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#cammino breve
cammini-ciclovie · 1 year
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Il Cammino di Sant'Elena (Alto Molise, 3 tappe, 61 km. - anche in bici)
Il bellissimo Cammino di Sant’Elena consente di scoprire il fantastico Alto Molise: parte dal borgo del profumo e degli arrotini Sant’Elena Sannita, fa tappa a Civitanova del Sannio e a Pietrabbondante per poi terminare ad Agnone, il borgo delle campane. Ma tocca anche altre amene località quali San Pietro in Valle/Frosolone, Duronia (questo l’unico in provincia di Campobasso), Chiauci,…
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"Non tutti quelli che vuoi nella tua vita ti vogliono nella sua
. Quindi non ti consumare cercando di fare bella figura o facendo loro favori quando in realtà non gli importerebbe un accidente se ci sei o no.
Concentra la tua energia su coloro che apprezzano davvero la tua presenza e ti apprezzano per quello che sei.
La vita è troppo breve per investire tempo e sforzo in persone che non ti ricambiano.
Circondati di coloro che ti fanno sentire prezioso e ti sostengono in ogni passo del cammino. "
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angelap3 · 2 months
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Robert De Niro ha detto: "Non tutti quelli che vuoi nella tua vita ti vogliono nella sua. Quindi non ti consumare cercando di fare bella figura o facendo loro favori quando in realtà non gli importerebbe un accidente se ci sei o no. Concentra la tua energia su coloro che apprezzano davvero la tua presenza e ti apprezzano per quello che sei. La vita è troppo breve per investire tempo e sforzo in persone che non ti ricambiano. Circondati di coloro che ti fanno sentire prezioso e ti sostengono in ogni passo del cammino. "
Robert De Niro❤️
Buongiorno 🌈
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elperegrinodedios · 3 months
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Riflessioni e pensieri del pellegrino in cammino.
📷 Desde el camino aragonès y francès
Io sono il buon pastore, il buon pastore depone la sua vita per le pecore. (Gv. 10:11)
Io sono il buon pastore e conosco le mie pecore e le mie conoscono me. (Gv. 10:14)
===
Nelle vecchie usanze degli antichi pastori, vi era questo metodo d'insegnamento per la pecorella smarrita che altro non era che una correzione di facile comprensione per l'animale, che capiva in seguito e solo dopo essere stata coccolata tra le braccia del pastore che quel gesto non era stato un rimprovero, bensì una riprensione fatta con e in amore affinchè potesse ricordarla sempre per non sbagliare più. Quella pecorella, nel tempo si sarebbe dimenticata di quel momentaneo breve istante di dolore ma si sarebbe sempre ricordata di tutto quell'amore ricevuto dal pastore e non si sarebbe più allontanata da lui.
Credo dunque sia assai facile l'interpretazione di tale evento e capirne il significato. È accaduto a me in un paio di occasioni di ricevere questa sua riprensione facendomi vedere con amore, come stavo per perdermi, tra le sollecitudini di questo mondo in mano al nemico e stavo per entrare in quella porta larga, che porta poi alla perdizione.
Riprensione con amore, mi ha rotto la zampina e preso in braccio mi ha ricondotto all'ovile. Ha poi organizzato una grande festa in mio onore dopo che, dall'alto della sua misericordia e amore, già mi aveva perdonato, e ricoperto di benedizioni. E si, proprio come la parabola del figliol prodigo.
lan ✍️
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schizografia · 4 months
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Il guscio della lumaca
Quali che siano le ragioni profonde del tramonto dell’Occidente, di cui stiamo vivendo la crisi in ogni senso decisiva, è possibile compendiarne l’esito estremo in quello che, riprendendo un’icastica immagine di Ivan Illich, potremmo chiamare il «teorema della lumaca». «Se la lumaca», recita il teorema, «dopo aver aggiunto al suo guscio un certo numero di spire, invece di arrestarsi, ne continuasse la crescita, una sola spira ulteriore aumenterebbe di 16 volte il peso della sua casa e la lumaca ne rimarrebbe inesorabilmente schiacciata». È quanto sta avvenendo nella specie che un tempo si definiva homo sapiens per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e, in generale, l’ipertrofia dei dispositivi giuridici, scientifici e industriali che caratterizzano la società umana.
Questi sono stati da sempre indispensabili alla vita di quello speciale mammifero che è l’uomo, la cui nascita prematura implica un prolungamento della condizione infantile, in cui il piccolo non è in grado di provvedere alla sua sopravvivenza. Ma, come spesso avviene, proprio in ciò che ne assicura la salvezza si nasconde un pericolo mortale. Gli scienziati che, come il geniale anatomista olandese Lodewjik Bolk, hanno riflettuto sulla singolare condizione della specie umana, ne hanno tratto, infatti, delle conseguenze a dir poco pessimistiche sul futuro della civiltà. Nel corso del tempo lo sviluppo crescente delle tecnologie e delle strutture sociali produce una vera e propria inibizione della vitalità, che prelude a una possibile scomparsa della specie. L’accesso allo stadio adulto viene infatti sempre più differito, la crescita dell’organismo sempre più rallentata, la durata della vita – e quindi la vecchiaia – prolungata. «Il progresso di questa inibizione del processo vitale», scrive Bolk, «non può superare un certo limite senza che la vitalità, senza che la forza di resistenza alle influenze nefaste dell’esterno, in breve, senza che l’esistenza dell’uomo non ne sia compromessa. Più l’umanità avanza sul cammino dell’umanizzazione, più essa s’avvicina a quel punto fatale in cui progresso significherà distruzione. E non è certo nella natura dell’uomo arrestarsi di fronte a ciò».
