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#intervista impossibile
jacopocioni · 6 months
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Intervista impossibile in un giorno di luglio
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Anche stamattina è caldo, si suda a stare fermi. Non ricordo una estate così rovente. Sono stato al fresco per quindici giorni al mare, temperatura massina 33° con ventilazione, una pacchia! La sera in camera aria condizionata con 22° un incanto! E qui a Firenze si boccheggia. Ma ho deciso! Colazione veloce, doccia e vado alla chiesa Medievale di San Donato in Polverosa. È l’unico posto tranquillo e fresco. E poi sono finiti i restauri interni di questo gioiello. Debbo andare a vedere, ci resterò un bel po', e farò qualche fotografia. La strada è un forno, non vedo l’ora dell’arrivo del tram. Mi gusterò anche per poco l’aria condizionata. Sono sceso davanti alla chiesa. Guardo il campanile e vedo che ci sono appesi alle finestre due stendardi dei crociati. Probabilmente ci sarà l’inaugurazione dei restauri con l’autorità. Entro, l’interno è in penombra, solo l’altare è illuminato dalle candele. Cerco un punto buono mi siedo, e aspetto l’inizio della cerimonia. Dopo qualche minuto, sento venire dall’esterno un rumore metallico, forse si sono scontrate due auto, ma non mi interessa, sto al fresco. Entra il pubblico.  Meno male ho trovato un posto in prima fila, se avessi tardato sarei rimasto in piedi.
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Mi volto per vedere se arrivano le autorità, intorno a me c’è gente vestita miseramente e molti altri in armatura medievale. Forse girano un film in costume, non ci voleva, mi faranno uscire! Mentre penso a questo, una campanella suona per annunciare l’inizio della messa. Mi alzo in piedi insieme a tutti gli altri. Chissà dov’è la macchina da presa! Mescolato fra le comparse spero non mi vedano, dopo la fine della funzione, uscirò di soppiatto senza farmi vedere. Entra il parroco per la messa tutti popolo e cavalieri si inginocchiano con un gran rumore metallico. L’officiante si rivolge verso i presenti invitandoli a sedere. Non riesco a capire quello che dice, sta officiando in latino, sarà per il film! Ecco, inizia a parlare con enfasi rivolgendosi ai cavalieri. Cari figliuoli, vi ringrazio per essere presenti al rito in gran numero, per ascoltare le parole del Santo Padre Urbano II. Nel Concilio di Clermont-Ferrand, ai cardinali li presenti parlò delle condizioni della Terra Santa e del Santo Sepolcro caduto nelle mani degli infedeli, dei patimenti dei pellegrini li diretti, delle uccisioni, degli stupri delle donne, e ha bandito una Crociata per riconquistare i luoghi santi. Molti re cattolici, principi e baroni, hanno risposto affermativamente, e stanno marciando verso Costantinopoli per imbarcarsi. Ora chiedo a voi o cavalieri fiorentini se siete pronti a combattere morire per la gloria del Signore, e a indossare l’insegna della cristianità? A queste parole i cavalieri rispondono come un tuono: Dio lo vuole! È così credibile, sembra vero! Uno alla volta i cavalieri vanno verso l’altare per ricevere la comunione e la casacca bianca con la Croce Rossa. La messa è finita. Mi alzo e guadagno l’uscita. Fuori ci sono molte tende, cavalli, tenuti dagli staffieri per le briglie, ci sono carri carichi di armi: spadoni, picche, mazze ferrate, scudi, lance, archi e frecce. Ci sono carri stipati con vettovaglie, donne di facili costumi e giocatori. Sarà un bel film! Gironzolando fra i carri e le persone guardo li stemmi nobiliare che li scudieri hanno attaccato alla sella dei cavalli da combattimento.
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Uno scudiero mi guarda male, si avvicina e mi apostrofa in malo modo: Tu fellone cosa fai intorno alle armi dei cavalieri? Cosa cerchi? Sei forse una spia dei Musulmani? Vattene prima che mi decida a passarti a fil di spada, oppure sarà il mio cavaliere a tagliarti la testa. Tira fuori la spada e mi minaccia. No, ecco, io sono entrato in chiesa per rinfrescarmi dal caldo e non sapevo che giravano un film in costume - Cosa dici, farnetichi sei forse pazzo? Non dire niente al regista, me ne vado! - Non ti muovere, o ti infilzo! Maledetta sfortuna ho trovato una comparsa fedele al suo ruolo e non mi molla. Cercherò di entrare in simpatia. Non sono una spia degli infedeli, ma dimmi come si chiama il film? - Tu sei pazzo, non capisco cosa dici e poi sei vestito in modo strano, sei forse un franzoso o un alemanno? Veramente sono vestito normale, tu invece.... Ma si può sapere cosa fate? Siamo cavalieri fiorentini, i rappresentanti della migliore nobiltà, oggi nell’anno del Signore 1097, abbiamo risposto all’appello del Santo Padre e andiamo in Terra Santa a combattere gli infedeli. O capito ma dimmi se puoi il tuo nome e quelli dei nobili cavalieri. Mi chiamo Ottone dei conti Bardi, scudiero del nobile Pazzino dei Pazzi comandante dei cavalieri. Ci sono anche i Fifanti, Giuochi, Infangati, Pepi, Adimari, Covoni, Alisei, Guido Guerra dei Conti Guidi e tanti altri, pronti a morire per la fede. Andremo in processione fino al porto di Taranto e poi su galee genovesi traverseremo il mare. In Terra Santa ci uniremo agli altri crociati venuti da ogni parte d’Europa, e sotto il comando di Godefroy de Buillon e Boemondo d’Altavilla, se Dio vuole restituiremo il Santo Sepolcro ai cristiani.
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Mentre parliamo un cavaliere si avvicina con fare minaccioso. Deve essere Pazzino dei Pazzi, quello che salirà per primo sulle mura di Gerusalemme avrà in dono le pietre del Santo Sepolcro e le porterà a Firenze. Il mio interlocutore si avvicina a lui spiegandoli chi sono, in risposta Il Pazzi alza il pugno per salutarmi.
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Le campane suonano a festa, dalla chiesa esce il prete, subito tutti si inginocchiano per prendere la benedizione. Pazzino, il capo dei cavalieri fiorentini sale in sella aiutato dal suo scudiero, alza la mano e dicendo: Dio lo vuole! al rullo dei tamburi si incamminano per il lungo viaggio. Li vedo allontanarsi nella caligine del caldo estivo finché non spariscono dalla vista. Sento lo scampanellio annunciante l’arrivo del tram, sono sconvolto per quanto ho visto o forse ho immaginato o sognato tutto nel fresco della chiesa di sicuro c’è che, i cristiani hanno preso Gerusalemme, e Pazzino con gli altri cavalieri sono tornati vincitori. Non parlerò con nessuno di quanto ho immaginato, non vorrei passare per uno che ha preso una insolazione.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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b0ringasfuck · 3 months
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Aspettative di sinistra
Convinto da @le0noraddio mi sono guardato un pezzettino di intervista a Schlein via internet.
E io già mi domandavo come fosse riuscita a diventare segretario, perchè è impacciata o non è capace di recitare.
Che può anche essere che sia la ragione per cui è stata scelta, per quell'idea di genuino che può dare. Ma per fortuna non siamo ancora in aria di guerra civile e non si vince convincendone molto bene una minoranza. L'altra ipotesi è che il PD, con un segretario sbandierato come "estremista" da gente come Renzie sia stato appositamente scelto per perdere e convincere il proprio elettorato che sia necessario votare al centro.
