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#lettera di scuse
fabriziosbardella · 2 years
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L’artigiano arciere di Cittiglio accusato di aver ucciso a Genova un operaio peruviano con una freccia va ai domiciliari. #arcieredicittiglio #arrestidomiciliari #evaristoscalco #javiermirandaromero #genova #cittiglio #letteradiscuse #arco #frecce #sbardellafabrizio
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crazy-so-na-sega · 2 months
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Lettera aperta - Olimpiadi
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La cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi è la rappresentazione plastica di come certi eventi di caratura internazionale siano un’operazione di indottrinamento delle masse, volta ad attuare una riformattazione dei costumi, se non antropologica, delle cosiddette società occidentali.
Malgrado il dietro front di chi lancia il sasso per poi nascondere la mano con l’incalzare delle polemiche, alludendo a margine delle scuse ufficiali che la disposizione attorno a un tavolo di transessuali agghindati ad arte per l’occasione, manco le Olimpiadi siano il Carnevale di Rio de Janeiro, non sia una caricatura blasfema dell’Ultima Cena rappresentata dal Da Vinci, ma secondo la direttrice della comunicazione delle Olimpiadi Anne Descamps e Thomas Jolly, il direttore artistico (se così possiamo definirlo) della cerimonia, si voleva invece educare alla tolleranza e alla comunione.
Le Olimpiadi quali giochi che si svolgevano in Grecia iniziavano con celebrazioni religiose in favore di Zeus e si concludevano con la premiazione degli atleti vincitori, vennero riprese in epoca moderna a fine ‘800, ma sempre hanno conservato un universo estetico e simbolico arcaico proprio di quella civiltà ellenica che ha permeato l’Europa: dalla fiamma olimpica alla traslazione in altre nazioni a testimoniarne l’universalità.
E con la competizione insita nella natura dell’essere umano di confrontarsi con avversari al proprio pari, si veicolava un’immagine di sé salubre, forte ed atletica. E quindi indiscutibilmente bella. Perché nonostante le infezioni culturali contemporanee che propinano un relativismo tout court, esiste un canone oggettivo della bellezza, che la classicità ci suggerisce da tempi immemori che è rappresentato dall’armonia delle forme e da un ordine che è sintesi dell’unità che domina la diversità.
Bellezza, ordine, sostanza e FORMA. Ciò che abbiamo interpretato e riprodotto in tutti gli ambiti e in ogni epoca. Fino ad oggi. Perché noi siamo europei e proveniamo da una Civiltà.
Di contro, ciò che più di ogni altra cosa mina l’esistenza di una civiltà è l’informe. Perché l’assenza di Forma genera una sostanza malata. E là dove la sostanza è malata, la bellezza non può trovare posto e si finisce inesorabilmente per imbruttirsi. Prima nel singolo, poi nella moltitudine e infine nella società. E quindi si avvia il declino di una civiltà in decadenza.
E quando una società è decadente si può arrivare ad assistere all’esibizione della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi con un personaggio come Barbara Butch investita dal ruolo di frontman. 
Conferitole recentemente il premio di personalità LGBT dell’anno per via della moltitudine di battaglie coraggiosissime a difesa delle minoranze arcobaleno condotte temerariamente al fianco di pressoché tutte le multinazionali, dei magnati della finanza e del mainstream globale. Allora comprendiamo perfettamente che il concetto di Forma quale riflesso di bellezza e di un ordine superiore suggeritoci dalla classicità dei greci, quegli europei che hanno dato vita alle Olimpiadi nel 776 a.C., difficilmente possa attecchire su chi come Barbara Butch conduce audacemente crociate in difesa de “l’accettazione dei grassi”. 
Perché l’immagine della cerimonia inaugurale in salsa woke è la più fulgida rappresentazione di come sia ripugnante l’esaltazione delle devianze promosse da chi essendo informe per natura, ha in spregio tutto ciò che essendo bello e giusto secondo natura, costituisce saldezza e ancoraggio: la famiglia e la Nazione, la Cultura e l’identità.
L’agenda cosmopolita della società aperta in fase di consolidamento mira alla distruzione di questi cardini e opera attraverso il condizionamento sociale di una propaganda che si fa sempre più spinta e pervasiva.
Nell’industria dell’intrattenimento, quella cinematografica, musicale o sportiva come in questo caso, ormai è prassi ordinaria rendere espliciti aspetti occulti di un certo misticismo sinistro: dall’ostentazione di modelli devianti per giungere all’esposizione di immagini sempre più spesso esplicitamente sataniste.
Ci chiediamo se eventi come Eurovision, Berlin Fashion Show e Super Bowl ad esempio attraverso performance altamente simboliche, non siano rivelatrici di un retroterra “esclusivo” che rappresenta egregiamente Sodoma e Gomorra: costumi BDSM, ballerini vestiti da donna in perizoma, cantanti che si esibiscono nudi, sesso omosessuale di gruppo praticato in un bagno sporco, croci rovesciate, streghe e demoni che si accoppiano al centro di un pentagramma, adulti che posano davanti alle cineprese con genitali esposti in presenza di bambini.
Vorremmo esimerci anche solo dal pronunciare certe oscenità per via della natura scabrosa di certi contenuti, se non fosse che vengono trasmesse in mondovisione sintonizzando centinaia di milioni di ascoltatori, sdoganando e normalizzando un passo alla volta le più infime degenerazioni dell’uomo mascherate da creatività, arte e inclusività.
