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#connessioni mentali sempre
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Connessioni mentali
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nessunotrannenoi · 1 year
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11/05/2023 - 19:57
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Oggi, oggi mi è capitato di vedere questo, e io alle coincidenze e al caso non ci ho mai creduto. Le connessioni mentali sono più forte di qualsiasi altra cosa. È un movimento di fotoni, di energie troppo complesso da spiegare in due righe. Io l'ho appreso col tempo, ne ho studiato i concetti e li ho resi miei e questo è quello che mi accade sempre, ciò che accade quando sono in connessione, quando raggiungo l'apoteosi e niente nella mia testa collide più. Io non lo so se mi leggi, se ogni tanto sbirci o se ancora mi pensi. Ma ieri sera stavo pensando ad un tatuaggio da fare, 3 numeri. E tu li conosci benissimo. Oggi mi hai dimostrato che ancora li pensi ed esistono per te. E io spero che ciò che ti ho insegnato tu non lo abbandoni e dimentichi mai.
Amare incondizionatamente. Amare senza condizioni. Ma che vuol dire? Vuol dire amare, senza il bisogno di essere amati, senza il dover ricevere e senza che l'altra persona ne sia a conoscenza. Vuol dire amare in modo pure, senza "se" e senza "ma". E io ti amo così. Ti ho sempre amato senza condizioni. E continuo a farlo. Continuo a lavorare su me stessa e per me stessa. E amarti mi dà modo di dimostrarmi che io l'anima pura l'ho sempre avuta. Nonostante le battaglie perse e vinte, nonostante gli abbandoni, nonostante la solitudine, nonostante tutte le volte che hanno provato a distruggermi, io sono sempre rimasta pura. Non mi sono incattivita, non ho nutrito odio e disprezzo. Mia nonna cara diceva "porgi l'altra guancia. Fai bene e dimentica, fai del male e pensa", e io ho sempre evitato di far del male, ho sempre teso una mano d'aiuto anche a chi mi ha voluto annientare. Ho sempre nutrito amore e bene. Ad oggi non me ne pento, ma mi sento pura. Mi sento unica per ciò che sono. E io, io continuo ad amarti incondizionatamente.
Ovunque tu sia, che il mio amore possa raggiungerti e proteggerti sempre.
❤️...
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shunkawakan-ita · 5 months
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FUORICENTRO
presentano
OSSESSIONI PARALLELE
Autore: G.Maurizio Camuti
Distribuzione Imusician 
Genere: pop rock 
GUARDA IL VIDEO
: https://www.youtube.com/watch?v=AnaKkNh9XxI
IL VIDEO
È uscito il videoclip di “Ossessioni parallele”, il nuovo singolo dei Fuoricentro, band orbitante nel panorama rock milanese che utilizza la musica come canale per raccontare le emergenze sociali. Il brano si concentra infatti sulle “ossessioni parallele” alla società dei consumi, responsabile non soltanto della crisi climatica, ma anche delle crisi esistenziali, dell’isolamento dell’uomo dall’uomo, delle “malattie dell’anima” che allontanano dalla felicità autentica. Il video, girato in Sicilia tra il Castello Branciforti di Raccuja e Palazzo Sciacca di Patti, vanta pure la partecipazione della bellissima giovane attrice siciliana Lucrezia Natoli.
Fast food, fast fashion, fast love, fast friends, fast family, fast life .. insomma, siamo giunti nell'epoca dell'usa e getta oltre che degli oggetti, anche delle relazioni. Ossessione di avere per essere, dove avere coincide con essere: è oramai lontana e sempre più distante l'epoca del valgo perchè sono oppure "dell'eccomi io sono questo/a."
"La lotta al il cambiamento climatico - spiega il frontman Maurizio Camuti –. parte anche e soprattutto dalle nostre abitudini. Oggi siamo in preda a mille stimoli differenti indotti, quasi a diventare delle ossessioni parallele: Il nostro tempo e' il tempo degli accumuli, dei vestiti usa e getta, della plastica dovunque e comunque, della solitudine degli schermi dei telefoni nell'epoca delle iper connessioni, dell'ansia sociale di non appartenere al sistema "social",  del "fuori e non del dentro", del non riconoscersi di fronte ad uno specchio, della paura dell'intimità - non quella sessuale -, della paura della verità. Insomma un momento storico in cui, pare chiaro a tutti, il nostro sistema di vita sembra essere arrivato alla fine di un vicolo cieco che ci porterà verso un baratro climatico, sociale, economico, personale e culturale se non facciamo marcia indietro. Apparire senza essere, soli tra la gente, impossibilitati nel fermarci a riflettere perchè in fondo non è richiesto ne necessario. Sempre più depressi alla ricerca infinita di qualcosa o qualcuno che possa alleviare i nostri vuoti del momento. " Il tempo vola tra qualcosa che non sa di niente " Insomma, forse è venuto il momento di guardarci allo specchio, iniziare a conoscerci meglio e rimboccarci le maniche sul come poter migliorare noi ed il nostro mondo. "Il cambiamento che vogliamo fuori parte da dentro, dal riconoscere le nostre abitudini sbagliate che ci hanno portati fino a qui".
IL TESTO DI “ OSSESSIONI PARALLELE”
Ossessioni parallele di qualcosa che non sa di niente 
Indisturbate ansie riflessive perché 
Tempo vigile e vigliacco che mi ruba tanto tempo ancora 
Di stagioni passeggere e ora perché 
Ossessioni parallele di scivolar nei vortici mentali tra 
Pensieri desolati e uguali perché 
stanze stanze stanze segrete 
i telefoni parlano con le pareti 
Specchi specchi specchi segreti 
Le bocche parlano  con le pareti 
Ognuno vive senza vedere 
Ognuno vive senza reagire 
Ognuno acquista senza pensare 
Ognuno aspetta il suo funerale 
Ossessioni parallele di non valere quasi niente 
Tra la gente cosi distratta perché 
E paura di morire sotto coperte troppo spesse 
In attesa ad ogni ora perché 
Nero l'abito perfetto e dipinge mille tele ancora 
Mangiare ad ogni ora perché
stanze stanze stanze segrete 
telefoni parlano con le pareti 
Specchi specchi specchi segreti 
Le bocche parlano con le pareti 
Ognuno vive senza vedere 
Ognuno vive senza reagire 
Ognuno acquista senza pensare 
Ognuno aspetta il suo funerale
BIOGRAFIA
Band orbitante nel panorama rock milanese, in passato molto presenti sulla scena live della città e non solo attraverso festival e concorsi, da parecchi anni con a capo il frontman  Maurizio Camuti, cantautore attento e sensibile alle tematiche sociali odierne di maggiore attualità.
Progetto musicale che vuole sperimentare attraverso testi e musiche tematiche "sentite" che vengono sempre piu' spesso lasciate ai soli tavoli politici.
Con 'Pia Contessa' hanno voluto parlare di Omofobia mentre con Milano ( Patrocinata dal Comune stesso) hanno voluto rendere omaggio ad una città laboriosa e bella da un punto di vista poco usuale secondo gli stereotipi vigenti. Con "valigie di cartone" hanno affrontato l'annoso tema oramai pluri decennale dell'emigrazione sud/nord mentre con "Piedi gonfi" il tema legato alla violenza sulle donne. Infine di recente pubblicazione "Con un mazzo di rose" che oltre a riprendere il tema sulla violenza vuole affrontare l'annoso tema  della discriminazione e carenza di pari opportunità nei confronti delle donne.
Non in ultimo con Oggetto numero 7 e Non è tutto finito, abbiamo voluto parlare di vivisezione anche attraverso le immagini fornite da Lav ed ambiente con le immagini del wwf ed un messaggio finale di Maria Giovanna Elmi.
www.fuoricentrofficial.com )
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monnys-world · 3 years
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Quante cose che non si dicono..
Spesso ti capita di riuscire a parlare, sfogarti. Poi ci sono cose però di cui non parli perché non tutti possono comprenderle.
Non parli di quanto ogni giorno tu faccia fatica ad alzarti da quel cazzo di letto e non comprendi il motivo. Sai solo che il letto è lì e vorresti solo dormire.
Ti senti una malata pur non essendolo, la mente abbatte così lentamente e tortuosamente il tuo corpo che l’unica cosa che riesci a fare è dormire. Non hai voglia nè motivazione, hai tante persone intorno eppure ti senti sola e incompresa.
Non parli dei tuoi sbalzi d’umore, della tua solitudine, del tuo essere emotivo a livelli estremi, a volte ti dici “ si dai, oggi provo a fare di meglio, provo ad uscire ecc” e ti ritrovi a fine giornata senza aver concluso niente.
Non parli di quanto alcune situazioni ti provochino malessere, che sia dalla famiglia alle amicizie o qualsiasi altra cosa. Si, ti sfoghi ok, ma le tue paure e la tua tristezza sono lí.
L’unica cosa che riesci a far vedere magari è qualche finto sorriso sparso qua e là durante il giorno. Qualche sprazzo di racconto quando ti chiedono come stai, nulla più.
Nessuno sa, la monotonia, la noia, il senso di smarrimento che provi.
Nessuno sa che anche se fai vedere di star bene fingi, è tutto finzione, dentro stai morendo, è troppo difficile da spiegare questo ammasso di sentimenti negativi quindi eviti.
Nessuno sa che se non sei la prima a cercare è solo perché magari non vuoi passare per la persona di turno invadente o semplicemente non vuoi disturbare. Non ti senti abbastanza o forse semplicemente sei un po’ orgogliosa anche. Anche perché, puntualmente , quelle volte che hai mostrato un interesse o cercato di far star bene qualcuno hai sempre ricevuto pugnali. Ormai hai smesso.
Nessuno sa che in certi giorni ti sembra di capire perfettamente ciò che desideri e altri giorni i sentimenti di malinconia ti afferrano e ti distruggono.
Quindi inizi a incolparti, a chiederti cosa ci sia che non funziona o non vada bene in te. Poi ti auto convinci che in qualche modo vai bene , sei qui per un motivo , hai degli obiettivi, va tutto bene. Poi però di nuovo i sensi di colpa di non aver o non star facendo abbastanza.
Nessuno sa di quando inizi ad avere un problema e magicamente si concatenano una serie di situazioni stile telenovela o film, con la differenza che però ti sembra di vivere un incubo continuo. Oggi hai un problema, okay risolviamolo, domani è un altro giorno. Domani un problema ancor più grande, okay risolviamolo e così in loop per giorni che ti sembrano infiniti. Perdi le energie, le forze. Inizialmente ti incazzi, poi perdi totalmente la voglia e le energie, anche solo per reagire. Perdi la pazienza, le energie, la dignità, tutto.
Nessuno sa che certi giorni vorresti essere salvato da te stesso e non sai proprio come fare. L’unica cosa che probabilmente riuscirei a dire ora è che sono S T A N C A.
Nessuno sa che probabilmente sei così stanca che non ti importa più neanche di ciò che ti accade intorno. Non ci fai più caso, ignori totalmente, tanto nessuno capirebbe. Prima avresti potuto desiderare persino di essere coccolato, la presenza degli altri, poi arrivi a un punto dove non desideri più niente perché ti senti solo male. Vuoi star solo ma sai di non voler stare da solo, però non riesci a farti stare comunque bene la presenza di chiunque, accetti solo chi ha connessioni mentali con il tuo essere, ma sai che è difficile trovare chi realmente ti capisce e ti scava nell’anima. Ormai poi te ne fai nulla di frasi scontate e sciocchezze...”passerà” “ andrà tutto bene” “ sei brava, sei in gamba “..