E tra tutte le persone di sinistra in Italia, così come quando si sceglie una cattedra in università o un posto come sottosegretario, un direttore della RAI, è impossibile credere che non si potesse scegliere gente migliore, per lo meno per il lavoro che deve fare un segretario di un partito, quindi anche le interviste... o i video con la Nutella.
E non deve essere superman, basta una persona equilibrata con alcune caratteristiche, anche in queste scelte non ci si deve allineare all'iconografia della destra di un uoma sola al comando.
Ma questa è stata la prima impressione.
Quando poi un giornalista del Foglio, dopo la tipica e falsa premessa da "liberale" di schifare il fascismo con anche la scenettina in cui diceva che a quelli di Acca Laurentia andrebbero staccate le braccia, o qualche cosa di simile, ha detto che insomma, in Parlamento, nell'alveo della Costituzione, c'era stato pure l'MSI.
E Schlein ha balbettato. Che dico c'erano 1000 + 1 maniera per mandare affanculo lui, il suo giornale e l'MSI e indipendentemente dalle capacità di retorica... proprio LE BASI... LE BASI, senza nemmeno perderci troppo tempo.
E appunto se ne parlava e ho dovuto chiarire che però sono fedele a quello che dico. Politica attiva la faccio e cercherò di convincere la gente che in mancanza di alternativa per cui votare, convincerò la gente a votare quelli di Schlein, perchè quelli di Schlein almeno non spostano così tanto l'asticella di quello che viene ritenuto accettabile, come per esempio Acca Laurentia o i continui riferimenti alle cose belle di quando c'era LVI da parte di membri del parlamento e dell'esecutivo, senza dimenticare che pure Violante ha fatto la sua parte a sdoganare questa merda.
Però mi toccherà dire che finchè non si fa politica attiva, che non è solo spiegare alla gente le cose, ma anche sapere che ci sono sacrifici da fare, e quindi essere disposti a usare i propri soldi e il proprio tempo per avere realmente la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e non gente cooptata, o essere disposti a fare scioperi, insomma a mettere sul piatto della bilancia almeno la minaccia di far pagare all'attuale classe dirigente un prezzo più alto di quello che gli costerebbe la repressione, bisogna avere delle aspettative molto basse.
Delle aspettative così basse da aspettarsi per certo che il ciclo si ripeta, che una sinistra cooptata vada in parlamento per approvare merda come la Fornero e il Jobs Act, con le stesse proposte economiche e sociali della destra ma senza il braccio teso e che la gente poi finisca per abboccare alle promesse della destra con il braccio teso in maniera ancora più convinta.
E lo so che suona funereo dover fare sacrifici in un paese dove sono 30 anni che non crescono le retribuzioni ed è meno attraente delle promesse che vi vengano tolte le accise o di un nuovo Rinascimento italiano, ma è una prospettiva più realistica di diventare un paese intero di veline, calciatori e influencer o di essere ex commercialisti felici diventati rider o cameriere che diventano fondatrici di catene di poke... o comunque tutti quei discorsi falsi sulla meritocrazia fatti da chi si è fatto imbucare in Ferrari e dei sacrifici per avere successo, che invece vi hanno abituato ad accettare come gli stage gratis o lavori pagati 2 Euro/h o la pensione che non arriva mai.
E comunque è un bene che guardi la TV solo su segnalazione, non solo mi evita un trapianto di fegato, ma amplifica la sensazione di straniamento tutte le volte che vedo quelle facce da culo prendere in giro la loro audience in maniera così sfacciata.
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seoul-italybts · 11 months
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[✎ ITA 📽🇯🇵] BUZZ RHYTHM 02, Intervista con Suga dei BTS in occasione del suo SUGA/Agust D Tour | 03.06.23⠸
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🎙BUZZ RHYTHM 02 🇯🇵
Intervista con SUGA | AGUST D
____ 01. 06. 2023 | Twitter ; 📽 Video
Sei arrivato da poco (in Giappone)
SUGA: Sì, sono arrivato questa mattina
Vuoi qualcosa da mangiare? Possiamo ordinare il servizio in camera..
SUGA: Ho già mangiato un bento, prima
L'ultima volta che i BTS sono apparsi a 'Buzz Rhythm' era nel giugno 2020
SUGA: Ah, sì, ricordo..
Pensieri riguardo i tuoi concerti?
SUGA: È il mio primo concerto giapponese in oltre tre anni, quindi non vedo l'ora
Ti piace il cibo giapponese?
SUGA: Sì, molto. Ho già prenotato in vari ristoranti..
Quali sono le cose fondamentali, da tenere a mente, quando si scrive musica?
SUGA: Dato che fare musica è il mio lavoro, subconsciamente tengo sempre presente ciò che è necessario perché la canzone abbia successo. Ovviamente, il messaggio contenuto nel brano è altri dettagli sono anche importanti, ma, prima di tutto, la canzone deve piacere affinché il suo messaggio arrivi al pubblico. Cerco di scriverla secondo i gusti delle/i fan e della gente. Inoltre, oggigiorno abbiamo a disposizione molti software musicali e altri programmi davvero ottimi. Basta avere un laptop e non c'è nulla di impossibile, ecco perché io me lo porto sempre con me.
E non c'è bisogno del cartaceo o di spartiti per creare musica?
SUGA: No, di questi tempi non è più così fondamentale, quindi io sono solito produrre sul mio laptop.
Usi anche il tuo telefono?
SUGA: Sì, prendo molti appunti sul telefono ed uso la funzione per le registrazioni.
Che messaggi vorresti trasmettere, attraverso i tuoi concerti qui in Giappone?
SUGA: È la prima volta in oltre 3 anni che vengo ad esibirmi qui... Avrei preferito fossimo tutti e 7 insieme, ma alcuni dei membri stanno prestando servizio militare. Ho avuto questa opportunità di fare un tour solista e non vedo l'ora di iniziare. Anche se sono passati più di tre anni, le/i fan hanno sempre continuato a dimostrarci tantissimo amore, quindi voglio mostrare loro quanto siamo riconoscenti.
Che cosa ti hanno detto i membri per il tour?
SUGA: Mi hanno ripetuto spesso di prendermi cura di me. Visto che il tour si estende per diverso tempo, la mia salute era ciò che li preoccupava maggiormente, ma io sono più in forma che mai! Negli scorsi giorni, ero un po' raffreddato quindi continuavo a tossire, specialmente durante le date a Jakarta, e non è stato facile.
I membri mi sostengono e fanno sempre il tifo per me, mi dicono che sto facendo un ottimo lavoro e la cosa mi fa molto piacere, sono loro grato.
Ti hanno scritto qualche messaggio?
SUGA: Mi hanno lasciato dei messaggi sulla chitarra che uso in tour.
Il gruppo ha forse qualche progetto futuro per il Giappone?
SUGA: Ci tenevamo davvero un sacco a fare un tour in Giappone tutti insieme. Avevamo già date in programma nel 2020, ma, a causa del covid, sono state cancellate. Avevamo grandi progetti per il Giappone, come un tour negli stadi e simili, ma non abbiamo avuto modo di portarli avanti, è proprio un peccato. Ora, tre anni dopo, siamo di nuovo in un periodo di pausa – per gli impegni e doveri dei membri, me incluso – quindi ci vorrà ancor di più. Saremo di nuovo tutti insieme solo nel 2025. Mi spiace davvero molto, perché vorremmo tutti fare dei concerti in Giappone, un tour mondiale e rilasciare nuovi album (di gruppo).