È questa situazione estrema che noi stiamo oggi vivendo. La moltiplicazione senza limiti dei dispositivi tecnologici, l’assoggettamento crescente a vincoli e autorizzazioni legali di ogni genere e specie e la sudditanza integrale rispetto alle leggi del mercato rendono gli individui sempre più dipendenti da fattori che sfuggono integralmente al loro controllo. Gunther Anders ha definito la nuova relazione che la modernità ha prodotto fra l’uomo e i suoi strumenti con l’espressione: «dislivello prometeico» e ha parlato di una «vergogna» di fronte all’umiliante superiorità delle cose prodotte dalla tecnologia, di cui non possiamo più in alcun modo ritenerci padroni. È possibile che oggi questo dislivello abbia raggiunto il punto di tensione massima e l’uomo sia diventato del tutto incapace di assumere il governo della sfera dei prodotti da lui creati.
All’inibizione della vitalità descritta da Bolk si aggiunge l’abdicazione a quella stessa intelligenza che poteva in qualche modo frenarne le conseguenze negative. L’abbandono di quell’ultimo nesso con la natura, che la tradizione filosofica chiamava lumen naturae, produce una stupidità artificiale che rende l’ipertrofia tecnologica ancora più incontrollabile.
Che cosa avverrà della lumaca schiacciata dal suo stesso guscio? Come riuscirà a sopravvivere alle macerie della sua casa? Sono queste le domande che non dobbiamo cessare di porci.
23 maggio 2024
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neropece · 9 months
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“pigeon lady” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Nel mezzo della piazza, dove il selciato antico fa da cornice al verde cittadino, una signora avanzava con passo misurato. La sua figura era avvolta da abiti scuri e il vento mattutino sollevava delicatamente i pochi capelli che uscivano da un cappello di lana grigio. 
Aveva in mano un sacchetto di pane raffermo, e ogni tanto, mentre camminava, strappava piccoli pezzi e li gettava sul suolo. I piccioni, che sembravano aspettarla, si avvicinavano rapidamente, formando una danza aerea di ali e piume. Le piccole creature erano la sua unica compagnia in quella piazza, dove la vita si svolgeva al ritmo lento delle giornate domenicali.
Nonostante la solitudine apparente, la signora non sembrava affatto sola. Ogni volta che un piccione si posava sul palmo della sua mano per prendere un pezzo di pane, i suoi occhi si illuminavano di un calore e di un affetto che pochi avrebbero potuto comprendere. 
Un giovane con una macchina fotografica in mano, seduto su una panchina poco distante, la osservava. Avrebbe potuto essere il narratore di questa scena, un osservatore esterno di quella semplice bellezza che permeava l'aria. Ma come spesso accadeva in questi momenti, non c'era bisogno di parole o di immagini per catturare l'essenza di ciò che stava accadendo.
La signora continuò a nutrire i piccioni, e ogni gesto sembrava essere un rituale, un modo per connettersi con il mondo che la circondava. Per un momento, la piazza, con i suoi rumori e le sue persone, scomparve. Restò solo lei, i piccioni e quel pane raffermo che diventava simbolo di un amore incondizionato e di una cura silenziosa.
Poi, con l'ultima briciola gettata, la signora si fermò e si voltò verso il giovane fotografo. I loro sguardi si incrociarono per un istante, e in quel breve momento, entrambi compresero che avevano condiviso qualcosa di speciale. Poi, con un sorriso sereno, la signora proseguì il suo cammino, lasciando dietro di sé un'atmosfera di pace e di semplicità che avrebbe persistito per tutto il resto della giornata.
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intotheclash · 17 days
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Qual è il cammino certo della gente? Non in avanti, né indietro: solo verso l'alto. Oppure, fermarsi nella quiete breve. Come fanno gli animali.
João Guimarães Rosa - Grande Sertao
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gregor-samsung · 4 months
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" Una democrazia è costituita da un popolo specifico che si organizza, per sé stesso, sul suo territorio. Questo gruppo difende la sua frontiera. Non è un collettivo astratto, che decide per l'umanità in generale. Se accettiamo questa evidenza storica di una componente cupa, etnica, nazionale della democrazia originaria, possiamo accettare di vedere e comprendere, perché la resistenza all'oligarchia, la crescita democratica che tocca una a una le "democrazie" occidentali, disorganizzate dalla nuova stratificazione educativa e dal libero scambio, si colora sempre di xenofobia. La democrazia rinasce, ma contro i messicani in America, contro i polacchi in Inghilterra. La scelta attuale della Francia, "contro i musulmani", è disfunzionale dato che prende di mira un gruppo interno che rappresenta tra i giovani il 10% della popolazione, e non può che condurre ad un'implosione della nazione. Questo primo elenco evoca lo stesso un movimento generale di ritorno dei popoli verso la democrazia, verso il populismo secondo la terminologia attuale delle oligarchie occidentali, un "cammino provvidenziale" avrebbe detto Tocqueville. La nuova stratificazione educativa iniqua esclude tuttavia la possibilità di un semplice ritorno alla democrazia classica della prima metà del XX secolo, radicata nell'omogeneità culturale dell'alfabetizzazione universale, ma senza lo sviluppo di un'università di massa. "
Emmanuel Todd, Breve storia dell'umanità. Dall'homo sapiens all'homo oeconomicus, traduzione di Julie Sciardis, LEG Edizioni, 2019, p. 301.
