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#Recensione Shakespeare e musica
gazemoil · 4 years
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I 50 MIGLIORI ALBUM DEL 2020
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Il quarto ed ultimo articolo della nostra List Week dedicata alle classifiche musicali di fine anno vede come sempre protagonisti gli album, il classico ed intramontabile lungo formato al quale siamo tanto affezionati. Ecco i nostri 50 Migliori Album del 2020. 
50.  Fleet Foxes - Shore (Anti, 2020)
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VOTO: 70/100
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49. Arca - KiCk i (XL, 2020)
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VOTO: 70/100
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48. Black Thought -  Streams of Thought, Vol. 3: Cane And Abel (Passayunk Productions, 2020)
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VOTO: 70/100
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47. Kelly Lee Owens - Inner Song (Small Town Supersound, 2020)
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VOTO: 70/100
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46. HMLTD - West Of Eden (Lucky Number, 2020)
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VOTO: 70/100
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45. Porridge Radio - Every Bad (Secretly Canadian, 2020)
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VOTO: 70/100
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44. Oneohtrix Point Never - Magic Oneohtrix Point Never (Warp, 2020)
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Psichedelia, elettronica, futurismo, avanguardia e tantissime altre sfumature dentro l'ultimo disco di Oneohtrix Point Never, l'onnivoro progetto di Daniel Lopatin, che durante la pandemia ha deciso di dare forma alla nostalgia per il passato ripercorrendo i suoi ultimi dieci anni di musica e mettendoli dentro Magic Oneohtrix Point Never. Il disco è assemblato per ricordare un programma radio dove le voci spesso si sovrappongono e la continua oscillazione tra un canale ed un altro alla ricerca di un suono decifrabile tra le interferenze talvolta fa emergere dall'etere canzoni da mondi distanti. Non è facile sintetizzare e reinventare un progetto artistico così complesso e borderless che negli anni non si è mai accomodato in nessun genere, ne nell'ambient, né nell'IDM e neppure nell'elettronica progressive, ma Lopatin lo fa in maniera abbastanza accessibile prendendo in prestito elementi dal linguaggio pop e continuando il suo lavoro di ricerca sul suono, scandagliando, trasformando e traducendo. Il risultato è un totale ibrido di influenze diverse. 
Tuttavia non è un disco facile, non manca la sperimentazione, le cacofonie barocche, contrapposte a momenti di totale minimalismo elettronico ipnagogico. Per quanto filosofico ed hippie possa sembrare, l'unico modo per spiegarlo è dicendo che non ci si può addentrare in Magic Oneohtrix Point Never con la testa, bisogna lasciarsi trasportare dal tappeto sonoro di Lopatin e della sua squadra, tra cui notiamo sicuramente Caroline Polachek, fidarsi delle proprie sensazioni ed imbarcarsi nella navicella spaziale che sorvola pianeti marziani e città iper-tecnologiche saccheggiate da una qualche catastrofe causata dall'uomo stesso. Non è tanto strano immaginarsi visioni assurde mentre si ascolta il disco, dato che Lopatin ha usato la fantasia per creare i suoi personaggi ed ambientazioni, talvolta giustificando i testi con storie improbabili, al limite tra la science-fiction e la distopia. Non è però tutto sensazioni e suoni astratti, a volte ci offre qualcosa di più palpabile, seppur non concedendosi troppo alla classica formula-canzone, in momenti come la power ballad No Nightmares con The Weeknd inconfondibile in veste di guest vocal, oppure Long Road Home. 
VOTO: 70/100
di Viviana Bonura
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43. Le sacerdotesse dell’isola del piacere - Alle Onde (V4V / Cloudhead, 2020)
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Alle Onde è il ritorno, quasi in sordina, de Le Sacerdotesse dell’Isola del Piacere, una delle migliori band del sottobosco italiano che da anni tiene accesa la fiaccola dell’emo rock percorrendo una traiettoria tutta in salita, soprattutto dopo il gioiellino Interpretazione dei sogni che attraverso riferimenti letterari da Freud a Kafka ha fatto tornare in vita un immaginario ben preciso per tracciare delle suggestioni e tradurle su un piano emotivo dentro una sfera molto personale. Ed è quello che continuano a fare nel terzo disco, immergendosi dentro altri libri e scrivendo ancora ricordi biografici tra le righe. Questa volta ad ispirarli è il mare e la natura, quello della Woolf, di Shakespeare e di Conrad, quindi elementi tutt’altro che pacifici ed idilliaci, ma tempestosi ed irrequieti, incontrollabili come i tumulti degli esseri umani, ma molto più grandi e permanenti dell’essere umano. Tornano le chitarre tra lo slowcore, l’emo e l’indie rock, gli anni ‘90 dei Dinosaur Jr. e delle band internazionali di oggi che si ispirano a quel sound, ma aumentano le distorsioni e gli assoli - e si vede anche nella durata dei brani. Tutto registrato per la maggior parte in presa diretta con un risultato che può piacere o meno, che non lascia molto spazio per le aggiunte stilistiche, l’innovazione su un piano musicale e compositivo, sulla costruzione del suono, ma gioca tutto al contrario sull’estemporaneità e sulla voglia di fare un disco rock dove la soddisfazione è proprio quella di poterlo suonare con immediatezza. Un disco sicuro non molto nuovo ma che funziona.
VOTO: 70/100
di Viviana Bonura
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42. The Microphones - Microphones in 2020 (P.W. Elverum & Sun, 2020)
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VOTO: 70/100
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41. King Krule - Man Alive! (True Panther, 2020)
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VOTO: 70/100
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40. Taylor Swift - folklore (Republic, 2020)
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VOTO: 70/100
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39. Run the Jewels - RTJ4 (Jewel Runners / BMG, 2020)
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VOTO: 70/100
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38. Pinegrove - Marigold (Rough Trade, 2020)
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VOTO: 70/100
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37. Kevin Morby - Sundowner (Dead Oceans, 2020)
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VOTO: 70/100
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36. Deftones - Ohms (Reprise, 2020)
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VOTO: 70/100
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35. Oliver Tree - Ugly Is Beautiful (Atlantic, 2020)
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VOTO: 70/100
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34. The Weeknd - After Hours (XO / Republic, 2020)
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VOTO: 70/100
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33. Dua Lipa - Future Nostagia (Warner, 2020)
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VOTO: 70/100
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32. Wilma Archer - A Western Circular (Domino, 2020)
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VOTO: 75/100
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31. Holy Fuck - Deleter (Last Gang, 2020)
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A distanza di quattro anni dal loro ultimo album tornano gli Holy Fuck, una band sui generis a cui piace giocare secondo le proprie regole, unendo la tensione del rock e dell’elettronica in melodie estatiche su cui lasciare danzare l’inconscio. Il loro quinto e squisito ritorno si chiama Deleter, un disco di nove tracce fatto di mimesi elettronica distorta e punk, realizzata senza l’ausilio di computer ed altre moderne tecnologie, ma solo da strumenti reali come loro tradizione. Proprio per questo particolare gusto nell’approccio musicale, il disco sfugge agli schemi ed è estremamente liberatorio da ascoltare. Prende in prestito dai paesaggi musicali astratti della micro-house e dal mondo del clubbing, ma li spezza con chitarre elettriche e batterie che pur essendo fortemente elaborate in post-produzione mantengono quel carattere estraneo alla musica che stiamo sentendo, e per questo il risultato è accattivante.