Una poderosa macchina di propaganda mondiale che aspira a cancellare le identità nazionali e sovvertendo le religioni, i costumi e le tradizioni dei popoli, mira a scalzare ciò a cui siamo profondamente legati con lo squallore di una “cultura” globale indifferenziata che si esibisce in tutta la sua ripugnanza.
Ferocemente
-Kulturaeuropa
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ilpianistasultetto · 2 years
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E' stato un gran privilegio avermi concesso di stare al tuo fianco per cosi tanto tempo. Mi hai fatto ridere, mi hai tenuto la mano, abbracciato e baciato in quel modo bello che solo chi ci mette ogni grammo di cuore sa fare. Grazie per avermi fatto battere quel muscolo dentro al petto come un picchio che batte il suo becco sulla corteccia di un grande pioppo. Grazie per le migliaia di parole che hai tirato fuori dal mio pozzo mentale pur di poterti raccontare come e quanto hai dato senso al mio tempo. Grazie per tutte le volte che ti sei fatta "coriandoli" rendendo il mio tempo un carnevale pieno di giochi e fantasie... Quante isole di niente abbiamo visitato insieme riempiendole di sogni. Quante volte ci siamo aspettati in fondo al viale e quanto abbiamo riso di quell'innamoramento perche' non avevo niente da fare. Tu ci restavi male e a me divertiva molto quel tuo broncio immotivato.
Grazie di essere stata l'inchiostro di tutto quanto ho scritto, le dita di quello che ho suonato al piano e il pennello dei miei disegni. Grazie per tutte le volte che hai incendiato ogni poro delle mie forme, che mi hai stretto, carezzato, morso, esaltato e sfinito e grazie piu' di ogni cosa ai tuoi occhi, quelli che ogni giorno mi hanno fatto vedere il mare anche quando il mare era lontano. Grazie per avermi aiutato a non disoccupare la strada dei miei sogni. E dopo i grazie, le scuse. Scusa per quella parola mancata al momento giusto, per non aver osato quanto potuto. Scusa per quel bacio o quella carezza che forse ti aspettavi e non e' arrivata e scusa se non ho amato quel tuo corpo dieci volte tanto piu di quanto l'ho amato perche' quando la passione e' cosi travolgente anche il tanto puo' sembrare niente. Tu, come l'acqua per chi ha scelto di vivere nel deserto. Come l'impermeabile che copre dalla pioggia. Non solo una donna bella ma una bella donna. @ R.B.
Lettera ad una donna che l'ha sempre aspettata.
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abatelunare · 11 months
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Ah, questa lettera non ha capo né coda. Ti prego di accettare le mie scuse. Le idee che mi arrivano alla penna sono così tante - che caos! (Jack Kerouac, Lettere dalla Beat Generation).
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theladyorlando · 1 year
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The Lady Orlando
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Orlando è così bello che a volte mi chiedo come sia possibile che esista una cosa del genere a questo mondo. Come è possibile che davvero una persona abbia dentro la testa e nel cuore così tanta bellezza, io non lo so. Mi fa essere felice perché riesco a vederla, la bellezza, è per me, e sono anche inspiegabilmente triste al pensiero che il resto del mondo non stia leggendo Orlando, in questo preciso istante. Per me Mrs Dalloway era stato memorabile. ricordo di averlo letto in metro, nei pomeriggi di ritorno dall'Università, e intanto ascoltavo Antony and the Johnsons. è stata l'unica volta che in vita mia sono riuscita a leggere qualcosa ascoltando della musica. E questo perché Virginia Woolf e quella musica si conoscono, parlano la stessa identica lingua. Quella musica è così trasparente, così profonda che mi fa pensare spesso alla morte. E così anche Virginia Woolf. Ci sono tantissimi pensieri dentro Mrs Dalloway che vanno lì senza cercare scuse, senza mezzi termini. È bellissimo. Bellissimo ma vertiginoso. E Orlando lo scrive subito dopo Mrs Dalloway: questo mi ha fatto pensare, quando l'ho scoperto, che tra i libri di uno stesso autore esiste una relazione di parentela che è inversa rispetto a quella che c'è tra i figli di una stessa madre: i primi nati non sono i più grandi; i figli maggiori sono gli ultimi partoriti dalla mente dello scrittore. per capirci, Orlando è il fratello più grande di Mrs Dalloway, e questa è una garanzia di buona condotta nel ragazzo, lui è presumibilmente maturo, assennato, serio almeno quanto la sorella, probabilmente lo è anche di più. E invece, quando lo conosci bene, vedi subito che Orlando è sbarazzino come un fratello minore. Con lui Virginia Woolf si è voluta concedere una "writer's holiday": e si sente tutto, perché lei se la concede gloriosamente. Questa è una vacanza in un hotel di cinque stelle, e l'hotel si chiama Knole. In vacanza, si sa, uno ci va spensierato e leggero, ma Virginia Woolf non lascia niente al caso, tutto è preparato e organizzato nel minimo dettaglio, prima ancora che per se stessa, per la sua compagna di viaggio, Vita. Perché in fondo questa non è solo una vacanza da scrittore, no: è una lettera d'amore. La più lunga lettera d'amore della letteratura. Ogni parola in questo libro è una parola d'amore. E di un amore invidiabile, almeno io lo invidio: perché è fatto proprio di letteratura, costruito con pezzi di quella, raccolti con cura da ogni epoca passata. E a leggere bene, è un amore fatto di poesia, ecco in realtà perché lo invidio. Poesia, proprio come nell'incipit di quella lettera bellissima in cui Virginia annuncia a Vita la sua intenzione di scrivere questo romanzo. Una poesia travestita da lettera, ché a guardar bene quelli a me sembrano proprio pentametri
Never do i leave you without thinking/
it's for the last time. and the Truth Is,/
we gain as much as we lose by this./
E Orlando è una poesia che trasuda arguzia da ogni poro, ed è travestita da narrativa che è travestita da biografia. Ogni idea dentro questo libro è una trappola, fin troppo intelligente, per far capitolare Vita: è un incallito tentativo di compiacerla, di sedurla con le parole, un corteggiamento letterario, un glorioso e velleitario occhiolino: vuole farla ridere, vuole farla innamorare. Difatti per tutto il tempo si ha la netta sensazione di essercisi seduti per sbaglio ad un tavolino che era prenotato per due. E quelle due del tavolino si guardano negli occhi e, appunto, ridono: tu se vuoi puoi pure sederti, tanto loro non ti sentono proprio.