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parolerandagie · 5 months
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Storia breve #3
Ha gambe sottili, troppo sottili, e magre, troppo magre, che ballano in un paio di jeans stretti stretti, ma non stretti abbastanza. Sembrano ballare anche i suoi piedi, mentre cammina, sembrano ballare ad un ritmo jazzato che sta nella sua testa, a far abbastanza rumore da zittire i pensieri e le ansie che, non so perché, si intuisce subito siano tante. Dum-da-dum-dum ed avanza lungo il viale, con un giubbotto di pelle azzurro che ha visto giorni migliori ma ha la dignità del veterano, con una mano stretta sulla tracolla corta di una borsetta e l’altra in tasca: intorno al collo una bandanina, azzurra anche lei, ed i capelli lunghi ed un poco incolti e tanto grigi. Azzurri gli occhi, tanti gli anni. E’ stata bella, forse lo è ancora, forse ancora ci si sente. Il mondo non lo guarda però, certa che tanto il mondo abbia smesso di guardare lei ed abbastanza serena a riguardo, e dovessi scommettere direi che la meta, verso cui va, la ha scordata, ma è perentoria nell’incedere che continuare a muoversi è importante. Ci incrociamo, il cammino ma non lo sguardo, e poi sparisce, alle mie spalle, che le nostre traiettorie sono troppo diverse, troppo divergenti. Dum-da-dum-dum anche io, per cinque o sei passi, perché tanta sincerità, tanta onestà nell’essere chi si è mi ha contagiato, anche solo per un attimo, per un pensiero.
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firewalker · 8 months
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Se le parole arriveranno per altre canzoni
Post lungo su Marco Masini. Sono fan di Maso da quando ho memoria, ma so di far parte di una minoranza, quindi continuo dopo il salto
C'è Sanremo. Ho questo post in canna da mesi, ma ho voluto aspettare il festival perché ho pensato (sperato) che avrebbe partecipato, o magari avrebbe approfittato del festival per far uscire un nuovo album. Il fatto è che è in ritardo, e non lo è solo ora, è in ritardo da quando è tornato, dal 2005.
"Breve" ripasso per chi si fosse perso la storia di Masini.
Esordisce come cantante professionista e solista vincendo un Sanremo Giovani nel 1990 con Disperato, arrivando secondo l'anno successivo con Perché lo fai. Negli anni '90 ha fatto uscire dei pezzi incredibili, che tutt'ora porta ai concerti perché sono i pezzi a cui i suoi fans sono più affezionati. Personalmente, credo di aver ascoltato talmente tante volte l'album Il cielo della vergine (quello con Bella stronza e Principessa, per capirci... cacchio, due delle sue più belle canzoni in un solo album!) tanto da consumare il nastro.
Poi, come per Mia Martini, si diffuse la voce che Marco Masini portava sfiga. E fu la fine.
(Me ne andrò nel rumore dei fischi Sarò io a liberarvi di me Di quel pazzo che grida nei dischi Il bisogno d'amore che c'è)
Nel 2001 uscì l'album Uscita di sicurezza. L'album contiene una canzone, a mio parere nemmeno tanto bella o memorabile (Il gusto di esistere), che però dice così
Ma ho sotterrato il presente distante e mi son ritrovato nuovo Come una pianta che nasce da un seme o una bestia da un uovo Ed ho pagato il biglietto di vivere in una maniera diversa Come l'omino che corre all'uscita di sicurezza Perché il gusto di esistere da quando son nato Il gusto di esistere non mi è ancora passato!
Ci stava salutando. Stava salutando noi fans perché quella era l'ultima canzone dell'album, ed era, in quel momento, il suo ultimo album. Pochi mesi dopo l'uscita del disco, ha annunciato il ritiro.
L'ho ritrovato anni dopo, in un concerto organizzato in concomitanza a un raduno di Alleanza Nazionale (già), nell'estate 2003, in provincia di Roma. Era la sua prima apparizione pubblica dopo Uscita di Sicurezza. L'ho trovato dimagrito, anzi, in condizioni pessime. Credo non pesasse più di 55 kg circa, forse arrivava a 60. Però fece il concerto, e tenne botta per due ore. Mesi dopo annunciò il ritorno e la partecipazione a Sanremo, e quell'anno vinse! Durante quel periodo uscirono un po' di singoli, tra cui L'uomo volante che vinse al festival, per poi pubblicarli prima in una raccolta chiamata ...Il mio cammino, poi una raccolta chiamata Masini dopo Sanremo, per includere anche quella traccia.
Due anni dopo l'addio già tornava. Allora pensai che si era accorto che voleva continuare, ed ero strafelice. Partecipò ancora a Sanremo e uscì un album tra quelli che amo di più: Il giardino delle api. Solo canzoni inedite. Siamo al 2005.
