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#lisbona non turistica
lillyslifestyle · 2 years
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S.O.S. Espatriati: il pacco di prodotti italiani
Unboxing: la scatola dei prodotti per gli italiani espatriati
Oggi voglio dedicare questo articolo a tutti e tutte le espatriate come me. Saranno le feste in arrivo, saranno gli (oramai) 20 anni di vita all’estero ma quel momento di “Ambrogio vorrei qualcosa di….” italiano, mi assale. Non ditemi che voi non avete mai sentito quel bisogno di sapori legati a dei ricordi, magari l’infanzia, l’adolescenza o forse solo un evento della vostra vita passata in…
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paoloxl · 6 years
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Lisbona si è affermata negli ultimi anni come una destinazione turistica sempre più desiderata. Oltre al clima, ai monumenti e al cibo, la città offre a tutti quelli che la visitano un tranquillo ambiente di pace sociale. In controtendenza a queste premesse, gli scontri di lunedì scorso tra polizia e abitanti della periferia provano che, a Lisbona come altrove, il tentativo di pacificazione delle tensioni sociali non avrà l’ultima parola.
Lisbona: scontri al corteo contro razzismo e violenza poliziesca
Lunedì  pomeriggio ha avuto luogo un corteo contro il razzismo e la violenza poliziesca, chiamato dagli abitanti di Jamaica, un quartiere periferico a sud di Lisbona. Si tratta del più grande quartiere abusivo in Portogallo, cresciuto negli anni ottanta e i cui abitanti sono per la gran parte originari dei paesi africani di lingua portoghese (Angola, Mozambico, Tomé e Principe, Capo Verde). Le più di 200 famiglie di questo quartiere sono adesso sotto sfratto per fare spazio a un progetto di riqualificazione urbana, annunciato dal Comune un anno fa.
Domenica scorsa un intervento dalla polizia urbana (PSP) è degenerato in aggressione gratuita contro una famiglia del quartiere, di origine africana. Cinque abitanti sono stati ricoverati in ospedale, secondo i pompieri locali. La violenza poliziesca è stata registrata dal telefono di un vicino di casa e la circolazione del video nella rete sociale ha provocato da una parte l’indignazione di molti e, da un’altra, l’apertura di una inchiesta sulle azioni degli agenti della polizia coinvolti.
Qui il video.
Ieri, gli abitanti del quartiere hanno manifestato in pieno centro a Lisbona, dicendo basta alla violenzia poliziesca. La decisione da parte del corteo di bloccare la circolazione in un viale ha avuto come risultato scontri con la polizia. Attaccati dal lancio di sassi e petardi, i poliziotti hanno disperso il corteo sparando proiettili di gomma.
Durante la notte ci sono stati diversi incidenti nei quartieri di periferia. Macchine e cassonetti sono stati bruciati. Un commirssariato di polizia è stato oggetto di un attacco con tre molotov. Non ci sono stati feriti, ma è stata danneggiata la macchina di un agente. Rispetto a queste azioni, la polizia ha dichiarato che "finora niente indica che siano collegate alla manifestazione di lunedì".
In questi giorni i giornali continuano a difendere la polizia tacciando chi è sceso in piazza di essere delinquente e vandalo. La stampa si è cimentata anche in una strenua ricerca tra gli abitanti del quartiere Jamaica di quelli disposti a prendere le distanze e condannare la lotta con discorsi di pacificazione. Per noi la notizia è un'altra: a Lisbona, come a Parigi, Ferguson, Baltimore e in tante altre città, gli immigrati e le seconde e terze generazioni reagiscono al ruolo di invisibili e marginalizzati, relegati senza possibilità all'ultimo gradino dello sfruttamento capitalistico e si affermano come un soggetto dotato di un elevato potenziale antagonista.
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pangeanews · 6 years
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“Sulla sua tomba soltanto fiori rossi”: dall’Argentina a Rimini, cercando Federico Fellini, a 25 anni dalla morte
25 anni dalla morte di Federico Fellini, tra i grandi registi del cinema mondiale; tra i più amati a Hollywood. In 25 anni, tanto s’è visto, molto s’è fatto, ma l’esito, in sintesi, è un poco sconcertante: basta pensare che il mitologico “Libro dei sogni”, testimonianza artistica pazzesca, è irreperibile. 25 anni dopo, tiepidamente, si ricorda Fellini. Soprattutto, la sua città, Rimini, ha varato il Fulgor, sta pensando a un immane Museo Fellini. Doveroso. Troppo tardi, vien da malignare – meglio tardi che mai, rispondono gli ottimisti. Resterebbe da fare la cosa più semplice: far vedere i film di Fellini in tivù, per tutti. Quando mai. Fellini è troppo bravo, imbarbarirebbe le strategie di chi vuol farci restare imbecilli. In un recente viaggio a Buenos Aires – città decisamente felliniana, onirica, pericolosa, stramba, rosolata nella nostalgia – ho incontrato un uomo – portoghese alloggiato laggiù da decenni – che di Fellini sapeva tutto, perfino le frasi più celebri dei suoi film. Conosceva la Rimini felliniana meglio di un riminese: all’altro capo della terra ho scoperto più cose, del miracoloso regista, che abitando dieci anni in Romagna. L’anno scorso, la brava scrittrice Maria Soledad Pereira ha fatto un tour a Rimini sulle tracce di Fellini, ricavandone un reportage pubblicato su ‘La Nacion’, il massimo quotidiano argentino. Da quell’articolo abbiamo estratto alcuni passaggi, in memoria di Fellini. Affascinante, piuttosto, è lo sguardo ‘oltreoceanico’ che viene dedicato al maestro. Che percezione si ha di Fellini nella sua città natale? Che percezione dell’onore, del valore, della dedizione riguardo ai propri grandi ha uno straniero, quando sbarca in Italia?  
***
Pomeriggio di maggio, Caffè Commercio – Rimini, di fronte a Piazza Ferrari – i tavoli sulla strada sono pieni. Nell’aria, un clima che precede l’estate e in qualsiasi caffè italiano ci si siede davanti a uno spritz o a un aperol a parlare con gli amici. All’interno del caffè, il pubblico si divide in due: chi ordina un espresso, lo prende, scappa via e chi è piegato su un banco a leggere ‘la Repubblica’.
Probabilmente, nessuno sa che il ‘Commercio’ esiste dalla fine del XIX secolo; che da allora ha cambiato posto tre volte; che il caffè che sto cercando – quello che appare su una grande insegna in neon blu, durante la scena delle Mille Miglia, nella pellicola Amarcord – non è, in senso stretto, né questo né alcun altro; probabilmente, nessuno lo sa, ma Lenny, responsabile di sala, lo sa, me lo racconta.
“Il primo Caffè Commercio”, dice, prendendo un pezzo di carta e tracciando un rapido schizzo del centro storico della città, “era qui, in questo angolo di Piazza Cavour. Negli anni Sessanta si è installato dove adesso c’è il Caffè La Galleria, dall’altro lato della piazza. Lì andava Fellini. Noi abbiamo aperto solo nel 1996”.