Virginia Woolf inizia a scrivere la sua biografia proprio quando Vita Sackville-West sembra più incostante, le volta le spalle, passeggia con altre donne. Allora deve riprendersela, allora l'invenzione deve essere altissima, deve farla cadere ai suoi piedi, deve lasciarla senza parole con le uniche armi che ha, lei che non sa neanche riconoscere il davanti di un abito dal dietro: allora le regala il tempo, e le regala l'ironia. Le regala un corpo da uomo, e un paio di calze nere perché possa sfoggiarci dentro le sue gambe perfette, le più belle gambe su cui un nobiluomo si sia mai messo in piedi; le regala una vecchia regina Elisabetta, infatuata di lui; le regala una risalita del Tamigi di fronte alla nuovissima Londra di Wren; le regala le coffee houses appena fondate, e le regala i poeti. I poeti sono il suo più grande asso nella manica: sono le sue parole d'amore più irresistibili, e Virginia Woolf lo sa perfettamente. Perché è impossibile che Vita non si sciolga al pensiero di aver cenato con Pope, pranzato con Addison, e preso il tè con Swift. Meglio ancora: i poeti glieli porta dentro casa, e lì dentro Vita può finalmente ridere anche di loro, fino quasi a vergognarsene, può vederli in tutti i loro miseri difetti e in tutti i loro piccoli limiti. Può vederli umani insomma, può vederli davvero. E allo stesso tempo, mentre è così impegnata a disegnare Vita, a dirle quanto è bella, a dimostrarle quanto a fondo la conosce, quanto può riuscire a compiacerla, Virginia Woolf si sta spogliando davanti alla signora Orlando, si sta arrendendo a lei, senza pudore. Il suo amore per il 700 inglese è una confessione spudorata. È seducente persino sentirla descrivere il passaggio di secolo, l'umidità che si arrampica su per le pareti delle case insieme alle rampicanti di edera, le barbe che crescono, i tappeti che avanzano, che conquistano ancora una stanza: i matrimoni che si stringono al freddo del nuovo secolo e la conseguente, inevitabile nascita dell'impero britannico. È un libro intimo: è una conversazione a un tavolo per due.
Verso la fine di questa vacanza nel tempo, sento distintamente che Virginia Woolf comincia a prepararsi per il rientro a casa. Gli ultimi capitoli del libro sono più impegnativi, sembra quasi di sentirla ogni tanto tirare un colpetto di tosse, a far uscire la sua voce di sempre, quella della signora Dalloway, la sorella minore ma più assennata. Con quella stessa voce raccoglie finalmente tutti i fili seminati per la sua biografia fittizia e, senza curarsi di te che stai lì al tavolino, li mette in mano alla sua interlocutrice, la vera questione di questa lettera d'amore: cara Vita, ha forse senso questo mio rincorrere la tua bellezza nei secoli? esiste davvero la poesia? ha qualcosa a che vedere poi con la vita? e dimmi, Dryden può mai essere una parola d'amore? Avvicinati ancora una volta, ascolta: Dryden.
La questione era già perfettamente formulata nella meravigliosa lettera che annunciava il concepimento di Orlando: alla vigilia della scrittura, quando ancora il libro è quasi solo un'idea. Questo è un momento mitico, come quando per la prima volta si incontrano gli sguardi di due amanti della leggenda. Sto per scrivere Orlando perché non voglio più lasciarti: never do I leave you without thinking, It is for the last time. Prima ancora che Orlando abbia iniziato la sua gestazione, molto prima che abbia aperto gli occhi sul mondo, la domanda c'è già, rotonda, sbigottita: come faccio a restare con te? come faccio a tenerti per sempre? come faccio a evitare che questa sia la mia ultima lettera? come può la poesia vincere la vita, o meglio, vincere la morte?
La risposta io credo sia in quella cassaforte dove, allo scoppiare della guerra, Vita aveva nascosto i suoi smeraldi insieme al piu inestimabile dei tesori in suo possesso: il manoscritto di Orlando, che Virginia Woolf le aveva fatto recapitare a casa un giorno prima della pubblicazione del libro per il resto del mondo. Loro due sono ancora sedute a quel tavolo, e lo saranno nei secoli, a ripetersi tre semplici parole d'amore:
Addison, Dryden, Pope.
E a guardare bene, Vita Sackville-West ride e piange allo stesso tempo:
Never do i leave you without thinking, it's for the last time.