Poi raccolte, raccolte, rifacimenti... dopo il 2005 uscirono album di inediti nel 2009, nel 2011 e nel 2017. E basta. Ha partecipato a spettacoli, ha cantato canzoni di altri, ha registrato dei live, ha inciso dischi con sue vecchie canzoni riarrangiate... ma niente di nuovo. Dal 2011 al 2017 sono 6 anni, dal 2017 a oggi sono 7 anni. Negli ultimi 19 anni, finora, ha pubblicato quattro albumi di canzoni nuove
E poi ripenso a una canzone del 2011: Marco come me, nell'album Niente d'importante. È una canzone autobiografica (ogni tanto ne fa), che fa da risposta - o almeno io la leggo come una risposta - a una canzone molto più vecchia: 10 anni del 2000. Entrambe le canzoni chiudono i rispettivi album e nei vecchi concerti (prima del 2010, diciamo, che poi non li ho più visti) 10 anni era la canzone di chiusura. Dice:
Io canterò di città in città, Cercando sempre i tuoi occhi E ti sorriderò. Io volerò sopra questa realtà E non saremo mai vecchi E non ti perderò. Ma, oltre questo miracolo, Io sto aspettando la vita come te, In questo eterno spettacolo Che faccio per amore, amore, Amore, amore, amore, amore sì! Sì! Fra i tuoi sogni e i miei sbagli Sono passati così Questi nostri dieci anni interminabili
Chiudeva i concerti parlando con noi al pubblico, dedicandoci un pensiero, augurandosi di trovarci e sorriderci ancora. Poi arriva il 2011, Marco come me:
E poi non resta tempo per raccontare di me I riflettori ormai si sono spenti, e il pubblico non c'è E l'eco delle voci e degli applausi sfuma Un po' di autografi, e qualcuno sa dove si cena Ho raccontato storie, confezionato bugie Verissime e sincere le ho rubate oppure sono mie. Hai visto quanta gente, ho visto sì ma forse Erano qui per uno che si chiama Marco come me, E veste come me e ride come me, Si prende la ribalta ed il calore come se La vita vera poi non riguardasse lui E me la lascia lì buttata fuori dal teatro E neanche sale con me in macchina. E non gli fa paura il tempo che è passato E non s'incazza se gli dicono non sei cresciuto Non si è mai domandato cosa farà domani Se le parole arriveranno per altre canzoni. Invece io ci penso quando rimango solo In camere d'albergo presto che perdiamo il volo. Ed in quest'altra città lo incontrerò stasera C'è il manifesto di uno che si chiama Marco come me E parla come me, si muove come me Guarda una ragazza ed un ragazzo come se Quella felicità mentre cantano con lui Bastasse a riscaldare un camerino freddo Quando mano nella mano vanno via. La macchina è già pronta, ci salgo e metto in moto Ed inseguo ancora uno che si chiama Marco come me.
Ecco, io questo post lo scrivo per quei versi in neretto, cantati nel 2011, ma evidentemente non tanto lontani. Questo testo l'ho voluto mettere tutto perché tagliarlo non aveva senso. È un appello, sta dicendo qualcosa di spiacevole e lo sta dicendo - di nuovo - a noi fans. Ci sta dicendo, già nel 2011, che è una vita che gli pesa e l'affetto del pubblico forse non è più sufficiente.
L'album del 2017 è stato interessante, ma non memorabile. Sono usciti singoli nuovi, pubblicati in raccolte con canzoni vecchie, ma un album di 7-12 canzoni tutte nuove lo stiamo ancora aspettando.
Questo post non è una lamentela, più che altro è uno sfogo. Quindi - chissà che Marco non passi di qui - lo finisco con un saluto: il tuo pubblico ti aspetta, ma grazie comunque di tutto fino a ora e in bocca al lupo.
Il 18 settembre 2024 Marco Masini compirà 60 anni... magari il prossimo album uscirà in quella occasione
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La vita coi cani è strana.
Diventerai, senza nessuno che te lo insegni o ti spieghi come farlo (a volte con qualche piccolo aiuto), il capo branco di un cane che sarà pronto a qualunque cosa per te non appena saprà riconoscere il tuo odore e la tua voce.
La vita coi cani è misteriosa.
Sarai spiato da un Grande Fratello peloso che non perderà nessun tuo movimento, specialmente quando capirà dove sono la cucina ed il recipiente dei premietti.
La vita coi cani è crescere.
Non puoi farci niente, non puoi fermare il tempo perché quel cucciolo che hai tenuto in braccio crescerà troppo velocemente, per diventare il grande amico che ti vorrà accompagnare ovunque andrai.
I cuccioli durano troppo poco.
La vita coi cani è confronto.
Avrai sempre uno sguardo con il quale misurarti, affogherai senza poterti salvare nelle profondità inimmaginabili degli occhi di un cane. Dove la gente crede che non ci sia un'anima.
La vita coi cani è sincera.
Non avrai bisogno di raccontar loro una bugia o delle storie inventate perché tanto, qualunque cosa tu dica loro, i cani la sanno. Sempre.
La vita coi cani è scomoda.
Ti ritroverai una sera d'inverno, con la tramontana che ti graffia il viso ed il gelo che ti arriva alle ossa, a passeggiare da solo con il tuo cane che corre e scodinzola felice, incurante del vento che gli arruffa il pelo e del caldo che avete lasciato in casa.
La vita coi cani è buffa.
Parlerai con un essere che non ti potrà mai rispondere e che però ascolterà ogni tua parola, con così tanta attenzione ed interesse che non ritroverai in nessun altro uomo o donna al mondo.
La vita coi cani è ritorno a casa.
Nessuno come il tuo cane sarà felice di vederti ogni volta che spunterai dalla porta dalla quale ti ha visto andar via; imparerà i tuoi orari, riconoscerà il tuo passo e sarà lì ad aspettarti, anche quando sarà vecchio e stanco, saltando di gioia come se non ti vedesse da un mese.
Anche se sei uscito per comprare il giornale.
La vita coi cani è rinuncia.
