Tumgik
#Primavera vicina
tremaghi · 7 months
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Le primule si gonfiano con borioso piglio; mentre l’astuta mammola s’asconde ad ogni ciglio; un alito possente scuote la vita intera. E’ viva, è qui presente ormai la primavera. (Johann Wolfgang von Goethe)
Guardo fuori dalla finestra, il cielo grigio e la pioggia che scende copiosa mi riporta all’autunno.Sono le mie primule nei vasi sul balcone, bagnate dalle gocce d’acqua, che mi riportano alla realtà, ricordandomi che tra undici giorni sarà l’equinozio primaverile.Questi fiori, tanto belli quanto semplici, sono il simbolo dell’avvicinarsi della primavera come scrisse il grande poeta di…
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angelap3 · 5 months
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La parola di oggi è MUGHETTO.
Che non è solo il nome proprio di una piantina, è uno sblocca-ricordi.
Un paio di giorni fa si giocava in spiaggia, con i bambini Gi Ghi Ge Ghe ed è spuntato Mughetto.
" Cos'è il mughetto, Angela?"
Eh già.
È la gentilezza unita alla perfezione.
Non è più un fiore " alla moda", probabilmente perché è perenne e non rende al mercato.
Da bambina  ammiravo le sue campanelle, immaginando fossero il richiamo per le fate.
Avevo una vicina, Olga ,una donna molto anziana, "zitella", così una volta si diceva,che amava farsi chiamare Signorina.
Era nota in paese perché ogni primavera riusciva a creare un giardino di bellezza ineguagliabile: zinnie, dalie, tulipani e, accanto ad un piccola fontana, mughetti.
Ne spuntavano tanti, amanti dell'umidità, forti, turgidi, brillanti.
Un giorno le chiesi di regalarmi una piantina.
Non lesinava mai i suoi doni di ricchi mazzi floreali.
Ma quella volta mi disse no.
" Chi pianta il mughetto, muore entro l'anno " mi disse.
Non obiettai. 
Preferivo vivere e comunque,mi rassegnai.
Probabilmente non era il momento giusto per il trapianto...oppure era meglio lasciare i mughetti alla loro spontaneità.
Passarono gli anni e un giorno, improvvisamente, Olga morì, serenamente.
Mi trasferii e non seppi più nulla del suo giardino coltivato come una missione d'amore.
A volte penso che vorrei ripassarci.
A volte preferisco il ricordo di quei colori, quella luce, quella esplosiva bellezza e Olga, magra e sottile, ingobbita a zappare la terra.
(Angela P.)
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solovedreidue · 9 months
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Riempire l'inverno
È un inverno caldo, come fosse al mare, nella pianura che non trova nemmeno la forza di essere umida. Nel riposo dei campi che attendono il freddo placido.
L'inverno oggi è come fosse solo la primavera che dorme.
Ma l'inverno è il sesso lento sotto le coperte, il sesso di necessità, il sesso che scalda dentro un freddo che seppur non c'è, si sente. Il freddo che è bisogno nell'istinto delle pelli nude.
"Vieni vicina", le sussurra, "che riempiamo l'inverno". E intanto la penetra, duro e caldo, mentre la adagia, la dispone, ne dispone.
Perchè è cosi che fa Marcello, mentre le piega le gambe indietro e le guarda il sesso schiudersi, quasi prolassato nelle carni per il desiderio. Pregusta, le sbircia nell'umore viscido, prima di farla cagna, tenendoselo in mano, guardone di loro stessi.
Scopano, forma sublime d'amore, insulti e baci, fluidi, mischiati, basta e ancora, avvinghiati, caldi, si riempiono di sesso e di tutto il resto che li scalda nel cigolare ritmico del giaciglio.
L'inverno è fatto per rendere il sesso ancora più necessità. E si guardano, consapevoli dell'odore di cui si stanno riempiendo, mentre ancora non fa freddo attendono pazienti e sfiniti.
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susieporta · 5 months
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“E basta con sta storia che dovete essere forti a tutti costi.
No. Non raccontiamocela per favore.
Siamo esseri divini ma abitiamo corpi umani, fragili, sensibili.
Non c’è nulla di più spirituale di una lacrima che riga il tuo volto.
Hai mai sentito il sapore delle lacrime?
Ha qualcosa di magico.
E gli occhi dopo che hanno pianto li hai mai visti?
Sono ancora più luminosi.
Cosa c’è di più divino di uno sguardo dopo il pianto?
Sii fragile. Permettiti di sentire che ti frantumi in mille pezzi.
Se ti senti abbandonato, permettiti di vivere quell’abbandono.
Se ti senti solo, ascolta la tua solitudine.
Se ti senti stanco, accetta la tua stanchezza.
E riposa.
Smetti di voler essere forte a tutti costi.
Essere spirituali o in cammino non vuol dire non provare emozioni.
Quanto è bella la fragilità che assomiglia ai fiori appena sbocciati in primavera.
Quanto profuma la fragilità. Che quando la vedi ti viene da abbracciarla e contenerla tutta con il tuo amore.
Cosa ci rende più umani del dolore? E in fondo a quel dolore trovare la tua parte più divina?
Smetti di raccontartela.
Non devi essere forte.
Fregatene di chi ti dice che devi spiritualizzare le tue emozioni.
Col cavolo!
Le emozioni non si spiritualizzano.
Sono loro che, se lasciate fluire, ci fanno riscoprire la nostra natura spirituale.
Non credere a chi ti dice: sii forte.
Credi piuttosto a chi ti dice: frantumati in mille pezzi.
Lasciali cadere tutti a terra.
E poi raccoglili e dai loro una nuova forma.
Non credere a chi ti dice: devi essere forte.
Credi piuttosto a chi ti dice: quant’è bello il tuo dolore.
Lo abbraccio insieme a te e vedremo sbocciare da lui una nuova primavera.”
Monica Grando
In questi giorni non sto bene e questo testo, preso dalla bacheca di Chiara Tettamanti, giunge in soccorso come solo lo sguardo di un'amica-sorella può fare.
Abbiamo l'illusione che chi abbia una pratica spirituale o di cura psicologica non soffra o sappia sempre cosa farne della propria sofferenza.
La mia esperienza è di tutt'altro tipo, ed è più vicina a certi giochi dove man mano risolvi un livello, se ne apre un altro più difficile.
La vulnerabilità, come la danza della realtà, sono i nostri più grandi maestri ed essendo tali non sono certo circoscrivibili dentro una tecnica, una prospettiva psicologica o una visione spirituale.
Quindi si, accetto di essere ancora una volta
in frantumi.
Gloria Volpato
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scorcidipoesia · 7 months
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Sei come una macchia di olio benedetto che si espande in me .. dal cuore arrivi in ogni cellula e la mia mente si culla perduta in te, verso di te.
Chi sei , cosa hai fatto, da dove arrivi, chi ti ha creato, di cosa sai, come respiri, dove abiti, cosa ti attraversa la mente, cosa sogni?
Qual è il tuo profumo ?
Il mio solo desiderio è poter appoggiare il volto accanto al tuo, sapere di cosa sai, come è la tua pelle ,se hai rughe profonde o si distendono quando chiudi gli occhi.
No, non ho pensieri di sesso sfrenato, non mi interessa il tuo corpo , sapere se sei uno dei tanti adoni ( e il cellulare ha scritto asini perché scrivo di getto), non voglio piaceri fisici. Non è importante, conta più come mi sento.. Il tempo mi ha mitigata, ho capito che il sentimento raggiunge apici che il piacere sbiadisce, so quello che non voglio e non posso ma so chi desidero da dentro.
È una perfetta congiunzione, un fare l’amore così : mente nella mente, anche se non lo sai. Perché certamente ti perderei, ti spaventerei perché le donne profonde fanno paura agli uomini e perché gli uomini che mi rapiscono non mi vedono. So diventare invisibile e sparire, so ormai comandare i miei comportamenti ma non quello che mi fa vibrare come una nota forse stonata ma forte, vibrante : mi senti ?
Non vorrei sporcare questo regalo, ora che il mio cuore si è ricomposto dalle delusioni della vita e dai miei fallimenti vorrei diventare quella bambina che sapeva sognare e non è mai invecchiata nell’anima. Ora che il mio volto non è più il bocciolo fresco di un fiore a primavera vorrei poter sorridere a te, guardare come sei e parlarti, dirti senza parole di questa marea che mi porta su e giù nei meandri infiniti dei miei pensieri che non conosci, delle poesie mai scritte, dei doni mai offerti.