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missrainworld · 1 year
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per qualcosa che è morto sul nascere
Allora, non so esprimere ciò che provo a parole, ho sempre detto che mi mette a disagio. Non so nemmeno perché sto scrivendo e non so nemmeno se ti darò mai questa lettera, ma alla fine rimango sempre una romanticona ed ho bisogno di riordinare i miei pensieri. D'altronde preferisco vivere di rimorsi di quello che è effettivamente accaduto piuttosto che rimpianti di quello che sarebbe potuto succedere.
Mi hanno sempre detto " non puoi amare un'altra persona se prima non ami te stessa " e ho sempre pensato fosse un enorme stronzata. Perché non ho mai amato me stessa ma quando sei arrivato mi sono dimenticata un po' di come ci si odia. Era merito tuo se stavo mangiando, se avevo voglia di gelato, quello alla stracciatella, se i miei pensieri non prendevano il sopravvento.
Ho sempre avuto paura dell’amore, non mi piacciono le emozioni così forti, non mi piace legarmi ad una persona e far dipendere il mio umore da questa, e ciò che è successo non lo volevo. Ero super chill being friends, ma la cosa che mi ha fatto dire " vabbè dai proviamoci" è quando tu hai iniziato a chiedermi ogni mattina come stessi.
Ti sembrerà scontato ma nessuno me lo aveva mai chiesto così tante volte (soprattutto all'inizio rompevi le palle perché io volevo sviare il discorso) in una giornata e letteralmente ogni giorno che passava andava sempre un pochino meglio.
E come tu cercavi di far star meglio me io cercavo di darti tutto il supporto possibile. Per una volta volevo che qualcuno mi desse lo stesso amore che davo io agli altri, e tu lo stavi facendo.
Inutile negare che le nostre insicurezze si legavano bene insieme ma a differenza mia le tue insicurezze sono tutte nella tua testa, e questa è la cosa peggiore ma non importa quanti difetti tu ti senta di avere, sei una persona fantastica, vorrei veramente ti guardassi con i miei occhi. Ho sempre visto la tua parte peggiore ed ho sempre pensato che fosse bellissima.
Non sei una persona cattiva, hai un cuore d'oro e non dovresti mai metterti in dubbio. Non dovresti nemmeno sminuirti così tanto, perché anche se non te lo dirò più io, sei estremamente intelligente e metti tutto te stesso in quello che fai.
Faccio fatica ad immaginare una vita in cui non ci sei tu, senza i tuoi messaggi, senza i tuoi " sei una nana" o " che bona" anche quando sono distrutta ma ho imparato che bisogna prenderle, le decisioni. Non ha senso lasciare le situazioni a metà, tantomeno le persone. I "forse", i "non lo so", i "così e così" sono solo scuse ed io sono stanca di stare male per far star bene gli altri.
Le cose si sentono e basta, la verità è che si ha paura di darle, certe risposte. Si prova e si rischia. Il " non voglio perderti", " sei stupenda" non mi servono se non portano a nulla, mi sento solo costretta ad aspettare una persona che non mi vorrà mai. Non capisco come una persona che mi dica che sono troppo importante da perdere faccia così. Con questo non sto dicendo che non possiamo essere amici ma di amici ne ho già parecchi e ti omologheresti al resto. Non sto nemmeno dicendo che ti odio, come potrei mai farlo, non potrò mai cambiare il modo in cui ti guardo.
Mi hai fatta sentire speciale per un nanosecondo e ti ho dato così tanto potere in pochissimo tempo che sei riuscito a far ritornare una parte di me che non vedevo da anni, sia in senso positivo che in senso negativo, non davo così tanta fiducia ad una persona da tanto e giuro che mi sono ricordata del perché. Però vediamo il lato positivo, essendo stata male farò un glow up per l’estate.
Non so cosa sia successo e probabilmente non lo voglio nemmeno sapere perché nel mio cervello è impossibile comprendere come una persona possa annullare dei sentimenti così forti in così poco tempo.
Mi dici "ci sono sempre se è qualcosa" ma come faccio a parlare dei miei problemi quando tu ora ne fai parte? Non prenderla come qualcosa di cattivo ma io forse, sono addirittura più fragile di te.
Ogni volta che mi lego ad una persona non riesco a staccarmi almeno che questa non mi distrugga e qualcosina di te rimarrà sempre in me ed onestamente vorrei che mi avessi fatto più male, così non avrei nemmeno pensato di scrivere e mi sarei staccata immediatamente. Citando Montale (d’altronde sono una tipa acculturata), Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente, che è tutto.
Letteralmente scusa se non sono abbastanza, se spammo messaggi, se mi preoccupo troppo, se voglio sapere come stai, se hai mangiato, se ti sei divertito quando sei uscito, se non vado bene per te, prometto che non lo farò più.
L'unica cosa di cui sono felice è che non ho rovinato nulla di effettivamente esistente.
Ed onestamente voglio solo vederti felice, non importa se con me o senza. Spero tu riesca a trovare una persona che ami i tuoi difetti, che ti porti i cornetti a scuola e ti compri le cose quando fai i capricci ma soprattutto stia sempre al tuo fianco anche quando non vuoi nessuno.
D'altronde è triste essere da soli quando fuori piove.
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armandoandrea2 · 11 months
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youtube
E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo, e una lettera vera di notte, falsa di giorno, e poi scuse, accuse e scuse senza ritorno.
