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#fonda apertura
dcapitalme · 2 years
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thebeautycove · 6 months
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FLORIS LONDON - TUBEROSE IN SILK - Eau de Parfum - Novità 2024 -
The night belongs to tuberose. In its smell I sink. The white flowers goddess exudes the aroma of spells. The opulent essence of femininity in its highest fragrant definition. No way out to its enchantment. Go for it, surrender.
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Della tuberosa, del suo fascinoso aroma, della sua straordinaria capacità seduttiva, del suo candore malizioso, della sua trasgressiva opulenza, della sua arcana malìa, del suo concedersi a notte fonda, come se solo dopo il tramonto, nell’oscurità profonda, fosse impudicamente libera di svelarsi, dea dell’oblio, divina peccaminosa creatura di un remoto paradiso.
Con l’ultima creazione Tuberose in Silk, a Floris London va riconosciuto, come da tradizione, il garbo compositivo, l’eleganza sottile di uno spartito olfattivo che mai prescinde dal misurarsi con grazia e bellezza.
Questa tuberosa, in purezza arborea, si esprime con sensualità ma non eccede nell’ambiguità narcotica e carnale che le è propria.
Catturata per immaginifica visione nella leggiadria danzante di una stola in voile di seta sollevata dalla brezza crepuscolare, ammalia con gentilezza affermando la sua travolgente attitudine con delicatezza.
Incantevole nel lasciarsi cullare da luminose note citrine floreali in apertura, un fresco bergamotto affinato dalle sfumature talcate di fiore d’arancio, iris, gelsomino e infine splendente nella definizione essenziale, più calda, suadente, marcata da un soave accento canforato, nell’estensione aromatica più ambita, con ambra e benzoino.
Creata da Caterina Catalani.
Eau de Parfum 100 ml.  Online qui
©thebeautycove   @igbeautycove
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #268 - Pearls Before Swine, The Use Of Ashes, 1970
Dei tre dischi che, finiti per caso uno vicino all’altro sulla mia scrivania mentre spolveravo la mia discoteca, due erano di questa band particolarissima, che delle immagini di opere d’arte rinascimentali ha fatto un suo tratto caratteristico. La band dei Pearl Before Swine si materializza attorno la figura del suo leader fondatore, Tom Rapp: eccentrico, geniale, appassionato, sceglie il nome per la sua band da un passo del Vangelo di Matteo: Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci (pearls before swine ndt), perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti (Mt 7,6.12-14). Della sua infanzia, c’è un particolare che mi piace sempre ricordare: da un trafiletto del giornale locale conservato dalla madre, in un concorso canoro per bambini di Rochester, Minnesota, Tom Rapp arriva terzo davanti ad un giovane Robert Zimmerman di Duluth, che arriva 5°, il quale con tutta probabilità è il futuro Bob Dylan. Rapp cresce con l’amore per il folk, l’arrangiamento e gli strumenti musicali particolari, e ama cantare nonostante un sigmatismo della pronuncia, che rende la sua voce ancora più simpatica. Va a studiare in Florida, e nel 1965 fonda il gruppo con i suoi amici di college Wayne Harley (chitarre e mandolino), Roger Crissinger (tastiere) e Lane Lederer (basso) e con la convinzione che “se i Fugs pubblicano dischi, possiamo farlo anche noi”, tanto che mandano un demo alla stessa casa discografica dei Fugs, la ESP di New York. Che rimane ammaliata, e ingaggia i nostri per delle registrazioni con Richard Alderson. Il risultato nel 1967 è One Nation Underground: in copertina, un particolare de Il Giardino Delle Delizie di Hyeronimus Bosch, il disco è un folk acido che se parte dai grandi (Guthrie, Dylan, Joan Baez, Leonard Cohen) ne trasforma le atmosfere, per uno dei dischi più originali degli anni ‘60 statunitensi. Vende addirittura 200 mila copie, ma Rapp dirà che non vedrà mai un soldo. Il secondo disco con la ESP è ancora più bello: Balaklava (1968) ha in copertina Il Trionfo Della Morte di Peter Brueghel il Vecchio, sul retro sette disegni di Jean Cocteau e una frase lapidaria del poeta Victor Santayana: Soltanto i morti hanno visto la fine della guerra. Disco meraviglioso, si apre con la registrazione della voce e della tromba di uno dei 600 sopravvissuti tra i cavalieri inglese della battaglia di Balaklava, durante la Guerra di Crimea (1854). Finito il contratto con la ESP, Rapp si sposa con la naturalista olandese Elisabeth Joosten e firma con la Reprise. Scioglie la band, di cui rimane solo il nome, e si circonda di sessionisti di altissimo livello: Grady Tate, un grande della batteria jazz, Richard Greene, geniale violinista e flautista, Jim Fairs e altri, con cui pubblica These Things Too (1969). In copertina, un Cristo di Giovanni Bellini, atmosfere appena più curate, una sentita e bella cover di I Shall Be Released di Bob Dylan. Rapp va in Olanda con la moglie, e inizia lì a scrivere materiale per un nuovo disco: viaggiano sulla tratta inaugurale della nave Queen Elizabeth II, e vivono per mesi a Utrecht. Ritorna a Nashville, con una nuova schiera di musicisti, tra cui David Briggs e Charlie McCoy che fu uno dei più fidati musicisti di Dylan, persino Elizabeth che canta insieme a lui e registra The Use Of Ashes, che esce nel 1970. Il titolo prende spunto da un verso della canzone di apertura, uno delle perle di Rapp: vedendo la moglie pulire delle vecchie monete con della cenere, Rapp immagina The Jeweller che “ha un negozio all’angolo del viale” e con la cenere i gioielli li “rende brillanti\adora Dio con la cenere”. La canzone rappresenta al meglio lo sguardo sull’umanità minima tanto cara a Rapp, e anche al lavoro artigianale delle cose e verrà ripresa anni dopo dal supergruppo This Mortal Coil per una cover gotica ed elegantissima. C’è uno strumentale per un film, From The Movie Of The Same Name, c’è una Rocket Man, scritta il giorno dell’allunaggio di Neil Armstrong dell’Agosto del 1969, ispirata ad un racconto di Ray Bradbury dallo stesso titolo nella raccolta L’Uomo Illustrato (conosciuta in Italia anche come Il Gioco Dei Pianeti); il brano nasconde un’altra curiosità, se è vero che Bernie Taupin, il braccio destro e paroliere di Elton John, dichiarò di essersi ispirato a questo brano, e non a Bowie, per il brano Rocket Man, singolo di successo del 1972 dall’album Honky Château. Song For A Rose è un altro dipinto metafisico, metafora della delicatezza dell’esistenza e delle sue contraddizioni. Riegal è un duetto vocale marito e moglie dall’atmosfera esotica. God Save The Child è la canzone più “pop”, Margery è, nel solco dei grandi folksinger, un ricordo personale legato ad una donna. Rapp non perde l’occasione per dichiarare la sua idea di mondo: in When The War Began riprende i temi di Balakvala e dichiara senza esitazioni l’inutilità della guerra, ma il colpo di classe è in MS Rigel, ispirata alla storia vera della nave norvegese MS Rigel, affondata dagli aerei britannici il 27 Novembre 1944: trasportava prigionieri di guerra tedeschi, e siccome era scortata da due V-Boat, fu scambiata per una nave che trasportava militari. L’attacco inglese ne causò l’affondamento, e la conseguente morte di 2571 persone, tra prigionieri sovietici, polacchi, serbi, disertori tedeschi, norvegesi e militari tedeschi della nave. In copertina, un particolare di un arazzo probabilmente di fattura fiamminga del XV° secolo, che rappresenta La Caccia All’Unicorno, conservato al Metropolitan Museum di New York. Rapp, che rifiuterà di esibirsi a Woodstock proprio mentre registrava questo disco, continuerà per un paio di anni a suonare e comporre, fino al 1973, quando si ritira dalla scena musicale. Si iscrive all’Università, dove prende una laurea in Economia e nel 1984 in Legge, diventando avvocato civilista. Si trasferisce in Florida dove esercita la professione per anni, fino al 1997, quando un gruppo di artisti cultori dei suoi PBS gli dedica un album tributo, For The Dead In Space: Rapp ha come un sussulto, e pubblica dopo 25 anni dal suo ultimo disco (Sunforest del 1973) un ultimo meraviglioso disco, A Journal Of The Plague Year (1998) un ritorno al folk anni ‘60 con la classe e la genialità di un personaggio tanto singolare quanto misconosciuto, e del suo gruppo meraviglioso, meraviglioso anche per la copertine dei dischi.
