Tumgik
#cena veloce
baddawg94 · 5 months
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John Cena
United States champion
1st of May, 2004
WWE Velocity
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John Cena vs uh…Brian. Of Philadelphia.
WWE Velocity. February 8th, 2003. Yeah.
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alessandrom76 · 2 months
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la bottiglia
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quella sera avevo tante cose da fare e restai in bottega fino a tardi.
nonostante l'estate allungasse le giornate, fuori iniziava già a imbrunire. capii quindi che doveva essere già passata anche l'ora di cena; non serviva neanche guardare l'orologio.
fu in quel momento che, tutto trafelato, entrò dalla porta un grosso signore, vestito con uno strano gessato marrone. era grottesco in quel vestito che, nonostante fosse di buona fattura, gli cadeva malamente addosso, complice il fatto che era palesemente di una taglia più grande.
«buonasera buon uomo», mi disse, «vorrei una bottiglia di buon vino; sa, uno di quelli da bere in compagnia. e poi un'altra di un vino ancora più buono, da bere da solo.»
benchè avessi voglia di andare via, la richiesta mi incuriosì tanto che dissipò la mia premura. sorridendo presi due bottiglie: una dal ripiano in basso e una dallo scaffale alto, piena di polvere.
«ecco... vede, questo è un vino fresco e amabile che è un piacere bere in compagnia, soprattutto nelle serate estive, mentre questo...» con la mano pulii l'etichetta coperta di polvere «... mentre questo è un vino che non perdona, è corposo e di buona gradazione. nella dose giusta i ricordi scorreranno come un fiume, ma se il fiume dovesse essere troppo tumultuoso... un altro bicchiere farà calmare le acque e piombare tutto nel buio.»
mi ringraziò, pagò velocemente e poi andò via.
pochi giorni dopo, stavolta nel tardo pomeriggio, lo vidi entrare di nuovo, come la prima volta con il suo consueto passo svelto, e subito mi abbracciò, nonostante io fossi dietro il bancone, quasi sollevandomi da terra.
«amico mio... grazie! L'altro ieri con amici ho bevuto il primo vino che mi hai consigliato, le lingue si sono sciolte e le risate scorrevano... davvero, siamo stati bene... ma poi ieri» continuò senza darmi modo di rispondere «... ieri ho assaggiato l'altra bottiglia ed è andata proprio come hai previsto tu, la memoria e i pensieri si intrecciavano e...»
a briglia sciolta iniziò a raccontarmi della sua vita e io, senza fare un fiato, presi un'altra bottiglia dal ripiano alto, la stappai e ne versai due bicchieri. Più i bicchieri si svuotavano, più la mia piccola bottega si riempiva dei suoi ricordi e di immagini che sembravano dipinti da un pennello intinto nel rosso del vino...
mi raccontò delle sue donne... di A., la donna che aveva sposato ancora acerbo, e che adesso «neanche più un bacio... da mesi», ma andava bene così, erano bravi genitori, e le cose funzionavano, e tanto gli bastava. come soldati nella stessa guerra, ognuno copriva le spalle all'altro pur sapendo dei peccati commessi.
e mi parlò di S., la ragazza ora cresciuta che ancora lo vedeva come un principe azzurro, mentre lui a ben vedere tutto sembrava, ma certamente non questo. e continuò con M., bella e giovane in cerca di se stessa, che si sarebbe concessa a lui ma che insomma... nonostante la testa veloce e la parlantina spigliata, con lui, oramai alla soglia dei 50 anni, avrebbe formato una coppia grottesca.
i suoi occhi poi si fecero sereni mentre parlava di L. mi parlò di lei con un sorriso sincero, lasciandosi andare a un «chissà cosa poteva essere»... fantasticò un po' con gli occhi fissi e poi aggiunse «lei adesso sta bene... e questo per me è abbastanza».
mi disse che a metà della bottiglia, ieri sera, aveva chiamato R. per ridere come scemi, e l'aveva sentita serena, rifiorita e libera, finalmente. erano stati importanti l'uno per l'altra, più amici che amanti, ed era bello avere una persona con cui non avere vergogne, ridere e potersi confidare.
poi si fermò un attimo e notai subito un cambiamento nella sua voce, ma quasi come a volersi togliere un peso dal cuore, subito mi parlò di C., la sua principessa guerriera che è infine uscita dal suo buio e che adesso ha trovato il coraggio di andarsene. e anche se lui adesso si sente buttato via, come una candela che non serve a nulla alla luce, in verità ne è davvero felice, perché la vede finalmente camminare nel sole dopo tanta pioggia. e anche se sono condannati ad una eterna danza in punta di spada, danzano insieme, sanguinano insieme, ma ridono, perchè stare vicini vale il dolore.
gli versai un altro bicchiere e restai ad ascoltare in silenzio poi chiesi
«… e quale di queste hai amato?»
