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#Piazza della Libertà
djtubet · 6 months
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North East Ska Jazz Orchestra feat Dj Tubet - Piazza della Libertà
Il 15 Marzo è uscito il nuovo album della North East Ska Jazz Orchestra intitolato Sulla Rotta dei Venti in occasione i suoi dieci anni di storia.
L' album contiene 10 canzoni originali costruite attorno ad una ritmica di forte matrice giamaicana, con melodie contaminate da musiche tradizionali, talvolta etniche, ed elementi pop.
Sono onorato di essere presente in apertura del disco con un parlato in stile Dub Poetry in lingua friulana all'interno del brano "Piazza della Libertà".
Il testo è una fotografia dei movimenti migratori attuali, che hanno come sfondo Trieste, con le loro rotte e i loro approdi.
Testo originale di "Piazza della Libertà"
Dulà ise l'empatie par cui cal è in dificoltât
tes stradis di Triest che e businin vitalitât
indiference cûrs di piere
rote balcaniche penze nere
Dulà ise l'empatie par cui cal è in dificoltât
tes stradis di Triest che e businin d'Istât
indiference cûrs di piere
agonie balcaniche penze nere!
Traduzione italiana di "Piazza della Libertà"
Dov'è l'empatia per chi è in difficoltà
nelle strade di Trieste che gridano vitalità
indifferenza cuori di pietra
rotta balcanica densa nera
Dov'è l'empatia per chi è in difficoltà
nelle strade di Trieste che confabulano d'Estate
indifferenza cuori di pietra
agonia balcanica densa nera!
Credits
Musica: Max Ravanello / Testo: Dj Tubet Solo: Paolo Forte (fisarmonica) Voce: Dj Tubet
Batteria: Alan Liberale - Percussioni: Thierry Bragagna - Basso: Eugenio Dreas - Chitarra: Filippo Ieraci - Tastiera: Stilian Penev - Fisarmonica: Paolo Forte - Violino: Lucy Passante - Ottavino: Stefano Fornasaro - Sax: Clarissa Durizzotto (a), Giovanni Masiero (t), Giorgio Giacobbi (t), Jurica Prodan (b) - Trombe: Flavio Zanuttini, Gabriele Marcon, Francesco Ivone - Tromboni: Max Ravanello, Mirko Cisilino, Marco Kappel
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falcemartello · 4 months
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"Se sei fissato con la privacy hai qualcosa da nascondere".
Smantelliamo una volta per tutte questo luogo comune.
La domanda è viziata all'origine, perché parte da un assioma materialistico della privacy. Ricordiamo che non siamo più nell'era industriale ma nell'era digitale.
Ricercare privacy nell'era digitale non è nascondersi, ma proteggere la propria libertà di pensiero da ingerenze altrui.
Nel mondo materiale c'è una netta separazione tra pensiero e azione, anche a livello temporale. È molto complesso immaginare che qualcuno possa desumere il nostro pensiero e abitudini osservando alcune azioni materiali che compiamo, come ad esempio spendere del denaro contante al bar.
Servirebbero tecnologie avanzate, osservazioni continuative di ampia durata e profondità per poter anche solo per tentare di farlo. Il mondo materiale è estremamente più lento del digitale, ma non solo.
La realtà digitale poggia su sistemi informatici che per il loro stesso funzionamento registrano ogni azione e interazione col sistema stesso. Ciò significa che ogni azione, anche la più piccola - o addirittura una intenzione di azione, come soffermarsi per qualche millisecondo in più su un banner pubblicitario, viene registrata.
Tutto lascia una traccia. Queste possono essere poi facilmente aggregate nel tempo e analizzate. Ne consegue che chiunque abbia le capacità tecniche di farlo, acquisisce un potere quasi divino che gli permette di inferire con altissima probabilità statistica il pensiero e le prossime azioni di ognuno di noi.
Sì - chi nasconde le proprie azioni nel mondo materiale ha qualcosa da nascondere. Vuoi per pudore, timidezza, o perché sta facendo qualcosa che immagina possa avere conseguenze sulla sua vita.
Nella realtà digitale TUTTO può avere conseguenze sulla nostra vita. Anche l'azione più banale del mondo verrà aggregata insieme ad altre mille azioni, sia nostre che delle persone con cui abbiamo una relazione di qualche tipo, con il preciso scopo di impattare la nostra vita.
