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#bigné
almostarts · 1 year
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“BIGNÉ” by Samuele Montorfano & Iginio Massari for Riva 1920,
Designer Samuele Montorfano has teamed up with Master Pastry Chef Iginio Massari to fuse the art of furniture design and pastry making to bring the Bignè to life as a minimalist yet playful seat.
Cedar Wood, 60,2 x 61,2 x H 45 cm.
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imbadatparking · 6 months
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The sweet, heavenly smell of perfectly-baked goods drifts through the humble diner and into her nose gently. It smells like home, and she tries not to think of the streets of Italy, the farmer’s markets Mamma used to take her to before she got sick. Standing on the brown wood-grained tile, watching people bustle from table to counter to table, she is immediately taken to a different, happier time. The warmth reminds her of the pulsing heat of the sun on her back, the press of her Mamma’s presence at her side. 
Somebody bumps into her from behind and she mutters an apology. She is pulled out of the fantasy, just as she reaches for the coins her Mamma is handing her — going to the markets was always a special occasion because they’d never had money, so she held her hands out with a sort of reverence as ten euros were dropped into them — and suddenly, she is back in the diner. The atmosphere is pleasant, but not home; the people that are just a bit too American for her to really be able to pretend otherwise; the food, while delicious and wonderful in itself, was not the food of Italy’s streets. 
Under the delectable, yet overpriced menu decorated with practiced calligraphy with low hanging bare bulbs hanging from them, is a display case full of already made food. Oversized blueberry muffins with chunks of purple-blue deliciousness poking out of its golden brown crust, steaming chocolate chip cookies she could imagine melting in her mouth, coffee cake that crumbled just the right amount in just the right way. 
They’re not the goods she’s used to from her old home, Italy, but they are from her new home, America. She’ll miss the sweet custard filling of Zeppoles, the way she took a bite and it melted in her mouth, she’ll miss the almonds, and the candied fruits, the elaborately beautiful designs ingrained into flat, soft pazelle. Still, her stomach growls quietly as she walks up to the counter, pulling money — dollars, not euros — out of her pocket. 
Today she decides that she will get something new: she is here, in a new country, with new cultures, and new baked goods — she might as well embrace it. She points to the curious looking pastry, some sort of fried dough with a sweet white cream sandwiched between it, topped with melted chocolate. The tiny chalkboard in front of it reads profiteroles in that same cursive, with a little heart over the eye. She points to it and her shadow hovers perfectly over it, the light making it look like an innocent child’s hand. 
The cashier is friendly enough to feel familiar, and he smiles at her shyly as he hands her the bag. She thanks him and walks back to a table in the corner with a single chair. She carefully takes out the profiterole, with the same reverence she’d held her hands out for Mamma’s money, and takes a deep breath, relaxing at the heartwarming smell.
When she bites into it, it tastes like heaven — the perfect balance of fried and sweet and soft. It reminds her of when her Mamma used to get a box of bigné alla cremas, that same custard-smooth vanilla flavor. Mamma’s offering her one with that same secretive smile, the same twinkle in her eye, the same soft don’t tell your father laugh. She takes it and closes her eyes. When she takes another bite, for a moment, it all feels like home. 
@nosebleedclub prompts, april vii. profiteroles
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lanymphedaphne · 1 year
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Giorno 93 - 100
ho ricevuto un regalo molto bello nel quale c'era scritto che sono la migliore nel mio ambito lavorativo (si tratta di gentilezza ma mi ha strappato un sorriso enorme)
vedere il sole sorgere a milano rho mentre mi dirigo in toscana
le chiacchiere frivole sul tempo l'attualità dopo pranzo con rosy distinta ed elegantissima signora della crocetta
ascoltare mozart con a. e t. guardarli sorridere felici
fare moltissima fatica a prendere una posizione e portarla avanti in generale fare moltissima fatica su circa ogni cosa di rilevante
individuare un modo per impiegare il tempo in modo proficuo
sabato sera ho mangiato una pizza margherita buonissima preparata dalla pizzeria napoletana di fiducia
le ore di luce in più sono un dono infinito
ho messo l'intero guardaroba online in vendita (se potessi mi libererei di qualsiasi cosa incluso bagaglio immateriale)
menzione speciale per i bigné e le peschine al cioccolato
rinascita /ri'naʃita/ s. f. [der. di rinascere, sul modello di nascita]. - 1. [ripresa di vitalità da parte di un organismo e sim.: la r. di un virus] ≈ ‖ riapparizione, ricomparsa, ritorno, [di persona] resurrezione, [di pianta] rifioritura
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solobrividiecoraggio · 6 months
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Circa un mese fa una delle mie sorelle mi aveva chiesto di farle le frittelle, un giorno. Ieri mattina quando ho fatto la spesa ho preso un ingrediente che mi mancava, visto che lei mangia senza glutine e senza lattosio. Ieri sera ho preparato della crema pasticcera.