Ora che il tempo si è accorciato vorrei poterti aprire le mani e mostrarti i palmi e le righe del destino che ti vede comunque come un miracolo che mi stritola la gola proprio quando credevo che non avrei più sentito, sorriso o pianto, perché anche di emozione si piange .
… credevo che il disincanto e la delusione avessero portato via il mio fulcro emotivo, le mie fragilità così forti e potenti che con te tornano a bussare, a togliermi il sonno e a dipingermi un sorriso sciocco e anche tremare di paura.
Ora che la notte è vicina e la pioggia bagnerà le strade della città io vorrei poter ascoltare il silenzio finalmente e assaporarlo con te, e mettere a tacere il rombo incessante dei miei pensieri che prendono destinazioni sconosciute ma arrivano sempre a te, da te.
Ascolta la notte e sentimi. Non conosco il suono della tua voce ma intravedo nella mia miopia la bellezza del tuo cuore e questo mi basta per scrivere una lettera al vento e farla volare via.
In alto, dove i miei angeli si sono raccolti in preghiera per salvarmi e salvandomi hanno aperto ancora il mio cuore che credevo finito e morto, come un organo inutile che invece batte, palpita e vive e adesso vuole solo te.
Chiudi gli occhi e se mi sentissi arrivare non mandarmi via.
Sono un essere che non ti ferirà mai, una battito di ali che non potrà posarsi su di te, un testo che non leggerai o abbandonerai perché io sono così diversa e lontana dalla normalità che forse ti farei ridere ma non è importante per me.
Quel che conta è questo: un bisogno immediato di fermarmi e indirizzarti la mia lettera, posala sul tuo comodino, lasciala aperta alla riga che preferisci ma non chiudere gli occhi, guardala, scoprila, cerca la mia calligrafia. La punteggiatura è il mio respiro e se smetti un secondo di correre mi trovi , mi senti e forse sorridi .
Solo questo vorrei da te: essere nel tuo sorriso e tra le tue braccia aperte.
Per me
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a--piedi--nudi · 6 months
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La realtà
Volevo fare una passeggiata ma mi hanno interrotta. La vicina ha cominciato a parlare e parlare e parlare, poi è arrivata l'amica ottantenne della nostra condomina più anziana e anche lei a parlare parlare di come si sia cresciuta quattro nipoti contemporaneamente e da sola, di come ora a ottant'anni non abbia nemmeno un dolorino, anzi, nemmeno mezzo...e io ci credo perché la vedo nell'orto, da casa dei miei genitori, dalla mattina alla sera, piegata in due come un portafoglio; non s'inginocchia lei, non si tocca la schiena, non fa pause. Lavora. Piegata in due. L'unica cosa è la sera, una grande solitudine e malinconia, ha detto, perché sono sola; per questo cerco di stare in casa il meno possibile. È già abbronzata, ha già raccolto i "bruscandoli" e li stava portando alla sua amica (sta chiusa in casa tutto il giorno, poverina, ed è un anno più giovane di me, ha detto). Ci ha parlato dei figli, delle gare di sci, del vischio e dell'uomo che glielo regala. Volevo passeggiare mezz'ora prima di andare a prende mia madre, avevo voglia di vedere il mio nuovo amico un cagnolino solo, sempre seduto sotto il portico della casa nuova. È bianco e nero; quando passo mi fissa un istante da lontano e poi balzella fino alla recinzione guardandomi attraverso tutto quel pelo che gli copre gli occhi. Mi guarda solo un istante e poi sbatte la schiena contro la rete per farsi accarezzare. Si gode le coccole e si gira come sul girarrosto; un po' sulla schiena, un po' di fianco un po' sulla testa. Ha il pelo sporco e non gli tolgono mai la pettorina da guinzaglio, mi dispiace tanto ma sono felice venga in contro al piacere di una carezza. L'ottantenne è sola, il cane è solo, anche il condomino qui affianco è solo. La moglie l' ha lasciato, all'improvviso dopo trent'anni. Era bella, bionda, elegante, leggiadra, lunatica e un po' antipatica; non la vedevo da tempo ma credevo fosse colpa del lavoro e di questi cazzo di uffici dai quali ci facciamo fagocitare e invece se n'è andata con un altro. Ci ha lasciati un po' tutti, in realtà, perché un condominio di sei unità è come una famiglia allargata. Lei era "la bella", quella da senso d'inferiorità perché con il marito, le figlie, il nipote, il lavoro, la palestra, le lavatrici sempre a girare e i capelli da asciugare, era comunque perfetta: lavava le scale, puliva ogni giorno la terrazza, lavava la macchina e ora più nulla di tutto questo. Chi se ne va è come se morisse, se ne parla al passato. Invece è viva e vegeta e ora starà di sicuro meglio, finalmente, si godrà la vita, un nuovo amore e la primavera che arriccia i pensieri. Lui, invece, è qui affianco, dimagrito, lo sguardo un po' spento. Vedovo. È sola l'ottantenne alla sera, è solo il cane tutto il giorno, è solo F. qui affianco, forse che la solitudine mi stia parlando? Non so. Ci sarà sicuramente qualcosa da capire. Ho delle amiche che scrivono poesie, a volte le capisco e a volte no, ma c'è chi dice che la poesia non si debba per forza capire, può essere anche solo un ritmo, un disegno, un colore...una volta anche io la pensavo così ora no. Preferisco capire o, perlomeno, sentire qualcosa. Le amiche oggi hanno presentato due libri, eravamo in tanti: dal soffitto della libreria scendevano testi dondolando su cartellini chiari, guardavamo tutti all'insù, era strano, sembravamo proprio esseri umani che leggono delle idee, che assaporano visioni. Bello. Gente. Parole scritte e parlate, sguardi, baci, rincorse di mani a sentire la carne con la carne, toccare. Ho bevuto un rosé, sorriso a sconosciuti, rivisto conosciuti che non vedevo da tempo. Mamma ha comprato un tailleur color inchiostro, io due libri. Mi hanno riportata a casa presto, le stelle erano appuntite, in salotto mi aspettavano cose da leggere e invece sto scrivendo. Ieri notte ho sognato te, ho sognato che dormivamo abbracciate strette, talmente strette che non c'era spazio fra noi, tutto combaciava. Eravamo una. Il sogno è la realtà, basta saperla vedere.
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elenascrive · 8 months
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Oggi di ritorno da lavoro, ai margini di una super domenica mite e soleggiata che profumava di Primavera anticipata, trascorsa tra mansioni svolte e risate infinite di pancia che sanno di liberazione, sulla 57 ho avuto la fortuna d’incontrare una Beagle femmina, che aveva tutta l’aria di voler essere solo coccolata. E nel mentre l’accarezzavo, ho percepito pure stavolta la mano del destino, che ha fatto il modo che la incontrassi, in questa Giornata particolare dedicata al Cancro, per farmi sentire ancora più vicina la Presenza del Mio Amato Beagle, che come si sa mi è stato strappato dalle braccia proprio da questo infame male. Tutto continua ad essere collegato dunque ed Io all’unisono a questo strambo ma al contempo affascinante disegno ad opera di Universo e Destino, i quali non ho ancora ben capito cosa hanno in serbo per Me e ciò fa sì di rendere questa Esistenza di sicuro più intraprendente.
@elenascrive
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perpassareiltempo · 2 years
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Non so che cosa sia, ma è tanto bello, trasognare sulle tue parole, come sulle nuvole accese dal tramonto, si intravede il barlume delle stelle. Non so che cosa sia, ma è dolce, il tuo sguardo quando mi cerca, come il raggio di sole che brilla, nonostante fosse vicina la sera. Non so che cosa sia, ma sento che la vita è diventata di nuovo più bella, le tue parole che mi accarezzano il cuore come la seta, come il vento di primavera. Non so che cosa sia, ma è tanto bello, un dolore dolce, che non mi dispiace, se è stupido, se è sbagliato, che sia, se è amore, scusami tanto.
Gyula Juhász
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multiverseofseries · 6 months
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La Bella Estate: la sensuale primavera del nostro scontento
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La bella estate, adattamento del romanzo di Cesare Pavese ad opera di Laura Luchetti, con Yile Yara Vianello, Deva Cassel e Alessandro Piavani.