Nessuno sa che a lungo hai trattenuto pianti, chiedendoti a un certo punto se fossi diventata insensibile e poi alla minima cazzata diventi un fiume interminabile ed è lì che tocchi il fondo
Nessuno sa che in certe situazioni diventi “una leonessa “per necessità, perché é facile che , umile come sei, cerchino di schiacciarti sotto ai loro piedi, cerchino di imporre le loro idee su di te e allora preferisci mille volte , pur sempre con umiltà , mostrarti una leonessa piuttosto che una pecorella o un agnellino. Quindi molto facilmente potresti passare per arrogante, irascibile, solo per aver fatto valere una tua opinione o aver espresso un tuo diritto. Ma ti fa male. Un animo sensibile non avrà mai pace neanche nella sua buona ragione.
Nessuno sa che hai dovuto imparare a gestire gli attacchi di panico e che in certi momenti scatta uno strano meccanismo di difesa, vorresti evadere, e il tuo corpo inizia a farti scherzetti, capogiri, ansia, confusione. Domande strane del tipo “ ma esisto davvero? Ma sono qui realmente? E se fosse tutto un sogno?” ma ormai ci hai fatto l’abitudine anche lì.
Nessuno sa di quando non riesci nemmeno a studiare per gli esami perché vorresti solo piangere, provi a concentrarti e il cervello è proprio altrove. E allora in questi casi che cosa fai? Niente, ti rimetti a letto, probabilmente nella speranza che magicamente cambi qualcosa anche nella tua testa.
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der-papero · 3 years
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Andiamo a rubare con Papero - Side lesson - Deep Web vs. Dark Web - part IV
Con questa parte si chiude il nostro viaggio sul Deep Web e Dark Web. Vi mostrerò come entrare, i posti principali dove cercare, e poi son tutti click vostri, da qualsiasi punto di vista.
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Proprio come dice la GIF.
Ma, battute a parte, sono ormai 3 giorni che navigo esclusivamente nel Dark Web (considerando anche le mie attuali condizioni di salute), e posso dirvi che i rischi che si corrono non sono affatto più alti di qualsiasi navigazione ordinaria condotta sul Surface Web che facciamo ogni giorno e, data la mia esperienza, le persone non badano molto su dove cliccano, quindi non vedo perché nel Dark Web dobbiamo farci tutte 'ste pippe mentali. Da quello che ho potuto vedere, si corrono più rischi su PornHub, ad ogni modo, io ve la racconto tutta, così poi potrete decidere in autonomia.
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Per entrare è abbastanza semplice.
Andate sul sito
scaricate Tor Browser, lo installate e doppio-click sull'icona.
All'avvio il Browser proverà a collegarsi a degli entry node a caso, per garantire la privacy della vostra navigazione.
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Una volta dentro, vi si aprirà il motore di ricerca di default, DuckDuckGo. Tengo a precisare che ogni riferimento tra la mia figura di Papero e DuckDuckGo è puramente casuale.
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Questo è un browser a tutti gli effetti, potete usarlo anche per la navigazione ordinaria sui vostri siti quotidiani tipo Repubblica, RadioMaria, BarbaraRaccontaCoseVere, ComeDiventareRicchiConUnClick.com, tuttavia tenete presente che i rimbalzi delle connessioni che abbiamo visto nelle puntate scorse, necessari per rendervi non tracciabili, potrebbero generare alcuni problemi nella navigazione, soprattutto su siti come quelli del vostro conto corrente.
Se però abbiamo installato Tor Browser è per fare le zozzerie, vero?
Altrimenti poco ce ne calava di Tor e compagnia bella, quindi vi butto giù alcuni link.
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Ne approfitto per rispondere ad una domanda di @philrouge​, relativa alla differenza tra Tor Browser e Tor con il browser Brave. Sono entrambi browser superiori a Chrome e IE in termini di maggior sicurezza, forse anche rispetto a Firefox, tuttavia Tor Browser ha una marcia in più rispetto a Brave perché, oltre ad essere pensato col solo obiettivo di tutelare la privacy, cerca di minimizzare l’effetto del fingerprinting, che tra poco spiego cosa è. Questa è ovviamente la teoria, perché anche Tor Browser, se usato a cazzo, inficia tutta la privacy che lui prova a tutelare. So che Brave ultimamente ha lavorato su questo aspetto, tuttavia Tor Browser, essendo direttamente collegato a Tor, ha sempre una marcia in avanti rispetto a Brave, quindi è da preferire, nel caso in cui la privacy sia un aspetto che viene prima di qualsiasi altra cosa.
Iniziamo dal motore di ricerca. Quello di default, DuckDuckGo, è l’equivalente di un “Google che non ci spia”, però non fornisce indirizzi a siti dark. Ne ho provati diversi, a mio giudizio quello che ha reso meglio è Ahmia:
http://msydqstlz2kzerdg.onion/
Nota: non cliccate su questi link perché non si apriranno. I link relativi ai domini .onion sono visibili solo se connessi a Tor o se si utilizza Tor Browser, altrimenti che cippa di Dark Web sarebbe?
Su come si usa un motore di ricerca penso io non abbia nulla da insegnarvi.
Se avete bisogno di un motore di ricerca specializzato per acquisti, intendo QUALSIASI tipo di acquisti, potete usare Kilos:
http://dnmugu4755642434.onion/search
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Indicate quanto volete spendere e altri criteri di ricerca, e Kilos vi porta al delinq ... ehm ... al rispettabilissimo venditore che si occupa di quell'articolo.
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Per fare acquisti vi serviranno criptovalute e una chiave PGP, che vedremo nelle prossime lezioni.
E' superfluo anche dire che non tutti i siti potrebbero essere online. Alcuni vengono chiusi, altri vengono riaperti con un indirizzo diverso, quindi non è banale tenere una lista di tutti i siti accessibili sul Dark Web. Alcuni indirizzi li trovate solo se vi iscrivete ai vari forum oppure parlate con persone sulle varie chat disponibili. Ad ogni modo, esistono vari siti che ospitano liste più o meno aggiornate di siti disponibili nel Dark Web, uno dei più famosi è The Hidden Wiki:
http://zqktlwiuavvvqqt4ybvgvi7tyo4hjl5xgfuvpdf6otjiycgwqbym2qad.onion/wiki/index.php/Main_Page
Questo wiki è un buon punto di partenza per iniziare a navigare il Dark Web, e anche per visitare siti completamente legali presenti sul Dark Web stesso, come quello di Facebook, ad esempio. Troverete su questo wiki link a portali che vi offrono email anonime e la lista dei server principali di chat dark nelle quali potete entrare. Come programma per le chat IRC è ancora disponibile mIRC, che potete trovare qui:
Non resta quindi che indossare una mutanda d'acciaio e cliccare sui vari link.
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L'argomento sicurezza nel Dark Web è troppo vasto per essere affrontato in un post, tuttavia un paio di consigli possiamo darli.
Se utilizzate il vostro PC per navigare, l'ideale sarebbe quello di dire a Tor Browser di disattivare Javascript, quindi impostare, nelle opzioni, Security su "Safest". Abbiamo visto nelle scorse lezioni a cosa serva Javascript e quali rischi questo comporti, tuttavia il più delle volte esso è fondamentale per una corretta navigazione, quindi disabilitarlo potrebbe risultare in siti che non si caricano correttamente o che funzionano male.
Se avete voglia di perdere un po' più di tempo, e per voi minimizzare i rischi è fondamentale, potete usare una macchina virtuale. Non entro nei dettagli, su Youtube trovate centinaia di video su come si installa una macchina virtuale ma, per farla breve, una macchina virtuale è un software che permette di simulare un PC, quindi è come se aveste un computer all'interno di un altro computer. Questo, ad esempio, è un Windows 7 con Tor Browser, che gira su una delle macchine Linux che ho a casa:
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La macchina virtuale ha tanti vantaggi in questi casi, di cui tre vincenti:
Se vi beccate un virus/malware, i danni saranno limitati alla sola macchina virtuale
Se configurate la rete della macchina virtuale in modalità NAT (che in genere è il default), la vostra rete di casa non sarà visibile alla macchina virtuale, quindi eventuali virus/malware non potranno infettare altri sistemi di casa
Le macchine virtuali hanno in generale una feature chiamata "snapshot": in pratica vi permettono di salvare lo stato di una macchina per poi ripristinarlo. Questo comporta che, se durante la navigazione, temete che la vostra privacy possa essere stata violata o che siate vittime di attacchi da parte di virus/malware, spegnete di botto la macchina virtuale, ripristinate lo snapshot e ripartite come se nulla fosse accaduto (almeno dal punto di vista della macchina stessa).
In queste condizioni, potete permettervi di lasciare attivo Javascript, perché tanto non ve ne frega nulla delle conseguenze, sempre che non abbiate avuto la pessima idea di dare i vostri dati personali a destra e a manca.
Esistono diversi software per creare macchine virtuali, quello che vedete in foto e che potete scaricare e installare gratuitamente è Oracle Virtualbox, che trovate qui:
Un'ultima parola riguardo al fingerprinting, perché è un altro aspetto della vostra privacy che quasi tutti ignorano.
Quando navigate, con un browser qualsiasi, non venite tracciati unicamente sulla base dei cookie, dei link che cliccate o degli articoli che acquistate. Esiste un insieme di informazioni che viene catturato dal sito che visitate, senza il vostro consenso, ed è composto da dati tipo che sistema operativo usate, che browser usate, la dimensione della finestra del browser, e tanti altri bei numeri che potrebbero essere usati per tracciarvi.
Per darvi un'idea su cosa un sito riesce a vedere di voi quando navigate, ancor prima di accettare alcuna informativa sulla privacy, andando a quel posto a quella grandissima ipocrisia che è il GDPR, potete visitare questo sito:
Intendiamoci, in teoria queste informazioni servono al sito per capire che macchina avete e quindi rendere il sito fruibile per il vostro dispositivo (PC, smartphone, tablet, etc.). Tuttavia sappiamo benissimo i discorsi sulla fiducia dove portano.
Se lasciate la dimensione della finestra a quella originale quando lanciate Tor Browser, sarete indistinguibili rispetto ad altri darkwebbisti.
Personalmente, vi dico che mi sono molto appassionato alla filosofia libertaria/anarchica che pernea tutto il Dark Web, e continuo a navigarci. Ovviamente non entro nel merito dell’uso che poi se ne fa di questa filosofia, per quello esistono le leggi. Fatene un uso responsabile, anche perché può essere una ottima fonte di informazioni, opinioni e documenti non facilmente reperibili sul web ordinario (capirne poi la validità sta alla nostra intelligenza).
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Il CDC: individualismo e divorzio sono fonte di morte
Un rapporto dell’organismo USA che monitora la diffusione delle malattie sottolinea che la separazione dei genitori subita nell’infanzia è associata a una vasta gamma di patologie e costi sociali. Ma non si vede il problema alla base: l’educazione progressista. Mentre, come confermano varie ricerche mediche, la Messa e la preghiera riducono rischi quali la depressione, l’uso di droghe e il suicidio.
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di Benedetta Frigerio (15-11-2019)
Che ci vogliano le parole di Robert Redfield, direttore del Cdc (Centers for Disease and Control Prevention), l’organismo della sanità pubblica statunitense che monitora la diffusione di malattie, per affermare un’evidenza è quantomeno inquietante. Ma perlomeno il tabù subisce un altro colpetto. «Ora sappiamo che le Esperienze Ostili dell’Infanzia (Ace) hanno un impatto enorme sulla salute futura degli individui», tanto da essere addirittura la causa di cinque su dieci decessi negli Stati Uniti.
Redfield si riferisce ad eventi come la separazione dei genitori, il divorzio, l’abuso di sostanze, l’essere testimoni di violenze o di episodi di razzismo, analizzati dal Cdc in una ricerca pubblicata sul Journal of the American Medical Association (Jama) e intitolata Identifying and Preventing Adverse Childhood Experiences. Svolta sui dati di 25 Stati americani, riporta anche che ben una persona su sei ha sperimentato quattro o più tipi di esperienze ostili durante l’infanzia, spiegando che esse sono la causa di stress estremi e ripetuti, capaci di causare danni fisici ed emotivi sia immediati che a lungo termine, incluse le malattie mentali come la depressione, l’alcolismo e altre dipendenze: «Gli Ace - si legge - sono associati a un aumento del rischio di incorrere in numerosi esiti negativi, tra cui una vasta gamma di malattie croniche e principali cause di morbilità e mortalità, come il cancro, il diabete, le malattie cardiache, il suicidio e le overdose di farmaci».