VOTO: 75/100 
di Viviana Bonura
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30. Blu & Exile - Miles (Fat Beats, 2020)
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VOTO: 75/100
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29. Ichiko Aoba - アダンの風 (Windswept Adan) (Hermine, 2020)
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VOTO: 75/100
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28. Fontaines D.C. - A Hero’s Death (Partisan, 2020)
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VOTO: 75/100
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27. Colapesce & Dimartino - I Mortali (Sony Music, 2020)
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VOTO: 75/100
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26. Slow Pulp - Moveys (Winspear, 2020)
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VOTO: 75/100 
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25. Pufuleti - Catarsi Awa Maxibon (La Tempesta Dischi, 2020)
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Pufuleti, nome d’arte di Giuseppe Licata, ad ogni ascolto mi sembra sempre di più il fratello perduto di Slowthai. I punti in comune ci sono: immigrato, voce fuori dal coro, liriche irregolari, flow stralunato e atmosfere un tantino surreali da farti sentire a disagio ma anche farti spuntare un ghigno d’approvazione in viso. Di origini siciliane, ma trapiantato in Germania da piccolo, con Catarsi Awa Maxibon è al secondo disco in studio sotto il nome Pufuleti, ma è attivo nella scena rap tedesca da più di una decade come Joe Space.
Forse è anche per l’esperienza del rap in un’altra lingua che quando Pufuleti decide di impadronirsi dell’italiano lo fa con un’approccio del tutto anticonvenzionale - oltre a non porsi problemi nel mischiarlo con tedesco e inglese. Nelle dieci tracce hip-hop un pò lo-fi del suo secondo disco infilza rime assurde ed ogni tanto pure oscene, dal fascino sgangherato e spigoloso, su basi che omaggiano la vecchia scuola americana ma in cui risuonano anche tutti quegli elementi bizzarri e freschi della nuova ondata alternativa italiana, grazie pure ai continui esilaranti riferimenti alle televendite fine anni ‘90 e inizio 2000 che ci piacciono tanto. Catarsi Awa Maxibon è fantastico perchè è assurdo, delirante, geniale nell’adozione di nuove vie semantiche “che diventano ricerca affannosa di un assurdo che dia senso alle piccole cose”. Certe atmosfere visionarie e un pò malate sono impossibili da ignorare, e questo fin dal primo ascolto che si rivela subito dirompente ed inarrestabile grazie alle tracce dalla breve durata cucite come un pezzo unico di una trasmissione televisiva.
VOTO: 75/100
di Viviana Bonura
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24. Helena Deland - Someone New (Luminelle, 2020)
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VOTO: 75/100
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23. Thundercat - It Is What It Is (Brainfeeder, 2020)
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VOTO: 75/100
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22. Touchè Amore - Lament (Epitaph, 2020)
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VOTO: 75/100
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21. Hayley Williams - Petals For Armor (Atlantic, 2020)
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Con Petals For Armor Hayley Williams debutta da solista senza i Paramore, band storica dalla fama leggendaria e storia travagliata da vicende personali che la frontwoman non ha sempre trovato modo di affrontare e canalizzare. Il suo primo disco è il risultato artistico di un lavoro profondo e personale di ricanalizzazione. A volte bisogna proprio ripartire dall'inizio, anche da adulti, ed è quello che ha fatto la Williams concettualmente, facendosi custode dell'esperienza artistica di quindici anni di carriera per diventare la custode della sé più giovane e bambina, quella che ha assimilato modelli di affettività tossici senza volerlo e li ha riproposti nella sua vita sentimentale che ad un certo punto è diventata di dominio pubblico. Scava nei suoi traumi per la prima volta da sola ed utilizza la musica per parlare alla sé del passato e ricostruire la Hayley del presente. I brani sono pieni di riferimenti autobiografici, abitati da atmosfere paranoiche, rabbie tranquille, erotismo e femminilità, metamorfosi che passano attraverso stati contorti e mostruosi, prendendo la forma dei propri demoni per poterli esorcizzare. Musicalmente sperimenta con un pop ed un rock raffinato tra St. Vincent ed i Radiohead, l'elettronica ed il jazz.
VOTO: 75/100
di Viviana Bonura
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20. Grimes - Miss Anthropocene (4AD, 2020)
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Specialmente in questi ultimi anni Grimes, nome d’arte di Claire Bucher, ha vissuto in un mondo tutto suo. La producer, cantante e multistrumentista è sempre stata un personaggio sui generis, ma con una vita privata che ultimamente si lega sempre di più a quella pubblica è inevitabile che la sua personalità fuori dagli schemi si scontri con i canoni dell’essere una figura sotto ai riflettori, dunque confrontarsi con l’essere messa in discussione, ma ancora di più per il suo stile di vita e delle idee davvero bizzarre, spesso per gli altri non comprensibili. Ed è su questo precario e non ben definito equilibrio tra l’essere visionari e l’avere una fantasia piuttosto spiccata che nasce l’album più importante della sua carriera, Miss Anthropocene. Invece di rispondere al fuoco incrociato che l’ha vista protagonista di polemiche e critiche ha deciso di allontanarsi ancora di più dalla mondanità costruendo un universo inventato parecchio più inquietante e contorto di quello reale, dove il disastro climatico si intreccia a malvagie divinità aliene che desiderano soggiogare l’essere umano e mandare il mondo in rovina. La parte strumentale è quasi ambiziosa tanto quanto il concept - ma al contrario di quest’ultimo funziona sicuramente meglio ed è eseguito con più chiarezza - e vede Grimes ampliare ancora la sua palette sonora, rivelando una raffinata e lineare evoluzione del suo interesse di vecchia data verso la nostalgia della cultura rave e l’allettante musica pop dalle varie parti del mondo. I territori esplorati sono davvero tantissimi e l’eclettismo dell’artista è il punto forte di un disco che nel bene e nel male si è conquistato il diritto di guidarci verso le nuove rotte della musica pop.