La bellezza delle opere di Cesare Pavese la ritroviamo nella descrizione dei personaggi. Dai piccoli e nitidi dettagli che fanno vivere sulla pagina uomini e donne. Nel caso però de La bella estate, soprattutto donne, essendo uno dei più noti romanzi "al femminile" dello scrittore piemontese. E del resto chi meglio di una regista può portarlo sul grande schermo? E di fronte a tale impresa Laura Luchetti trova una chiave di lettura efficace. Quanto Amelia, interpretata da Deva Cassel al suo debutto sul grande schermo, nella volontà di Pavese e Luchetti, è sfuggente e misteriosa, quanto Ginia, A interpretarla è Yile Yara Vianello già vista in Corpo celeste e La chimera di Alice Rohrwacher, la vera protagonista, è radicata nel presente, divisa tra l'impiego come sarta e i lavori domestici per accudire il fratello Severino.
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La chimica tra le due attrici è il fulcro attorno a cui ruota La bella estate, dramma in costume elegante e calibrato. La ricostruzione temporale operata da Laura Luchetti avvolge lo spettatore grazie a personaggi vividi, i cui piccoli drammi catturano da subito l'attenzione nonostante il senso di incompiuto che incombe in sottofondo. A stupire però è la rappresentazione di queste giovani donne che, nell'estate del '38, con la Seconda Guerra Mondiale che bussa alle porte, sono più preoccupate a cercare un'attività che le realizzi in una concezione decisamente moderna.
Con un'estetica che rispetta i canoni dell'epoca in cui la storia è ambientata, e la grande cura nell'aspetto dei personaggi, nei costumi, nelle posture, nella ricostruzione degli ambienti, La bella estate ci sottopone l'universalità della forza vitale della gioventù attraverso le vite di un gruppo di amici che lottano contro le difficoltà del quotidiano in una grande città come Torino e le loro reazioni di fronte all'arrivo di un elemento estraneo. Elemento che si manifesterà nella persona di Amelia, che fa il suo ingresso arrivando a nuoto dal lago dopo essersi tuffata come una sirena e introduce Ginia nel suo mondo fatto di assenzio, pittori spiantati, atelier polverosi e sensualità smaccata.
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la regista prende alla lettera il titolo del suo nuovo lavoro costruendo una pellicola fatta di sguardi, primissimi piani, corpi adagiati su sofà, ma anche su mani consumate dal lavoro o sporche di pittura. I giovani al centro della storia sono tutti belli, vitali. Alessandro Piavani si carica sulle spalle il perso del personaggio più sgradevole quel Guido che alterna sedute di pittura e attività predatoria cercando giovani donne da sedurre nell'atelier che condivide con il più estroso Rodriguez (Adrien Dewitte). La bella estate è la storia della maturazione di una giovane donna attraverso dolori, rimpianti, errori, silenzi e passi falsi. Niente di nuovo sotto il sole, ma grazie allo sforzo registico di Laura Luchetti questo mondo antico risulta meno lontano nel tempo del previsto.
La bella estate è un film profondamente sensuale, ma la sensibilità della regista interviene nella rappresentazione del sesso "raffreddandola" per evitare volgarità e scene gratuite. Mentre i nudi di Amelia, che di lavoro fa la modella, sono sempre contenuti e ridotti a una sorta di vedo/non vedo, il nudo di Ginia risulta totalmente naturale. Il tocco femminile nella rappresentazione coreografica affiora nella prima volta di Ginia, nell'irruenza sessuale di Guido e nelle danze maliziose di Amelia culminando infine nel ballo lento tra le due ragazze durante una festa di paese, con la telecamera talmente vicina al loro volti da spingere lo spettatore a chiedersi se intorno a loro le altre persone si siano rese conto del loro legame speciale o se questo esiste principalmente nelle loro menti.
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La bella estate: Yile Yara Vianello e Alessandro Piavani a Locarno 2023
Parlare di relazione omosessuale ed esplorazione della propria identità sotto il Fascismo non è semplice e il film di Laura Luchetti è molto prudente nella rappresentazione del rapporto tra Ginia e Amelia, limitandosi a mezze frasi, sguardi languidi, senza mai esplicitare la questione. Se da una parte quest'aura di non detto può rendere, si, più intrigante la scoperta di questo piccolo mondo antico, in cui troviamo echi del presente, dall'altra può risultare frustrante. Perchè anche nei momenti più intensi si continua a percepire un certo distacco emotivo, una freddezza di fondo dovuta al registro usato dai personaggi.
In conclusione un La bella estate, di Laura Lucchetti pellicola liberamente ispirata al classico di Cesare Pavese, è adattamento centrato e affascinante. Il film traduce in immagini le vicende delle adolescenti in cerca di identità raccontate da Pavese, inglobando in un ambientazione classica elementi che risultano anche contemporanei. Convincente il cast, nonostante le performance risultino complessivamente troppo corrette e poco coinvolgenti a livello emotivo.
👍
- La ricostruzione di un'epoca risulta affascinante grazie agli sforzi produttivi in termini di ambienti, costumi e scenografie.
- La regia equilibrata ed elegante.
- L'essenza del romanzo di Pavese prende vita con un'apertura all'attualità.
👎
- Le performance del cast corrette, ma poco coinvolgenti.
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venetianeli · 2 years
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Pitosto che perdar na tradision, ze' meio brusar un paese,, questo sentivo dire a casa mi quando ero piccino.
Stasera son nda " a BATTAR MARZO.
Iera anca un fià fresco, ma ne è valuta la pena; ne vale sempre la pena portar avanti le tradizioni dei nostri veci, dei nostri genitori.
Un popolo che non mantiene vive le proprie tradizioni, le proprie storie, le proprie radici,,, è destinato a scomparire...
Ringraziando chi mi ha aperto la porta di casa, per condividere un paio di chiacchere, e assaporare assieme un goccio.
Grazie a tutti.
BATI MARSO
“Bati, bati Marso,
che’l mato va descalso
cavàeo no morire
che l’erba butarà.”
Un tempo i rustici che vivevano tra le vie centuriate, erano convinti che il “Sapere” fosse stato tramandato ai loro antenati direttamente dagli dei e quindi ogni passo in avanti, per un villico, era la perdita di un frammento dell’antica “Conoscenza”. Per tale ragione nell’Ottocento i contadini compivano le stesse azioni dei loro avi congelando il mondo rurale per millenni. Tuttavia anche se il secolo appena trascorso ha visto eclissarsi molte delle nostre antiche tradizioni, a cavallo tra il mese di febbraio e quello di marzo si può sentite il familiare “bacan del batti marso”. Una remota pratica che consisteva nel gironzolare per le strade battendo su pentole, barattoli, bidoni e qualsiasi altro strumento casalingo inventato per l’occasione.
Lo scopo era di far scappar via l’inverno e risvegliare gli spiriti della terra, propiziare e incoraggiare la rinascita della natura; un auspicio per l’arrivo della PRIMAVERA!
CAO DE L’ANO E BATI MARSO:
CAPODANNO VENETO:
I festeggiamenti per il primo giorno dell’anno (cao de l’ano) erano una festività riconosciuta dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Secondo la tradizione nei giorni che precedono o seguono il primo marzo, la gente usciva nelle strade con pentole, coperchi e altri strumenti musicali fatti in casa battendoli e facendo una gran confusione. Questo era il modo per scacciare il freddo dell’inverno e propiziare l’arrivo della bella stagione: da qui il nome di Bati Marso.
In alcuni casi questa usanza si è tramandata nei secoli ed è arrivata fino ai giorni nostri. In alcune parti del Veneto si usa ancora pronunciare questa filastrocca
Vegnì fora zente, vegnì
vegnì in strada a far casoto,
a bàtare Marso co coerci, tece e pignate!
A la Natura dovemo farghe corajo, sigando e cantando,
par svejar fora i spiriti de la tera!
Vegnì fora tuti bei e bruti.
Bati, bati Marso che ‘l mato va descalso,
femo casoto fin che riva sera
e ciamemo co forsa ea Primavera.
Vegnì fora zente, vegnì fora!. . . .
Fino al 1797, anno dell’invasione napoleonica, il Capodanno in Veneto si festeggiava il 1° marzo, in linea con una tradizione molto più antica del calendario gregoriano, ovvero quella romana, più vicina al ciclo lunare e con dieci mesi anziché dodici.
Il termine ‘more veneto’ (=secondo l’uso veneto, a modo veneto), che veniva abbreviato in m.v. accanto alla data utilizzata nei documenti e nelle annotazioni, indicava proprio il diverso uso secondo lo stile più diffuso dell’epoca, che era, appunto, l’attuale gregoriano, introdotto nel VI secolo da papa Gregorio Magno.
L’usanza di origini molto antiche, secondo tale sistema faceva coincidere i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre effettivamente con il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’anno, come indicato dal nome.
