Tumgik
#amici miei atto II
cinearchitecture · 7 months
Text
Tumblr media
Amici miei - Atto II° (Mario Monicelli, 1982)
3 notes · View notes
abatelunare · 1 year
Video
youtube
Il doppiaggio di Amici miei Atto II. Buona visione e buonanotte.
9 notes · View notes
Text
Tumblr media
Vogliono per forza che mi senta utile...
Ma a me non mi importa una sega di essere utile. Sono sempre stato inutile...
Ma libero sì. Libero sì, perdio, lo sono sempre stato.
Ugo Tognazzi /Amici Miei Atto II
5 notes · View notes
tremendosworld · 2 years
Text
Tumblr media
Vogliono per forza che mi senta utile... Ma a me non mi importa una sega di essere utile. Sono sempre stato inutile... Ma libero sì. Libero sì, perdio, lo sono sempre stato.
Ugo Tognazzi /Amici Miei Atto II
2 notes · View notes
daimonclub · 6 months
Text
Aforismi sui cani
Tumblr media Tumblr media
Aforismi sui cani Aforismi sui cani, citazioni, massime, pensieri, frasi celebri e riflessioni di autori e scrittori famosi e non sui nostri amici più fedeli e affettuosi. Smise di fumare allorché notò che al suo cane dava fastidio. Giuseppe Mazzini Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato. Arthur Schopenhauer Quando l'uomo si svegliò, disse: "Cosa sta facendo qui Cane Selvatico?". E la Donna rispose: "Il suo nome non è più Cane Selvatico, ma Primo Amico, perché sarà nostro amico per sempre e sempre e sempre." Rudyard Kipling Non esiste lealtà promessa e mantenuta in fondo, eccetto quella di un cane veramente fedele. Konrad Z. Lorenz Che il mio cane mi ami più di quanto io ami lui è un atto innegabile che sempre mi riempie di un sentimento di vergogna. Un cane è pronto in qualsiasi istante a sacrifgicare la sua vita per te. Konrad Z. Lorenz Quanto più brutto è un cane, tanto più i suoi padroni gli vogliono bene. Martyn Lewis Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane. Socrate L'ideale di vita di Montmorency e mettersi tra i piedi della gente e farsi ingiuriare. Se riesce a introfularsi dove non è particolarmente ben voluto... allora avverte che la sua giornata ha avuto un senso. Jerome K. Jerome Il commissario Rex è un cane, perché gli altri cosa sono! Carl William Brown
Tumblr media
Aforismi celebri sui cani Chiamarlo cane non sembra fargli giustizia, sebbene ammetto che in apparenza lo fosse in tutto, avendo quattro zampe, una coda e abbaiava. Ma per quelli di noi che lo conoscevano bene era un perfetto gentiluomo. Hermione Gincold Ho scoperto che, quando sei profondamente turbato, è maggiore il conforto che ti da la compagnia devota e silenziosa di un cane di tutto quello che puoi trarre da altre fonti. Doris Day II piacere primo, il più precoce, è quello che deriva dal contatto fisico. Ed è il contatto fisico che rende un animale da compagnia così prezioso per le persone sole. Dilys Powell I cuccioli sono il rimedio naturale alla sensazione di non essere amati... e per numerosi altri dolori della vita. Richard Allan Palm Il genere umano è attratto dai cani perché sono così simili all'uomo - affezionati, confusi, facilmente delusi, avidi di divertimento, grati per ogni gentilezza e per la minima attenzione. Pam Brown È dolce sentire l'onesto abbaio del cane da guardia che ci lancia un profondo benvenuto quando ci avviciniamo a casa; è dolce sapere che c'è un occhio attento che cura il nostro ritorno e si illumina quando arriviamo. Lord Byron Hai visto quello sguardo. Il modo in cui un giovane pittore contempla un Rembrandt o un Tiziano. Il modo in cui Liz Taylor guarda Richard Burton. Il modo in cui Zsa Zsa guarda il visone. È così che un cagnolino da compagnia guarda il suo padrone. Jacqueline Susann I nostri cani amano e ammirano anche il più meschino tra di noi e nutrono la nostra colossale vanità con il loro atto di deferenza privo di critica. Agnes Repplier Nessuno apprezza il genio molto speciale della tua conversazione quanto un cane. Christopher Morley Non dobbiamo guadagnarci la sua fiducia o la sua amicizia: è nato per essere nostro amico; quando i suoi occhi sono ancora chiusi, lui già crede in noi: prima ancora di nascere, ha già dato se stesso all'uomo. Maurice Maeterlinck Signore, io faccio la guardia! Se non sono qui io, chi curerà la loro casa o sorveglierà il loro gregge? Essere fedele? Nessuno oltre a me e Te capisce cos'è la fedeltà. Loro mi chiamano "Cane buono!", "Beel cane!" Parole… Anonimo Dietro ogni terranova, boxer, danese c'è un cucciolo che desidera solo accoccolartisi in grembo. Helen Thomson Se mi siedo su una panchina, me lo trovo improvvisamente di fianco, prima che si sdrai su uno dei miei piedi. È tipico infatti del suo modo di fare correre intorno quando anch'io sono in movimento, mentre quando mi siedo, mi imita subito. Thomas Mann II cane comune rivolge un'unica richiesta a tutto il genere umano: amatemi. Helen Exley Un cane ha un unico obiettivo nella sua vita: donare il proprio cuore. J.R. Ackerley
Tumblr media
Frasi famose e ciotazioni celebri sui cani Un cane è l'unico essere su questa terra che ti ama più di quanto non ami se stesso. Josh Billings - Enry Wheeler Shaw I cani sono gli animali più socievoli, affettuosi ed amabili dell'intero creato. Edmund Burke Visitare un canile è un'esperienza estenuante - tutte quelle creature disperate che abbaiano a gran voce per catturare la tua attenzione. Per chi è tenere di cuore non è difficile venirsene via con una muta intera. Jilly Cooper La libertà individuale è la maggiore benedizione per un uomo, per un cane è l'ultima parola della disperazione. William Lyon Phelps Lo sapete che cosa hanno in comune un cane ed un ginecologo miope? ma è semplice, tutti e due hanno sempre il naso umido. Carl William Brown Lo sguardo fisso del lupo penetra nelle nostre coscienze. Berry Lopez Non sarà per molto non vuol dire nulla per un cane. Tutto quello che sa è che te ne sei ANDATO. JANE SWANLo spettacolo più triste del mondo è un cucciolo sperudoto che con la cosa tra le zampe se ne va in tondo. Arthur Gutterman No, Bobi! Non ho voglia di andare a fare una passeggiata - non mi sento in forma: preferirei starmene seduto a chiacchierare, o starmene seduto a leggere, o semplicemente starmene seduto. Fa molto caldo: c'è un sacco di polvere - non penso davvero di poter… beh, se fai quella faccia lì, devo - Sei il mio cane? No, sono io il tuo uomo. Robert Bell Una porta è quella cosa rispetto alla quale un cane si trova eternamente dalla parte sbagliata. Ogden Nash La creatura più affettuosa al mondo è un cane bagnato. Ambrose Bierce Montemorency arrivava e si sedeva sulle cose proprio quando volevi metterle a posto. Ficcava le zampe nella marmellata, tormentava i cucchiaini di caffè, faceva finta