Perderai a poco poco quella porzione di divano su cui stavi tanto comodo, dove ti godevi il riposo ed il meritato relax dopo giornate faticose e noiose. E la cosa bella sarà che non ti dispiacerà affatto.
La vita coi cani è comunione.
Dividerai il tuo ultimo boccone con il tuo cane, perché non potrai resistere al suo sguardo implorante che hai incrociato purtroppo per te mentre stavi cenando.
La vita coi cani è insegnamento.
Sono loro che ti mostreranno, semplicemente correndo in un prato o sulla riva del mare, la bellezza di una giornata di sole e l'importanza di stupirsi -ogni volta- davanti alle cose semplici.
La vita coi cani è amore.
Quello che proverai ad emulare, che proverai a restituire al tuo cane senza però riuscirci.
Ma cimentarti in questa prova sarà una delle tue imprese più entusiasmanti.
La vita coi cani è un viaggio.
Nessun sentiero di montagna ti sembrerà lo stesso dopo che lo avrai percorso insieme al tuo cane: ricorderai profumi, odori e colori del bosco che prima non avevi sentito o visto; proprio come succederà per il tratto di vita che farete insieme.
La vita coi cani è una parentesi.
Per te è una parte della tua vita, un dolce intervallo fra mille impegni e anni da riempire di cose da fare, un breve cammino insieme ad un cane che tu ben sai, ad un certo punto, si fermerà per lasciarti andare da solo.
Invece per il tuo cane, la tua vita è tutto.
Web
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r-abblee · 5 months
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non sono cambiata,
è che semplicemente ad un certo punto non sono più riuscita a nascondere la tristezza dei miei occhi e così tutto il mondo ha iniziato a guardarmi dentro senza che io possa nascondere il peso che questa breve esistenza ha sul mio cuore e allora cammino nuda, mangio nuda, faccio la spesa nuda e la cosa che più mi fa male è che non ho più la forza di indossare vestito alcuno.
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susieporta · 1 month
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La Forza
"Il Silenzio che fa più rumore"
C'è tanto brusio intorno. Ma soprattutto dentro.
I pensieri si affollano. Si accavallano. Sembrano impazziti.
Sono giorni di grande attività cerebrale e di grande re-impostazione del Sistema nervoso.
L'Energia ci porta a ristrutturare i "Codici di sistema", ripulendo schemi associativi del trauma, lavando via le impurità di Struttura.
Ma non sta accadendo solo l'ennesima ondata di purificazione.
Stiamo entrando nel vivo dell'assorbimento dell'Energia Cristallina.
Molti Esseri Umani iniziano a percepire un significativo cambio nella "percezione interiore del Dolore".
Esso sta progressivamente concludendo il suo viaggi dentro di noi. A breve esaurirà la sua funzione evolutiva, lasciando il testimone ad un senso di profondo radicamento ed equilibrio emotivo e psichico.
Molti stanno già sperimentando l'immenso potere della nuova Energia di Sistema.
Hanno lavorato alacremente sulle zavorre che impedivano il passaggio al Nuovo. Hanno incontrato lungo il loro cammino di crescita ed evoluzione tanti blocchi, tante fratture, tante sovrastrutture cristallizzate.
E hanno speso mesi e mesi a pulire strati e strati di zone incrostate e fatiscenti.
Certo, nemmeno per loro questi giorni sono stati una passeggiata.
Il Sistema corporeo è in subbuglio.
Ma anche la psiche è sotto pressione.
Ci sentiamo soffocati dal dubbio, dalle incertezze, dai ritorni alle espressioni distorte del Passato.
Come se stessimo ancora spurgando la "base".
Ma non è così. Stiamo "dissociando" l'esperienza traumatica dall'automatismo di stimolo.
E' complesso da immaginare.
Ma è come se ciò che reiterava costantemente lo schema del trauma nella realtà, si stesse dissolvendo e non producesse più la proiezione diretta nella Materia.
Può sembrare un processo inscalfibile. Ma non lo è. E presto ne avremo contezza.
Solo che per molti "vivere senza dolore" significherebbe abdicare definitivamente al ruolo di Vittima, alla trappola del Riconoscimento, all'impotenza e della manipolazione, funzionale ad attirare cura e accudimento.
E questo non è contemplabile.
Ci sarà una parte di popolazione che continuerà a viversi l'illusione della "sindrome da Crocerossina", si sentirà autorizzata a "salvare l'Altro", a soccorrere il poverino che non riesce, non ce la fa, è piccolo.
Per poi ritrovarsi a vivere l'ennesima relazione immatura e distorta, a soffocare cumuli di rabbia e rancore verso l'Altro, ammalati e coinvolti nel meccanismo subdolo della dipendenza affettiva e materiale.
Tutto questo continuerà ad esistere. Vedremo convivere due condizioni molto differenti sul piano di realtà: coloro che si ostineranno a rimanere nella zona di sofferenza e schiavitù, e coloro che spalancheranno i loro Cuori al Nuovo, liberi, autonomi e responsabili di se stessi.
E, a breve, nuovamente, sarà tempo di saluti.
Perché l'asticella salirà a Settembre. E la Carica energetica continuerà ad impennare.
Molti abbandoneranno la Terra nel prossimo autunno. Il loro compito evolutivo si sta esaurendo. E la massiccia elevazione di Frequenza sarà assordante e decisamente "troppo" per il loro Sistema, già fortemente compromesso e debilitato.
Ma così è.
Questa esperienza terrena è una semplice "Dimensione evolutiva".
Una delle tante.