L’uso di collocare l’inizio dell’anno in corrispondenza con l’inizio della bella stagione, del risveglio naturale della vita in primavera, era una pratica arcaica alquanto diffusa, che possiamo tuttora trovare anche nel calendario cinese.
Testimonianze odierne dell’antica tradizione del capodanno veneto si hanno ancora in alcune zone della pedemontana berica, dell’altopiano di Asiago e in varie feste locali del Trevigiano, del Padovano e del Bassanese, dove è celebrata come l’usanza del Bruza Marzo, del Bati Marzo o del ciamàr Marzo, simboleggiante il risveglio della nuova stagione.
BATI MARSO
"A l'epoca de ła Serenìsima Republica, el Cao de ano, invesse che al 1° de genaro come previsto dal całendario giulian e dopo da queło gregorian, el cascava el 1° de marso. Sta tradission par che ła vegna da l'antico całendario che doparava i Romani prima de Giulio Cesare, che el faxéa scominsiar l'ano dal méxe de marso (e difati in sta maniera i mesi de setenbre, otobre, novenbre e diçenbre i vien a èsar efetivamente i méxi numaro sete, oto, nove e diexe come dixe el nome). Par no far confuxion, i Veneti de na òlta in parte a ła data i ghe scrivéa more veneto, cioè leteralmente "a ła maniera Veneta". Donca, ła data, metemo, del "14 febraro 1703" a Venessia ła deventava "14 febraro 1702 more veneto", parché el febraro l'era efetivamente l'ultimo méxe de l'ano vecio, e el 1703 el scominsiava soło in marso".
Ła festa del Bati Marso ła se svolgéa apunto in tei ultimi jorni de l'ano, e ła prevedéa de 'ndar in giro par łe strade batendo su cuèrciołi, pignate e altri strumenti muxicałi "fati in caxa" faxendo un gran bordèło, con l'intento de far scampar via l'inverno e el fredo e propiziarse l'arivo de ła beła stajon, par poder scuminsiar i laori 'gricołi."
L. Tosatto
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lisia81 · 1 year
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The Forbidden flower
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In più siti me lo hanno spacciato come il miglior cdrama 2023.
Penso che sia uno dei più “brutti” che ho finito quest’anno.
Devil in law è stato grottesco, ma dopo la recensione di @dilebe06 non avevo grosse aspettative. Solo sano divertimento.
Quando invece ti aspetti un mezzo capolavoro, trovi le criticità come i finferli in questo periodo in Molise.
Il drama si articola in 24 puntate da 30 minuti circa. Drama corto per i canoni cinesi, che anche in 52 puntate, a volte, riescono a tranciare parti fondamentali. Ma non è un pregiudizio. Ho visto quest’anno Destined to Meet you in 7 puntate e, ok, un 60 minuti in più sarebbero serviti a sviluppare alcuni aspetti, ma tutto sommato il prodotto era completo, carino e gradevole.
Qui invece ci sono dei buchi enormi. Capisco che gli autori abbiamo puntato tutto sull’impatto e la fisicità dei personaggi contornata da musiche accattivanti, ma manca tanto. Sopratutto a livello di interazione emotiva e psicologica. Sia chiaro: la lacrimuccia può scappare trascinati dall’’emotività del momento, ma a mente lucida capisci che spm ha più impatto sul mio umore del dramma.
Le prime 10 puntate ci presentano He Ran, la nostra protagonista, una ragazza di 20 anni, ricca, tenuta dalla madre nella scatola di cristallo in seguito alla guarigione di una grave malattia. La leucemia. Ama dipingere, come il padre, morto suicida.
Non ha amici ne amiche se non il vicino di casa, figlio di amici della madre, fidanzato designato, buono come il pane ma non brillante in acume, che naturalmente l’adora. E che lei tratta tipo zerbino.
Un giorno decide di andarsi a fare lavare i capelli e li, si innamora a prima vista dello shampista. Che shampista non è se se non a tempo perso. Un uomo di 45 anni che fa l’orticoltore e che si veste come Mirko dei Bee Hive.
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Da lì inizia uno stolkeraggio, che Tong Nian, di Go Go squid, al confronto è una pivella.
Dall’altro lato abbiamo il nostro lead, Xiao Han, interpretato da Jerry Yan, famoso per aver fatto parte degli F4, che nello stesso numero di puntate avrà pronunciato 30 battute, mostrato il suo sguardo ad occhi bassi e i muscoli sudaticci almeno 400 volte.
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La cosa che più ti rimane in mente è il gatto rosso che vive con lui e le sue timberland indossate anche in spiaggia a 40 gradi (non pensiamo all’afrore dei piedi).
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In queste 10 puntate il nostro protagonista non da alcun segno di avere una qualche simpatia particolare per la nostra protagonista. Sembra tollerarla; è cortese come si sarebbe con la vicina di casa che si è appena trasferita e sai che non conosce nessuno. Ma se non interferisce con la tua vita solitaria tanto meglio.
Alla 11 puntata lui invece cede a questa corte spietata e alla 12 puntata ci vengono mostrati 50 secondi di flash back in cui si vedono i fatti dal punto di vista del lead. In cui lui prima è incuriosito, poi interessato e poi che cerca di allontanarla per paura che lei soffra.
Mi da tanto l’idea che in fase di montaggio si siano accorti che qualcosa non tornava.
È così inizia questa storia d’amore estiva tra due asociali a cui tutti, non si sa perché vogliono bene.
Arriva settembre..He Ran è ammessa all’università e magari potrebbe ammalarsi ( ma gli esami andavano bene). Quindi decide di mollare dall’oggi al domani in nostro Xiao Han, che non fa una piega, se non allestirle il giardino con Gerbere/Crisantemi.
Qui faccio la prima annotazione. Per metà drama sono Gerbere. Poi le chiamano Crisantemi. I fiori inquadrati sono Gerbere. In uno dei loro discorsi importanti Xiao Ran dice a He Ran che le gerbere fioriscono tardi, quando gli altri fiori sfioriscono. Ora. Le gerbere fioriscono in primavera e continuano per tutta l���estate. I crisantemi fioriscono in autunno quando gli altri fiori appassiscono. Quindi avete sbagliato pianta?
Arriviamo a noi. La nostra ragazza va all’università, cambia numero, non socializza con nessuno, non vuole entrare nel club di arte, anche se la pittura è la sua unica passione. Le persone le danno fastidio, tanto che va a vivere lontano dal dormitorio. Tutte le cose giuste per una ragazza 20 enne che ha passato gli ultimi 10 anni chiusa in casa. Passano 6 mesi. Arriva l’ultimo dell’anno e He Ran accende il telefono. Trova gli auguri di Xiao Han. La nostra eroina illuminata dalle parole di un mezzo sconosciuto capisce che lui ci tiene a lei (ma non lo hai mollato per paura soffrisse?????) e prende un aereo su due piedi e lo raggiunge dalle parti del Tibet.
Fanno pace. Lui dice alla madre che è la donna che sposerà. 😳Vivono un altro periodo felice, in simbiosi come due gattini. Poi a lei viene la febbre, c’è un risveglio della malattia e la nostra He Ran senza dirgli nulla di quello che sta accadendo, lo rimolla. Perché se se la malattia ricomparisse del tutto lui non la lascerebbe mai. Gesto onorevole, ma stai con un uomo di 45 anni. Credo che potrebbe anche sopportare e supportarti in questa fase, visto che è il tuo grande amore e senza di lui non puoi vivere.
Alla fine lei, in cura, ritorna all’università. Va a vivere al dormitorio ( luogo sanissimo per una che ha sintomi di recidiva da leucemia). Lui fa armi e bagagli e di nascosto la segue.
Si incontrano nuovamente, litigano, fanno pace, lei non gli dice che è malata, lui lo scopre lo stesso. Si sposano. Lui, in cima ad una montagna innevata -a -20 le dice che sarà la sua ultima donna è l’aspetterà per sempre.
Lei parte con mamma per l’America per curarsi.
È passato un anno. Il dramma finisce con lui che ha due pesci Betta, di cui uno malato di tumore, ma che è guarito. Va a coltivare fiori e in lontananza sente la voce di lei. Non sorride e non fa nulla se non la solita espressione ad occhi bassi. He Ran potrebbe essere vera come un allucinazione.. finale aperto. Per buona pace dello spettatore.
Sollevo subito l’obiezione che due Betta in una boccia non si possono mettere. Nel giro di 30 minuti uno dei due sarebbe secco. Non per nulla sono conosciuti come pesci combattenti.