Stamattina ho cotto il riso, poi ho preparato la pasta choux, che, usando la farina di riso, sul fuoco non riusciva a trattenere il grasso. Quando ho amalgamato le uova è tornata ad un aspetto un pochino più tipico, in ogni caso non dovevo usarla per fare dei bigné. Tra l'altro la quantità di uova intere per la pasta choux era effettivamente di uova intere solo per metà, l'altra metà era di soli albumi, per fare pari con i tuorli della crema pasticcera. Unite le tre preparazioni ho fritto il riso condito ottenuto, aiutandomi con la farina di riso per formare le frittelle. Ho anche fatto giusto due pancake, recuperando alcune rimanenze.
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A sinistra le frittelle, in più a destra una foto di qualche giorno fa con Midna e Raiden
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coulisses-tv · 14 days
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"Faites entrer l'accusé" : Affaire Rouxel, coup de poudre à la maison Bigné, dimanche 15 septembre 2024 sur RMC Découverte
http://dlvr.it/TDBZP7
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juliopison · 3 months
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DISCOTECA (Italia) Plataforma ivoox Mina LP Mina con Bigné
Para escuchar el Disco pulsa el Link: https://go.ivoox.com/rf/103630990
Café Mientras Tanto jcp
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jacopocioni · 7 months
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Perché a Firenze si dice Bongo?
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A chi non è venuta la curiosità di sapere perché in tutta Italia chiamano profitterol quello che invece da noi si chiama Bongo! La frase è volutamente provocatoria, sarebbe stato logico scrivere perché a Firenze si chiama Bongo quello che in tutto il resto d'Italia chiamano profitterol, ma se siamo noi il cuore della lingua italiana allora è il resto d'Italia che sbaglia e chiama il dolce in oggetto con un nome franzoso. La domanda è però difficile e si è scomodata anche l'Accademia della Crusca per trovare il bandolo che ci riconducesse al perché. Mi sono letto il bellissimo articolo di Neri Binazzi "Un dolce mal d’Africa: storia di bongo" che vi consiglio di leggere e da questo articolo cerco di estrapolare un messaggio più "volgare" per raccontarlo. Prima di tutto chiariamo che non è un dolce nostro, lo faccio perché normalmente sono campanilista culinario e cerco sempre la radice fiorentina e toscana nelle ricette, ma in questo caso questo dolce non ha origine nostrane. Come scrive Neri Binazzi: " ...i fiorentini tendono a collegare il nome – immediatamente percepito come un africanismo – al colore marrone scuro prodotto dalla coltre di cioccolata che avvolge interamente la composizione di bigné. Bongo, insomma, viene subito sentito come nomignolo antonomastico degli abitanti del "continente nero", che verrebbe opportunamente assunto per indicare quello che a Firenze è, altrettanto per antonomasia, il "dolce nero"." Corretto, un africanismo, ma perché? La Ricerca di Neri Binazzi non è stata facile e proverò a scriverne la sintesi e conclusione. Puntualizziamo che il termine Bongo è comparso in forma scritta per la prima volta sul ricettario dei ricettari, dopo quello dell'Artusi, quello di Paolo Pedroni. Nel testo "Il libro della vera cucina fiorentina" del 1974 a pagina 68 conclude la sua ricetta dei bignè con "... Una volta cotti si potranno glassare e, con la siringa, riempire di crema, cioccolato o panna; potranno essere utilizzati anche per preparare un ottimo "Bongo". Il termine però non nasce da questa vergata letterale ma era nel lessico della strada ben da prima. Il Neri Binazzi ipotizza che il tutto si generi da un rischio di sovrapposizione di termini.