Insieme ai danni fisici si è registrato anche un calo sul rendimento scolastico e un tasso maggiore di disoccupazione. Inoltre, «si stima che i potenziali costi sociali degli Ace siano di centinaia di miliardi di dollari ogni anno, con una percentuale significativa di tali costi a carico del sistema sanitario».
Il rapporto dipinge le case americane come luoghi dove spesso si abusa di droga o dove si soffre per separazioni e suicidi o tentati suicidi, dando un’immagine preoccupante dello stato di salute della famiglia che, anziché essere il luogo dove la persona fiorisce, diventa quello della sua distruzione. Contando che un americano su sei ha sperimentato più eventi traumatici, si capisce perché se questi non avvenissero la depressione sarebbe addirittura ridotta del 44% (21 milioni di casi) e anche altre malattie sarebbero drasticamente in calo.
Ma come si sia giunti fino a qui il Cdc non pare esserselo chiesto, affermando solo che  «la prevenzione di esperienze traumatiche nell’infanzia e l’avvio di interventi chiave quando si verificano ridurranno le conseguenze a lungo termine sulla salute e gioveranno al benessere fisico ed emotivo degli individui fino all’età adulta».
L’incapacità di segnalare le cause è però ancor più preoccupante se si pensa a un altro rapporto pubblicato lo scorso ottobre sempre dal Cdc e in cui si riportano i morti per suicidio dal 2007 al 2017 con un dato impressionante: i bambini/giovani (dai 10 ai 24 anni) che si sono tolti la vita sono aumentati del 56%, portando il suicidio ad essere la seconda causa di morte in quella fascia. Come già aveva riportato la Nuova Bussola, oltre alla presenza di Ace nell’esistenza di chi si toglie la vita, gli esperti segnalano come problematica la dipendenza da smartphone che riempie la solitudine degli adolescenti di una compagnia sempre più letale.
Ci sarebbe però da chiedersi come possa lamentarsi l’organismo della Salute americano, quando le scuole si riempiono di tecnologia e di un’educazione progressista priva di limiti e di barriere, mentre il governo da anni promuove il divorzio e la libertà degli adulti di fare ciò che pare e piace, approvando l’aborto, le unioni fra persone dello stesso sesso, le adozioni da parte di tali coppie, l’eutanasia o la marijuana legale con ricoveri di adolescenti e bambini che vengono a contatto con quella comprata dai genitori?
Come ha scritto su First Things Aaron Kheriaty, professore di psichiatria e direttore del Medical Ethics Program presso la Irvine’s School of Medicine dell’Università della California, la vera causa del «tessuto sociale sfilacciato» è il relativismo etico per cui «rischiamo di perdere un’identità solida, un orientamento chiaro e narrazioni coerenti che danno senso alla nostra vita individuale e condivisa». In sintesi, in «un mondo spogliato di verità universalmente vincolanti, la sensazione che stiamo perdendo solide basi (pensiamo appunto al divorzio per cui i figli perdono fiducia già nel luogo in cui dovrebbero acquisire sicurezza, ndr) porta a un’angoscia fluttuante. Questa è una condizione che non può essere tollerata a lungo».
Partendo dalla sua esperienza clinica, Kheriaty ha quindi spiegato che la soluzione non sta nella prevenzione indicata dal Cdc, che consisterebbe nell’informare la gioventù di un problema che conosce già troppo bene, moltiplicando gli psicologi e offrendo numeri telefonici di pronto aiuto.
Lo psichiatra chiarisce invece che «un consistente corpus di ricerche mediche suggeriscono che la preghiera, la fede religiosa, la partecipazione ad una comunità religiosa e a pratiche come coltivare la gratitudine, il perdono e altre virtù possono ridurre il rischio di depressione, ridurre il rischio di suicidio, ridurre l’abuso di droghe […]. Per citare solo uno dei risultati di una crescente ricerca medica su questo argomento, Tyler VanderWeele della TH Chan School of Public Health di Harvard ha recentemente pubblicato uno studio sul suicidio e la vita religiosa tra le donne (89.000, ndr) negli Stati Uniti [...] scoprendo che alcuni gruppi rimangono protetti dall’ondata crescente di disperazione e autolesionismo. Tra il 1996 e il 2010, coloro che hanno partecipato a qualsiasi funzione religiosa una o più volte alla settimana avevano una probabilità di suicidarsi di cinque volte minore. Coloro che si identificavano come cattoliche o protestanti avevano un tasso di suicidi di circa la metà di quello delle donne statunitensi in generale. Delle 6.999 donne cattoliche che hanno affermato di aver partecipato alla Messa più di una volta alla settimana, nessuna si è suicidata. La pratica religiosa si è rivelata più importante della semplice affiliazione: coloro che si sono auto definite cattoliche ma che non hanno partecipato alla Messa avevano tassi di suicidio paragonabili a quelli di altre donne che non erano praticanti».
Come a dire che un rapporto serio e coltivato con Dio (che include la sequela di una legge e di verità certe) e la sua comunità ecclesiale è fonte di una vita buona. La ragione di questo dato secondo il professore dipende dal fatto che «la fede religiosa può infondere un senso di significato e scopo», aiutando «le persone non solo a sopravvivere a periodi di intensa angoscia, ma anche a trovare un significato nella sofferenza. Come una volta mi disse un mio paziente: “Se non fosse stato per la mia relazione con Gesù, mi sarei ucciso molto tempo fa”». Bisogna poi tenere conto che tutti gli eventi traumatici elencati dal Cdc se si trasformano in disperazione portano al suicidio. Chiedendosi «quali sono gli elementi tossici della cultura contemporanea che hanno portato così tanti a sprofondare nella depressione», Kheriaty fa notare che «in un’epoca meritocratica, siamo apprezzati per la nostra utilità… Questo accade a livello personale quando la libertà è vista come fare ciò che vuoi, rendendo la vita un semplice mezzo per ottenere piacere».
Inoltre, se «la legge è maestra», quella «americana insegna sempre più l’indifferenza alla vita quando si scontra con il rispetto dell’autonomia radicale. La California e il Colorado hanno recentemente aderito ad altri quattro Stati nel consentire ai medici di aiutare i pazienti malati terminali a togliersi la vita… Oltre all’impatto dei casi pubblicizzati, abbiamo prove che il comportamento suicidario tende a diffondersi da persona a persona attraverso i social network».
Questo individualismo è però menzognero perché «nessun uomo è un’isola. Vivere come se fossimo entità che si auto-creano, si auto-determinano, è pericoloso per noi stessi e per gli altri», tanto che «la solidarietà e l’affetto reciproco scompaiono dai nostri spazi pubblici, mentre l’orizzonte si oscura e la solitudine cresce». Basti pensare, continua lo psichiatra, che «qualche anno fa un trentenne si è tolto la vita saltando giù dal Golden Gate Bridge (come più di millecinquecento persone hanno fatto da quando è stato costruito il ponte). Dopo la sua morte, il suo psichiatra andò con il medico legale nell’appartamento dell’uomo, dove trovarono il suo diario. L’ultima voce, scritta poche ore prima della sua morte, diceva: ��Vado a piedi al ponte. Se una persona mi sorride lungo la strada, non salterò”».
La speranza sono quindi «le piccole luci emanate dalle comunità coese - radicate nella fede e motivate dalla carità», che «brilleranno più intensamente. Le connessioni tra un individuo solo e un altro diventeranno tanto più preziose in una società che è in grado di valutare gli individui solamente per la loro utilità».
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quandovuoibussa · 5 years
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ESTEMPORANEO
Bianca, mi dico, riconosci i tuoi errori!! Il punto esclamativo ovviamente per enfatizzare il concetto, che chissà come mai nn mi entra molto bene nella testa. Anyway questo per ricordarmi che crollare nella vita più che tristezza provoca una stanchezza notevole soprattutto perché poi devi ricominciare  a girare la ruota!! Dio che incubo e ogni volta che giri di nuovo la ruota nn è mica che ti capita il sette rosso della roulette su cui hai puntato no ti capita l altro numero ma sempre rosso per farti incazzare doppiamente . E nella depressione di un nuovo mancato giro di ruota, beh essendo una depressa creativa sensibile so già a priori che il giro andrà a vuoto se no che gusto c’è ad essere positivi e sperare che è il giro giusto,  poi di cosa ci possiamo lamentare, la mia voce interiore che prima o poi giuro le darò fuoco se riesco a beccarla senza dare fuoco a tutta me stessa, mi dice … Hey bianca ascolta i tasti di un piano ma solo quelli neri, mangia un lecca lecca e coloralo di tutti i colori che ti hanno detto fanno parte di uno stupido arcobaleno mai visto o forse dimenticato nella tua memoria. cazzo che peso! Si devo darle fuoco alla mia voce, oppure tagliarle le corde vocali sempre se lo trovo.
E ancora nn accontentandomi del mancato giro di ruota, nn avendo riconosciuto ancora i miei errori, che diciamocela tutta che palle mettersi lì a riconoscere i propri errori, significa riflettere, pensare e soprattutto ripensare a tutti quegli stronzi che quando sbagliavi, in modo evidente tra l altro, si giravano dalla altra parte e s’incazzavano pure del tuo errore ma crepare che ti allungassero un pizzino (nn ho idea perché proprio il pizzino) con la soluzione. E quindi detto ciò mi metto a girare per le strade sentendo i miei piedi che affossano nell’asfalto grigio e consumato da tutti quegli esseri umani che lo hanno calpestato per anni senza accorgersi che erano e sono vivi, che il loro cuore batte, che i loro polmoni funzionano come delle pompe per gonfiare le biciclette, che il loro sangue scorre lungo i canali che hanno chiamato vene per portare della linfa forse vitale, e come detto sopra, cazzo che peso! Amen!
E ancora un quesito mi pone la mia voce interiore, ma il cervello è composto da un ammasso di materia molliccia, che dovrebbe dicono generare degli impulsi primordiali, che generano in noi il bisogno di muoverci, mangiare, dormire mentre quelle connessioni che si chiamano sinapsi dovrebbero forse servire a generare altri impulsi, forse il nostro inutile sistema nervoso, che genera scatti impulsivi nel nostro corpo che neanche noi stessi siamo in grado di controllare e quando un componente di questo fantastico e perfetto sistema va in tilt succede qlcs che ovviamente nemmeno noi possiamo controllare? Boh nn lo so ragazzi traetene voi le vostre conclusioni di questo delirio anche perché io sono stata sincera, il titolo del post è estemporaneo e nn dimenticatevi della mia voce interiore. E sono ovviamente ben accetti suggerimenti su come farla smettere!
E ancora mi dico bianca ma la magia e la poesia di una piccola bacchetta magica che spolvera via tutto, dove è finita? A me certo l’ho sicuramente  dimenticata in una piccola soffitta di un lontano paesino nelle lande deserte di un lontano nord, che più lontano nn potrebbe essere, di cui sopra cazzo che sbatta e chi la recupera più!
Abracadabra!!! Ma nn funziona, perché perché nei film della Disney funziona sempre e qui nella mia grigia città suona a vuoto e in più ti danno pure della pazza cercando in modo ansiogeno il numero della neuro! Ok ho io la risposta: credevano potesse esistere ma forse esiste veramente ma l’abbiamo dimenticata! ( la formula ovviamente) wow Bianca da brivido la tua intuitività nelle cagate! Ma no aspettate il problema e che la formula è cambiata e nn abbiamo ancora trovato la nuova, e come è possibile però toglierci la vecchia e nn darci quella nuova? E quindi la soluzione a questo che nn comporti però il giro di ruota perché il mio braccio ormai è fottuto, ritorniamo a viaggiare in un tunnel pieno di oblio in cui solo gli impulsi primari vengono riconosciuti, amen!