E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome, ora il tempo è un signore distratto, è un bambino che dorme. Ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano, cosa importa se sono caduto, se sono lontano.
Fabrizio de André
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narxicism · 2 years
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Questa è una lettera di scuse.
Mi hai stupita ultimamente.
Non vedevo più il rosa come un colore ormai da decenni e invece, grazie a te, ho capito che mi piace.
Mi hai convinta non con una tonalità qualunque, sapevi perfettamente che non faceva per me, ma con un bel malva o un affascinante color amarena.
Avrei dovuto darti ascolto prima, brava per non esserti arresa dopo tanti approcci non andati a buon fine.
Il colore è bello. L'ho capito. ‌Ognuno di noi ha il suo, dentro come fuori di sé, spesso però è difficile trovarne due simili che si rispecchino così fedelmente l'uno all'altro da dire -questo è il mio colore.-
Tu però, ce l'hai fatta.
Hai sporcato la mia anima blu, da sempre, con una mai più azzeccata pennellata di malva. Due colori diversi tra loro ma simili all'anima della mia vera me. Ci sai fare e non te l'ho mai detto. Solo adesso me ne sto accorgendo.
Non sono abituata a offrirti una tazza di the, e tu non lo hai mai preteso senza un motivo, questa cosa deve cambiare! Devo prendere un nuovo gusto per la mia scatola di tisane.
Scusa per il poco tempo che passiamo insieme, che spesso è solo una revisione della lista di cose da fare... A quando una chiacchierata come si deve?
Potrei elencarti le tante cose che ti avevo promesso di iniziare, ma in qualche modo restano sempre nei miei tanti affollati cassetti del 'lo farò' che ormai ti sei malamente abituata a sentirmi nominare.
Croce sul cuore, stavolta lo prometto.
D'ora in poi voglio prendermi cura di te come faccio da sempre con tutti, compreso quel naso umido dispensatore e accentratore di coccole, perfino lui spesso prende il tuo posto quando avresti qualche richiesta da farmi!
Te lo dimostro a partire da oggi, con una torta rosa a scacchi che non ti aspetti, o forse sì....oggi che è il tuo e il mio giorno insieme, ed è per questo che da sempre simpatizziamo per i merli....
Buon compleanno a te, piccola me che non viene mai ascoltata, da oggi sarà diverso ❣️
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veesunderthetree · 2 years
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ITA entry 6: Knock-knock. Knock-Knock. Il Dottor Bly smise di scrivere freneticamente sui fogli del suo diario. Knock-knock. Tenendo la sigaretta tra le labbra e sospirando, finì di tracciare le linee dell’ultima parola con la modesta stilografica. Fece una bella pancia ad una lettera, tirò l’ultima riga con un tratto secco e sfilò la sigaretta per spegnerla. “Bly!” Una voce carica di gelò penetrò oltre la porta chiusa alle sue spalle, come un vento invernale che si tratteneva a malapena. Il suo piano di lavoro era coperto di libri e pezzi di ingranaggi scartati; un portagioie dietro il posacenere strapieno nascondeva boccette di scorte mediche e chicchi di caffè tostato che adorava sgranocchiare nel tempo libero. Il biondo, giovane dottore dagli occhi blu si portò una mano alla tempia: sapeva chi era. Farla entrare o non farla entrare? La cortesia gli avrebbe imposto la prima, ma la voglia di immergersi nei propri scritti gli suggeriva il contrario. Per di più erano due poli opposti della termodinamica, un getto vulcanico che si scontrava con un ghiacciaio degno della nobiltà di Londra. Ogni volta che le apriva, finivano per litigare su mille argomenti diversi: certo, parlando, ma pur sempre litigando. Il bussare ritmico smise dietro di lui e finalmente il Dottore trovò la forza di alzarsi dalla sedia e dirigersi verso l’uscio. “Si, Vivienne. Arrivo.” Percorse la piccola stanza con una falcata. Prima di aprire ci ripensò e si sistemò a modo il colletto della camicia, abbottonandolo, ed il bordo del gilet marrone che portava. La dignità non era proprio il suo forte, ma si poteva sempre migliorare, si disse con rassegnazione. Socchiuse la porta. “Bly. Alla buon’ora!” “Scusa Vivienne. Stavo scrivendo.” “Mi dici che ti prende?” Due occhi verdi glaciali e imponenti lo penetrarono come un colpo di pistola al cranio. “Perchè la nobile Vivienne è arrabbiata, stavolta?” le chiese sospirando, lasciando l’uscio per dirigersi verso il tavolo a prendere un’altra sigaretta. Una coltre di fumo aleggiava nell’aria e ben presto vi si sarebbe aggiunto quello che usciva dalle orecchie della giovane. Alta, bella, slanciata, quasi irreale. “Ti sei davvero rifiutato di fare le analisi a quel povero ragazzo? Davvero?!” Le dita candide della giovane si strinserò in un pugno. “Ti avevo detto di fargliele! Sei o non sei un Dottore? Non puoi rifiutare le cure mediche ai membri della nostra Loggia.” “Ti ho già dato le mie spiegazioni” Bly scrollò semplicemente le spalle, prese lo zippo e accese l’ennesima cicca. Ci pensò un attimo, poi