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In pratica a Firenze e provincia, come d'altronde a Galatina in Puglia, esistono dei dolci chiamati "Africano" che consistono in uovo sbattuto con lo zucchero e cotto in forno sino ad ottenere una colorazione nocciola. Da questo colore assunto si generava il nome di questi dolcetti, un colore finale assimilabile al colore nocciola della pelle di alcuni africani. Allo stesso tempo era uso diffuso in tutta Italia indicare con "Affricana" (con due effe alla fiorentina maniera) una ricetta che consisteva in una sorta di "pasta collo zabaione dentro, e ricoperta di cioccolata". Una sorta di anti-bignè. Era addirittura diffuso l'uso della parola "affricano" per indicare un qualsiasi dolce, torta o pasticcini, cosparsi di cioccolato. Probabile quindi che a Firenze si generasse una sorta di corto circuito tra "affricana", "affricano" e ancora "africano" che portava ad una confusione identificativa del dolce a cui ci si riferiva. E' quindi ipotizzabile che, alla fiorentina maniera, un mastro pasticciere ovviamente non identificato, abbia deciso di introdurre un termine non confondibile con altri dolci per il profitterol. Perché Bongo? Forse perché manteneva contemporaneamente l'associazione mentale con "affricana" e non dimentichiamo che nel 1947 andava di gran moda la canzone di Nilla Pizzi "Bongo Bongo Bongo".
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Jacopo Cioni Read the full article
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gaboninfoslive · 11 months
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Poursuite de la campagne d'enrôlement des artisans miniers, étapes de Lambaréné et Makouké
Poursuite de la campagne d’enrôlement des artisans miniers, étapes de Lambaréné et Makouké Les orpailleurs originaires de l’Abanga-Bigné toujours plus nombreux. C’est le constat qui est fait par les agents recenseurs, quelques jours après le lancement des opérations de régularisation des artisans miniers nationaux à Lambaréné et Makouké, dans le département de l’Ogooué et des Lacs. Cette…
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mantruffles · 2 years
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Vin Santo di Gambellara
Vin Santo di Gambellara
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È riconosciuto con denominazione di origine controllata (DOC)
Composizione uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva dei vitigni Garganega e Trebbiano di Soave. Mi astengo dall’indicare le percentuali di taglio in quanto esse variano — anche se di poco — a seconda dei criteri di vinificazione adottati dai singoli produttori.
Il colore
da giovane, è un giallo dorato intenso e lucente; dopo un certo periodo di invecchiamento, tende decisamente all’ambrato senza tuttavia perdere la lucentezza originaria.
L’odore
è intenso e caratteristico di passito.
Il sapore
è dolce, armonico e vellutato.
La gradazione alcolica
si aggira intorno ai 14-14,5°.
L’odore di passito e la elevata gradazione alcolica spiegano abbastanza efficacemente che il procedimento di vinificazione del Vin Santo di Gambellara non è quello relativo ai soliti vini bianchi, ma è preceduto da un trattamento particolare delle uve; questo trattamento prevede che le stesse, prima di essere lavorate, vengano sottoposte ad appassimento.
Il fiore entra in stagionate ed austere botti di rovere per una sosta di almeno 3 anni o  4 in cantina asciutta e a temperatura costante (11-13 °C). Trascorso questo periodo, è di rigore imbottigliarlo in borgognone scure la cui sistemazione più idonea è in posizione orizzontale.
Invecchiamento
Di norma 8-10 anni; vi sono tuttavia dati attendibili che stabiliscono in 12-15 anni il termine utile per un benefico invecchiamento nella più assoluta indennità da pericoli di decadenza.
Degustazione
Per berlo un solo accorgimento: basta mettere la bottiglia in frigorifero per un’ora e stapparla una trentina di minuti prima della degustazione.
Abbinamento
Classico vino da dessert, il Vin Santo di Gambellara va servito con pasticceria (crostate, panettoni, torte alla crema, frittelle e bignés) e con frutta poco dolce.