VOTO: 75/100
di Viviana Bonura
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19. Lido Pimienta - Miss Colombia (Anti, 2020)
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VOTO: 75/100
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18. R.A.P Ferreira - Purple Moonlight Pages (Ruby Yatch, 2020)
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VOTO: 80/100
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17. Phoebe Bridgers - The Punisher (Dead Oceans, 2020)
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VOTO: 80/100
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16. Shabaka and The Ancestors - We Are Sent Here By History (Impulse! Records, 2020)
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VOTO: 80/100
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15. Ghemon - Scritto Nelle Stelle (Carosello Records, 2020)
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Hit dopo hit, ma senza rinunciare all’identità, in Scritto Nelle Stelle si sente tutta la ricerca nel suono fatta da Gianluca Picariello, in arte Ghemon, negli ultimi anni per conciliare il pop con l’hip-hop, l’Italia con le influenze della black music. La formula perfetta si trova in mezzo, giocando sul modern soul e l’rnb in un contesto pop raffinato e a volte vagamente pop-funk, a metà tra l’elettronico ed il suonato, con un risultato dalla grande musicalità - anche nei momenti in cui si sente la sua formazione hip-hop - un groove costante ed un cantato super caldo. Gioca ancora con le rime e la tecnica, ma il contesto è più rilassato, luminoso, frizzante e sembra che anche le riflessioni di Ghemon abbiano trovato riconciliazione e liberazione dentro questo sound ibrido dalle vibrazioni buone che gira attorno al mainstream, ma lo rielabora in chiave artistica con decisioni da musicista che tiene gli occhi aperti sul panorama internazionale piuttosto che da hitmaker come possono fare i colleghi Ghali o Achille Lauro, o ancora da fenomeno indie sulle righe di Carl Brave o Franco126. Scritto Nelle Stelle è un disco con un sound personale, che in Italia in questo momento ha pochi termini di paragone, vario ed omogeneo allo stesso tempo. Ghemon unisce gli opposti con stile - e non vediamo l’ora di sentirlo a Sanremo per la seconda volta.
VOTO: 80/100
di Viviana Bonura
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14. Fiona Apple - Fetch the Bolt Cutters (Epic Records, 2020)
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Fiona Apple è una di quelle che scrive canzoni perché ne ha bisogno per vivere e sopra ci ha costruito un’intera carriera senza farsi distrarre dalle attenzioni dell’industria discografica, anche a costo di essere guardata male e boicottata da tutti.  Il suo quinto album, Fetch The Bolt Cutters, arrivato dopo ben otto anni di attesa testimonia che le cose non sono cambiate perché quel fuoco brucia ancora ed è il fuoco di chi è nato per fare musica. Non si può non parlare tuttavia di evoluzione artistica, perché se le motivazioni che spingono la Apple a fare musica sono sempre le stesse, di certo non si può dire lo stesso per le modalità. Adesso c’è anche la maturità di un’artista che nel suo continuo sperimentare, scavare e ricercare le soluzioni meno ovvie, vedere dove nessun altro guarda, mette in tavola la propria anima adulta ma non invecchiata con una visceralità spiazzante. La Apple ripercorre il proprio vissuto, dall’infanzia fino all’età adulta, con la consapevolezza di chi sa che l’obiettivo finale non è l’assoluto controllo o la comprensione delle cose, per questo non perde i modi di fare di chi ha ancora da scoprire, da cadere e da imparare giocando o facendosi male e di riflesso la vivacità compositiva della musica è impressionate. La Apple ci dice che la parola “equilibrio” può significare cose ben diverse da persona a persona e lei lo ha trovato dentro un sottile spazio di convivenza dove all’interno ci saranno sempre e comunque i traumi terribili del suo passato e problemi di salute mentale con cui fare continuamente i conti, insieme ad un desiderio bruciante di vita. La vita e la morte, infondo, sono cose che si possono provare allo stesso tempo dentro alcune emozioni ed in questo Fetch The Bolt Cutters è assolutamente un trionfo.
VOTO: 80/100 
di Viviana Bonura   ascolta
13. clipping. - Visions Of Bodies Being Burned (Sub Pop, 2020)
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VOTO: 80/100
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12. Sevdaliza - Shabrang (Twisted Elegance, 2020)
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VOTO: 80/100
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11.  Charli xcx - how i’m feeling now (Asylum, 2020)
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Nel bel mezzo della pandemia ed a pochi mesi di distanza dal suo ultimo ed acclamatissimo disco, la regina - indiscussa - del nuovo pop Charli XCX ci ha raccontato come se la stava passando con una raccolta di undici tracce messe insieme di fretta e furia, neanche del tutto finite, che spiegano perfettamente come ci si sente ad essere presi alla sprovvista. how i’m feeling now è stato un fulmine a ciel sereno un pò come tutta la situazione che abbiamo vissuto, un progetto per nulla confezionato che incapsula il recente passato musicale dell’artista attraverso getti d’ispirazione istintivi suggestionati dalla sua sfera emotiva in una situazione di isolamento ed alienazione. Il risultato è davvero eccentrico e spigoloso, molto personale e riflessivo, ma al contempo bello per intrattenersi con del buon pop d’avanguardia. Vanta tra le produzioni quelle di Dylan Brady (100 gecs) che satura ancora di più tutto l’universo accelerato di Charli, fondendo il bubblegum pop della prima con l’elettronica sperimentale del secondo.
VOTO: 80/100
di Viviana Bonura
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10. Idles - Ultra Mono (Partisan, 2020)
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VOTO: 80/100
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09. Adrianne Lenker - songs (4AD, 2020)
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Non sempre la semplicità corrisponde alla facilità e songs di Adrianne Lenker - frontwoman dei Big Thief - ne è la testimonianza. Il suo è un disco semplice fino all’osso, solo voce e chitarra acustica, ma non è spoglio, perché dentro la cantautrice e musicista esplora, anzi distilla, i temi dell’amore e della perdita, inteso sia come lutto sia come fine di una relazione, con disarmante e struggente frontalità, nella più totale e vulnerabile sincerità. Un dolore palpabile, sulle corde gentilmente accarezzate della sua chitarra, dentro la voce naturalmente comunicativa e dal timbro indimenticabile, nella scrittura vivida e presente dei brani guidata dal suo modo intuitivo di esprimere le emozioni e la spiritualità. Sembra tutto fatto senza sforzo, ma sedersi su una sedia e registrarsi senza interruzioni ed omissioni, lasciarsi trasportare, fare i conti con sé stessi e guarirsi è tutto fuorché ordinario e lo si capisce in momenti come la conclusiva my angel o come che raggiungono picchi emotivi altissimi. Il suono della pioggia, lo scricchiolio delle sedie, i respiri, sono tutti i segni di un qualcosa che non si nasconde, di un qualcosa di integrale e di integro. La Lenker ci fa vedere tutto e ci fa immaginare. Le montagne sulle quali si è appartata per scrivere il disco, il freddo della rugiada, le passeggiate, i colori, i letti di morte, la solitudine, lo sguardo della donna di cui è innamorata, l’esitazione dentro un accordo preso un secondo dopo. Fare un disco che sembra un disco con così pochi elementi non è cosa facile, ma la Lenker ci è riuscita. Le canzoni di songs hanno tutto il potenziale per potersi evolvere e diventare cavalli di battaglia indie-rock dei Big Thief, ma anche così sono finite, complete e bellissime. 