Lo ripeto: anche soffermarsi per qualche millesimo di secondo su un contenuto online può avere conseguenze nel corso del tempo. Soffermarsi per due minuti davanti a un cartello pubblicitario in piazza non avrà invece alcuna conseguenza, mai.
Ergo, la privacy nel regno digitale non viene ricercata per nascondere azioni peccaminose o illegali, ma per proteggere la nostra più intima libertà di pensiero e di autodeterminazione. È una necessità dettata dalla natura stessa del digitale.
Finché non si capisce questa fondamentale differenza ontologica si farà sempre l'errore di ripetere frasi fatte che non hanno senso nell'era digitale.
(Matte Galt)
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diceriadelluntore · 5 months
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Bei Fior
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Questo 25 Aprile è ancora più importante: perchè siamo al culmine di una strisciante strategia di revisionismo, dai tratti sbracati e ingenui (per questo spesso di presa) che continua ad ammiccare, a nascondersi, a non affrontare il problema. Lo fa nonostante sia classe dirigente, lo fa con atteggiamenti antistorici, propagandistici. Lo fa manipolando.
E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la repugnanza delle colline l’afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline. – I’ll go on to the end. I’ll never give up.
Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny
Questo 25 Aprile è anche importante per un altro anniversario.
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50 anni fa una rivoluzione pacifica mise fine ad un regime che credeva fosse meglio vivere non nel presente, ma cento anni nel passato. Un regime che vigeva dal 1926: con il colpo di Stato del generale Carmona, Antonio de Oliveira Salazar è nominato Ministro delle Finanze con pieni poteri nel 1928 e nel 1932 Salazar si trasforma nel dittatore che, attraverso il suo Estado Novo, controllerà per 35 anni ogni aspetto della società portoghese. Nel 1968 una trombosi cerebrale, causata da un incidente domestico, lo allontana per sempre dal potere. Viene quasi subito sostituito da Marcelo Caetano, ma fino al giorno della sua morte nel 1970 rimane convinto di essere ancora il Primo Ministro. Pare che nessuno ebbe mai il coraggio di dirgli la verità. Dopo decenni di oscurantismo, censura, mancate libertà personali, l'ossessivo controllo della PIDE (poi DGS) la polizia politica, istruita dalla Gestapo e dalla CIA, che controlla l'intera popolazione in patria e nelle colonie, dove sin dagli anni '60 ribollono istanze di indipendenza (Angola, Mozambico, Guinea-Bissau). E In Portogallo furono i militari, tramite il Movimento das Forças Armadas, che organizzarono prima un movimento clandestino, poi un effettivo golpe incruento volto a far cadere il Governo Caetano.
La sera del 24 Aprile poco prima di Mezzanotte, il segnale fu lanciato: per la radio di Stato passò una canzone, Grândola vila morena del cantautore e attivista politico José Afonso, da sempre bandita. In poche ore un corteo pacifico di mezzi corazzati entra nel centro di Lisbona. Caetano prima si rifugia nel Palazzo della Guardia Civil, poi si arrende. Il 25 Aprile, sparsa la notizia, la gente si riversa in piazza, e una fioraia, felicissima, inizia a distribuire garofani rossi ai soldati, che li infilano nei loro fucili. È il simbolo della Rinascita: il 1° Maggio 1974 il Portogallo festeggia la Festa dei Lavoratori dopo 46 anni. La Transizione sarà lunga e difficile, ma i Militari mantengono le promesse: indipendenza alle colonie, libere elezioni, un progressivo ammodernamento del Paese.
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sixteensaltines · 2 years
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⁣Installation at Piazza della Libertà, Bergamo commissioned by Cultural Capital of Italy 2023 to open to the public January 2023⁣ 
c41magazine “LIGHTS ON” by @objects_of_common_interest
Photography by Piercarlo Quecchia
@piercarloquecchia @dsl__studio
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smokingago · 5 months
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"Filastrocca della Mamma imperfetta"
C’era una mamma, una madre madrona,
la mano a saetta, la voce che tuona.
Più che un bambino voleva un soldato
Ma poi crebbe un hippie tutto arruffato.
C’era una mamma, un po’ mamma e un po’ chioccia,
di libertà ne lasciava una goccia,
le nacque una bimba paracadutista
adesso è una stuntman professionista.
C’era una mamma vegana e pittrice,
viveva di tofu col figlio, felice.
“Quanti bei posti dipingerai?”
Ma invece il suo Adolfo guidò il Terzo Reich.
Filastrocca del figlio perfetto
Scolpito, pensato come un angioletto
Tu lo volevi un po’ simile a te
e invece “sorpresa!” decide da sé.
