Tumgik
#dylan marcus seered
isabelamethyst · 5 years
Photo
Tumblr media
     👑👠     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐢𝐬𝐚𝐛𝐞𝐥 𝐚𝐦𝐞𝐭𝐡𝐲𝐬𝐭 & 𝐝𝐲𝐥𝐚𝐧 𝐦𝐚𝐫𝐜𝐮𝐬      ❪    ↷↷     mini role ❫      rock       &      buy      10.01.2020  —  #ravenfirerpg
Tante erano le passioni della bella Hughes, eclettica il più delle volte, ma ve ne era sempre stata una che aveva accompagnato la sua vita, la musica. Cantare era ciò che le serviva per rilassarsi, ma non solo, anche poter ascoltare infiniti brani attuati e passati avevano un potere potentissimo sull'animo di Isabel. Dopo l'esperienza del rapimento, era sempre più difficile poter ritrovare la propria strada, ma cominciando dalle cose semplici, Isabel era riuscita pian piano a riprendere in mano la propria vita, nonostante i dubbi e quesiti fossero ancora molti. Almeno una volta a settimana, era tradizione per l'esperimento far visita al negozio di musica presente in città e, nonostante non fosse come quello che solitamente frequentava a New York, doveva ammettere che qualche chicca era riuscita a trovarla. Quel venerdì mattina, complice il fatto che l'ultima lezione al college fosse stata annullata per mancanza del professore, era la giornata giusta per fare una capatina al Rock & Buy, poco distante da dove si trovava. Infiniti brani e album erano presenti nel negozietto dove si trovava ora la Hughes, alcuni più recenti, altri più datati ma fu quando intravide una testa rossa come il fuoco che fu costretta a bloccarsi. Conosceva i Seered, come non conoscerli, Ashley era una delle sue migliori amiche, e Dylan era esattamente lì a pochi passi da lei. Da quando era successa tutta la questione del suo cambiamento, non v'era più stata occasione di parlare con Ashley, figuriamoci con Dylan. Con un sospiro decisamente più sonoro di quanto non avesse voluto, osservò con più attenzione il ragazzo chiedendosi se fosse meglio avvicinarsi o lentamente uscire dal negozio. Che diavolo doveva fare?
Dylan Marcus L. Seered
Se c'era un luogo in tutta Ravenfire — lago a parte ovviamente — in cui Dylan ritrovava totalmente se stesso, in cui poteva per un istante e abbandonare la messinscena del perfetto figlio di Edward Seered dedito alla famiglia, al cognome, alle regole, ed a i doveri, quello era il negozio di musica con il suoi vinili, i suoi cd, i suoi libri riguardo l'argomento. Era un periodo di enorme riflessione, quello, per il giovane rosso, da quando la relazione con Nevil era diventata una costante — e non che lo avesse creduto sin da subito, non era il tipo d'infilarsi a caso nei letti altrui senza provare sentimenti o quantomeno vero interesse — egli aveva sentito più forte che mai il richiamo della speranza che lo spingeva a non arrendersi, a non smettere di fomentare la rivolta che avrebbe condotto suo padre alla defenestrazione definitiva, a schierarsi, seppur non ancora apertamente, dalla parte di Ashley e consegnare a lei il potere. Certo, anche prima dell'arrivo del dooddrear la sua mente pianificava strategie per l'eliminazione dai giochi del genitore, ma non era per sé che lo faceva, era per le sue amate sorelle che meritavano una Ravenfire migliore, libera da idee razziste inutili. Adesso, però, le carte in tavola erano cambiate, adesso v'era anche il suo futuro in ballo, la felicità, quel benessere che Edward gli aveva tolto impedendogli di perseguire il suo vero sogno, ovvero la musica, perché no, non era abbastanza per uno che portava l'incombenza di quel nome. E dunque s'era decido a muovere le pedine sulla scacchiera, lo scacco matto non era ancora vicino, suo padre era potente, era astuto, era un nemico assolutamente da non sottovalutare, ma nemmeno lui lo era, del resto era comunque sangue del suo sangue, manipolazione e doppi giochi erano il suo pane quotidiano. Tuttavia, affinché una strategia riuscisse perfettamente, era necessario che chi ne tirava i fili avesse la mente lucida, calma, fredda, dunque servivano momenti in cui si doveva staccare la spina, era ciò che stava facendo in quel momento, il rosso, quando una presenza poco distante attirò immediatamente i suoi occhi. Rimase per un attimo attonito, indeciso sul da farsi, non vedeva Isabel da lungo tempo, non aveva idea di come avrebbe potuto reagire a lui. Ma Dylan non era un codardo, affrontava sempre tutto di petto, quindi avanzò verso di lei, con un sorriso appena accennato. « Se non vuoi vedermi cambio reparto. » Esordì, con tono però assolutamente esente da accuse o nervosismo, anzi. Albergava, nel suo cuore, la vana speranza che l'amica non lo scacciasse, teneva a lei, certamente sarebbe finito con il rimanervi decisamente male.
Isabel Amethyst M. Hughes
Impossibile sperare che il rosso non la vedesse, impossibile sperare che il loro incontro avvenisse in un luogo più appartato, ma Isabel non era mai stata il tipo di ragazza che si tirava indietro davanti alle situazioni difficili. In fondo, ciò che stava affrontando non era affatto una cosa così semplice, no? Con un lungo e forte sospiro che le fece perfino alzare le spalle, la Hughes alzò lo sguardo sul volto del giovane, l'amico di sempre e e quegli occhi che avrebbe ricordato ancora e ancora. Erano la rappresentazione della sincerità, della preoccupazione, ma anche attenti ad ogni dettaglio e con quelle parole, Isabel non poté non intristirsi per il suo stesso comportamento. « Non devi andartene a causa mia, è da stupidi. » Disse la newyorchese con reale sincerità. Sentiva il suo tumulto interiore, la di lui agitazione pronta a dilagare ma sperò dentro di sé che riuscisse a rimanere calmo. Era difficile per la giovane tenere a basa le sue sensazioni, il suo desiderio di instillare nel prossimo visioni di paura e morte, ma mai avrebbe voluto farlo con Dylan. Le sue labbra divennero una linea, un angolo di queste alzato mostrando un sorriso appena accennato e solo quando si sentì più sicura avanzò di un passo, stando però attenta a non sfiorare nemmeno erroneamente il giovane dai capelli rossi. « E' bello vederti, Dylan. »
Dylan Marcus L. Seered
V'era un aspetto di sé che Dylan mai avrebbe cambiato, neppure se un giorno non lontano avrebbe dovuto sacrificare la sua stessa vita per esso, ed era la lealtà nei riguardi di chi riteneva amico. Benché il cognome che portava avesse alzato ampi muri tra lui e chi gli stava intorno e ben pochi erano coloro che potevano fregiarsi di tale titolo, — quasi nessuno, infatti, andava oltre le dicerie od il terrore imposto da quell'insieme di lettere — il giovane rosso era loro fedele, scegliendo puntualmente il loro benessere al suo personale interesse. Godeva di un animo intriso di sani principi egli, un animo sognatore, idealista, un animo forgiato dai grandi romanzi cavallereschi letti da bambino, un animo colpito e dilaniato dalla follia di chi lo aveva messo al mondo, un animo che, tuttavia, non s'era mai arreso. Non conosceva il rancore, il Seered, e per questo non ne portava ad Isabel pur essendo ella svanita a lungo, senza dirgli una sola parola. Che le era successo? Non glielo avrebbe chiesto, era un altro il quesito che premeva per lasciare le sue labbra. « Stai bene? » Ecco cosa gli interessava sapere, questo e null'altro. Non la vedeva particolarmente sciupata, il suo bel viso era ancora tale, così come la sua figura. Forse, però, quella era solo apparenza, il finto sorriso disegnato sulle di lei labbra non lo convinceva affatto: quella non era la vera Isabel, non quella che Dylan aveva conosciuto.