Rimini, Borgo San Giuliano, 2017: una fotografia di Maria Soledad Pereira
Mi pare curioso, però, che nel Caffè La Galleria – dove andrò più tardi – non ci siano riferimenti del tipo, ‘Questo è il caffè frequentato da uno dei registi più insigni della settima arte’, come accade, ad esempio, a Les Deux Magots, a Parigi, dove si fermavano abitualmente Sartre e Simone de Beauvoir, a al Martinho de Arcada, a Lisbona, che esalta Fernando Pessoa come un cliente molto speciale. In effetti, nessuno dei luoghi legati alla storia personale dell’artista italiano, come la casa in via Dardanelli 10 o quella in via Clementini, ha insegne che ne ricordano il passaggio, ad eccezione del Grand Hotel di Rimini. Quello che non manca sono i nomi dei locali che si riferiscono ai film del maestro: Caffè La Dolce Vita, negozi di souvenir o di prodotti locali che si chiamano Amarcord, l’Hotel La Gradisca, il ristorante ‘dalla Saraghina’.
*
“Il fatto evidente – confessa Fellini nel suo libro – è che non mi piace tornare a Rimini. Lo devo ammettere, è come una paralisi… Quando torno a Rimini mi sento invaso dai fantasmi”. Eppure, Fellini è tornato. “Sono andato via nel ’37. Sono tornato nel ’46. Trovai una marea di macerie…”. Credeva che l’oltraggio della guerra fosse incommensurabile. Tornando nel 1967, per scrivere il suo libro su Rimini, ha avuto la stessa sensazione di quando era passato vent’anni prima. Prima, aveva trovato un mare di macerie. Ora, vicino al mare di luci e di hotel, scopriva quell’atmosfera falsa e felice che si percepisce nell’aria. Fu attraversato da una fitta mortificazione. Nel frattempo, Fellini aveva scoperto un’altra Rimini vicino a Roma. “Rimini a Roma è Ostia”, diceva.
Ma Rimini desidera ancora il suo ‘figlio maggiore’? Paolo Fabbri – riminese, professore di semiotica e ultimo direttore della Fondazione Federico Fellini – mi dice in una mail che è una domanda difficile a cui rispondere. “Rispetto ad altre città culturali, Rimini è turistica, per questo la sua memoria è a breve termine, è stagionale”… La presenza del maestro nella sua città natale è innegabile, ma impalpabile. L’ammiratore riconosce la fontana ‘della Pigna’ in piazza Cavour, nel centro di Rimini, visibile in Amarcord, ma forse non localizza il luogo della ‘fogheraccia’… non ci sono riferimenti, non c’è – ancora – un museo, ma ci sono diversi appassionati disposti a parlare di Fellini. Su indicazione di un commerciante, ho attraversato il ponte di Tiberio per andare a San Giuliano, che fu un quartiere di pescatori, con le case colorate e dipinti felliniani. Su suggerimento di Lenny ho visto la Chiesa dei Servi, che Fellini ricorda nel suo libro come un edificio buio e tenebroso. Passo davanti al cinema Fulgor, con il proprietario il futuro vincitore di cinque premi Oscar aveva fatto un accordo: realizzare caricature dei divi e dei personaggi delle pellicole in cartellone, in cambio di biglietti gratis per lui e per gli amici. Poi vado al cimitero. Benché a Fellini non piacesse tornare a Rimini, infine vi è tornato. Qui c’è la sua tomba: e quella della moglie e del figlio. La tomba è all’ingresso del cimitero monumentale, ha la forma di una vela che viaggia nel tempo e, secondo lo scultore Arnaldo Pomodoro, che l’ha realizzata, rappresenta la gloria e la grandezza del regista.
“Se sono per Fellini – mi dice, qualche minuto prima, il fioraio – che siano rossi”.
Maria Soledad Pereira
L'articolo “Sulla sua tomba soltanto fiori rossi”: dall’Argentina a Rimini, cercando Federico Fellini, a 25 anni dalla morte proviene da Pangea.
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robertchi-blog1 · 6 years
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Riassunto dell’itinerario in breve: 5 giorni
Volo: Milano Orio al Serio / Porto
Porto – Fatima – Lisbona (giorno 1)
Lisbona: MATTINA:  Giardini Amalia Rodríguez – Parco Edoardo VII – Av. de Liberdade – Praca Rossio – Elevador de Santa Justa –  Bairro Alto, Baixa, Praca do Commercio; POMERIGGIO  Praca do Martim Moniz – Miradouro de Nossa Senhora do Monte – Castelo de Sao Jorge – Alfama – Chiesa di Santa Engracia –  SERA: Bairro Alto   (giorno 2)
Lisbona:  MATTINA: Ponte del 25 Aprile, Monumento alle Scoperte, Torre di Belem;  POMERIGGIO: Parco delle Nazioni, Acquario Oceanografico di Lisbona –  SERA: Barrio Alto  (giorno 3)
Lisbona – Cabo da Roca – Nazarè – Porto (giorno 4)
Porto: giro in sightseen bus per il poco tempo a disposizione e rientro a Bergamo (giorno 5)
Nella primavera dell’anno scorso, prima di iniziare a scrivere questo blog, ho fatto un viaggio molto bello, ormai reso classico dai voli Ryanair; la destinazione di cui molti amici mi hanno parlato bene è infatti Porto; Non ero mai stato in Portogallo, ma, prima di prenotare ho deciso di non fermarmi solo in questa città come meta ma di girare un po’.
eccovi quindi il mio itinerario Porto – Lisbona – Porto di  5 giorni.
Eh si, se avete qualche giorno perché limitarsi ad una città piccola come Oporto quando potete con 10 euro al giorno noleggiare un Auto e muovervi un pochino lungo il Portogallo?
Atterriamo al mattino a Porto, ma la nostra destinazione principale per i primi giorni è Lisbona, quindi dopo aver sbrigato tutte le pratiche del noleggio auto imbocchiamo l’autostrada E1 verso sud; in realtà l’obiettivo è di arrivare a Lisbona entro le 18:00 facendo una tappa lungo il percorso, visto che l’autostrada passa per Fatima; facciamo quindi la prima tappa per visitare il Santuario costruito sul luogo dove nel 1917 i pastorelli portoghesi Lucia, Jacinta e Francisco iniziarono a vedere la Madonna.
Siamo fortunati, la giornata è bella e il santuario non è preso d’assalto, c’è molta gente ma è vivibile, facciamo un giro nella chiesa, e nella grande piazza e accendiamo un cero; questo luogo così mistico, va visitato di sicuro se siete in zona e rimarrete colpiti dall’aura di misticismo e fede di cui è intriso.
Ci rimettiamo in strada direzione Lisbona che raggiungiamo anche prima del previsto . Calcolate che la distanza Porto – Lisbona è di 320 km più o meno quindi non vi ci vuole molto. A Lisbona, ho trovato un appartamento molto carino in un quartiere tranquillo appena fuori dal centro, con garage, dove poter lasciare l’auto per un paio di notti; a Lisbona non vi serve, dato che la rete metropolitana e di trasporti pubblici è molto efficiente.
L’appartamento è stata un ottima soluzione – economico, bello, ben arredato e in ottima posizione: qui il link dell’appartemento su booking.com http://www.booking.com/Share-i5KfqN 
Usciamo a fare un giro per il centro dirigendoci nella zona di Baixa per cenare e fare due passi e rientriamo prima di mezzanotte in metrò.
GIORNO 2:
All’indomani facciamo colazione in appartamento avendo fatto un po’ di spesa in un supermercato sotto casa e ci incamminiamo verso il centro passando per i Giardini di Amalia Rodríguez con il suo punto panoramico (dovete tenere conto che Lisbona è una citta che si trova su varie colline ed è quindi tutto un saliscendi anche molto ripido, ma è anche ricca appunto di miradori, delle terrazze panoramiche, da cui godere di una vista della città circostante dall’alto).