Bianca lo sai mi dico che l’anima viene dimenticata, abbandonata a se stessa lasciata a marcire nelle segrete del tuo stomaco, o mio dio ma quanto sei pesante sbraita nella mia testa la voce interiore. Come le dico, io sarei pesante!! Zitta zitta se no ti immergo nell’acido! Scusate un piccolo litigio fra amiche! Comunque per mostrare ed evidenziare ovviamente la mia creatività vi dico che secondo me l’unico modo per liberare l’anima dalle segrete dello stomaco e che questa deve tornare insieme con la nuova bacchetta magica, ma attenzione attenzione, come detto di cui sopra ( di solito nei migliori testi accademici si dice così)nn è nuova e solo cambiata modificata per affrontare un nuovo percorso, perché questo è quello che noi facciamo per tutto il tempo che ci è concesso rimanere in questo mondo, e qui direi di proferire tutti in coro un doppio amen( all inglese però che suona più fico quindi eimen)
La morale di tutto questo qual’è? Aspettate ci penso un momento …mava’ eccola…Rinascere sempre, ricostruirsi cercare il miglior cammino in questo mondo camminando così da sentire l’asfalto sotto i nostri piedi, controllare i nostri impulsi sentire il nostro sangue che viaggia veloce come un fiume in piena nel nostro corpo per pompare al meglio la nostra linfa vitale e ritrovare ancora una volta la bacchetta magica per abbellire tutto quello che ci circonda come meglio ci fa stare per rendere piacevole il viaggio al nostro corpo cosi come alla nostra anima
Siiiiiiiiiiiiii!!!
Finitoooooooooo
Amennnnnnnn
P.s. Questo post mi è costato fatica , impegno , savoir-faire (nn so cosa centri ma ci sta bene), e tanto altro…come chiedere al mio boy-friend (cristo che roba trash) di abbandonare per 10 minuti le sue eccellenti e complesse attività mentali per ascoltarmi ma n’è valsa la pena il suo responso è stato il seguente: fico ma cazzo se sei fulminata in senso buono però, il tutto ha un senso!!! Amen dico io !
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en-t-r-o-p-i-a · 3 years
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Apofenia
nel 1958 Klaus Conrad (psichiatra tedesco) conia il termine "apofenia".
L’apofenia è uno dei sintomi della schizofrenia. In psicologia è la percezione di connessioni in dati casuali e trova significati tra cose indipendenti con distorsione della realtà.
In origine lo psichiatra attribuì questa capacità distorsiva ad una forma di psicosi ed è stato l'uso sempre più frequente del termine che lo ha collocato come identificatore di individui sani, senza implicare necessariamente differenze neurologiche o malattie mentali.
Per distinguere la pareidolia (illusione subcosciente) dal fenomeno della apofenia, possiamo utilizzare l'esempio tipico della doccia. A tutti noi è capitato almeno una volta, di sentire squillare il telefono quando si è sotto la doccia con l'acqua scrosciante, o vedere un volto sulla superficie lunare, come attribuire delle forme alle nuvole. Questo avviene per una codifica subcosciente.
Mentre in taluni casi di apofenia, può subentrare quello che è un fenomeno anormale come la schizofrenia paranoide.
In questo caso per una migliore comprensione del fenomeno apofenico, diremo che il soggetto affetto "vede" intorno a sé situazioni di pericolo, delle vere e proprie situazioni infauste e lo fa senza che in realtà questo stia succedendo, tutto si basa sulla propria percezione personale, il paziente crea spontaneamente dei collegamenti tra oggetti, eventi o situazioni che non hanno una reale correlazione tra loro.
Conrad, attribuisce una accezione maggiore a chi propende ad avere una attitudine alla creatività, ed attribuisce a questi elementi, una superiore capacità nel saper cogliere collegamenti insoliti, che se pur privi di connessioni fra loro, vengono letti con una grammatica distorta dovuta all'estro.
Attraverso il fenomeno della apofenia possiamo comprendere anche l’atteggiamento di chi crede nella numerologia (intesa come attribuzione di significati magici o mistici) così come avremo più facilità a comprendere perché taluni credono nelle profezie, nelle pseudoscienze, nei principi delle religioni, o in determinati eventi.
L'apofenico è colui che riesce sempre a trovare tutte le conferme che desidera.
Non ha una tesi scientifica ufficiale, la correlazione tra sindrome di Asperger (una forma di autismo) e la capacità di questi soggetti ad essere consci di schemi, strutture definite ma nascoste a chi non è affetto da questa patologia.
(Patrizia R.)
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giancarlonicoli · 3 years
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23 apr 2021 19:35
PRENDETE PER IL CULO LA VOSTRA AMICA MANIACA DELLE PULIZIE? DOPO QUESTO STUDIO NON NE AVRETE PIÙ IL CORAGGIO: SECONDO UN TEAM DI RICERCATORI CANADESE CHI SPOLVERA, SPAZZA, RIORDINA E FA GIARDINAGGIO È PIÙ INTELLIGENTE - LE FACCENDE DOMESTICHE AMPLIANO LE CAPACITÀ COGNITIVE E AIUTANO A PREVENIRE PATOLOGIE COME LA DEMENZA SENILE – GLI ANZIANI CHE SI DEDICANO ALLA CASA HANNO UN MAGGIOR VOLUME CEREBRALE E…
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Valeria Arnaldi per “il Messaggero”
Spolverare, riordinare, pulire, ma anche cucinare, fare la spesa o giardinaggio, insomma dedicarsi ai lavori domestici, fa bene alla mente, amplia le capacità cognitive e aiuta perfino a prevenire patologie come la demenza senile. Ad affermarlo è uno studio condotto da scienziati del Rotman Research Institute del Baycrest Centre, a Toronto, in Canada, secondo cui i benefici per la salute derivanti dal fare le pulizie sarebbero decisamente sottovalutati.
IMPATTO SUL CERVELLO L' attenzione sarebbe concentrata sull' allenamento sportivo, senza tenere conto di attività più semplici, quotidiane, a basso rischio, come quelle di casa appunto, che potrebbero essere un toccasana per gli anziani.
«Gli scienziati sanno già che l' esercizio fisico ha un impatto positivo sul cervello, ma il nostro studio è il primo a dimostrare che lo stesso può essere vero per le faccende domestiche», dice Noah Koblinsky, tra gli autori della ricerca. «Capire come le diverse forme di attività fisica contribuiscono alla salute del cervello è fondamentale per lo sviluppo di strategie per ridurre il rischio di declino cognitivo e demenza negli anziani».
I TEST DI VALUTAZIONE Lo studio, pubblicato su BMC Geriatrics, è stato condotto su sessantasei individui sani, tra i 65 e gli 85 anni, sottoposti a più test per la valutazione delle condizioni fisiche, mentali e cognitive. Ad ognuno è stato chiesto il tempo mediamente riservato a eseguire le faccende domestiche, da quelle ordinarie, come pulire, a quelle più pesanti, come la cura del giardino, fino a eventuali riparazioni.
Dal confronto tra le ore investite in tali impegni e le condizioni dei singoli è emerso che, indipendentemente dall' attività sportiva svolta, gli anziani che dedicavano più tempo alle faccende, come, ad esempio, fare le pulizie, spazzare, cucinare e fare giardinaggio, avevano un volume cerebrale maggiore. Varie le ipotesi dei ricercatori.
Svolgere tali mansioni corrisponderebbe a un' attività aerobica di bassa intensità, con vantaggi per la salute del cuore e, di conseguenza, per quella del cervello. L' organizzazione, inoltre, favorirebbe nuove connessioni neurali nel cervello, anche con l' avanzare dell' età. A ciò si aggiunge che, più semplicemente, chi svolge questi compiti conduce una vita meno sedentaria.
«Si è sempre pensato che chi rimane in casa vada maggiormente incontro a depressione, ansia e simili - commenta Filippo Anelli, presidente Fnomceo-Federazione nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri - i lavori domestici, in tale visione, possono contribuire a rimettere in moto l' organismo e a prevenire eventuali patologie neurodegenerative.
Fare le faccende potrebbe così diventare pure un esercizio utile per la riabilitazione, aprendo nuove possibilità per quanto riguarda i ricoveri in istituti, consentendo ad anziani, con supporto sociale, di restare in casa propria. In ottica di prevenzione, svolgere attività domestiche è una buona abitudine da prendere sin da giovani».
I VANTAGGI I benefici d' altronde sono numerosi. Stando a una ricerca della Oregon State University, su oltre seimila persone tra 18 e 65 anni, gli effetti sarebbero interessanti pure per il benessere fisico. E pari a quelli della palestra. I lavori domestici aiuterebbero a prevenire ipertensione, colesterolo, diabete, infarto.
Chi svolge le faccende, avrebbe l' 89% delle possibilità di non sviluppare la sindrome metabolica. Per chi pratica palestra, la stima è dell' 87%.
Vantaggi si vedono anche sulla bilancia. Lavare i vetri farebbe bruciare 334 calorie in un' ora. Pulire i pavimenti circa 145 in mezz' ora. E così via. Non solo. Da uno studio della McMaster University del Canada, su 130mila soggetti tra 35 e 70 anni, è emerso che fare i lavori di casa per trenta minuti al giorno, riposandosi sabato e domenica, ridurrebbe del 28% il rischio di mortalità, allungando la vita.
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[ Belak& Xavier _ 19.03.19 _ h.20.30 _ Hampton House #Ravenfirerpg _ #Minirole ]
* Aveva messo le mani addosso al suo originale per l'ennesima volta, aveva fatto del male al suo stupido originale, capace di perdonare anche alle bestie. Aveva perdonato Quentin apertamente. Mamma se lo odiava! Doveva andare da suo cugino, doveva andare a capire almeno che aria tirava! Ma quale aria avrebbe tirato mai? Fece una smorfia. Stava scendendo per le scale saltellando con un sorriso da serial killer quando gli venne in mente un'idea prima di andare via: prendere il fucile di suo padre, caricarlo nella jeep e portarlo con sé. Prese anche una pistola e se la nascoste sotto la giacca, non si fidava, non si fidava nemmeno di Kaleb figurati di un infame che aveva rubato al suo originale un amico. Rise in modo schizzinoso. Quanto si adorava! Chiuse la porta dirigendosi verso casa Hampton. Parcheggiò sfrecciando, se Kaleb sapeva guidare, Belak sapeva solo correre e lasciare le gomme a terra. Bussò alla porta senza alcuno scrupolo. * Xavier, apri questa cazzo di porta. Xavier  non troverà mai Xavier a casa Hampton, purtroppo. È uscito da quella porta nell'Aprile dello scorso anno e mai più tornato, per ragioni anche legali: nonappena uscito dalla terapia ha fatto causa ai suoi genitori, ottenendo un risarcimento e un'ordinanza restrittiva che si impegna scrupolosamente a rispettare..... non che gli venga molto difficile farlo! ( ... ) Edith Hampton è una donna magra, alta, palesemente sfiorita ma sempre piuttosto attraente. Ha i capelli castani che le cadono morbidi sulle spalle a ricce ondulature, la pelle chiara segnata da macchioline d'età poco più chiare del piccolo neo che ha al di sotto dell'occhio destro. Non si direbbe essere la madre di Xavier, a primo impatto, ma se la si guarda bene iniziano a notarsi somiglianze nella loro struttura facciale ( hanno gli stessi zigomi che sporgono sopra guance incavate, il naso di Edith è più lungo ma della medesima forma di quello del figlio ) e gli occhi, oh, hanno gli stessi occhi scuri. Anche lo stesso sguardo, se si considera Xavier com'è sempre stato e non com'è. A primo impatto, Edith sembra solo una donna molto stanca avvolta in una vestaglia di un delicato color pulcino, che sorride confusa « Kaleb....» lo guarda dalla testa ai piedi, come se fosse stupita dal suo essere libero dalla sedia a rotelle, ma in realtà è stupita dalla richiesta « Ma non te l'ha detto tuo papà che Xavier non vive più con noi? Non te lo ha detto cos'ha fatto?» pigola con una voce preoccupata, come se Xavier si fosse cacciato in qualcosa di pericoloso.