Isabel Amethyst M. Hughes
Il rapporto con la sorella minore, Ashley, aveva subito una battuta d'arresto, ma quello con il rosso, beh, s'era ghiacciato completamente. Per quanto fossero stati legati in passato, ora tutto era cambiato perché ad essere cambiata era stata lei. Crebbe nella giovane una sensazione quasi di disagio che tuttavia non sapeva da chi dei due provenisse, e stringendosi nelle spalle, Isabel cercò di inspirare profondamente. Piccoli e lunghi respiri facevano sì che si calmasse e mostrasse con più enfasi quel sorriso appena accennato. « E'... E' difficile dirlo, ma sto bene. » Erano parole non semplici per la newyorchese, ma raccontare ciò che le era accaduto era fin troppo arduo. Inoltre, che cosa sapeva Dylan di tutto ciò che aveva dovuto affrontare? Le di lei labbra si incresparono per un momento ripensando a come dovesse partire da zero nella maggior parte dei suoi legami. Con Ashley s'era creata inevitabilmente una sorta di lontananza che aveva portato le due amiche ad avere una breve pausa, per non parlare del suo rapporto con Rosalie, messo a dura a prova dall'ennesima sfida, per non parlare di ciò che condividevano lei, Camille e James. Ma in qualche modo avrebbe dovuto incominciare, no? « E tu? E' passato così tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti... »
Dylan Marcus L. Seered
Fu un sopracciglio il primo a reagire a quelle parole, guizzando leggermente in alto, un movimento impercettibile ma vero. Come poteva, si chiedeva il giovane rosso, Isabel affermare di stare bene dopo ciò che le era successo? Forse lei non ne era conscia, — e di certo lui non sarebbe stato così stupido da rivelarglielo, non amava essere un membro del Consiglio, ma ne rispettava le leggi e quanto in esso veniva rivelato — ma lui, come tutti gli altri rappresentanti, era al corrente della sua sparizione e del suo essere divenuta improvvisamente, dal nulla, una creatura sovrannaturale, era una delle questioni che tenevano banco nelle riunioni. Non era chiaro come questo potesse essere accaduto, né se vi fosse qualcuno dietro e nel caso specifico chi, ma la mora era sotto la lente d'ingrandimento dell'organo che si occopuva di tutte le creature di Ravenfire, probabilmente era per questo che scappava da lui. Non l'avrebbe certamente costretta, era ovvio, ma neppure lasciata andare completamente, teneva a lei, era una cara amica. « Isabel, io ci sarò sempre, ricorda solo questo, non importa cosa ci sarà di mezzo, sarò sempre dalla tua parte. » Ed era chiaro il fine doppio senso con chiaro riferimento ad eventuali provvedimenti che presto o tardi il consiglio avrebbe preso. Era fatto così, egli, sarebbe sempre stato leale alle persone a lui care, anche a costo di finire giustiziato. « Sono accadute diverse cose, ma non posso lamentarmi.» No che non poteva, al college andava tutto bene, in ospedale anche, in più aveva Nevil ora, benché la loro relazione dovesse restare segreta. Tutto sommato era un uomo felice.
Isabel Amethyst M. Hughes
Ogni volta che Isabel si ritrovava allo scoperto per le strade di Ravenfire, si sentiva sotto una lente di ingrandimento. Chiunque la conoscesse e la incontrasse le chiedeva la medesima cosa, come stava, eppure mai una volta la giovane era riuscita a trovare il coraggio di dire come stessero andando realmente le cose. Era trascorso un anno o poco meno dal suo rapimento, un anno pieno di insidie, di turbamenti emotivi e non solo, un anno in cui aveva perfino creduto di essere diventata pazza, ma in qualche modo sembrava che la newyorchese ne fosse uscita. Si ritrovò ad umettare le labbra, trovandosi quasi in difficoltà a rispondere soprattutto perché come avrebbe dovuto comportarsi con Dylan? Aggrottò appena la fronte, un movimento pressoché impercettibile, ma si costrinse a sorridere per quanto poté. « Io... Non so cosa dire, ma grazie Dylan. » Si sentiva a disagio la giovane, si sentiva come se non dovesse nemmeno trovarsi lì e quello stupido desiderio di musica doveva passare necessariamente in secondo piano. Perché aveva dovuto assecondare quella stupida ispirazione che le era venuta? Perché non poteva semplicemente starsene a casa? Dylan era il fratello di Ashley, non poteva non sapere che cosa fosse realmente successo, ma dirlo ad alta voce? No, impossibile. Con un passo incerto, Isabel indietreggiò, scosse per un momento il capo e rispose con un tono di voce fin troppo flebile per la mora. « E' meglio... E' meglio che vada, ma sono contenta di averti rivisto. Stammi bene, rosso... »
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
1 note · View note
Photo
Tumblr media
     🥀📸     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄       𝐥𝐚𝐮𝐫𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭 & 𝐝𝐲𝐥𝐚𝐧 𝐦𝐚𝐫𝐜𝐮𝐬       ❪    ↷↷     mini role ❫       p  i  z  z e  r  i  a       06.07.2020  —  #ravenfirerpg
Quanti pensieri aveva la giovane di casa Seered quando giunse in quel luogo che considerava la sua personale pace dei sensi. Il profumo di legna, infatti, e di pizza si sentiva in ogni dove provocando quel senso di fame che difficilmente avrebbe tenuto sotto controllo ancora a lungo. Tante erano le passioni di Laurel, dal disegno allo shopping, ma mai avrebbe rinunciato alla pizza o a un hamburger, e il fratello sapeva meglio di chiunque altro. Prese posto su uno dei tavolini fuori prima di continuare il disegno che aveva iniziato poco prima di uscire. Si trattava di una sponda del lago, dove le fronde degli alberi sembravano accarezzare lo specchio d'acqua e creare quelle piccole minuscole onde irresistibili da disegnare. Faceva scivolare la matita con una concentrazione tale per cui non sentì nemmeno il giovane arrivare e solo quando vide una mano agitarsi davanti al suo campo visivo, Laurel riuscì a staccarsi e guardare Dylan con un leggero guizzo alle labbra.