Sei felice d'esser stato nominato ambasciatore per la NBA?
SUGA: Ad esser sincero, non credo di dover essere io a promuovere la NBA. Mi sono anche chiesto perché la NBA avesse bisogno di un ambasciatore [visto quanto è già popolare]. Ma mi piace molto lo sport, specialmente il basketball, ed è fin da quando sono piccolo che seguo i match della NBA, quindi poter lavorare con loro è davvero un onore enorme.
Oh, quindi eri già fan del basket in generale?
SUGA: Sì, sono un gran appassionato di "Slam Dunk", ad esempio. A casa, ho tutta la collezione di manga della serie.
Qual è il tuo personaggio preferito di "Slam Dunk"?
SUGA: Mi piaceva la shooting guard (guardia tiratrice), Hisashi Mitsui.
Sappiamo che sei andato a vederlo [il film animato di 'Slam Dunk']..
SUGA: Sì, l'ho visto al cinema.
Cosa fai quando hai giorno libero?
SUGA: Quando ho dei giorni liberi, solitamente, la sera prima mi faccio una bevuta.
Che messaggio vuoi lasciare attraverso "D-Day"?
SUGA: Quest'album è l'ultimo di una trilogia rilasciata a nome Agust D, ed è uscito dopo un periodo che è stato piuttosto stancante e stressante, quindi, una volta pubblicato, mi sono sentito molto più leggero.
Hai potuto sfogarti e lasciarti alle spalle parecchie cose
SUGA: Sì, esatto, ora ho il cuore più leggero, nonostante il processo creativo per arrivare qui non sia stato semplice.
Da cosa e come trai ispirazione per le tue canzoni?
SUGA: Anche ora, che sono in tour, continuo a creare musica, ma solitamente non c'è un'occasione o un evento specifico che inneschi l'ispirazione... ad esempio, ci sono volte in cui magari mi vengono idee quando sono in bagno... È così che funziona. E credo che, di questi tempi, i produttori siano piuttosto ligi al loro lavoro, non funziona come viene mostrato dai media, non c'è quel momento improvviso di ispirazione. Più comunemente, per coglierla è necessario sedersi e mettersi al lavoro.
Com'è nata la collaborazione con il maestro Ryuichi Sakamoto?
SUGA: A dire il vero, sono fan del signor Sakamoto fin da quando ero piccolo. Quando ero più giovane, mi è capitato spesso di usare suoi sample nel produrre musica. La maggior parte dei suoi lavori è solo strumentale, quindi ero solito esercitarmi nella produzione usando parti dei suoi brani ed ascoltando la sua musica.
Hai anche caricato un breve video in cui suoni uno dei suoi brani...
SUGA: Non l'ho suonato molto bene... Era nel periodo in cui il maestro Sakamoto stava già poco bene, ed era da tanto che desideravo conoscerlo e poterci parlare un po'. E poi ho avuto l'opportunità di venirlo a trovare grazie alla NBA. Anche se non si sentiva molto in forma, mi ha riservato un po' del suo tempo. Al tempo del nostro incontro, "Snooze" era quasi completa, quindi gli ho chiesto se era possibile... Se se la sentiva di lavorare con me, suonando il piano per la canzone, ed il signor Sakamoto, molto gentilmente, ha accettato. È stato come un maestro, per me, lo rispettavo profondamente.
Com'è stato lavorare con lui?
SUGA: Era una persona davvero straordinaria. Anche se aveva già una certa età – era più anziano anche di mio padre -, non la dimostrava affatto. Quello era il nostro primo incontro, ma sembrava ci conoscessimo da una vita. Sono molto felice di aver potuto parlare con lui.
Che cosa fai nel tempo libero?
SUGA: Niente di che...
Stai semplicemente ad oziare e a far passare il tempo?
SUGA: Sì, ecco perché la sera prima, solitamente, bevo un po' e poi semplicemente mi riposo.
Preferisci il whisky o il sake?
SUGA: Mi piace molto il whisky. Apprezzo anche molto quello giapponese, ma è sempre più
costoso.
Abbiamo visto che bevi anche durante i concerti
SUGA: Prima di salire sul palco, mi faccio un bicchierino con la band. E durante il concerto...
Per disfarti di un po' dalla tensione?
SUGA: Esatto. Poi, su ogni persona (l'alcol) ha un effetto diverso, e la mia voce o gola non ne risentono particolarmente, quando bevo. Quando sono sul palco, la tensione sale ed il nostro corpo ha bisogno di scaldarsi affinché la gola sia sana, ecco perché bevo durante i concerti.
Abbiamo del whisky, qui? Potremmo berne un po'...
SUGA: Buona idea!
Cosa faresti, se non fossi SUGA dei BTS?
SUGA: Prima di debuttare, ho lavorato come ingegnere (/tecnico del suono) e compositore, quindi, se non avessi debuttato, penso farei ancora quello.
Ti piace bere, mentre lavori alla tua musica?
SUGA: Sì, ma se esagero, poi mi viene mal di testa e non riesco più a creare un granché. Quando produco, mi piace creare un'atmosfera informale, come se stessimo passando solo un po' di tempo insieme [*con i collaboratori], invece di lavorare. Quando scrivo il testo e la melodia, sono piuttosto stressato, ma quando lavoro al beat con la mia squadra, beviamo birra insieme.
[*Un centinaio di ARMY giapponesi sono statə intervistatə, prima del programma, riguardo SUGA, il suo tour e i BTS, n.d.t.] Le/i tue/i fan si sono emozinatə mentre ti ringraziavano, prima
SUGA: Sì, vederlə sull'orlo delle lacrime mi fa male al cuore. Vorrei poter venire più spesso e fare più concerti, ma sfortunatamente ho potuto organizzarne solo tre. Non vedo l'ora di poter tornare tutti e 7 insieme e fare un nuovo tour qui in Giappone.
⠸ eng: © MINSUGAHQ | ita : © Seoul_ItalyBTS⠸ 
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chiesovic · 1 year
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Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere ma sto apprezzando come Allegri sta gestendo tutta la faccenda. Che ne pensi?
sai che volevo scriverlo l'altra sera poi ho detto no aspetta facciamo passare qualche settimana prima di giudicare hfghdgfh però sì, c'è da dire che per adesso la sta gestendo bene.
si è preso una bella responsabilità presentandosi in conferenza stampa da solo e anche la maniera in cui ha parlato dei ragazzi l'altra sera mi ha sinceramente intenerito – pareva quasi impossibile fosse la stessa persona dell'intervista-non-intervista di qualche mesa fa. ma del resto si sa che da qualche parte nel suo cuore grinzoso e livornese c'è del buono
oltretutto credo che il suo pragmatismo estremo farà molto comodo nei prossimi mesi. soprattutto se riesce a mantenere la fiducia dei ragazzi e la mentalità da assedio che hanno adesso secondo me qualche miserissima gioia riusciamo a ricavarla anche da questa stagione sciagurata e miserabile
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wishingsuperpowers · 1 year
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RICORDANDO IL SIC, 11 ANNI DOPO
-Circuiti, fatica, vittorie, sconfitte e lo shock di quella domenica che ti passa davanti come un tornado e ti schiaccia lo sterno ancora oggi-
23 ottobre 2022, circuito di Sepang. Clima piovoso, umidità alle stelle, i piloti intenti a inseguirsi tra le curve, una gara normale, la solita domenica da tifosi di moto gp.