cheilimoni fossero topi e si tuffava nella cesta, uccidendone tre. Jerome K. Jerome Un cane crede che tu sia quello che pensi di essere. Jane Swan La maggior parte dei cani non pensano di essere umani, lo sanno. Jane Swan Qualsiasi cosa sia, è buona" - è il tuo benevolo credo. Il tuo ornamento, la tua gioia di vivere portata come fosse una corona. Dorothy Parker Cuccioli in vendita: l'unico amore che il denaro può comprare. Cartello affisso in un negozio. Compra un cucciolo e investirai il tuo denaro in un amore costante. Anonimo La storia offre più esempi della fedeltà dei cani di quella degli amici. Alexander Pope Il cane esitò un istante, ma quasi subito prese a fare qualche approccio con la coda. Il bambino allungò la mano e lo chiamò. In maniera plateale, il cane si avvicinò a lui, e i due ebbero uno scambio di amichevoli pacche e dondolii. Stephen Crane È così peloso! Gli ospiti si divertono un sacco quando si alza in piedi e si rendono conto improvvisamente di avere parlato all'estremità sbagliata. Elisabeth Jones Un cane è un sorriso e una coda che si agita. Tutto quello che c'è in mezzo e non è poi così importante. Clara Ortega
Tumblr media
Aforismi, massime, citazioni famose sui cani I bassotti sono cani ideali per i bambini piccoli, dato che sono già stati tirati e schiacciati così tanto che un bambino non potrà più fare loro molto male in un senso o nell'altro. Robert Benchley Guardate gli occhi di un cane che dorme e vergognatevi della vostra profonda filosofia. Elias Canetti Fa una vita da cani, dice la gente piangendo - ma perchè... fai tutto il giorno esattamente quello che ti va di fare; dormi prima di ogni pasto, e dopo. La gente dovrebbe saperlo! A.P. Herbert L'uomo era disteso sul pavimento, ubriaco fradicio e privo di conoscenza. Il cane, sdraiato al suo fianco, sembrava guardarmi con occhi tristi, imploranti. Sebbene il mondo intero disprezzasse quell'uomo, il povero animale lo amava e gli sarebbe stato fedele fino alla morte. Robert Service La maggior parte delle persone che hanno un cane alla lunga imparano ad obbedire al loro compagno a quattro zampe. Robert Morley Più conosco gli uomini e più mi piacciono i cani. Madame De Staël Il cane ha avuto raramente successo nel far salire l'uomo al suo grado di sagacia, ma l'uomo è spesso riuscito a trascinare giù il cane al suo livello. James Thurber Se raccogli dalla strada un cane che sta morendo di fame e lo rifocilli, non ti morderà. È questa la differenza fondamentale tra un uomo e un cane. Mark Twain Naturalmente, quello che lui sogna con più intensità è di essere portato a fare una passeggiata, e tanto più ti mostrerai indulgente, tanto più lui ti adorerà, e tanto più la bellezza latente della sua natura trasparirà. Henry James È arrivato un cagnolino! -arrivato a colmare il vuoto lasciato da amici falsi e interessati. Già vedo che è senza invidia, odio o malizia - che non tradirà i miei segreti e non soffrirà se avrò successo, né proverà piacere della mia sfortuna. George Eliot Ogni cucciolo dovrebbe avere un ragazzino. Erma Bombeck Il cane è stato creato soprattutto per i bambini: è il dio del divertimento Henry Ward Beecher Uno degli spettacoli più tristi è quello offerto da un danese malato. I suoi grandi occhi sono l'immagine della sofferenza: un danese fa di tutto, infatti, quando si sente malato, per ottenere amore e simpatia, esageran do i sintomi. Barbara Woodhouse Se fossero esaudite le preghiere di un cane, pioverebbero ossi dal cielo. Proverbio Un cane ben addestrato non tenterà di dividere con te il tuo cibo. Semplicemente, ti farà sentire così in colpa da non riuscire a gustarlo. Helen Thomson Un cane desidera il tuo affetto più della sua pappa. Beh - quasi. Charlotte Gray Forse ci sono dei paesi, nei quali, venendo paragonati a un cane, si acquista in breve maggiore importanza, salendo nella scala sociale. Essere chiamati cani potrebbe rivelarsi una cosa poi non così brutta. John Richard Stephens Durante gli scavi effettuati a Pompei per riportare alla luce le rovine della cittadina campana, investita dalla lava vulcanica nel 79 d.C., venne rinvenuto un cane sdraiato dopra un bambino. L'animale, il cui nome era Delta, portava sul collare il racconto di come avesse salvato per ben tre volte la vita del suo padrone, tale Severinus. John Richard Stephens Il sentimento per i cani è quello stesso che nutriamo per i bambini. Sigmund Freud La facoltà di compatire non è propria del solo uomo. In casa mia v'era un cane che dal un balcone gittava del pane ad un altro cane sulla strada. Giacomo Leopardi Sugli animali domestici potete anche leggere: Riflessioni e pensieri sui cani Aforismi e pensieri sui gatti Riflessioni sugli animali https://www.youtube.com/watch?v=7awj63Om8bA Aforismi per autore Aforismi per argomento Riflessioni e pensieri Saggi e aforismi Read the full article
0 notes
ricciardo-canova · 1 year
Text
Tumblr media
Come diceva Giovannone, il sotto-cóco di AMICI MIEI ATTO II’……..
<<NON HO CAPITO UN C…O !!!>>
0 notes
erosioni · 4 years
Text
Tema: Le cose migliori con cui mi sono drogato in 52 anni di onorata carriera e perché. Parte II, la prima, nel caso di interesse specifico era QUI
MDMA o Ecstasy, ammesso che si trovi ancora in giro puro e non mescolato con la merda nei rave o dove cazzo andate a violare il DPCM del cazzo. Ho una relazione conflittuale con questa roba. Non si capisce mai bene l’effetto finale, ma una cosa la posso dire: le migliori e più violente scopate della mia vita. Niente inibizioni, niente asocialità, niente cervello, si sente tutto corpo, anche il corpo degli altri. Questi ovviamente i PRO. I contro: non sai mai che cazzo ti stai inghiottendo di preciso. A volte sono stato malissimo. Ricordi confusi. Mal di testa terribili. Attaccato al cesso col vomito per due giorni. Non è certo una cosa che riprenderei facilmente alla mia veneranda età, anche se in un’orgia secondo me sarebbe il massimo per perdere la testa. Farò ancora un’orgia mai, over 50? Mai dire mai comunque. 
Popper. Me l’ha appena ricordato un’amica. Questa è veramente roba da club gay, almeno per la mia esperienza. Fialette di nitrito di amile che ti danno una botta velocissima di euforia. Provate per la prima volta a Londra, anni ‘90. Ora mi sa che sono un po’ sparite. Pro: se ti legano al letto e te ne danno un paio perdi la testa velocemente Contro: dura veramente poco, anche se in quei momenti non hai tanto la cognizione del tempo. Bruciori del naso? Sì anche quelli, ma con la bamba può essere assai peggio. Ai miei tempi costava pochissimo, ora vai a sapere. Se volete informatemi via anon, ma non credo che in prospettiva tornerò più a usarlo.