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laplazachile · 1 month
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¡A prenderse con La Cuarta Fonda y las fiestas patrias al estilo pop!
El próximo 17 de septiembre a las 18:00 hrs. será la jornada de apertura de este nuevo evento dieciochero que debutará en las Fondas del Parque O’Higgins 2024, dedicado especialmente a los amantes del género urbano, el baile y la comedia.
El próximo 17 de septiembre a las 18:00 hrs. será la jornada de apertura de este nuevo evento dieciochero que debutará en las Fondas del Parque O’Higgins 2024,  dedicado especialmente a los amantes del género urbano, el baile y la comedia junto a las presentaciones en vivo de Soulfia, Metalengua, Karen Paola, Angelo Pierattini, Harry Nach, Victor Gaytan, Malón Show (Orquesta de Pato Salazar) y…
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micro961 · 4 months
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AdriaCo: “Un’altra favola”
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In radio il nuovo singolo dell'artista romano, estratto dal nuovo album “Collezione di arretrati”, previsto per il prossimo autunno
«Durante l'ultimo anno di università, attraversai un periodo di crisi profonda, avevo avuto un minuscolo assaggio della vita che volevo avere, un primo fallimentare progetto di band e un'improvvisa e inaspettata esposizione a un pubblico più grande tramite l'apertura a un concerto di Elisa riservato ai suoi fans. Al termine di quella serata, una talent scout venne a chiedermi del materiale. Tornato alla mia vita quotidiana, fatta di esami e una tesi di laurea da scrivere, mi sentivo schiacciato dal peso della responsabilità e scisso interiormente tra l'aspettativa che sentivo su di me e quello che invece era da sempre il mio sogno e la mia vocazione, ma alla quale avevo lasciato sempre poco spazio.» AdriaCo
Il nuovo singolo di AdriaCo è "Un'altra favola", un inno idealmente dedicato agli idoli pop a cui un giovane può fare riferimento, immaginando ingenuamente la propria carriera futura. La sensazione costante di non poter mai avere una vita altrettanto fortunata e di essere in ritardo sulla tabella di marcia permea il testo, costellato di frammenti di conversazioni che hanno dato ad AdriaCo il coraggio di intraprendere un percorso di studio nella musica a 24 anni.
L'arrangiamento del brano si ispira al mondo pop-rock degli anni '90, con un tappeto di pianoforte e chitarre che crea un'atmosfera nostalgica. Il testo, con il suo flusso di coscienza, contribuisce a creare un ritmo serrato, caratteristico di tutto l'album “Collezione di arretrati”, in uscita il prossimo autunno, di cui “Un altra favola” è la traccia di apertura.
Il videoclip del singolo è frutto della collaborazione con alcune studentesse dell'Istituto Cine-TV Roberto Rossellini di Roma, che hanno animato le grafiche create da Matteo Lucibello in un coinvolgente lyric video di prossima pubblicazione.
Credits Testo: Adriano Meliffi Musica: Adriano Meliffi con contributi di Valerio Passi Voci e glockenspiel: Adriano Meliffi Chitarre: Valerio Passi Pianoforte, tastiere, synth bass, sound design: Alessandro Passi Batteria e percussioni aggiuntive: Bernardino Ponzani Recording: Studio Miriam (batteria, pianoforte e voci), Emanuele Luigi Andolfi (voci aggiuntive), Eulalia (chitarre e tastiere) Mix: Marco Federico Master: Matteo Gabbianelli (kuTso Noise Home)
Adriano Meliffi, in arte AdriaCo, nasce a Roma nel 1990. La musica classica è stata una fonte di ispirazione, le sue canzoni infatti si allontanano spesso dalla forma convenzionale e dalle armonie più comuni nel pop. Nel corso degli anni ascolta artisti molto diversi tra loro, dal mondo alternative al mainstream e spaziando dal rock, al pop, al cantautorato italiano e internazionale, fino al progressive, al soul, all'elettronica e alla world music. Da questo background eterogeneo deriva uno stile eclettico e difficilmente classificabile. A 19 anni inizia a studiare canto moderno e fonda la band Chimestorm. A 24 anni, dopo una laurea in Scienze Naturali, intraprende il corso di diploma in canto al Saint Louis College of Music, approdando infine all'insegnamento in diverse scuole di musica romane. Negli anni di formazione, entra in diversi progetti tra cui i cori Le Mani Avanti e Flowing Chords e la rock band VEMM. Prende parte inoltre come corista a diverse produzioni, collaborando tra gli altri con Diodato, Roy Paci, Arisa, Beppe Vessicchio, Tullio De Piscopo, Shorty, Ainé, Noemi, Serena Brancale e Achille Lauro. Dopo essere stato selezionato due volte per aprire il raduno-concerto della cantante Elisa al Viper di Firenze (2012 e 2015), avvia il progetto solista, inizialmente chiamato ACo, cominciando a pubblicare online alcune demo e sperimentazioni, registrando voci e tastiere, campionando suoni e avvalendosi di volta in volta di collaboratori per completare gli arrangiamenti. Nel 2016 rilascia su YouTube la playlist ACo(ustic), registrata live presso il Village Recording Studio, che raccoglie l'esperienza di quegli anni in formazione acustica nei club di Roma e anticipa alcuni dei brani successivamente ripresentati in versione elettrica. Nel 2017, dopo l'anteprima live all'Auditorium Parco della Musica, esce il primo EP, chiamato (N), sempre registrato al Village Recording Studio, contenente sei brani originali, arrangiati con una nuova band e cantati insieme ad amici cantanti. Sono stati realizzati videoclip per i due singoli “Pure Feelings” e “Tempelhof”. Dal 2020, inizia a lavorare sul suo primo vero e proprio album, “Collezione di arretrati”, un lavoro fortemente autobiografico, che racconta l'evoluzione e la crescita avvenuta negli ultimi 10 anni, affrontando il tema dell'ansia e delle sfide che un giovane adulto affronta nel trovare il proprio posto nel mondo, tra università e progetti di vita, fino ai recenti cambiamenti, l'uscita dal nucleo familiare, il trasferimento a Garbatella e le difficoltà del progetto ACo. I numerosi stop legati alla pandemia e al rinnovo totale della formazione, offrono l'occasione per un “restyling” del progetto, che cambia nome in AdriaCo.