Poi in un attimo, inaspettato, lo schianto, "quello" schianto: caos di moto e corpi in pista, il casco che rotola tra i bagliori rossi della livrea e si ferma sull'erba, oltre il cordolo. Dura pochi secondi, subito non si comprende la dinamica esatta. Un incidente del genere, con quelle traiettorie, non succede quasi mai. O forse sì, era già successo, ma non con questo finale che odora di tragedia imminente. C'è caos, nella luce biancastra della giornata. Siamo tutti col fiato sospeso. Abbiamo capito che non si tratta di un evento normale. Abbiamo capito che potremmo, purtroppo, essere testimoni di un momento storico. Più tardi, la conferma: Simoncelli è deceduto, non c'è maniera di dirlo più delicatamente, d'altronde si tratta di una verità talmente inaccettabile da non sapere come esprimerla, a parole, senza che faccia male.
Quel giorno ero ospite da amici. Abbiamo vissuto la mattinata con un peso sul petto, come se fossimo noi stessi gli amici, i parenti e i familiari di Simoncelli. Aspettavamo notizie. Pensavamo: "Ma sì, dai, ce la farà. Deve farcela". Sembrava impossibile che dovesse morire. Proprio lui! Quello originale, scatenato, sopra le righe, argento vivo perpetuo. Abbiamo atteso finché non l'hanno annunciato alla tv; cronisti e inviati a bordo pista pronunciavano quelle parole senza crederci veramente, senza che nessuno avesse ancora compreso la reale portata della situazione.
Il giorno dopo ero sconvolta come se mi fosse morto un parente stretto. Ho avuto il magone per giorni, non passava, mi disperavo anche per i familiari e gli amici del Sic, e quasi non capivo come il mondo facesse ad andare avanti comunque.
Di quella giornata, a distanza di anni, rimangono ricordi drammatici. L'assurdità dell'incidente. Quella sagoma di ragazzo sull'asfalto, ripresa dalla tv, senza casco, i riccioli scoperti. Ogni tanto ci penso ancora adesso. Ho assistito alla morte di tante celebrità, alcune da me molto amate, come per esempio Bud Spencer, ma una simile disperazione appartiene solo alla dipartita del Sic.
A volte intercetto qualche intervista del padre. Penso alla loro famiglia spezzata, che è andata avanti non so con quale forza, che negli anni ha ricostruito, ricordato, rilasciato parole e dichiarazioni, fatto del bene. Spero che abbiano ricevuto e ricevano tutt'ora, in qualche modo, l'amore dei fan, ammesso che serva. Perché, alla fine, non c'è modo di consolare davvero chi ha perso un figlio. Non c'è niente di sensato da dire. Noi, semplici spettatori, in fondo, siamo stati più fortunati della famiglia Simoncelli. Eravamo affezionati a un personaggio, e perderlo, per quanto scioccante, non è straziante come perdere qualcuno che tocchi, che respiri, che cresci ogni giorno. Ci è stato strappato un mito, ma non carne della nostra carne. Ci è stato risparmiato quell' estremo grado di dolore.
A Marco va il merito di averci intrattenuti, di averci lasciati col fiato sospeso, o in attesa che si togliesse il casco per le interviste di fine gara, scoprendo la sua criniera ribelle.
Marco ci ha fatti sognare, e continua la sua opera quando riguardiamo le sue imprese, stupendoci che sia già passato così tanto tempo da "quel" giorno.
Grazie di tutto, Sic.
(c) Ocd_Malerin_Girl
Foto: Gettyimages /GQItaly
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lamilanomagazine · 14 days
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Modena, Museo Civico: appuntamenti con la mostra "Enigma proibito"
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Modena, Museo Civico: appuntamenti con la mostra "Enigma proibito". Al Museo Civico di Modena, prende il via sabato 13 aprile "Di poesia e libertà", il programma di iniziative a ingresso gratuito collegate alla mostra "Enigma proibito. Segreti ed erotismo nel poema criptato di Pietro Giannone" che propone un'intervista impossibile, improvvisazioni poetiche e musicali, un itinerario in città e percorsi per i più piccoli. Poesia e libertà hanno mosso l'intera esistenza del patriota modenese Pietro Celestino Giannone, fine letterato dedito alla poesia e all'improvvisazione ed eroe risorgimentale dalla vita errabonda che solo di recente si è rivelato essere anche uno scrittore erotico sorprendente, autore di un poema dove il sesso viene trattato in modo così esplicito da rasentare l'osceno. Al centro della mostra, allestita fino al 25 agosto nelle sale rinnovate del Museo Civico, c'è, infatti un breve manoscritto cifrato appartenente alla raccolta del Risorgimento del Museo Civico e firmato da Giannone, con numeri e strani simboli a formare un testo incomprensibile che è rimasto inviolato per quasi 150 anni, nonostante i ripetuti tentativi di decifrarlo, alimentando l'idea che il codice nascondesse notizie storiche riferite alla Carboneria. E invece, quando nel 2014, Paolo Bonavoglia, docente di matematica, in collaborazione con Consolato Pellegrino ha trovato la chiave del codice, il manoscritto ha rivelato non storie segrete della Carboneria ma un poema erotico-libertino fortemente licenzioso. La rivelazione ha, allo stesso tempo, infittito il mistero che riguarda il suo autore: perché il patriota amico di Mazzini, l'autore del poema "L'esule", giunto alle soglie della vecchiaia, ha sentito il bisogno di scrivere un poema erotico? Voglia di trasgressione o puro divertimento? E perché ha deciso di cifrarlo? Paura della censura ecclesiastica o timore di rendere pubbliche pulsioni inconfessabili? Per svelare il rebus Giannone non rimane che rivolgersi direttamente a lui. Lo faranno, con un'intervista impossibile ma non troppo, lo storico della letteratura Gian Mario Anselmi e lo scrittore Roberto Barbolini con l'appuntamento "Risorgimento erotico: il rebus erotico. Intervista impossibile a un patriota libertino" sabato 13 aprile alle 16,30 al Museo Civico di Modena. L'illustre patriota verrà incalzato sullo straordinario mix di sesso, crittografia e Risorgimento del poema erotico che sta contribuendo a ridisegnare in modalità imprevedibili la sua figura. Al termine dell'intervista sarà presentato il busto di Pietro Celestino Giannone dello scultore Pasquale Romanelli proveniente dal cimitero delle Porte Sante sul colle di San Miniato di Firenze che a partire da sabato 13 aprile arricchirà il percorso della mostra "Enigma proibito". Per la prima volta dopo quasi sessant'anni, si presenta al pubblico il busto-ritratto di Pietro Giannone che costituisce l'unica parte esistente del monumento funebre a lui dedicato, un tempo presente nel cimitero fiorentino. Inaugurato il 23 agosto 1874 in seguito a una pubblica sottoscrizione e smantellato nel 1966 a causa di lavori che hanno interessato l'area in cui era collocato, il suo rinvenimento è il risultato delle ricerche condotte sui documenti conservati nella raccolta del Risorgimento del Museo Civico. Il busto è stato ritrovato tra le opere non identificate conservate nei depositi del cimitero. Domenica 14 aprile, alle 16, sarà la volta del percorso "Di lavoro faceva il poeta" pensato per bambine e bambini dai 3 ai 6 anni che, partendo dalla narrazione tratta dall'albo "Federico" di Leo Lionni, condurrà i partecipanti a creare timbri personalizzati per "scrivere" in codice. L'attività comincia visitando la mostra "Enigma proibito", che propone un percorso specifico per i più piccoli dedicato alla crittografia e "vietato ai maggiori". Come il protagonista del racconto di Leo Lionni, Pietro Giannone è un poeta abile nell'improvvisare versi ma è anche bravissimo a mantenere i segreti e inventa un linguaggio tutto suo, un codice misterioso per scrivere un poema criptato. E se un poeta può usare simboli al posto delle parole, allora anche i bambini possono scrivere senza usare le lettere dell'alfabeto ma creando un timbro personalizzato. Ingresso gratuito con prenotazione consigliata tel. 059 2033125 - [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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redazionecultura · 17 days