Continuiamo la camminata attraverso Parco Edoardo VII e Avenida de Liberdade (la via dello shopping e delle boutique di lusso), ci incantiamo a guardare alcuni tram caratteristici di questa città che si inerpicano su per le ripide salite della città, passiamo per alcune piazze fino all’Elevador de Santa Justa che altro non è che un ascensore in ferro del 1900 con terrazza panoramica che serviva ad unire la parte bassa a quella alta del Bairro Alto. Giriamo su e giù per queste caratteristiche viuzze del centro senza una meta ben precisa, e attenzione, non perché non sappiamo dove andare, ma, proprio perché Lisbona per certi versi va proprio visitata così, perdendosi e girando a casa tra le sue vie. Riscendiamo dalle viuzze del Bairro dove abbiamo già deciso di passare la serata in quanto è in queste vie che si svolge l’animata vita notturna di questa città, e ci ritroviamo nella grande Praça do Commercio. Qui in zona mangiamo un panino prima di dirigerci in Praça do Martin Moniz perché da qui c’è la partenza del tram 🚋 storico 28 che si inerpica su per i colli della città antica . Arrivati alla partenza però ho due problemi, il primo è che c’è una folla di turisti allucinante e quindi già immagino che sul tram si starà come le sardine e difficilmente si potrà godere di una bella vista; il secondo problema è invece la mia caviglia che inizia a dolorare (mi hanno levato il gesso in seguito ad una frattura circa due settimane prima, e quindi dopo i km di questa mattina zoppico) . Trovo subito però la soluzione a me più congeniale, sul marciapiede opposto una ragazza di fianco al suo tuc tuc mi guarda e mi sorride come avesse già capito cosa stavo pensando. Mi fa segno di raggiungerla e dopo una breve contrattazione ci offre un giro di 2 ore e mezza con lei come guida del tuc tuc e guida turistica e con un itinerario di diverse tappe su per i colli della città antica, seguendo in parte lo stesso percorso del tram 28. Inoltre ci avvisa che nel percorso farà diverse tappe dove possiamo smontare a fare delle foto o visitare il luogo. Sarebbero 70 euro a gruppo, noi siamo in due e riusciamo a scendere il prezzo a 50 euro. Vista la bella giornata calda, e la mia caviglia dolorante devo dire con il senno di poi che questi sono stati i 25 euro (la mia quota) meglio spesi della mia vita; montiamo e viaaaa si parte. Gabriela è una ragazza molto spigliata alla guida e con un ottima conoscenza della storia e delle curiosità della città e quindi ci allieta nel percorso con cenni storici e aneddoti. Nel giro saliamo verso il Castelo de Sao Jorge e facciamo una tappa al Miraduro de Nossa Senhora do Monte punto più alto della città (devo dire che Senza tuc tuc visto quanto è ripida la salita, non ci saremmo mai arrivati). Gabriela, ci offre una limonata fresca prima di ripartire passando per la Chiesa di Santa Engracia (che i portoghesi chiamano la loro S.Pietro, vista la somiglianza con la chiesa vaticana) e scendendo verso il quartiere di Alfama . Facciamo qualche altra tappa prima di ritornare al punto di partenza. Alla fine ci abbiamo messo tre ore, ma abbiamo visto un sacco di cose, col minimo sforzo (la mia caviglia ringrazia😜) e alla fine lasciamo pure una mancia a Gabriela.
Rientriamo per una doccia e un riposino in appartamento e usciamo sul tardi per cenare e vivere un po’ di vita notturna di questa città. Andiamo quindi nelle stradine del Barrio Alto, piene di pub, bar, birrerie e piene di gente che si diverte. Ceniamo in un piccolo ristorante di tapas e ci beviamo un paio di birre in alcuni rumorosissimi locali. Devo dire che la vita notturna di Lisbona, è molto movimentata e divertente.
GIORNO 3: 
Ci svegliamo l’indomani con calma, e con il metrò scendiamo verso piazza del commercio da dove prenderemo un trenino verso la zona di Belem.
Scesi dal trenino, camminiamo lungo il Tago, da qui si gode di una vista stupenda sul Ponte del 25 Abril uno dei luoghi più famosi di Lisbona ed è un ponte che ricorda il Golden Gate Bridge di San Francisco. Continuando la passeggiata verso la famosa Torre de Belem passando per il monumento alle Scoperte . Pranziamo in uno dei tanti ristorantini con tavoli all’aperto, con il tempo per essere aprile siamo fortunatissimi, sole e caldo.
il pomeriggio dovremo spostarci a qc km da qua dall’altra parte della città al Parco delle Nazioni, zona dell’Expo  Universale del 1998, e definita la zona più futuristica della città. Qui facciamo visita al famoso Oceanario, davvero molto bello.
siamo soddisfatti, abbiamo visto la città in lungo e in largo, e devo dire che Lisbona è una di quelle mete che non mi sono mai venute in mente prima, ma che da oggi è per me una delle capitali più belle d’Europa.  Quindi quando pensate a cosa visitare e vi viene in mente Parigi, Londra, Berlino, pensateci meglio perchè Lisbona è molto molto meglio (per quanto anche le altre città siano belle) ed è anche molto più economica.
GIORNO 4:
La mattina salutiamo il padrone di casa a cui abbiamo riconsegnato le chiavi, e risaliamo sulla nostro Fiat Punto a noleggio; guardando la cartina ho deciso che per oggi invece di rientrare lungo l’autostrada fatta all’andata, di fare una variante lungo oceano e di fare due tappe, la prima a Cabo Da Roca e la seconda  a Nazarè prima di arrivare a Porto meta del nostro ultimo giorno prima di rientrare a casa.
Cabo da Roca: è il punto più occidentale del continente Europeo, ed altro non è che una stupenda scogliera a picco sull’Oceano Atlantico, che nulla ha da invidiare alle Cliffs of Mohar irlandesi.  Mentre sto facendo alcune foto, sento qualcuno che mi chiama, e non posso fare a meno che pensare che il mondo è proprio piccolo: incontro infatti qui per caso alcuni miei compaesani; quattro chiacchiere e poi via di nuovo verso Nazarèdove abbiamo letto se il mare è mosso si possono vedere le onde più alte del Mondo. Facciamo tappa alla praja do Northe, la giornata è stupenda, la spiaggia bellissima, ma mai visto il mare così calmo in vita mia, quindi niente onde, ma comunque un panino in spiaggia per pranzo ci stà.
ci rimettiamo in marcia e raggiungiamo il nostro hotel a Porto verso le 17:00. Lasciamo le nostre cose e facciamo subito un giro in centro.
Porto è una città piccolina, famosa soprattutto per le sue cantine di vino e con un centro storico davvero affascinante: il quartiere Ribeira è appunto la zona centrale ricca di antiche case, strette vie acciotolate e numerosissimi ristoranti e bar.
Le numerose cantine di Vino, dall’altra parte del fiume, dove si produce il Porto appunto.
Mangiamo in un ristorante lungo il fiume, e assaggiamo alcuni vini locali tra cui il Porto che tra un bicchiere e l’altro si fa notte. L’indomani, non abbiamo molte ore, nel pomeriggio dobbiamo tornare in aeroporto, quindi anche a causa della mia solita caviglia, decido per la prima volta in vita mia di prendere uno di quegli autobus turistici aperti sopra che fanno tutto il giro della città. Riusciamo così a vedere Porto stando comodi, prima di rientrare, e devo dire che sono sempre più convinto di aver scelto il giro giusto, Lisbona da visitare con calma e bellissima, e Porto per quanto molto carina non merita più di un paio di giorni al massimo.