« Scusami, dovevo assolutamente finirlo... »
Dylan Marcus L. Seered
S'agitava ancora la tempesta nell'animo di Dylan, una tempesta che aveva travolto ogni cosa sino ad allora ben ordinata dalla fredda logica di cui dal primo vagito era seguace, con violenza, lasciando nulla di più che polvere, cenere e macerie. Erano stati mesi difficilissimi quelli per il giovane veggente dalla fulva chioma, la sua famiglia aveva subito uno scossone non indifferente e le cose s'erano fatte ancor più complesse di quanto già non fossero, costringendo anche lui a scoprire carte che per dieci anni erano state ben celate, destinate ad essere giocate al momento opportuno. Ed era giunto quest'ultimo, era giunto nel momento in cui il colpo di stato era stato organizzato ed egli s'era ovviamente schierato apertamente al fianco di sua sorella Ashley, da sempre ritenuta da lui la più adatta a ricoprire il ruolo di rappresentante dei veggenti, dimostrando al loro padre quanto in realtà non gli fosse mai stato fedele, ma lo avesse assecondato unicamente per tenerlo buono mentre tramava alle sue spalle. Non s'era assolutamente pentito di tal mossa, ma era innegabile che il costo che aveva dovuto pagare era stato altissimo e le conseguenze d'esso le stava vivendo ora, sulla sua pelle, senza tuttavia parlarne a nessuno: tutti avevano già i loro problemi, i suoi doveva gestirli da solo. S'era infatti enormemente indurito il muscolo cardiaco che in petto gli dimorava, impregnato ora di un profondo desiderio di vendetta nei confronti di chi, per ventiquattro anni, aveva fatto di lui e delle sue sorelle burattini ai suoi ordini, spezzando speranze, sogni, gioie, tutto: Edward avrebbe pagato sino all'ultimo dei suoi peccati. Ed era per questa ragione che aveva intensificato gli allenamenti, non poteva proteggere nessuno né affrontare nessuno se non diveniva più potente, era solo un quarto livello e no, non andava bene. Certo, lui dei poteri non s'era mai interessato troppo, in realtà gli erano sempre stati sgraditi, ma ora non poteva più esimersi, doveva divenire un Seered a tutti gli effetti, proprio come l'adorato paparino per anni aveva agognato. Tuttavia, aveva giurato a se stesso di non divenir mai un essere ignobile come il genitore, di conseguenza stava facendo di tutto affinché il rapporto con le sue sorelle non risentisse, quel giorno sarebbe toccato alla più piccola, Laurel. Da lei si stava recando, sapeva che fosse ghiotta di pizza, dunque le aveva dato appuntamento dove essa veniva prodotta, così da poter trascorrere insieme il tempo, in tranquillità. « Laurel, Laurel! Da quando non presti più la dovuta attenzione al tuo fratello preferito? Mi ritengo offeso. » Affermò, fingendo un disappunto che in realtà non provava affatto. Non poteva, però, dirsi contento per lo stato d'animo della giovane, gli pareva fosse divenuta più taciturna, introversa, non voleva si sentisse sola o abbandonata. « Sei brava, sai? Potresti diventare una grande artista. Dimmi, va tutto bene? » Anche se probabilmente Edward avrebbe impedito anche a lei di realizzare i suoi sogni, come aveva già fatto con lui e con Valerie. Stavolta però, Dylan era pronto a contrastarlo, le cose erano molto cambiate ormai.
Laurel Tempest A. Seered
La preoccupazione negli occhi del fratello era ben visibile quando quest'ultimo si palesò nel suo campo visivo. Preoccupazione che era infondata agli occhi della veggente ma che comprendeva perfettamente: in fondo anche Laurel era preoccupata per le sue sorelle, e quel sentimento che intercorreva tra di loro era impossibile da spezzare. Posò con cura la matita che fino a poco prima reggeva nella mano destra e ridacchiò non un leggero movimento del capo a quella battuta. Erano settimane che non incontrava Dylan, per un motivo o per l'altro, eppure in cuor suo sapeva di dover ammettere che la colpa era anche sua: s'era isolata. La situazione con la sua famiglia e il golpe avvenuto qualche mese prima avevano incrinato non poco quella apparente spensieratezza tra fratelli. Ognuno di loro aveva i propri problemi da affrontare, eppure vi era un'unica cosa che li accomunava, nessuno di loro trascorreva troppo tempo tra quelle quattro mura che un tempo consideravano casa, Laurel in primis. « Oh andiamo... Tu devi scegliere tra ben tre sorelle, dovrei essere io a sentirmi offesa. » Disse la veggente prima di riporre anche il blocco nella sua tracolla che aveva momentaneamente poggiato al lato della sedia. Era incredibile come riuscisse a trovare sempre un luogo dove disegnare, dove prendersi quella spensieratezza che ormai era stata strappata via tempo prima. Nonostante, infatti, non avesse ancora deciso cosa fare del suo futuro, la Seered sapeva che il disegno avrebbe fatto parte di lei per sempre, ed era l'unica certezza a cui sentiva di affidarsi in quel momento. « Va tutto bene, Dylan... Non dovresti agitarti, sai? E poi anche se sono la piccola di casa, non sono più una bambina, dico davvero. E ti ringrazio, ma lo sai meglio di me, ancora non ho deciso... Diamine non sono nemmeno convinta di aver scelto arte contemporanea al college! E tu, piuttosto? Sono settimane che non ci incrociamo nemmeno per sbaglio... »
Dylan Marcus L. Seered
Non passava giorno, da quando il caos s'era abbattuto sulla città e sulla sua famiglia in particolare, che Dylan non pensasse d'esser stato un pessimo fratello, non solo per la giovane che aveva ora dinanzi alle iridi scure e ch'era la più piccola di casa, ma anche per le restanti due sorelle, Ashley e Valerie. Era ben conscio che tutta la distanza che sentiva bene essersi instaurata tra tutti loro fosse unicamente colpa di un padre tiranno ed insensibile che altro non aveva fatto che aizzarli gli uni contro gli altri come fossero stati bestie feroci ed affamate, tuttavia non riusciva a togliersi dalla testa, l'unico maschio di Edward Seered, che in parte fosse responsabile anche lui, considerando il mutamento caratteriale che stava subendo e che inevitabilmente lo aveva costretto a chiudersi sempre più in sé ed ad indurirsi. Stava cercando di porre rimedio, in ogni caso, non voleva fare ancora il gioco del genitore e divenire una sua copia proprio ora che il suo dominio era venuto meno, doveva accorciare i metaforici chilometri che lo separavano dalle sorelle, da Laurel soprattutto. « Difatti ho così tanta difficoltà a scegliere tra voi tre che ho deciso di dare un pezzo del mio cuore a tutte! Così non dovrete litigarvi il vostro amato fratellino. » Rispose, con evidente ironia, certo che anche la minore scherzasse. Non avrebbe mai potuto, infatti, privilegiare una di loro, erano tutte importanti allo stesso modo per lui, avrebbe sacrificato la sua stessa vita pur di tenerle al sicuro da tutto e tutti, aveva addirittura ripreso ad allenarsi con intensità con il chiaro scopo di fare capire ad Edward che non era più un bimbetto incapace e che non gli avrebbe mai più reso la vita semplice. « Non ti considero una bambina, piuttosto una giovane e meravigliosa donna che sta iniziando a camminare da sola, ma di cui comunque non intendo perdermi un attimo. Non ti opprimerò mai, ma puoi contare su di me per tutto. E visto che mi fido ciecamente di te e so che non mi tradiresti mai, ho qualcosa di cui parlarti. » Laurel non era mai stata coinvolta troppo negli affari di casa, tutti tendevano sistematicamente ad ignorarla, ma lui no, lui voleva coinvolgerla nella sua vita attivamente e farla sentire parte di essa: era dunque il momento di svelarle il suo più grande segreto.