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lorenzospurio · 1 month
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N.E. 02/2024 - "La sacralità nella natura". Intervista a Mirella Crapanzano. A cura di Lucia Cupertino
Cara Mirella[1], grazie per aver accettato questa intervista sulla tua ricerca personale come poetessa che ci permetterà di conoscerti meglio ed esplorare con più profondità il tuo universo poetico. È impossibile scindere i poeti dai luoghi che abitano. Raccontaci dunque la relazione tra il tuo luogo, immerso nello splendore delle Alpi, la vita comunitaria che conduci e la pratica di scrivere…
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notizieoggi2023 · 1 month
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Tale padre, tale figlio: per il gossip reale William è un traditore, proprio come Carlo La malattia misteriosa di Kate Middleton, oltre ad alimentare decine di teorie del complotto sui social, ha aizzato nuovamente, dopo mesi di relativa quiete, anche uno dei gossip più virali sui principi del Galles, che vedrebbe William impegnato in una relazione extraconiugale con la bella marchesa di Cholmondeley, Rose Hanbury. Il nome di Hanbury, ex modella poi diventata moglie di uno dei personaggi più influenti del panorama aristocratico britannico nonché vicina di casa di William e Kate nel Norfolk, non è nuovo alle cronache reali: già nel 2019 erano usciti centinaia di articoli sulla sua presunta storia con William, sul litigio con Kate Middleton, un tempo sua amica, e sull'amore impossibile tra lei e il principe del Galles. Oggi quelle voci sono tornate a farsi sentire in modo prepotente tanto che l'affair di William con Rose Hanbury pare essere per tanti il principale indiziato della malattia di Kate. E c'è chi dice che il principe sia proprio come suo padre Carlo, oggi felice accanto alla regina Camilla ovvero la donna che ha sempre amato, ma un tempo marito fedifrago nei confronti della sua compagna Diana Spencer. Tale padre, tale figlio Il legame tra queste due storie reali si fa sempre più vivo, anche se sottinteso, nei reportage sulla situazione attuale dei Windsor. Con un punto chiave: e se William stesse vivendo, 30 anni dopo i fatti eclatanti che hanno portato al divorzio di Diana e Carlo, la stessa situazione vissuta da suo padre? Le prove della sua relazione con Rose Hanbury rimangono molto flebili, mentre quelle della storia extraconiugale tra l'attuale sovrano erano note a tutti, sia nell'ambiente aristocratico che nelle redazioni dei tabloid. Prima che Diana citasse nella famosa intervista con la BBC del 1995 il suo matrimonio «troppo affollato» c'erano già indizi validi e consistenti sull'affair portato avanti dal marito con Camilla. Il gossip su William e Rose rimane da anni sul filo della vaghezza, senza che vi siano dettagli attendibili che provino la sua veridicità o, piuttosto, la sua totale inconsistenza. Nei giorni bui della malattia della principessa Kate, oscurati dall'editing pasticciato della foto della festa della mamma che ha aizzato ancora di più le teorie del complotto sulla sua salute, il nome di Rose Hanbury è balzato nuovamente agli onori della cronaca: c'è chi è convinto che sia addirittura incinta del principe William e che la notizia della gravidanza abbia gettato Kate in uno stato di esasperazione tale da richiedere un periodo di pausa dai royal duties. Oltre che una riflessione sul divorzio reale, possibilità più remota che mai dato lo status di futuri sovrani di Kate e William. Rose come Camilla, William come Carlo: gli scandali reali, presunti o veri che siano, tornano prepotenti a scuotere la vita della famiglia Windsor. Cambiano i volti e le storie, ma non l'interesse del pubblico, interessato più che mai a rivelare gli aspetti più umani - e pure meschini e fragili - di re, principi e principesse.
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scenariopubblico · 3 months
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Emozioni di fondo
Pronti… Partenza… Via…
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Per uno sportivo l’inizio di una competizione rappresenta un momento magico, frenetico, emozionante. Se dovessimo cercare di racchiudere in una sola parola, questa sarebbe «speciale».
Il "via" segna il momento in cui la morsa allo stomaco deve svanire, il momento in cui occorre isolarsi, il momento in cui bisogna diventare ciò che serve lì dentro, qualunque cosa questo significhi. Uno sportivo capisce che in quegli istanti ogni respiro conta, ogni pensiero determina un’azione. I problemi, in quel frangente come nella vita, possono presentarsi improvvisamente e serve essere pronti a reagire. Bisogna confrontarsi con i propri limiti e con le proprie paure, cercando di trasformare ogni emozione in forza.
Secondo Giuseppe Vercelli, uno psicologo dello sport, vincere significherebbe provare le migliori sensazioni possibili in quel preciso momento, cercare il meglio da sé stessi. Il campione, continua Vercelli nel suo Vincere con la mente (2016), è colui che sa assumersi la responsabilità del proprio mondo, dal successo al fallimento. È colui che sa prendere delle decisioni e ha il coraggio di farlo ascoltando le proprie sensazioni. San Francesco d’Assisi diceva: «Cominciate col fare il necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile». Questa massima si può applicare nella vita di tutti i giorni, come nello sport.
Possibile e impossibile a volte si fondono diventando un tutt’uno.
Viene subito alla mente il caso di Vinny Paz, un pugile statunitense di origini italiane. La sua carriera è stata segnata da un incidente automobilistico che quasi gli è costato la vita. Secondo i medici, infatti, non avrebbe più potuto camminare, figuriamoci combattere sul ring. L’atleta però non si è arreso e ha deciso di farsi installare un apparecchio che avrebbe mantenuto il suo collo immobilizzato per tre mesi, sperando nell’impossibile. Contro ogni aspettativa, tredici mesi dopo l’incidente, è tornato a combattere, laureandosi campione del mondo.
Nel 2016, la storia di Vinny Paz è stata portata sul grande schermo, con il film Bleed, Più forte del destino. La pellicola si conclude con un’emblematica intervista, in cui al protagonista viene chiesto quale sia stata la più grande bugia che gli sia mai stata detta. La sua risposta è stata «non è così semplice».
Oscar Wilde scriveva: «Siamo tutti immersi nel fango ma alcuni di noi guardano verso le stelle».
La storia di Paz ci insegna che «non è così semplice» rappresenta la menzogna che ci ripetiamo ogni giorno per non affrontare ciò che ci sembra più arduo, ed è questa che può farci desistere dal realizzare i nostri sogni e raggiungere i nostri obiettivi, per quanto essi siano stravaganti o impossibili.
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Come disse lo scrittore francese Charles Péguy «È sperare la cosa più difficile. La cosa più facile è disperare, ed è la grande tentazione». 
Ognuno di noi, nel quotidiano, tende a focalizzare gli aspetti negativi in ogni cosa ed è anche noto che si tenda a ricordare maggiormente eventi negativi che positivi, poiché più stressanti dal punto di vista psicologico. Dunque, in un mondo dove ci si concentra sugli aspetti nefasti…la resistenza potrebbe salvarci.