C’era una mamma, femminista di razza,
mutande bruciate e tette giù in piazza,
ma ebbe una figlia, un clone di Barbie
che va da Intimissimi e spende i miliardi.
C’era una mamma ingessata e ingegnera
sinapsi a quadretti, compita ed austera,
ma il figlio non legge ogni giorno i listini
compila gli oroscopi, descrive destini.
C’era una mamma Bocca di Rosa,
si dice puttana, io dico sciantosa,
il figlio giurò per la castità,
un frate trappista, in povertà.
C’era una mamma, una santa, una suora,
conosce l’amore, ma il piacere lo ignora,
crebbe un bambino, un chierichetto,
fa il pornoattore, un artista del letto.
Filastrocca del figlio perfetto
Scolpito, pensato come un angioletto
Tu lo volevi un po’ simile a te
e invece “sorpresa!” decide da sé.
Filastrocca della mamma imperfetta.
La mamma perfetta un figlio lo accetta.
Enrica Tesio
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sciatu · 1 year
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MARZAMEMI
Abbiamo lasciato il Gelsomineto per andare a mangiare. La Figlia mi chiede se conosco qualche trattoria li vicino. Le sorrido e le dico di chiamare un ristorante a Marzamemi. A Marzamemi, dopo le casette e le strade simili a tanti paesini sulla costa, ci abbraccia serena e luminosa la grande piazza che nasconde il mare, con la piccola chiesa, gli edifici dell’antica tonnara trasformati in ristoranti e negozi. È tornare indietro nel tempo, quando il mare era color corallo per il sangue dei tonni e le case accoglievano i pescatori , gli attrezzi per le gabbie in cui intrappolare i tonni e le nere Parascalmi, le barche su di cui ai lati della camera della morte, si eseguiva la rituale, drammatica mattanza (“sangu pi sangu”, sangue per avere sangue, come diceva mia nonna quando uccideva gli animali da cortile per nutrire tutti noi). La chiesa in piazza, non è un ornamento, ma il nodo tra la vita e la morte per cui Marzamemi è nata, l’incrocio tra il dolore e la vita, l’ultima certezza prima degli incerti giorni di un tempo. Ora invece il tempo sembra fermarsi nella solare serenità della piazza e che questa serenità contagia ogni persona che l’attraversa. I tavoli sulla piazza del ristorante prenotato sono vuoti. La Figlia, mi guarda preoccupata. “Vieni” le dico e la porto sul di dietro del ristorante dove, dopo un vicolo pieno di fiori, c’è una grande terrazza sopra gli scogli del mare. La terrazza è coperta da canne e la luce filtrando tra loro, assume una luminosità dorata. Intorno scuri scogli usurati dalle onde, bianca schiuma, il blù del mare, l’azzurro perfetto del cielo. I piccoli tavoli sono coperti da antiche tovaglie siciliane ricamate o fatte all’uncinetto mentre forchette e coltelli sono di quelli grandi e pesanti delle grandi occasioni. I bicchieri colorati ed i vecchi piatti siciliani, rendono quel luogo familiare alla memoria e unico tra tutti quei locali, che seguono temporanee mode e tendenze. Alla destra abbiamo una famiglia olandese con la madre che non starà zitta per tutto il pranzo mentre il marito, dirà solo due parole, “Pane prego” per fare la scarpetta nel salmorigghiu del pesce. Alla sinistra abbiamo una coppia francese, non più giovane che si guardano da innamorati e che parlano sottovoce dicendosi frasi che li fanno sorridere e riempiono i loro occhi di complicità e malizia. Scrivono nell’aria versi che nessun poeta potrà mai copiare e che restano intrappolare tra le canne del tetto e trai petali dei fiori. Arriva il responsabile di sala, in realtà un ragazzo con i capelli ricci e i baffetti alla Domenico Modugno che ci porta un menù colorato. Ordiniamo poche cose tra cui un calice di Grillo perché per raggiungere Marzamemi ho attraversato le terre dove nascono il Grillo e l’Inzolia. Terre bianche, secche, aride, bruciate dalla calura e mi stupisce come i vini di quella terra possano essere così profumati, sapendo di fiori e di vento. Forse nell’uva la vite mette i suoi sogni, quel suo voler essere nell’arida terra, fiori e bellezza e sono questi sogni che sentiamo nel vino e che alla fine donano ebrezza. Mangiamo ascoltando il mare, la brezza che attraversa le canne, osservando l’andare e venire di invisibili camerieri che percepisci solo per le gustose emozioni che lasciano sui tavoli. Lentamente mangiamo guardando i colori dei fiori, gli sguardi amorevoli degli innamorati, la gioia delle famiglie, il soffice silenzio in cui tutto si perde tra il profumo dei fiori del bianco Catarrato e la dolcezza assoluta della cassata. La lentezza con cui viviamo una necessità come nutrirsi diventa piacere, ci libera da ogni ansia donata dal correre dei minuti, ci da un senso di libertà che le grandi città ci hanno rubato. Così ci riprendiamo lo spazio e il tempo per essere felici, per dimenticare affanni, credere nella serenità e inventare nuovi sogni. In fondo, è questo Marzamemi. ( andando via l’olandese si ferma a guardare il mare che urta gli scogli. La moglie lo raggiunge e lo abbraccia osservando il mare con la sua testa appoggiata alla spalla del marito. Sono già ammalati di nostalgia).