VOTO: 80/100
di Viviana Bonura
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08. Yves Tumor - Heaven To A Tortured Mind (Warp, 2020)
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Un’altra personalità che ha intenzione di riscrivere le coordinate del pop a modo suo è il misterioso Yves Tumor che emergendo dalle viscere scure del post-industrial e della musica noise completa la sua metamorfosi in falena affascinante dell’rnb e dell’art rock, abbandonando i detriti sperimentali da brivido e lavorando invece sulla sua sorprendente capacità nel rendere orecchiabile ed armonico qualcosa di fondamentalmente dissonante e pure disturbante. S’illumina di una trasognata attitudine pop il nuovo disco Heaven To A Tortured Mind, senza tradire il bisogno di essere fluido e trasgressivo, ma sicuramente meno dilagante e disorientante. Lui è un artista che avevamo già intuito essere sulla buona strada per il successo col disco precedente, ma stavolta stupisce davvero per la maturità. Astratto, ma ora anche molto più concreto, Heaven To A Tortured Mind trova l’occasione per schiacciare l’occhio a sensualità jazz e psichedeliche, regalandoci ballate al buio trasversali.
VOTO: 80/100
di Viviana Bonura
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07. The Strokes - The New Abnormal (RCA, 2020)
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Quella degli Strokes è una carriera leggendaria e lo sappiamo benissimo tutti. Per una band che ha influenzato in maniera indelebile il primo decennio degli anni duemila ed ha vissuto quasi tutto il successivo sopra le spalle dei loro brani immortali non deve essere stato facile ritornare con un nuovo disco inedito. Più volte abbiamo creduto che l’intenzione di Casablancas fosse quella di continuare a fare musica con il suo side-project The Voidz e che con gli Strokes non ci fosse più la scintilla di un tempo - vedi il ritorno a mani basse con l’EP Future Present Past del 2016 - ma a smentirci, fortunatamente, c’è The New Abnormal dove la band è animata da un’energia tutta nuova. Con la produzione di Rick Rubin il disco riesce a spingere alcuni limiti della band ed offrire delle tracce stravaganti, creative e dalle strane scelte, al contempo ritrova quel brio chiassoso dei primi lavori che ne sporca i suoni e riporta alle origini del loro rock da garage. I riferimenti agli anni ‘80 ci sono, dalla copertina fino ai rimandi musicali, ma The New Abnormal non è un disco vecchio o prevedibile, anzi estremamente orecchiabile, classico ed audace. Sì, gli Strokes continuano ad essere rilevanti anche vent’anni dopo.
VOTO: 80/100
di Viviana Bonura
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06. Against All Logic - 2017-2019 (Other People, 2020)
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Anche questo per Nicolas Jaar sembra essere un anno d’oro. Il poliedrico produttore americano-cileno vive un periodo particolarmente prolifico e la musica registrata sotto lo pseudonimo Against All Logic è interessante tanto quanto quella con il suo nome di nascita, se non di più. Tanto è vero che a finire sulla nostra lista non c’è Cenizas, ma 2017-2019 che segue l’eccellente disco di due anni fa in cui si avventura sui territori meno battuti della musica techno con un approccio innovativo fuori dal comune. Quello di 2017-2019 è un suono distorto e duro che fa da controparte all’avvolgente e calda musica house del debutto, ma è ugualmente eccentrica ed ambiziosa. Il mix è ipnotico, caotico ma incredibilmente diretto, le successioni dei brani sono fluide ed i ritmi sempre serrati, centrati su bassi profondi spesso al limite della trama sonora, strane percussioni e melodie accattivanti.
VOTO: 80/100
di Viviana Bonura
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05. Moses Sumney - græ (Jagjaguwar,2020)
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L’arioso e tentacolare secondo disco della gemma dell’art-pop Moses Sumney è un tripudio di sfumature emotive e musicali. Diviso in due parti (la prima uscita in versione digitale all’inizio dell’anno) esplora gli spazi grigi - “grey areas” - tra la musica, le parole e soprattutto nell’individuo, mettendo in discussione la nostra esistenza binaria. Momenti strumentali organici che spaziano dal jazz al soul si susseguono elevando il linguaggio del disco e schiarendone le ombre, insieme a distorsioni elettroniche ed arrangiamenti sperimentali che ne intrecciano la traiettoria. Anche questa volta il collante è la splendida ed anamorfica voce dell’artista, intenta a spezzarci letteralmente il cuore. Sebbene la paura della solitudine di Sumney definisca ancora gran parte dell'album, il suo abbracciare questi spazi di mezzo apre nuove possibilità di auto-determinazione e attualizzazione. Spirituale, sperimentale, vivido e dolce sono le parole per descrivere græ.
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VOTO: 80/100
di Viviana Bonura
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04. Rina Sawayama - SAWAYAMA (Dirty Hit, 2020)
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E’ davvero un coraggioso nuovo mondo quello che si sta creando la musica pop negli ultimi anni e Rina Sawayama vi sta contribuendo a pieno, mostrandoci esattamente come nel suo debutto SAWAYAMA. Sempre a fianco dell’alchimista del pop Clarence Clarity che si è occupato delle produzioni i due riescono a definire con chiarezza la direzione artistica del disco. Estremamente contemporaneo, contaminato e stiloso, incorpora elementi del teen pop dei primi anni 2000 à la Christina Aguilera con le sue evoluzioni bubblegum molto più moderne ed elettroniche, ed ancora il nu-metal dei Deftones coi ritmi club. Sembra fin troppo ambizioso ed eccessivo, ma SAWAYAMA unisce con entusiasmante maestria suoni aggressivi ed altri decisamente più inoffensivi facendo tesoro dell’eredità culturale dell’artista e contemporaneamente esplorando i temi dell’identità, sentimenti personali e filosofie più in generale sul mondo. E’ un disco importante perchè si posiziona con prepotenza nelle cerchie del pop pur avendo un’anima estremamente anticonvenzionale, strana e piena di giustapposizioni.