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lamilanomagazine · 6 months
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Piantedosi ha incontrato al Viminale il Ministro degli Affari Esteri israeliano Katz
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Piantedosi ha incontrato al Viminale il Ministro degli Affari Esteri israeliano Katz. Il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha incontrato oggi al Viminale il Ministro degli Affari Esteri israeliano Israel Katz, accompagnato da una delegazione di familiari degli ostaggi che sono ancora nelle mani di Hamas. In apertura dell’incontro, Piantedosi ha espresso ai familiari degli ostaggi «la sua personale solidarietà e quella del Governo italiano per il terribile dolore», ribadendo che «il Governo ha condannato fin dall'inizio l'orribile attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso, ed è da tempo impegnato nel prevenire e contrastare ogni forma di antisemitismo, totalmente incompatibile con i principi e i valori della Costituzione». «Stiamo portando avanti attivamente - ha dichiarato Piantedosi - gli sforzi per un cessate il fuoco, come già dichiarato dal Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, la liberazione immediata degli ostaggi e l'ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza». Il Ministro degli Esteri israeliano Katz ha incontrato anche il ministro della Difesa Guido Crosetto. «L’Italia è amica d'Israele; lo è stata quando ha subito il barbaro attentato terroristico da parte di Hamas e lo è in questo momento di difficoltà, caratterizzato da una preoccupante crisi internazionale e dalla crescente instabilità dell'area mediorientale», ha detto il Ministro Crosetto. «Oggi ho manifestato al Ministro Katz la mia amicizia, ma anche le mie preoccupazioni sull'evoluzione del conflitto a Gaza. Gli ho inoltre ribadito che la pace si fonda sul rispetto delle regole e del diritto internazionale e umanitario: regole che valgono per tutti. La guerra dev'essere lasciata agli eserciti e alle forze combattenti e non abbattersi sulla popolazione civile, soprattutto sui bambini e sulle persone più esposte e inermi. L'unica pace duratura, è quella che vede ripristinate le condizioni di legalità e rispettati i diritti fondamentali; quella ove i due popoli e i due stati possano coesistere con dignità e rispetto reciproco. In un momento di scontro militare così forte e di tensione in tutta l'area, una tregua sarebbe dunque un passo importante, nell'interesse di tutti, a tutela della popolazione. Con analoga fermezza ho anche chiarito che per arrivare alla tregua e poi alla pace, è necessario che tutti i civili israeliani tenuti in ostaggio dal 7 ottobre, siano liberati al più presto», ha concluso Crosetto.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Cassaforta Bloccata? Chiamaci Ora per una Soluzione Immediata a Roma
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Xenofobia in Francia: Sfide e Prospettive
La xenofobia è un problema sociale globale che non risparmia nemmeno la Francia, una nazione con una lunga e complessa storia di immigrazione e diversità culturale. Mentre la Francia è celebre per i suoi principi di libertà, uguaglianza e fratellanza, l'onda della xenofobia ha colpito la società francese in vari modi. In questo articolo, esploreremo le sfide legate alla xenofobia in Francia e le prospettive per un futuro più inclusivo. La Storia dell'Immigrazione in Francia L'immigrazione in Francia è una storia lunga e ricca, che affonda le radici in diverse ondate migratorie. Durante il XX secolo, l'immigrazione proveniente dall'Africa, dal Maghreb, dall'Asia e da altre regioni ha contribuito a creare una società multiculturale e multietnica. Tuttavia, questa diversità non è sempre stata accolta con apertura. Xenofobia in Francia: le sfide attuali La xenofobia in Francia è emersa come una sfida significativa nel contesto sociale e politico contemporaneo. Le tensioni razziali e culturali si sono acuite negli ultimi anni, in parte a causa delle crescenti preoccupazioni per la sicurezza e il terrorismo. L'islamofobia è una delle forme più evidenti di xenofobia in Francia, con leggi contro il velo integrale e il dibattito sull'uso del burkini nelle spiagge. Politiche e Leggi Contro l'Immigrazione Alcune politiche e leggi contro l'immigrazione hanno alimentato la xenofobia. Ad esempio, la "legge sull'identità nazionale" del 2007 ha sollevato preoccupazioni per la discriminazione contro le minoranze etniche. Inoltre, l'atteggiamento nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti irregolari è spesso controverso, con campagne politiche che promettono di ridurre l'immigrazione a tutti i costi. Le Marce della Solidarietà Tuttavia, la Francia non è solo una storia di xenofobia. Molti cittadini e organizzazioni si sono impegnati per promuovere la solidarietà e l'inclusione. Le marce della solidarietà, in risposta agli attacchi terroristici e all'islamofobia, hanno visto migliaia di persone unirsi per sostenere i loro concittadini di diverse origini e religioni. L'Importanza dell'Educazione e della Sensibilizzazione Una delle chiavi per combattere la xenofobia in Francia è l'educazione e la sensibilizzazione. Promuovere la comprensione e l'empatia tra diverse comunità è essenziale per ridurre le tensioni razziali e culturali. Le scuole e le istituzioni educative giocano un ruolo fondamentale nell'insegnare la diversità e il rispetto reciproco. Il Ruolo dei Media I media svolgono un ruolo importante nell'influenzare l'opinione pubblica. È importante che i media siano responsabili nella loro copertura delle questioni legate all'immigrazione e alla diversità. La rappresentazione accurata e equa delle diverse comunità può contribuire a combattere stereotipi e pregiudizi. Prospettive per un Futuro più Inclusivo La lotta contro la xenofobia in Francia è una sfida complessa, ma esistono prospettive per un futuro più inclusivo. La società civile, le organizzazioni non governative e i cittadini impegnati stanno lavorando instancabilmente per promuovere i valori di libertà, uguaglianza e fratellanza su cui si fonda la Repubblica francese. Sostenere queste iniziative e promuovere il dialogo aperto e costruttivo tra le diverse comunità può contribuire a creare una Francia più unita e solidale. In conclusione, la xenofobia è una sfida che la Francia affronta, ma la nazione ha anche una storia di resistenza e di promozione dei valori di diversità e inclusione. Il futuro della Francia dipenderà dalla volontà di affrontare le sfide legate alla xenofobia e di lavorare insieme per costruire una società più aperta, tollerante e inclusiva. Foto di Nuno Lopes da Pixabay Read the full article
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schizografia · 3 years
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Il volto e la morte
(Testo pubblicato sulla «Neue Zürcher Zeitung», 30 aprile 2021)
Sembra che nel nuovo ordine planetario che si va delineando due cose, apparentemente senza rapporto fra loro, siano destinate a essere integralmente rimosse: il volto e la morte. Cercheremo di indagare se esse non siano invece in qualche modo connesse e quale sia il senso della loro rimozione.
Che la visione del proprio volto e del volto degli altri sia per l’uomo un’esperienza decisiva era già noto agli antichi: «Ciò che si chiama “volto” – scrive Cicerone – non può esistere in nessun animale se non nell’uomo» e i greci definivano lo schiavo, che non è padrone di se stesso, aproposon, letteralmente «senza volto». Certo tutti gli esseri viventi si mostrano e comunicano gli uni agli altri, ma solo l’uomo fa del volto il luogo del suo riconoscimento e della sua verità, l’uomo è l’animale che riconosce il suo volto allo specchio e si specchia e riconosce nel volto dell’altro. Il volto è, in questo senso, tanto la similitas, la somiglianza che la simultas, l’essere insieme degli uomini. Un uomo senza volto è necessariamente solo.
Per questo il volto è il luogo della politica. Se gli uomini avessero da comunicarsi sempre e soltanto delle informazioni, sempre questa o quella cosa, non vi sarebbe mai propriamente politica, ma unicamente scambio di messaggi. Ma poiché gli uomini hanno innanzitutto da comunicarsi la loro apertura, il loro riconoscersi l’un l’altro in un volto, il volto è la condizione stessa della politica, ciò in cui si fonda tutto ciò che gli uomini si dicono e scambiano.
Il volto è in questo senso la vera città degli uomini, l’elemento politico per eccellenza. È guardandosi in faccia che gli uomini si riconoscono e si appassionano gli uni agli altri, percepiscono somiglianza e diversità, distanza e prossimità. Se non vi è una politica animale, ciò è perché gli animali, che sono già sempre nell’aperto, non fanno della loro esposizione un problema, dimorano semplicemente in essa senza curarsene. Per questo essi non s’interessano agli specchi, all’immagine in quanto immagine. L’uomo, invece, vuole riconoscersi e essere riconosciuto, vuole appropriarsi della propria immagine, cerca in essa la propria verità. In questo modo egli trasforma l’ambiente animale in un mondo, nel campo di una incessante dialettica politica.