Canne. Ma è una droga? Pro: te le offrono dovunque tipo il caffè a Napoli. A Napoli anche più del caffè te le offrono. Penso di non aver comprato ‘sta merda mai più dopo i miei 25, me la sono sempre fatta offrire. Per conto mio dovrebbero venderla alla Conad vicino le tisane. Se te ne fumi tante con abbondante alcol qualche interazione carina c’è. Specie con amici. Mai capito il fumatore solitario “che si rilassa”. A me fa l’effetto contrario. Contro: costi benefici: costa troppo ed è ancora quasi illegale. Quando sei giovane fregature a non finire, ti vendono dalla segatura al rosmarino. Poi devi svuotare, mischiare, rollare, una palla infinita le canne. Non fatevele e andate ad alcolizzarvi, che lo stato è più contento. Quanto alla maria senza tetracannabinolo: è come l’amatriciana vegana, una cagata. Se volete l’amatriciana magnatevela, se volete fare i vegani fatevi la pasta al sugo. Mocciosi viziati. 
Epilogo: non mi viene in mente altro con cui mi sia drogato. Sono cresciuto negli anni dell’eroina, ma avevo paura degli aghi e dell’aids. Ho sempre rifiutato gli allucinogeni tipo funghetti o lsd perché di allucinazioni ne ho avute anche troppe. Se stappi la bottiglia poi esce il genio che c’è chiuso dentro. Cosa rimane? Amfetamine, boh, forse mescolate nell’ecstasy le avrò anche assaggiate, ma non ho prove certe. Alla fine rileggendo questa parte delle mie memorie devo dire che sono stato abbastanza morigerato. La droga più pericolosa è sempre l’endorfina. Mettere in atto i propri impulsi. Il resto aiuta o a placarli o a eccitarli, come ben sa Dioniso. Una cosa posso dirvi: si drogano tutti in un modo o nell’altro. Quei pochi che non si drogano è perché hanno paura. Il fatto che tutti neghino non significa nulla, nessuno è disposto a dire la verità dopo una certa età (e anche prima). La coscienza è un fardello pesante per tutti, mocciosi, non solo per voi che c’avete l’adolescenza tardiva e pensate di averla  inventata. E’ pesante anche per mammà e papà. Non abbiamo bisogno di nessuna giustificazione per voler rinunciare un po’ a questo peso. Ma solo un po’. La vita è troppo breve per mancare completamente di un pronome. 
2 notes · View notes
paeseseratoscana · 4 years
Text
Amici Miei atto II e la Firenze vista con gli occhi del cinema
Amici Miei atto II e la Firenze vista con gli occhi del cinema
Anche se sono passati molti anni le mitiche scene dalla zingarata alla Torre di Pisa con il signor Becchi al concerto dei cinque Madrigalisti Moderni, dall’inconsolabile vedovo Paolo alla contorsionista spagnola, sono sempre presenti nella mente dei numerosi fan che oggi anche grazie attraverso i social network condividono le clip con protagonisti i grandi Mascetti, Perozzi, Melandri, Necchi e…
View On WordPress
0 notes
donnyblogger · 6 years
Text
Ugo Tognazzi, nato il 23 marzo 1922 a Cremona, e scomparso il 27 ottobre 1990, è stato uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana. Figlio di un assicuratore, sin da piccolo fu costretto a girare per l’Italia a causa del lavoro del padre. A soli 4 anni si esibì per la prima volta nelle vesti di attore al Teatro Donizetti di Bergamo in una recita. A quattordici anni, dopo aver abbandonato gli studi, viene impiegato in un salumificio cremonese. Sin da giovane si impegna a recitare nella filodrammatica cittadina, una passione che lo porterà, quando sarà arruolato in Marina a La Spezia, a realizzare spettacoli di intrattenimento per i soldati. Dopo il settembre del 1943, in un momento storico molto difficile, Ugo torna a Cremona, dove continua nell’organizzazione e interpretazione di spettacoli nel dopolavoro. Nel 1945 decide di puntare tutto sulla carriera artistica e si trasferisce a Milano, riuscendo ad entrare nella compagnia di Wanda Osiris, pagando anche una penale per annullare il suo contratto in essere con un altro impresario. La fine della guerra però porta la compagnia della Osiris allo scioglimento, mettendo in difficoltà il giovane Tognazzi. Comunque il suo nome è già conosciuto nell’ambiente e riesce ad essere scritturato dalla compagnia di Erika Sandri. Per diversi anni gira l’Italia, con l’opportunità, non di poco conto, di poter calcare le scene accanto ai grandi dell’epoca come Erminio Macario e Lauretta Masiero.
Finito il militare, andai a Milano con un bagaglio di esperienze come attore negli spettacoli per le truppe e partecipai a un concorso per dilettanti dal quale uscii trionfatore, e a cui seguì l’immediata proposta di diventare comico di varietà, di avanspettacolo. Da quel momento inizia il mio lavoro di attore, perché da quel momento diventa lavoro veramente, mi danno 150 lire al giorno, nel ’44 ci potevo campare (Ugo Tognazzi)
Nel 1950 Ugo Tognazzi debutta al cinema nella pellicola di Mario Mattoli I cadetti di Guascogna. Nel decennio successivo interpreta molti film brillanti, ma nel frattempo continua a calcare il palcoscenico con successo.
Il manifesto del film d’esordio di Ugo Tognazzi, riconoscibile al centro della foto
Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi stralunati in Un, due, tre
Nel 1954 la neonata televisione italiana offre l’opportunità a Ugo Tognazzi di diventare, al fianco dell’amico Raimondo Vianello, uno dei pionieri della satira televisiva nel varietà Un, due, tre. La terribile censura del tempo decretò nel giugno del 1959 il licenziamento in tronco dei due e la chiusura del programma: motivo? una garbata battuta in merito alla caduta, a causa di una sedia tolta, dell’allora presidente della Repubblica Gronchi. 
Nel decennio successivo Ugo Tognazzi girò oltre 25 pellicole con l’amico Raimondo Vianello, divenendo una delle figure principe della comicità popolare italiana. Ricordiamo tra gli altri numerosi Le olimpiadi dei mariti, Marinai, donne e guai, I tromboni di fra’ Diavolo, I magnifici tre.
Negli anni ’60 Tognazzi interpreta anche alcuni film entrati nella storia del cinema, pellicole che hanno alzato il livello professionale dell’attore, accanto ad altre commedie di minor valore artistico. Nel 1961, per la regia di Luciano Salce, è il protagonista del film Il federale, uno dei capisaldi della filmografia dell’artista cremonese. Nel 1961 da dietro la macchina da presa debutta alla regia con una commedia dal titolo I mantenuti, in tutto in carriera diresse 5 pellicole, più una serie tv in sei episodi, FBI – Francesco Bertolazzi Investigatore (1970).
Di notevole importanza è il sodalizio con uno dei maestri del cinema italiano, Marco Ferreri, con il quale gira pellicole come L’ape regina (1963), La donna scimmia (1964), Marcia nuziale (1966), La grande abbuffata (1973). Con Dino Risi, recita invece nei film I mostri (1963) e Straziami ma di baci saziami (1968).
La grande abbuffata (1973) è una pellicola entrata di diritto nella storia del cinema. Diretta dall’impareggiabile Marco Ferreri, è un’affresco grottesco del mal di vivere. Quattro uomini, delusi dalla vita per svariati motivi, decidono di togliersi la vita mangiando fino alla morte e perdendosi nel vizio, rinchiusi in una casa nei pressi di Parigi. Il cast eccellente era composto da Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret e Michel Piccoli, gli interpreti si chiamavano con il nome di battesimo degli stessi attori. Una pellicola da riscoprire, per mille motivi.