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curiositasmundi · 3 months
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[...] La strategia della destra è di minimizzare le proprie capacità di male. La mediocrità dei propositi è tuttavia preoccupante, in primo luogo perché fa proseliti tra quell’area grigia che si autoproclama liberal-moderata e che pensa di avere la capacità di dare moderazione alla destra, domandone le pretese autoritarie. La mediocrità ci salverebbe, insomma; questa destra è normalizzabile. Non è più “quella” che aveva pianificato il male per mezzo della tecnologia e del legalismo, aperto le prigioni ai nemici politici e i campi di concentramento ai nemici etnici. Nulla di tutto questo. Oggi, la destra è blanda abbastanza, mediocre abbastanza, da poter essere governata; e i moderati di turno sarebbero in grado di farlo. In Europa, questa via alla normalizzazione l’ha aperta niente meno che Angela Merkel, la quale, forse anche per ragioni di interessi economici tra il suo paese e quelli dell’Europa dell’est da poco emancipati dal comunismo, pensò che fosse saggio e possibile normalizzare Viktor Orbán accogliendolo tra i popolari. Una piccola virata a destra non avrebbe cambiato il percorso della Ue, anche perché c’era comunque una forte componente socialdemocratica. Oggi, questa strada viene lambita da Ursula von der Layen, benché in una congiuntura che vede i socialisti indeboliti e le destre scalpitanti a ovest della Mosella e a sud delle Alpi. E tuttavia vi è chi, sia in Francia che in Italia, scommette sulla normalizzazione delle destra, affidandosi alla “mediocrità”: non è più la destra cattiva. Eppure, è proprio questa “mediocrità” – di contenuti e di stili – che ci dovrebbe allarmare. Violenze giustificate come “disordini”; politiche antiabortiste che diventano silenzi e rieducazione delle donne delegata a gruppi antiabortisti; decisioni repressive ma praticate su minoranze (i rave, i mascalzoncelli che marinano la scuola, i facinorosi che vanno in piazza); assalto alle libertà di scelta sessuale, ma presentato come campagna per la difesa della famiglia “naturale”; politiche di diseguaglianza sociale, ma rese come richiamo alla responsabilità personale per cui ciascuno è causa della propria miseria; politiche di dissanguamento della sanità e della scuola pubbliche, ma con l’argomento a favore della pluralità dell’offerta. Il tutto come premessa della “mediocrità” massima: una riforma della Costituzione che sottomette il parlamento all’esecutivo, ma presentata come il “far scegliere” il capo agli elettori. Plebiscito scambiato per voto elettorale. Una mediocrità rispetto al listone del 1924.
Da: La “mediocrità del male” di questa destra estrema - Nadia Urbinati, Via
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marcoleopa · 8 months
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Le sentenze non si commentano, recita un vecchio adagio, ma, quando diventano vincolanti e smantellano, porzione dopo porzione, passo dopo passo, i capisaldi della carta Costituzionale, non riesco a tacere ed accettare passivamente la demolizione dell'architrave stessa del concetto di democrazia.
Con una precisa operazione di stigmatizzazione dell'evento del reato, gli ermellini, dopo silviodarcore che già aveva aperto la stura agli ex repubblichini di Salò, spalancano la strada alle interpretazioni di parte del reato medesimo, che sarà valutato dagli organi di polizia e, successivamente, se mai approderà in sede giudiziale, dal collegio giudicante che dovrà valutare se le fattispecie del reato, sono quelle previste dalle leggi Scelba e Mancino.