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Questo il mio primo approcio con il Portogallo, ma devo dire che mi ha piacevolmente stupito, per la sua bellezza, per la gente, per la vita, tanto che ho deciso di tornarci quest’estate per fare un po’ di mare nella zona Sud, in Algarve.
e voi ? siete mai stati in Portogallo? che ne pensate?
Summary of the itinerary in brief: 5 days
Flight: Milan Orio al Serio / Porto Port – Fatima – Lisbon (day 1)
Lisbon: MORNING: Amalia Rodríguez Gardens – Eduardo VII Park – Av. De Liberdade – Praca Rossio – Elevador de Santa Justa – Bairro Alto, Baixa, Praca do Commercio; AFTERNOON Praca do Martim Moniz – Miradouro de Nossa Senhora do Monte – Castelo de Sao Jorge – Alfama – Church of Santa Engracia – EVENING: Bairro Alto (day 2)
Lisbon: MORNING: 25th April Bridge, Monument to the Discoveries, Belem Tower; AFTERNOON: Nations Park, Oceanographic Aquarium of Lisbon – EVENING: Barrio Alto (day 3)
Lisbon – Cabo da Roca – Nazarè – Porto (day 4)
Porto: tour in sightseen bus for the short time available and return to Bergamo (day 5)
In the spring of last year, before starting to write this blog, I had a very nice trip,  in fact, the destination of which many friends have spoken to me very well is Porto; I had never been to Portugal, but, before booking, I’ve decided not to stop only in this city as a destination but to go around a little bit.
so here is my itinerary Porto – Lisbon – Port of 5 days.
Oh yes, if you have a few days why limit yourself to a small city like Porto when you can rent a car with 10 Euro /day and move a little along Portugal?
We land in the morning in Porto, but our main destination for the first days is Lisbon, so after hurrying all the car rental practices we take the E1 highwayto the south; in reality the goal is to arrive in Lisbon by 18:00, making a stop along the way, as the highway passes through Fatima; there we make the first stop to visit the Sanctuary built on the place where in 1917 the Portuguese shepherds Lucia, Jacinta and Francisco began to see the Madonna.
We are lucky, the day is beautiful and the sanctuary is not crowded, we walk around the church, and in the large square and light a candle; this place so mystical, should be visited for sure if you are in the area and you will be struck by the aura of mysticism and faith that is soaked.
We get back on the road towards Lisbon that we reach even earlier than expected.
The apartment was a great solution – cheap, nice, well furnished and in a great location: here the link of the apartment on booking.com  http://www.booking.com/Share-i5KfqN
We go out for a walk around the center heading into the Baixa area for dinner and take a walk and return before midnight in the subway.
DAY 2:
The next day we have breakfast in the apartment having done a little ‘shopping in a supermarket under the house and we walk towards the center through the Amalia Rodríguez’s garden with its vantage point (you have to keep in mind that Lisbon is a city that is on various hills and is therefore all a steep up and down, but it is also rich of the so called  miradori, the panoramic terraces, from which to enjoy a view of the surrounding city from above).
We continue the walk through  Edoardo VII Park and Avenida de Liberdade (the shopping street and luxury boutiques), we are enchanted to watch some characteristic trams of this city that climb up the steep hills of the city, we pass through some squares until ‘Elevador de Santa Justa which is nothing more than a 1900 iron elevator with a panoramic terrace that served to connect the lower part to the high one of the Bairro Alto. We turn up and down these characteristic alleys of the center without a precise goal, and attention, not because we do not know where to go, but, just because Lisbon in some ways goes so well visited, getting lost and wandering through its streets. We descend from the alleys of Bairro where we have already decided to spend the evening as it is in these streets that takes place the animated nightlife of this city, and we find ourselves in the great Praça do Commercio. Here in the area we eat a sandwich before heading to Praça do Martin Moniz because from here there is the departure of the historic tram 28 which climbs up the hills of the ancient city. Arrived at the start but I have two problems, the first is that there is a crowd of tourists waiting to climb in the tram, and so I already imagine that on the tram will be like the sardines and you can hardly enjoy a nice view; the second problem is instead my ankle that starts to ache (I have removed the plaster after a fracture about two weeks before). But now I find the solution most congenial to me, on the sidewalk opposite a girl next to her motorcycle tuc tuc looks at me and smiles as she already understood what I was thinking. She beckons me to join her and after a short bargaining she offers us a two and a half hour tour with her as a guide to the tuc tuc and tour guide and with an itinerary of different stages on the hills of the ancient city, following in part the same path of the tram 28. It also warns us that in the path will make several stops where we can take off photos or visit the place. It would be 70 euros per group, we are two and we can get down to 50 euros. Given the beautiful hot day, and my ankle ache I must say with hindsight that these were the 25 euros (my share) better spent my life;
Gabriela is a very sensible girl  with an excellent knowledge of the history and the curiosities of the city and therefore she gladdens us on the path with historical notes and anecdotes. In the ride we climb to the Castelo de Sao Jorge and make a stop at the Miraduro de Nossa Senhora do Monte highest point of the city (I have to say that Without tuc tuc, seen how steep the climb, we would never have arrived there). Gabriela, offers us a fresh lemonade before leaving again through the Church of Santa Engracia (which the Portuguese call their St. Peter, given the similarity with the Vatican church) and descending towards the Alfama district . We make a few more stops before returning to the starting point. In the end it took us three hours, but we saw a lot of things, with the least effort (my ankle thanks) and at the end we leave a tip to Gabriela
We return for a shower and a nap in the apartment and go out late to have dinner and live a bit ‘of nightlife in this city. So we go in the streets of the Barrio Alto, full of pubs, bars, pubs and full of people having fun. We have dinner in a small tapas restaurant and drink a couple of beers in some very noisy places. I must say that Lisbon’s nightlife is very lively and fun.
DAY 3:
The day after we reach with the subway the Commecio square from where we will take a train to the Belem.
Once out of the train, we walk along the Tagus, from here you can enjoy a wonderful view of the 25th April Bridge one of the most famous places in Lisbon and is a bridge that recalls the Golden Gate Bridge in San Francisco. Continuing the walk to the famous Belem’s Tower passing  the Monument to the Discoveries. Lunch in one of the many restaurants with outdoor tables, with the time to be April we are lucky, sun and heat.
In the afternoon we will have to move  from here on the other side of the city to the Park of Nations, area of ​​the Universal Expo of 1998, and defined the most futuristic area of ​​the city. Here we visit the famous Oceanarium, very beautiful, worht a visit.
We are satisfied, we have seen the city far and wide, and I must say that Lisbon is one of those destinations that I have never thought of before, but that today is one of the most beautiful capitals in Europe for me. So when you think about what to visit and you can think of Paris, London, Berlin, think better because Lisbon is much much better (although the other cities are beautiful) and it is also much cheaper ..
  DAY 4:
In the morning we say goodbye to the landlord to whom we have handed the keys back, and we go back to our rented Fiat Punto; looking at the map I decided that for today instead of returning along the same highway of the first day, to make a long ocean variant and to make two stops, the first in Cabo Da Roca and the second in Nazarè before arriving in Porto our last day before returning home.