Una scena del film La grande abbuffata (1973)
Nel 1975 Mario Monicelli confeziona un’idea di Pietro Germi che , a causa della malattia che lo portò alla morte, non riuscì a realizzare. A distanza di oltre quarant’anni Amici miei rimane uno dei cult movie più amato in Italia. Amici miei è più di un film, è un inno alla goliardia più sfrenata, ma non esibita da giovani universitari, bensì di maturi uomini dal non sempre condivisibile senso morale. Cinque amici si divertono a orchestrare burle, scherzi anche atroci, a prendere in giro persone ingenue, ma non solo, e divertendosi come pazzi pur non avendo una vita perfetta. Ugo Tognazzi interpreta il ruolo del decaduto conte Raffaello Mascetti, un nobile senza il becco di un quattrino e caduto in disgrazia, che con la moglie e la figlia vive in una casa umilissima, spesso saltando i pasti. Ugo Tognazzi, nei panni del Conte Mascetti è anche, diciamo così, l’inventore della ‘supercazzola’.
Il 21 novembre 2015 il Messaggero riporta: “la parola ‘supercazzola’, vero tormentone del film, entra di diritto nell’edizione 2016 del vocabolario della lingua italiana Zingarelli. Il termine, nato come “nonsense” che il conte Mascetti, alias Ugo Tognazzi, e i suoi amici pronunciavano alle vittime dei loro scherzi, entra nel dizionario con la seguente definizione lessicografica: «Parola o frase senza senso, pronunciata con serietà per sbalordire e confondere l’interlocutore».
Supercazzola con vigile Paolini (M Mascetti, V vigile)
M: Tarapia tapioco. Prematurata alla supercazzola o scherziamo!
V: Prego?
M: No, mi permetta. No, io; eh scusi noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribai con cofandina; come antifurto, per esempio
V: Ma quale antifurto, mi faccia il piacere! Questi signori qui, stavano suonando loro. Non si intrometta!
M: No, aspetti, mi porga l’indice; ecco lo alzi così. guardi, guardi, guardi; lo vede il dito? Lo vede che stuzzica, che prematura anche. Ma allora io le potrei dire anche per il rispetto per l’autorità che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
V: Vicesindaco? Basta così, mi seguano al commissariato!!!
P: No, no, no; attenzione! No, attenzione antani secondo l’articolo 12 abbia pazienza, sennò, posterdati, per due, anche un pochino antani in prefettura.
M: .senza contare che la supercazzola prematurata, ha ha perso i contatti col tarapia tapioco.
P: Dopo.
Amici miei ebbe due seguiti, nel 1982 Amici miei – Atto II° e Amici miei – Atto III° nel 1985, divenendo a tutti gli effetti una trilogia.
Gli Amici miei sono Ugo Tognazzi (conte Raffaello Mascetti), Gastone Moschin (l’architetto Rambaldo Melandri), Adolfo Celi (il luminare della medicina professor Alfeo Sassaroli), Philippe Noiret (il giornalista Giorgio Perozzi, che muore al termine del film ma riappare nei flashback nel secondo), Duilio Del Prete, sostituito dal secondo film da Renzo Montagnani (Guido Necchi, gestore bar con biliardo).
Amici miei (1975), da sinistra i protagonisti: Duilio Del Prete, Gastone Moschin, Philippe Noiret, Adolfo Celi e Ugo Tognazzi
Pochissime sono le pellicole che a distanza di oltre quarant’anni dall’uscita sono ancora vive nella memoria popolare e non solo. La supercazzole e le zingarate (uscite con amici in fuga dalla famiglia) sono termini ancora in vigore, e i social network rendono omaggio con un grosso successo ai film, ed in particolare a Tognazzi/Mascetti.
Dopo il successo di Amici miei Tognazzi è di nuovo tra i re del boxoffice, con una pellicola che sarà di nuovo l’inizio di una trilogia: Il vizietto. Ugo Tognazzi interpreta il ruolo di un omosessuale italiano, Renato, che con il suo compagno francese Albin, gestisce da vent’anni un night per omosessuali a Saint Tropez, la Cage aux Folles (titolo francese del film), Renato in passato ha avuto una relazione con una donna e un figlio, che si sta per sposare con la figlia di un politico francese, che vorrebbe conoscere la famiglia di lui. La pellicola ebbe un successo strepitoso, e soprattutto Michel Serrault (nel ruolo dell’effeminato Albin) raccolse consensi e premi per la sua magistrale interpretazione.
Michel Serrault e Ugo Tognazzi nel film Il vizietto
Nel 1981 la sua interpretazione drammatica nella pellicola di un altro grande del cinema italiano, Bernardo Bertolucci, La tragedia di un uomo ridicolo, gli varrà il suo massimo riconoscimento della carriera con il premio come miglior attore al Festival di Cannes.
Una scena del film La tragedia di un uomo ridicolo
Negli anni ’70-’80, oltre alle numerose pellicole di successo girate,  torna anche all’antica passione del teatro, recitando in importanti opere quali Il Tartufo (1975) e L’avaro (1988) di Molière, Sei personaggi in cerca d’autore (1986) di Pirandello e M. Butterfly (1989) di David Henry Hwang, grande successo di Broadway portato in Italia.
La battaglia dei tre tamburi di fuoco è stato l’ultimo film in cui appare Ugo Tognazzi. Uscì postumo nel dicembre del 1990, poco dopo la scomparsa dell’attore avvenuta il 27 ottobre precedente.
Ugo Tognazzi è stato un mostro di simpatia, un attore di carisma con un talento eccezionale e una sagacia innata; è stato protagonista della commedia italiana, senza disdegnare ruoli drammatici, che ha dimostrato di saper interpretare con maestria e professionalità. Al cinema è molto più difficile far ridere che far piangere, soprattutto sfruttando l’intelligenza e non la volgarità, e Ugo Tognazzi in questo è stato un grande maestro. Grazie Ugo per tutto quello che ci hai dato, …come se fosse antani, per dirla alla conte Mascetti.
I premi
Festival di Cannes 1981, premio miglior attore per il film La tragedia di un uomo ridicolo
4 Nastri d’argento come miglior attore: 1964, L’ape regina; 1966, non protagonista, Io la conoscevo bene; 1969, La bambolona; 1982, La tragedia di un uomo ridicolo.
3 David di Donatello come miglior attore: 1967, L’immorale; 1971, La califfa; 1976, Amici miei.
La vita privata
 Relazioni: Pat O’Hara (1954-1961), Margarete Robsahm (1961-1964), sposata nel 1963, Franca Bettoja (1965-1990), sposata nel 1972
 Figli: Ricky (da Pat O’Hara), Thomas Robsham (da Margarete), Gianmarco e Maria Sole (da Franca Bettoja)
Curiosità
Ugo Tognazzi era tifoso del Milan e della Cremonese, da un’intervista di Azzurra sul sito ufficiale riportiamo:
«Il Milan per me è stato prima la mamma, poi Ia fidanzata e poi la moglie. La moglie si tradisce e quindi tradimento c’è stato. Quando la Cremonese è passata in serie A non potevo non partecipare ai trionfi cittadini, ero innamorato, mi dividevo tra moglie e amante con grande imbarazzo quando giocavano fra loro. Proprio come accade quando a una festa le due donne si incontrano e non sai dove guardare anche se parteggi per I’amante che in genere è più giovane e più fresca… La Cremonese è ritornata in B e io ho abbandonato quell’amore impossibile».