In breve: se commemorativo, il saluto rientrerà nella libertà di espressione...se pubblico, nella probabile ricostituzione del partito fascista, da valutare
E noi che speravamo di non morire democristiani, dovremo fare i conti con la Mediaset generation, sempre più ricettiva dei disvalori di quei repubblichini, oggi al governo della Repubblica.
Attendo il riesame delle stragi del terrorismo nero, da piazza Fontana a Bologna, passando per l'Italicus e il golpe Borghese, per segnare la definitiva riabilitazione completa dei repubblichini.
Disgusto, oltre ogni possibile immaginazione.
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unita2org · 7 months
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PISA ANTIFASCISTA HA RISPOSTO ALLE MANGANELLATE CON 5.000 PERSONE IN PIAZZA DEI CAVALIERI
COMUNICATO DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO DEL LICEO DINI E DEL COMITATO GENITORI Stamani nella nostra città è successo un fatto gravissimo, un fatto che colpisce profondamente la nostra coscienza di cittadini e genitori, la nostra idea di libertà e democrazia, il nostro valore fondamentale di rispetto della Costituzione repubblicana.Una manifestazione pacifica e spontanea di studenti e studentesse è…
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garadinervi · 2 years
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Giosetta Fioroni, Il sole sui giardini di Piazza della Libertà, (pencil and aluminum enamel on paper), 1970 [Studio d'arte Cannaviello, Milano. © Giosetta Fioroni]
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archivio-disattivato · 10 months
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Bandiera gigante della Palestina sulla Torre di Pisa. Blitz dei manifestanti
Hanno eluso la sorveglianza al termine di un corteo e sono saliti sul monumento
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Le immagini della bandiera e della manifestazione (Foto dalla pagina Facebook Exploit Pisa)
Pisa, 17 novembre 2023 – Hanno eluso la sorveglianza e sono riusciti ad introdursi all’interno della Torre di Pisa. Poi, una volta in cima, hanno appeso una bandiera gigante della Palestina. Blitz dei manifestanti dei centri sociali questa mattina in piazza dei Miracoli.
Al termine di una manifestazione pro Palestina, gli attivisti sono riusciti in qualche modo a salire sulla Torre e da lì hanno appeso un bandierone palestinese e acceso alcuni fumogeni. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine.
A rivendicare il gesto è stato in seguito il Collettivo Universitario Autonomi di Pisa, che attraverso una nota ha parlato di “Piazza dei Miracoli come piazza della Palestina”. La manifestazione studentesca, si legge nel volantino, era stata proclamata per chiedere il "cessate il fuoco e libertà per la Palestina”.
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mucillo · 4 months
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"Hippy"
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Tutte le mattine passano gli impiegati che vanno in banca e in municipio. Vestono giacche grigie, cravatte e portano i capelli corti.
Alcuni hippy seduti per terra, li guardano con commiserazione. Gli hippy hanno capelli lunghi, camicie a fiori e medaglioni con la scritta <Fate l'amore non la guerra>. Alcuni suonano la chitarra, altri fanno bolle di sapone, altri piegano un filo di ottone per fare braccialetti. Nel gruppo ci sono anche alcune ragazze; portano fiori di carta fra i capelli lunghi e collane di perline false.
Due mondi opposti si fronteggiano e si disprezzano: il vecchio mondo del conformismo, che sta per finire, e il nuovo mondo dell'ispirazione che sta per nascere. Il vecchio mondo è grigio e rigido; quello nuovo è colorato, fatto di amore e fantasia.
Dall'alto i potenti della politica e della religione osservano: il gregge sta sbandando, il gregge vuole la propria libertà, il gregge non ha più bisogno di preti e politici!!! I giovani non vogliono più il denaro e il paradiso dopo morti. I giovani vogliono la libertà, la musica, la bellezza, l'amore. E queste idee si diffondono. Il potere rischia di sfaldarsi; la tirannide non ingabbia più le menti delle persone.
Gli uomini di potere, statici e occulti, decidono di annientare gli hippy. Per far questo, inviano fra i giovani elementi fanatici e politicizzati che diffondono droghe e violenza. E dopo qualche anno il mondo hippy crolla, senza fare rumore, stritolato dalla ruota della politica e della religione.
***** ****** ****** ****** ******
Mi trovo nella stessa piazza, 30 anni dopo.
Tutte le mattine vedo passare gli impiegati di banche e municipio. Vestono giacche grigie, cravatta e portano i capelli corti.