Kaleb Mieczyslaw Walker
* Quel ragazzo non c’era. Xavier non c’era. Belak era andato a casa Hampton inutilmente, forse avrebbe dovuto far chiedere a suo padre dove fosse il ragazzo prima di avventurarsi, armato per di più. Ma la porta si aprì lo stesso ed una figura esile e sfiorita seppure ancora tanto affascinante comparve sulla soglia della porta. Gli occhi violacei di Belak incontrarono quelli della donna: Edith Hampton, sua zia, il suo idolo di insanità mentale. Malata mentale quanto lui stesso, Belak adorava quella donna alla follia, la venerava per avergli donato quel gene immondo. L’aveva vista l’ultima volta ripetere sempre le stesse cose su un divano, fragile più di quanto non fosse in quel momento, ma ora sembrava quasi stare meglio. Sorrise dolcemente, per la prima volta Belak si sentì ispirato d’amore. * Amorevole zia.. *Il suo sguardo si addolcì e fece un passo deciso verso di lei* No, non l’ho nemmeno chiesto a lui.. Non lo sento da un po’.. Io vorrei sapere, sempre se posso.. *Rispetto. Quella donna ispirava tutti sentimenti reverendissimi in Belak. Quella conversazione, come quei due, era pura pazzia!* Xavier è difficile stabilire cosa stia passando per la testa di Edith nel momento in cui Kaleb le dice di non saper nulla. Nei suoi occhi scuri, per un attimo, regna la confusione e poi una sorta di muta impotenza: ha allontanato proprio tutti, Xavier, anche Kaleb? Se ne è proprio andato dalle loro vite, quel mostruoso errore di ragazzo? Possibile che non sia riuscito a sbagliare nemmeno questa scelta, nonostante tutto? Spalanca gli occhi, chiudendogli le mani esili intorno a quella più grande del nipote, fragile come se fosse sul punto di mettersi a piangere « Vieni dentro » sussurra, accorata, con una voce sottile. « Vieni dentro, vieni dentro. » lo tira, guardandosi attorno paranoica, trattenendo il fiato. Vuota il sacco solo quando è dentro, allontanando le mani da Kaleb per stringerle a piccoli pugni contro il petto coperto di stoffa color canarino « Se ne è andato. Doveva tornare, ma Alistair se l'è portato via. » confessa, artigliandosi il viso con le mani « Se lo è portato via! Ci ha portati in tribunale e non lo possiamo più vedere, e Alistair.... Alistair.... se l'è ripreso. Oh, Kaleb, l'ha portato via, non torna più, ha mandato! Ha mandato la ragazza! Qualche mese fa! Capisci, ha mandato la ragazza a prendergli i vestiti! Non torna più!» alza la voce, per poi abbassarla di botto « L'ha portato via e non torna più....» Kaleb Mieczyslaw Walker * Belak non sapeva davvero niente e, per quanto furbo era, aveva cercato anche nelle conoscenze di Kaleb e non aveva intravisto nulla. Si, Belak aveva accesso a quelle che erano le conoscenze mentali del ragazzo, ma il ragazzo non aveva nessun tipo di potere su di lui se non quello di subire (ma non si poteva chiamare di certo potere). Gli occhi confusi della parente parlarono quasi al cuore del giovane umano che dopo pochi secondi ebbe un contatto con la donna attraverso le loro mani. L’accarezzò, gli provocava un certo solletico al cuore, lo stesso solletico che comunemente gli altri definivano “dolcezza”. Fu invitato ad entrare. Sorrise ancora, acconsentendo* Certo, zia.. Vengo dentro, sta tranquilla.. *Disse come se tranquilla fosse una parola che entrambi potessero capire. Ma in che mondo? Non in quello di certo! Ascoltò silenziosamente la donna con un certo atteggiamento d’adorazione. * Capisco, zia.. lo troveremo. Io e te lo troveremo. Ritornerò da te appena saprò qualcosa in più. Te lo prometto. * Cazzo! Cazzo! Quella donna gli parlava troppo al suo cuore fragile quanto quello del suo originale! Ma trovarlo non significava avere buone intenzioni.* Hai detto la ragazza... Ricordi il suo nome? Ricordi qualcosa che può aiutarmi? Xavier no che non ricorda il nome della ragazza, Edith: non le aveva dato il tempo di spiegarsi e presentarsi, tirandole dietro oggetti e bestemmie finché non era filata via col borsone pieno. Cletty aveva pianto nella spalla di Xavier, poi, e non ci voleva un genio per capire che stesse piangendo per lui, ma torniamo a Edith. Scuote la testa energicamente, lasciando andare un affranto sospiro « Alistair » si ferma, d'improvviso, alzando la testa. Guarda davanti a sé, pronunciand il nome dell'uomo come se fosse la soluzione ultima a tutti i mali « Alistair Rathbone. È.... è....» non ha il coraggio di rivelare l'identità dell'uomo, un segreto che forse si porterà nella tomba tanto che non è disposta ad ammetterlo nemmeno a sé stessa « lo psicolgo, quello che l'ha tenuto in cura, lui.... lui lo ha portato via. Gli ha detto di andarsene e lui.... se ne è andato. Con lui. » a quel punto afferra di nuovo il braccio di Kaleb, stavolta col viso contorto da una smorfia di disgusto e cieca rabbia « Pensi che se lo scopi?!» Kaleb Mieczyslaw Walker * Negli occhi della propria zia vi era il ricordo di un evento, di un esodo che sarebbe sicuramente finito, ma negli occhi di Belak vi era solo un’immagine: la sua fragile ma sempre meravigliosa parente. In quel preciso istante non gli importava della valigia presa da un altro, non gli importava di nulla se non della gracile creatura che aveva vicino. Fece un respiro ed accarezzò il suo avambraccio.* Alistar Rathbone gli ha consigliato di sparire di casa... E ovviamente Xavier non era organizzato ad andare via e si è appoggiato lì da lui... * Le prese la mano dal suo braccio e la rimise apposto dov’era prima. * No. Penso che tu non sappia la verità. Che noi non sappiamo la vera verità. Non si sta per mesi da un psicologo, zia. *Convinto, era estremamente convinto.* Devi promettermi una cosa. E in cambio ti riporterò Xavier o vivo o mezzo morto. Xavier Sono in due a non sapere la verità sugli spostamenti di Xavier: non è mai stato da Rathbone, tanto per cominciare, se non per sporadiche notti in cui una scusa o l'altra lo trattenevano a casa del dottore ( dove per altro avevano luogo le sue sedute ), ma Edith la sa più lunga riguardo il conto di Rathbone: « È una persona convincente, Kaleb. Molto convincente. Ti guarda negli occhi e....e tu.... tu fai come ti dice. Molto spesso, molto spesso lui....!» fa uno squittio spaventato, come se avesse evocato un ricordo che non voleva evocare. « Io lo so, lo so, vuole /qualcosa/ da lui, vuole qualcosa da MIO figlio!» si batte il petto, dunque, artigliandosi la pelle del collo lasciata scoperta dallo scollo della maglietta.... e poi Kaleb dice una cosa. Spalanca gli occhi e la bocca, smette di lacerarsi « Riportarlo qui?» domanda, confusa: sa di non poterlo vedere se non a distanza, ma vi aspettate che sia lucida abbastanza da ricordarlo? E poi, se è mezzo morto..... « Che cosa vuoi?» Kaleb Mieczyslaw Walker * La mente estremamente complicata di Belak incominciò a tracciare una sorta di mappa di ipotetiche connessioni intorno a Xavier. Era intelligente e lo sapeva ben, conosceva ogni pensiero che il suo originale si era fatto su di lui, quindi sapeva bene che la donna che aveva di fronte serviva poco per quanto potesse adorarla. Se n'era andato... ma dove? Quel fucile sarebbe servito a ben poco se non l'avesse trovato. Oppure... Oppure avrebbe rubato il cellulare di Quentin e l'avrebbe preso in ostaggio. Si, così si che l'avrebbe attratto. Nemmeno quello però lo convinceva. Sapeva solo che doveva sbarazzarsi di quei due, in un modo o nell'altro o quantomeno sapere Xavier perché aveva fatto tornare il manzo di nuovo a base, a casa Walker. I modi gentili del ragazzo sembravano contrastare tutto ciò che, invece, la sua mente stava elaborando. Scuote la testa e sospirò. * Zia, pensi che questo tale debba essere arrestato? Abbiamo papà, Jasper... molte conoscenze in polizia, lo sai che possiamo capirci qualcosa in più... * Gettare i dadi e nascondere la mano? Fatto! pensò Belak. Le sue mani afferrarono le mani fragili della zia * So che la tua mente può vedere le cose diversamente, anch'io posso... quindi dimmi che vuoi che faccia per riportarti Xavier qui. Posso. Possiamo. * Ecco l'ingannatore, ecco la distruzione di entrambi i cugini dietro l'angolo. * Voglio Xavier. Devo parlargli. Cose nostre.. risolvibili, spero. Xavier  il labbro di Edith Hampton trema alla domanda del nipote, e lascia andare un sommesso ma acuto gemito di sconfitta « Non succederà mai. » scuote la testa, amareggiata « Tu non c'eri.... non hai visto.... in tribunale lo guardava con una tale adorazione, un rispetto! E il giudice, in giudice ha detto che era solo merito suo se si era ripreso in così poco tempo » non proprio, è stato l'avvocato, e il giudice ha accolto l'obiezione in quanto pertinente: non era cosa da poco che un suicida dal quadro clinico così grave fosse in grado di rimettersi in sesto in poco più che tre mesi « e Jasper.....» sussurra « Jasper lo protegge. Non ce lo dice, ma lo protegge. » confessa Edith come se fosse un grande segreto, ma qualsiasi persona sana di mente si aspetterebbe che Jasper stia proteggendo e aiutando Xavier al massimo delle sue possibilità, considerato che è stato lui a strapparlo dalla morte quella notte. « Devi trovarlo. Da qualche parte, e poi..... poi lo fai venire. » in un modo o nell'altro, ovviamente. « È pericoloso. Tanto pericoloso, da quando.... non capisco dove li abbia presi.....» si riferisce ai poteri da veggente, e solo poi torna all'importante. « Se lo trovi non lo porti qui. Lo porti.... aspetta......» di fretta, nervosa ma composta ( ancora un'altra somiglianza col figlio minore ) sparisce in cucina per qualche minuto e torna con un foglio di carta e un mazzo di chiavi, che gli caccia tra le mani. « Lo porti qui. E mi chiami. » sul pezzo di carta c'è scritto un indirizzo fuori dal centro città, l'appartamento di uno zio Walker che se ne è andato trent'anni prima e non ha mai più fatto ritorno, di cui Edith ha ereditato la casa in ultimo. Kaleb Mieczyslaw Walker * Belak notò immediatamente il tremolio costante della zia, era qualcosa che sembrava infastidirlo in qualche modo. Ma perché l’avevano resa così? Si ripromise di non arrivare a quelle condizioni, né a far arrivare il suo originale a quello stato. Le orecchie aperte alle parole della donna mentre mille idee e mille fantasie si susseguivano nella mente del ragazzo* In tribunale i casi di successo vengono giustamente elogiati in maniera elevata rispetto al normale. Mi organizzerò per scoprire la cosa. Questo tale non ha scampo con me, saprò tutto. * Jasper. Belak arricciò il naso, lo odiava quel parassita donnaiolo del cazzo e sentiva anche il puzzo dell’odio da parte del suo originale. * Jasper è diverso da me e te, ma mio padre ci ama alla follia... lo sai che farebbe di tutto. * Ed era vero.Lo sceriffo Walker era così disponibile con quei due pazzi che l’avrebbero arrestato per il suo essere così.* Sarà fatto. In che senso pericoloso? Devo portarmi delle armi? *Assottigliò lo sguardo. Doveva sapere cosa doveva aspettarsi, anche se se lo stava immaginando. Vide la donna andar via e ritornare nervosa più di prima, ma con un foglio di carta e delle chiavi. Le prese fra le sue mani ferme e le guardò. Una fitta alla gamba destra gli fece stringere i denti. Kaleb stava cercando di tornare a galla. Stronzo, non ora, pensò tenendolo a bada e reprimendolo* Ti chiamo. Verrai in questa casa?