Non usiamo il termine resilienza che, come sostengono Maura Gancitano e Andrea Colamedici, è
«un termine mutuato inizialmente dall’ingegneria che ha attraversato la biologia, l’informatica, l’ecologia, la psicologia e che negli ultimi anni è finito con il descrivere la capacità di resistere agli urti, di tornare a sé stessi dopo aver vissuto un trauma o una deformazione. Come i metalli che subiscono urti e manipolazioni ma poi tornano uguali a come erano prima, così siamo invitati a fare noi. […] Essere resilienti significa, quindi, aspettare passivamente che le cose spiacevoli passino e che i tempi ridiventino floridi».
Le storie di cui stiamo parlando sono caratterizzate da ben altro che attesa e passività. Piuttosto dal contrario.
«Se proprio vogliamo usare un termine preso in prestito dall’ingegneria, riprendiamoci il concetto di resistenza, cioè quella capacità dei corpi di opporsi al passaggio di una corrente. Chi resiste non si limita ad aspettare che la tensione passi, non fa finta che non stia succedendo niente, ma si oppone attivamente. Un corpo resiliente è un corpo passivo, mentre un corpo resistente è un corpo vivo, che subisce ferite e trasformazioni dalla forza ostile e non fa finta che non stia succedendo niente. Prova dolore e fastidio, e ciononostante continua a resistere. Resistere significa fare esperienza, rischiare di farsi male e di sparire pur di opporsi alla distruzione generale».
Non possiamo che raccontare, a questo punto, la testimonianza personale di una studentessa dell’Università di Psicologia di Catania che giocando a pallavolo, durante un incontro, ha subito un grave urto al ginocchio compromettendo una rotula. La sua è una storia apparentemente semplice che però cela risvolti personali ben più complessi. Oltre al dolore fisico, infatti, l’infortunio è stato alla pari emotivo, specie dopo la diagnosi presentata della propria fisioterapista secondo cui la giovane non avrebbe più potuto giocare. La notizia spiazzante però non ha lacerato la sua voglia di resistere continuando a seguire il piano di riabilitazione che doveva per riprendersi, giorno dopo giorno, con rigorosità. Alla fine, è riuscita a tornare in campo.
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Altro caso eclatante viene narrato nella Serie Tv I fantastici 5:
Laura, una ragazza di 16 anni, è vittima di un incidente che le costa la perdita di una gamba. Una situazione che travolgerebbe qualsiasi individuo e che però pesa in particolar modo in quella fase adolescenziale in cui si trova la protagonista. Quel momento in cui comincia a scoprire il proprio essere, le proprie attitudini, il periodo nel quale si comincia a costruire la propria identità. Forte e lucidamente pronta a non lasciarsi abbattere, Laura non si lascia intimorire e decide di entrare in un centro, il Nova Lux, in cui sono presenti tanti altri ragazzi con diverse disabilità, tutti accomunati da una preziosissima ricchezza, la resistenza. All’interno di questo centro viene data la possibilità ai ragazzi di rialzarsi e di continuare a vivere la loro vita. Tutto questo grazie allo sport. Laura, diciottenne, grazie al suo impegno, alla sua dedizione e alla sua forza di resistere alle avversità della vita diventa abilissima nella corsa. Insieme agli altri ragazzi del centro, decide di partecipare alle selezioni per gli europei. Un obiettivo importante. Qui però, Laura ha un crollo ripensando a ciò che le era accaduto, così come ad altri suoi compagni e di conseguenza non riuscirono a partecipare alla competizione. Rimaneva ancora una possibilità: partecipare in squadra a una gara di staffetta. I ragazzi, grazie al loro reciproco aiuto, al lavoro di squadra e alla loro voglia di realizzare il sogno, riuscirono non solo a superare le selezioni, ma anche a vincere gli europei. 
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Non è semplice, ma come disse Pietro Trabucchi: «Tutti abbiamo delle motivazioni. La differenza sta nella loro capacità di farle durare a lungo nonostante ostacoli, difficoltà e problemi». E aggiungiamo, quindi, nella capacità di resistere che può soltanto provenire da una profonda motivazione.
Usciti dallo spettacolo di Marco D’Agostin, First Love, queste storie hanno pervaso la nostra mente, ci hanno fatto emozionare e riflettere su quanto la vita dello sportivo possa essere dura e sostenibile solo se si ama ciò per cui si combatte. Siamo noi a costruire la nostra esistenza sulla base delle risorse di cui disponiamo e di cui possiamo disporre, dalle quali dobbiamo attingere per non soccombere agli ostacoli. «Ciò che non mi uccide, mi rende più forte» diceva Nietzsche e, tenendo a mente questa citazione, dobbiamo ricordarci che anche il cielo talvolta intimorisce e incute paura, ma emana anche bellezza e speranza.
Di: Donato Gabriele Cassone Giulia Concetta Celeste Laura Raneri
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bikewalden · 5 months
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su FEDE e VANGELI
Intervista a Giancarlo Gaeta Realizzata da Luciano Coluccia
IL SEMPLICE, IL RISAPUTO...
La vicenda della formazione dei Vangeli, quando si dovette reinterpretare un po’ tutto dopo l’uccisione, “impossibile”, del Messia. La sconfitta del manicheismo per cui il mondo è male. Il discorso fondamentalista di Ratisbona, per cui l’unica esperienza autentica non è solo quella cristiana ma quella cattolica romana. La proposta di Simone Weil per una “dichiarazione dei doveri”. Intervista a Giancarlo Gaeta.
Giancarlo Gaeta è docente di Storia del cristianesimo antico presso l’Università di Firenze. Ha pubblicato studi sul Nuovo Testamento, nonché saggi sul pensiero filosofico-religioso del Novecento, tra cui Religione del nostro tempo, ed. e/o. Ha curato l’edizione italiana dei Quaderni di Simone Weil e di altre sue opere. Recentemente ha curato una nuova edizione dei Vangeli (Einaudi, collana I millenni), con un commento laico che mette in evidenza il carattere storico, narrativo, culturale e letterario di questi testi.
Una Città n° 145 / 2007 Febbraio
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Numero due Hezbollah: "Rischio reale di estensione del conflitto a Libano, tutto dipende da Israele"
Parla di “rischio reale” di un’estensione del conflitto israelo-palestinese al Libano e all’intera regione Medio Orientale e definisce “difficile” se non impossibile la coesistenza di uno Stato palestinese e di uno israeliano il numero due della milizia Hezbollah, lo sceicco Naim Qassem, in una intervista esclusiva a Rainews24. “Il rischio di un conflitto più ampio esiste – ha spiegato – il…
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livcaprarablog · 7 months
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INTERVISTA IMPOSSIBILE REALIZZATA DA UNA REPORTER INGLESE AD UNA RAGAZZA AMERICANA.
Luogo: Seattle- Anno: 2001 - Reporter: Carina Low- Ragazza: Michelle Harrison.
C: Ciao, come ti chiami? Vorremmo realizzare un’intervista parlando della musica: 90’s VS 00’s.
M: Ciao, io sono Michelle!
C: Come vivi? Dove trascorri le tue giornate, e in quali attività sei impegnata?
M: Vivo a Seattle, trascorro le mie giornate studiando ed ascoltando buona musica.
C: ti trovi con il pop che sta spopolando ovunque? Ti piace Britney Spears?