«tutte» rispose senza esitazione, «un me diverso, in un diverso tempo, ha amato ognuna di loro, anzi, ama ancora ognuna di loro. Le ama pacatamente, nell'unico modo in cui sono capace, con un cuore senza eccessi. ma amico mio, non passa giorno in cui io non ringrazi il destino per tutte le occasioni che mi ha dato, anche per quelle che non ho avuto la forza o il coraggio di cogliere, e soprattutto per tutti i sorrisi che mi ha fatto scoprire...
...per le donne speciali, che il fato ha messo sul cammino di un uomo ordinario.»
detto questo, vidi di sfuggita i suoi occhi lucidi, finì il vino nel bicchiere con un grande veloce sorso, e prima che potessi controbattere si avviò fuori, zittendomi con un secco «grazie».
tutto sembrava irreale in quel pomeriggio, mi fermai un attimo, come rapito dalle ombre che si allungavano. quindi rassettai e misi a posto i bicchieri e poi... poi guardai in alto, sullo scaffale.
era rimasta solo una bottiglia. forse per me.
@alessandrom76
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libriaco · 2 months
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Bologna, agosto 1980
Le nostre vacanze di quell'estate 1980, in Austria, finirono troppo presto e per colpa mia.
Avevo parcheggiato il camper (in realtà, un vecchio furgone 238 Fiat riadattato dal propretario) in un silo piuttosto distante dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, mèta della nostra mattinata culturale. Il costo del parcheggio era diviso in fasce orarie e avevamo fatto i nostri conti sulla durata che avrebbe dovuto avere la visita per spendere il meno possibile. Il Museo risultò però incredibilmente interessante, Dürer, Bruegel, Bosch.... Il tempo passò troppo in fretta e quando ci accorgemmo di stare per entrare nell'orario in cui il balzello del parcheggio ci sarebbe costato un bel po' di scellini, uscimmo in fretta, più di corsa che a passo veloce; è vero che Orazio aveva inscenato una incredibile pantomima alla biglietteria del museo, mostrando il suo libretto universitario e cercando di far capire, un po' in inglese e un po' in pugliese, che, come studenti, dovevamo avere uno sconto, che poi ci fecero, ma avevamo veramente i soldi contati e il costo della vita in Austria era ben più alto che in Italia.
Arrivati appena in tempo al parcheggio, mi misi alla guida cercando di guadagnare l'uscita prima dello scadere dell'orario. Ahimè, così al coperto, e abituato a guidare una Mini, non avevo valutato l'altezza del furgone e, a una curva troppo stretta, feci impuntare il tettino in uno spigolo di cemento sporgente, producendo un gran di rumore e un notevole 'taglio' nella lamiera: accorsero subito un paio di sorveglianti per vedere che cosa fosse successo, passò una mezz'ora o più e ovviamente, all'uscita, fummo costretti a pagare per la salata fascia oraria in cui eravamo rientrati per quei minuti di ritardo.
La cosa più brutta era che il camper, Domenico, il terzo componente del gruppo, lo aveva avuto in prestito da suo cognato, con l'impegno di riportarlo a Firenze entro il 9 o 10 agosto, per consentire a lui e alla famigliola di andarsene in vacanza. Che cosa potevamo fare? Certo non raccontare l'accaduto, a rischio creare dei problemi familiari a Domenico; decidemmo allora, dopo una serie concitata di telefonate in Italia (non c'erano i cellulari!), di rientrare qualche giorno prima, per consentire a un mio amico carrozziere, che avevo rintracciato ancora nella sua officina, di porre rimedio al danno in maniera 'invisibile': avremmo usato i soldi risparmiati dall'accorciarsi della vacanza per pagare il lavoro.