Cabo da Roca is the westernmost point of the European continent, and is nothing more than a beautiful cliff overlooking the Atlantic Ocean, which has nothing to envy to the Irish Cliffs of Mohar. While I’m taking some pictures, I hear someone calling me, and I can not help but think that the world is really small: in fact I meet some of my fellow citizens here; a chat and then off again to Nazarè where we read if the sea is rough we can see the highest waves in the world. We stop at the praja do Northe, the day is beautiful, the beautiful beach, but never seen the sea so calm in my life, so no waves.
we get going again and we reach our hotel in Porto around 17:00. We leave our belongings and immediately take a ride downtown.
Porto is a small town, famous above all for its wine cellars and with a really fascinating historical center: the Ribeira district is precisely the central area full of ancient houses, narrow cobbled streets and numerous restaurants and bars.
  The numerous wine cellars, on the other side of the river, where the Port is produced.
We eat in a restaurant along the river, and taste some local wines including the Port that night falls between one glass and another. The next day, we do not have many hours, in the afternoon we have to go back to the airport, so also because of my usual ankle ache, I decide for the first time in my life to take one of those tourist sightseen buses all the way around the city. So we can see Porto being comfortable, before returning, and I must say that I am more and more convinced that I have chosen the right round, Lisbon to visit calmly and beautiful, and Porto, however pretty, does not deserve more than a couple of days maximum.
This is my first approach to Portugal, but I must say that I was pleasantly surprised, for its beauty, for people, for life, so much so that I decided to come back this summer to do a little ‘sea in the South , in the Algarve.
and you ? have you ever been to Portugal? what do you think?
Porto – Lisbona, 5 days for a small Spring’s adventure (Scroll down for the English version) Riassunto dell'itinerario in breve: 5 giorni Volo: Milano Orio al Serio / Porto…
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freedomtripitaly · 4 years
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Ha ricevuto, come primo Paese in Europa, il marchio “Safe Travels” dal World Travel & Tourism Council (WTTC). Questo importantissimo riconoscimento serve a individuare quelle destinazioni che rispettano i protocolli di salute e igiene, in linea con quelli indicati dall’autorità mondiale che rappresenta i principali attori nel settore del turismo. E il Portogallo ha ottenuto l’approvazione. Ma non solo: anche gli alberghi e le strutture ricettive portoghesi che assicurano il rispetto dei requisiti di igiene e pulizia avranno il marchio “Clean & Safe”. Per questo motivo il Portogallo sarà la meta più sicura dove trascorrere una vacanza all’estero quest’estate. La stagione balneare, lungo gli 850 chilometri di costa atlantica, qui è iniziata lo scorso 6 giugno e la speranza è che, con questi nuovi riconoscimenti, eguagli i risultati del 2019 quando, con 27 milioni di turisti, aveva raggiunto i massimi storici. Tanto da essere stata eletta Migliore destinazione turistica del mondo per il terzo anno consecutivo nei World Travel Awards, la Capitale Lisbona ricevuto il riconoscimento come Miglior City Break in Europa del 2019 e “green capital” del 2020 e Madeira la Migliore destinazione insulare europea del 2019. Il Portogallo non è solo città (Lisbona e Porto) e mare dell’Algarve: c’è un bellissimo entroterra, come quello attraversato dalla Via Algarviana che porta alla scoperta di antichi borghi e di una natura selvaggia. Ci sono anche diverse località termali, come le Caldas de Monchique nell’entroterra dell’Algarve, le Caldas da Felgueira nella regione centrale e Pedras Salgadas nella regione del Nord. Anche in Portogallo ognuno può trovare il suo piccolo paradiso di benessere. E poi c’è il Portogallo degli arcipelaghi che meritano di essere visitati: le Azzorre e Madeira. Entrambi si trovano in mezzo all’Oceano Atlantico e sembra che Madre Natura abbia trovato qui la sua massima espressione. L’arcipelago delle Azzorre è formato da nove isole con 121 siti geologici, oltre a grotte, caverne, laghi craterici, ma anche fumarole e sorgenti termali. L’arcipelago di Madeira, invece, è formato da due isole: Madera e Porto Santo. L’azzurro del mare si alterna al verde della vegetazione, per offrire una full immersion nella natura. I voli dall’Italia verso il Portogallo sono già stati ripristinati. A Lisbona vola la TAP in partenza da Milano Malpensa e da Roma Fiumicino; a Porto vola Ryanair collegando la città con Bergamo Orio al Serio, Malpensa, Roma, Bologna, Cagliari; nell’Algarve arriva Ryanair con voli per Faro in partenza da Bergamo, easyJet partendo da Malpensa e Volotea da Verona. Camara de Lobos a Madeira @123rf https://ift.tt/30xeNJF Il Portogallo è il Paese più sicuro dove andare quest’estate Ha ricevuto, come primo Paese in Europa, il marchio “Safe Travels” dal World Travel & Tourism Council (WTTC). Questo importantissimo riconoscimento serve a individuare quelle destinazioni che rispettano i protocolli di salute e igiene, in linea con quelli indicati dall’autorità mondiale che rappresenta i principali attori nel settore del turismo. E il Portogallo ha ottenuto l’approvazione. Ma non solo: anche gli alberghi e le strutture ricettive portoghesi che assicurano il rispetto dei requisiti di igiene e pulizia avranno il marchio “Clean & Safe”. Per questo motivo il Portogallo sarà la meta più sicura dove trascorrere una vacanza all’estero quest’estate. La stagione balneare, lungo gli 850 chilometri di costa atlantica, qui è iniziata lo scorso 6 giugno e la speranza è che, con questi nuovi riconoscimenti, eguagli i risultati del 2019 quando, con 27 milioni di turisti, aveva raggiunto i massimi storici. Tanto da essere stata eletta Migliore destinazione turistica del mondo per il terzo anno consecutivo nei World Travel Awards, la Capitale Lisbona ricevuto il riconoscimento come Miglior City Break in Europa del 2019 e “green capital” del 2020 e Madeira la Migliore destinazione insulare europea del 2019. Il Portogallo non è solo città (Lisbona e Porto) e mare dell’Algarve: c’è un bellissimo entroterra, come quello attraversato dalla Via Algarviana che porta alla scoperta di antichi borghi e di una natura selvaggia. Ci sono anche diverse località termali, come le Caldas de Monchique nell’entroterra dell’Algarve, le Caldas da Felgueira nella regione centrale e Pedras Salgadas nella regione del Nord. Anche in Portogallo ognuno può trovare il suo piccolo paradiso di benessere. E poi c’è il Portogallo degli arcipelaghi che meritano di essere visitati: le Azzorre e Madeira. Entrambi si trovano in mezzo all’Oceano Atlantico e sembra che Madre Natura abbia trovato qui la sua massima espressione. L’arcipelago delle Azzorre è formato da nove isole con 121 siti geologici, oltre a grotte, caverne, laghi craterici, ma anche fumarole e sorgenti termali. L’arcipelago di Madeira, invece, è formato da due isole: Madera e Porto Santo. L’azzurro del mare si alterna al verde della vegetazione, per offrire una full immersion nella natura. I voli dall’Italia verso il Portogallo sono già stati ripristinati. A Lisbona vola la TAP in partenza da Milano Malpensa e da Roma Fiumicino; a Porto vola Ryanair collegando la città con Bergamo Orio al Serio, Malpensa, Roma, Bologna, Cagliari; nell’Algarve arriva Ryanair con voli per Faro in partenza da Bergamo, easyJet partendo da Malpensa e Volotea da Verona. Camara de Lobos a Madeira @123rf La migliore destinazione turistica del 2020 è anche la più sicura d’Europa dove andare in vacanza.