Tutti e quattro i figli hanno seguito le orme del padre nel mondo del cinema: Thomas è produttore e regista (attivo più che altro in Norvegia), Ricky attore e regista, Giammarco attore e Maria Sole regista e sceneggiatrice
Una copertina di Tv Sorrisi e Canzoni del 1981 dedicata a Ugo Tognazzi
Ugo Tognazzi era un grande amante della buona cucina, mangiava e cucinava con passione. Ha pubblicato ben 4 libri di cucina: L’abbuffone, Il rigettario, La mia cucina e Afrodite in cucina. 
Ho Ia cucina neI sangue. II quale, penso, comprenderà senz’aItro gIobuli rossi e gIobuli bianchi, ma neI mio caso anche una discreta percentuale di saIsa di pomodoro. Io ho iI vizio deI fornello. Sono malato di spaghettite. (http://www.ugotognazzi.com)
  Internet
Ugo Tognazzi, benché non più tra noi da 28 anni, è sorprendentemente vivo nella rete, come è consuetudine per i miti. Il suo sito ufficiale è www.ugotognazzi.com/ 
Segnalo inoltre, vedi immagini sotto, il profilo instagram e la pagina Facebook dedicate al Conte Mascetti, contemascetti75.
Una raccolta di supercazzole in video
youtube
Per la foto di apertura si ringrazia il sito http://www.ugotognazzi.com
Personaggi: Ugo Tognazzi, geniale …come se fosse antani… Ugo Tognazzi, nato il 23 marzo 1922 a Cremona, e scomparso il 27 ottobre 1990, è stato uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana.
0 notes
masterrobyd67roma · 8 years
Video
youtube
- Amici miei atto II:la conversione di Rambaldo. -
...”Ragazzi: “Io Sabato mi battezzo!!!”...
----------------------------------------------
Amici Miei ATTO II - “Supercazzola” al prete durante il battesimo di Rambaldo!-->>  
youtube
3 notes · View notes
t-annhauser · 5 years
Text
La Traviata: Atto II, Quadro I: Amami Alfredo
[puntate precedenti: preludio, atto I]
Per gli amici della lirica (seguitemi perché è denso).
Residenza di campagna fuori Parigi. Violetta e Alfredo convivono more uxorio da tre mesi (”Volaron già tre lune dacché la mia Violetta agi per me lasciò, dovizie, onori, e le pompose feste”, lambiccato com’è d’uso in Piave). Il loro amore procede a gonfie vele (”De’ miei bollenti spiriti”), però, c’è un però. Sopraggiunge Annina, la domestica, e interrogata da Alfredo gli comunica che Violetta le ha dato ordine di vendere tutti i suoi beni per provvedere al mantenimento del villino, Alfredo resta di stucco (”Oh mio rimorso! Oh infame!”), innamorato com’era s’era dimenticato di pagar le bollette, 1.000 luigi, provvederà lui (esce di scena).
Inizia il dramma. Giunge alla porta il padre di Alfredo, chiede di parlare con la scostumata (la traviata, cioè Violetta), e con irremovibile cipiglio le fa presente che quella situazione non va bene, lui tiene una figlia, “pura siccome un angelo”, che ha da sposarsi e la relazione di suo fratello con una donna dai facili costumi rischia di mandare a monte il suo matrimonio. Germont padre le ingiunge imperioso: “Deh, non mutate in triboli le rose dell’amor!” (della figlia, non quello di Violetta). 
Germont padre chiede a Violetta di lasciare il figlio, bella e giovane come siete, dice, ne troverete un altro, e poi quando sarete vecchia Alfredo non v’amera più.. ma Violetta reagisce veemente: “Ah, no giammai! Non sapete quale affetto vivo, immenso m'arda in petto?”.
Alla fine, dai e dai, Violetta cede, s’aprono le cateratte degli occhi: “piangi, piangi, piangi o misera!” (con certe stilettate a pieno violino che riecheggiano quelle che ritroveremo nel lacrymosa del Requiem).
youtube
Violetta, sola, scrive un biglietto ad Alfredo dove annuncia l’intenzione di lasciarlo senza apparenti spiegazioni. Alfredo entra allarmato dalla visita del padre, coglie Violetta singhiozzante, lei si getta ai suoi piedi e prima di andarsene le professa il suo amore eterno: Saro' la', tra quei fior presso a te sempre, sempre sempre presso a te...
ALFREDO Perche' piangi?
VIOLETTA Di lagrime avea d'uopo... ...or son tranquilla Lo vedi? ti sorrido Saro' la', tra quei fior presso a te sempre, sempre sempre presso a te... Amami, Alfredo, amami quant'io t'amo... Addio.
youtube
Alfredo non ci capisce più niente (c’è da capirlo), vede un biglietto sul tavolo, un invito a una festa parigina e pensa che Violetta lo tradisca ritornando alla sua vita di sempre, parte d’impulso per Parigi ignorando le suppliche del padre di tornare a casa da lui (“ne' rispondi d'un padre all'affetto?”, e Alfredo,"mille serpi divoranmi il petto!”). Alfredo corre fuori pensando che Violetta lo tradisca col barone Douphol, latore dell’invito alla festa, tramando vendetta.
Fine del quadro I.
16 notes · View notes
the-nightpig · 2 years
Text
IL VERO BUNGA BUNGA (by Jack Folla)
Tumblr media
Il grande scherzo del Bunga Bunga, non quello che pensate voi, fu escogitato per sputtanare l’imperialismo inglese. Allo scherzo, che ricoprì di ridicolo la Royal Navy, partecipò Virginia Woolf, l’intellettualissima, dolorosissima, impegnatissima scrittrice e pioniera del femminismo. Adesso immaginatevela travestita da principe abissino con baffi e turbante a dire “Bunga Bunga” e scordatevi che fosse carnevale.
In un porto sulla Manica era ancorata la “Senza Paura”, una corrazzata fiore all’occhiello della Marina inglese. Il 6 febbraio 1910 il comandante riceve un telegramma dal Ministero degli Esteri. Lo si invita ad accogliere a bordo con tutti gli onori militari l’imperatore dell’Abissinia (oggi Etiopia) Menelik II (quello che nel 1896 aveva sconfitto gli italiani a Adua) e i suoi alti dignitari di corte.
Il comandante va in fibrillazione, perché fra cento bandiere gli manca proprio quella abissina, e fa issare sui pennoni, chissà perché, quella di Zanzibar. E così, davanti agli alti ufficiali schierati in pompa magna, mentre la banda militare suona, salgono sulla passerella Menelik II, che in realtà era un famoso campione di cricket, la scrittrice Virginia Woolf, che un falso dirigente del ministero presenta come il principe Mendex (era stata lei a inventarsi il nome storpiando il latino Mendax che vuol dire bugiardo).
Gli altri dignitari abissini, tutti barba e baffi finti e sontuosi abiti orientali, sono il poeta Horace Cole (uno dei più grandi scherzomani della Gran Bretagna che i magistrati puniranno con svariate frustate sul sedere, vero, giuro!) poi il figlio di un magistrato, il celebre pittore Grant, un militare e un avvocato. Tutti amici, e tutti, visitando la nave, parlano una lingua posticcia, la stessa di Dario Fo per capirci, citano versi dell’Eneide in latino miscelandoli con suoni gutturali privi di senso, che per il comandante e i suoi ufficiali sono, ovviamente, abissino puro.