Io fui immediatamente esonerato dalla guida in città ma poi mi alternai con Domenico durante il rientro; eravamo abbastanza abbattuti per l'incidente e per la brutta chiusura della vacanza, e decidemmo, per fare prima, di guidare anche di notte.
Orazio doveva andare a Pisa, con Domenico, per ripartire subito dopo verso la Puglia, dai suoi. Domenico doveva riportare il camper a Firenze, dopo aver accompagnato me nel mio paesello di mare e fatto aggiustare il danno alla carrozzeria del mio amico. Visto il rientro anticipato, Orazio decise di fermarsi qualche giorno da alcuni amici a Bologna, per poi andare da lì in Puglia; i bagagli li aveva con sé e non aveva motivo di ripassare da Pisa.
Il pomeriggio del primo di Agosto, arrivati a Bologna poco dopo le 16:30, parcheggiammo in prossimità della stazione per accompagnare Orazio a consultare gli orari dei treni e a fare la prenotazione e il biglietto per il suo rientro. La stazione, nonostante il periodo dell'anno, non era particolarmente affollata; girellammo un po' per il salone, mentre Orazio era in fila, poi lo accompagnammo col camper nella zona dove abitavano i suoi amici. Senza neppure scendere per salutare i suoi nuovi ospiti, riprendemmo la strada verso casa mia: volevamo arrivare dai miei sul fare della notte.
La cena, finalmente tra le mura familiari, fu veramente ristoratrice, così come gli abbondanti lavacri. La mattina dopo, sabato 2 agosto, Domenico ed io dormimmo fino a tardi; a tavola, all'ora di pranzo, saltata la prima colazione, eravamo famelici.
L'immancabile televisore rumoreggiava in sottofondo, ma non lo ascoltavamo, tutti presi a rispondere alle domande dei miei sulla nostra vacanza; a un certo momento però ci accorgemmo che alla TV parlavano di Bologna, della stazione e ci voltammo meccanicamente per vedere e sentire cosa dicevano. "Eravamo lì ieri pomeriggio...", feci alla mamma, con la bocca piena.
Il silenzio fu poi agghiacciante: capimmo cosa era successo. Un incidente? Un attentato? Decine di morti, centinaia di feriti... Muti, un raggrinzire della pelle... ci prese, stretti, quella commozione che ti fa luccicare gli occhi; e ci fu un pensiero non detto, negli sguardi tra me e Domenico: chissà, forse andando un po' più piano o non viaggiando di notte, saremmo potuti essere lì anche noi, a quell'ora.
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lamargi · 5 months
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Si, dovrei fare attenzione quando la mattina esco dal bagno. Quasi sempre seminuda. Di solito in intimo. La casa è piccola. Dal bagno alla camera da letto, dove finisco di vestirmi, Andrea ha così modo di guardare la sua mamma.
È un adolescente. È normale che mi guardi. Che arrossisca. Diventa rosso già quando passo davanti a lui veloce. Non parliamo di quando mi fermo, magari perché ho indosso qualche cosina nuova appena comprata, e gli chiedo se gli piace…. Allora diventa viola, cerca quasi di distogliere gli occhi. È quasi sempre la sua mano corre al pacco, per non farmi vedere cosa gli succede….che effetto gli faccio.
Potrei girare in vestaglia, ben chiusa. Vestirmi in camera mia, con la porta chiusa. Potrei essere una madre seria e riservata. Ma è così tenero e dolce il mio piccino quando diventa rosso davanti la mamma……!
Esci con un uomo, mamma?
Me lo ha chiesto, balbettando. Deve averlo capito dalla mia mise, più sofisticata, più sexy del solito.
È geloso! Il mio tesoro.
Si, è vero, un uomo mi aspetta, una cena, una serata che sarà conclusa con una scopata. Non so nemmeno quanto ne abbia davvero voglia.
Ma qui adesso davanti a me c’è il mio piccino ingelosito. Gli sorrido senza rispondere. Gli chiedo di allacciarmi dietro il reggiseno. Lo sento tremare e trattenere il respiro.