Un paese che decide di rinunciare al proprio volto, di coprire con maschere in ogni luogo i volti dei propri cittadini è, allora, un paese che ha cancellato da sé ogni dimensione politica. In questo spazio vuoto, sottoposto in ogni istante a un controllo senza limiti, si muovono ora individui isolati gli uni dagli altri, che hanno perduto il fondamento immediato e sensibile della loro comunità e possono solo scambiarsi messaggi diretti a un nome senza più volto. E poichè l’uomo è un animale politico, la sparizione della politica significa anche la rimozione della vita: un bambino che nascendo non vede più il volto della proprio madre rischia di non poter più concepire sentimenti umani.
Non meno importante che il rapporto col volto è per gli uomini il rapporto con i morti. L’uomo, l’animale che si riconosce nel proprio volto, è anche il solo animale che celebra il culto dei morti. Non sorprende, allora, che anche i morti abbiano un volto e che la cancellazione del volto vada di pari passo alla rimozione della morte. A Roma, il morto partecipa al mondo dei vivi attraverso la sua imago, l’immagine plasmata e dipinta sulla cera che ogni famiglia conservava nell’atrio della propria casa. L’uomo libero è, cioè, definito tanto dalla sua partecipazione alla vita politica della città che dal suo ius imaginum, il diritto inalienabile di custodire il volto dei suoi antenati e di esibirlo pubblicamente nelle feste della comunità. «Dopo la sepoltura e i riti funebri – scrive Polibio – veniva posta nel punto più visibile della casa l’imago del morto in un reliquiario di legno e questa immagine è un volto di cera fatto a esatta somiglianza sia per la forma che per il colore». Queste immagini non erano soltanto oggetto di una memoria privata, ma erano il segno tangibile dell’alleanza e della solidarietà fra i vivi e i morti, fra passato e presente che era parte integrante della vita della città. Per questo svolgevano una parte così importante nella vita pubblica, tanto che si è potuto affermare che il diritto alle immagini dei morti è il laboratorio in cui si fonda il diritto dei vivi. Ciò è tanto vero che chi si era macchiato di un grave crimine pubblico perdeva il diritto all’immagine. E la leggenda vuole che quando Romolo fonda Roma, fa scavare una fossa – detta mundus, « mondo » – in cui lui stesso e ciascuno dei suoi compagni gettano una manciata della terra da cui provengono. Questa fossa veniva aperta tre volte l’anno e si diceva che in quei giorni i mani, i morti entravano nella città e prendevano parte all’esistenza dei vivi. Il mondo non è che la soglia attraverso la quale i vivi e i morti, il passato e il presente comunicano.
Si comprende allora perché un mondo senza volti non possa essere che un mondo senza morti. Se i vivi perdono il loro volto, i morti diventano soltanto dei numeri, che, in quanto erano stati ridotti alla loro pura vita biologica, devono morire soli e senza funerali. E se il volto è il luogo in cui, prima di ogni discorso, comunichiamo con i nostri simili, allora anche i vivi, privati del loro rapporto col volto, sono, per quanto si sforzino di comunicare con i dispositivi digitali, irreparabilmente soli.
Il progetto planetario che i governi cercano di imporre è, dunque, radicalmente impolitico. Esso si propone anzi di eliminare dall’esistenza umana ogni elemento genuinamente politico, per sostituirlo con una governamentalità fondata soltanto su un controllo algoritmico. Cancellazione del volto, rimozione dei morti e distanziamento sociale sono i dispositivi essenziali di questa governamentalità, che, secondo le dichiarazioni concordi dei potenti, dovranno essere mantenuti anche quando il terrore sanitario sarà allentato. Ma una società senza volto, senza passato e senza contatto fisico è una società di spettri, come tale condannata a una più o meno rapida rovina.
Giorgio Agamben
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cerchiofirenze77 · 5 years
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Non giudicare
Estratto dal libro "Per un mondo migliore" - Edizioni Mediterranee, riporto un brano di Dali sulla controversa questione del giudicare in base a quello che si osserva negli altri.
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DALI - Se voi fate attenzione, potete rendervi conto che certi principi fondamentali, che fanno parte della morale e delle religioni piú evolute, fanno parte anche della legislazione di tutte le civiltà. Invero certi principi, come « non uccidere », « non rubare », eccetera, hanno una ragion d'essere che si fonda tanto su motivi etico-religiosi quanto su l'indispensabile reciproco rispetto che deve essere alla base dei rapporti fra i membri delle società che vogliono sopravvivere. Infatti, come un organismo pluricellulare vive solo se le cellule che lo costituiscono vivono in stretta armonia e cooperazione - cioè non in antagonistica lotta -, allo stesso modo una nazione, una civiltà, si costituiscono tali ed evitano la disgregazione solo se fra i cittadini esiste almeno una civile convivenza basata sul reciproco rispetto.
Questo deve farci riflettere e comprendere che i fondamentali principi morali non sono astratte imposizioni volte solo a creare problemi al singolo uomo, a misurare la sua capacità di resistenza e di sopportazione, per poi meritarsi o no il paradiso; ma poggiano su una logica che anche un ateo non può che ritenere giusta e condividere.
Questo discorso, però, non vuol dare alla morale un valore assoluto. Preciseremo poi in che termini è valida l'etica. Certo, non è assoluta: è tanto piú universale quanto piú si rivolge a individui di analoga evoluzione. In senso personale, la morale è tanto piú valida quanto piú rafforza i doveri verso gli altri quanto píú fa comprendere che il giudizio nei loro confronti - specie quel giudizio che poi preclude ogni slancio di aiuto e di comprensione - non ha ragione di sussistere, anche perché non si fonda sulla completa conoscenza dell'altrui verità.
Ciò che sappiamo degli altri è solo quello che appare all'esterno, mentre la realtà di ognuno è quella che scaturisce dalle intime intenzioni. Una stessa azione fatta da due uomini può avere intenzioni diametralmente opposte.
Ma non è tutto: chi giudica il comportamento ispirato al materialismo, per esempio, come riprovevole, non sa che, molto spesso, tale comportamento è solo la reazione ad una precedente vita forzatamente e sterilmente impostata e improntata al misticismo. Chi, per timore di un castigo nell'aldilà, tiene una condotta irreprensibile dal punto di vista religioso, ma solo nella forma e non nella sostanza, cioè senza uno slancio di apertura verso gli altri , certamente rinasce, per reazione, ateo. Ma come ateo sarà, verso gli altri, piú generoso e migliore di quanto lo fu come religioso. Viceversa, chi ha tenuta una vita assolutamente sensuale sarà, nella successiva, per reazione, tutto volto al misticismo e desideroso di migliorarsi. Un tale mistico, dall'esterno e nell'ignoranza di ciò che fu, può essere giudicato un essere avanti nell'evoluzione, mentre il suo slancio religioso è solo l'altro estremo di quella dualità, di quell'alternarsi dei contrari a cui sono soggetti e soggiacciono coloro che ancora non hanno trovato l'intimo equilibrio.
Quando non c'è apertura verso gli altri, quando non c'è altruistica disponibilità, si può spargersi la cenere sul capo quanto si vuole, ma si è solo lupi in vesti di agnelli. Di contro, un ateo che trovi nelle dottrine materialistiche l'incentivo a difendere e a proteggere i deboli e gli sfruttati, ha una vita, piú che morale, altamente spirituale.
L'alternarsi da un estremo all'altro della dualità fa parte della legge di azione e di reazione; un aspetto della quale è la legge di causa e di effetto. Azione e reazione che ha lo scopo di ricondurre ad un equilibrio in qualche modo alterato, ma soprattutto ha lo scopo di far raggiungere la coscienza del proprio posto e della propria funzione, nei rapporti coi propri simili.
In effetti tutto è perfetto e tutto conduce alla realizzazione di una sí tale coscienza.
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Qui riporto il link dello stesso brano in voce: http://www.cerchiofirenze77.org/Voci/Non%20giudicare-Dali.mp3
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robertomartinezz · 5 years
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Salir y grabar un evento cultural.