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VOTO: 80/100
di Viviana Bonura
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03. Lucio Corsi - Cosa faremo da grandi? (Sugar Music Italia, 2020)
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C’era una volta il cantautorato narrativo e Lucio Corsi lo ha preso e rispolverato con grazia. E’ una ninna nanna di nove ballate per adulti Cosa faremo da grandi: “Perché nemmeno da vecchi si sa cosa faremo da grandi”. L’album è ricco di storie senza tempo e personaggi semi fiabeschi, fuori dagli schemi della società odierna. Il cantautore maremmano fa da eccentrico narratore in questo dolce album con tante nuove storie raccontate in versi di canzoni oniriche. Le melodie serene e allietanti dei brani di Cosa faremo da grandi? non sono un manifesto del sound attuale, ma nel complesso l’album è molto originale grazie alle parole ricercate all’immaginario che le storie suscitano. La ricerca e gli arrangiamenti valorizzano il fatto che l’album sia un puzzle di figure semplice e pure come i disegni dei bambini. E’ un lavoro che nasce nel 2020, ma potrebbe essere traslato indietro nel tempo o collocato in un’Italia futura: il suo essere senza tempo lo rende eccentrico e speciale.
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VOTO: 85/100
di Agnese Centineo
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02. Laura Marling - Song For Our Daughter (Chrysalis / Partisan, 2020)
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Giunta al settimo album in studio a soli trent’anni, la cantautrice e musicista Laura Marling continua a volare sotto i radar del grande successo, probabilmente perché durante la sua carriera è riuscita a far sembrare semplicissime cose molto più complesse ed intricate, giungendo ad una maturità artistica notevole per la sua età. Song For Our Daughter conferma la natura taciturna dell’autrice, anzi risparmia moltissimi elementi a favore di una semplicità che fa emergere solo l’essenziale, premiandone la scelta coraggiosa con un risultato che lo colloca tra i suoi lavori più completi. E’ un disco che si pone poeticamente come un dialogo con una figlia immaginaria, ma che in realtà è una lettera a cuore aperto alla sè più giovane, quella di una volta. Come se avesse vissuto chissà quante vite o la sua anima fosse davvero vecchia, la Marling compensa alla mancanza di sperimentazione e strumentali assolutamente non protagoniste con una delle scritture più belle di quest’anno. Apparentemente troppo delicato e sottile, Song For Our Daughter è invece un disco robusto capace di mantenere viva l’attenzione con storie toccanti piene di colpi e riflessioni inaspettate, cantate dall’elegantissima voce senza tempo di un’autrice la quale statura viene spesso paragonata a quella della leggendaria Joni Mitchell. Chissà se allora la sua avventura diventerà un classico.
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VOTO: 85/100
di Viviana Bonura
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01. Perfume Genius - Set My Heart On Fire Immediately (Matador, 2020)
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Il quinto album di Mike Hadreas, in arte Perfume Genius, si destreggia fluido tra melodie sublimi e dissonanze cupe con la delicatezza di uno degli artisti più sensibili degli ultimi anni, abbracciando le gioie ed i dolori del corpo umano e le sue innumerevoli ed intangibili aspirazioni. Hadreas ha dimostrato durante tutta la sua carriera come ogni disco è capace di rappresentare una metamorfosi - artistica e personale - e Set My Heart On Fire Immediately non fa eccezione. Come No Shape mantiene una sensibilità rock ed un riguardo verso l’orecchiabilità in funzione della radio, mentre come Too Bright alterna struggente momenti di tenerezza ed alienazione, mettendo in circolo dramma, emozioni, piacere e sofferenze in maniera meno intricata e sicuramente più risolta. Gli arrangiamenti sono vivi, così come le sue parole. Quella di Perfume Genius è una musica estremamente intima e liberatoria, una musica che colpisce perché nella sua vulnerabilità è capace di umanizzare qualsiasi esperienza. L’artista è riuscito a teatralizzare in musica un travagliato percorso e dopo aver imparato a trascendere dal corpo umano ne ha finalmente abbracciato la sua essenza concreta.
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VOTO: 85/100
di Viviana Bonura
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MENZIONE A:
Mac Miller - Circles (Warner Records, 2020)
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Nicolas Jaar - Cenizas (Other People, 2020)
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animequiz1 · 4 years
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The Promised Neverland: La recensione completa
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Yakusoku No Nebarando o The Promised Neverland (= “La promessa Isola/Terra che non c'è") è uno shonen horror psicologico che nella prima serie anime si compone di 12 episodi.
L'anime si basa sul manga di Kaiu Shirai e disegnato da Posuka Demizu, pubblicato  sulla rivista Weekly Shōnen Jump della Shūeisha. Il manga è molto avanti rispetto all'anime, di cui in queste ore si ha notizia di un Live Action by Amazon.
La recensione completa episodio per episodio ha degli spoiler, quindi leggete se avete visto l'anime. Io cercherò di dire solo i fatti essenziali, in modo da non farvi del male, ma naturalmente gli spoiler possono essere in agguato.
The Promised Neverland: un anime geniale
The Promised Neverland è la terza opera della penna sconosciuta di Kaiu Shirai. Sconosciuta perché si tratta di uno pseudonimo, come scelgono anche molti artisti orientali. Si sa che è un mangaka e uno sceneggiatore.
Le citazioni durante l'anime (la recensione non si riferisce al manga) sono notevoli ed evidenti a un occhio esperto, ma quella più sorprendente di tutte è sicuramente come i ragazzi vengono seguiti e controllati dalla “mamma" di turno.
Infatti, le levatrici hanno un orologio da taschino, che si trasforma in un radar per verificare dove si trovano le trasmittenti poste nell'orecchio sinistro dei ragazzi alla nascita. Questo orologio da taschino, quindi, diventa un vero e proprio radar, molto simile come mappa a quella che si vede nel rilevatore delle Sfere del Drago di Bulma in Dragon Ball.
Curiosità: i numeri non sono i codici di collo, ma sono le date. Quindi, 121045 si legge 12/10/2045. Gli oggetti “vecchi" rinvenuti, tra cui alcuni libri, risalgono al 2015. Questo fa pensare che i demoni abbiano preso il controllo della situazione negli ultimi 30 anni e che il loro arrivo abbia distrutto anche l'economia umana, anche se ce ne sono tracce, come afferma Krone quando risponde ai ragazzi.