Localita’ di produzione
I centri di produzione sono situati nei territori dei comuni di Gambellara, Zermeghedo, Montebello Vicentino, Montorso Vicentino (provincia di Vicenza).
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danni-phantom · 2 years
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Vin Santo di Gambellara
Vin Santo di Gambellara
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È riconosciuto con denominazione di origine controllata (DOC) Composizione uve di produzione È prodotto mediante taglio di uva dei vitigni Garganega e Trebbiano di Soave. Mi astengo dall’indicare le percentuali di taglio in quanto esse variano — anche se di poco — a seconda dei criteri di vinificazione adottati dai singoli produttori. Il colore da giovane, è un giallo dorato intenso e lucente; dopo un certo periodo di invecchiamento, tende decisamente all’ambrato senza tuttavia perdere la lucentezza originaria. L’odore è intenso e caratteristico di passito. Il sapore è dolce, armonico e vellutato. La gradazione alcolica si aggira intorno ai 14-14,5°. L’odore di passito e la elevata gradazione alcolica spiegano abbastanza efficacemente che il procedimento di vinificazione del Vin Santo di Gambellara non è quello relativo ai soliti vini bianchi, ma è preceduto da un trattamento particolare delle uve; questo trattamento prevede che le stesse, prima di essere lavorate, vengano sottoposte ad appassimento. Il fiore entra in stagionate ed austere botti di rovere per una sosta di almeno 3 anni o  4 in cantina asciutta e a temperatura costante (11-13 °C). Trascorso questo periodo, è di rigore imbottigliarlo in borgognone scure la cui sistemazione più idonea è in posizione orizzontale. Invecchiamento Di norma 8-10 anni; vi sono tuttavia dati attendibili che stabiliscono in 12-15 anni il termine utile per un benefico invecchiamento nella più assoluta indennità da pericoli di decadenza. Degustazione Per berlo un solo accorgimento: basta mettere la bottiglia in frigorifero per un’ora e stapparla una trentina di minuti prima della degustazione. Abbinamento Classico vino da dessert, il Vin Santo di Gambellara va servito con pasticceria (crostate, panettoni, torte alla crema, frittelle e bignés) e con frutta poco dolce. Localita’ di produzione I centri di produzione sono situati nei territori dei comuni di Gambellara, Zermeghedo, Montebello Vicentino, Montorso Vicentino (provincia di Vicenza).
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captainvegas · 2 years
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Vin Santo di Gambellara
Vin Santo di Gambellara
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È riconosciuto con denominazione di origine controllata (DOC)
Composizione uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva dei vitigni Garganega e Trebbiano di Soave. Mi astengo dall’indicare le percentuali di taglio in quanto esse variano — anche se di poco — a seconda dei criteri di vinificazione adottati dai singoli produttori.
Il colore
da giovane, è un giallo dorato intenso e lucente; dopo un certo periodo di invecchiamento, tende decisamente all’ambrato senza tuttavia perdere la lucentezza originaria.
L’odore
è intenso e caratteristico di passito.
Il sapore
è dolce, armonico e vellutato.
La gradazione alcolica
si aggira intorno ai 14-14,5°.
L’odore di passito e la elevata gradazione alcolica spiegano abbastanza efficacemente che il procedimento di vinificazione del Vin Santo di Gambellara non è quello relativo ai soliti vini bianchi, ma è preceduto da un trattamento particolare delle uve; questo trattamento prevede che le stesse, prima di essere lavorate, vengano sottoposte ad appassimento.
Il fiore entra in stagionate ed austere botti di rovere per una sosta di almeno 3 anni o  4 in cantina asciutta e a temperatura costante (11-13 °C). Trascorso questo periodo, è di rigore imbottigliarlo in borgognone scure la cui sistemazione più idonea è in posizione orizzontale.
Invecchiamento
Di norma 8-10 anni; vi sono tuttavia dati attendibili che stabiliscono in 12-15 anni il termine utile per un benefico invecchiamento nella più assoluta indennità da pericoli di decadenza.
Degustazione
Per berlo un solo accorgimento: basta mettere la bottiglia in frigorifero per un’ora e stapparla una trentina di minuti prima della degustazione.
Abbinamento
Classico vino da dessert, il Vin Santo di Gambellara va servito con pasticceria (crostate, panettoni, torte alla crema, frittelle e bignés) e con frutta poco dolce.