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stefimari65 · 4 years
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01.08.2020 SERPENTE ROSSO GALATTICO, KIN 125 - Finisce oggi la prima Eptade (settimana) della Luna Magnetica (prima luna) dell’anno della Tempesta Lunare. Un’eptade come ciclo di Tempo stabilisce il Potere del 7 (7 giorni durante i quali si attivano 7 cariche elettriche - Plasma Radiali - che attivano un nuovo strumento mentale di percezione il Percettore Olomentale). Giorno dopo giorno attraversiamo sei stati di coscienza racchiusi all’interno di 6 sfere mentali racchiuse dentro il nostro cervello: preconscio, inconscio, coscienza vigile, coscienza continua, superconscio, coscienza subliminale. Contemporaneamente si attivano 6 Chakra in modo radiale, dal settimo al primo, dal sesto al secondo, fino al terzo. Nel settimo giorno finale giungiamo al centro del cervello, sulla fontanella ed il Percettore Olomentale dormiente riceve una carica per attivarsi, accendendo capacità telepatiche ed extrasensoriali. Si risveglia il nostro Se’ Galattico. Nel settimo giorno si attiva contemporaneamente il quarto Chakra. Questa volta ciò accade durante il giorno del Kin 125, Serpente Rosso Galattico, che accende l’attenzione sul corpo fisico, nel far percepire i confini del nostro contenitore, la necessità di vivere bene (o meglio possibile) la dimensione fisica, per giungere ad un equilibrio quanto più centrato possibile per continuare a procedere dentro tutti i cambiamenti che la vita ci presenta. Il Cielo e’ molto più vicino di ciò che pensiamo ed è dentro di noi. La personalità e’ tempo che se ne accorga, abbandonandosi alle Sincronicita’ e notando la rete di connessioni che continuano ad attivarsi per guidare i nostri passi. Siamo contenuti dentro un Ordine Sincronico che sempre contribuiamo a mantenere vivo. Prendiamocene la responsabilità, soprattutto ora. In lak’ech! #oracolidelsincronariogalattico #tzolkin #inlakech #synchronotron #holomindperceiver https://www.instagram.com/p/CDVqIqOMh6n/?igshid=l2i8mc2qhnl9
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ribbit-darthvalz · 4 years
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Scanners - 1981
Eccoci con il secondo film in programma per questa piccola rubrica (che so non sarà piccola ma ok facciamo finta di sì).
Oggi parliamo di “Scanners” un film del 1981, sempre di Cronenberg, sempre legato al nostro amato tema della carne e della “narrazione” tramite la stessa. E’ il film che ha consacrato Cronenberg nel mondo del cinema horror, ma non si limita a questo genere, in realtà possiamo trovare note sci-fi, thriller, poliziesche tipiche degli anni ottanta. Insomma è un mix ben equilibrato che, per musiche, tensione e splatter, diventa cult nel panorama orrorifico, e con gli anni si consacra a pilastro del cinema di genere e base per chi vuole conoscere Cronenberg e la sua filmografia. 
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LA TRAMA
E’ abbastanza semplice.  Cameron Vale è il protagonista, uomo disadattato e preda della propria mente. C’è qualcosa in lui che non va, qualcosa che lo porta ad un gran malessere quando si trova circondato da molte persone. Lui le percepisce, ne sente i pensieri, in una sorta di telepatia che però non si ferma alla percezione del solo pensiero. E’ uno scannners, come lui ne esistono molti altri, esseri dalle doti mentali strabilianti. Vale, viene rintracciato da un famoso psicoterapeuta/dottore (Paul Ruth)  che, in un mondo poco lontano dal nostro, ma dalle sfumature sci-fi, gli chiede aiuto per fermare un secondo scanners, tale Darryl Rrevok. Revok è passato dall’essere autodistruttivo, a completamente distruttivo. Uno scanner dai poteri davvero oltre, inarrestabile e spudorato. Ruth si serve quindi di Vale per fermare questa macchina da guerra, poiché in tutto e per tutto gli scanners possono definirsi “armi”. Di fatto le loro doti sono frutto di un esperimento da parte della multinazionale ConSec, la quale rappresenta un po’ tutte le multinazionali moderne (farmaceutiche o militari che siano). Tutto il film è una caccia al uomo, che si conclude con una delle scene più cult di tutta la filmografia anni ottanta e horror. Si parla di film sci-fi per le ambientazioni di alcune parti del film, oltre che per la formula “esperimenti scientifici = uomini super dotati” (un po’ alla Stranger Things - sì so che al massimo è al contrario, ma è per farvi capire), ma anche di thriller poiché i colpi di scena, le connessioni tra personaggi, la costante paura di non potersi fidare, o comunque personaggi che si rivelano per ciò che non sono, che fanno affermazioni dubbie, tra pedinamenti, scontri a fuoco, talpe e spie, hanno un taglio tipicamente thriller/poliziesco. 
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La Ciccia e L’impressione
A mio parere non è il migliore di Cronenberg, però è sicuramente un film che fa storia. Non è per tutti, specialmente per la lentezza (nonostante sia a malapena un’ora e mezza di film), però ci sono sottotrame, dettagli, anche semplici scambi di battute, che lasciano tutto non detto o accennato, ma che magari non risultano questo gran che ai più. A me non ha entusiasmato, nonostante la sceneggiatura e la regia siano ineccepibili, lineari e perfette nella loro semplicità.  Questo film ci parla con i suoi dubbi, con queste menti inarrestabili, i corpi che esplodono e che si lasciano a spasmi. A metà tra la critica alle multinazionali, capaci di insediarsi nelle menti dell’acquirente moderno, fin dalla nascita, controllando la nostra vita, dandoci una sorta di tesa dipendenza. Come nel film, lo scanners nasce da un test, da un nuovo esperimento per dare chissà quale nuova vita al uomo che non è mai contento, non è mai soddisfatto del suo essere e quieto vivere. Ma ci critica anche una società sempre più capitalista e spietata, fatta di isolati potenzialmente pericolosi (non so ma negli scanners c’ho visto tanti di quei giovani che si sentono falliti/reietti perché non hanno raggiunto ancora gli obiettivi imposti dalla società) che diventano strumento, spauracchio, capri espiatori di chi tira i fili dell’informazione.  Può essere vista come una grandissima allegoria di quello che poi è diventato il vivere moderno e contemporaneo, fatto di casi “limite” i quali vengono poi strumentalizzati da chissà chi (insomma avete presente l’isis? i red pillati, quei tizi che al tg si fermano a parlare dei ragazzini killer che “giocano troppo ai videogiochi e per questo sono “violenti” - quando magari la violenza deriva dal fatto che le stesse super potenze c’hanno tolto tutto ciò in cui possiamo rifugiarci ma ok). Per rimanere coi piedi per terra, senza fare voli troppo pindarici, e sicuramente sbagliati, è una pellicola che creò davvero grande divisione nella critica, il cui senso finale venne comunque accolto e recepito da tutti. Si parla di creare “armi umane”, da grandi industrie, partendo ben prima della nascita (e qualche no vax potrebbe vederci la teoria dei vaccini con i cip... no vi prego, NO) quindi uno sfruttamento senza scrupoli di chiunque e qualunque mezzo, per produrre e accrescere le proprie ricchezze. Di fatto nel film non viene menzionata nessuna guerra, o comunque nessuna situazione pratica in cui usare gli scanners, si parla solo di loro, come mezzi per un fine offensivo/difensivo. C’ho visto anche un po’ del “potere economico” di alcune nazioni su altre, più i tuoi cittadini sono terrorizzati e legati ai tuoi prodotti, più sei forte e ricco. 
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Esplosioni al Pomodoro. 
Cronenberg parla alla carne con la carne. Ci parla con i suoi esperimenti hand made di esplosioni di teste e i suoi trucchi disturbanti di facce provatissime dal potere mentale (potere - e prima mi sono dimenticata di dirlo - che comunque esercita mistero e terrore al pari degli alieni, una mente con poteri potenzialmente illimitati, come vedremo in “Lucy” almeno trent’anni dopo). Qui il corpo umano è la porta sull’indicibile, su un potere che rimane incredibile per quanto ben inserito nella realtà del film (alla fine noi ci troviamo in un mondo dove gli scanners sono quasi “normali”, nel senso è un universo con gli scanners, che però non si ferma troppo a riflettere sulla sorpresa di vivere con questi esseri) una cosa tanto paranormale quanto reale. L’ uomo e la carne tremante che si piegano e si contorcono sotto un potere invisibile, che può essere quello della mera paura, del pregiudizio (spesso autodistruttivo) o dell’auto colpevolezza, con cui tutti noi viviamo. E allora si suda, ci si sente sciolti e con una voglia immane di strapparci la faccia, poiché l’oblio che brulica muto sotto la nostra pelle, è una bestia vorace e invisibile, il nostro stesso pensiero che ci fa accartocciare in labirinti mentali incredibili. E quindi con Scanners vediamo le prime volontà del maestro, il gore fatto in casa, gustoso e sorprendente nella sua semplicità, come una crostata di fragole... esplosiva. 
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Myst Intro
Mi viene difficile spiegare in modo esaustivo il perchè Myst e i suoi figli mi piacciano così tanto.
Ero abbastanza piccola e immatura la prima volta che ebbi contatto con questa saga. Non ricordo neanche il “come”, probabilmente fui attratta dalla parola “puzzle” contenuta nei tag del gioco stesso, visto che circa 10 anni fa (se non anche prima) io e mia madre scaricavamo infiniti GB di giochi dall’ormai defunto (?) Emule. In ogni caso, tutto iniziò un bel po’ di anni fa.
Una voce in inglese mi parla (e non capivo una sega di inglese all’epoca) e un libro cadeva dal cielo. Lo apro, e vedo delle immagini muoversi. Che fai, non le tocchi? Le toccai. In un baleno si apre davanti a me questo mondo, senza una parola, senza un aiuto, sono in terra straniera da sola. Cominciai a cliccare un po’ lì, un po là, alza questa leva, abbassa quell’altra. Insomma, per farla breve, tra due cervelli messi insieme, non ne ricavammo molto. Né io né mia madre riuscivamo bene a seguire il filo del discorso, e ammetto a malincuore che qualche puzzle presente sull’isola lo risolvemmo soltanto grazie all’aiuto di guide esterne.
Oggi, a 25 anni e con una conoscenza molto buona della lingua inglese, posso dire che il 90% dei puzzle non risolti all’epoca non erano stati compresi a causa della barriera linguistica. Poco male, perchè le sensazioni trasmesse da quel gioco sono comunque permeate attraverso lo schermo e si sono incastonate per sempre sotto la mia pelle.
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Isola di Myst, la Libreria
Ero alle mie primissime esperienze con le avventure grafiche, anzi, non credo di averne vissute altre al di fuori della saga; poi i miei occhi da bambina si emozionavano un po’ per tutto, ogni minima cosa mi entusiasmava e mi sorprendeva, cosa che, purtroppo, non accade più da anni.
