IL 25 Gennaio del 1939 nasce a Milano Giorgio Gaber.
Non insegnate ai bambini
Non insegnate la vostra morale
È così stanca e malata
Potrebbe far male
Forse una grave imprudenza
È lasciarli in balia
Di una falsa coscienza
Non elogiate il pensiero
Che è sempre più raro
Non indicate per loro
Una via conosciuta
Ma se proprio volete
Insegnate soltanto
La magia della vita
Giro giro tondo cambia il mondo
Non insegnate ai bambini
Non divulgate illusioni sociali
Non gli riempite il futuro
Di vecchi ideali
L’unica cosa sicura
È tenerli lontano
Dalla nostra cultura
Non esaltate il talento
Che è sempre più spento
Non li avviate al bel canto
Al teatro alla danza
Ma se proprio volete
Raccontategli il sogno
Di un’antica speranza
Non insegnate ai bambini
Ma coltivate voi stessi
Il cuore e la mente
Stategli sempre vicini
Date fiducia all’amore
Il resto è niente
Giro giro tondo cambia il mondo
Giorgio Gaber
Faber Nostrum
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E pensare che basterebbe pochissimo.
Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta. Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza. Dubitare delle risposte già pronte. Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili. Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti. Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’ amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello. Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.
Subito. Qui e ora.
Sì, basterebbe pochissimo.
Non è poi così difficile. Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali.
Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente. Rendersi conto che anche l’ uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi. Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione. Smettere di credere che l’ unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco... è la nostra vita.
Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini. Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.
Subito. Qui e ora.
Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’ audacia di frequentare il futuro con gioia.
Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.
La spinta utopistica è subito. Qui e ora.
Giorgio Gaber - Un'idiozia conquistata a fatica
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Dove esistono una voglia, un amore, una passione, lì ci sono anch'io.
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E tu, Stato
E tu, Stato
così giusto e imparziale
col tuo onesto sistema fiscale
s’intende demenziale
che affronti i problemi più urgenti con tasse nuove geniali e stravaganti
ancora non mi è chiaro cosa ci fai del mio denaro
non vedo né ospedali, o tribunali
ma solo allegri e spiritosi
i servizi sociali generalmente
se uno paga e non ha indietro niente
se non è proprio idiota
rivuole indietro la sua quota.
E tu, Stato
inginocchiato e impaurito
sempre più incerto e cupo
che gridi disperato “al lupo! al lupo!”
sempre più depresso, sempre più codardo
te la sei fatta addosso
per colpa di un balordo lombardo.
E tu, Stato
che tu sia ministro, politico o magistrato
ci avete castigato mettendoci di fronte
ad una tragedia inaspettata e sconvolgente
e noi che lo vediamo
come vi agitate per far pagare a noi
quarant’anni di cazzate.
Ma la sola vera riforma delle istituzioni
è che ve ne andiate tutti fuori dai coglioni.
Giorgio Gaber
Buon compleanno Signor G ❤️
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Forse, per fare bene un’equazione è sufficiente avere delle buone basi.
Ma per fare una storia d’amore vera e duratura è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.
Giorgio Gaber, L'equazione
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Vi ho presentato la mia famiglia
Non si trucca non si imbroglia
È la più disgraziata d'Italia
Il Bel Paese sorridente
Dove si specula allegramente
Sulle disgrazie della gente
Genio!
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Secondo me, la donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo.
A volte mai
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Giorgio Gaber || La ballata del Cerutti (The Ballad of Cerutti) || Italian lyrics + English translation
A parody of the famous Northamerican ballads, this very Milanese hit from the Sixties details the ordinary (mis)adventures of everyman Gino Cerutti -- or, as the narrator quite bureaucratically states, "Cerutti Gino" -- a twenty-year-old from Milan and something of a minor celebrity at the neighborhood bar, where he spends most of his days loafing about. That is, until he tries to nick somebody's scooter -- and immediately gets busted by the cops in the process.