Laurel Tempest A. Seered
L'indecisione che aleggiava nella mente della veggente era ormai risaputa ai componenti della famiglia Seered, che più di una volta aveva tartassato con dubbi e domande senza fine. Non era infatti convinta della sua scelta, eppure sapeva che le piaceva disegnare, almeno fino a quel momento. Ciò che ne sarebbe stato del suo futuro, non poteva dirlo con esattezza, tante strade erano pronte ad aprirsi davanti a lei ma quale fosse quella giusta era ancora un mistero. Lo sapeva bene il giovane che ora le stava di fronte, l'unica persona di genere maschile che fosse realmente per le un punto di riferimento e che ora più che mai stava dimostrando davvero a tutta la famiglia. Il sorriso più sincero comparve sulle di lei labbra prima di ridacchiare con quella spensieratezza che ormai sembrava un ricordo lontano. Le mancava molto il fratello maggiore, sapeva anche qualcosa bolliva in pentola, ma mai una volta avrebbe ficcanasato nelle sue cose, avrebbe parlato lui nei modi e nei tempi che meglio avrebbe creduto. « Un amato fratellino estremamente sfuggente! » Commentò la veggente prima di diventare a poco a poco più seria mentre le parole del fratello cominciarono quasi a spaventarla. Laurel non era mai stata coinvolta negli affari di famiglia, e in qualche modo le era sempre andata bene così eppure lo sguardo di Dylan tradiva una scintilla che dimostrava che quel discorso sarebbe stato importante, molto importante. « Mi stai spaventando, fratello... Che succede? »
Dylan Marcus L. Seered
Lo aveva sempre detestato Dylan, aveva sempre odiato che la più piccola delle sue sorelle non venisse né considerata né tantomeno coinvolta negli affari di famiglia, scartata a priori come fosse uno scarpone vecchio ed inutile solo perché di livello basso. Era ancora molto giovane, Laurel, avrebbe avuto modo e tempo per migliorare, ma come poteva farlo se nessuno le dimostrava che anche lei era importante alla pari di tutti? Era chiaro che molto spesso si fosse sentita abbandonata, ed aveva ragione, Edward le aveva distrutto la vita nel medesimo modo in cui aveva fatto con i restanti di loro, aizzandoli gli uni contro gli altri, togliendogli la speranza, i sogni, tutto: era stato un pessimo genitore. Tuttavia, benché forse poco apprezzato per ciò, Dylan stava facendo di tutto pur di rimediare ai danni che quell'uomo aveva fatto, fortificando i rapporti con le sue sorelle sono ad allora trascurati, aveva iniziato con Valerie, ora toccava alla piccola di casa. « Lo so, sono stato più assente del solito, scusami. Non è stato per disinteresse nei tuoi confronti, anzi, sai bene che sono qui, anche se non tendo a farti interrogatori asfissianti perché non voglio farti sentire sotto esame perenne. Ho le mie ragioni che sto per spiegarti. » Era vero, lui era radicalmente opposto ad Edward, non stava con il fiato sul collo della minore, le permetteva di vivere, di camminare da sola, di errare anche, cosicché potesse crescere adeguatamente forte. Poi fece calare per un attimo il silenzio, prese un lungo respiro e sollevò le iridi nelle sue, pronto a dirle tutto. « A novembre dello scorso anno ho conosciuto un ragazzo, tra noi è scattato immediatamente qualcosa ed è stato inevitabile finire insieme. Il problema sta nella sua natura, è un dooddrear, capirai dunque bene che niente deve arrivare alle orecchie di nostro padre. Tu, Ashley e pochi altri siete gli unici a sapere. » Confessò con tono basso, certo che Laurel non si sarebbe scandalizzata nel sapere che suo fratello aveva un ragazzo e non una ragazza, era sempre stata conscia che fosse pansessuale e di conseguenza non badasse ad un organo genitale. Probabilmente era altro che l'avrebbe preoccupata, era pronto ad ascoltarla.
Laurel Tempest A. Seered
La veggente sentiva quella sensazione alla base della schiena dove le si annidavano le emozioni, dalla rabbia alla paura, ed in quel momento in qualche modo era preoccupata da ciò che avrebbe potuto dire il fratello maggiore. Un piccolo cipiglio s'era creato sulla fronte nel mezzo delle sopracciglia rendendo la Seered ancor più preoccupata. Era pronta ad ascoltare ogni cosa, ad accettare qualunque cosa Dylan fosse pronto a confessare ma l'argomento era più che sconosciuto. Prese un sorso d'acqua prima di allungare una mano e posarla sul braccio del fratello. Sapeva quanto tenesse alla famiglia, quanto volesse aggiustare gli errori del padre, e di certo non gli faceva una colpa della sua assenza. « Non devi scusarti né tanto meno giustificarti con me Dylan... Non devi correre da me ogni volta, so che non ho avuto lo stesso trattamento di Valerie, o anche solamente il tuo... Ma non per questo non devi cercare di riparare agli errori di nostro padre. » Credeva seriamente nelle proprie parole, e sapeva che l'assenza del fratello maggiore non derivava affatto dal suo menefreghismo. Tutti avevano una vita, tutti avevano impegni più o meno assidui, ma non poteva non ammettere che le avessero fatto piacere quelle semplici affermazioni. Solo quando lo vide pronto a proseguire, Laurel lasciò andare la presa sul di lui braccio ed attese con trepidazione. Non attese più di qualche istante prima che ogni cosa diventasse più chiara nella di lei mente, prima di rendersi conto che il suo amato fratello sembrava aver trovato la sua anima gemella. Non era scioccata dal fatto che fosse un ragazzo, sapeva benissimo che Dylan era pansessuale, e mai una volta l'avrebbe giudicato, non era nemmeno il tipo, eppure ciò che realmente preoccupava la rossa era la razza. « Oh Dylan... Non dovevi tenerlo nascosto così tanto a lungo. Non dovevi aver paura della nostra reazione, perché sai che per ogni tua decisione sia io che Ashley ti sosterremo! Ma... un dooddrear? E' proprio di famiglia, eh? » Inspirò a lungo prima di portare nuovamente la mano sul braccio del fratello e dargli così tutto il suo sostegno. Sapeva che la situazione non era facile e poteva solamente immaginare quanto dovesse arduo dover affrontare l'ignoranza dei più, ma non voleva che questo potesse essere motivo di frattura tra loro.
Dylan Marcus L. Seered
« Beh, in realtà sono piuttosto felice che tu non abbia subito il mio trattamento, non vorrei mai che tu vedessi il tuo sogno ridotto in polvere dinanzi ai tuoi occhi perché " strimpellare due note non è all'altezza di un Seered". » Non v'era ovviamente invidia in tali parole, — che invidia poteva esserci per una ragazzina cresciuta ignorata da chiunque? Nessuna — anzi, sollievo traspariva da esse, poiché no, neppure al suo peggior nemico augurava di vedersi depredato dei suoi sogni, delle sue speranze, di ciò che lo faceva sentire vivo unicamente a causa di un dannato cognome che altro non era che un agglomerato di lettere come molti per lui, non certamente qualcosa di cui fare sfoggio. Aveva vissuto una vita da incubo, il rosso, una vita costretto a fare cose che non desiderava, a partire dall'imposizione di studiare pediatria, passando per feroci allenamenti per potenziare i doni derivanti dalla veggenza, finendo con il divieto assoluto di suonare anche una sola nota in casa o fuori: splendido il trattamento che aveva ricevuto, non c'era dubbio. Ecco perché, nonostante la disperazione iniziale, aveva alla fine preso in mano la sua vita, facendo sì ciò che il genitore voleva, ma non scordando i suoi desideri: suonava ancora in gran segreto, al lago, lontano da lui e postava tutto sotto falso nome su YouTube. Poi il discorso si spostò sulla sua situazione sentimentale, la reazione di Laurel fu esattamente ciò che si aspettava, dolce, di supporto, degna del sostantivo sorella e del legame che li univa. Addirittura gli strappò un sorriso, a quanto pareva sì, era di famiglia amare dooddrear. « Spero che tu ci smentisca. Grazie piccola, ora mangiamo questa pizza, so che sei qui per questo! » Concluse, con l'animo decisamente più sereno e leggero. Era felice di essersi aperto con Laurel, estremamente felice.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
0 notes
midsvmmars · 5 years
Text
 CHARACTER NAME MASTERLISTS
under the cut are name ideas for your characters (with meaning) if you're struggling to find one that fits! there is a mixture of generic and odd names, but overall underused in the rpc! they will be seperated into female, male, and unisex!! i hope this helps, and if you need anymore name ideas don’t be afraid to send me a message for some more! i might make a part two if i find or remember more names that weren’t here!!