Mi giro di scatto, ora siamo occhi negli occhi. Lo abbraccio, lo stringo. Gli sussurro in un orecchio: “si, è vero, avevo un appuntamento, preferisci che resti con te stasera?” Gli bacio l’orecchio, glielo mordicchio, glielo lecco. Lo sento tremare tra le mie braccia. Spingo la coscia, sento il suo pene. Duro. Accidenti quanto è duro. Quanto glielo ho fatto io diventare duro.
Quale mamma potrebbe lasciare suo figlio solo e sofferente. E quale donna potrebbe lasciarsi scappare una occasione del genere, sedurre un ragazzo ancora vergine.
Abbasso là zip dei pantaloni mentre lo bacio sulle labbra.
“Resto con te, stasera, contento?”
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turuin · 2 months
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Day 11
Giorno 11 - ieri.
Totale caffè bevuti, due.
A pranzo, costine al miele e patate arrosto di contorno. Tollerato bene.
Cena molto veloce e leggera perché sarei dovuto uscire, dopo: un piatto di pasta in bianco ribattuta con olio e pangrattato. Buonissima. Tollerata bene.
Post cena: al tavolino di un pub locale fino a mezzanotte inoltrata con il mio collega turco che fa lo scrittore e che mi ha proposto di correggergli una bozza di traduzione di un suo racconto breve in italiano. Delle quasi quattro ore trascorse, tre le abbiamo passate a bere e discutere de la vita, l'universo e tutto quanto, come nei libri di Adams. Una conversazione bellissima e illuminante, mezza in inglese, mezza in italiano (sospetto che gli altri ospiti si siano interrogati più volte perplessi dal fatto che passavamo da una lingua all'altra senza soluzione di continuità). Poi nell'ultima oretta abbiamo corretto un po' della prima pagina del racconto; le pagine son cinque, quindi abbiamo fatto giuramento di continuare così per altre cinque volte. E' stato fin troppo gentile a dirmi che dovrei fare l'editor di professione. "In the next life, maybe" gli ho risposto.
Sono tornato a casa arricchito e molto più che brillo. In qualche modo sono riuscito a mettermi a dormire senza fare danni. In qualche modo il mio intestino non mi si è rivoltato contro per tutta quella birra (e la mia testa dice: perché?) e in qualche modo ora devo finire di vestirmi, andare al lavoro e poi dirigermi direttamente a Senigallia.
Tumblrs, ci aggiorniamo più o meno domani, I guess.
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ascendentelamento · 8 months
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Pessimo umore giornaliero. 2 ore all'Ikea sola e disperata con gente felice attorno. Decido di tornare a casa. Guardo l'ora ed era quasi l'ora di cena. Perchè non fermarsi nel primo market che trovi per prendere qualcosa di veloce da prepare? Vuoi non scrivere un messaggio e per sbaglio sbattere contro un carrello pieno di spesa di una ragazza con i capelli blu, fidanzata con il tuo ex, e il tuo ex! Ovvio no?! Mi faccio tenerezza da sola: Io con dei surgelati con la scritta "specialità di Beppe" (e mi volevo rifiutare di prendere visto che Beppe è il soprannome dell'idiota per cui ho perso la testa) in mano (perchè il cestino è da sfigati) e loro con un carrello pieno di roba salutare pronti per tornare nella loro casetta dove convivono...
Una scena pietosa..
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nonamewhiteee · 4 months
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avevo bisogno di prendermi dei minuti. mi rendo conto di come ultimamente sia stressato e noiosamente triste ed instabile, proprio come sto tempaccio ventoso degli ultimi giorni. dopo la cena con i colleghi di ieri sera, la mia colazione ed il mio pranzo sono stati a base di caffeina e nicotina (ho anche dimenticato i farmaci stamattina). l'ultima lucky strike accesa continua a bruciare veloce tra le mie dita e mi sento vuoto, privo di stimoli. oggi non riuscirò a fare altro, vorrei sentirmi apposto e non il solito disadattato, inadatto a qualsiasi cosa in sto mondo. vostro, noname.
#me
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libero-de-mente · 5 months
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Questa mattina ho pubblicato un messaggio positivo, dopo tanto tempo. Ho cominciato a leggere alcuni commenti, poi cresciuti di numero, che mi hanno fatto piacere.
Ero contento questa mattina, la giornata si preannunciava anche movimentata dal punto di vista lavorativo, una serie di appuntamenti molto importanti per me.