Io ho sentito molte ballate
Me, I've heard a lot of ballads
Quella di Tom Dooley, quella di Davy Crockett
The ballad of Tom Dooley, the ballad of Davy Crockett
E sarebbe piaciuto anche a me scriverne una così
And I would've liked to write one of those myself
Invece… invece niente, ho fatto una ballata
Instead… instead, no dice, I wrote a ballad
Per uno che sta a Milano, al Giambellino¹
For this guy in Milan, he lives in Giambellino
Il Cerutti, Cerutti Gino
A fellow called Cerutti, Cerutti Gino
Il suo nome era Cerutti Gino
His name was Cerutti Gino
Ma lo chiamavan Drago
But he was known as Dragon
Gli amici al bar del Giambellino
His friends down at the bar in Giambellino
Dicevan che era un mago (era un mago)
Would say he was a wizard (was a wizard)
Vent'anni, biondo, mai una lira
Twenty years old, blond hair, not a dime on him,
Per non passare guai
To avoid getting in trouble
Fiutava intorno che aria tira
He'd sniff around, see which way the wind blew
E non sgobbava mai
And never worked a second
Il suo nome era Cerutti Gino
His name was Cerutti Gino
Ma lo chiamavan Drago
But he was known as Dragon
Gli amici al bar del Giambellino
His friends down at the bar in Giambellino
Dicevan che era un mago (era un mago)
Would say he was a wizard (was a wizard)
Una sera, in una strada scura
One night, in a dark street
Occhio, c'è una lambretta²
Look, there's a Lambretta scooter
Fingendo di non aver paura
Pretending not to be afraid
Il Cerutti monta in fretta
Cerutti quickly hops on
Ma che rogna nera quella sera
Tough luck that night, though
Qualcuno vede e chiama
Someone sees and calls
Veloce arriva la pantera³
The patrol car comes quick
E lo beve⁴ la madama⁵
He gets busted by the cops
Il suo nome era Cerutti Gino
His name was Cerutti Gino
Ma lo chiamavan Drago
But he was known as Dragon
Gli amici al bar del Giambellino
His friends down at the bar in Giambellino
Dicevan che era un mago (era un mago)
Would say he was a wizard (was a wizard)
Ora è triste e un poco manomesso
He's sad now, and a little damaged
Si trova al terzo raggio⁶
Staying on the third row
È lì che attende il suo processo
He's there, waiting for his trial
Forse vien fuori a Maggio
He might get out in May
S'è beccato un bel tre mesi il Gino
Got himself a good three months, ol' Gino
Ma il giudice è stato buono
But the judge was kind
Gli ha fatto un lungo fervorino
He lectured him long and good
È uscito col condono
And let him out with a pardon
Il suo nome era Cerutti Gino
His name was Cerutti Gino
Ma lo chiamavan Drago
But he was known as Dragon
Gli amici al bar del Giambellino
His friends down at the bar in Giambellino
Dicevan che era un mago (era un mago)
Would say he was a wizard (was a wizard)
È tornato al bar Cerutti Gino
He's back at the bar, Cerutti Gino,
E gli amici nel futuro
And his friends, in the future,
Quando parleran del Gino
Whenever they talk about Gino
Diranno che è un tipo duro
They'll say that he's a tough guy
Notes
1) Giambellino is a neighborhood in Milan, born as a working-class area in the first half of the 20th century.
2) Lambretta was a famous 1950s Italian scooter.
3) Literally "the panther" -- slang for police car.
4) "Bere" means "to drink", but when someone "drinks" somebody else, it means they bust them, catch them (and in this case arrest them); it's really mostly used when the police or some sort of authority is involved.
5) Literally "the madam" -- slang for "police"; not so common anymore (but it might be more used in the North).
6) A reference to San Vittore, a well-known prison in Milan, which is divided into rows.
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E nelle notti massacranti
Riempite di parole intelligenti
E nell'angoscia della vita
Ho in mente ancore l'eco
Della tua risata
Giorgio Gaber, Ipotesi per una Maria
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"Re Federico" di Gianni Rodari, musicata e interpretata Da Virgilio Savona nel 1969.
C'era un re di nome Federico
che andò in guerra e cercava il nemico.
Ma il nemico era andato
a comprare il gelato
infischiandosene del re Federico.
- Nemico, nemico, vieni fuori che ti aspetto! -
- Adesso no, finisco il sorbetto -.
- Vieni fuori che ti aspetto con la spada e con la lancia -.
- Adesso no, perché ho il mal di pancia -.
Re Federico per la disperazione
buttò la corona e andò in pensione.