Episodio 1. Come si racconta tutta la base di una storia comunque distopica come ambientazione in un colpo d'occhio? La prima puntata di The Promised Neverland è magistrale in tal senso e dà lo stesso senso di sgomento che provano i 2 ragazzi a sapere la verità sull'orfanotrofio. Alcune cose da ricordare per capire tutto il resto della serie: * I bambini sono 38. Quando qualcuno viene spedito, arriva dal Quartier Generale il rimpiazzo neonato. Come hanno i neonati e come li dividono si scopre alla fine, qua e là tra i dialoghi e nel flashback del passato di Isabella. * I bambini sono vestiti tutti uguali. Quando fa freddo, indossano una giacca. Le bambine indossano la gonna. Non ci sono riferimenti, ma il bianco serve per avere indizi su dove vanno, visto che si macchiano facilmente. * Al termine dell'orfanotrofio c'è un cancello, dopo il cancello si scoprirà esserci un ponte e dopo il ponte si scoprirà esserci il quartier generale con demoni, mamme, scienziati (?) e neonati da smistare. * I bambini vengono portati via a partire dai 6 anni fino ai 12 anni. Questo per permettere al cervello di svilupparsi, l'unica parte umana che serve ai demoni. Per capire chi mandare, si fanno dei test, che impegnano parte della giornata dei piccoli. Quindi, chi va peggio ai test viene mandato subito, gli altri aspettano. L'ultimo giorno è quello del compleanno. * La giornata è sempre uguale: i bambini fanno tutto da soli (cucinano, stirano, fanno il bucato, si occupano dei neonati tranne la notte) visto che l'unico adulto è la “mamma", che è in realtà solo una levatrice (ad eccezione di Ray), pregano in maniera laica, mangiano, fanno i test, mangiano di nuovo, giocano all'aperto fino all'ora di cena e alle 22.00 vanno a letto. Dopo cena o dopo i giochi all'aperto, i ragazzi possono usare aree comuni (biblioteca, ecc.). * La “mamma" sparisce intorno alle 20.00 di sera, poi si spiega perché.Quando tu riesci a spiegare tutto questo in 20 minuti e a dare al tuo spettatore anche un pugno allo stomaco per la morte di una bambina di 6 anni anche se è abituato al peggior horror possibile, c'è solo da dire touché.
Piccola curiosità: la questione dei fiori. I demoni mettono una spezia bianca, un fiore, che si irrora di rosso dal sangue della vittima umana e si apre quando è completamente morta. Questo permette ai demoni di capire quando è il momento di prendersi il cervello.
Episodio 2 - Io onestamente sulle prime pensavo che morisse almeno un altro bambino dopo lo shock subìto… E invece no. La questione del muro è una bella citazione e l'ho apprezzata subito. Qui però è anche bello vedere come Emma, Norman e Ray, i primi ai test (che si vedono essere solo di logica) hanno in realtà intelligenze e caratteri molto differenti.
Episodio 3 - Sorella Krone, personalmente la ragazza che mi ha fatto ridere come una matta. Un personaggio tipicamente horror, solo in parte giustificato dall'orrore. Krone forse è ancora più bella nel manga, ma comunque viene chiamata da Isabella per controllare i 3 che hanno scoperto il segreto dietro gli orfanotrofi. Il suo sogno è di salire di grado e di diventare “mamma". Arriva con un neonato, che andrebbe a sostituire Conny, ma si svela piano piano, come una torta.
Episodio 4 - Confronto tra intelligenze tra Norman e Ray veramente riuscito quando, ovviamente all'ultimo istante, Norman rivela a Ray di saper tutto e di volerlo salvare lo stesso per amore di Emma. I trucchi di questo tipo alla Death Note sono davvero belli e lo stesso autore ha dichiarato di avere una passione per Obata. La reazione di Ray, ovvero una risata stizzita di disperazione, forse è ancora più bella. Sceneggiatura, scelta delle inquadrature e dei disegni in questo The Promised Neverland sono molto efficaci, così come la musica, che interviene solo nei momenti topici.
Episodio 5 - Qui si scopre che Ray adora Norman ed Emma. Infatti, nasconde il coniglio “Little Bunny" di Conny che cade ai ragazzi (loro vanno lì per riportare il pupazzo a Conny e la trovano morta nella prima puntata). In più, Ray vuole così far capire ai ragazzi cosa succede davvero nell'orfanotrofio senza mettersi in pericolo. Da notare che Norman ama davvero Emma, perché quando fa il suo nome si ferma sempre qualche millesimo di secondo prima di riprendere il filo. Ray spiega il suo accordo con la “mamma", che (SPOILER-SPOILER, vi avviso, SPOILER) è veramente sua madre! Il calendario mette in evidenza compleanni e spedizioni, che avvengono idealmente ogni 2 mesi salvo richieste dai piani alti. Ray chiede a Norman di non salvare tutti, per evitare pesi durante la fuga attraverso il muro. Krone, invece, vuole la testa di Ray (solo idealmente, però!) per avere quella di Isabella e diventare “mamma" dell'orfanotrofio e proprio di quello, perché è considerato il migliore. Si scopre che la “mamma" non sa dove e se spediscono i bambini, ma immagina una morte sul momento. Per le comunicazioni, Isabella (ma si può ritenere tutte le “fattorie") hanno una stanza segreta.
Episodio 6 - Qui si va al giorno dopo per motivi di storia. Le altre puntate mostrano fatti che si svolgono più o meno settimanalmente. Qui scopriamo perché si chiama The Promised Neverland, ovvero i codici morse di William Minerva (= Come William Shakespeare e la dea Minerva romana, cioè Atena dei greci? Bravo!). Qui è da evidenziare il ruolo di Phil, che si scoprirà solo alla fine, ma che in questa fase è un po' ambiguo. Il bambino, infatti, è molto piccolo e qui sembra contro i nostri eroi.
Episodio 7 - La storia di Krone nel flashback al momento della morte è interessante, ma non è isolata nel mondo anime/manga. Fatta benissimo, sfruttando anche il fatto che l'anime può permettere di spezzettare di più, mostra come si “forma" una mamma e che questo è l'unico modo di sopravvivere solo per le bambine con voti alti e raccomandazione della mamma.