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giancarlonicoli · 5 years
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29 GEN 2020 09:00
AFFITTO, CHE PROFITTO! - AIRBNB CONTINUA A MACINARE MILIARDI IN TUTTO IL MONDO E SOPRATTUTTO IN ITALIA, DOVE LE PERSONE CON UNA SECONDA CASA NON SFRUTTATE SONO TANTE E LE TASSE SUGLI IMMOBILI ALLE STELLE - IL PROBLEMA È CHE NON CI SONO ANCORA REGOLE E GLI “HOST” NON POSSONO FARE I SOSTITUTI D’IMPOSTA - E COSÌ IL MERCATO VA ALLE STELLE E LO STATO NON INCASSA…
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Ettore Livini per “Affari & Finanza - la Repubblica”
Il ciclone venuto dagli Usa ha portato una grandinata di denaro per tutti, dai proprietari di seconde case alle nuove società di servizi. Ma gli albergatori insorgono e gli effetti collaterali sui centri storici alimentano le polemiche I segue dalla prima "La nostra è una storia di successo anche se per me siamo ancora troppo piccoli e abbiamo margini per crescere - garantisce Giacomo Trovato, country manager di Airbnb in Italia - Come si spiega? Un po' con il boom del turismo che cresce ovunque con flussi raddoppiati dal 2000».
Un po' con le peculiarità del mercato immobiliare italiano dove esistono 12,4 milioni di seconde case sfruttate solo qualche settimana all' anno su cui le tasse - complice la caccia alle entrate del Tesoro - sono salite da 4,9 miliardi a 10,2 miliardi in sei anni. «Un salasso che ha convinto molti proprietari a metterle sul mercato per coprire i costi», dice Trovato. Affidandole spesso ad Airbnb.
I dati dicono che l' hanno fatto in tanti: a Roma la piattaforma a stelle e strisce ha in catalogo quasi 30mila annunci con un giro d' affari superiore ai 200 milioni l' anno, a Milano 18mila. Nel centro storico di Venezia, dove vivono 53mila persone, ci sono oltre ottomila appartamenti in offerta.
Alcune piccole stelle del panorama turistico sono diventate una sorta di monopolio del gruppo Usa. A Vernazza - nelle Cinqueterre - ci sono 852 abitanti e 300 appartamenti in offerta. A Taormina sono oltre mille, a Positano 722, uno ogni 5,4 abitanti, a Cervinia- Valtournenche ci sono 360 cartelli di "affittasi" targati Airbnb ogni mille appartamenti ( stime Il Sole 24 Ore), a Porto Cesareo in Puglia 512, a San Teodoro in Sardegna 477.
Una metamorfosi radicale e rapidissima «avvenuta in un Far West non regolamentato», accusa Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, che si è trascinata in scia affari e polemiche: decine di famiglie che hanno arrotondato le entrate mettendo a reddito la vecchia casa al mare del nonno (spesso senza pagare una lira di tasse), piccole società di servizi nate dal nulla per gestire il ricevimento degli ospiti, la pulizia delle case e la lavanderia.
E soprattutto molte società di property management che - fiutato l' affare Airbnb - stanno facendo incetta di monolocali e bilocali nei centri storici delle città d' arte (e non solo) per affittarli sulla piattaforma con ritorni economici molto alti, specie in un mondo a tassi di interesse negativi.
È un' operazione di mercato, dicono loro. Unico neo: gli effetti collaterali. Prezzi alle stelle per affitti e appartamenti, inquilini e studenti sfrattati dai centri storici, trasformati (è quasi già accaduto in capitali come Lisbona, Barcellona o Amsterdam) in enormi alberghi diffusi all' asta sulle piattaforme della sharing economy.
A Milano l' host "Bettina", nome de plume della società Halldis, gestisce 277 appartamenti e i primi 10 "host" hanno in portafoglio 750 proprietà. A Roma sono 723, a Venezia 624, a Firenze addirittura 901.
Con che effetto sul mercato della casa? Dati e ricerche ufficiali non esistono. Sul sito Immobiliare. it però i prezzi degli affitti a Milano sono cresciuti nell' ultimo biennio del 10% e a Firenze del 7% mentre nel capoluogo lombardo la disponibilità di locazioni a lungo termine è crollata del 9%.
Le ricadute socio-demografiche di Airbnb & C. in Italia sono per ora relativamente limitate rispetto a quanto successo in altre aree d' Europa. Dieci grandi metropoli (tra cui Parigi, Amsterdam, Barcellona, Madrid e Berino) hanno scritto a Bruxelles chiedendo provvedimenti contro «la crescita esplosiva» del fenomeno. La capitale tedesca ha messo un tetto al rialzo dei prezzi degli affitti in città per aiutare i residenti.
Madrid e Amsterdam hanno imposto un limite massimo (tra i 60 e i 120 all' anno) ai giorni l' anno in cui si possono affittare a breve le case. Barcellona ha assunto 100 investigatori per scoprire dagli annunci chi affittava senza pagare le tasse e Parigi ha imposto l' obbligo di licenza immobiliare «scelta che da sola è bastata a far sparire il 30% degli annunci dalla piattaforma», dice Bocca.
«Airbnb è un fenomeno mondiale e nessuno la vuole contrastare - aggiunge il numero uno di Federalberghi - ma va regolamentata. Deve dire chi soggiorna nelle sue case per motivi di sicurezza, pagare le tasse come noi». Magari, come chiede anche il governo italiano (per vie legali) riscuotendo direttamente dai suoi clienti la cedolare secca sugli affitti per evitare l' evasione. Operazione, stima Bocca, che da sola porterebbe 400 milioni di entrate allo Stato.
«Noi non siamo esattori che possono sapere se e quanto va pagato al fisco per l' affitto - risponde Trovato - l' ha riconosciuto anche la Corte di giustizia Ue con una sentenza - Invece è più facile essere sostituti di imposta sulla tassa di soggiorno. Abbiamo già accordi con 23 Comuni grazie a cui abbiamo recuperato e versato 20 milioni agli enti locali». Il problema - aggiunge - è che in Italia ogni singola amministrazione ha regole differenti e non esiste un codice identificativo unico per le attività turistiche che uniformi le norme.
E per risolvere i problemi di "gentrificazione" dei centri storici «basterebbe che i Comuni usassero i soldi che gli giriamo con le tasse di soggiorno» per favorire programmi di edilizia residenziale e di sostegno alle piccole realtà commerciali di quartiere. «Nel dibatti su Airbnb - conclude Trovato - si confonde la causa con l' effetto. Il turismo sta crescendo in modo esponenziale. Se sparissimo noi, qualcun altro prenderebbe il nostro posto.
Siamo i primi a voler fare totale trasparenza per operare con regole certe». Evitando se possibile tetti ai giorni d' affitto («sarebbero un boomerang perché farebbero salire i prezzi e sarebbero facili da bypassare ») e interventi draconiani.
Airbnb comunque sta iniziando pure ad allargare il suo business oltre il recinto dell' affitto, vendendo ai sui ospiti "esperienze" turistiche estranee al soggiorno. In Italia sono già 5mila («e cresceranno molto» assicura Trovato) tra cui per esempio la scuola di pasta fresca a casa di Nonna Nerina che con una serie di altre amiche ottantenni di Palombara Sabina si è reinventata "host" per turisti stranieri che vogliono conoscere i segreti della nostra cucina.