(Da "Filastrocche in cielo e in terra", 1960)
Virgilio Savona, negli anni '60, in parallelo con la sua attività di membro del Quartetto Cetra, fu molto impegnato nella produzione di canzoni di protesta e di satira, spesso improntate su temi anarchicheggianti a antibellici.
Altri suoi #cantiantimilitaristi erano "Sciabola al fianco, pistola alla mano" e "Il proconsole Dione e il fante Massimiliano", entrambe del 1969.
Nello steso periodo ha musicato anche "Dopo la pioggia", un'altra poesia contro la guerra di Gianni Rodari, quella che si conclude con il meraviglioso distico:
"Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra."
Sua anche la versione in musica di un pensiero ultramilitarista di Marco Porcio Catone detto il Censore, che cantò e ridicolizzò Giorgio Gaber in "Sexus e Politica" nel 1970.
Il cartaginese
è già nostro nemico
perché chi si prepara
a muovere una guerra
pur se non stringe ancora
un'arma nelle mani
ma è pronto per colpire
colpire all'improvviso
è già nostro nemico
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Non è vero che il destino entra alla cieca nella nostra vita.
Io credo che entri dalla porta che noi stessi
gli abbiamo spalancato.
Giorgio Gaber
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Giorgio Gaber, Mina, Milan, 1971.
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I soli
I soli sono individui strani
Con il gusto di sentirsi soli fuori dagli schemi
Non si sa bene cosa sono, forse ribelli, forse disertori
Nella follia di oggi i soli sono i nuovi pionieri
I soli e le sole non hanno ideologie
A parte una strana avversione per il numero due
Senza nessuna appartenenza, senza pretesti o velleità sociali
Senza nessuno a casa a frizionarli con unguenti coniugali
Ai soli non si addice l'intimità della famiglia
Magari solo un po’ d'amore quando ne hanno voglia
Un attimo di smarrimento, un improvviso senso d'allegria
Allenarsi a sorridere per nascondere la fatica
Soli, vivere da soli
Soli, uomini e donne soli
I soli si annusano tra loro
Son così bravi a crearsi intorno un'aria di mistero
Son gli Humphrey Bogart dell'amore
Son gli ambulanti, son gli dei del caso
I soli sono gli eroi del nuovo mondo coraggioso
I soli e le sole ormai sono tanti
Con quell'aria un po’ da saggi, un po’ da adolescenti
A volte pieni di energia, a volte tristi, fragili e depressi
I soli c'han l'orgoglio di bastare a se stessi
Ai soli non si addice il quieto vivere sereno
Qualche volta è una scelta, qualche volta un po’ meno
Aver bisogno di qualcuno, cercare un po’ di compagnia
E poi vivere in due e scoprire che siamo tutti
Soli, vivere da soli
Soli, uomini e donne soli
La solitudine non è malinconia
Un uomo solo è sempre in buona compagnia.
- Giorgio Gaber -
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eppur la nostra idea è solo idea d'amor
Addio, Lugano bella,
o dolce terra pia,
scacciati senza colpa
gli anarchici van via
e partono cantando
colla speranza in cor,
e partono cantando
colla speranza in cor.
Ed è per voi sfruttati,
per voi lavoratori,
che siamo ammanettati
al par dei malfattori;
eppur la nostra idea
è solo idea d'amor,
eppur la nostra idea
è solo idea d'amor.
Anonimi compagni,
amici che restate,
le verità sociali
da forti propagate:
e questa è la vendetta.
che noi vi domandiam,
e questa è la vendetta
che noi vi domandiam.
Ma tu che ci discacci
con una vil menzogna,
repubblica borghese,
un dì ne avrai vergogna
ed ora t'accusiamo
in faccia all'avvenir,
ed ora t'accusiamo
in faccia all'avvenir.
Scacciati senza tregua,
andrem di terra in terra
a predicar la pace
ed a bandir la guerra:
la pace tra gli oppressi,
la guerra agli oppressor,
la pace tra gli oppressi,
la guerra agli oppressor.
Elvezia, il tuo governo
schiavo d'altrui si rende,
di un popolo gagliardo
le tradizioni offende
e insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell,
e insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell.
Addio, cari compagni,
amici luganesi,
addio, bianche di neve
montagne ticinesi,
i cavalieri erranti
son trascinati al nord,
e partono cantando
con la speranza in cor.
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Giorgio Gaber, Proposito d'amare
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