Infatti [SPOILER DELL'ANNO, ATTENZIONE] anche Isabella chiederà ad Emma se vuole diventare mamma. Una cosa che si vede nel flashback di Isabella alla fine, ma non in quello di Krone, è il fatto che Isabella deve per forza uscire incinta con inseminazione artificiale, cosa che non si sa se è avvenuta per Krone. Fa parte del percorso per diventare “mamma" aver dato alla luce un bambino che viene poi smistato negli orfanotrofi. Si può pensare che Krone, però, possa aver avuto un figlio da poco, visto che si vede robusta negli anni passati, ma non così tanto come lo è quando arriva a Gracefield House. Ora questa è una mia ipotesi, niente di ufficiale. Comunque, Krone viene scoperta complottare con i ragazzi. La sua idea è di spedirli subito dopo essere diventata “mamma", facendo però prima uccidere Isabella come incapace. Isabella, però, la intercetta e la fa mandare via. Krone, poi, dà un suo resoconto della situazione alla “Nonna", che sarebbe un ex “mamma" che gestisce la formazione delle varie “mamme" e cura i rapporti con i demoni. La Nonna, però, [SPOILER] risulta la ex “mamma" di Isabella, quindi la fa ammazzare dai demoni. Isabella era d'accordo? L'anime fa capire di sì.
Episodio 8 - Qui si va a giornate. Bellissima la scena che vale l'anime The Promised Neverland di Isabella che si comporta finalmente da levatrice assetata di profitto quale è, che arriva al punto di spezzare la gamba ad Emma per non farla fuggire, avvisa con nonchalance che Norman deve morire il 9 e subito dopo Ray.
Episodio 9 - La disperazione nascosta di Norman, le telecamere che lo seguono e la scoperta dei 5 stabilimenti rende l'episodio uno dei più belli della serie. Una bella anticipazione degli ultimi.
Episodio 10 - Tra il pacchetto lasciato da Krone, i 6 anni che Ray ha passato pur di avere un arnese per neutralizzare le trasmittenti, la finta lite con Emma con la minaccia di Isabella… Spettacolo assicurato, che si “infiocchetta" anche dopo il passaggio veloce dei due mesi dalla spedizione di Ray dopo che abbiamo seguito quasi ogni attimo della settimana precedente.
Episodio 11 - Anche qui c'è una scelta di sceneggiatura alla Death Note. In realtà, è facile da scrivere: si mostra prima l'effetto e poi il piano. Ecco, il flashback per far capire come i ragazzi scoprono tutto è fatto veramente bene, con pochi fronzoli e in pochi minuti. Si spiega anche la scelta di Emma di voler portare tutti, cosa che convince in parte Norman e per niente Ray. Si scopre anche il piano di Norman e perché Emma si convince a non prendere proprio tutti, senza per questo lasciarli morire.
The Promised Neverland: Episodio 12 - L'idea di calarsi di Norman, che ogni tanto si vede come pensiero di Emma e Ray, accanto al passato di Isabella sono la degna conclusione di questa prima serie. L'unica pecca che mi sento di sottolineare è il cambiamento di Isabella, che alla fine si scioglie i capelli e gli augura buona fortuna. Ora, il passato di Isabella è molto bello, ma non vedo in questo ultimo dettaglio un ravvedimento, piuttosto il fatto di non poterci fare niente. Infatti, non si capisce se leva le corde per aiutare i ragazzi e non farlo sapere ai mostri o se per impedire a qualcun altro di scappare.
Vi chiedo di commentare se la pensate come me (o anche no, una discussione fa sempre bene!). Vi ricordo che trovate l'anime di The Promised Neverland sia in italiano che in sub-Ita in giapponese su internet.
Fonte: https://animequiz.it/quante-ne-sai-su-the-promised-neverland/
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italianaradio · 5 years
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Joker: Joaquin Phoenix ha improvvisato una delle scene più iconiche
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/joker-joaquin-phoenix-ha-improvvisato-una-delle-scene-piu-iconiche/
Joker: Joaquin Phoenix ha improvvisato una delle scene più iconiche
Joker: Joaquin Phoenix ha improvvisato una delle scene più iconiche
Joker: Joaquin Phoenix ha improvvisato una delle scene più iconiche
Una delle scene più iconiche e suggestive di Joker è stata il risultato dell’improvvisazione sul set di Joaquin Phoenix e di un’intuizione di Todd Phillips, come spiegato dallo stesso regista, e la sequenza in questione è quella che vede Arthur Fleck – reduce dal suo primo omicidio in metropolitana – entrare in un bagno publico e iniziare una elegante danza da solo.
Inizialmente concepita in maniera diversa e molto più “realistica”, la scena è stata ripensata sul set al termine di vari tentativi:
“La sceneggiatura originale era completamente diversa. Arthur sarebbe entrato nel bagno, avrebbe nascosto la pistola, si sarebbe lavato il trucco e avrebbe fissato lo specchio dicendo ‘Cosa ho fatto?’. Tuttavia quella reazione non sembrava molto coerente con il personaggio…Perché Arthur avrebbe pensato di nascondere la sua pistola? Da lì abbiamo pensato un milione di modi diversi per girare quella scena e dopo un’ora di tentativi ho fatto ascoltare a Joaquin un brano delle musiche che Hildur Guðnadóttir ha scritto per noi e lui ha iniziato a ballare. Ci siamo guardati sapendo che quella era la scena. Aveva un senso ed è lì che il Joker è uscito“.
Sempre riguardo la danza di Arthur Phillips ha spiegato che “Una delle prime cose di cui io e Joaquin abbiamo parlato è il modo in cui la musica poteva intervenire, come se in fondo facesse parte di Arthur ed esistesse dentro di lui. Alcune persone che potresti conoscere avranno provato questa sensazione, e l’ho sempre pensata come una cosa da attribuire ad Arthur, tenuta dentro e intrappolata“.
#Joker Director #ToddPhillips breaks down the screenplay and discusses how #JoaquinPhoenix improvised the iconic bathroom-dance scene. 🤡 pic.twitter.com/yMemZ5ptyI
— Screenplayed (@Screenplayed) October 9, 2019
Joker: easter egg, cameo e riferimenti nel film
Joker vede nel cast Joaquin Phoenix, Zazie Beetz, Frances Conroy, Brett Cullen, Dante Pereira-Olson, Douglas Hodge e Josh Pais e che arriverà nelle sale il 4 ottobre 2019, come ufficializzato nelle ultime settimane dalla Warner Bros.
Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio nei Batman di Tim Burton, nella trilogia del Cavaliero Oscuro di Christopher Nolan e in Suicide Squad, Joker è ambientato negli anni Ottanta e racconta l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.
“Ho amato il Joker di The Dark Knight, e anche quello di Jared Leto di Sucide Squad che è venuto dopo, così come il ritratto di Jack Nicholson“, ha dichiarato Phillips parlando dei possibili riferimenti alle vecchie versioni del clown principe del crimine e dell’eredità che il suo Joker si porta dietro. “Negli Stati Uniti, i fumetti sono il nostro Shakespeare, e come esistono varie versioni dell’Amleto, così noi potremmo offrire varie versioni di Joker in futuro.” “Onestamente non riusciamo ancora a credere alla vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per realizzare“, ha commentato il regista nell’intervista con Variety.