Ma quando al gruppo viene mostrato dal comandante con orgoglio un nuovo modello di cannone o un eroico ufficiale che ha compiuto un atto di valore, Menelik II e i principi abissini, in coro, esclamano stupefatti “Bunga Bungaaa!”. Solo in quel caso Virginia Wolf si unisce al coro, per il resto il principe Mendex sarà l’unico a tacere, per non tradirsi con la sua voce femminile.
Arriva l’ora di pranzo e il Comandante invita l’imperatore e la sua corte a un pasto sontuoso. A questo punto, panico! Il truccatore teatrale li ha avvertiti di non mangiare qualcosa di caldo, guai, altrimenti la colla si squaglia e baffi e barbe finte cadrebbero nella minestra. Così l’imperatore Menelik s’inventa che a quell’ora gli abissini pregano stesi lunghi per terra, anzi, se non lo fanno incorrono in una maledizione divina. Lo chef della nave si vorrebbe ammazzare perché si era inventato un menu prelibato, mezzo britannico mezzo abissino, la banda suona, la bandiera di Zanzibar sventola invano, l’inviato del ministro degli Esteri s’inchina e ringrazia, la banda di amici scende sulla passerella e si dilegua.
E poi, qualche giorno dopo, il re, quello vero, Edoardo VI, imperatore d’India, apre il Daily Mirror e ci trova la foto degli antenati di “Amici miei”, il film di Monicelli, travestiti da abissini, con il comandante della corrazzata che fa il saluto militare a quella banda di matti che con uno splendido scherzo hanno preso per i fondelli il trionfalismo colonialista della marina inglese.
Cinque anni dopo, in piena guerra mondiale, quella stessa corrazzata speronò e affondò il sommergibile tedesco U-29, che l’aveva attaccata. Il comandante May, proclamato eroe nazionale, fu subissato da congratulazioni e telegrammi delle autorità.
Uno solo era anonimo. C’erano scritte due parole: “Bunga Bungaaa!”.
(Nella foto: Virginia Woolf è il primo “abissino” a sinistra)
1 note · View note
telodogratis · 2 years
Text
Funzionari regionali e imprenditori corrotti per ottenere fondi Ue, I NOMI DEGLI INDAGATI
Funzionari regionali e imprenditori corrotti per ottenere fondi Ue, I NOMI DEGLI INDAGATI
Read More Gli indagati nell’operazione della guardia di Finanza Amici Miei Atto II scattata uesta mattina ad opera della Guardia di finanza The post Funzionari regionali e imprenditori corrotti per ottenere fondi Ue, I NOMI DEGLI INDAGATI appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Palermo, agricoltura, amici miei atto II, arresti, corruzione, fondi, nomi indagati, operazione,…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
latinabiz · 3 years
Text
Velletri: continua l'omaggio a Ugo Tognazzi
Tumblr media
Logo Continua a Velletri (RM), in collaborazione con il Comune, “UgoMania”, il ricco calendario di iniziative che intende celebrare uno dei più grandi interpreti della commedia italiana. Qui, dove l’indimenticabile attore di “Amici miei” e “I mostri” visse per oltre trent’anni con sua moglie l'attrice Franca Bettoja, è già in corsola mostra fotografica diffusa “Ugo e Velletri” che resterà visibile sino a fine dicembre 2021. Costituita da venticinque scatti privati dell’attore, potrà essere ammirata nelle vetrine dei negozi del centro storico, tra via Cannetoli e via Alfonso Alfonsi, in collaborazione con i commercianti del quartiere. Si svolgerà da sabato 30 ottobre a lunedì 1 novembre, presso il Multiplex Augustus, la maratona cinematografica “Ugomania”, che proporrà, in perfetto stile Halloween, i celebri scherzi della trilogia di “Amici miei”. Due le proiezioni giornaliere, alle 18 e alle 21, prenotabili su Eventbrite.it. Si parte sabato 30 ottobre con “Amici miei”, si prosegue domenica 31 con “Amici miei – Atto II” e si conclude lunedì 1 novembre con “Amici Miei – Atto III”. Durante la rassegna sarà anche presentato il libro “Ugo, la vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio”, scritto dai figli Ricky, Gianmarco, Maria Sole Tognazzi e Thomas Robsahm, pubblicato da Rai Libri E’ in programma per la seconda metà di novembre, sempre a Velletri, il contest culinario “Un cuoco prestato al cinema”, per ricordare le ricette di Ugo con il coinvolgimento diretto degli studenti dell’Istituto Alberghiero di Velletri, che rivisiteranno alcune delle sue ricette più famose.La kermesse si concluderà con una serata speciale, nel mese di dicembre, presso il Teatro Tognazzi, l’unico a lui dedicato in Italia, alla presenza dei figli Ricky, Gianmarco e Maria Sole Tognazzi e delle Amministrazioni Comunali di Velletri e Pomezia, gemellate nel nome di Ugo. Saranno proiettati per l’occasione “Il meglio di Ugomania”, video conclusivo che raccoglierà i momenti topici del festival, e il documentario “Ugo e gli amici di Velletri”. Dopo aver premiato i vincitori del contest culinario “Un cuoco prestato al cinema”, la serata terminerà con la proiezione del film documentario “Ritratto di mio padre”, con la regia di Maria Sole Tognazzi. Read the full article
0 notes
sinapsinews · 3 years
Text
ENIO DROVANDI volto del cinema cult
L’attore toscano Enio Drovandi vanta nel suo curriculum diversi film cult del cinema italiano: da Amici Miei – Atto II° a Sapore di Mare, passando  Eccezzziunale… veramente e tanti altri che hanno fatto davvero la storia dell’arte cinematografica nostrana. Per lui, è infatti impossibile scegliere quale sia il film migliore a cui ha preso parte, perché sarebbe come chiedere a un figlio preferisce…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
edsitalia · 3 years
Text
EDS4
18) Come l'acqua nel pozzo
Camionette rombanti attraversano in lungo e in largo la capitale quando il capo nazista ci ordina di occuparci della repressione di moti che incorrevano nella città. Era il 15 settembre 43, in Italia si respirava un’aria insana e il territorio appariva devastato e con esso anche le persone. Veleggiava un’insolita rabbia nel popolo, tra chi si sottometteva ai tedeschi e chi appoggiava la rivolta ed era tutto un assurdo circo di violenza. Eravamo alloggiati in un vero e proprio casale, in cui quasi volentieri eravamo stati
“ospitati” dal proprietario, in cambio di benevolenza. La loro famiglia era composta di quattro figli oltre a lui, Giovanni, sua moglie Sara. Il più piccolo Tommy giocava a rincorrere le galline, mentre Renato, il terzo, già iniziava ad aiutare nei campi, la prima e la seconda erano ragazze, Teresa avrà avuto forse tredici anni. Con i suoi riccioli biondi e l’aria sbarazzina è purtroppo oggetto di troppe attenzioni da parte dei miei colleghi. Lucia, la maggiore, anni 17 è un vero e proprio uomo nel lavorare. Poco attenta nel curarsi, capelli corti castani ,sguardo che non lascia liberi a interpretazioni e aria poco attraente , sembrano essere quasi una corazza ,almeno ora , almeno per ora. Sono buttato su una branda, la cena di zuppa e pane, riscalda ma non riempie e ti lascia libero di pianificare quanto avverrà di lì a poco. Mi guardo allo specchio, ah caro Sten ti ci vorrebbe una pausa vera. La barba incolta e i fini capelli biondi e un po’ arruffati donavano un’aria trasandata, nonostante gli occhi azzurri presi dalla mamma, non gli impedissero di apparire attraente lo stesso. Domani, ci recheremo alla ricerca di gruppo di noti partigiani rei di partecipare attivamente alla resistenza nonché di aver attentato un nostro gruppo in servizio.