Para poder realizar estos audios, fue con la ayuda de la grabadora Zoom H6 y para la gran mayoría de las grabaciones nos apoyamos de sus micrófonos unidireccionales X/Y a una apertura de 120 grados, todo en formato WAV con las especificaciones requeridas por la tarea a 48Hz y 24 bits.
Esta tarea me gusto mucho, ya que no soy una persona con vida social, por lo que prácticamente los fin de semanas no suelo salir a fiestas, eventos, antros, bares, entre otros lugares, y que la tarea me forzara a cambiar y probar nuevas experiencias, me agrado, pues no conocía los lugares a donde nos fuimos a grabar, desde una fonda por Tlajomulco, hasta los bares por la Av. Chapultepec a altas horas de la noche, y me sorprendió todas las sin fin de cosas que pueden pasar en otra parte de la ciudad mientras yo estuviera en casa; aparte como la tarea sigue siendo enfocada al audio, es sorprendente la cantidad de ruido y sonido ambiental que se genera en cualquier sitio, darle la importancia a eso te hace dar cuenta de lo muy distraídos o acostumbrados que estamos a escuchar ruido. Sin duda alguna no me arrepiento para nada de esta experiencia.
Si bien, hubo algo de complicaciones como ruidos que pasan al momento y perjudican las intenciones del audio, siento que en esta vez mi equipo y yo vamos progresando a la hora de resolver el problema pronto, por eso es muy importante saber tus intenciones desde antes: que quieres grabar, cuanto vas a grabar, en que formato lo harás, si es en algún sitio cerrado o abierto y obviamente el equipo idóneo para que salga con la mejor calidad y lo mejor posible eso que quieres capturar en audio. 
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dcapitalme · 2 years
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Fotografía de comida para negocio local.
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retegenova · 5 years
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SABATO 6 APRILE 2019 AL GALATA MUSEO DEL MARE PRENDE IL VIA LA STAGIONE 2019 DI ELECTROPARK FESTIVAL
Musica elettronica e una video-installazione, nel segno della valorizzazione del patrimonio storico e artistico della Superba. Ad alzare il sipario su questa prima anticipazione dell’ottava edizione di Electropark, Kluentah, Dagdrom, Yú e Matteo Castiglioni
Genova – Comincia dal Galata Museo del Mare il 2019 di Electropark, festival internazionale di musica elettronica e sperimentazione artistica in edifici storici e luoghi non convenzionali. L’ottava edizione, in programma a ottobre, è anticipata da “Electropark meets Museo del Mare” di sabato 6 aprile (ore 22), con gli show di Kluentah, Dagdrom, Yù e Matteo Castiglioni. Electropark è un progetto culturale promosso dall’associazione culturale Forevergreen.fm in collaborazione con Goethe-Institut-Genua, Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Teatro Nazionale di Genova, Teatro della Tosse, Suq Festival, Palazzo Reale Mibac, Coldiretti Pesca, 518 Bar & Restaurant, Abbey Hostel, con il sostegno del Comune di Genova e della Compagnia di San Paolo nell’ambito del programma Performing Arts.
«In questa preview del festival – racconta Alessandro Mazzone di Forevergreen.fm, direttore di Electropark – incontriamo un’istituzione della cultura genovese che abbiamo già incontrato in altre occasioni del progetto: il Galata Museo del Mare. Comincia da qui la nostra stagione, che nel corso dell’anno farà diverse tappe in città che culmineranno con il festival a ottobre». Ad alzare il sipario di questa prima anticipazione sull’ottava edizione di Electropark Kluentah, Dagdroom, Yú e Matteo Castiglioni. «Dal 2012 cerchiamo di valorizzare il territorio genovese – prosegue Mazzone – attraverso le note suonate da dj di assoluto valore, e questa anteprima conferma i nostri intenti. Dopo il set di apertura di Yú, il fiorentino Dagdrom porta il pubblico verso sonorità ipnotiche e ritmi techno, che saranno cavalcati in progressione dallo stile acid electro di Kluentah, che conclude la serata. A cornice della musica, un’installazione visiva di Matteo Castiglioni ci immerge nella storia del mare e della navigazione come omaggio al luogo che ci ospita».
Ingresso a 12 €. Electropark è un progetto di Forevergreen.fm finalizzato a rilanciare il percorso di attivazione e valorizzazione di edifici e luoghi del Centro Storico genovese attraverso la musica elettronica.
  I PROTAGONISTI DI “ELECTROPARK MEETS MUSEO DEL MARE”
Kluentah è il moniker in solitaria del dj e producer elettronico Mike Van Olphen, di base ad Amburgo. Forte dell’esperienza come membro del duo Fallbeil, assieme a Wosto, con il quale hanno rilasciato nel tempo importanti pubblicazioni su etichette come la Return to Disorder di Helena Hauff, Valcrond Video, Mannequin, Contort Yourself, Public System Recordings e Mechatronica, Kluentah si sta confermando adesso anche singolarmente come prolifico producer tramite uno stile sospeso tra cavalcate acid electro e ritmi techno. Due anni fa Il suo debutto solista con l’ep Muskelbein, e da allora non si è più fermato bissando sia con l’ep Taubens su Sister Rec. sia recentemente fondando la sua etichetta Zement.  
Dagdrom è il moniker dietro cui Francesco Baldi ruota dischi sui piatti. Dopo le esperienze come resident dj per la crew fiorentina Lattex+ e organizzatore di club nights a nome Hypnodelic, Francesco ha fondato assieme a Sciahri l’etichetta Sublunar Records, dedita a rilasciare su vinile sonorità techno sempre più ipnotiche e profonde.
Yú é il fondatore del collettivo di Milano RAW, dietro cui si nascondono militanti dj equipaggiati con dischi infiammati per corpi caldi e menti pensanti. Volontariamente refrattario a seguire mode o generi musicali, Raw coinvolge in viaggi sonori sempre diversi tra loro. Per l’occasione, il capofila del gruppo Yu riscalderà i motori con un set immerso nello spazio profondo tra galassie lontane.
Matteo Castiglioni, proveniente dalla scuola di musica elettronica del Conservatorio di Milano, si dedica alla ricerca sonora, visiva e audiovisiva. Con il duo t.e.s.o. ha prodotto quattro dischi, l’ultimo dei quali sull’etichetta inglese Aperture Records, e concerti audiovisivi tra cui “A_meba”, “Alberi” e “Absolutly free”. Nel 2014 fonda la laptop Orchestra “1h20nein” con cui produce concerti audiovisivi commissionati per il conservatorio di Birmingham, il museo del ‘900, la Triennale di Milano, l’Auditorium San Fedele. Tra il 2015 e il 2018 progetta l’installazione interattiva “neMachine”, l’installazione cinetica “Making Traces”, l’installazione audio-visiva “Freddo Flusso” e per Electropark l’installazione immersiva “Movimento Continuo”. E’ fondatore dello “Studio Murena” insieme a Giovanni Ferrazzi e Maurizio Gazzola e ha prodotto le video-scenografie per le opere liriche “Elisir D’amore”, “Alfred Alfred” (in collaborazione con l’accademia di Brera), “Amor y odio”, “Cantor Caffè” e “Shakespeare ‘900”.
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AL GALATA MUSEO DEL MARE PRENDE IL VIA LA STAGIONE 2019 DI ELECTROPARK FESTIVAL SABATO 6 APRILE 2019 AL GALATA MUSEO DEL MARE PRENDE IL VIA LA STAGIONE 2019 DI 
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micro961 · 10 months
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Giordie feat. GionnyScandal Il nuovo singolo è “Rock Star”
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Un brano Emo Trap come punto di contatto tra le carriere dei due giovani artisti.Un match che sembra scritto fin dall’inizio
Il nuovo singolo “Rock Star” con la collaborazione di GionnyScandal segna il presente del giovane artista torinese Giordie. Un brano emo trap che tocca diversi argomenti tra cui la depressione che lo stesso Giordie ha affrontato di recente. Il pezzo è avvolto da bassi potenti, senza rinunciare al suo marchio di fabbrica, ovvero la chitarra distorta che accompagna incastri metrici e rime. Qui la partecipazione di GionnyScandal rende il tutto ancora più celebrativo di una certa espressione, innesti in pieno stile emo rap in cui sono centrali l’uso di barre dense di malinconia.