Leggi la recensione di Joker
Fonte: Screenplayed
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Joker: Joaquin Phoenix ha improvvisato una delle scene più iconiche
Una delle scene più iconiche e suggestive di Joker è stata il risultato dell’improvvisazione sul set di Joaquin Phoenix e di un’intuizione di Todd Phillips, come spiegato dallo stesso regista, e la sequenza in questione è quella che vede Arthur Fleck – reduce dal suo primo omicidio in metropolitana – entrare in un bagno publico […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Cecilia Strazza
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italianaradio · 5 years
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Joker: Todd Phillips sulla possibilità del sequel e l’origine della “danza” di Arthur
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/joker-todd-phillips-sulla-possibilita-del-sequel-e-lorigine-della-danza-di-arthur/
Joker: Todd Phillips sulla possibilità del sequel e l’origine della “danza” di Arthur
Joker: Todd Phillips sulla possibilità del sequel e l’origine della “danza” di Arthur
Joker: Todd Phillips sulla possibilità del sequel e l’origine della “danza” di Arthur
Ad agosto, pochi giorni prima dell’avvio della Mostra del cinema di Venezia, Todd Phillips aveva discusso della possibilità di realizzare un sequel di Joker motivato principalmente dalla voglia di lavorare ancora una volta con Joaquin Phoenix. “Farei qualsiasi cosa con Joaquin, in qualsiasi giorno della settimana“, aveva commentato il regista, “Non c’è nessuno come lui. E se fosse disposto a farlo, se la gente si rivelasse entusiasta nei confronti di Joker e se la Warner Bros venisse da noi chiedendoci di pensare ad un’idea, beh…credo che insieme potremmo arrivare a qualcosa di bello”.
Tuttavia le ultime dichiarazioni non lasciano ben sperare, visto che a quanto pare né Phillips né lo studio sono intenzionati – per ora – a sviluppare un seguito del film sulle origini del clown principe del crimine. “Al momento non è in programma“, fanno sapere i report da Los Angeles. Come spiegato nelle scorse settimane, Joker nasce come storia a sé che non necessita una continuazione, e questo è sempre stato il progetto iniziale.
E in attesa di ottenere aggiornamenti in merito, proprio il regista ha raccontato qualche dettaglio sulla creazione del personaggio e su cosa lo rende così unico e specifico nel panorama degli antieroi, soprattutto se paragonato alle precedenti rappresentazioni del villain al cinema.
“Una delle prime cose di cui io e Joaquin Phoenix abbiamo parlato è il modo in cui la musica poteva intervenire, come se in fondo facesse parte di Arthur ed esistesse dentro di lui. Alcune persone che potresti conoscere avranno provato questa sensazione, e l’ho sempre pensata come una cosa da attribuire ad Arthur, tenuta dentro e intrappolata“.
Phillips fa riferimento al modo in cui l’attore si muove nella storia e al suo rapporto con la danza, espressione creativa del suo malessere interiore che fatica ad esternare e che libera in forma di energia con passi eleganti e al tempo stesso inquietanti. Una piccola anteprima la trovate qui sotto nelle nuove immagini ufficiali pubblicate dalla Warner Bros.
<p> #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item1 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/3Z0tEvzF_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item2 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/4Xw1zrYn_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item3 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/122XeXXd_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item4 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/AgaUdTaz_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item5 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/dbunR443_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item6 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/Eiiqcyx0_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item7 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/H9lbc0c4_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item8 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/HlS9ppVV_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item9 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/IVZvIvGS_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item10 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/kPLJalym_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item11 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/KtunArNF_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item12 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/LfwK7omi_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item13 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/looAKsJF_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item14 background: url(https://i0.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/lZZ3pYOR_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item15 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/mqZFdqlX_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item16 background: url(https://i0.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/murPIkyw_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item17 background: url(https://i0.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/n7Z6HcP5_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item18 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/pnUKT0Ik_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item19 background: url(https://i0.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/qxj3Bl4a_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item20 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/RbwRIh2j_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item21 background: url(https://i0.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/rTqPSd9A_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item22 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/TFN97T32_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item23 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/uavjKusI_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item24 background: url(https://i2.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/VhaUVI3J_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item25 background: url(https://i0.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/W0DCItFx_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item26 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/wJlsMlGE_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat; #td_uid_1_5d80b22fab063 .td-doubleSlider-2 .td-item27 background: url(https://i1.wp.com/www.cinefilos.it/wp-content/uploads/2019/09/yuUaVwIw_o.jpg?resize=80%2C60&ssl=1) 0 0 no-repeat;
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Leggi la recensione di Joker
Vi ricordiamo che Joker vede nel cast anche Zazie Beetz, Frances Conroy, Brett Cullen, Dante Pereira-Olson, Douglas Hodge e Josh Pais e che arriverà nelle sale il 4 ottobre 2019, come ufficializzato nelle ultime settimane dalla Warner Bros.
Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio nei Batman di Tim Burton, nella trilogia del Cavaliero Oscuro di Christopher Nolan e in Suicide Squad, Joker sarà ambientato negli anni Settanta e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.
“Ho amato il Joker di The Dark Knight, e anche quello di Jared Leto di Sucide Squad che è venuto dopo, così come il ritratto di Jack Nicholson“, ha dichiarato Phillips parlando dei possibili riferimenti alle vecchie versioni del clown principe del crimine e dell’eredità che il suo Joker si porta dietro. “Negli Stati Uniti, i fumetti sono il nostro Shakespeare, e come esistono varie versioni dell’Amleto, così noi potremmo offrire varie versioni di Joker in futuro.” “Onestamente non riusciamo ancora a credere alla vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per realizzare“, ha commentato il regista nell’intervista con Variety.
Venezia 76: una notte da Leone (d’oro) per Todd Phillips e Joker
Fonte: Total Film, Cinemablend
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Joker: Todd Phillips sulla possibilità del sequel e l’origine della “danza” di Arthur
Ad agosto, pochi giorni prima dell’avvio della Mostra del cinema di Venezia, Todd Phillips aveva discusso della possibilità di realizzare un sequel di Joker motivato principalmente dalla voglia di lavorare ancora una volta con Joaquin Phoenix. “Farei qualsiasi cosa con Joaquin, in qualsiasi giorno della settimana“, aveva commentato il regista, “Non c’è nessuno come lui. […]
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Cecilia Strazza
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