Localita’ di produzione
I centri di produzione sono situati nei territori dei comuni di Gambellara, Zermeghedo, Montebello Vicentino, Montorso Vicentino (provincia di Vicenza).
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Oggi ho usato della "pasta madre disidratata con lievito" scaduta ad Agosto: ho seguito come potevo la ricetta per la treccia dolce riportata su una delle due bustine di lievito.
L'impasto non stava venendo bene, così dopo aver iniziato con il gancio ho proseguito con la foglia. Per quella che è la mia esperienza pensavo che la foglia non si dovesse usare con un impasto del genere, poi ho pensato alla pasta choux per i bigné e ho deciso di provare un nuovo modo per risolvere il problema. Mi è andata bene, quelle due bolle d'aria nella prima foto dimostrano quanto fosse liscio, sono riuscito a formare una buona maglia glutinica. :) Gli impasti di pasticceria sono in genere più semplici di quelli di panetteria però sono contento lo stesso.
Credo di aver steso troppo poco l'impasto nonostante io abbia usato un righello per misurare i bordi. O forse il fatto di aver modificato la farcitura ha reso i rotoli più grossi del dovuto. Quando sono andato a intrecciare ho fatto in una maniera che non avevo mai provato perché mi sembrava adatta a rimediare ad un intreccio disomogeneo.
La grandezza della teglia circolare non era specificata, l'intreccio aveva reso il dolce più alto in alcuni punti rispetto ad altri.. il dolce si è imbrunito bene. Poi mi ci sono aggiunto anch'io volendo cercare di caramellizzare dello zucchero a velo aggiunto verso fine cottura. In ogni caso non lo considererei bruciato, a livello di gusto non si sente niente di anomalo.
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laughing-at-nothing · 2 years
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Vin Santo di Gambellara
Vin Santo di Gambellara
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È riconosciuto con denominazione di origine controllata (DOC) Composizione uve di produzione È prodotto mediante taglio di uva dei vitigni Garganega e Trebbiano di Soave. Mi astengo dall’indicare le percentuali di taglio in quanto esse variano — anche se di poco — a seconda dei criteri di vinificazione adottati dai singoli produttori. Il colore da giovane, è un giallo dorato intenso e lucente; dopo un certo periodo di invecchiamento, tende decisamente all’ambrato senza tuttavia perdere la lucentezza originaria. L’odore è intenso e caratteristico di passito. Il sapore è dolce, armonico e vellutato. La gradazione alcolica si aggira intorno ai 14-14,5°. L’odore di passito e la elevata gradazione alcolica spiegano abbastanza efficacemente che il procedimento di vinificazione del Vin Santo di Gambellara non è quello relativo ai soliti vini bianchi, ma è preceduto da un trattamento particolare delle uve; questo trattamento prevede che le stesse, prima di essere lavorate, vengano sottoposte ad appassimento. Il fiore entra in stagionate ed austere botti di rovere per una sosta di almeno 3 anni o  4 in cantina asciutta e a temperatura costante (11-13 °C). Trascorso questo periodo, è di rigore imbottigliarlo in borgognone scure la cui sistemazione più idonea è in posizione orizzontale. Invecchiamento Di norma 8-10 anni; vi sono tuttavia dati attendibili che stabiliscono in 12-15 anni il termine utile per un benefico invecchiamento nella più assoluta indennità da pericoli di decadenza. Degustazione Per berlo un solo accorgimento: basta mettere la bottiglia in frigorifero per un’ora e stapparla una trentina di minuti prima della degustazione. Abbinamento Classico vino da dessert, il Vin Santo di Gambellara va servito con pasticceria (crostate, panettoni, torte alla crema, frittelle e bignés) e con frutta poco dolce. Localita’ di produzione I centri di produzione sono situati nei territori dei comuni di Gambellara, Zermeghedo, Montebello Vicentino, Montorso Vicentino (provincia di Vicenza).
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Vin Santo di Gambellara
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È riconosciuto con denominazione di origine controllata (DOC)
Composizione uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva dei vitigni Garganega e Trebbiano di Soave. Mi astengo dall’indicare le percentuali di taglio in quanto esse variano — anche se di poco — a seconda dei criteri di vinificazione adottati dai singoli produttori.