Per non parlare di come viene trattato il tema della malattia. Mia madre ha convissuto 20 anni con una malattia del sangue passando 3 recidive e relative cure. Nessuno ti dice di segregarti, ma di stare attenti alle infezioni, a non prendere freddo ed evitare luoghi affollati e chiusi. Grandissima quindi la scelta di girare su una montagna, spedire la protagonista in un dormitorio a 4 ecc. I capelli che cadono a ciocche così a caso ( la protagonista non sta facendo chemio) poi che senso hanno? Poteva essere l’occasione per capire i sentimenti che si prova dopo una ricaduta, le ansie, le paure, le angosce attraverso l’introspettiva di questa ragazza. Niente! Liquidato tutto con alcuni sogni in cui la nostra lead ha paura di perdere Xiao Han. Perché il senso di possessivita’ di questa ragazza è quello di una bimba verso il suo giocattolo preferito.
Ma torniamo al nostro lead. Che è un uomo maturo e posato come direbbe lo zio Han. Tua moglie va in America per curarsi e tu stai lì ad aspettare e curare i pesciolini? Dopo che vi siete giurati in salute e in malattia? Non pensi abbia bisogno del tuo supporto anche se lei ti dice di no? Avete un rapporto molto fisico. Di intellettuale c’è ben poco. Forse un abbraccio, in tenersi per mano l’avrebbe aiutata? Meglio starsene a casetta propria con lo sguardo perso nel vuoto? È questo il prendersi cura di lei che hai promesso a sua madre?
La parte che salvo di questo dramma è la storia della madre di He Ran. Una donna forte, che ha subito l’abbandono del marito durante la malattia della figlia nel modo peggiore, che si è costruita una carriera e cerca di barcamenarsi nella vita. Capisco le sue fragilità nel rimettersi in gioco con Yuan Qi, il suo desiderio di essere felice ma il sapere bene i pesi che ha sulle spalle. Anche Yuan Qi mi è piaciuto come personaggio. Nonostante i suoi 26 anni riesce a capire la donna che ama e sa farsi da parte nei momenti giusti, pur correndo subito quando lei ne ha bisogno. Non le fa pesare i suoi dubbi, le sue priorità ma le offre sostegno e evasione. Il loro finale è quello giusto ❤️
Piccola parentesi: il quadro con le ninfee dipinto dal padre di He Ran. Perché lei lo scambia? Il critico d’arte alla fine a che serve? A fargli sapere l’immenso valore che ha? Che al nostro lead non interessa il denaro? (quello si era capito da un pezzo).
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italianiinguerra · 1 year
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9 settembre 1940, la Regia Aeronautica bombarda Tel Aviv
Tel Aviv letteralmente “collina della primavera” è una città dalla storia molto recente, venne infatti fondata nel 1909 da un gruppo di 69 famiglie residenti della vicina città di Giaffa, guidati dal futuro sindaco Meir Dizengoff. Il nome della città fa riferimento a un passo della Bibbia,nel Libro di Ezechiele, infatti la “collina della primavera” è proprio il luogo dove nella visione del…
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sonevermindd · 2 years
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N
Ei, come stai? Probabilmente è una domanda apparentemente scontata ma l’unico modo per parlarti e così, non avrò risposte da te, perché per quanto io mi sia impegnata a tenerti accanto a me, le cose non hanno funzionato. E tu ti starai chiedendo qual è la cosa che non ha funzionato? È vero non è mai iniziato niente di concreto, ma se sono qui a scrivere di te vuol dire che qualcosa dentro di me è nato. Ci siamo incontrati un giorno di primavera, mi ricordo ancora mio essere totalmente impacciata con le persone, mi ricordo quella sera dove non ho mai smesso di parlare con te e non perché c’era qualche tipo di malizia nei miei confronti, ma semplicemente perché parlare con te era come parlare con una persona che ha molto da raccontare, ha molto da raccontare perché a vissuto tanto forse troppo, e lo capito da primo momento che ci sia visti, che tu eri diverso. Non abbiamo mai avuto modo di conoscerci pienamente, anche perché la maggior parte delle conversazioni intrattenute erano apparentemente futili che parlavano di noi ma con un imbarazzo bestiale di quello che ci saremmo potuti dire a vicenda, mostrando una parte di noi che non eravamo soliti a mostrare, proprio perché siamo persone che più che parlare di se tendono ad ascoltare. Un pomeriggio seduti sulla solita terrazza che ha accompagnato la nostra estate, seduti su quelle sedie bianche di plastica che ricordano il clima estivo, mi ricordo di quegli sguardi mischiati con birre infinite parole non dette, non per paura ma semplicemente per il nostro cercare in tutti i modi di evadere da ciò che ci circondava, quegli sguardi che a ripensarci mi fanno ancora venire la pelle d’oca, perché in quegli sguardi racchiudo ancora ogni minimo momento che non c’è stato ma che speravo che ci fosse stato. Mi ricordo di quella sera come se fosse ieri, quando alluscio della porta di guardai quando in realtà intorno a te c’erano un'altra decina di persone, ma non so perché anzi lo venni a sapere successivamente, il perché tu coglievi l’attenzione più degli altri, il tuo essere te stesso, il tuo modo di guardarmi quando avevo quei pochi momenti di dolcezza rivolta al così detto “gatto di casa” e ti quanto il tuo sguardo fosse meravigliato che oltre ai mille scudi di freddezza e apatia ci fosse questo mio lato maledettamente vulnerabile. Mi hai raccontato di te o almeno ripeto ci hai provato, buttando giù liti di birra perché tu più degli altri sai quanto sia difficile esporsi in modo sano e del tutto cosciente, e capii che il tuo cercare di evadere non era divertimento nel momento il cui mi dissi “mi sono sentito dire dalle persone più importanti per me che ero pesante, e quindi ora faccio fatica a chiedere aiuto o parlare di ciò che sento” , e con quella frase ho capito quanto io ti possa essere stata vicina in quel momento per il modo in cui capii subito cosa tu stessi provando. Mi ricordo ancora più limpidamente ciò che provai quando andammo a prendere da bere al supermercato, io e te, e di quanto io fossi in imbarazzo e il mio fantasticare quanto sarebbe stato bello se quell’azione del tutto normale, fosse entrata in una “Nostra” quotidianità, e di quanto io mi sia illusa nel pensare addirittura alle cose più banali da fare ma che con te mi sembravano una cosa completamente meravigliosa e surreale, come guardare un film o iniziare una serie tv insieme, sarebbe stato bello no? Probabilmente l’unico ricordo che si avvicinerà a tale azione, saranno quei pochi attimi dove guardammo shamless dopo un after devastante, ma che a mal in cuore devo ammettere che dall’ultima volta io non riesco a vedere neanche un millesimo di secondo di quella seria su quella famiglia incasinata, non perché penso che sia una cattiva serie tv e lo sai bene, ma semplicemente mi ricorda noi su quel divano, fatti e del tutto esausti della nostra stessa esistenza, e di quanto io in quel momento avrei voluto solo abbracciarti e dirti che non eri così solo come pensavi e che per quanto tu ti rispecchiassi in frank, io ho sempre pensato che l’unica cosa che si avvicinava
a lui era il tuo cercare in tutti i modi di far capire alle persone che non sei così un disastro , senza pensare che in realtà è stato il mondo ad avertelo fatto pensare portandoti ad autodistruggerti di continuo. Se solo sapessi cos’ho visto in quegli occhi, in quella gamba sinistra che tremava continuamente, quando pensavi che gli altri non guardassero e di quanto io anche solo con uno sguardo riuscissi a percepire la pesantezza dei tuoi pensieri. Quella sera in quel tavolo al bar, dove con una tranquillità immane ti misi accanto a me e ci sfiorammo le scarpe lasciando che si toccassero fino a che l’imbarazzo era troppo elevato per poter continuare o del mio movimento brusco nel farti cadere la mista e del timore che provassi per la tua ipotetica reazione, che però non fu cos’ avventata come pensavo ma anzi continuammo a stuzzicarci di continuo. Ti ricordi di quando portasti il bicchiere di birra sotto al tavolo e lo riempisti con la mia birra che avevo portato da casa perché sapevi l’amore che provo per le birre, tanto che una volta me ne portasti una, una bella birra peroni, che conservavo in un ripiano dedicato agli alcolici, ma che a furia di aver pensato di buttarla o lanciarla, ho preso coraggio e lo riposa in un sacchetto fuori dalla mia vita perché insomma “occhio non vede, cuore non