Tumblr media
female:
joanna/johanna/joanne - gift from god
roxanne - dawn of the day
claudia - lame
suzanne - lily
nancy - grace
audrey - noble and strong
calliope - beautiful voice
paulette - small and humble
kiana - ancient
lorelai - to watch a cliff/ambush cliff
effy - well spoken
renata - born again
darby - free from envy
darcy - dark
greta - pearl
mellie - brave strength
veena - musical
brandy - flaming torch
shannon - wise river
sionna - possessor of wisdom
daisy - day’s eye
lara - famous, protection, and cheerful
margot - pearl
lynette - bird
alice - noble
edie - prosperous in war
rosemary - dew of the sea, bitter rose
nicolette - people of victory
lana - harmony
siobhan - the lord is gracious
helen - bright, shining light
helena - bright, shining light
yelena - shining one
natalia - birthday of the lord
enya - fire
anya - grace
samantha - told by god
felicity - good fortune
ramona - wise protector
matilda - battle mighty
bronwyn - white breast
laura - bay laural
blanche - white
cassandra - prophetess
bonnie - beautiful, cheerful
nadia - hope
colette - people of victory
alyssa - noble
sabrina - river severn
beverly - dweller near the beaver stream
heather - a flowering evergreen plant
elodie - foreign riches
melody - song
posy/posey - a bunch of flowers
zelda - dark battle
libby - pledged to god
luna - moon
adina - slender, delicate
rhiannon - divine queen
dolores - lady of sorrows
dorothy - gift of god
agatha - good woman
hannah - grace
cher - beloved
alicia - noble
mina - protector
vanessa - literary invention, butterfly
marcella - warlike
marisa - of the sea
nora - light
janine - god is gracious
valentina - strength, health
valencia - brave, strong
ada - noble
jasmine - flower
magdalena - of magdala
gwendolyn - white ring
sophie/sophia/sofia - wisdom
letitia - joy, gladness
nicole - people of victory
naomi - pleasantness
hilda - battle woman
katerina - pure
audra - noble strength
wendy - friend
viola - violet
tilly - battle mighty
bernadette - brave as a bear
birdie - bird
mara - bitter
imogen - maiden
eloise - healthy, wide
amaya - night rain
amara - grace, bitter
mya/maya - water
diana - divine
anastasia - resurrection
genevieve - woman of the race
angelica - angelic
celine - heavenly
chrissa - follower of christ
myrtle - a flowering shrub
odessa - wrathful
beatrice/beatrix - she who brings happiness
winifred - blessed peacemaking
marnie - rejoice
velma - resolute protection
eleanor - light
elizabeth - pledged to god
ophelia/ofelia - help
gemma - precious stone
greta - pearl
christine - anointed
daphne - laurel or bay tree
juliette - youthful
amber - jewel
dinah - god will judge
danika - morning star
esther - star
marisol - mary of sun or solitude
mariella - bitter or wished for child
mariel - bitter
muriel - of the bright sea
phoebe - radiant, shining one
winona - firstborn daughter
olivia - olive tree
jessica - rich
yvonne - yew wood
camila - young ceremonial attendant 
marcia - warlike
carrie/kerry - free man
victoria - victory
chloe - blooming, fertility
sabine - woman of the people
veronica - she who brings victory, true image
rachel - beautiful in form and countenance
wilhelmina - resolute protection
odeya - i will thank god
tabitha - gazelle
lacy - belonging to lace
willow - willow tree
charisma - charismatic
sarah - princess
sally - princess
cordelia - heart, daughter of the sea
jade - stone of the side
violet - purple
isadora - gift of isis
barbara - foreign woman
moxie - know how
brittany - from briton
dionne - divine
sonia/sonya - wisdom
sibyl - seer, oracle
mallory - unfortunate
male:
warren - park keeper
fitzgerald - son of gerald
fitzwilliam - son of william
tiago - saint james
gideon - hewer
clinton/clint - hilltop town
diego - supplanter
simon - the listener
charles - free man
zachary - the lord has remembered 
edward - wealthy guardian
trevor - from the large village
gregory - vigilant, a watchman
gerald - ruler with the spear
holden - hollow valley
richard - dominant ruler
ronan - little seal
roman - of rome
frank - free man
peter - rock
stanley - near the stony clearing
sebastian - revered
fletcher - arrow maker
steve - garland, crown
jimmy - supplanter
dewey - beloved
james - supplanter
michael - who is like god?
garfield - triangle field
ethan - strong, firm
clive - lives near a cliff
owen - young warrior
jackson - son of jack
christopher - bearer of christ
ernest - serious or resolute
jeffrey - pledge of peace
dean - church official
leonard - brave lion
romeo - pilgrim to rome
duncan - dark warrior
trent - the flooder
malcom - malevolent, devotee of saint columba
roy - red haired
ross - upland, peninsula 
bernard - strong, brave as a bear
jared -  he descends
enrique - estate ruler
axel - father of peace
zayn/zane - god is gracious
xavier - new house or bright
zander - defending men
vincent - conquering
duke - nobility
bo/beau - handsome
william - resolute protection
finn/finnegan - fair
clyde - river
hunter - one who hunts
benjamin - benevolent, son of the right hand
garrett - spear strength
hugo - mind, intellect
oscar - god spear, deer lover, champion warrior
dante - enduring
enzo - estate ruler
mateo - gift of god
wyatt - brave in war
seth - appointed, placed
jay - jaybird
carlos - freeman
logan - small hollow
ace - one, unity
henry - estate ruler
eric/erik - eternal ruler
timothy - honoring god
kent - edge
frederick - peaceful ruler
nicholas - people of victory
anthony - priceless one
asher - fortunate, blessed
dimitri - follower of demeter
sean/shawn - god is gracious
gabriel/gabe - god is my strength
timothy - honoring god
colin - pup
jameson - son of james
conrad - brave counsel
alexander/xander - defending men
harvey - battle worthy
oliver - olive tree
lance - servant
rupert - bright fame
johnathan - gift of jehovah
robert - bright fame
dustin brave warrior, thor’s stone
alberto - noble, bright
nolan - champion
marcus - warlike
elias - yahweh is god
fernald - from the fern slope
klaus - people of victory
jaques - supplanter
bertrand - magnificent crow
atticus - from attica
cole - swarthy, coal black
darian - kingly or possess well
andrew - strong and manly
joshua - the lord is my salvation
joss - the merry one
albert - noble, bright
felix - happy, fortunate
andre - man
maxwell - great stream
maximillian - greatest
willard - resolutely brave
raphael - god has healed
marius - god of war
scott - from scotland
kane - warrior
homer - security, pledge
caleb - devotion to god
alfred/alfie - wise counselor
randy - shield wolf
conner/connor - lover of hounds
unisex:
ashley - lives in the ash tree grove/meadow of ash tree’s
jordan - flowing down
rowan - little redhead
aspen - quiver in the lightest breeze
sutton - from the southern homestead
dylan - child of the sea
shaw - lives by the thicket
cody/kody - helpful, pillow
dakota/decota - friendly one
riley - courageous
reese - ardent, fiery
kendall - valley of the river kent
peyton/payton - fighting mans estate
taylor - tailor
blake - fair haired, dark
arden - valley of the eagle
rory - red king
mica/micah - who is like the lord
wren - spear
spencer - keeper of provisions
maddox - fortunate
lennox - elm grove
casper/kasper - treasurer
quinn - wisdom
casey - brave in battle
andy/andi - strong
drew - strong
jamie - supplanter
cameron - crooked nose
kolbey/colby/etc - from a coal town
regan - little king
aaron/erin - enlightened
max - greatest
gale/gail - my father rejoices
ty/tai - great extreme
kit - pure
morgan - sea born
renee - reborn
joey - jehovah increases
sloane - raider
andrea - strong
brooke - small stream
rooney - descendant of the champion
jackie - supplanter
shelby - estate on the ledge
harper - harp player
allison - noble
sandy - defending men
gal - wave
eman - belief, faith
miles - soldier, merciful
dashiell/dash - unknown
cooper - barrel maker
dale - valley
howard - high guardian or brave heart 
tyler - maker of tiles
mason/maysenne - stoneworker
rudy - famous wolf
ryan - little king
dorian - child of the sea
shane - gift from god
drew - descendant of the druid
222 notes · View notes
isabelamethyst · 5 years
Photo
Tumblr media
     👑👠     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐢𝐬𝐚𝐛𝐞𝐥 𝐚𝐦𝐞𝐭𝐡𝐲𝐬𝐭 & 𝐝𝐲𝐥𝐚𝐧 𝐦𝐚𝐫𝐜𝐮𝐬      ❪    ↷↷     mini role ❫      r  a  v   e   n   f   i   r   e      07.03.2020  —  #ravenfirerpg      #ravenfireevent #ravenfireilconfine
Un odore acre aveva invaso le narici della newyorchese che, persa la cognizione del tempo, continuava a rimanere seduta per terra protagonista del proprio incubo personale. Ogni giorno era uguale, si ripeteva all'infinito e a parte qualche semplice parola scambiata con James, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Ricordava sempre più chiaramente particolari che aveva dimenticato, dettagli che le rimandavano alla mente quella dannata notte nel bosco, o forse chissà dove, ma dove tutto aveva avuto inizio. Ormai era, infatti, trascorso un anno e ora si ritrovava letteralmente in gabbia, privata della sua stessa libertà, privata di quel respiro che agognava sempre di più. Avrebbe voluto sgranchire le gambe, invece, l'unico movimento che fece fu solamente quello di alzare il capo quando sentì dei passi giungere non da troppo lontano. Stava arrivando qualcuno, il cuore sembrò esploderle nel petto e le mani divennero nuovamente ghiacciate, ma erano gli altri sensi a essere completamente impazziti. Inspirò una, due, tre volte e quando vide oltre le sbarre quei capelli rossi, serrò le labbra incapace di parlare, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. Era proprio davanti ai loro occhi, la prova che Isabel Hughes non stava affatto bene.