E' una "illusione molto realistica" per chi la vive, certo. Ma non ha nulla a che fare con la Verità.
Se mai un giorno riusciremo a sentirla questa "inafferrabile Verità", essa ci parlerà di molto altro. Di ciò che non vediamo, non sappiamo, non immaginiamo nemmeno.
Ma oggi siamo ancora qui. In questo reiterarsi assurdo di immagini di Coscienza proiettate davanti a noi.
E quindi approfittiamo. Rendiamo questa esperienza "speciale" e bella, appagante e sincera.
Ed è sano viversi "ciò che percepiamo come reale" e tentare di starci dentro con serenità, di godercelo e di sperimentare la gioia del "Sentire" e dell'"Evolvere".
Cosa c'è dietro il Grande Velo, non spetta all'Essere Umano scoprirlo.
Forse qualcuno lo sa.
Ma di certo non ha interesse a rivelarlo.
E allora... buona giornata di sorrisi, di affetto, di commozione.
Mirtilla Esmeralda
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fioredialabastro · 4 months
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50
Buongiorno 🌻 ti ringrazio per la domanda, soprattutto perché, involontariamente, mi hai permesso di imparare qualcosa di nuovo! ✨
50. Credi nella fiamma gemella? 🔥
Dunque, prima di rispondere, mi sembra più opportuno fornire una brevissima spiegazione su cosa sia la fiamma gemella e su quali siano le differenze tra essa e l'anima gemella, in modo da rendere questo post comprensibile anche a chi, come me, fino a qualche minuto fa era a conoscenza solo della seconda possibilità. 🤓
🫂 Anima gemella = persona a te molto affine, quando la si incontra si prova la sensazione di conoscersi da sempre, c'è una forte intesa. Ce n'è più di una per ciascuno di noi e non necessariamente è un partner, può essere anche un amico, un parente o addirittura uno sconosciuto. Ciò che è certo è che entra nella tua quotidianità per accompagnarti in un processo che ti darà una lezione di vita e può restarti accanto per sempre o solo per un breve periodo.
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🔥 Fiamma gemella = non è un'anima affine, è proprio una parte della tua anima, come tu lo sei della sua, perché in origine facevate parte di un solo essere, poi diviso in due corpi. Lo scopo dell'incontro non è relazionale, ma un viaggio per scoprire sé stessi, guarire dai traumi del passato, imparare ad amarsi e ad essere indipendenti emotivamente. Infatti, dapprima ci si allontana e poi, dopo aver compiuto quel viaggio, ci si rincontra, per intraprendere insieme una missione mirata all'amore universale. Anche in questo caso non è per forza un partner, però a differenza dell'anima gemella è soltanto una, in quanto è il tuo specchio; inoltre, quando vi incontrate non solo vi sentite a casa, ma vi percepite anche se vi trovate dall'altra parte del mondo, attraverso la telepatia.
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Di questo si tratta, in soldoni, anche se devo dire che nella mia breve ricerca ho incontrato pareri discordanti e in contraddizione tra loro. Mi verrebbe da pensare che nessuno abbia capito davvero fino in fondo che cosa sia questa fiamma gemella. 🤭
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Ad ogni modo, la mia sentenza è questa: è innegabile, considerando la mia esperienza personale e quelle di molti altri, che esistano anime molto affini alle nostre, con le quali nascono connessioni particolari e si instaurano legami speciali e indissolubili. Sia se siano anime gemelle, sia se in quel marasma ci sia pure la fiamma gemella poco importa, perché comunque nessuna di loro ha l'esclusiva: possono nascere relazioni valide, profonde e durature anche con altre tipologie di anime. Fortunatamente l'amore, in tutte le sue forme, va oltre queste distinzioni puramente astratte e fini a sé stesse, in quanto può farci crescere all'interno di qualsiasi legame e situazione, se lo si mette al centro della propria vita. Ogni persona che si incontra lungo il cammino, infatti, può essere un insegnamento, nel bene e nel male, che sia gemella, fiamma, diversa, o non complementare. Sta a noi scegliere che cosa fare di quell'esperienza e come trasformarla in qualcosa di positivo per sé e per gli altri.
Amen. 😇
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crazy-so-na-sega · 1 year
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senza gloria
Esistono due realtà fantasma che evolvono in modo parallelo, quasi simmetrico: una è quella creata e propagata dal sistema, l’altra, ad essa speculare, è quella foraggiata dalle continue prese di posizione dei così detti anti-sistema che, senza elaborare alcuna visione del mondo originale, si limitano a seguire, rincorrere, rilanciare e ricalcare la stessa realtà fantasmatica che il sistema produce. Un tale atteggiamento reca in sé, però, diverse problematiche perché, occupandosi continuamente della fantasmaticità sistemica, la rafforza sempre più, e rilanciandola, concorre a farla sembrare vera e, così facendo, a darle una dignità che non ha.
Di conseguenza, delle due “realtà” parallele, la più pericolosa è, senza ombra di dubbio, la seconda, in quanto, con pochezza intellettuale e assenza totale di lungimiranza, questi supposti antisistema, magari anche in buonafede, spingono il dibattito, sempre e solo, nel campo di battaglia creato dal nemico, concentrando lì le loro forze e, quindi, legittimandolo.