Mettere in moto il cervello mi è sempre piaciuto, ogni problema per me è una sfida personale da risolvere, e se non riesco a venirne a capo, è un fallimento. Quindi vivere Myst è stato un po’ come entrare in un negozio di caramelle. A conti fatti direi anche che i puzzle non erano neanche così difficili, leggendo i diari di Atrus viene tutto a galla in maniera abbastanza immediata (anche se l’enigma degli ingranaggi per accedere a Mechanical era bastardo nel ‘97 e bastardo rimane), ma purtroppo la piccola me non ne era cosciente.
Ed è in quei diari che io ho trovato il vaso di Pandora, ho scoperchiato un intero, nuovo universo. Se il primo viaggio a Myst è stato meraviglioso, il secondo (compiuto a Luglio 2020) è stato come aprire per la prima volta gli occhi dopo un lungo sonno. Bellissimo. E’ stato come bere acqua dopo giorni di sete, come assaggiare per la prima volta un frutto buonissimo.
Nonostante tutti i primi diari di Atrus siano semplici diari di bordo, cronache delle sue prima avanscoperte nelle sue Ere, riuscivo a sentire che stavo sempre più avvicinandomi “fisicamente” a quel mondo; quel magico libro che mi ha condotta in un universo diverso dal mio si andava man mano concretizzando. Stavo facendo parte anche io di quelle avventure, ero davvero nella Libreria a meravigliarmi di come questo uomo sconosciuto avesse creato vita, morte, nuovi orizzonti semplicemente scrivendo. E’ qui il punto. Capite? Come Atrus ha creato nuovi universi grazie al potere della scrittura, così accade quotidianamente anche nel “vero” universo. Quello che viviamo tutti noi. Leggiamo libri, vediamo film, giochiamo ai videogiochi, e parte tutto da un piccolo embrione, un piccolo schizzo, due parole buttate giù su un fazzoletto di un ristorante.
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Selenitic
Quanto può essere potente la scrittura? Mi piace pensare che sia talmente potente da creare la vita, come accade in Myst. Nella nostra testa, i nostri “viaggi mentali” sono reali tanto quanto lo siamo noi. L’immaginazione è un’arma potentissima se usata per nobili scopi, quale anche il semplice intrattenimento che, per quanto semplice, è la nostra unica fuga.
Senza cadere troppo nel filosofico, torniamo a Myst. Chi ha imparato l’Arte (della scrittura) è capace, grazie a carta e inchiostro appositi, di scrivere un’Era, ovvero un universo parallelo, gestita da delle regole arbitrarie decise dallo scrittore. Non mi soffermerò sugli aspetti religiosi della questione, ma preferirei parlare di come si scriva un’Era.
Equilibrio è la parola base: nessuna Era può definirsi stabile se nella sua creazione non sia stato inserito l’equilibrio. Che sia tra i vari elementi che la compongono, che sia nella stessa scelta di parole da parte dello scrittore, le contraddizioni vanno eliminate e ogni singola unità che compone questo mondo deve coesistere con le altre.
Credo sia questo l’elemento che più mi affascina dell’Arte: non c’è spazio per gli errori.
In Myst, assistiamo alle “lezioni” di Atrus che, dopo aver dato luce a due bambini sulla stessa isola di Myst, decise di crescerli nel migliore dei modi, portandoli con sè durante le esplorazioni delle sue creazioni. Sull’isola, Atrus ha sperimentato parecchio con la scrittura, riuscendo più o meno bene. I suoi due figli, visitando con lui questi nuovi mondi, hanno sviluppato un’ingordigia sempre più crudele, fino al punto di prosciugare completamente ogni Era visitata di ogni bene, fino al punto di distruggere persino loro stessi, con le loro stesse mani.
Quale metafora più indicata per descrivere alla perfezione l’essere umano? In mano nostra, il Bello e il Nuovo non sono destinati a durare, l’unica domanda importante è: “come posso sfruttare questa nuova risorsa?”. Che il Karma abbia pagato i due ragazzi con la loro stessa moneta è indubbio, ma non posso fare a meno di pensare a quando la mia razza dovrà pagare il suo debito con la sua “era”, la Terra.
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Channelwood
Alleggeriamoci.
La figura e il personaggio di Atrus si sono riservati un piccolo ma importante spazio nel mio cuore, già la prima volta che feci conoscenza con lui. Un uomo affascinante, incredibilmente buono, puro di cuore e con una mente dai limiti inesistenti. Dal primo momento in cui l’uomo vedrà il nostro viso, una luce si accenderà nei suoi occhi: la sua decennale prigionia è finalmente finita, noi siamo la chiave per la sua libertà. Fermandoci alla fine di questo gioco, è impossibile comprendere a pieno quanto fondamentale sia il personaggio di Atrus in tutta la lore (ma di ciò ne parlerò in futuro).
Myst si conclude con Atrus che ci ringrazia, e ci permette di continuare ad esplorare le sue creazioni, aprendo un libro di collegamento davanti a noi.
Credo che l’assenza del 3D nel gioco sia stato un grande bene per la crescita del mio amore verso il prodotto stesso. Attori in carne ed ossa furono utilizzati per animare gli NPC, grazie all’uso di filmati perfettamente incastonati nel panorama dell’isola. Quindi adesso posso affermare che tanti anni fa io conobbi sì Atrus, ma anche Rand Miller (che con mia piacevole sorpresa scopro essere anche una delle due menti dietro all’enorme progetto). Una connessione ancora più profonda, un’empatia ancora più forte, quelle che sono riuscita a provare avendo di fronte a me un “vero” essere umano, e non un render.
Ho sempre avuto la capacità di empatizzare fortemente con i personaggi (fittizi e non) che si presentano lungo la mia strada. Tendo a creare connessioni per me profonde con praticamente qualsiasi persona mi colpisca in un determinato modo, che sia per il suo aspetto, per i suoi modi, per i suoi pensieri.
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Il finale buono
Immagino il mio cuore (in senso astratto) come un enorme palazzo, dove all’interno ci sono innumerevoli stanze, ognuna di esse dedicata a uno di questi personaggi. Atrus, con le sue lievi parole e i suoi modi gentili, si è presto riservato una di queste stanze, e mai l’ha abbandonata sin dal nostro primo incontro. C’è sicuramente stato qualcosa in lui che illuminò i miei occhi da adolescente alla scoperta del mondo, quella stessa cosa che continua ciclicamente a costringermi al ritorno sull’isola di Myst.
E’ un bisogno, una necessità che percepisco. Non posso stare troppo lontana da quel posto. Nonostante lo conosca a memoria, voglio tornare alla Libreria ed esplorare come se fosse la prima volta.
Ogni era è riuscita a lasciarmi qualcosa, nonostante abbia le mie preferenze. Ringrazio inoltre realMyst per avermi regalato i cicli giorno/notte. Grazie, è stata un’esperienza ancora migliore.
Channelwood è bellissima. La mia preferita. Non sono una grande fan dei luoghi marini, infatti la parte migliore dell’intera Era è il secondo piano. Tante costruzioni in legno legate agli altissimi alberi che popolano la zona collegate tra loro tramite ponti. Ora cado di sotto, o forse no. Che brividi! Una foresta sospesa, abitabile, riesco ad immaginare il profumo delle piante e dell’acqua alzato dal vento.
Stoneship è stata una degli esperimenti falliti di Atrus: cercò di scrivere una nave per inserirla nell’Era, finendo soltanto per incastrarla nel centro della stessa. Costante pioggia, tempeste e il faro come unica fonte di luce. Ho sempre avuto un debole per le tempeste.
Mechanical ospitava le stanze più inquietanti, destinate ai due figli di Atrus: ospitavano di tutto, tra strumenti di tortura e fiumi di alcol.
Selenitic è un deserto infinito, tranne per una piccola zona dove crescono alberi dalle foglie rosse. Un angolino delizioso. Tutti i puzzle dell’Era sono dominati da giochi di suono creati dal forte vento presente, che si insinua selvaggio nel paesaggio. Ed è qui che credo di aver provato per la prima volta un forte senso di frustrazione: il puzzle della navicella, irrisolvibile se prima non si è visitato Mechanical. Il forte odio che provai verso questo minigioco si è lentamente sedimentato e trasformato in amore, rendendolo poesia ai miei occhi o meglio, alle mie orecchie.
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Mechanical
L’intero puzzle era basato sul lasciarsi andare e seguire i suoni, fidarsi delle proprie orecchie e delle proprie capacità, che ci avrebbero infine tirato fuori da un altrimenti irrisolvibile labirinto.
Ed è così che ho anche imparato a lasciarmi coccolare da questa esperienza, a non viverla come una caccia al tesoro, una competizione, ma bensì come un viaggio: ho assaporato ogni piccolo dettaglio, mi son lasciata cullare dall’amore e la passione che Rand e Robyn Miller hanno voluto trasmettere nella loro creazione, passione che è arrivata a me attraverso gli anni e che attraverso gli anni mi ha formata, mi ha cresciuta e mi ha accompagnato nella mia crescita personale.
E’ anche grazie a Myst che ho capito cosa mi piace e cosa non mi piace, cosa e chi sono io e che cosa voglio, dalla vita e da me stessa. Come esattamente un videogioco sia stato capace di trasmettermi tanto non è chiaro neanche a me. Che sia stato il piacere della scoperta, che sia stato il mio facilmente infiammabile spirito da bambina, non so dirlo. Non sento neanche di aver spiegato a modo quanto profondo sia il mio amore per l’intero franchise, non credo di conoscere abbastanza vocaboli per raggiungere questo scopo.
Chiuderò con la speranza che questo post sia come un libro di collegamento: disposto a schiudere un intero universo solo a chi osa metterci una mano sopra.
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rifiutimentali · 4 years
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Vi racconto di quella volta che sono inciampata dentro un libro.
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Myst Intro
Mi viene difficile spiegare in modo esaustivo il perchè Myst e i suoi figli mi piacciano così tanto.
Ero abbastanza piccola e immatura la prima volta che ebbi contatto con questa saga. Non ricordo neanche il “come”, probabilmente fui attratta dalla parola “puzzle” contenuta nei tag del gioco stesso, visto che circa 10 anni fa (se non anche prima) io e mia madre scaricavamo infiniti GB di giochi dall’ormai defunto (?) Emule. In ogni caso, tutto iniziò un bel po’ di anni fa.
Una voce in inglese mi parla (e non capivo una sega di inglese all’epoca) e un libro cadeva dal cielo. Lo apro, e vedo delle immagini muoversi. Che fai, non le tocchi? Le toccai. In un baleno si apre davanti a me questo mondo, senza una parola, senza un aiuto, sono in terra straniera da sola. Cominciai a cliccare un po’ lì, un po là, alza questa leva, abbassa quell’altra. Insomma, per farla breve, tra due cervelli messi insieme, non ne ricavammo molto. Né io né mia madre riuscivamo bene a seguire il filo del discorso, e ammetto a malincuore che qualche puzzle presente sull’isola lo risolvemmo soltanto grazie all’aiuto di guide esterne.
Oggi, a 25 anni e con una conoscenza molto buona della lingua inglese, posso dire che il 90% dei puzzle non risolti all’epoca non erano stati compresi a causa della barriera linguistica. Poco male, perchè le sensazioni trasmesse da quel gioco sono comunque permeate attraverso lo schermo e si sono incastonate per sempre sotto la mia pelle. 
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Isola di Myst, la Libreria 
Ero alle mie primissime esperienze con le avventure grafiche, anzi, non credo di averne vissute altre al di fuori della saga; poi i miei occhi da bambina si emozionavano un po’ per tutto, ogni minima cosa mi entusiasmava e mi sorprendeva, cosa che, purtroppo, non accade più da anni.