Dylan Marcus L. Seered
Fissi nel vuoto dinanzi a lui erano le iridi color nocciola, fisse come se stessero osservando qualcosa di preciso, ma no non era così, erano perse, perse come si sentiva il proprietario di esse, Dylan Seered ovvero. Non era certamente dotato di carattere remissivo, il rosso, non s'arrendeva se dinanzi si ritrovava un ostacolo, grande o piccolo che fosse, con ingegno ed intelligenza — ne era dotato in gran quantità, era grazie ad essi che ingannava da anni suo padre ed intesseva trame degne dei grandi strateghi della storia — lo affrontava, superandolo quasi sempre con un successo ampio. Tuttavia, come poteva farlo se in quel caso erano coinvolte persone che amava, persone care, amici? Certo, Dylan Seered era una delle persone più razionali di cui il pianeta era popolato, ma non era esente dal possedere un cuore, un cuore estremamente puro, un cuore che sapeva amare, fidarsi, essere altruista ed onesto. Ed era a causa d'esso che ora stava provando tutto quell'enorme dolore, un dolore sordo che non poteva esporre dinanzi agli occhi indagatori di Edward, v'era la sua vita in ballo ed anche quella di Ashley: non era tempo di scoprire le sue carte, doveva tacere e portare anche tale peso, l'ennesimo. Aveva le spalle ampie, non v'era dubbio, mai avrebbe infatti rivelato il segreto di Noah, neppure se posto sotto tortura, o quello di Nevil, ma la sua anima si stava crepando come l'intonaco sui vecchi muri, e da lì non entrava luce, ma solo pesta oscurità. Non era tempo, però, di badare a sé, doveva andare dai suoi amici, portare loro un po' d'ottimismo, promettergli che li avrebbe salvati, anche se non sapeva come fare. Ecco perché, quindi, per l'ennesima volta era sceso di sotto, ove i poveri malcapitati erano rinchiusi, diretto da colei che, era certo, stava subendo più di tutti quella terribile situazione, Isabel. Era una creatura leale e buona, ella, come poteva essere stata accusata di omicidio? No, Dylan non ci credeva, non l'avrebbe mai fatto, era innocente e doveva farglielo sentire.     « Sono io, Isa, non sono qui per farti domande, nessuno sa che sono sceso. Sono preoccupato per te, voglio sapere come stai, anche se è stupido, e dirti che io ti credo, sono dalla tua parte. »     Sussurrò, mentre osservava il volto dell'amica, sciupato ed ovviamente provato. S'avvicinò alle sbarre stringendo tra le dita, con la speranza di poter toccare le mani dell'altra, ma non certo che ciò sarebbe accaduto, magari anche lei lo credeva come suo padre, magari anche lei non si fidava più di lui.
Isabel Amethyst M. Hughes
Occhi impauriti continuavano ad osservare la figura che si stagliava in quell'ombra che ormai era diventata la sua stessa casa. Si sentiva oscura ancor prima di giungere in quel luogo, pensieri che non avrebbe mai dovuto nemmeno sfiorare accarezzavano la di lei mente, eppure quella condizione non le stava nemmeno così tanto stretta. Inspirò un paio di volte, ella si ritrovò perfino a sbattere le palpebre un paio di volte prima di capire che l'amico di sempre le stava tendendo la mano. Gli occhi passarono dapprima agli occhi che apparivano sinceri, colpevoli di un qualcosa che probabilmente non era nemmeno nelle di lui intenzioni, ma sentiva la sincerità impregnare quelle parole. Osservò poi la mano, restia a sfiorarla, restia a toccare qualsiasi essere umano ormai da così tanto tempo che aveva ormai dimenticato come fosse il piacere di un tocco. « Dylan... » Un suono, due semplici sillabe che sperava non si udissero ma che rimbombavano come spari in quella cella che ormai aveva girato in lungo e in largo. Isabel distolse per un momento lo sguardo, lo volse verso il muro su cui aveva affondato le proprie dita più di una volta per poi tornare ad osservarlo, con una nuova determinazione. « Non ho fatto niente, te lo giuro... Mi sembra abbastanza ovvio che io non stia bene. » Posò lo sguardo su di lui, in quegli occhi che sentiva sulla sua pelle e ricordando come il loro ultimo incontro al negozio di musica fosse nient'altro che una menzogna. Aveva mentito Isabel, non stava bene, ma come poteva dirgli che cosa era successo realmente? Scosse il capo in modo impercettibile, ben sapendo che lui stesso stesse seguendo il suo filo dei suoi pensieri. « Da quanto lo sai? E perché sei qui? »
Dylan Marcus L. Seered
Se v'era una cosa che il giovane Seered non sopportava di tutta quella situazione, era il fatto che i membri senior avessero deciso e compiuto quella scellerata mossa senza chiedere il parere dei loro figli, meno potenti, certo, ma ugualmente parte di quell'organo denominato Consiglio. Probabilmente non se n'erano accorti, — ed avevano commesso un grosso errore, logica insegnava che l'avversario non andava mai sottovalutato, in nessun caso, anche in quello in cui pareva più innocuo — ma i loro figli non erano più dei bambini incapaci di prendere decisioni, no, oramai erano uomini e donne pensanti, intelligenti e decisamente molto, molto contrariati. Che avessero fatto qualcosa, presto o tardi, era ormai cosa certa, nessuno di loro tollerava più le sciocchezze compiute da chi deteneva il potere, non solo perché stavano portando alla rovina il Consiglio intero, ma anche e soprattutto per il fatto che, ben presto, avrebbero distrutto la città intera ed i suoi abitanti e non era fattibile. Tuttavia, in quel momento la priorità era tirare fuori quei poveri innocenti dalla cella, al resto avrebbero tutti pensato dopo.     « Sì, sono io, sono Dylan. »     Le confermò, speranzoso che non lo guardasse con disprezzo come aveva già fatto Noah in precedenza. La verità era che non necessitava di altre accuse, Dylan, si sentiva già abbastanza in colpa così, anche se di colpe in realtà non ne possedeva alcuna.     « So che sei innocente e, ti prometto, ti giuro anzi, che uscirai viva di qui.»     E non erano frasi dettate da banalità o circostanza, avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere e non, per donare libertà a tutti i prigionieri detenuti ingiustamente. Perché era fatto così, il giovane Seered, idealista, sognatore e giusto, incredibilmente giusto, mai avrebbe permesso che il male potesse trionfare indisturbato anche a costo di sacrificare se stesso.     « Da diverso tempo, ma non ti ho mai detto nulla perché per me non è cambiato nulla, sei sempre la mia amica Isabelle, punto, non m'importa che tu non sia più umana. Sono qui per questo, per dirti che qui hai ancora un amico, un alleato.»     Pronunciò le ultime parole con tono più basso, nessuno doveva sentire, solo Isa, ed era certo che avrebbe capito cosa intendeva.