La pandemia, evidentemente, non ha insegnato nulla a questi “ribelli”: abbiamo sempre sostenuto che il problema reale non fosse né medico né, tantomeno, legale, ma fosse politico e, di conseguenza, la risposta non avrebbe potuto che essere politica. Chiaramente questa era una riflessione complessa che avrebbe meritato un impegno che andasse oltre qualche canzocina e due slogan populisti urlati in piazza, questa è la ragione per la quale i guru di quel periodo, idoli indiscussi di quelle folle, sono stati medici, avvocati o improvvisati ciarlatani che, dai palchi, offrivano facili ricette ad un popolo affamato di soluzioni, ancorché semplicistiche e, spesso, inutili. Anche in quel caso, si seguiva il nemico rafforzandone la finta narrazione.
Ora, a distanza di due anni, di tali opache figure che, arrivati a questo punto, possono solo rimescolare aria e concetti ormai fritti e rifritti, resta solo un labile e flebile ologramma.  Non è andata meglio a tante organizzazioni che, da quelle piazze, hanno preso le mosse: la maggior parte non è pervenuta o si è trasformata in un calderone. Il che, però, è abbastanza normale: come spesso ribadito, il movimentismo è solo fuffa che sta alla politica come il virtuale sta al reale.
Coloro che hanno proseguito il loro cammino, seguitando a creare consenso intorno al nulla, sono estremamente pericolosi, non solo perché mancano di visione, o peggio, di prospettiva, ma, soprattutto, perché continuano a mantenere quelli che li seguono, in una sorta di limbo fatto di indeterminatezza, travestita da sicumera, facili slogan liberatori ed altrettanto falsi campi di battaglia, per altro settoriali, che sono solo quelli che conoscono semplicemente perché è il sistema a configurarli, scegliendo, di volta in volta, non solo l’argomento ma il linguaggio. Seguendo il nemico si è destinati ad una sicura continua sconfitta, questa è una ineluttabile certezza, così come è una certezza che la sconfitta crea disinnamoramento ed allontanamento. La situazione di immobilismo attuale ne è un evidente esempio: più si moltiplicano le manifestazioni su risibili argomenti, più diminuisce il coinvolgimento ed aumenta il senso di sconfitta. Questo atteggiamento è funzionale, ancora una volta, solo al sistema che ne esce rafforzato. L’opposizione, al contrario, ne esce scoraggiata ed indebolita.
Ricapitolando, doppia è la colpa e la responsabilità di questi personaggi: da un lato contribuiscono, con la loro indolenza ed incapacità di elaborazione, a dare manforte al sistema, facendo da eco alla sua realtà fantasma perché rimbalzandola continuamente da ogni piattaforma, la fanno apparire vera e degna di credibilità, dall’altro contribuiscono ad allontanare, ogni essere pensante, dal politico con una attività frenetica ed autoreferenziale.
A questa breve considerazione, aggiungiamo una piccola nota a margine: chi ha a cuore la Politica si è ormai reso perfettamente conto che la dicotomia novecentesca è solo una delle tante creazioni dell’apparato liberale che persegue, da sempre, l’unico scopo di dividere e controllare per meglio dominare e, è evidente che, fino ad oggi, ci sono riusciti benissimo… qualcosa, durante il periodo pandemico, stava cambiando, ed il sistema se ne è accorto, chi non se ne è reso conto è, purtroppo, proprio il popolo “antisistema” che, alla fine, si è fatto fregare di nuovo da quattro sgangherati figuri, alcuni improvvisatesi politicanti da social, altri provenienti dal vecchio sistema partitico preteso “bipolare”, che, infiltrando o creando nuove organizzazioni, hanno finito per imporre la loro linea, esautorandole e rimandando in dietro di cento anni la visione del mondo.
Gli unici a poter essere felici di questa ultima burlesca operazione di contenimento, a parte il sistema di potere, sono quattro nostalgici, privi di strumenti interpretativi che permettano la decodifica della falsa realtà, che sentono riverberare dentro di sé il loro ardore passato. Per costoro, è più facile rispolverare un inutile vecchio inservibile arnese che mettere in discussione quelle loro scarse ed inutili convinzioni ed affrontare la complessità di una realtà mutevole.
Così ecco che si ciancia, ricordiamo che siamo nel 2023, di socialismo, scientifico o meno, che solo a nominarlo fa ridere, o di demagogici slogan falsamente antiamericani, per di più bellamente copiati da altri, che riecheggiano dalle bocche di vecchie figure, la maggior parte delle quali ormai ampiamente sputtanate dalla loro stessa storia politica. Entrambi gli atteggiamenti mancano totalmente di credibilità, eppure, forse, entrambi avranno successo sia perché la nostalgia e “la fede certa in poveri miti” paga sempre, sia perché il liberalismo è potente e, per sopravvivere, ha bisogno di tali giochi delle parti, ha bisogno di falsi bipolarismi, di immaginaria dicotomia, di dividere per meglio controllare, di demagogia semplice ed inoffensiva.
I fatti avevano provato che il bipolarismo era una finzione ed ecco che, proprio i soggetti che si pensava fossero anti-sistemici, lo ricreano artificialmente: siete stati bravi, ammazzate oh!