ne passò una anche alla ragazza - avendole già rollate. La bocca della giovane si storse per un attimo, ma le sue mani accettarono il regalo. Forse era l’unica cosa su cui andavano veramente d’accordo. “Bene, ripetimele, ti supplico” le rispose lei irrigidendo la schiena. La vide spostarsi sul bordo della porta e poggiarsi all’intercapedine in vecchio, affidabile legno. “Primo, ti ho già detto che quel ragazzo è un azzardo medico ambulante. Secondo, tu lavori coi morti ed io coi vivi.” “E questo ti solleverebbe dall’incarico?” Vivienne puntò il mento aguzzo contro il petto e si mise a braccia conserte, facendo scivolare la sigaretta tra le dita affusolate, mentre Bly si puntava con l’anca sul bordo del tavolino in una posizione tutt’altro che comoda. “Si, e non solo: ti ricordo che il giovane è divorato da una colonia di funghi. Se è ancora vivo non solo nessuna analisi che io possa fare è più accurata di queste parole, ma le spore degli esseri vegetali che lo abitano potrebbero perfino spandersi e contaminare tutto il resto dei presenti. Non ci tengo.” “Ed io non ci tengo a darti ragione, pur con tutte le tue dannate spiegazioni. Non sono nient’altro che scuse.” “Sai che non è vero.” “... e per di più, così facendo, lo metti in condizione di provare vergogna per quello che è. Cos’hai nella testa che non va?” “Ti sembra che qualcuno di noi sia normale?!” Stavolta Bly resse lo sguardo di Vivienne in un impeto d’ira rovente che impregnò la stanza, probabilmente anche la sua anima. Vinse il confronto per un attimo ma volontariamente abbassò lo sguardo, sopprimendo la rabbia con la cortesia. La ragazza lo sfidò duramente con gli occhi ma poi portò le braccia in grembo e sembrò addolcirsi leggermente. “Senti, lasciami parlare senza troppi giri di parole. So come ti senti. Te lo assicuro.” Vedeva le praterie verdi dietro le sue iridi, avrebbe giurato che irradiavano una pace immensa. “Pensi di essere un paria, ti senti solo e assoggettato al volere degli altri. Anch’io lo penso, alle volte. Ma davvero, davvero: loro non lo pensano. Non siamo gli unici a sentire il peso del mondo.” “Vivienne...” “Zitto” lo riprese lei, portandosi finalmente la sigaretta alle labbra. Mordicchiò il sottile filtro, mantenendo il silenzio per un secondo. “Questa loggia ha mille problemi e mille persone che non sanno dove hanno casa, famiglia. E’ un posto sicuro per chi non sente di appartenere nessun luogo del mondo. Vuoi allontanare l’ennesimo povero sulla porta; desideri davvero mandarlo allo sbando, da solo, nel mondo?” “Io...” “Probabilmente non ha altro posto se non questo.” “...” Bly si morse il labbro, sentendo l’ira scemare per far posto ad una profonda vergogna. Aspirò avidamente dalla sigaretta e si voltò per non far trasparire le proprie emozioni. “Hai ragione.” “Felice di averti convinto.” “Ma...” Il Dottore le passò con un breve lancio lo zippo, che lei prese agilmente. La ammonì con un dito. “...trovati pronta a farmi scorta di disinfettante. E tessuti. E guanti. E assicurati di sterilizzare tutto nell’infermeria. Non lo visiterò se non ben protetto, non voglio un’infestazione di funghi parassiti sui nostri membri.“ Lei sorrise, prima con arroganza, poi con dolcezza. Vivienne era formalmente il capo e a lei nulla si poteva ordinare, ma qualche volta... solo qualche volta, abbassava quello scudo posto tra lei ed il mondo, si abbassava dall’alto della gradinata che aveva messo a protezione, e lo ascoltava. “Sarà fatto... Dottore.” La giovane mora scivolò via dalla porta come un’ombra dal vestito verde scuro, portandosi dietro il suo zippo. In lontananza la sentì accenderlo: sospirò e chiuse la porta un po’ più sollevato, spegnendo la sigaretta consumata sulla pila tronfia di quelle già accumulate nel posacenere.
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la-scigghiu · 2 years
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Penso,
mentre arrivi:
Potremmo dividerci le vite -
io e te,
un plurale
di prime persone.
Penso -
Sapremmo.
Potremmo ascoltare le sveglie
delle case degli altri;
essere noi i vicini
di fianco;
essere noi “loro”,
un nucleo di pigiami stesi fuori.
Sappiamo,
io e te,
indurire i limoni, nello stesso,
comune frigorifero:
ammuffiamoli;
amiamoci,
ammutoliamoci,
con i baci agli angoli
della bocca,
appena possiamo!
Caffè e cappuccio,
noi due,
un tutt’uno,
di mattini opachi,
freddi non più
del freddo
di due freddi
di città diverse.
Facciamo cose
con la lettera m,
ma senza morire:
mugoliamo,
sul collo;
meritiamo-
ci;
mescoliamo
i corpi;
misceliamo
i sussurri;
mangiamo;
modelliamo le mani,
a forma di carezza;
misuriamo
le parole;
meditiamo un modo
per non fare
male
quasi mai.
Ti aspetto e rimugino,
mentre arrivi.
Quando arrivi?
Te la immagini una vita,
con me,
con noi?
Dividi la distanza
e moltiplica per due.
In attesa di essere collegata con l’interno desiderato,
pin e tasto verde,
grazie,
prego;
poche scuse,
se possiamo,
viviamo.
Amore.
Arrivi.
Abbracciamoci.
Allontaniamoci
insieme
dalla linea gialla.
.🦋.