Poi la telefonata giunta senza preavviso, mia madre che sta male.
Io che ero a Milano, la chiamata all'ambulanza da parte di chi sa essere presente vicino alle persone anziane. L'angoscia di essere lontano, la consapevolezza di cosa vuol dire non avere nessuno che ti aiuti in questi casi. Il chiedersi perché tutta questa serie di prove, sul mio percorso.
Passa la giornata, mia madre è stata dimessa, nulla di grave fortunatamente, ma questa notte per sicurezza la passerò da lei.
Come altre volte. Dopo essere passato a trovarla, vado a casa per una doccia e una cena veloce. Entro in casa e trovo LUI.
Un colpo, non reggo e piango a dirotto.
La vita è strana, la vita può sorprenderti, la vita è incredibile.
Devo riprendermi, ricostruirmi, rimettermi su un binario che non sia morto. LUI. Mi prenderà un pezzo di cuore, vicino a quello che ancora oggi appartiene al mio Alvin. Un mese. Adottato. Salvato dal gattile. A volte ritornano, mai per caso, ti scelgono ma puoi anche sceglierli tu. Come la tua vita.
Aggiornamento: si chiamerà Leo, per uno dei miei figli Leao, ho azzardato un pensiero… volevo chiamarlo Alvin ma ho avuto una stretta al cuore. Alvin resterà solo lui Alvin, per sempre.
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chez-mimich · 6 days
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Bouillon Chartier. Parigi, agosto 2024. Questo è un luogo dove mi sento sempre a casa. Cena veloce, cucina francese senza fronzoli, conto scritto sulla tovaglia, camerieri rudi e veloci. Magari una pioggerella semi-autunnale fuori e un fumetto di Tardi sotto il braccio. Un’idea di felicità…
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io-rimango · 9 months
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Stasera, dopo il lavoro, decido di andare a casa da madre e bearmi, per una volta, di trovarmi la cena pronta.
Doveva essere una cena tranquilla, quella di stasera, e anche abbastanza veloce, che si è conclusa con me che calcolo il Tema Natale a madre e sorella, con tanto di spiegazione sulle varie posizioni dei segni nelle diverse case.
Ad un certo punto, decido che si è fatta una certa ora e mentre prendo la mia roba, fiera del mio operato, sento sorella dire preoccupata a madre: “mamma, ma senti, visto che lei praticamente non è mai libera, che lavora sempre, insomma… dove diavolo lo trova il tempo per studiarsi pure sta roba? Secondo te sta bene?”
Si chiama insonnia, sorella, si chiama insonnia.
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yellowinter · 1 month
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Sveglia alle 6, acqua fredda, stretching, respiri, caffè e sono andata a lavoro. Oggi è stata dura... ero da sola quindi ho corso parecchio e la responsabile di turno era molto agitata, gridava, ogni cosa che ho fatto non le andava bene e così ho pulito e ripulito e disfatto e rifatto ancora. A un certo punto stavo per crollare, poi ho preso un grande respiro e ho sorriso, le ho sempre risposto con gentilezza e offerto il mio aiuto al massimo delle mie potenzialità. Quando ho finito mi sono seduta sotto a un albero a fumare una sigaretta, lei si è avvicinata ed è scoppiata a piangere. Mi ha detto che si sente depressa e che non riesce ad accettare diverse cose della sua vita. Sono rimasta spiazzata, perché non me l'aspettavo in quel momento. Nessuno vuole fare i suoi turni, viene presa per il culo da tutti, la chiamano "sclerata", ma in quel momento ho visto solo una grande sofferenza e una grande mancanza d'amore che poi mi ha confermato. Allora l'ho rassicurata e le ho detto di stare tranquilla, che domani al suo turno vado io. Mi ha regalato un sorriso immenso e detto che sono gentile. Sono tornata a casa con i soliti bus ascoltando la musica, ho pranzato e poi sono uscita a fare un giro per il quartiere, ho fatto la spesa, sono andata in farmacia, ho preso un accendino super bello dal tabaccaio. Poi ho preso l'handpan e mi sono messa al fiume a suonare... la gente cammina veloce, spesso con la testa in giù attaccata al cellulare, ma quando mi passa vicino rallenta, qualcuno si ferma, qualcuno mi parla. Si creano sempre degli attimi stupendi. A un certo punto una ragazza dall'altra parte del fiume si è messa a cantare, quasi magico. Poi sono rientrata, ho preparato la cena e sistemato la cucina, adesso voglio leggere un po' e fare meditazione. Ho rotto le corde del violino mentre lo accordavo, ma presto lo sistemo.