Così, se da una parte il popolo bue continuerà a bearsi di un supposto dualismo incarnato da PD e accoliti, da un lato: la sinistra! e da Meloni, Lega &co. dall’altro, la destra! Dall’altra parte, il popolo dei dissenzienti avrà di che proseguire queste funamboliche false dicotomie con nuove formazioni partitiche a cui delegare il proprio crescente malcontento, grazie a vecchi ciarpami ideologici, parametri interpretativi farlocchi e quattro sloganucci imperituri che rimasticano ancora di mirabolanti uscite da Euro e NATO, come se fossero le porte di una stanza che basti chiudersi alle spalle, senza dimenticarsi la coperta di Linus della Costituzione più bella del mondo… buona fortuna a loro ed a chi, ancora, crede a certe scempiaggini e alla legittimità di destra e sinistra. Il governo giallo-verde, è chiaro, non ha insegnato nulla a nessuno perché la potenza dell’affabulazione facile e il richiamo dei miti giovanili sovrastano la razionalità e l’intraprendere un cammino sulla lunga strada di un reale impegno lontano da inutili, anacronistici cascami ideologici.
Destinati a continue delusioni e sterili critiche si avviano a percorrere il viale del tramonto della civiltà seguendo i soliti noti che, privi di qualsivoglia parametro interpretativo e cognizione politica, non hanno mai condotto nessuno da nessuna parte, se non, in certi casi, loro stessi in un qualche parlamento di figuranti o in qualche spettacolo televisivo: questo è il solo risultato che, spesso, hanno conseguito e che, ancora, cercano di conseguire… Riusciranno? Molto probabilmente sì. Hanno i mezzi e gli inutili strumenti per farlo.
Evidentemente c’è bisogno di illusioni e di miseri ritorni al passato perché l’elaborazione di parametri politici originali è qualcosa di serio e complesso, qualcosa che non si addice a buffoni ed affabulatori affetti, quasi sempre, da narcisismo patologico che è, al fondo, ciò che gli impedisce di lavorare con altri.
Manete, missa non est.
-Frontiere- Laboratorio per la demondializzazione
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gregor-samsung · 1 year
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“ Seduta sul letto, con la camicia da notte scomposta sul corpo e le gambe nude fino al biancore dei fianchi, lasciavo che la brezza della notte arrivasse dal balcone aperto sulla strada silenziosa. Stava esplodendo l’estate, benché si fosse ancora in maggio, e l’odore passo e carnale di certe rose gialle che fioriscono in quel mese giungeva fino a dentro la stanza, e si mescolava all’odore stralunato del mio corpo. A tratti, quand’anche non sudassi, sentivo giungere gli effluvi delle mie ascelle, laddove una tenue peluria bionda era cresciuta a proteggere l’incavo che, dalle braccia, sale fino alla morbidezza dei seni. Se infilavo le mani in quel punto segreto e pudico della mia femminilità, scoprivo di non sapere quand’era accaduto che avessi dismesso le sembianze fanciulle per divenire una donna. Mi annusavo lentamente, con una voluttà senza memoria, scoprendomi a me stessa per la prima volta; mi cullavo dolcemente, come si culla un bambino stretto fra le braccia, e ripetevo piano il mio nome, come se a chiamarmi fosse lui: “Chiara!” sussurravo, “Chiara! ” E nel sentire il suono del mio nome, immaginavo che lui tremasse intenerito. “Chiara! Moglie mia!” ripetevo, mentre le braccia incrociate attorno al corpo, mi stringevano con forza dolorosa. Sentivo aggiungersi, all’odore della pelle, un aroma pungente di succhi segreti che il corpo, languidamente, scioglieva. Dondolavo profondamente cullandomi nell’abbraccio, e l’aria della notte mi accarezzava con un brivido meraviglioso. Oh! Mi sarei amata anch’io: ero bella, e la bellezza mia non era muta. Un piacere sottile si irradiava per tutto il cammino dei nervi, e le tempie, mano a mano, battevano un ritmo denso e convulso. Le mani, sciolto l’abbraccio con cui mi cingevo, corsero al cuscino che ristava abbandonato sul letto. Con un gesto impetuoso, lo abbracciai come fosse stato il mio amato, e mi volsi a esso affamata d’amore. Lo accarezzavo come se, sotto le mie mani, ci fosse non il grezzo lino, ma la sua cara pelle sconosciuta ai miei sensi; chiudevo gli occhi e lo cercavo con la punta sensibile delle dita: qua c’era l’incavo leggero del naso, proprio dove la fronte diritta e breve inizia correndo fino all’attaccatura dei capelli riccetti e lucidi che gli coronano il capo, come un’aureola cupa. Qua ci sono le orecchie grandi e attaccate alla testa, con i lobi carnosi e tondi che si arrossano lievemente per l’eccitazione; se li sfioro per caso, mi giunge l’ondata del loro calore. Qua, seguendo a occhi chiusi la linea degli zigomi, si giunge fino alla mascella dura, da zingaro e, accarezzando con un brivido la barba che cresce ruvida e insieme tenera, si tocca la fossetta sul mento; un ammicco lievissimo di quella più aperta che ha sulla guancia. No! Non gli tocco le labbra carnose e sanguigne che si chiudono sui denti bianchi e aguzzi da animale carnivoro. Lentamente, inghiottendo saliva arida, percorro la linea struggente degli occhi; quel richiamo doloroso al mio sangue che fiammeggia sotto la sua fronte. Questi occhi catturanti dei D’Auria: così belli e così malinconici; così appassionati e così vuoti; così avveduti e così folli. In questi occhi vorrei perdermi per sempre, anima mia! Così sussurro, mentre cerco la bocca che intanto si è schiusa sui denti che illuminano la notte. Poso le mie labbra sulle sue in un bacio casto come il primo suggimento di un neonato. “Vita mia!” lo imploro, e sento che non vivrò senza di lui. “
Mariateresa Di Lascia, Passaggio in ombra, Feltrinelli (collana I Narratori), 1995¹; pp. 241-242.
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