Domani, nel mettere mano a randelli o armi avrò di nuovo la responsabilità di condannare o salvare, o loro o noi . Incido con una pietra una parola sul muro, vergebung  (PERDONO)  e tento di dormire ripetendola anche nella mente. Ci svegliamo presto, il tempo di armarci e seguire l’operazione pre agguato e già sono le nove, attendiamo un gruppo di sovversivi da aggiungere ad altri gruppi per decisioni future del nostro campo. Ci dirigiamo verso il centro, con fare circospetto e stranamente silenziosi. Urlare ci dava spesso l’idea di esistere più che di essere, esistere poiché anime ormai perse che si richiamano come cani in attesa dell’inevitabile destino. Essere, per me era tutt’altra cosa. Essere era liberarsi delle costrizioni, degli ordini e della lordura di cui quasi quotidianamente ci ricoprivamo.
Eravamo su una via stretta, stranamente silenziosa per l’ora e per l’insieme di attività che ci sarebbero dovute essere. Nulla, non c’era nulla e nessuno. Iniziamo a bussare ai portoni per controllare negozio per negozio o casa per casa. Io ero di guardia all’esterno di un palazzo, fissavo un sampietrino e nella mente vagava l’idea di come un pezzo di strada, potesse avere un nome, nel 1700 pare che un tizio decise di lastricare con questi piazza San Pietro. Mentre vagavo con la mente in attesa dei miei, vedo spuntare una donna, paltò grigio scuro, abito grigio con un rotolo di carte in mano. Si muove circospetta guardando alla sua destra e sinistra, ma non si cura di guardare indietro. Inizio a seguirla, mi stacco dal gruppo facendo cenno a Herbert che vado a pisciare. Lei svolta l’angolo, scarpe basse marroni, mora, capelli mossi ,corpo sinuoso, seguirla a distanza non era affatto spiacevole non fosse stata una probabile sovversiva. Entra in uno scantinato, la attendo fuori, dopo circa 20 min esce senza carte, peccato che qualcuno prima di lei avesse già svelato il contenuto, era in atto l’ennesima protesta che si sarebbe svolta l’indomani. C’era ancora qualcuno armato di tanto coraggio che tentava di sfidarci, sarebbe finito prigioniero, o sarebbe stato graziato temporaneamente o sarebbe morto. Attendo che si allontani ancora un paio d’isolati dal punto in cui ormai dovevamo essere arrivati con il gruppo. Non lascio indizi ai miei, la seguo e basta, l’avrei seguita per milioni di anni. La seguo e vado in preda alla follia forse o a un impeto ostinato e sconosciuto. A un certo punto fa per tornare indietro, si volta e mi vede. Il gelo nei suoi occhi la diceva lunga su cosa si aspettasse. La afferro prima che potesse urlare, parlare o svenire, e la pianto sul muro. Mano sulla bocca, sussurro .. chi sei. Il suo volto terrorizzato, il corpo teso e tremante e questi occhi verdi come il mare in cui mi perdevo. Chi sei! Chiedo con convinzione.
Ebbba, dice, mentre mi accorgo di avere ancora la mano sulle sue labbra. Lascio la presa intimandole di non gridare. Per fortuna non lo fa.
Elena, dice, portando lo sguardo verso le scarpe, e iniziando a piangere.
Avrà avuto circa 25 anni. Avevo 25 anni di donna, incantevole e tremante davanti agli occhi, e avevo la consapevolezza che fosse una partigiana. Non potevo. Non poteva essere.
-Cosa facevi lì dentro ?! Le chiedo, cercando di darmi un tono, nella speranza che almeno mentisse per non comunicarmi la triste realtà. Lo fece.
-Niente! Lo giur! Ero andata a trovare degli amici!
Un moto di esaltazione mi avvolse, volevo credere a quella bugia, quella fantastica, meravigliosa, assurda bugia pronunciata dalla donna più bella che avessi mai visto. E da quel giorno purtroppo divenne anche la più triste .
II) Elena
Avevo quasi dimenticato di dover andare dal gruppo quel giorno, mia madre mi subissava di domande, in preda al panico mi proibì di uscire, o almeno tentò. Unica figlia di una famiglia di tre, di cui due nell’esercito. Mio padre è stato ucciso qualche mese fa ed io non riesco a mandarla giù. La devono pagare tutti, se ne devono andare, loro i loro comandi, le imposizioni, le regole e la voglia di prendere tutto ciò che vogliono. Donne comprese. Vittime della circostanza. Patriote quasi, con figli di padri sconosciuti ed eternamente tristi. Non voglio finire così. Disse! Mi unirò ai partigiani come il mio amico Mario. Lui si che ha ragione. È un bravo ragazzo, un caro amico, so di piacergli ma non riesco a concedermi. Sarebbe un buon marito e un buon padre. Un bravo ragazzo..Ahh Credo che resterò sola. Magari saranno di moda le donne senza marito, in un’epoca futura.
Pensavo a questo mentre caricavo di sensi di colpa mia madre, allo scopo di farmi uscire, ero in ritardo. Alla fine cedette, indossai il paltò e uscii. Presi di nascosto le stampe. Il magazzino non era lontano da casa mia e non mi fu difficile raggiungerlo. Mario mi attendeva con impazienza e mi abbracciò quando mi vide. La mia rigidità in questi casi la diceva lunga, ma non quanto l’espressione stralunata.
-Ma che hai ?
-Ma come non lo sai? Disse Mario agitato
-No cosa ?
-Siamo braccati!Elena dobbiamo scappare!Nascondere tutto e tornare a casa !
Iniziai a rimpiangere di non essere rimasta in balia delle prediche di mia madre.
-Ok .. allora torno a casa e ci vediamo domani ?
-Se ci sarà un domani Elena! Disse Mario in preda ad un attacco di nervi.
Uscii, la voglia di correre era tanta ma avrei dato nell’occhio. Così mi voltai con circospezione e .. lo vidi. Era lì nella sua divisa con quell’aria seria che ogni ufficiale tedesco era capace di avere. Mi raggelai e in un attimo fui braccata. Il suo volto vicino al mio e poi una domanda, chi sei? Chiese. Immaginai il peggio. Ma non sembrava nonostante tutto volere farmi del male. O forse era solo una speranza. Il suo volto era talmente vicino da sentire il suo alito su di me. Inventai qualcosa e sembrò crederci. Mi lasciò libera di andare ma volle accompagnarmi. Non so perché ma per qualche ragione il solo camminargli accanto,( in verità ero più avanti), come una prigioniera, era per me quasi di conforto, provavo un senso di salvezza, uno strano sentirsi a casa. Mi salutò con un cenno del volto. Io lo stesso, e salii in casa di corsa. Non volli uscire per giorni e non seppi nulla dei miei compagni fino a che un conoscente non mi avvisò dell’irreparabile. Mario era stato catturato.
Sarebbe stato torturato, lo avrebbero fatto parlare, avrebbe fatto il mio nome e sarei morta punto, non avevo scampo ero una donna morta.