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theperfectpints · 2 months
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In Upper Camden Street ecco la maestosa facciata esterna di un pub dal nome assolutamente singolare, 'The Bleending Horse'. Le origini del nome sono controverse, senza dubbio attendibile è la data di apertura del pub, addirittura nel lontano 1649. Pub tradizionale con gli interni ristrutturati nel 1992, un grande bancone al centro difficile da non notare, ampi soffitti. E poi musica tradizionale, TV con eventi sportivi e una cucina aperta a pranzo e cena. A Dublino, nel quartiere Rathmines, per una lunga sosta o per qualche pinta veloce, 'The Bleending Horse' è un'ottima soluzione per chi è alla ricerca di una vera un'atmosfera da pub, con un'accoglienza tipicamente made in Ireland. 🇮🇪 🍻 🥃 🎻
© Irish tales from Rome
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mermaidemilystuff · 2 years
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Mando giù questa cena nauseata da quanto non mi va, nonostante sia un piatto misero ci sto mettendo secoli. Oggi pomeriggio con il tè caldo mi hanno portato uno shortbread e per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare oddio quanto burro, oddio quanto burro, oddio quanto burro. Ci sono cascata di nuovo? Sono di nuovo a quel punto? Mi chiedo come sia possibile che io mi disprezzi così tanto. Così grido all'ingiustizia. All'ingiustizia perché credo che la bellezza sia data da due fattori: il fattore culo, ovvero la genetica e il fattore economico, ovvero i dindi. Passano una vita a dirti che "chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire" ma non è così, è più corretto "se bella vuoi apparire, ricca dovevi uscire". Non fanno i miracoli, per carità, ma dei bei cambiamenti. Non sono letteralmente in grado di sorridere con i denti di fuori. Nelle foto non so mai che espressione fare ed eccomi sempre con espressioni improbabili. Il motivo? Ho sempre avuto i denti storti, ho messo l'apparecchio tardi, non sono stati messi apposto per bene, non vado dal dentista da non so quanto e ora iniziano ad essere decisamente non bianchi. Ho sempre tenuto la bocca chiusa il più possibile. Non so se mai imparerò a sorridere. Ma c'è chi nasce con una dentatura perfetta e chi si può permettere di andare dal dentista una volta al mese minimo ed avercela. Chi è stata portata dal dentista puntualmente e con costanza fin da bimba. Io no. C'è chi ha un metabolismo veloce e chi si può permettere di andare in palestra, essere seguita da un nutrizionista, fare visite. Io no. C'è chi nasce senza un pelo e chi si può permettere di fare l'epilazione totale su tutto il corpo. Io no. Non posso nemmeno permettermi di comprarmi un costume da bagno decente con le mie taglie e valorizzarmi un po', devo ripiegare su cose oscene da vecchia o che mi sbattono da morire. C'è chi ci spende chissà quanti soldi per un costume e chi non ne ha nemmeno bisogno. Così grido all'ingiustizia. I periodi in cui mi lascio andare significano che ho gettato la spugna, non vedo speranze. Poi però arrivo troppo in basso ed eccoci qui. Poi mi chiedo anche che senso ha? Con una fatica enorme, sacrifici come se piovesse che certe persone si sognano arrivo a un punto di decenza e? E la faccia? E l'essere fotogenica? Sudare come un vitello con 2min di movimento? La pelle più impura della mia anima? A volte vorrei sfregiarmi: la faccia, la pancia, partire dall'ombelico e andare su su fino al naso. A volte questo corpo è una gabbia insopportabile.
Così grido all'ingiustizia mentre finisco ste cazzo di zucchine schifose.
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turuin · 11 days
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Day 50
Giorno 50 - ieri.
Totale caffè bevuti, 2.
A pranzo: fatto un sugo veloce con pancetta e cipolla.
A cena: carote arrostite a cubetti con olio,sale, pepe e rosmarino, e qualche pezzetto di pollo.