Giordie, all’anagrafe Cristiano Giordano, classe 1995, artista emo in attività dal 2018. Nasce e cresce in sud Italia, in provincia, dove fin dall’infanzia si appassiona al mondo della musica, in particolare al punk rock e al rap, influenza che poi ne caratterizzerà la composizione artistica. Da adolescente, scopre la cultura emo di cui se ne innamora e ne farà uno stile di vita; fino ai 18 anni gravita e fonda diverse formazioni, da qui le prime esperienze live. A 19 anni, dopo il liceo, parte in giro per l’Europa, raccogliendo esperienze e continuando a studiare chitarra e batteria. Nel mentre fa qualsiasi lavoro per mantenersi e inizia pian piano a scrivere le sue esperienze su carta. A 20 anni Giordie inizia a frequentare piccoli studi di registrazione e, ben presto pubblicherà i primi brani per il mercato digitale. Oggi, Giordie è un autore, compositore, cantante e polistrumentista; nonostante una carriera ancora tutta da scrivere,, può già vantare tour in apertura a molti artisti affermati nei più famosi club d’Italia e già un un complessivo di 800K streaming online. Il nuovo singolo dal titolo “Rock Star” esce il 24 novembre per l’etichetta Orangle con il featuring di GionnyScandal.
Etichetta: Orangle Radio date: 24 novembre 2023
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https://www.instagram.com/giordiemusic/ https://open.spotify.com/intl-it/artist/0wmqixmes107xcHJhM03Yi?si=yYtIuaRDQxShjzEOcDMCHw&nd=1
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lamilanomagazine · 8 months
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Milano-Cortina, la fondazione lancia “Winter Games Week” con il Ministero dell’Istruzione
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Milano-Cortina, la fondazione lancia “Winter Games Week” con il Ministero dell’Istruzione. La Fondazione Milano Cortina 2026 in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano e il Comitato Italiano Paralimpico, presenta “Winter Games Week”, la settimana didattica con focus sullo sport, per sensibilizzare studentesse e studenti sulle tematiche Olimpiche e Paralimpiche e per promuovere i principi educativi dello sport come mezzo di crescita e di espressione individuale e collettiva. Il progetto si propone di ispirare le nuove generazioni e promuovere la pratica sportiva e lo sviluppo di nuove abilità, incentivare stili di vita più sani e attivi, divulgare i valori dei Giochi Olimpici e Paralimpici in vista dei Giochi di Milano Cortina 2026. «Winter Games Week è un’iniziativa aperta alle scuole di tutto il Paese – ha dichiarato Diana Bianchedi, Chief of Strategic Planning and Legacy di Milano Cortina 2026 - che rende protagonisti le ragazze e i ragazzi del nostro sistema scolastico e si propone di lasciare alle nuove generazioni una legacy che fonda le sue radici sui valori sportivi e culturali, di rispetto e coesione, che sono propri dei Giochi Olimpici e Paralimpici». Tutte le scuole statali e paritarie potranno partecipare all’iniziativa “Winter Games Week” in programma per la settimana dal 5 al 9 febbraio 2024, che celebra i “meno 2 anni” dalla Cerimonia di Apertura delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, prevista per il 6 febbraio 2026. Gli istituti scolastici possono iscrivere gratuitamente le classi proponendo la propria iniziativa, attraverso la pagina dedicata sul sito di Milano Cortina 2026, dove sono disponibili tutte le informazioni sul progetto. Coloro che si iscriveranno alla Winter Games Week riceveranno materiali educativi e consigli per l’organizzazione della propria giornata e per valorizzare le particolarità del proprio territorio. Lo sport sarà al centro dell’azione educativa dei progetti e verrà declinato in diverse forme, in primis con l’attività motoria, ma anche esaltando il legame con le altre materie scolastiche, come arte, musica, scienza e storia. Le studentesse e gli studenti saranno i protagonisti di un percorso di conoscenza e approfondimento che porrà particolare attenzione ai temi dell’inclusività, e li coinvolgerà in momenti che metteranno in risalto principi dell’uguaglianza, del rispetto e della lealtà: un gioco senza differenze e senza barriere. “Winter Games Week” è parte dell’Education Programme GEN26 di Fondazione Milano Cortina 2026, che coinvolge le scuole del territorio nazionale per una riflessione sul tema dello sport per tutti. È possibile iscriversi fino al 2 Febbraio 2024 attraverso il seguente link.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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poetyca · 3 years
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I quattordici addestramenti alla consapevolezza – Thich Nhat Hanh
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I Quattordici Addestramenti alla
Consapevolezza di Thich Nhat Hanh
Il Primo Addestramento: Apertura
Consapevoli della sofferenza creata dal fanatismo e dall’intolleranza, siamo determinati a non idolatrare e a non vincolarci a nessuna dottrina, teoria o ideologia, neppure a quelle buddhiste. Gli insegnamenti buddhisti sono guide che ci aiutano a imparare il guardare in profondità e a sviluppare comprensione e compassione. Non sono dottrine per cui combattere, uccidere o morire.
Il Secondo Addestramento: Non Attaccamento alle Opinioni
Consapevoli della sofferenza creata dall’attaccamento alle opinioni e alle percezioni erronee, siamo determinati a non avere una mente ristretta, legata alle opinioni attuali. Impareremo e praticheremo il non attaccamento alle opinioni, per essere aperti alla visione profonda e alle esperienze degli altri. Siamo consapevoli che la conoscenza del momento non è l’immutabile e assoluta verità. La verità si trova nella vita e noi osserveremo la vita dentro e intorno a noi in ogni momento, pronti a imparare da essa.
Il Terzo Addestramento: Libertà di Pensiero
Consapevoli della sofferenza che causiamo imponendo le nostre opinioni, ci impegniamo a non forzare gli altri, neppure i nostri figli, ad adottare le nostre opinioni con alcun mezzo: autorità, minacce, denaro, propaganda o indottrinamento. Rispetteremo il diritto degli altri di essere diversi e di scegliere in cosa credere e come decidere. Tuttavia, con il dialogo compassionevole, aiuteremo gli altri a rinunciare al fanatismo e alla ristrettezza mentale.
Il Quarto Addestramento: Consapevolezza della Sofferenza
Consapevoli che guardare in profondità la natura della sofferenza ci aiuta a sviluppare la compassione e a trovare modi per uscire dalla sofferenza, siamo determinati a non fuggire e a non chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza. Ci impegniamo a trovare modi, compresi contatti personali, immagini e suoni, per stare con coloro che soffrono, per capirne profondamente la situazione e aiutarli a trasformare la sofferenza in compassione, pace e gioia.
Il Quinto Addestramento: Vita Semplice e Sana
Consapevoli che la vera felicità si fonda sulla pace, la stabilità, la libertà e la compassione, siamo determinati a non porci come scopo della vita la fama, il profitto, il benessere o il piacere sensuale, a non accumulare ricchezza, mentre ci sono milioni di esseri che hanno fame e muoiono. Ci impegniamo a vivere con semplicità e a condividere tempo, energia e risorse materiali con chi ne ha bisogno. Praticheremo il consumo consapevole, non usando alcol, droghe o altri prodotti che introducano tossine in noi stessi, così come nel corpo e nella coscienza collettivi.
Il Sesto Addestramento: Prendersi Cura della Rabbia
Consapevoli che la rabbia blocca la comunicazione e crea sofferenza, siamo determinati a prenderci cura dell’energia della rabbia quando sorge e a riconoscerne e trasformarne i semi che giacciono nel profondo delle nostre coscienze. Quando sorge la rabbia, siamo determinati a non fare e a non dire nulla, praticando invece il respiro consapevole e la meditazione camminata, per riconoscere , abbracciare e guardare in profondità la rabbia. Impareremo a guardare con gli occhi della compassione coloro che pensiamo siano la causa della nostra rabbia.