duole” giusto? Da quel giorno però bevo birra peroni, magari è per sentirti più vicino o semplicemente a furia di perla e diventata anche la mia preferita. La prima volta che mi hai accompagnato a casa e di quanto i miei occhi ti vedessero come la cosa più bella del mondo mentre ti accendevi quella sigaretta, perché io vedevo ben oltre ad un corpo, vedevo un anima ed una maledettissima camel blu che mi ricorda una canzone, che ora non ascolto più, come altre mille melodie, cercando di autoconvincermi che non ascoltando canzoni che mi ricordano te, il tuo pensiero scomparirà dalla mia testa improvvisamente. E si è proprio vero, merito di essere tratta meglio di come sono stata trattata, ma come lo spiego agli altri che quello che voglio supera di gran lunga quello che merito, che volevo semplicemente sedermi anche su un marciapiede a finirci una cassa di birra mentre parlavamo di come ci sentissimo, ridendo del fatto che le persone non ci avrebbero mai capiti ma che nel nostro caos ci saremmo sentiti in perfetta armonia. Però tutto scomparve quella sera, quando improvvisamente dopo giorni di silenzio dai nostri ultimi messaggi decisi di parlarti, e ricordo benissimo le parole che ti dissi “ma quindi?” e tu “non ci sto con la testa, scusami se ti ho ferita in qualche modo” e l’esordire rispondendo “ quindi è stato fatto tutto a caso, il chiedere di me, il mio numero, quelle conversazioni?” sperando in una tua smentita ma che in realtà fu un semplice “eh si”, e in quel esatto momento penso di poter semplicemente dire che l’unico granello di speranza di riprovare qualcosa scomparve insieme alla voglia di rimettermi in gioco, fu una serata disastrosa perché non eravamo “io e te” ma eravamo un “io” e “te”. Non ti sentivo più vicino dopo quelle parole, e continuerò a pensare di te che sei una bella persona anche se alterno momenti dove vorrei solo urlare quanto ti odio, per come tu mi abbia fatta sentire, ma anche se potessi non lo farei mai, perché per quanto il “chissà cosa potevamo essere” mi logora probabilmente “il siamo stati” mi rassicura, perché per quanto le persone intorno a me dicono che non posso guarire dalle cose mai iniziate io posso dire e urlerò sempre che ciò che non inizia concretamente non significa che non sia iniziato, perché il “noi” rimarrà bloccato in quegli sguardi, quelle risate fatte per il nostro essere completamente fuori dal mondo, hai nostri litigi di chi doveva scegliere la prossima canzone, al tuo criticare la mia felpa gialla troppo Larga per me ma che probabilmente sarebbe stata bene a te come dicevi tu ma che “Non si abbinava con l’outfit” o al tuo essere egocentrico nel tuo dire e pensare di essere il miglior rollatore o il tuo pensare di essere il miglior guidatore, il tuo modo tutto tuo nel ballare la techno, perché sinceramente non ti ho mai conosciuto realmente ripeto, ma posso assicurarti che lo avrei voluto e fatto
con tutte le forze, ma obbligare qualcuno non serve, ma posso dirti un un’ultima cosa che in pratica dirò a me stessa perché queste parole non ti arriveranno mai? Penso semplicemente che dietro al tuo dire di essere il migliore si nascondono le tue più grandi insicurezze, perché dai diciamoci la verità non pensi mai di essere abbastanza, ma non lo mostrerai mai perché o se no le persone peseranno di essere legittimate a darlo per verità e notare la tua vulnerabilità, ma posso assicurarti che le tue insicurezze ti rendevano la persona che ho pseudo conosciuto e mi piacevi così. E mentirei a me stessa se ti dicessi che ti ho dimenticato, perchè per quanto sto lottando ogni giorno per andare avanti e capire che si può andare avanti senza di te, la mia unica speranza si aggrappa all’immagine di una macchina del tempo che mi potrebbe riportare a quella sera d’estate, con io, te e la luna.
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d-a-v-i-d-s-i-c · 1 year
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Era notte, la luce della luna che attraversava la finestra della camera da letto dava una forma irregolare e sbiadita alle cose, una stanza vuota se non fosse stato che accanto a me ci fossi tu. Tu dormivi, ed io ti contemplavo per come potevo. I tuoi capelli mossi anche al buio sarebbero riconoscibili, il contorno del tuo viso, i tuoi polsi stretti stretti; è bastata solo un po’ di luce per contornare parte di te come la cornice di un quadro, ma questo non mi bastava. Non mi bastava sentirti così distante e quindi dopo ho pensato <<la vista è solo una parte di tutto ciò che mi serve per contemplarti>>; per sentirti ulteriormente vicino a me mi è bastato appoggiare la mia mano sul tuo petto, così ho potuto sentire i tuoi battiti e sincronizzare i miei ai tuoi ed inoltre ho potuto sentire il tuo torace che ad ogni respiro riempiva la stanza di te. Ma ancora questo non mi basta per sentirti vicina, sprovveduto come sempre ho rischiato, ho appoggiato le mie labbra sulla tua guancia piano piano per non svegliarti, ma poi non ho resistito, la guancia era troppo poco e le mie labbra si sono appoggiate sulle tue, ho sentito un po’ di sapore di te e mi è bastato per farmi gioire e sentirmi al sicuro, lì in quella stanza in cui le stagioni si mescolano giorno dopo giorno ed ogni mattina appena mi sveglio è come se fosse sempre primavera accanto a te, ti amo tanto piccola mia non dimenticarlo mai.
Cit. Davidsic
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scorcidipoesia · 1 year
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Sei come una macchia di olio benedetto che si espande in me .. dal cuore arrivi in ogni cellula e la mia mente si culla perduta in te, verso di te.
Chi sei , cosa hai fatto, da dove arrivi, chi ti ha creato, di cosa sai, come respiri, dove abiti, cosa ti attraversa la mente, cosa sogni?
Il mio solo desiderio è poter appoggiare il volto accanto al tuo, sapere di cosa sai, come è la tua pelle ,se hai rughe profonde o si distendono quando chiudi gli occhi.
No, non ho pensieri di sesso sfrenato, non mi interessa il tuo corpo , sapere se sei uno dei tanti adoni ( e il cellulare ha scritto asini perché scrivo di getto), non voglio piaceri fisici. Non è importante, conta più come mi sento.. Il tempo mi ha mitigata, ho capito che il sentimento raggiunge apici che il piacere sbiadisce, so quello che non voglio e non posso ma so chi desidero da dentro.
È una perfetta congiunzione, un fare l’amore così : mente nella mente, anche se non lo sai. Perché certamente ti perderei, ti spaventerei perché le donne profonde fanno paura agli uomini e perché gli uomini che mi rapiscono non mi vedono. So diventare invisibile e sparire, so ormai comandare i miei comportamenti ma non quello che mi fa vibrare come una nota forse stonata ma forte, vibrante : mi senti ?
Non vorrei sporcare questo regalo, ora che il mio cuore si è ricomposto dalle delusioni della vita e dai miei fallimenti vorrei diventare quella bambina che sapeva sognare e non è mai invecchiata nell’anima. Ora che il mio volto non è più il bocciolo fresco di un fiore a primavera vorrei poter sorridere a te, guardare come sei e parlarti, dirti senza parole di questa marea che mi porta su e giù nei meandri infiniti dei miei pensieri che non conosci, delle poesie mai scritte, dei doni mai offerti.
Ora che il tempo si è accorciato vorrei poterti aprire le mani e mostrarti i palmi e le righe del destino che ti vede comunque come un miracolo che mi stritola la gola proprio quando credevo che non avrei più sentito, sorriso o pianto, perché anche di emozione si piange .
… credevo che il disincanto e la delusione avessero portato via il mio fulcro emotivo, le mie fragilità così forti e potenti che con te tornano a bussare, a togliermi il sonno e a dipingermi un sorriso sciocco e anche tremare di paura.
Ora che la notte è vicina e la pioggia bagnerà le strade della città io vorrei poter ascoltare il silenzio finalmente e assaporarlo con te, e mettere a tacere il rombo incessante dei miei pensieri che prendono destinazioni sconosciute ma arrivano sempre a te, da te.
Ascolta la notte e sentimi. Non conosco il suono della tua voce ma intravedo nella mia miopia la bellezza del tuo cuore e questo mi basta per scrivere una lettera al vento e farla volare via.
In alto, dove i miei angeli si sono raccolti in preghiera per salvarmi e salvandomi hanno aperto ancora il mio cuore che credevo finito e morto, come un organo inutile che invece batte, palpita e vive e adesso vuole solo te.