M: No, non detesto le sue canzoni, ma preferivo altre canzoni. Ad esempio quelle dei primi anni ‘90. Dieci anni fa io avevo solamente dieci anni, ma musicalmente più matura, dei ragazzini che oggi, nel 2000 hanno dieci anni.
C: cosa ne pensi dei Nirvana? Hai mai ascoltato una loro canzone? E della morte di Kurt Cobain?
M: Adoravo i Nirvana, li adoro anche ora, e li ho adorati in passato. Mi piacevano anche band come i Guns N’Roses, gli Aerosmith oppure, oggi sto sperimentando i Linkin Park, ma nulla in confronto alle vecchie e passate gemme del rock. Mi è dispiaciuto molto della morte di Kurt Cobain, credo che non sia stata tutta colpa del successo ricevuto dopo Smells Like Teen Spirit. Negli anni 90 avevamo tutto, musica bella, vivevamo felicemente. Ma quando hai tutto ti sembra di non avere nulla. Io sono di seattle e posso dire che i Nirvana hanno descritto a tutto il mondo le prospettive negative, che all’epoca, e gli questa città poteva dare a noi ragazzi.
C: come credi che si evolverà la musica, tra qualche anno?
M: sarà peggio di tutto questo. Saranno suoni registrati, ed io terrò stretta al mio cuore la cassetta di Nevermind. Farò conoscere l’empireo dei Nirvana anche ai miei figli, e insegnerò la loro filosofia.
Intervista impossibile realizzata da [LAVINIA M. CAPRARA]
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seoul-italybts · 1 year
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[✎ ITA] Marie Claire Korea : Flessibilmente, Intervista SUGA x Valentino | 22.04.23⠸
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FLESSIBILMENTE
Una Vita Equilibrata e Flessibile,
là dove Valentino incontra SUGA
📷 Servizio fotografico | Scan ver. fisica © larkspuryk
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Fin da inizio anno, stai lavorando con Valentino in qualità di global ambassador. Man mano che ci sei entrato in contatto, avrai sicuramente approfondito il tuo legame con il brand
La flessibilità ed adattabilità sono valori molto importanti per me, quando si tratta di fare musica e, comunicando e lavorando con Valentino, l'impressione che mi sono fatto è che sia un marchio molto versatile. Ecco perché sono contento di collaborare con loro. La gente a me vicina mi ha anche detto che lo stile Valentino si avvicina al mio, altra cosa di cui sono felice.
Quale look preferisci tra quelli del servizio fotografico di oggi?
Mi piace quello con il maglione beige e i pantaloni grigi. Solitamente non indosso cardigan, ma mi ci sono trovato piuttosto a mio agio. Oggi ho scoperto un nuovo modo in cui potrei vestirmi.
Che tipo di musica ti viene in mente, se pensi a Valentino?
Valentino a un che da rockstar. Si sposa bene con un entusiasmante sound hard rock, ma le collezioni più recenti richiamano maggiormente un rock più trendy – musica rock con un pizzico di hip-hop, piuttosto della solita base a percussioni.
Parliamo della musica di SUGA. Presto partirai per il tuo tour solista. Qual è la direzione che hai scelto o il concept che hai preparato?
È talmente tanto, ormai, che mi preparo per questo tour che quasi non so più cosa voglia dire la parola “direzione” (ride). Lo scopo di questo tour non è mostrare tutto il mio potenziale, né rincorrere il successo solista. Credo questo tipo di tour individuale si sia reso necessario solamente perché, al momento, ci è fisicamente impossibile farne uno tutti e 7 insieme, ma quello sarebbe lo scenario ideale. È tantissimo che le/i nostrə fan aspettano un nostro tour, e io volevo sdebitarmi con loro in qualche modo.
In quanto membro dei BTS, hai già girato tutto il Mondo, ma immagino che un tour solista sarà piuttosto diverso
Dovrò concentrarmi ancor più sulle performance, perché devo coprire anche il peso di cui solitamente si fanno carico gli altri membri. A volte mi dimentico parte dei testi (ride). Quindi sto facendo tutto il possibile per impararli per bene e ricordarli.
Nonostante questo sia il tuo primo tour solista, hai già rilasciato mixtape individuali e lavorato con altrə musicistə. La tua esperienza da artista solista ha qualche tipo di influenza sul tuo lavoro nei BTS? Sarei anche curiosə di sapere se, vice versa, la musica dei BTS ha qualche tipo di impatto sui tuoi album individuali?
La mia priorità è creare musica per i BTS, e questo è un fatto assodato che non cambierà mai. Di conseguenza, le mie attività soliste non influenzano la musica dei BTS, né il lavoro con i BTS tocca i miei progetti individuali, non necessariamente, almeno. Inoltre, non c'è nulla che mi sia mai stato precluso, facendo musica per i BTS. Semplicemente, sono una persona che scrive tanta musica. Cerco soltanto di cogliere i momenti di ispirazione, quando arrivano, e sfruttarli al meglio.
Facendo uso di strumenti tradizionali nei tuoi lavori hai sollevato l'interesse e la curiosità di molte persone. Hai incluso musica tradizionale coreana sia in “Daechwita”, il singolo della tua seconda mixtape, che nella tua nuova title track, “Haegeum”. Qual è stata l'occasione che ti ha spinto ad iniziare a lavorare con questo sound più tradizionale?
Che si tratti di strumenti tradizionali, archi o pianoforte, sono tutti suoni e risorse nate per far musica. Quando mi metto a lavorare sui miei brani, non ho chissà quali piani grandiosi in mente. Per “Daechwita”, tutto è iniziato con una domanda semplicissima: “Perché non provare a trasformare questa risorsa così figa in musica?”. Non potevo non includere un sample delle marce militari “daechwita”, visto il titolo.
Se parliamo di SUGA pensiamo all'hip-hop. Sia il produttore Bang Shi-Hyuk che PDogg sono grandi conoscitori di quel genere e della musica nera in generale. In che modo, questo, ha influenzato la musica dei BTS e la tua crescita artistica personale?
È fin da quando ero ragazzino che ascolto la musica hip-hop. Ora è un genere piuttosto popolare, ma allora non lo era affatto. Considerato che ormai l'hip-hop è uno dei generi di maggior successo, nella scena musicale, credo il produttore Bang Shi-Hyuk e PDogg ci abbiano visto piuttosto lungo. Però, io sono semplicemente una persona che fa musica pop. Ovviamente, essendo cresciuto ascoltando quel genere, mi ha fornito una migliore comprensione della musica popolare.
Ancor oggi, i Cypher pt.1, pt.2 e pt.3 mi trasmettono emozioni forti. Sono carichi di pura rabbia e di una profonda energia, oltre ad essere una dimostrazione davvero notevole delle tue abilità nel rap, affinate, da sempre, per dimostrare quanto vali. Credo queste tracce rimarranno nella storia dell'hip-hop coreano. Tu cosa pensi e provi rispetto a questi brani, ora?
Sono felice piacciano a così tante persone. Credo avrei dovuto tenere un profilo un goccio più basso, specialmente nelle mie parti (ride). Ero pieno di han (*espressione coreana che fa rif. ad un misto di tristezza, rimpianto e risentimento) e volevo dimostrare al mondo quanto valessi. Se ascoltate le versioni live più recenti dei “Cypher”, noterete che sono più naturali, perché mi sono dato un po' una calmata. Con questo, non intendo dire che non mi piacciono le canzoni potenti, anzi, ne ho alcune piuttosto toste anche nel mio nuovo album. Una parte di me ama ancora molto brani come i “Cypher” dei BTS.
