario alla Difesa Robert Gates promise subito «un’inchiesta aggressiva», mentre l’ammiraglio Mike Mullen aveva subito dichiarato: «Assange può dire quello che vuole sul bene che lui e la sua fonte credono di fare, ma la verità è che potrebbero avere già le mani sporche del sangue di qualche giovane soldato o di una famiglia afghana». Un’accusa questa che sarebbe stata ripetuta acriticamente dai media per oltre un decennio, danneggiando seriamente Wiki-Leaks. Ma era vera? Le mani sporche di sangue Il veleno che il Pentagono aveva iniettato nel dibattito pubblico su WikiLeaks non tardò a dare i suoi frutti. Pochi giorni dopo la pubblicazione dei documenti segreti sulla guerra in Afghanistan, l’idea che Julian Assange e la sua organizzazione fossero dei pericolosi irresponsabili iniziò a circolare nell’opinione pubblica e nelle redazioni dei giornali. Le parole dell’ammiraglio Mike Mullen sulle «mani sporche di sangue» si riferivano al fatto che, secondo il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, la diffusione dei 76.910 documenti segreti esponeva le truppe americane, quelle della coalizione internazionale e i collaboratori afghani – che fornivano loro informazioni e assistenza sul campo – al rischio di attentati da parte dei talebani, perché alcuni di quei file contenevano nomi o dettagli che permettevano di identificarli. Era chiaro che il Pentagono avesse un grandissimo interesse nel delegittimare WikiLeaks a causa della pubblicazione di quei file e di altri precedenti, come il video Collateral Murder. Gli Afghan War Logs costituivano una vera e propria miniera di informazioni: la stampa e l’opinione pubblica mondiale potevano confrontare le dichiarazioni dei vari leader militari e governi, che avevano inviato truppe in Afghanistan, con i dati contenuti nei file e scoprire le menzogne ufficiali, le omissioni e le manipolazioni. Quei documenti permettevano per la prima volta di diradare la nebbia della guerra, mentre il conflitto in Afghanistan era in corso e non venti o trent’anni dopo, quando ormai i fatti potevano interessare giusto agli storici di professione. (...) WikiLeaks non aveva pubblicato le rivelazioni sull’Afghanistan da sola, aveva stabilito una collaborazione con tre grandi giornali internazionali: il «New York Times», il quotidiano inglese «The Guardian» e il settimanale tedesco «Der Spiegel». Come già fatto con me nel caso del file audio sulla crisi dei rifiuti a Napoli, Assange e il suo staff avevano scelto di collaborare con i reporter di quelle tre grandi redazioni per diverse settimane, durante le quali i giornalisti avevano avuto accesso esclusivo ai documenti segreti in modo da poterne verificare l’autenticità e indagare sulle rivelazioni più importanti che ne emergevano. (...) Due cose mi colpivano, in particolare, di questa organizzazione: innanzitutto la sua scelta di democratizzare l’accesso alla conoscenza e alle informazioni, pubblicando i documenti per tutti, affinché qualunque cittadino, giornalista, studioso, politico o attivista del mondo potesse leggerli, fare ricerche mirate e indagare in modo del tutto indipendente sulla guerra in Afghanistan, senza doversi affidare esclusivamente a quello che i giornali avevano scritto. Trovavo questa scelta rivoluzionaria, perché permetteva a qualunque lettore di avere accesso alle fonti primarie delle informazioni pubblicate dai media, (...) Era un’intimidazione da non sottovalutare: con la guerra al terrorismo, gli Stati Uniti avevano dimostrato che non si sarebbero fermati davanti a nulla e avrebbero usato ogni tipo di mezzo legale o illegale, dalla tortura agli assassini con i droni, contro chi percepivano come una minaccia alla loro sicurezza. Allo stesso tempo era da escludere che avrebbero usato mezzi così sfacciatamente brutali per neutralizzare Assange e WikiLeaks, che era un’organizzazione giornalistica del mondo occidentale e ormai molto visibile. Il documento del 2008 del controspionaggio americano, l’Army Counterintelligence Center (Acic) – che WikiLeaks stessa aveva rivelato –, aveva fatto emergere come le autorità americane puntassero a neutralizzarli colpendo le fonti che passavano loro documenti segreti, piuttosto che colpendoli direttamente. In ogni caso quelle minacce andavano prese molto sul serio: suonavano grottesche a chiunque avesse un’idea della sproporzione tra la potenza e le risorse del Pentagono e quelle di una piccola organizzazione come WikiLeaks. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti avrebbe potuto schiacciarla come un moscerino in qualunque momento. Ma Assange e il suo staff non si piegarono a quell’intimidazione. E per questo avrebbero pagato un prezzo molto alto. (...) Collusi (Rodolfo Formis)