Il colore
da giovane, è un giallo dorato intenso e lucente; dopo un certo periodo di invecchiamento, tende decisamente all’ambrato senza tuttavia perdere la lucentezza originaria.
L’odore
è intenso e caratteristico di passito.
Il sapore
è dolce, armonico e vellutato.
La gradazione alcolica
si aggira intorno ai 14-14,5°.
L’odore di passito e la elevata gradazione alcolica spiegano abbastanza efficacemente che il procedimento di vinificazione del Vin Santo di Gambellara non è quello relativo ai soliti vini bianchi, ma è preceduto da un trattamento particolare delle uve; questo trattamento prevede che le stesse, prima di essere lavorate, vengano sottoposte ad appassimento.
Il fiore entra in stagionate ed austere botti di rovere per una sosta di almeno 3 anni o  4 in cantina asciutta e a temperatura costante (11-13 °C). Trascorso questo periodo, è di rigore imbottigliarlo in borgognone scure la cui sistemazione più idonea è in posizione orizzontale.
Invecchiamento
Di norma 8-10 anni; vi sono tuttavia dati attendibili che stabiliscono in 12-15 anni il termine utile per un benefico invecchiamento nella più assoluta indennità da pericoli di decadenza.
Degustazione
Per berlo un solo accorgimento: basta mettere la bottiglia in frigorifero per un’ora e stapparla una trentina di minuti prima della degustazione.
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Classico vino da dessert, il Vin Santo di Gambellara va servito con pasticceria (crostate, panettoni, torte alla crema, frittelle e bignés) e con frutta poco dolce.
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joaomurakami · 2 years
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Vin Santo di Gambellara
Vin Santo di Gambellara
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Composizione uve di produzione
È prodotto mediante taglio di uva dei vitigni Garganega e Trebbiano di Soave. Mi astengo dall’indicare le percentuali di taglio in quanto esse variano — anche se di poco — a seconda dei criteri di vinificazione adottati dai singoli produttori.
Il colore
da giovane, è un giallo dorato intenso e lucente; dopo un certo periodo di invecchiamento, tende decisamente all’ambrato senza tuttavia perdere la lucentezza originaria.
L’odore
è intenso e caratteristico di passito.
Il sapore
è dolce, armonico e vellutato.
La gradazione alcolica
si aggira intorno ai 14-14,5°.
L’odore di passito e la elevata gradazione alcolica spiegano abbastanza efficacemente che il procedimento di vinificazione del Vin Santo di Gambellara non è quello relativo ai soliti vini bianchi, ma è preceduto da un trattamento particolare delle uve; questo trattamento prevede che le stesse, prima di essere lavorate, vengano sottoposte ad appassimento.
Il fiore entra in stagionate ed austere botti di rovere per una sosta di almeno 3 anni o  4 in cantina asciutta e a temperatura costante (11-13 °C). Trascorso questo periodo, è di rigore imbottigliarlo in borgognone scure la cui sistemazione più idonea è in posizione orizzontale.
Invecchiamento
Di norma 8-10 anni; vi sono tuttavia dati attendibili che stabiliscono in 12-15 anni il termine utile per un benefico invecchiamento nella più assoluta indennità da pericoli di decadenza.
Degustazione
Per berlo un solo accorgimento: basta mettere la bottiglia in frigorifero per un’ora e stapparla una trentina di minuti prima della degustazione.
Abbinamento
Classico vino da dessert, il Vin Santo di Gambellara va servito con pasticceria (crostate, panettoni, torte alla crema, frittelle e bignés) e con frutta poco dolce.
Localita’ di produzione
I centri di produzione sono situati nei territori dei comuni di Gambellara, Zermeghedo, Montebello Vicentino, Montorso Vicentino (provincia di Vicenza).
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cucinacongrazia · 4 years
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È sempre l'ora giusta per un buon bignè Bignè alla crema, golosissimi. #bigné #domenica #dolci #cosebuone #amorecibomio #foodlove #cucinacongrazia https://www.instagram.com/p/CIddA8wFnGB/?igshid=1ai8ksgx6w47e
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