Il Settimo Addestramento: Dimorare Felicemente nel Momento Presente
Consapevoli che la vita è disponibile solo nel momento presente e che è possibile vivere felicemente qui e ora, ci impegniamo ad addestrarci per vivere profondamente ogni momento della nostra vita quotidiana. Non ci faremo trasportare dai rimpianti del passato, dalle preoccupazioni per il futuro, o dall’avidità, dalla rabbia e dalla gelosia nel presente. Siamo determinati ad imparare l’arte del vivere consapevole, entrando in contatto con gli elementi meravigliosi, vitali e salutari che esistono in noi e intorno a noi, e nutrendo i semi di gioia, pace, amore e comprensione in noi stessi, per facilitare il lavoro di trasformazione e di guarigione della nostra coscienza.
L’Ottavo Addestramento: Comunità e Comunicazione
Consapevoli che la mancanza di comunicazione porta sempre divisione e sofferenza, ci impegniamo ad addestrarci nella pratica dell’ascolto compassionevole e della parola amorevole. Impareremo ad ascoltare in profondità, senza giudicare o reagire, e ci asterremo dal pronunciare parole che possano causare discordia o divisioni nella comunità. Faremo ogni sforzo per mantenere aperta la comunicazione e per ricomporre e risolvere tutti i conflitti, per quanto piccoli.
Il Nono Addestramento: Parola Veritiera e Amorevole
Consapevoli che le parole possono creare sofferenza o felicità, ci impegniamo a imparare a parlare in modo veritiero e costruttivo, usando solo parole che ispirino speranza e fiducia. Siamo determinati a non dire il falso per salvare interessi personali o per impressionare gli altri e a non pronunciare parole che causino divisione e odio. Non diffonderemo notizie di cui non siamo certi e non condanneremo cose di cui non siamo sicuri. Faremo del nostro meglio per denunciare situazioni di ingiustizia, anche quando ciò minacci la nostra incolumità.
Il Decimo Addestramento: Proteggere il Sangha
Consapevoli che l’essenza e lo scopo di un Sangha è la pratica della comprensione e della compassione, ci impegniamo a non usare la comunità buddhista per profitto personale e a non trasformare la nostra comunità in uno strumento politico. Tuttavia, una comunità spirituale dovrebbe prendere una chiara posizione contro l’oppressione e l’ingiustizia e dovrebbe lottare per cambiare la situazione, senza impegnarsi in conflitti di parte.
L’Undicesimo Addestramento: Retti Mezzi di Sostentamento
Consapevoli che l’ambiente e la società hanno subìto grandi violenze e ingiustizie, ci impegniamo a non vivere di una professione dannosa per gli esseri umani e per la natura. Faremo del nostro meglio per scegliere un mezzo di sostentamento che aiuti a realizzare il nostro ideale di comprensione e di compassione. Consapevoli dell’economia globale e della realtà politica e sociale, ci comporteremo in modo responsabile come consumatori e come cittadini, non investendo in aziende che privino gli altri della possibilità di vivere.
Il Dodicesimo Addestramento: Rispetto per la Vita
Consapevoli che molta sofferenza viene causata da guerre e conflitti, siamo determinati a coltivare la nonviolenza, la comprensione e la compassione nelle nostre vite quotidiane, per promuovere l’educazione alla pace, la mediazione consapevole e la riconciliazione nelle famiglie, nelle comunità, nelle nazioni e nel mondo. Siamo determinati a non uccidere e a non permettere che altri uccidano. Con il nostro Sangha praticheremo diligentemente il guardare in profondità, per scoprire modi migliori per proteggere la vita e prevenire la guerra.
Il Tredicesimo Addestramento: Generosità
Consapevoli della sofferenza causata da sfruttamento, ingiustizia sociale, furto e oppressione, ci impegniamo a coltivare la gentilezza amorevole e ad imparare modi per favorire il benessere di persone, animali, piante e minerali. Praticheremo la generosità, condividendo tempo, energie e risorse materiali con coloro che ne hanno bisogno. Siamo determinati a non rubare e a non possedere nulla che appartenga ad altri. Rispetteremo la proprietà altrui, ma cercheremo di impedire che altri traggano profitto dalla sofferenza umana e dalla sofferenza di altri esseri.
Il Quattordicesimo Addestramento: Retta Condotta
Consapevoli che le relazioni sessuali motivate dall’avidità non riescono a dissipare il sentimento di solitudine, ma creano maggior sofferenza, frustrazione e isolamento, siamo determinati a non intraprendere relazioni sessuali senza reciproca comprensione, amore e impegno a lungo termine. Nelle relazioni sessuali dobbiamo essere consapevoli della sofferenza che potremmo causare in futuro. Sappiamo che, per proteggere la felicità nostra e degli altri, dobbiamo rispettare i diritti e gli impegni nostri e degli altri. Faremo tutto quanto è in nostro potere per proteggere i bambini dagli abusi sessuali e per proteggere coppie e famiglie dalle rotture dovute a una condotta sessuale scorretta. Tratteremo il nostro corpo con rispetto e conserveremo le energie vitali (del sesso, del respiro e dello spirito) per la realizzazione del nostro ideale di bodhisattva. Saremo pienamente consapevoli della responsabilità di nuove vite e mediteremo sul mondo in cui intendiamo fare nascere nuovi esseri.
Thich Nhat Hanh
Monaco zen vietnamita, poeta e costruttore di pace, è oggi insieme al Dalai Lama una delle figure più rappresentative del Buddhismo nel mondo. Nato in Vietnam centrale nel 1926, ordinato monaco all’età di 16 anni, ha operato fin dalla sua giovinezza affinché il buddhismo portasse pace, riconciliazione e fratellanza nella società. Testimone delle devastazioni portate nel suo Paese dalla guerra, ha avuto chiara la percezione che il buddhismo non poteva rinchiudersi nei templi disinteressandosi delle vicende umane ma era chiamato ad agire con equanimità, compassione ed efficacia e portare alle persone aiuti concreti, insieme a insegnamenti e sostegno spirituale. Nel 1964, durante la guerra in Vietnam, ha dato vita a uno dei movimenti di resistenza nonviolenta più significativi del secolo, i Piccoli Corpi di Pace: gruppi di laici e monaci che si recavano nelle campagne per creare scuole, ospedali e per ricostruire i villaggi bombardati, subendo attacchi da entrambi i contendenti, che li ritenevano alleati del proprio nemico. Nel 1967, mentre si trovava negli Stati Uniti, è stato candidato al Nobel per la pace da Martin Luther King, che dopo averlo incontrato ha preso posizione pubblicamente contro la guerra in Vietnam. Due anni dopo, già costretto all’esilio, ha dato vita alla Delegazione di Pace Buddhista, che ha partecipato alle trattative di pace di Parigi. Dopo la firma degli accordi gli è stato rifiutato il permesso di rientrare nel suo Paese. Stabilitosi in Francia, nel 1982 ha fondato Plum Village, comunità di monaci e laici nei pressi di Bordeaux, nella quale tuttora vive e insegna l’arte di vivere in consapevolezza. Solo nel gennaio del 2005, dopo 39 anni di esilio, su invito ufficiale del governo vietnamita ha potuto far ritorno per tre mesi in Vietnam, accompagnato da un folto gruppo di monaci e laici, per un viaggio di riconciliazione e insegnamenti. Conduce ogni anno in tutto il mondo ritiri sull’arte di vivere in consapevolezza, ai quali partecipano migliaia di persone. Ha guidato ritiri speciali per reduci americani della guerra nel Vietnam, per parlamentari statunitensi, per psicoterapeuti, per artisti, per attivisti ambientalisti e per gruppi di praticanti israeliani e palestinesi. I suoi numerosi libri sono stati tradotti in molte lingue. Le edizioni italiane sono pubblicate da Ubaldini, Mondadori e Neri Pozza. Maggiori informazioni su di lui e sulla sua comunità possono essere trovate suwww.plumvillage.org (in inglese) e sul sito www.esserepace.org (in italiano).