Chiudi gli occhi e se mi sentissi arrivare non mandarmi via.
Sono un essere che non ti ferirà mai, una battito di ali che non potrà posarsi su di te, un testo che non leggerai o abbandonerai perché io sono così diversa e lontana dalla normalità che forse ti farei ridere ma non è importante per me.
Quel che conta è questo: un bisogno immediato di fermarmi e indirizzarti la mia lettera, posala sul tuo comodino, lasciala aperta alla riga che preferisci ma non chiudere gli occhi, guardala, scoprila, cerca la mia calligrafia. La punteggiatura è il mio respiro e se smetti un secondo di correre mi trovi , mi senti e forse sorridi .
Solo questo vorrei da te: essere nel tuo sorriso e tra le tue braccia aperte.
Per me
Tatiana Andena
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seoul-italybts · 2 years
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[✎ ITA 📻] Melon Station : Hybe Labels Speciale JIMIN - FACE (1a parte) | 24.03.23⠸
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🍈 Melon Station 🎵 HYBE Labels
Speciale JIMIN, FACE (1a parte)
🔊 Audio  © ⟭⟬ BTS BORA WORLD ⟬⟭
INTRODUZIONE
Ciao! Saluti da MelOn Station, HYBE LABELS. Sono Jimin dei BTS.
* effetto : finti applausi *
Da quel che so, ascoltando la radio, questo tipo d'effetto è davvero-
Ad ogni modo, MelOn Station: HYBE LABELS. Solitamente i saluti da questo programma li facevo con gli altri membri, è la prima volta che partecipo da solo.
Visto che sono qui per conto mio, l'atmosfera è un po' desolante. Però, visto che oggi sono qui con voi, ragazzə, sicuramente mi divertirò.
Potervi ritrovare, solo noi qui insieme, dopo così tanto tempo, è davvero fantastico, ma ho una notizia ancora migliore.
Allora, oggi è uscito il mio primo album solista ufficiale, FACE.
(ride) Essere qui da solo è piuttosto imbarazzante.
Esatto, finalmente è uscito il mio primo album solista. Visto che tocca a me abbellire l'inizio della primavera 2023, sono parecchio agitato.
È la prima volta che condivido col mondo un album simile, ho molte ansie e mi sento parecchio sotto pressione, ma non vedo l'ora di farvelo ascoltare.
Sul serio, mentre ci lavoravo, la gente a me vicina mi ha sostenuto molto ed è grazie agli altri membri se quest'album è venuto alla luce. È grazie a tutti loro se ho potuto esordire carico di buone sensazioni, buone come l'atmosfera che ha la primavera.
Oggi, riempirò questa trasmissione parlando del mio album solista e poi c'è un segmento in cui risponderò alle vostre domande e curiosità.
Un'altra buona notizia è che non mi vedrete solo oggi, ma anche domani. Quindi cerchiamo di divertirci al massimo sia oggi che domani, okay?
Dunque, come prima cosa, passiamo all'ascolto!
La prima canzone è il singolo principale del primo album solista di Jimin dei BTS, FACE, rilasciato oggi. Si intitola "Like Crazy", vogliamo ascoltarla insieme?
♪ Like Crazy
RIGUARDO "FACE"
Ragazzə, siamo qui, su Melon Station, e questo è lo speciale HYBE LABELS dedicato a me, Jimin, ed abbiamo appena ascoltato la prima canzone: "Like Crazy", il singolo del mio album solista.
Cosa ne pensate?
Solitamente, quando facciamo questo tipo di trasmissioni, c'è sempre qualcuno di fianco che risponde, ma dato che sono da solo.. (ride)
Sul serio, riascoltarla così è tutta un'esperienza nuova. Vi ho lavorato sodo e l'ho ascoltata un sacco, durante la preparazione, ma sentirla insieme a voi.. mamma mia, è molto molto più speciale ed importante.
Questa è la prima volta che rilascio un album solista ufficiale e ho cercato di infondervi tutti i cambiamenti emotivi che ho vissuto nel corso degli ultimi 2 anni, specialmente quelli del periodo della pandemia. È un progetto nato dopo aver sormontato diverse difficoltà ed essermi liberato della solitudine derivante dal mio stile di vita e dallo smarrimento in cui ero caduto, e tutto questo grazie alla musica. Anzi, dopo aver riflettuto ed essermi posto faccia a faccia con me stesso, credo di essere finalmente pronto per un nuovo inizio.
Il titolo del mio album è 'FACE', giusto? L'ho scelto proprio perché volevo esemplificare questa mia sfida e confronto interiore.
Allora, adesso vi presenterò ognuna delle canzoni, una per una.
La prima ad essere uscita è "Set Me Free Pt.2", pre-rilasciata il 17 marzo. Inclusi "Like Crazy" e la sua versione inglese, i brani contenuti in quest'album spaziano dal genere pop, all'hip-hop fino al R&B. Ma dato che quest'album tratta un percorso di crescita e superamento, la trama emotiva delle tracce in esso contenute è lineare ed i brani sono tutti interconnessi. Partiamo da un'atmosfera di ansia, paura e vuoto, ma poi le emozioni descritte montano fino a diventare risolutezza e volontà di auto-confronto, per poi arrivare ad un mio nuovo inizio in qualità di artista.
Va bene, vogliamo dare un'occhiata alle canzoni?
Inizierò con "Like Crazy". È la 3a traccia dell'album, nonché il singolo principale.
(legge) "Like Crazy" è un brano synth pop che, al sound carico di sintetizzatori e del ritmo intenso della batteria, contrappone la voce struggente di Jimin. L'ispirazione per questa canzone mi è venuta dal film 'Like Crazy'.
Non so quantə di voi l'avranno visto, ma io mi ci sono imbattuto mentre guardavo un video su YouTube. Ho sentito la canzone "In Return" di Breakbot, che mi ha molto colpito, quindi sono andato a cercare la traduzione del testo e ho trovato un altro video in cui quel brano era collegato al film 'Like Crazy'. Mi sono chiesto, "Oh? Che film è?". Ho provato a guardarlo e mi sono reso conto che aveva molto in comune con le canzoni cui stavo lavorando per il mio album. Ed ecco come sono nati i dialoghi all'inizio e alla fine della traccia. Sono tratti dal film, e credo la pellicola di 'Like Crazy' sia davvero stata di grandissima ispirazione, per me. Il film è piaciuto anche ai produttori e compositori, quindi abbiamo sviluppato quell'idea ed ora eccoci qui, la canzone è uscita, finalmente.
Quando l'ascolterete, capirete cosa intendo, ma nella canzone c'è molto dolore, che è qualcosa che solitamente cerchiamo di evitare e di rifuggire, preferendo continuare a sognare. Parla di questi due aspetti; forse, potrà sembrare piuttosto vivace e movimentata, ma in realtà non lo è. Sono sicuro voi coglierete tutte le diverse sfumature ed emozioni. Ad ogni modo, spero non vi rattristerete troppo ascoltandola e che, invece, l'apprezzerete.
Per quanto riguarda "Like Crazy", è tutto.
Ora partirò dalla prima traccia e poi andrò avanti da lì.
Si tratta di "Face-off", è la prima canzone dell'album ed il genere è trap soul.
Quando l'ascolterete, capirete perché, ma penso sia un brano d'apertura un po' inaspettato.
Oh, beh, in realtà non so! Non so che idea ve ne farete, ma come inizio è parecchio tosto. Ho pensato che la vostra reazione potrebbe essere, tipo "Oh? E questo [genere di canzone] è così importante [da essere il brano d'apertura]?"
In realtà, dato che si trova all'inizio, rappresenta un po' la mia volontà di mettere ordine nelle mie emozioni e pensieri, e credo riuscirete a cogliere tutta la rabbia e delusione contenute nella canzone. Ad esser sincero, non mi è ancora facile parlare di quelle emozioni e non posso scendere nel dettaglio o raccontarvi altre storie riguardo a quel periodo, quindi [per quanto riguarda questa traccia] la chiudo qui.
Passiamo alla seconda canzone, allora. "Dive". È una traccia che fa da ponte tra le emozioni espresse nel primo brano, "Face-off" e quelle del successivo, "Like Crazy". Ho riflettuto molto su come poter rendere la narrazione ed i collegamenti tra i vari sentimenti contenuti in quest'album il più naturali e fluidi possibile, ed è così che è nata "Dive".