Sonno molto irrequieto perché i due nanetti avevano una cimice nascosta in camera e non hanno voluto dormirci, quindi hanno dormito con noi. Ho fatto gentilmente loro presente che mi aspetto che stanotte dormano in camera loro anche se c'è dentro un Balrog di Morgoth.
Durante i miei venti microsonni di stanotte, però, ho sognato Lou Reed che mi spiegava un disco (suo o dei Velvet Underground, non ricordo) che avevo trovato per caso; e c'era una canzone, dentro, che si chiamava "Little Timbuktu" che era veramente bella e aveva un gran bel testo di cui non ricordo altro che la frase finale del ritornello, che faceva più o meno "I wanted everyone to die / in Little Timbuktu / except you." Nel sogno mi ricordavo di trovarmi in un sogno, di svegliarmi e di cercare quella canzone su Google per verificare se esistesse.
Dovrei andare al lavoro, ma la mia pancia stamattina non è d'accordo. Chissà come finirà.
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ama-la-mente · 1 year
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Non puoi togliere Trapani da un trapanese.
Misteri compresi. Per alcuni processione ormai retrograda per altri intoccabile. Perfetto esempio di commistione tra sacro e profano, tra devozione personale e tradizione di comunità.
Il portone che si apre e tutto inizia, chi già in centro e chi ancora a casa preparandosi per scendere (in centro non si va, si scende) con la tv rigorosamente su Telesud volume 80.
Per quelle 24 ore tutti ci fermiamo, tutto è organizzato in funzione della processione.
“Ma a che ora scendiamo? Io scendo a piedi”, “attenta alla cera”, “ma che giro fanno?”.
I drappi bordeaux che scendono dai balconi, mia nonna che utilizza i merletti migliori per la chiesetta di famiglia che oggi va aperta e con i fiori freschi.
Le marce funebri che ti rimbombano nel petto, le stesse che ti accompagnano dalla nascita e ti cullano quasi fossero ninne nanne. E qualcuno che mangia “caccavetta e simenza”.
- “Ma a che gruppo siamo?
- 10, fornai
- grazie”
I sorrisi accennati da chi è in processione che valgono come saluto, la cera per terra e sotto le scarpe, le donne a piedi scalzi con il capo coperto dal lutto.
Il tramonto che si avvicina, ritrovarsi a cena in quaranta e “ricordatevi che oggi non si mangia carne”.
“A cira squagghia e a processione un camina”
Arriva la notte e i misteri si fermano a piazza Vittorio, la gente si ferma nei bar dove siamo tutti amici, qualcuno dorme un’oretta per ripartire alle 3 dove si sente un leggero rumore di gente e poi solo i tamburi. Camminiamo tutti insieme verso un’unica direzione, con la testa un po’ bassa, “hai una sciarpa?/ mi porti una felpa/ bevi questo che ti riscaldi”, tappa da Oddo per la pizzetta.
Arrivando a Via Corallai il fuoco dei ceri proietta le ombre delle statue sui palazzi, la gente è affacciata dai balconi in silenzio alle 5 del mattino, segno della croce.
I portatori di notte sono i volontari, sotto le aste troviamo uomini e donne che portano pesi ben superiori a quello fisico della vara.
Alba sulle mura, veloce colazione alle Barracche e ricompaiono le bande, si tolgono le sciarpe e ci si riappropria del contegno dovuto. La mattina passa, i gruppi cominciano lentamente ad entrare, qualche amico ti apre casa sul corso per offrirti la "seconda" colazione e i misteri si riguardano dal balcone. Di nuovo, con minuzia e stupore per la loro bellezza.
“Mamma guarda questa decorazione floreale che bella, riconosco la mano... è sicuramente Peppe”.
Alla fine, sempre dopo le 14, la Madonna entra, con il suo manto nero che sembra coprire e reggere le sofferenze di un intero popolo, anche se solo per 24 ore.
Ora è il momento, inizia già la malinconia e il conto alla rovescia, l’annacata continua come una madre che non vuol lasciare andar via il proprio figlio.
Le lacrime, le mani che stringono, il cuore pieno.
Rumore di ciaccola, applausi...
- testo e foto web
Venerdì Santo, a Trapani il giorno dei Sacri gruppi dei Mister, la processione lunga un giorno
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