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dirty-frames · 4 years
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Il ragazzo in foto è Alfonsino, il fratello di mio nonno. Aveva 21 anni quando è morto; era marinaio segnalatore sul cacciatorpediniere Zeffiro della Regia Marina. La sera del 5 luglio 1940, la nave -che era ormeggiata nel porto di Tobruk in Libia- fu colpita a prua da 9 aerosiluri. 21 furono le vittime: 11 morti e 10 dispersi. Alfonsino risulta tra questi ultimi, ma il suo corpo non è mai stato ritrovato. Ciò che è rimasto a noi della sua traccia su questo pianeta è pressochè niente. So solo che era del segno del Capricorno, come me. So che era venerdì quel giorno, che il presidente degli Stati Uniti era Roosevelt e che “Maryland” del regista Henry King fu uno dei film più visti in assoluto. Ma è capitato molto di più: milioni di ragazzini furono mandati a morire e non si trova letteralmente nessuna informazione sulle loro brevi vite. L’unica cosa che ho è questa foto, che lo ritrae con la divisa da marinaio mentre tra le dita mantiene una sigaretta. Il retro, successivamente, fu scritto da mio nonno, addolorato dalla perdita del fratello maggiore. Finchè è stato in vita, mio nonno, non ha mai parlato di Alfonsino. Non abbiamo mai saputo più di questo, e 10 anni fa è morto portando definitivamente via con sè ogni traccia di suo fratello. Eppure mi ha tramandato il suo dolore, il sentire così intimamente vicino qualcuno che non ho mai avuto il piacere di conoscere, nemmeno attraverso un semplice racconto. Il potere evocativo di queste immagini esercita sulla mia mente un processo di ricostruzione di eventi; di una falsa memoria biografica.  Mi piace immaginare e cucirgli addosso quella che io immagino sia stata la sua vita.  Mi sento legata a questa foto senza sapere bene perchè; i suoi occhi mi catturano. Chissà se ho ereditato qualcosa da lui. Chissà qual era il suo cibo preferito, quali erano i suoi sogni, e quali invece le sue paure. Ma purtroppo non lo sapremo mai. “Conservo questa rara foto, in memoria del fratello carissimo affinchè dall’alto dei Cieli pregherà Iddio, che benedirà la sua famiglia e la cara sorella, che non si dimenticheranno mai di lui, ma languiranno sempre nel dolore profondo.” (Guerra Memorabile) 8/7/1940 27 marzo 2021
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francescosatanassi · 4 years
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SOLE E BALENO
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La ragazza che sta mandando a ‘fanculo telecamere e giornalisti si chiama Maria Soledad Rosas, ha 23 anni, i capelli cortissimi e gli occhi brillanti come il suo soprannome: Sole. Il sui ragazzo, Edoardo Massari, per tutti Baleno, è stato accusato, assieme a Sole e all'amico Silvano Pelissero, di reati gravissimi: associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Siamo nella primavera del 1998 e ad accusarli è il PM torinese Maurizio Laudi. I tre amici vivono nell’ex manicomio occupato di Torino, e sono attivi nelle proteste che stanno coinvolgendo la Val di Susa contro la costruzione della Torino-Lione, la linea ferroviaria ad alta velocità. Intercettazioni, telecamere e perquisizioni però, non portano a nulla. Nessuna prova viene trovata a carico degli imputati. La notizia si estende a livello nazionale, le accuse a carico dei tre sono pesantissime, il PM Laudi dice addirittura di possedere prove granitiche contro di loro, ma la prova che dimostri l’appartenenza a una fantomatica associazione terroristica chiamata “Lupi Grigi” non si trova. Nonostante ciò, il processo