Mettere in moto il cervello mi è sempre piaciuto, ogni problema per me è una sfida personale da risolvere, e se non riesco a venirne a capo, è un fallimento. Quindi vivere Myst è stato un po’ come entrare in un negozio di caramelle. A conti fatti direi anche che i puzzle non erano neanche così difficili, leggendo i diari di Atrus viene tutto a galla in maniera abbastanza immediata (anche se l’enigma degli ingranaggi per accedere a Mechanical era bastardo nel ‘97 e bastardo rimane), ma purtroppo la piccola me non ne era cosciente.
Ed è in quei diari che io ho trovato il vaso di Pandora, ho scoperchiato un intero, nuovo universo. Se il primo viaggio a Myst è stato meraviglioso, il secondo (compiuto a Luglio 2020) è stato come aprire per la prima volta gli occhi dopo un lungo sonno. Bellissimo. E’ stato come bere acqua dopo giorni di sete, come assaggiare per la prima volta un frutto buonissimo. 
Nonostante tutti i primi diari di Atrus siano semplici diari di bordo, cronache delle sue prima avanscoperte nelle sue Ere, riuscivo a sentire che stavo sempre più avvicinandomi “fisicamente” a quel mondo; quel magico libro che mi ha condotta in un universo diverso dal mio si andava man mano concretizzando. Stavo facendo parte anche io di quelle avventure, ero davvero nella Libreria a meravigliarmi di come questo uomo sconosciuto avesse creato vita, morte, nuovi orizzonti semplicemente scrivendo. E’ qui il punto. Capite? Come Atrus ha creato nuovi universi grazie al potere della scrittura, così accade quotidianamente anche nel “vero” universo. Quello che viviamo tutti noi. Leggiamo libri, vediamo film, giochiamo ai videogiochi, e parte tutto da un piccolo embrione, un piccolo schizzo, due parole buttate giù su un fazzoletto di un ristorante.
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Selenitic
Quanto può essere potente la scrittura? Mi piace pensare che sia talmente potente da creare la vita, come accade in Myst. Nella nostra testa, i nostri “viaggi mentali” sono reali tanto quanto lo siamo noi. L’immaginazione è un’arma potentissima se usata per nobili scopi, quale anche il semplice intrattenimento che, per quanto semplice, è la nostra unica fuga. 
Senza cadere troppo nel filosofico, torniamo a Myst. Chi ha imparato l’Arte (della scrittura) è capace, grazie a carta e inchiostro appositi, di scrivere un’Era, ovvero un universo parallelo, gestita da delle regole arbitrarie decise dallo scrittore. Non mi soffermerò sugli aspetti religiosi della questione, ma preferirei parlare di come si scriva un’Era.
Equilibrio è la parola base: nessuna Era può definirsi stabile se nella sua creazione non sia stato inserito l’equilibrio. Che sia tra i vari elementi che la compongono, che sia nella stessa scelta di parole da parte dello scrittore, le contraddizioni vanno eliminate e ogni singola unità che compone questo mondo deve coesistere con le altre. 
Credo sia questo l’elemento che più mi affascina dell’Arte: non c’è spazio per gli errori. 
In Myst, assistiamo alle “lezioni” di Atrus che, dopo aver dato luce a due bambini sulla stessa isola di Myst, decise di crescerli nel migliore dei modi, portandoli con sè durante le esplorazioni delle sue creazioni. Sull’isola, Atrus ha sperimentato parecchio con la scrittura, riuscendo più o meno bene. I suoi due figli, visitando con lui questi nuovi mondi, hanno sviluppato un’ingordigia sempre più crudele, fino al punto di prosciugare completamente ogni Era visitata di ogni bene, fino al punto di distruggere persino loro stessi, con le loro stesse mani.
Quale metafora più indicata per descrivere alla perfezione l’essere umano? In mano nostra, il Bello e il Nuovo non sono destinati a durare, l’unica domanda importante è: “come posso sfruttare questa nuova risorsa?”. Che il Karma abbia pagato i due ragazzi con la loro stessa moneta è indubbio, ma non posso fare a meno di pensare a quando la mia razza dovrà pagare il suo debito con la sua “era”, la Terra.
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Channelwood
Alleggeriamoci.
La figura e il personaggio di Atrus si sono riservati un piccolo ma importante spazio nel mio cuore, già la prima volta che feci conoscenza con lui. Un uomo affascinante, incredibilmente buono, puro di cuore e con una mente dai limiti inesistenti. Dal primo momento in cui l’uomo vedrà il nostro viso, una luce si accenderà nei suoi occhi: la sua decennale prigionia è finalmente finita, noi siamo la chiave per la sua libertà. Fermandoci alla fine di questo gioco, è impossibile comprendere a pieno quanto fondamentale sia il personaggio di Atrus in tutta la lore (ma di ciò ne parlerò in futuro).
Myst si conclude con Atrus che ci ringrazia, e ci permette di continuare ad esplorare le sue creazioni, aprendo un libro di collegamento davanti a noi.
Credo che l’assenza del 3D nel gioco sia stato un grande bene per la crescita del mio amore verso il prodotto stesso. Attori in carne ed ossa furono utilizzati per animare gli NPC, grazie all’uso di filmati perfettamente incastonati nel panorama dell’isola. Quindi adesso posso affermare che tanti anni fa io conobbi sì Atrus, ma anche Rand Miller (che con mia piacevole sorpresa scopro essere anche una delle due menti dietro all’enorme progetto). Una connessione ancora più profonda, un’empatia ancora più forte, quelle che sono riuscita a provare avendo di fronte a me un “vero” essere umano, e non un render. 
Ho sempre avuto la capacità di empatizzare fortemente con i personaggi (fittizi e non) che si presentano lungo la mia strada. Tendo a creare connessioni per me profonde con praticamente qualsiasi persona mi colpisca in un determinato modo, che sia per il suo aspetto, per i suoi modi, per i suoi pensieri.
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Il finale buono
Immagino il mio cuore (in senso astratto) come un enorme palazzo, dove all’interno ci sono innumerevoli stanze, ognuna di esse dedicata a uno di questi personaggi. Atrus, con le sue lievi parole e i suoi modi gentili, si è presto riservato una di queste stanze, e mai l’ha abbandonata sin dal nostro primo incontro. C’è sicuramente stato qualcosa in lui che illuminò i miei occhi da adolescente alla scoperta del mondo, quella stessa cosa che continua ciclicamente a costringermi al ritorno sull’isola di Myst.
E’ un bisogno, una necessità che percepisco. Non posso stare troppo lontana da quel posto. Nonostante lo conosca a memoria, voglio tornare alla Libreria ed esplorare come se fosse la prima volta. 
Ogni era è riuscita a lasciarmi qualcosa, nonostante abbia le mie preferenze. Ringrazio inoltre realMyst per avermi regalato i cicli giorno/notte. Grazie, è stata un’esperienza ancora migliore.
Channelwood è bellissima. La mia preferita. Non sono una grande fan dei luoghi marini, infatti la parte migliore dell’intera Era è il secondo piano. Tante costruzioni in legno legate agli altissimi alberi che popolano la zona collegate tra loro tramite ponti. Ora cado di sotto, o forse no. Che brividi! Una foresta sospesa, abitabile, riesco ad immaginare il profumo delle piante e dell’acqua alzato dal vento.
Stoneship è stata una degli esperimenti falliti di Atrus: cercò di scrivere una nave per inserirla nell’Era, finendo soltanto per incastrarla nel centro della stessa. Costante pioggia, tempeste e il faro come unica fonte di luce. Ho sempre avuto un debole per le tempeste.
Mechanical ospitava le stanze più inquietanti, destinate ai due figli di Atrus: ospitavano di tutto, tra strumenti di tortura e fiumi di alcol. 
Selenitic è un deserto infinito, tranne per una piccola zona dove crescono alberi dalle foglie rosse. Un angolino delizioso. Tutti i puzzle dell’Era sono dominati da giochi di suono creati dal forte vento presente, che si insinua selvaggio nel paesaggio. Ed è qui che credo di aver provato per la prima volta un forte senso di frustrazione: il puzzle della navicella, irrisolvibile se prima non si è visitato Mechanical. Il forte odio che provai verso questo minigioco si è lentamente sedimentato e trasformato in amore, rendendolo poesia ai miei occhi o meglio, alle mie orecchie. 
Tumblr media
Mechanical
L’intero puzzle era basato sul lasciarsi andare e seguire i suoni, fidarsi delle proprie orecchie e delle proprie capacità, che ci avrebbero infine tirato fuori da un altrimenti irrisolvibile labirinto. 
Ed è così che ho anche imparato a lasciarmi coccolare da questa esperienza, a non viverla come una caccia al tesoro, una competizione, ma bensì come un viaggio: ho assaporato ogni piccolo dettaglio, mi son lasciata cullare dall’amore e la passione che Rand e Robyn Miller hanno voluto trasmettere nella loro creazione, passione che è arrivata a me attraverso gli anni e che attraverso gli anni mi ha formata, mi ha cresciuta e mi ha accompagnato nella mia crescita personale.
E’ anche grazie a Myst che ho capito cosa mi piace e cosa non mi piace, cosa e chi sono io e che cosa voglio, dalla vita e da me stessa. Come esattamente un videogioco sia stato capace di trasmettermi tanto non è chiaro neanche a me. Che sia stato il piacere della scoperta, che sia stato il mio facilmente infiammabile spirito da bambina, non so dirlo. Non sento neanche di aver spiegato a modo quanto profondo sia il mio amore per l’intero franchise, non credo di conoscere abbastanza vocaboli per raggiungere questo scopo.
Chiuderò con la speranza che questo post sia come un libro di collegamento: disposto a schiudere un intero universo solo a chi osa metterci una mano sopra.
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iocredocheboh · 6 years
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Caro Marco,
Sono ancora qui per l’ennesima volta a pensarti e guardarti su questi mille social senza mai scriverti. Non trovo le parole e mi vergogno profondamente. Non mi avvicino perché mi vergogno per le scelte che non sono ancora riuscita a prendere e allo stesso perché vorrei non ferirti. Probabilmente non mi penserai nemmeno più e guarderai le mie storie con rabbia per trovare motivi di rabbia ai quali aggrapparti per dire “ecco guarda che stronza” oppure le guaderai per avere un nuovo contatto con me, ma credo sia più probabile la prima. In questo periodo sto leggendo molti articoli che parlano delle connessioni mentali con l’universo e che noi richiamiamo ciò che più desideriamo e mi piace pensare che tu mi guardi perché la nostra connessione universale sia ancora ben accesa. E’ come se io sentissi le tue vibrazioni e i tuoi richiami ogni giorno e mi piace fantasticare che questo richiamo lo possa sentire anche tu allo stesso modo. Tu non mi scrivi per rabbia e delusione e io non ti scrivo per non deluderti di nuovo e non scalfire la tua anima pura. Il rispetto che provo per te e la tua anima buona e’ così profondo che sto cercando di tenere a freno e a bada la mia che spesso ferisce senza che io me ne renda conto. Non avrebbe senso chiamarti, rovinerebbe quello che di magico ci siamo scambiati. Le parole rovinano i sentimenti e i ricordi e io questo non lo voglio assolutamente. Ma la notte, in realtà anche di giorno, non so come, ma sei sempre nei miei pensieri. E ogni cosa che scrivo è’ un messaggio per te. E non credo nemmeno che tu lo possa capire, ma forse nel profondo della tua anima lo potrai sentire. Oggi è’ la vigilia di Natale e il dilemma degli auguri e’ davvero pesante. Del resto però non mi hai fatto nemmeno gli auguri al compleanno, quindi immagino che non ci interessi nulla neppure del Natale. Be, in ogni caso, ti auguro un Buon Natale. E ti mando un abbraccio. Non riesco davvero a capire perché quello che sento non svanisca e non si affievolisca mai. Mi manchi da morire. Mi manchi davvero da morire. Un bacio.
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