Ho sentito dire che, solitamente, con gli/le altrə artistə lavori via e-mail. C'è qualche motivo per cui preferisci questo metodo?
Credo l'immaginario di due artistə che si incontrano dal vivo per lavorare insieme alla loro musica sia una fantasia diffusa dai media (ride). È raro incontrarsi, suonare insieme e registrare fianco a fianco. È anche difficile organizzare incontri estemporanei perché quando l'ispirazione viene, viene. Ovviamente, ci sono artistə che lavorano in quel modo, ma non io. Io preferisco lavorare via e-mail. Così facendo, ognunə degli/le artistə coinvoltə può concentrarsi appieno sulla sua parte, mantenendo anche la propria routine ed abitudini. E poi si risparmia tempo. È un sistema molto efficiente.
Quando i BTS hanno debuttato, la gente guardava con sprezzo e giudicava male gli/le idol, mentre ora sarebbe ridicolo anche solo pensarla a quel modo. Credi la gente abbia una diversa opinione di voi, ora?
Io sono un idol e ne vado fiero. Ovviamente, sarà anche capitato io abbia detto alcune sciocchezze a riguardo, in passato, ma ormai il titolo di “idol” è una sorta di medaglia al valore per me. L'opinione pubblica è molto cambiata, ultimamente, e credo i BTS vi abbiano contribuito, in parte. La maggior parte degli/lle idol sono davvero bravissimə, di questi tempi. I livelli attuali sono altissimi. Non sono solo bellə, ma anche bravə a ballare, cantare, rappare e addirittura recitare. Forse non saranno propriamente dei/lle musicistə, con esperienza in una specialità in particolare, ma, volendo guardare la cosa da un'altra prospettiva, scopriremo che sì, di fatto, lo sono, e sono pressoché privə di lacune. Inoltre, il fascino degli/lle idol sta anche nel fatto che potete seguirne la crescita artistica fin dal debutto, album dopo album. Ovviamente, seguire un/a musicista espertə dà soddisfazioni, ma anche seguire dei/lle giovani, teneri idol un po' impacciatə, crescere e migliorarsi gradualmente fino a diventare dei/lle verə professionistə è molto bello.
Voi, probabilmente, siete stati il gruppo ad aver compiuto la scalata al successo più sensazionale mai vista per degli artisti coreani, per non parlare della scena idol. Moltə possono “superare le aspettative” ma solo pochə possono arrivare “in vetta al mondo”
Quando ero più giovane, avevo paura del successo. Man mano che le cose hanno iniziato a crescere al di là di ogni mia aspettativa, è cresciuta anche la paura, ma ora cerco di non pensarci troppo. Il gruppo dei BTS ha i piedi saldamente piantati a terra. Non conduciamo una vita da superstar, non crediamo di essere “in vetta al mondo” e sappiamo, ovviamente, che tutto potrebbe anche andare a rotoli. Piuttosto di lottare e e soffrire nel tentativo di mantenere un certo status, abbiamo deciso di vivere con gratitudine, ricordando sempre che tutto questo è merito delle/i fan che ci seguono e supportano.
Mi chiedo come tu riesca ed essere così calmo/umile?
Ho affrontato tanti fallimenti e credo che siano proprio quelle esperienze ad avermi portato al successo. Ho sempre avuto una paura folle di cadere, ma ora vivo semplicemente istante per istante, pensando “vada come vada”. Credo la vita sarebbe ancor più dura se fosse sempre una continua scalata (al successo). Spero potremo, un giorno, imparare a vivere anche gli insuccessi senza troppo dolore.
I numeri non bastano a dare un'idea concreta dell'enorme successo dei BTS. Su cosa ti concentri maggiormente nel perseguire e raggiungere i tuoi obiettivi?
La vita, la musica.. persino quest'intervista, non sono tutte cose che si fondano sulla comunicazione tra persone? Non si può vivere senza instaurare delle relazioni. Sia nei momenti positivi che in quelli più pesanti siamo sempre circondatə dalle altre persone.
Sarei curiosə di sapere com'è andato l'incontro con Stephen Curry, il giocatore di basketball. Ricordi qualche aneddoto particolarmente memorabile dal vostro incontro?
È davvero un grandissimo professionista. Avevo sentito dire che non finisce mai i suoi allenamenti quotidiani prima d'aver concluso l'intera routine di esercizi, e, quando l'ho incontrato, ho scoperto che è proprio così. La sua performance, quel giorno, è stata incredibile. L'hip-hop ed il basketball sono due cose inseparabili, ed è per quello che mi sono sempre piaciute fin dalla più tenera età. I giocatori che mi piacevano allora, come Allen Iverson e Damien Lillard, erano tutti appassionati di hip-hop. Ecco perché conoscere Stephen Curry è stato ancor più bello. Sono, inoltre, più che felice di poter lavorare con la NBA.
I BTS sono alla continua esplorazione di nuovi orizzonti, che li porteranno a sempre nuove esperienze. Immagino trovare un equilibrio sia sempre più importante. Probabilmente condurre un'esistenza equilibrata è proprio il fondamento delle nostre vite. Sarei curiosə di sapere se tu hai qualche consiglio in proposito?
Io cerco sempre di restare con i piedi per terra. Così facendo, anche nelle situazioni peggiori, posso sempre consolarmi dicendo “lo sapevo” o “non mi sono impegnato abbastanza”. È già da un po' che noi membri ne parliamo insieme. Sappiamo che non saremmo niente senza le/i nostrə fan e che quindi dobbiamo lavorare e fare del nostro meglio per le persone che ci amano. E qualcosa che non faccio che ricordare a me stesso. Ho ancora sempre molto da imparare, se voglio trovare un mio equilibrio. Questo, però, non significa colmare le mie lacune a costo di sforzi e sofferenza inimmaginabili. Si tratta, piuttosto, di riconoscere le mie mancanze ed accettarle. Concentrarci su ciò che possiamo fare per coloro che ci amano ci permette di condurre una vita bilanciata.
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Odio l’estate. Odio il mese di agosto fino al giorno di ferragosto.
Tutti partono e ci chiedono se anche noi partiremo. Impossibile rispondere, quando siamo nel numero di quelli che non hanno voglia né di partire né di restare.
Io non trovavo il mondo triste, lo trovavo bellissimo, solo che a me per qualche ragione oscura era vietato di celebrarne le radiose giornate, così non potevo che cercare e amare l��autunno, l’inverno, il crepuscolo, la pioggia e la notte. Scopersi, in seguito, che una simile sensazione non ero io sola a provarla, che era una sensazione comune a molti, perché molti come me in qualche istante della loro esistenza si sono sentiti esclusi e mortificati dall’estate, giudicati per sempre indegni di raccogliere i frutti dell’universo. Molti come me allora hanno odiato lo splendore abbagliante del cielo sui prati e sui boschi. Molti come me ai primi segni dell’estate si sentono in angoscia come all’annuncio di una disgrazia, perché in essi risorge lo spavento del giudizio e della condanna.
Intervista de La Stampa in data 11 luglio 1991 dal titolo “Maledette vacanze” Natalia Ginzburg.
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radiofrank · 9 months
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La matematica. C'è chi la ama, chi la odia, chi ci punta tutto. Innovamat è un progetto di formazione spagnolo appena sbarcato in Italia. Ecco la mia intervista: abbiamo parlato di intelligenza artificiale, lavoro, didattica…
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