Io li guardo e penso: il Potere organizzato ha vinto. Gli hippy sono scomparsi, ma non hanno perso, semplicemente perché essi non volevano vincere.
Gli hippy sono sempre esistiti, anche se in passato si sono chiamati con nomi differenti: goliardi, bohemiens L'essenza hippy dell'anima adesso dorme; in futuro si risveglierà di nuovo per far sbocciare un'altra primavera dell'umanità:
Dicembre 2001
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gregor-samsung · 1 year
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“ Notte senza luna, quella del 27 luglio 1929. Notte finalmente arrivata, sognata, preparata. Il motoscafo si avvicina a luci spente al punto convenuto. In febbrile attesa sugli scogli, tre uomini con i fagotti di vestiti sotto braccio scrutano le tenebre mentre a un centinaio di metri, nella piazzetta sul mare, siedono a un tavolino del caffè il capo della colonia, un maresciallo, l’ex pretore. C’è uno spazio utile di pochi minuti prima che la ronda si accorga che in tre non hanno fatto rientro a casa. Nitti è il primo a scivolare in acqua al segnale convenuto, Lussu e Rosselli tornano indietro convinti che l’appuntamento sia saltato per l’ennesima volta. Paolo Fabbri, prezioso collaboratore, corre verso il paese per riacchiapparli. Riattraversano insieme l’abitato in maniera fortunosa (nel cortile di una delle loro case è in corso una lite per dei polli, in piazza si mangiano granite al bar), Lussu è travestito da vecchio pescatore ma Rosselli rischia di farsi riconoscere. Di nuovo sugli scogli, al buio, poi giù in mare, a tentoni. Rosselli: «Bum bum: nella calda notte di luglio si odono rumori sordi, come di martellate provenienti dal fondo marino. Un’ombra nera si profila, là a ottanta metri verso il porto». «Il mare era calmissimo. Ad un tratto, appena percettibile, il palpito di un motore», racconterà Lussu. Salgono a bordo con una scala di corda, aiutati da Nitti e Dolci, mentre il motoscafo scivola, pericolosamente alla deriva, verso il molo. L’equipaggio è al completo, zuppo ma trionfante. Oxilia dà gas. A terra li sentono tutti, compreso Ferruccio Parri che dall’inizio ha scelto di rimanere con la famiglia, compreso Fabbri che ha il compito di distrarre e trattenere le guardie. È un attimo, i motori rombano, un balzo e via. Nessun allarme a terra, gli sbirri pensano si tratti di un mezzo dei loro. E comunque sarebbero imprendibili: corrono come pazzi nella notte verso la Tunisia, verso la libertà. Al buio, sulle onde. Non è facile, oggi, immaginare quanto si dovesse conoscere, in quel periodo, delle cose che accadevano. Nell’Italia fascista no stampa libera, no comunicazioni non autorizzate. Redazioni dei giornali tutte sotto controllo a partire dai direttori, tutti fascisti; censura e autocensura; milioni di occhi e orecchie pronti a delazioni e un popolo intero disposto a volenteroso controllo sugli altri. La notizia della fuga, agli italiani, viene data solo il 10 agosto. Gli evasi che, passando dalla Tunisia, sbarcano a Marsiglia e poi partono per Parigi in treno trovano ad attenderli Salvemini, che ha organizzato per loro una specie di tournée tra direttori di giornali internazionali e salotti della cultura (Lussu lo chiama scherzosamente il loro «impresario»). Hanno capito che è importantissimo raccontare, spiegare all’estero di cosa si parla quando si parla di fascismo. Sentirlo dalla viva voce di chi è riuscito a beffare il regime è fondamentale, è un controcanto necessario, e i tre sono degli ottimi oratori, asciutti, ironici, appassionati. Rilasciano interviste che escono a Londra, Parigi, negli Stati Uniti, in Argentina, Svezia, Svizzera, e incrinano fortemente l’immagine internazionale del regime, contrastano la propaganda serrata e potente di Mussolini. “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 41-42.
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mercantedispezie · 5 months
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25 Aprile
Ma cosa festeggiamo? il fascismo ha vinto.