Beatrice Zerbini - Ph: Leonard Freed
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E così, gli uomini, presuntuosi nel loro sentirsi governatori del tempo, decidono di far sparire un'ora e di farla riapparire a loro piacimento.
Come se il tempo, obbedendo a questa stramberia o capriccio, trattenesse l'aria per un'ora esatta e quel tempo non tempo, restasse immobile come una statua di sale.
E quindi... ciò che avviene in quest'ora destinata a sparire realmente non avviene, si può mangiare un dolce e non ingrassare, perché realmente quel dolce non c'è stato.
Si può scrivere una lettera ma verrà cancellata l'ora dopo.
Si può scrivere una poesia all'amata/o ma questi non la ricorderà.
Si può divorziare ma solo per un'ora.
Quella ruga che spunterà verrà cancellata.
Quel bacio rubato non esisterà.
Quelle scuse chieste non verranno accettate.
Quel tempo non tempo verrà cancellato.
Che stranezza gli uomini, lottano per il tempo, sembra non basti mai, lo misurano con esattezza in porzioni sempre più piccole e poi schioccano le dita e pouf il tempo è sparito.
E allora metteteci i pensieri cattivi, i gesti convulsi, le parole offensive, metteteci, dentro questo tempo, ciò di cui vi volete disfare
e domani chissà che non sia migliore!!!
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m.c.m.
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ginogirolimoni · 16 days
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“Il 27 ottobre 2005, nel programma su Rai 1 Rockpolitik, Adriano Celentano e Roberto Benigni fanno il verso a Totò e Peppino e scrivono una lettera di scuse al premier Silvio Berlusconi. Benigni detta a Celentano: «Silviuccio, hai fatto tante cose belle per gli italiani, come per esempio …». E li si blocca. Lunga pausa di imbarazzo, poi Benigni telefona a un ex compagno di scuola per farsi dare un suggerimento. Invano. «Ha detto che fa un giro di telefonate e poi richiama». E torna a dettare a Celentano: «Le cose belle che hai fatto sono tante e le sai te. Per scriverle tutte ci vorrebbero talmente tanti fogli e biro …». Quella sera, mentre in secondo governo Berlusconi volge al termine e i sondaggi danno il centrodestra in picchiata, molti italiani si riconoscono nell’imbarazzo di Roberto e Adriano: che cosa ha lasciato il Cavaliere di utile per tutti i cittadini all’infuori di sé? Nulla”.
(Marco Travaglio, Il santo. Beatificano B. per continuare a delinquere. Il libro definitivo per non dimenticare nulla, Paper First, Roma, 2023, p. 349).
Il cdx è al potere dal 1994, con alcune pause in cui ha governato il csx, stupisce oggi dopo 30 anni constatare il divario fra le promesse elettorali e ciò che hanno davvero realizzato, l’incapacità di ciascuno di noi di poter affermare che qualcosa di buono per tutti l’hanno veramente fatto, insieme, o singolarmente.
Salvini è stato più volte ministro, vi viene in mente qualcosa da ricordare durante questi suoi incarichi? Giorgia Meloni fu ministra della Giovinezza, ricordate qualche provvedimento speciale per i giovani?
Nulla? Ma proprio nulla?
A dire il vero io qualcosa l’ho trovata, la legge che vieta di fumare nei luoghi chiusi del ministro della salute Sirchia nel 2003 durante il governo Berlusconi II; la cosa stupisce ancora di più se consideriamo che i suoi predecessori furono Umberto Veronesi (governo Amato) e Rosy Bindi (governo Prodi - D’Alema I e D’Alema II), nessuno di loro ci aveva nemmeno pensato.
Per il resto il NULLA, non sto qui a ripetervi dell’aumento delle pensioni, del calo delle tasse, della lotta alla disoccupazione, delle infrastrutture, del Ponte sullo Stretto …
E ora se ne viene ancora Salvini, bello fresco come un mazzo di rose e spara: “Voglio un treno ad alta velocità che colleghi Palermo a Vienna, altro che grigismo ideologico”.
Vienna calling! Lucio Dalla cantava del "treno Palermo Francoforte" però.
Tutto questo accade durante una catastrofe in cui treni, aerei, piroscafi, navi, bus e corriere arrivano regolarmente in ritardo, tanto che il ministro ha furbescamente modificato l’orario di percorrenza, allargandolo, così da rientrare nei limiti.
Questo è l’unico fascismo dove i treni non arrivano in orario, oppure vengono fermati ad personam per far scendere qualche ministro. 
Già che ci siamo io vorrei anche un negroni con la fetta d’arancia e l’ombrellino sopra, servito dolcemente da cameriere giovani e belle vestite di un pareo multicolori hawaiano e di una collana di fiori, prego ministro, veda un po’ se ci può stare nel suo treno.