The Fourteen Mindfulness Trainings of Thich Nhat HanhThe
First Training: Opening
Aware of the suffering created by fanaticism and intolerance, we are determined not to be idolatrous about or bound to any doctrine, theory or ideology, even Buddhist ones. Buddhist teachings are guiding means to help us learn to look deeply and to develop understanding and compassion. They are not doctrines to fight, kill or die.The Second Mindfulness Training: Non-attachment to opinionsAware of the suffering created by attachment to views and wrong perceptions, we are determined to avoid being narrow-minded and bound to present views. Learn and practice non-attachment from views in order to be open to the insights and experiences of others. We are aware that the knowledge we presently possess is not changeless, absolute truth. The truth is in life and we will observe life within and around us at all times, ready to learn from it. The Third Mindfulness Training: Freedom of Thought Aware of the suffering we impose our views, we are committed not to force others, even our children, to adopt our views with no means of authority, threat, money, propaganda or indoctrination. We will respect the right of others to be different and to choose what to believe and how to decide. However, with the compassionate dialogue, help others renounce fanaticism and narrow-mindedness. The Fourth Mindfulness Training: Awareness of Suffering Aware that looking deeply at the nature of suffering can help us develop compassion and find ways out of suffering, we are determined not to avoid or close our eyes to suffering. We are committed to finding ways, including personal contact, images and sounds, to be with those who suffer, to understand their situation deeply and help them transform their suffering into compassion, peace and joy. The Fifth Mindfulness Training: Simple and Healthy Life Aware that true happiness is rooted in peace, stability, freedom and compassion, we are determined not to take as the aim of life fame, profit, wealth or sensual pleasure, not to accumulate wealth while millions are beings who are hungry and dying. We are committed to living simply and sharing our time, energy and material resources with those who need it. We will practice mindful consuming, not using alcohol, drugs or other products that bring toxins into our own, as well as the collective body and consciousness. The Sixth Mindfulness Training: Dealing with Anger Aware that anger blocks communication and creates suffering, we are determined to take care of the energy of anger when it arises and to recognize and transform the seeds that lie deep in our consciousness. When anger arises, we are determined not to do or say anything, but to practice mindful breathing and mindful walking and acknowledge, embrace and look deeply into anger. Learn to look with eyes of compassion, those we think are the cause of our anger. The Seventh Mindfulness Training: Dwelling Happily in the Present Moment Aware that life is only available in the present moment and that it is possible to live happily in the here and now, we are committed to training ourselves to live deeply every moment of our daily life. We will not be carried away by regrets about the past, concerns for the future, or craving, anger and jealousy in this. We are determined to learn the art of living consciously, getting in touch with the wonderful elements, vital and healthy that exist within us and around us, and nourishing the seeds of joy, peace, love and understanding in ourselves, to facilitate the work of transformation and healing of our consciousness. The Eighth Mindfulness Training: Community and Communication Aware that lack of communication always brings separation and suffering, we are committed to training in the practice of compassionate listening and loving speech. We will learn to listen deeply without judging or reacting and refrain from uttering words that can create discord or cause the community. We will make every effort to keep communications open and to reconcile and resolve all conflicts, however small. The Ninth Mindfulness Training: Truthful and Loving Aware that words can create suffering or happiness, we will learn to speak truthfully and constructively, using only words that inspire hope and confidence.We are determined not to say untruthful things for the sake of personal interest or to impress others, nor to utter words that cause division and hatred. Do not spread news that we are not certain nor criticize or condemn things of which we are not sure. We will do our best to speak out about situations of injustice, even when it threatens our safety. The Tenth Mindfulness Training: Protecting the Sangha Aware that the essence and aim of a Sangha is the practice of understanding and compassion, we will not use the Buddhist community for personal gain or profit or transform our community into a political tool. However, a spiritual community should take a clear stand against oppression and injustice and should strive to change the situation without engaging in partisan conflicts. The Eleventh Mindfulness Training: Right Livelihood Aware that the environment and society have suffered great violence and injustice, we are committed not to live with a vocation that is harmful to humans and nature. We will do our best to select a livelihood that helps realize our ideal of understanding and compassion. Aware of global economic and political life, we will behave responsibly as consumers and as citizens, not investing in companies that deprive others of their chance to live. The Twelfth Mindfulness Training: Reverence for Life Aware that much suffering is caused by wars and conflicts, we are determined to cultivate nonviolence, understanding and compassion in our daily lives, to promote peace education, mindful mediation and reconciliation in families, communities, nations and the world. We are determined not to kill and not let others kill. With our sangha will diligently practice deep looking to discover the best ways to protect life and prevent war. The Thirteenth Mindfulness Training: Generosity Aware of the suffering caused by exploitation, social injustice, stealing and oppression, we are committed to cultivating loving kindness and learn ways to promote the welfare of people, animals, plants and minerals. We will practice generosity by sharing time, energy and material resources with those who need it.We are determined not to steal and not to possess anything that should belong to others. We will respect the property of others, but will try to prevent others from profiting from human misery and suffering of other beings. The Fourteenth Mindfulness Training: Right Conduct Aware that sexual relations motivated by craving can not dissipate the feeling of loneliness but will create more suffering, frustration and isolation, we are determined not to engage in sexual relations without mutual understanding, love and long-term commitment. In sexual relations, we must be aware of the suffering we cause in the future. We know that to protect the happiness of ourselves and others, we must respect the rights and commitments of ourselves and others. We will do everything in our power to protect children from sexual abuse and to protect couples and families from being broken by sexual misconduct. We will treat our bodies with respect and retain the vital energies (sexual, breath, spirit) for the realization of our bodhisattva ideal. We will be fully aware of the responsibility of new life and meditate on the world in which we intend to give birth to new beings. Thich Nhat Hanh Monaco Vietnamese Zen, a poet and peacemaker, is now with the Dalai Lama one of the most representative figures of Buddhism in the world. Born in central Vietnam in 1926, monaco ordained at age 16, worked from his youth that Buddhism would bring peace, reconciliation and brotherhood in society.Witness the devastation brought by the war in his country, has had a clear perception that Buddhism could not shut himself uninterested in the temples of human affairs, but was called upon to act with fairness, compassion and effectiveness and bring practical help to people, along with teaching and supportspiritual. In 1964, during the Vietnam War, has given birth to a movement of nonviolent resistance most significant of the century, the Little Peace Corps: groups of lay people and monks who came to the land to build schools, hospitals, and to rebuild the villages bombed, suffering attacks from both sides, who considered them allies of their enemy. In 1967, while he was in the U.S., was nominated for a Nobel Peace Prize by Martin Luther King, who after meeting has taken a public stand against the war in Vietnam. Two years later, already forced into exile, has given life to the Buddhist Peace Delegation, who participated in the peace negotiations in Paris. After the signing of the agreements he was refused permission to return to his country.Settling in France, in 1982, he founded Plum Village, a community of monks and lay near Bordeaux, where he still lives and teaches the art of living in awareness.Only in January 2005 after 39 years of exile, an official invitation of the Vietnamese government has been able to return for three months in Vietnam, accompanied by a large group of monks and lay people on a journey of reconciliation and teachings. Conducts annual retreats around the world on the art of living in awareness, to be attended by thousands of people. He has led retreats for special veterans of the American war in Vietnam for U.S. lawmakers to psychotherapists, artists, environmental activists and groups of practitioners Israelis and Palestinians. His numerous books have been translated into many languages. The Italian editions are published by Ubaldini, Mondadori and Blacks Pozza. More information about him and his community can be found at http://www.plumvillage.org (in English) and http://www.esserepace.org site (in Italian).
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