Da deciso e convinto antifascista, e da buon pasoliniano, non posso non odiare le ideologie fasciste. Ideologie che sostengono e glorificano la violenza utilizzata come strumento di governo e soppressione delle libertà. Il militarismo imperante, l'arroganza del pugno di ferro, lo sfottò e la catena per chi vuole essere libero. Eppure, proprio per l'odio che provo verso questo stesso odio, mi ha sempre disgustato lo scempio del cadavere del mio avversario, impiccato in piazza. Ho sempre visto con disprezzo l'abbassamento del popolo, dei miei "compagni", al livello bestiale nel deridere e sfottere i corpi dei miei nemici. Ho sempre visto la gogna pubblica come un vero strumento fascista. La gogna pubblica....non é quello di cui viviamo oggi? Mi sentirei in dovere di poterti dare del maiale fascista, a tu che promuovi la violenza. Ma questo mi distinguerebbe da te? "Occhio per occhio", e in un attimo siam tutti fascisti.
Oggi il vero fascismo, quello capitalista-consumista, ha trionfato. Oggi siamo tutti -se possibile- piú cattivi di prima. Oggi siamo amanti dell'immagine ( magari piú scoperta possibile) e dell'odio. Siamo frustrati, infelici e, per questo, "stronzi". Siamo dei bastardi dalla mano veloce, pronti a digitare odio e disprezzo su chi non la pensa come noi, su chi è diverso da noi, su chi ha ideologie o colori, o colori della pelle diversi da noi. Bisognerebbe odiare il Fascismo, e convertire il Fascista. Non ammazzare il Fascista! Oggi invece non odiamo gli ideali, ma le persone. Oggi la vita non é piú sacra, è anzi un prodotto commerciale e come tale lo possiamo scartare. Oggi è un ognuno per sé, Dio per...no. Solo un "ognuno per sé".
Oggi, a te che sei fascista, ti posso dare del porco, del maiale, dello schifoso sadico bastardo che deve morire. Io oggi ti posso augurare la morte, a te, mio fascista.
Io oggi, 25 Aprile, mi sento piú in diritto di assomigliare a te. Di essere come te, mio caro fascista. Hai vinto tu. Ha vinto il fascismo, io sono diventato bestia come te.
...ma che vogliamo festeggiare?
Abbiamo perso.
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gcorvetti · 7 months
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Venerdì.
Alla fine ieri sono andato al cinema nel tardo pomeriggio a vedere 'Povere Creature', bello, mi è piaciuto molto, uno di quei film che dovrebbero vedere tutti, sempre se lo capiscono, non voglio anticipare niente rovinando la visione di chi non l'ha visto, ma a me è arrivato un messaggio di libertà, di distacco dalla norma e dalla morale becera della società dove viviamo, sarà che a me piacciono i film dove sono gli attori a fare il film e non i maghetti del CGI (quelli che fanno gli effetti speciali al computer), c'era anche una bella fetta di grafica computerizzata ma al servizio del risultato finale e non per distrarre da una storia sterile o da attori mediocri. Alla fine sono uscito dal cinema con il sorriso e ho vagato per un paio di ore al centro aspettando l'orario per andare a vedere sta band suonare. Ho riflettuto un pò sul film e sulle analogie con la società odierna, ma mi limito a dirvi questo se no spoilero e non mi piace, andate a vedere il film. Nel vagare mi sono fatto una cena leggera e ad un certo punto su un angolo della via Etnea c'era una ragazza che giocolava col devil stick, la osservo, la supero ma arrivato alla piazza successiva mi viene come un impeto di andare e darle qualche moneta, ma non per compassione ma perché mi ricorda me, eh si, quando sono partito 25 anni fa ed ero a Napoli mi sono guadagnato da mangiare facendo il mimo inizialmente e poi ad un mercatino a spacca Napoli ho acquistato per 10mila lire un devil stick fatto a mano da un tizio che mi ha solo mostrato come si usa e poi detto "più fai pratica, più ti diverti", non era il solito pacco napoletano. Infatti quei pezzi di legno con su la camera d'aria per un grip perfetto mi hanno fatto guadagnare parecchi soldi, ora che ci penso. Mi sono fermato poi a parlare con la tipa per un pò, una sigaretta, alcuni consigli e poi sono tornato sui miei passi, ma ho subito fatto un audio per raccontare la cosa a Spock, che ha vissuto quel periodo con me, anzi ero io che mi ero spostato da lui, coincidenze? Non credo, le coincidenze non esistono, come diceva Jung, sono solo connessioni che l'universo ci manda, sta a noi cogliere il messaggio spesso celato anche nei nostri sogni, infatti per me i sogni hanno un fortissimo significato, in queste settimane ho sognato più di una volta che una voce mi chiamava per cognome "Ma sei Corvetti?" (occhio che torna sta cosa). Poi all'orario sono andato su sto locale dove mio cugino-tim mi aspettava con alcuni amici, in realtà quando sono arrivato c'era lui e due donne, li per li e conoscendolo mi è balzato subito in mente che la serata poteva finire in un certo modo, ma non sto a pensare a ste cose e ho fatto quello che di solito si fa in queste situazioni