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m2024a · 18 days
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Boccia: "Non ho paura delle indagini. Ci sono altre donne in questa storia" AGI - "Non ho paura delle indagini perché ho semplicemente detto la verità. Mi sono sentita messo all'angolo. Io ho rispettato l'uomo e le istituzioni". Maria Rosaria Boccia è ospite della trasmissione "In Onda" su La7 per registrare l'intervista mentre nello stesso momento Sangiuliano inviava la lettera a Giorgia Meloni con cui annunciava le sue dimissioni irrevocabili. Nell'intervista condotta per LA7 da Luca Telese e Marianna Aprile, Maria Rosaria Boccia e i conduttori parlano del "ministro", ormai ex finito al centro dello scandalo per il presunto uso improprio dell'auto di servizio, per una nomina a consulente concessa ma non formalizzata, per messaggi, conversazioni e documenti riservati che sarebbero ora nella disponibilità dell’imprenditrice originaria di Pompei che aspirava a dirigere i grandi eventi del Mic. "Non ho bisogno di soldi, la mia famiglia non ha bisogno di cariche. Ho un lavoro floridissimo. Il ministro lo sa benissimo". Boccia spazza via alcune delle accuse che in questi giorni le sono state rivolte da chi ha preso le difese dell'ex direttore del Tg2: avrebbe montato il caso per ricavarne benefici, di ogni tipo. Sarebbe stata un'arrampicatrice sociale. Piglio deciso, sorriso stampato, tono tranquillo, un rimando continuo al ministro con un "deve spiegarlo lui" rispetto a questioni che richiederebbero un'interpretazione: in un'ora di intervista Maria Rosaria Boccia non perde mai il controllo. Neppure quando le viene chiesto come si è sentita. "Io voglio le scuse dall'uomo, per me e per la mia famiglia. Il ministro poi dovrà scusarsi con il popolo italiano, non con me". Vuole scuse pubbliche? "Mi ci ha messo lui nella pubblica piazza. Io non ero né un personaggio politico né dello spettacolo. La mia vita era fantastica e ora non è proprio semplice". La sua reazione alle dichiarazioni del ministro, in particolare all'intervista rilasciata al direttore del Tg1 Chiocci, l'imprenditrice campana non si scompone: "Ho solo rettificato le bugie del ministro e continuo a farlo. Io non spiavo il ministro. Io lavoravo con il ministro". Sangiuliano ha sbagliato a dimettersi? "Forse oggi dopo tutta la tempesta mediatica che abbiamo vissuto era necessario. Però poteva non farlo dicendo la verità dall'inizio", risponde secca Maria Rosaria Boccia ospite della trasmissione "In Onda" su La7. E neppure sulla natura del rapporto con il ministro, Boccia si scompone: Sangiuliano ha parlato di una relazione affettiva la sua versione è diversa? "Io non faccio un racconto diverso. Io chiedo al ministro di dire la verità. In questa verità sono coinvolte tante donne che per dovere di verità dovrei menzionare". Donne con cui il ministro aveva relazioni? "Non andiamo oltre. Credo - aggiunge rimanendo vaga - che tutta questa situazione si debba spegnere senza fare ulteriore male a nessuno e senza coinvolgere altre persone. Non è rispettoso che il ministro continui a dire cose inesatte allargando sempre più il cerchio della menzogna. Io non voglio essere sfruttata per coprire altre cose", conclude. La vicenda familiare entra prepotentemente nella vicenda istituzionale, quando si vuol ricostruire il perché del ripensamento sulla nomina, con un iter avviato e poi interrotto prima che potesse compiersi. Una delle tesi è che l'intervento della moglie del ministro abbia contribuito in misura rilevante. E Boccia avrebbe ascoltato la voce della signora Sangiuliano. "Io non ero con il ministro quando parlava con la moglie. Questo audio l'ho potuto ascoltare perché il ministro mi ha chiamata lasciando il telefono aperto all'insaputa della moglie e io ho ascoltato il discorso", tra i due. Lo sostiene Maria Rosaria Boccia, aggiungendo che la moglie di Sangiuliano "chiedeva di strappare la nomina. La nomina è stata strappata per il capriccio di una donna o perché non avevo le competenze?", conclude. Ma mentre si preparava l'intervista, arriva la notizia delle dimissioni e Boccia, tono tranquillo e deciso, delude chi si aspettava parole di soddisfazione, come le fanno notare i conduttori: "Non sono contenta, assolutamente, lui meritava quel posto, è una persona molto competente, secondo me è anche una brava persona. Si è trovato in una situazione che non ha saputo gestire, mi dispiace tantissimo perché lui meritava quella carica e secondo me la svolgeva anche in maniera egregia".
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alephsblog · 5 months
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Fantozziano 🤡
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stranotizie · 7 months
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Rimosso il comunicato stampa in cui l'associazione puntava il dito contro il rapper Fedez e Carlo Rienzi Fedez ha ricevuto "una lettera di scuse da parte del Codacons", che oggi ha "rimosso dal suo sito web il comunicato stampa" che conteneva "l'accusa a Fedez e alle società della sua famiglia di evasione fiscale e di trame oscure". A riferirlo alla AdnKronos sono fonti vicine al rapper. "La rimozione del comunicato stampa del Codacons - secondo quanto si apprende da fonti vicine alle società di Fedez, che affermano di aver già presentato su tali fatti denuncia in Tribunale - è avvenuta dopo che i loro legali, che avevano intimato al Codacons tale rimozione, hanno ricevuto una lettera di scuse, a firma dell'associazione e per essa del suo presidente Carlo Rienzi, nella quale si afferma che non era intenzione del Codacons accusare Fedez né di evasione fiscale né di altre condotte non lecite". Fonte
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isabelladifronzo · 11 months
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Vaccinazione paragonata a testo sacro, convegno rimandato. Gli organizzatori: “Pubblicata bozza di locandina. Ci scusiamo” - IVG.it
Savona. Vaccinazione paragonata a testo sacro: il convegno “Le tavole della vaccinazione” è stato ufficialmente rimandato, con tanto di scuse e spiegazione da parte degli organizzatori.
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