Isabel Amethyst M. Hughes
Il silenzio era rotto solamente da quel respiro che diventava, ad ogni secondo, più pesante mentre gli occhi erano incapaci di osservare quella verità che le stava di fronte. Il volto del rosso era lì, di fronte a lei, ad osservarla come fosse stata un animale, rinchiusa in una gabbia da cui era impossibile fuggire. La Hughes continuava a scuotere il capo, soprattutto dopo aver udito quella confessione che bruciava come sale su una ferita. Tutto era una menzogna, tutto il loro rapporto, quello con Ashley, con chiunque fosse venuto a contatto con lei. « E' cambiato tutto, Dylan... » Mormorò con un filo di voce, ben sapendo che tenendo quel livello di volume nessuno avrebbe potuto sentirli. Si portò le mani sul volto, muovendole lentamente in alto ed in basso, come se potesse trovare un po' di agognata pace, ma solo quando posò nuovamente lo sguardo sulla di lui figura, Isabel mostrò gli occhi illuminati da quelle chiazze color zaffiro. Era davvero innocente? Non conosceva nemmeno quel dannato Jacob di cui tutti parlavano, ma era successa una cosa qualche settimana prima e il fatto che se ne ricordasse solamente ora, la diceva proprio lunga. « Sei sicuro che io sia così innocente? Sono danneggiata, provo sensazioni che non mi appartengono e ho perfino pensato di essere diventata pazza, Dylan. Forse... Forse non sono così innocente, Dylan. » Nascose poi gli occhi nel proprio avambraccio, ripensando a come tutto la sua vita fosse stata stravolta e come quella sera nel bosco qualcosa fosse scattato in lei. Non poteva raccontare ricordi che non era nemmeno certa che fossero successi, ma la sensazione di disagio che s'era annidata dentro di lei, ora era più forte che mai.
Dylan Marcus L. Seered
Probabilmente mai Dylan avrebbe potuto comprendere a pieno cosa la povera Isabelle stesse provando, lui veggente c'era nato, non era divenuto tale da un momento all'altro, improvvisamente, dal nulla, nel bel mezzo di una esistenza vissuta da umano in tutto e per tutto. Innumerevoli dovevano essere state le rinunce che l'amica aveva dovuto fare, viaggi oltre il confine, progetti, sogni, piani, ma forse non era nemmeno questa la parte più pesante, più dolorosa, più terribile. Cosa si sentiva davvero nel ritrovarsi d'un tratto con un potere mostruoso e sconosciuto da gestire? Lo vedeva chiaramente dalle iridi scintillanti azzurro della giovane al di là delle sbarre, dal suo viso distrutto, dal suo piccolo ed esile corpo tremante di eccessiva sofferenza: devasto, solitudine, dolore, null'altro che esso. Letteralmente in pezzi stava finendo il cuore puro di Dylan Seered dinanzi a tale tragica scena, il suo legame con Isabelle era sempre stato forte, screvo da ogni doppio fine malizioso, quasi fosse parte della famiglia, non poteva sopportare di vederla in quel modo e non poter fare nulla di concreto, non abbastanza almeno. Quasi gli si bagnarono di lacrime le iridi nocciola, inutile si sentiva, benché non avesse intenzione di arrendersi, neanche una.     « Che i tuoi occhi siano azzurri o marroni, per me non fa differenza, sei sempre la mia Isabelle. Per caso a te è mai importato che io sia un Seered o un veggente? Per quanto tu ora ti creda un mostro, una creatura infernale e da evitare, non è così per me, non lo sarà mai. »     E non erano parole di circostanza, quelle, raramente il rosso s'affezionava a qualcuno, — anche perché in molti gli si avvicinavano solo per il suo cognome — ma quando accadeva gli era fedele, leale, per sempre. D'istinto avanzò ancora verso le sbarre, così che potesse guardare meglio, con la poca luce che c'era, il volto della sua interlocutrice e viceversa, cosicché potesse capire che non mentiva.     « Sì, sono fermamente convinto che tu sia innocente e niente, niente, mi farà cambiare idea. Sono persino disposto ad insegnarti a gestire i tuoi poteri ed usarlo solo per difesa. »     Quanti dooddrear erano creature benevole che si prodigavano per il bene altrui? Zoe, la sua mentore, era un medico devoto ai suoi pazienti e dall'animo buono, Nevil, il suo ragazzo, era la creatura più sensibile e pura mai vista, poteva esserlo anche Isabelle e lui era lì per aiutarla.
Isabel Amethyst M. Hughes
Dolore, tortura e solitudine erano ormai sensazioni all'ordine del giorno nell'animo della newyorchese che, dopo aver affrontato la follia, si sentiva persa, alla deriva in un mondo che, doveva ammetterlo, non conosceva appieno. Un mondo che aveva avuto modo di conoscere solamente parzialmente e che ora era tutto ciò che le era rimasto. I sogni distrutti, le aspirazioni cambiate e le necessità soprattutto, in un contesto dove una delle sue migliori amiche l'aveva osservata come se fosse un mostro per non parlare di come, ogni volta che si guardava allo specchio, vedesse qualcuno di estraneo. Alzò parzialmente il capo, indirizzando le proprie iridi ormai di un color ceruleo verso il suo interlocutore che più lo osservava, più sentiva il suo cuore battere freneticamente. Non v'era mai stata malizia tra di loro, un rapporto basato sulla fiducia, sulla lealtà che provavano nei confronti dell'uno e dell'altra, ma che ora inevitabilmente era messo a dura prova da quella situazione irreale. « Dylan, non sai che cosa ho fatto... » Come avrebbe potuto confessare ciò che non pensava nemmeno che fosse reale. Come poteva dire un qualcosa senza apparire pazza ai di lui occhi o peggio fargli compiere qualche sciocchezza. Scosse il capo, per poi stringere quei pugni fino ad affondare le unghie nei propri palmi. « Rischierei solamente di ucciderti, Dylan... Sono un animale in gabbia e sai che fine fanno? Vengono torturati ancora e ancora, fino a quando non cedono. Se credi davvero che io sia innocente, perché non hai fatto nulla per far sì che tutto questo non accadesse? Tu sei diverso da me, Ashley, Rosalie... Ricordo come mi ha guardato Rose. » Ella posò lo sguardo sull'amico, e nonostante si fosse avvicinato a quelle sbarre infernali, la giovane dai capelli corvini rimase ferma. Le sensazioni erano potenziate, i senti acuiti in un modo che ancora adesso le faceva girare la testa, ma quegli occhi nocciola raccontavano la verità, eppure v'era una distanza in quel momento insormontabile tra i due ragazzi.