fatto il bravo e simpatico cugino, ma alla fine persone 'normali'. Ad un certo punto stavo andando a fumare una sigaretta e mi sono trovato un tizio davanti che mi ha proprio detto "Ma sei Corvetti? Non ti ricordi..." l'ho bloccato con "Nicola, cazzo", un mio ex compagno del liceo, uno di quelli che si è ritirato al secondo anno e che ha abbandonato la musica per dedicarsi ad altro, incredibile che mi abbia riconosciuto perché sono cambiato tantissimo in 35 anni, anche lui tranne la faccia, ci siamo fatti mille risate e mi ha offerto una canna, ma dopo un pò siamo andati via, ci siamo scambiati i numeri per una possibile reunion. Ora veniamo un pò al punto del perché mi trovavo in quel locale, cioè la band, alla fine mi sono un pò piegato perché non ha importanza cosa suoni vengo a divertirmi comunque. La band di dopolavoristi faceva cover random e neanche tanto bene, solita band che lo fa per divertirsi, niente in contrario, ma anche se lo fai per hobby e per divertirti almeno fallo bene cazzo. Dopo aver vagato tra un locale e l'altro senza però fermarci, siamo tornati a casa e preso ancora dalla canna mi sono messo a suonare un pò, anche perché mi viene voglia quando vedo gli altri suonare, però non sono in forma, va bè pazienza, cercherò di suonare un pò di più e uscire meno. Alla fine sono andato a letto col sorriso di chi ha vinto una cifra piccola a qualche lotteria, il sorriso della soddisfazione che ha il sapore di tutta la serata miscelata a dovere. Vi lascio con un brano così oggi, che mi piace ma senza grandi pretese.
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klimt7 · 7 months
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La lucidità non ha età
Grazie Liliana!
Dal Corriere della Sera, di oggi 21/02/2024.
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Gentile Senatrice,
la notizia della morte di Aleksei Navalny mi ha sconvolto. Non solo per la fine terribile ma perché mi pare testimoni l’inerzia con cui la comunità internazionale ha assistito alla sua lenta uccisione da parte del regime di Putin. Resta un senso di impotenza.
Risposta di Liliana Segre :
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Il dissidente russo questo lo ha dimostrato in ogni decisione. Non ultima quella di tornare in Russia, nel 2021, consapevole del fatto che lo aspettava una detenzione lunga, ingiusta e spietata. Nel 2021, Navalny aveva la possibilità di restare in Germania, dove gli era stata salvata la vita dopo l’avvelenamento da Novichok di cui era stato vittima (come altri oppositori di Putin) e che lo aveva costretto a un mese di coma. Non lo ha fatto, non riuscendo a concepire l’idea di poter essere libero solo lontano dal suo Paese e lasciando che i russi continuassero a veder erodere le proprie libertà. Perché la libertà o è per tutti, o non è. Ed è proprio questa idea la più dirompente forma di dissidenza a un autocrate come Putin. Un’idea che pare anacronistica in un tempo e in un mondo dominato da convenienze personali. Navalny avrebbe potuto, come altri dissidenti, continuare la sua battaglia anti Putin da fuori, protetto da distanza e leggi. Invece, come ha scelto di fare l’attivista iraniana Nobel per la Pace 2023 Narges Mohammadi, ha messo in salvo in Occidente la propria famiglia ed è tornato lì dove la sua battaglia avrebbe avuto più senso e valore. E quel che è accaduto alla sua morte gli ha dato ragione: migliaia di russi, da Mosca a San Pietroburgo, sfidando la polizia, hanno reso omaggio a Navalny. A Mosca, in piazza della Lubjanka, davanti alla Pietra Soloveckij, che celebra le vittime della repressione politica. Una prova che la lotta per la libertà è vittoriosa anche quando il suo esito è il più nefasto. Mi hanno colpita infine le ultime immagini che abbiamo di Navalny, in cui si rivolge ironicamente al suo giudice-carnefice il giorno prima di morire. 
Mi hanno ricordato la definizione che dell’ironia diede lo scrittore lituano Romain Gary:
«È una dichiarazione di dignità. È l’affermazione della superiorità dell’essere umano su quello che gli capita».
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