Ha tutte recensioni a 5 stelle, è stata invitata a San Francisco al quartier generale di Airbnb per raccontare la sua storia. Ed è la prova che il ciclone di Airbnb sulla foresta pietrificata dell' offerta turistica nazionale durerà ancora a lungo.
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Tappa Zero _ 1584 km
(avignone_lisbona)
Caro Lazzaro,
Le tue sordide pretese hanno avuto compimento, ed ora mi ritrovo alle 23.18 a scrivere questo primo post. Sono a Lisbona ed il numero che vedi sopra è la cifra della mia insensatezza, come essere umano prima e come pellegrino poi. Nella fissa che "bisogna arrivare via terra alla partenza" ho attraversato tre nazioni per arrivare fino a qui. Ovviamente non ho ancora fatto un passo a parte tuffarmi nella calca turistica alla ricerca di un pasto e di uno sguardo: sulla città, perché con te bisogna sempre specificare!
Eviterò quindi di parlarti del "come sono arrivato qui". Ti basti sapere che ho sopravvalutato
A) la puntualità dell'autobus, sbagliandomi di circa due ore e mezza (il ritardo alla partenza)
B) la conoscenza della strada dell'autista (si è perso tre volte)
C) la capacitá di guida dell'autista (vedere foto)
Tumblr media
Fig 1. Non è il prequel dell'alba dei morti viventi ma siamo noi passeggeri che guardiamo attoniti il bus finito in una buca senza fine.
Insomma, il presupposto romantico del pellegrino che decide di uscire di casa e di partire per la santa Compostela è fallito e non dirò che ne vado fiero.
Ma ora sono qui e domani, a Dio e a caviglie piacendo, sarò da un' altra parte. Esattamente non lo so, perché ho anche perso la guida (mamma mia come mi piace complicarmi la vita) ed ho la netta sensazione che le scarpe del cammino che mi avevano portato a Betlemme stavolta non siano adattissime (forse tra le tappe c'è un cavalcavia come granpremio della montagna).
Direi che sono prontissimo! Non vedo l'ora di affidarmi come al solito.
Per la rubrica 'ipse dixit' ti lascio con le parole del fantomatico autista che chiameremo per comodità Miguel
"avete trenta minuti per mangiare, poi non facciamo più soste fino a Lisbona!" Disse tronfio di ottimismo.
Poi é finito in una buca.
Até Amanhã!
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travelale15 · 4 years
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Forse le spiagge più belle d’Europa? Chi lo sa… forse dovrei vederle prima tutte per poter giudicare ma sicuramente le spiagge a sud del Portogallo, nella regione dell’ Algarve,sono di una bellezza struggente e non serve allontanarsi molto da loro per scoprire bellissimi sentieri immersi nel verde da percorrere a piedi, in bici o addirittura a cavallo. L’ Algarve si raggiunge facilmente dalla capitale Lisbona o dalla confinante Spagna partendo ad esempio in bus da Siviglia come ho fatto io, i collegamenti in entrambi i casi sono frequenti e poco dispendiosi. Se si cerca una meta dove immergersi completamente nella natura alternando passeggiate a scoperta di piccoli paesi tranquilli l’ Algarve è perfetto. In realtà scegliendo di visitare l’ Algarve a fine febbraio inizi di marzo non sapevo bene cosa aspettarmi sia climaticamente che turisticamente ed invece devo dire che la scelta è stata perfetta. Il clima in Algarve è mite e nonostante in alcune giornate il vento proveniente dall’Oceano può essere forte, il sole arriva sempre a far capolino e durante le ore centrali del giorno si riesce anche a stare in spiaggia prendendo un pò di sole se si rimane nelle zone più riparate,a ridosso degli stabilimenti balneari tra i quali si trova anche qualcuno che noleggia sedie sdraio ai numerosi pensionati nord europei, principali frequentatori dell’ Algarve in inverno. L’acqua del mare è davvero fredda, impensabile fare il bagno neppure per i più temerari come me, chi lo fa indossa una muta di diversi centimetri. Scegliere la stagione estiva per dedicarsi al trekking in Algarve è forse azzardato se non si amano le alte temperature che possono arrivare a sfiorare i 40 gradi mentre la primavera o l’inizio dell’autunno sono i momenti migliori le camminate tra la natura. Uno dei percorsi che maggiormente mi ha colpito durante la mia permanenza in Algarve è stato quello tra la piccola frazione di Monte Gordo fino a quell’incanto di Vila Real de Santo Antonio, nel distretto di Faro. Monte Gordo è una piccola località balneare che conta poco più di 3000 abitanti, un piccolo borgo marinaro che oggi si è trasformato in un paese a vocazione prettamente turistica, qui sorgono hotel e ristoranti frequentati praticamente tutto l’anno dalla gente che si sposta qui arrivando dall’aeroporto di Faro, la città più grande in Algarve. Come accade in molti posti sfruttati turisticamente Monte Gordo è stata un pò usurpata dalla cementificazione forsennata, alti palazzi si susseguono ininterrottamente anche se per fortuna le autorità locali negli ultimi anni hanno deciso di dare uno stop all’edilizia fuori misura cercando di preservare la natura che circonda questi luoghi meravigliosi. Ad ogni modo la piccola frazione di Monte Gordo resta perfetta come base per esplorare e camminare attraverso i sentieri che si snocciolano tra dune di sabbia e pinete. Raggiungere Villa Real de San Antonio a piedi partendo da Monte Gordo è adatto a chiunque, la distanza è di circa 3 chilometri e la strada tutta in piano. Nel tragitto si incontrano diverse aree di sosta per fermarsi a sentire l’odore inebriante della pineta che si mescola al mare e la cosa più pazzesca è offerta dallo spettacolo del mare che appare come un miraggio se si devia internamente dalla pineta alla spiaggia chilometrica, unica raccomandazione è quella di prestare attenzione al vento che se è forte può sollevare molta sabbia, fastidiosissima per chi indossa lenti a contatto. Ma partendo sempre da Monte Gordo in direzione Faro,quindi quella opposta a Villa Real de San Antonio,si possono percorrere altri sentieri dove altre alla pineta si possono trovare aree lacustri in cui vivono molti uccelli che si fermano da queste parti per nidificare. La cosa più entusiasmante e che fermandovi da queste parti potrete scegliere per quanto tempo camminare o dopo quando tornare indietro senza alcun rimpianto perché non dovrete rinunciare a niente,né al mare né all’ombra degli alberi, alternando mare e campagna tutte le volte che vorrete e che sia voi siate esperti camminatori o passeggiatori della domenica questo angolo di Portogallo vi riempirà di emozioni.
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Trekking in Algarve: da Monte Gordo a Vila Real de Santo Antonio,una passeggiata tra immense pinete e spiagge oceaniche Forse le spiagge più belle d'Europa? Chi lo sa... forse dovrei vederle prima tutte per poter giudicare ma sicuramente le spiagge a sud del Portogallo, nella regione dell' Algarve,sono di una bellezza struggente e non serve allontanarsi molto da loro per scoprire bellissimi sentieri immersi nel verde da percorrere a piedi, in bici o addirittura a cavallo.