prosegue e i giornali continuano a spingere sul fatto che i tre fossero anarchici, perciò in qualche modo colpevoli. Escono notizie di ogni tipo, tra le quali il presunto ritrovamento di 19 bombe molotov insieme a un tubo di ferro imbottito di esplosivo, prove mai presentate al processo e delle quali non si verificò mai l'esistenza. Le proteste che investirono la città furono bollate come manifestazioni violente e il movimento anarchico come un’accozzaglia di delinquenti e teppisti. Fino al 28 marzo, quando l’accanimento e la persecuzione portarono Baleno al suicidio in carcere. Sole, nella sua lucidità, farà lo stesso pochi mesi dopo, l’11 luglio 1998, impiccandosi al tubo della doccia nella comunità dove stava scontando i domiciliari. Tre anni dopo, la corte di cassazione smonterà la tesi del PM Laudi e annullerà l'accusa di attività terroristica con finalità eversiva. Non esisteva alcuna associazione chiamata Lupi Grigi. Dopo quattro anni di detenzione, Silvano verrà finalmente scarcerato. Quattro anni più una settimana, per essere precisi, dato che i carabinieri si “dimenticarono” di comunicargli la notizia, regalandogli altri sette giorni di carcere. «Ci vogliono morti - scriveva Sole dalla prigione - perché siamo i loro nemici. E non sanno che farsene di noi, perché non siamo i loro schiavi».
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lamilanomagazine · 1 year
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79 anni dal bombardamento su Cremona del ‘44, lunedì 10 luglio la commemorazione presso il monumento alle vittime
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79 anni dal bombardamento su Cremona del ‘44, lunedì 10 luglio la commemorazione presso monumento alle vittime. Il 10 luglio 1944, 79 anni fa, la stazione ferroviaria di Cremona ed i rioni di S. Ambrogio e Porta Milano, attuale piazza Risorgimento, vennero colpiti da un terribile bombardamento, senz’altro il più duro tra i numerosi che subì il nostro territorio nell'anno che precedette la fine della Seconda guerra mondiale. Prima delle 11, apparvero in cielo i bombardieri: vennero sganciate più di 50 bombe, di medio e di grosso calibro. L’obiettivo erano la stazione e lo scalo ferroviario, ma altre zone del quartiere di Porta Milano furono devastate. Si contarono ben 119 morti, 82 furono i feriti. Tra la Cremonella e la via S. Francesco d’Assisi persero la vita più di 20 ferrovieri. Per ricordare i tanti ferrovieri e civili caduti in quella lontana mattina, il cui ricordo è ancora ben vivo nel cuore di chi ne è stato testimone, lunedì 10 luglio, il Dopolavoro Ferroviario e il Comune organizzano una cerimonia che inizierà alle ore 9:30 al monumento alle vittime del bombardamento in via San Francesco d’Assisi. Qui, accanto ad una grande foto che ricorda il bombardamento del ‘44, presente per il Dopolavoro Ferroviario Romeo Domaneschi, pronuncerà il suo intervento il sindaco Gianluca Galimberti. A seguire, le autorità deporranno una corona d’alloro mentre il parroco di Sant’Ambrogio, don Paolo Arienti, impartirà la benedizione. La corona d’alloro verrà successivamente portata sotto la lapide, collocata su un edificio di quella che un tempo era conosciuta come Porta Milano, ora piazza Risorgimento, e che reca la seguente epigrafe: Come questa pietra immutabile il ricordo ed il compianto per i cremonesi vittime innocenti di bombardamento aereo vivranno eterni ammonendo pace tra i popoli. La commemorazione si concluderà alle ore 10, nella chiesa di S. Ambrogio, presente, in rappresentanza del Comune l’assessore Barbara Manfredini, dove sarà celebrata la messa durante la quale verranno ricordate le vittime sia di quel tragico evento, sia di tutti i conflitti che affliggono l’umanità. La cerimonia in programma lunedì 10 luglio vuole ribadire i valori della pace e del rifiuto di ogni violenza e guerra, per onorare il ricordo di tutti i caduti civili e militari delle guerre di ieri ma che oggi, ancor di più, vuole portare messaggi di pace da condividere nei cuori e nelle menti in ogni parte del mondo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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