III) Sten 
Una volta lasciata a casa Elena, ero
Libero di rientrare al mio posto. Herbert mi guardò con aria strana e poi fece un sorrisetto. Forse pensò mi fossi intrattenuto con qualcuna per scaricare il peso di quelle giornate. Proseguimmo avanti, oltre le altre case e oltre quella di Elena per fermarci davanti al magazzino di prima. Entrammo armi spiegate urlando, e trovammo un gruppo esiguo di ragazzi che tentavano di bruciare, quanto era all’interno. Li catturammo tutti per portarli al campo. Quale fosse il loro destino mi era ignoto ma non avevo buoni presentimenti.
Qualche settimana dopo mi presentai da solo a casa di Elena, con la scusa di prendere delle informazioni, la convinsi a uscire. Era impaurita, triste, quasi depressa.
Elena cosa hai ?
Me ne uscii così di punto in bianco come un amico. E mi sorpresi. Colsi anche la sua sorpresa. Perché si appresto’ a dirmi che si sarebbe opposta con tutte le sue forze a qualsiasi forma di soprusi da parte mia, che mi avrebbe picchiato che avrebbe fatto qualcosa, ma io non l'ascoltai , la presi di nuovo tra le braccia , la poggiai al muro e la baciai nel vicolo semi deserto vicino casa sua. Lei mi respinse per qualche secondo poi iniziò a ricambiare. Le mie mani sotto la sua gonna e le sue più morigerate solo sul mio viso. Volevo prenderla ma mi fermai. Non avrebbe giocato a mio favore. Senza contare che probabilmente mi avrebbero ucciso se mi avessero visto e avessero saputo che me la facevo con una partigiana. La rispedii a casa controllandola da lontano. Non si voltò. “ allora mi mente ‘“ pensai e mi ripromisi di punirla la volta successiva. Con quest’idea crudele e un sorriso mi allontanai tornando all’alloggio provvisorio. Trovai Lucia alle prese con il pranzo, impastava qualcosa, ne approfittai per andare a parlare con Herbert. L’indomani altri ordini e altri controlli. Teresa più lontano s’intratteneva con uno dei nostri che si apprestava ad allungare le mani, a quanto sembrava. Ehi Gustav vieni a sentire! La ragazza scappò via e il nostro, stizzito si lamentò.
IV) Elena
Non riuscivo a non pensare a lui e al guaio in cui mi ero cacciata. Oltre a mentire adesso mi costringevo a dargli tutto quello che voleva. No mentivo a me stessa. Mi piaceva. Lo volevo, mi entrava nella testa, nel cuore e nelle ossa e lo volevo. Ma non potevo. Non dovevo e non sapevo come uscirne. Forse lo fece lui perché spari’ ed io non né seppi nulla.
Dopo Mario era il secondo che spariva e iniziai a sentirmi inutile.
Mario era stato portato come prigioniero fuori Roma. Non sapevo dove, ne’perché, l’unica cosa certa era che non aveva fatto il mio nome. Perché a parte l’ufficiale tedesco che mirava alle mie mutandine. Nessuno era venuto a reclamarmi.
Un pomeriggio di fine dicembre lo rividi, sotto casa mia ad aspettarmi. Mia madre aveva capito e piangeva. Con o senza di lui il mio destino era segnato. O puttana o prigioniera. O forse tutte e due. Gli andai incontro vestita più che altro del mio profumo. Non lo mettevo mai ed era una delle poche cose che possedevo. Per le grandi occasioni.
-Ti porto a fare un giro vuoi ?
Mi fece salire su una motocicletta ma bendata.
Scese una qualche discesa. Sulla fine, mi prese in braccio e mi fece cadere su un pagliericcio.
-Dove sono? Chiesi, ma lui mi disse dolcemente di tacere. Sentii le sue labbra sulle mie e feci per toccarlo ma con la mano mi fermò.
-Oggi sarai mia. Disse, con un tono che non avevo mai sentito. In preda all’eccitazione e al terrore rimasi immobile del tutto. Lo sentii rimuovere le calze e l’intimo in totale silenzio ed ero già in preda agli spasmi. Non avevo mai sentito le mani di un uomo addosso così. I brividi mi percorsero tutto il corpo e la mia pelle li evidenziò di certo. Con la mano salì tra le gambe emisi un leggero strillo, tentando di serrarle.
- Zitta! Sussurro ‘abbassandomi il vestito sotto il seno e baciandolo. Ero in preda a qualche attacco perché mi sentivo avvampare e col fiato corto. Poco dopo smise di giocare con le dita e fu tra le mie gambe. Un dolore secco anticipò il graduale piacere successivo. Iniziai a gemere mentre lui era quasi in silenzio preso dalla sua eccitazione. Le sue spinte a ritmo crescente fecero di me un fuoco di passione e mi sentii sciogliere all’improvviso. Si ritrasse continuando tra i miei seni e mi cosparse il volto della sua lussuria. A quel punto mi lascio ‘ mi tolse anche le bende con le quali mi ripulì. Sorrideva mentre io ero una via di mezzo tra l’umiliato, l’innamorato e lo sconcertato. Eravamo in silenzio dentro ad un capannone, dall’apertura si vedeva solo un vecchio pozzo. Rimanemmo così per qualche minuto poi lui parlo ‘.
V) Sten
-Non possiamo, questo lo sai. Le dissi, mentre il rossore sulle guance cominciava a svanire e il cielo fuori si faceva plumbeo.
-Sì. Riuscì solo a pronunciare questo mentre si stringeva nel cappotto e fissava il vuoto. Era visibilmente scossa, la volevo così. Volevo che mi amasse ma anche che mi temesse perché fosse più facile dimenticarmi.
Le tesi la mano
-Dai andiamo, sta per piovere.
Montammo sulla motocicletta e la riaccompagnai. I pochi passanti ci guardavano con aria preoccupata. Poi la videro scendere. Mi affrettai ad andar via, perché le si creò intorno, un capannello di persone. Non seppi mai cosa s’inventò, non volle mai  parlarne. Le volte successive furono più caute e non ci furono occasioni alla luce del sole per molti mesi, eravamo stanchi, ma estremamente legati.
Il nostro legame si faceva sempre più solido e per quanto volessimo dimostrarci tutto l’opposto, ci amavamo e lo lèggevano negli sguardi, in quel modo di mangiarci le labbra in un bacio, prima del sesso che ci congiungeva in quel legame vivo e carnale che non aveva nome. Una sera ce ne stavamo nudi, coperti solo dai nostri soprabiti, con la porta del capannone spalancata a guardare fuori. Lei si alzò completamente nuda e si diresse verso il pozzo.
-Che fai? La seguii sorridendo.
-È strano Sten, non ci avevo mai pensato,
-A cosa ?
-A questo luogo, triste e desolato che ogni tanto accendiamo di vita, alla nostra relazione impossibile, alla gente che mi guarda come se fossi la tua prostituta e alla delusione di mia madre e i miei fratelli nell’avere una figlia “ contaminata”.Alla pena della gente che incontro, e a questo pozzo fermo, solo e pieno del peso della sua acqua stagnante. Un po’ come noi soli, fermi e pieni di questo sentimento ambiguo di amore e pentimento.
Seppi solo abbracciarla, pur volendo, non commentai, erano tempi duri che purtroppo non potevo gestire ne’prevedere.
Vi) (conclusione )
La presenza a Roma si faceva sempre più difficile e il destino volle che non la vedessi più da quella sera, dovetti partire di gran fretta perché non potevamo restare. Nel giugno, seppi poi che eravamo stati sconfitti. Non seppi nulla di lei, e non la cercai. Sapevo che era viva e questo bastava, forse un giorno le avrei detto tutto, forse un giorno avrei potuto…
0 notes