Dylan Marcus L. Seered
« E non m'interessa saperlo, non cambierò idea.»     Così ribattè Dylan, con tono estremamente convinto, serio e sincero. Non parlava a quel modo per poco interesse nei riguardi di Isabel ovviamente, — era una cosa che non sarebbe mai accaduta questa, quella ragazza era parte della famiglia, una delle poche che non gli stava accanto per sfruttare la potenza del suo cognome o per scopi maliziosi — ma per il fatto che si fidava così ciecamente di lei da non necessitare di prova alcuna riguardo la sua innocenza, neppure se questa riguardava il caso di Jacob. Era fatto così, Dylan Seered, se solo lo avesse voluto avrebbe potuto bearsi di gloria ed acclamazioni visto che conosceva il nome del reale colpevole, ma no, non lo avrebbe mai fatto, soprattutto se questo era un suo caro amico. Era in questo che si differenziava da suo padre, egli, Edward non avrebbe esitato a vendere i suoi stessi figli pur di ricevere in cambio un po' di potere, il suo secondogenito no, avrebbe preferito sacrificare se stesso piuttosto che veder una persona amata morire per suo personale intetesse.     « La mia mente è invalicabile per te, Isabel, non potresti farmi del male, sono un veggente di quarto livello. Quindi smettila ed accetta. »     Anche perché non avrebbe smesso di insistere, era certo di quanto stava dicendo. Poi udì quella domanda e per la seconda volta il suo cuore andò in mille pezzi. Perché sua lei che Noah credevano che lui avesse avuto possibilità di fare qualcosa e fosse invece rimasto con le mani in mano, a guardare? Perché lo credevano così spregevole? Avrebbe semplicemente voluto voltare le spalle ed andarsene, ma no, non sarebbe stato da lui, lui che era sempre così razionale e poco propenso alla rabbia.     « Credi abbia avuto possibilità di fare qualcosa? Credi che mio padre mi avesse informato in tempo di ciò e me ne sia rimasto qui, a prendere il tea? Non è stato così, hanno agito alle mie spalle. »     Ed era vero, non mentiva affatto. Una mattina aveva semplicemente sentito che l'ordine di arrestare i suoi amici era stato dato dai membri senior, così, senza chiedere neppure il loro parere, che atto meschino. Non aveva potuto far altro che tacere e mettersi al lavoro per evitare il peggio, ma a quanto pareva nessuno lo capiva.     « Non m'importa di come ti guarda lei, guarda come ti guardo io. »     Infine concluse, sospirando. Il suo sguardo non era cambiato, guardava Isabel esattamente come sempre aveva fatto.
Isabel Amethyst M. Hughes
Più Isabel osservava gli occhi del rosso, più vedeva quella forza, quella verità che trasudava dalle iridi nocciola, una verità che la giovane faticava a comprendere. Se ciò che Dylan stava dicendo era vero, perché non avrebbe dovuto credergli? In passato ogni loro scelta era stata basata sulla lealtà, sulla fiducia, valori che avevano sempre intriso la loro amicizia, ma che ora erano messi a dura prova. La Hughes aveva vissuto l'intera sua esistenza all'oscuro della componente sovrannaturale, eppure una volta giunta a Ravenfire sapeva che quello sarebbe stato il suo posto. Era una cosa difficile da comprendere, perfino ai di lei occhi, ma tutto sembrava aver acquistato senso in tutta quell'assurdità. Continuò a guardare l'amico, cercando di fare sue quelle parole e quelle convinzioni che ormai era impossibile ignorare. Nonostante lei si trovasse al di là delle sbarre, il bisogno di contatto la investì come un treno a tutta velocità. Chiuse gli occhi fino a strizzare le palpebre per sorvolare a quella sensazione che si faceva sempre più insistente e quando posò lo sguardo nuovamente su di lui, passò almeno qualche minuto prima di riuscire a parlare. Le parole impregnavano ancora l'aria, la rabbia che non apparteneva in alcun modo al rosso era ancora lì, ma solamente quando le labbra della giovane si schiusero due parole si udirono. « Ho paura... » Parole simili ad un semplice soffio di vento si sentirono nel silenzio della cella. Un'amicizia vera messa a dura prova da una situazione che mai avrebbero creduto possibile. Isabel si cibava di paura, di timore, e la lealtà di Dylan era una delle cose più pure che avesse mai conosciuto. Inspirò sonoramente e tutta quella rabbia si dissolse come fumo al vento. « Voglio uscire Dylan, ti prego. Tu... Tu non sai che cosa ho dovuto affrontare la prima volta, non voglio viverlo di nuovo. Vedo come mi guardi e... Aiutami, ti prego. »
Dylan Marcus L. Seered
Chiunque si trovasse al di là di quelle sbarre, era certo che tutti loro che ne fossero fuori stessero vivendo un momento sereno, che non fossero distrutti quanto loro, che mangiassero e dormissero tranquillamente ogni giorno, come se niente fosse accaduto. Le cose in realtà stavano assai diversamente, Dylan ad esempio non toccava più di un boccone a pasto, non dormiva adeguatamente da quando tutta quella faccenda scabrosa era iniziata, per non parlare del fatto che non toccava un libro nemmeno per sbaglio, concentrarsi era impossibile, puntualmente il pensiero di quei poveri innocenti in carcere gli stringeva lo stomaco e lo annientava. Non si era mai sentito più inutile in vita sua, lui, Dylan Seered, una delle menti più brillanti della città, in grado di prevenire e prevedere ogni danno collaterale comportato dalle maligne strategie di suo padre, totalmente preso in contropiede, sconfitto, letteralmente annientato da quel viscido essere. Non era adirato, tuttavia, per questo, non gli importava della gloria personale, era in preda alla furia più forte perché non stava riuscendo a salvare nessuno, né Noah per primo, né Isabel ora.     « Isabel, credimi, credimi, te lo giuro, fosse l'ultima cosa che faccio, ti tirerò fuori di qui. Poi mi racconterai tutto, ti ascolterò se sarò ancora in vita. »     Le disse annuendo. Non erano parole di circostanza, credeva ad esse fermamente e le avrebbe realizzate, anche a costo di morire: stavolta le sue strategie sarebbero state di puro attacco.     « Ora devo tornare su, promettimi che resisterai, okay? »     E si inondarono di lacrime le iridi del rosso, era abituato a soffrire, ma quello, quello era davvero troppo anche per lui.
Isabel Amethyst M. Hughes
Quelle parole spezzate, quegli occhi che mostravano la vulnerabilità di una giovane donna che non sapeva nulla della vita, nulla di ciò che le stava accadendo, eppure ricordava perfettamente come si fosse alimentata di quel dolore alcuni notti prima. E se Dylan avesse scoperto il suo terribile segreto? Era sincero in quel momento, glielo leggeva negli occhi, ma la preoccupazione che sentiva montare dentro di lei era impossibile da trattenere. Avrebbe voluto gettarsi tra le sue braccia, per uno di quegli abbracci fraterni che spesso s'erano scambiati in passato, ma ora era tutto diverso. La di lei pelle fredda sembrava incandescente in quel momento, il nodo che sentiva dentro di sé le impediva di respirare e il solo fatto di essere dentro a quella dannata gabbia non faceva altro che aumentare il suo turbamento. « Tu... Cerco che sarai ancora in vita, non... Non puoi lasciarmi. Dylan, per favore... » Non sapeva nemmeno lei per che cosa lo stesse pregando ma una volta uscita avrebbe raccontato tutto, avrebbe raccontato la verità, ne andava della sua salute mentale. Deglutì più volte prima di fare un semplice cenno del capo, mentre le iridi scure cominciarono a vedere sempre più appannato per colpa di quelle lacrime che ora era impossibile trattenere. « Okay... Ti prego, aiutami. E stai attento. » Questa volta fu la mora ad alzarsi e avvicinarsi con timore alle sbarre che li divideva. Avrebbe voluto allungare una mano sfiorare la gemella in una stretta che avrebbe potuto darle un poco di quella forza che necessitava ma si limitò a stendere la mano e allargare le dita richiudendole poi in nulla mentre osservava l'amico correre via. Erano tutti in pericolo, e non si trattava delle celle dove era contenuta la Hughes, era una situazione più grande di loro e sperava con tutto il cuore di uscirne perlomeno viva.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
0 notes