Ascoltandola, noterete che è un brano piuttosto desolato e credo l'impressione che volessi dare fosse proprio quella di smarrimento totale, ovunque mi trovassi o fossi diretto. I suoni che sentite li ho registrati personalmente, ma è abbastanza di facile ascolto, quindi spero vi piaccia.
Ho già presentato la 3a traccia, "Like Crazy", quindi è ora di passare alla 4a.
Credo ascoltandola e leggendo il testo, sia una canzone piuttosto intuitiva e di facile interpretazione, ma volendo esser più precisi, questo brano parla di ciò che ho provato quando siamo usciti dall'inattività [*a fine pandemia, durante i concerti di Las Vegas]. Quando ho rincontrato gli altri membri, vedevo come tutti loro continuavano a lavorare duramente e, in questa canzone, ho cercato di esprimere il disappunto che avevo, invece, per me stesso. Beh, i membri mi erano anche mancati molto, quindi, tra me e me, sentivo anche il bisogno di un po' di conforto. Spero coglierete la tristezza di cui parlo e la prenderete per quella che è [*senza ulteriori interpretazioni], e che apprezzerete questo brano.
(ride)
L'ultima, la 5a traccia, è "Set Me Free Pt.2"!
In questo brano ho cercato di trasporre tutto il mio desiderio di ritrovare gli altri membri, di superare le avversità e di proseguire sul mio percorso. Sicuramente l'avrete notato: in questa canzone volevo mostrarvi quel lato intenso e d'impatto tipico delle performance dei BTS.
L'espressione chiave è 'Set Me Free (libera[r]mi)', inteso come "Liberare me stesso".
Poi, come sapete, c'è anche un'altra canzone intitolata 'Set Me Free', parte dell'album di SUGA hyung. Credo anche il suo brano esprima sentimenti complessi, quindi, una volta riascoltato, ho deciso che nella mia canzone avrei espresso la mia volontà di superare tali emozioni. Ecco com'è nata "Set Me Free Pt.2". È un brano che parla di libertà, quindi spero ne trarrete una buona energia.
E poi c'è questa traccia, "Like Crazy (eng ver.)", spero l'ascolterete molto.
Per quanto riguarda l'introduzione dell'album, è tutto.
Ora, dopo aver ascoltato il singolo principale, passeremo ad un'altra delle canzoni che ho appena presentato!
La traccia pre-release!
Andiamo ad ascoltare "Set Me Free Pt.2"
♪ Set Me Free Pt.2
FACE TALKS
Rieccoci dopo aver ascoltato una canzone.
State seguendo MelOn Station : HYBE LABELS con Jimin dei BTS
Ok, il mio album si intitola FACE, giusto?
La parola "face" può anche significare "affrontare" certe situazioni. Quello che viene ora è un segmento in cui parlerò di come affronterei e cosa farei in determinate situazioni. Abbiamo anche un titolo: FACE TALK!
Iniziamo dalla prima domanda!
Face talk! (ride) Ecco la prima situazione:
Una mattina ti svegli e trovi i membri dei BTS a casa tua, intenti a mangiare come se fossero a casa loro. In questo contesto, Jimin cosa farebbe?
Oh, io... Credo sarei seduto con loro a mangiare, a mia volta. Beh, sono 13 anni (che ci conosciamo), ragazzə! Credete che in una situazione simile ci troveremmo a disagio? Credo semplicemente chiederei, "Come [mai] siete venuti qui?", "Mangiamo insieme", e poi mi unirei a loro per mangiare. A ben pensarci, sembra divertente. Sarebbe bello lasciare che vengano a trovarmi.
Ok, ora la seconda domanda:
Se un giorno diventassi veramente un mangaetteok [*dolcetto/gnocco di riso, è anche uno dei soprannomi di Jimin] e qualcuno cercasse di punzecchiarti con una forchetta, cosa faresti?
Diciamocelo, come può fare un tteok [*gnocco] a ribellarsi? Beh, ovviamente mi lascerei mangiare (ride). Punzecchiato da una forchetta (ride) Perché, sul serio, che razza di rivolta potrebbe mai fare un manggaetteok? (ride). Credo se mai diventassi un manggaetteok, non potrei fare resistenza.
Ora la terza domanda:
Un giorno, ti ritrovi improvvisamente al primo anno di scuole medie. È il primo giorno di scuola, apri la porta della tua classe, entri, e.. Cosa farebbe Jimin?
Visto che sarebbe un ritorno alla vita da studente dopo tanto, credo guarderei per bene uno ad uno i miei amici per cercare di ricordarmi i loro nomi. Quando ero ragazzino, visto che stavo in un quartiere piuttosto piccolo, la stragrande maggioranza dei miei amici delle elementari era nella mia stessa scuola media. Quindi non avevo problemi a ricordarmi chi fossero. Se tornassi ora al passato, credo cercherei di ricordare.
La quarta domanda:
Hai comprato dei vestiti online, ma quando ti arrivano, non ne sei soddisfatto. Cosa farebbe Jimin?
Se posso farmeli rimborsare, proverei quello, altrimenti li metterei via.
Questa è la quinta domanda:
Un giorno ti svegli e, improvvisamente, scopri che tuo fratello minore è diventato il maggiore e tu sei il maknae (il più giovane tra i due). Cosa farebbe Jimin?
Non so se posso dirlo, ma, beh, sarebbe finito/morto, per mano mia (ride) È inevitabile, perché ricorderei che originariamente sono il maggiore, no? Quindi ogni tanto mi verrebbe comunque da essere condiscendente con lui e dirgli cosa fare.
Ora, la sesta domanda:
Non vedi l'ora di andare a trovare le/i fan in questo locale, ma nessuno ti riconosce. Cosa faresti?
Beh, sarei pur sempre un membro dei BTS e voi sareste comunque nostrə fan. Non importa, purché noi siamo sempre noi, non importa se vengo riconosciuto o no. Cioè, io sarei comunque nei BTS e voi sareste comunque ARMY. Non credo sia così fondamentale. Basta quello. Non importa se mi riconoscete o meno.
Proseguo con la prossima domanda:
Dopo aver mangiato, vai a lavare i piatti ma anche se li passi e ripassi un sacco di volte, le bollicine di schiuma non spariscono. Cosa farebbe Jimin in questa situazione?
Ovviamente, non potrei che buttarli via! (ride) Cosa potrei mai farmene di un piatto che non può essere lavato? Credo cercherei una soluzione, ma se dopo 30 minuti ancora non dovesse esserci rimedio, lo butterei.
Le domande di FACE TALK erano davvero creative. Quella riguardo l'incontrare le/i fan... Comunque, abbiamo concluso "Face Talk", un segmento che mi ha fatto venir voglia di rivedervi al più presto. Esatto, quindi ci ritroveremo dopo aver ascoltato un'altra canzone. È,
ovviamente, una delle tracce contenute nel mio album. A parte il singolo e 'Set Me Free', non posso farvi sentire 'Face-off', non è l'atmosfera più adatta, questa (ride). Dunque ascoltiamo la 4a canzone: "Alone".
♪ Alone
CONCLUSIONE
Siamo in chiusura di questo episodio di "MelOn Station : HYBE LABELS", io sono Jimin e vi ho parlato del mio album solista.
Ragazzə, cosa ve n'è parso?
È un'esperienza nuova anche per me. Ho già partecipato a questa trasmissione insieme agli altri membri, ma essere qui da solo fa un po' strano. Però sono felice di avervi potuto parlare più approfonditamente di me.
Vi sono molto grato e credo che presto, dopo che quest'episodio sarà andato in onda, potremo vederci. Ora come ora, mancano ancora alcune settimane ma spero il tempo passi in fretta, così da potervi ritrovare al più presto.
Ho in programma di lavorare sodo e fare apparizioni a diversi varietà e show musicali, quindi spero li aspetterete con trepidazione.
Grazie infinite per aver atteso quest'album e continuerò a lavorare su me stesso per diventare ancora migliore.
Oggi mi sono divertito. Come vi ho già accennato, passerò di nuovo anche domani, alla stessa ora. Ho molte cose da condividere con voi, quindi sono felice di potervi ritrovare domani. Nel frattempo, vi sarei davvero grato se poteste ascoltare tanto FACE.
Dunque, con quest'ultima canzone... un attimo.. Non questa!
(Ride)
È rimasta solo questa traccia, "Face-off".
Non volevo concludere il programma con un brano triste, dunque ascolteremo la prima canzone: "Face-off".
Grazie per aver ascoltato fino alla fine.
Da MelOn Station, HYBE LABELS con Jimin dei BTS è tutto.
Grazie, vi voglio bene!
♪ Face-off
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