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histofuture · 8 years
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1946-1989, IL SECOLO BREVISSIMO DEL MODERNO GENOVESE
di VALTER SCELSI
Scrivere un elenco, anche breve e incompleto, di architetture genovesi del secondo Novecento, come lo chiamiamo, è scrivere di Genova, che poi è scrivere di molte città del mondo, in «un'idea di mondo dove ci si deve labirinticamente smarrire, ma dove, sempre, da qualche parte, si può scoprire un luogo privilegiato, quasi magico, dove tutto si ordina e si compone, almeno in emblema, almeno in allegoria» [1]. Poi dall'elenco, costruito a più mani, leggendo molte riviste di architettura, undici testate [2] nei numeri pubblicati tra l'inizio del 1946 e la fine del 1989, una sorta di “secolo brevissimo” ad uso pratico, o meglio, dalla combinazione dell'elenco con le memorie degli autori di questo lavoro collettivo, emerge la vecchia questione di quanto noi, comunemente, usiamo l'architettura come “fatto espressivo”, anche senza escluderne funzionalità o altri elementi di senso [3]. Ma in questa molteplice attribuzione di significato, l'architettura ci complica il lavoro, consegnandosi principalmente attraverso la propria immagine, che, come tale, pone resistenza a offrirsi come un sistema di significazione, per via di quello che viene definito il suo carattere “analogico”, che la distingue dal linguaggio articolato e organizzato.[4] Tale carattere analogico è espressione del carattere continuo delle immagini, organizzate in concatenazioni spaziali che poi, nel caso esemplare del cinema, vengono rafforzate dall'essere, secondo Roland Barthes, anche successioni temporali. Un edificio visto in un film, viene proposto secondo una sequenza selezionata e selettiva di punti di vista, ordinati linearmente. Così il film, che si pone come uno strumento, a suo modo classico, in grado di tentare la costituzione di un rapporto di senso tramite il montaggio, la scelta delle sequenze e la disposizione dei singoli “frame”, ha ospitato il racconto del nostro elenco, breve e incompleto, che è poi è anche una guida, ancor più lacunosa e parziale, di questa città.    
La possibilità di montaggio-assemblaggio, o meglio, la combinazione di queste azioni con l'apertura dei personali archivi mnemonici, consente il recupero di due brevi (e lontani, e giacenti) testi dove, scrivendo di Genova, trattavo di cinema e di guide (il primo scritto nel 1996, il secondo nel 2004). In sostanza, la combinazione di questi depositi intende proporre una dialettica tra dimensione narrativa e codici di interpretazione di un'epoca.
La cinepresa viaggia verso ponente lungo la sopraelevata, filmando la palazzata della Ripa, il fronte della città storica. Con le immagini scorrono i titoli di coda del cortometraggio di Giorgio Bergami “Genova alla finestra”. L'anno è il 1977. Nell'ambito della rassegna “I set di Genova e della Liguria”, ospitata durante il mese di maggio nella sala Pietro Germi, il film di Bergami ci ha offerto, il solo, la testimonianza di un passato prossimo – gli anni settanta – di crisi e di sedimentazione dell'assetto urbanistico cittadino; nel centro gli ultimi sventramenti del tessuto antico, sulle alture la faticosa ricostruzione delle identità locali confuse o sovrastate dal caos edilizio del dopoguerra. Bergami racconta, sul sottofondo di voci e dialetti diversi, una città di finestre che si affacciano su strade strette dove, nella quiete della sera, si confondono i suoni e le parole delle televisioni, le grida dei bimbi, i rumori delle cucine.
Bergami è un fotografo genovese, uno di quelli che vogliono bene alla città – parlando la dice straordinaria, bellissima – e che sanno dove puntare l'obiettivo, dove cercare. Vent'anni fa, come prova generale alla vigilia di un incarico di direttore della fotografia in RAI, gira il documentario lungo 25 minuti che considera “riassunto e prodotto del suo lavoro sulla città”, e commette un errore.
Genova è, in quegli anni, una città senza turismo, sconfortata dalla crisi del porto e dal conseguente degrado generale della propria immagine, che conosce bene le proprie vergogne, sente parlare di speculazione edilizia e si accorge di esserne piena. Certo – a ben vedere – l'epoca d'oro dei palazzinari si è conclusa da un pezzo, ma, sotto la luce fredda della recessione economica (la crisi, come si dice), la cementificazione delle colline appare in tutto il suo irrimediabile squallore.
Intanto, nell'atmosfera di attesa fiduciosa del nuovo piano regolatore (quello che sarà il P.R.G. dell'80), si ritiene giusto, allo scopo di costituire un'immagine divulgabile della città, concentrare l'attenzione sull'enorme qualità del tessuto storico ancora pressoché intatto.
E le periferie? Di quelle si parla soprattutto in privato, a volte sulle pagine dei giornali cittadini, ma conviene non farle tanto vedere in giro, magari all'estero, se non si vuole rovinare tutto. Ecco perché Bergami ha sbagliato. E dire che era partito bene, la sua lunga soggettiva sui vicoli piaceva un po' a tutti. I tetti, le finestre, le vecchie botteghe, il colore dei carruggi sembravano cose ben esportabili. Erano le immagini di una città antica e misteriosa, ricca di una fotogenia mai completamente compresa e sfruttata prima. Le amministrazioni locali si interessarono al lavoro di Bergami, gli fecero sapere che avrebbero utilizzato volentieri il suo cortometraggio – che, intanto, a Roma negli ambienti vicini alla RAI raccoglieva consensi – come biglietto da visita della nascente anima turistica genovese. A un patto, però. I dieci minuti finali, con tutto quel caos edilizio, quella speculazione senza rimedio, quelle migliaia di metri cubi composti a caso sulle colline dovevano scomparire. Le periferie enormemente più estese e densamente popolate della città storica erano, nei tardi anni settanta, un dato di fatto che si poteva negare senza tanta pena. Non avevano, i quartieri collinari, neanche il diritto di possedere un'immagine. 
La storia finisce con Bergami che rifiuta di mutilare il film.
Quando circa un anno fa, nel tentativo di mostrarmi arguto, chiesi a Edoardo Sanguineti se avrebbe mai potuto scrivere una guida turistica della propria città, sul tipo di quella scritta da Fernando Pessoa per Lisbona, lui mi rispose che, in effetti, lo stava proprio facendo. Città di mare Lisbona e poeta, come sapete, Pessoa. Città di mare Genova e poeta Sanguineti, come sapete. Un simile intreccio analogico impone un po’ di cronologia, così come di seguito. Nel 1888 Pessoa nasce a Lisbona. Nel 1905 Pessoa torna a Lisbona dopo gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi a Durban, in Sudafrica. Nel 1925 Pessoa scrive in inglese, ma non pubblica, l’ultima stesura della guida “Lisbon, What the Tourist Should See”. Nel 1930 Sanguineti nasce a Genova. Nel 1934 Sanguineti si trasferisce con la famiglia a Torino. Nel 1935 Pessoa muore (o, come dicono, si spegne) a Lisbona. Nel 1974 Sanguineti torna a Genova, usque ad mortem, come egli suppone (mentre, per inciso, a Lisbona è l’anno della rivoluzione dei garofani). Nel 1988 è riscoperta tra le carte di Pessoa la guida di Lisbona, che viene pubblicata nel 1992 dalla casa editrice Livros Horizonte, di Lisbona. Nel 1994 Lisbona è città europea della cultura. Nel 2004 Genova è capitale europea della cultura (che poi è la stessa cosa della città europea della cultura: hanno solo cambiato il nome). Sempre nel 2004 esce la guida Genova per me, scritta da Sanguineti per Alfredo Guida Editore. Nel 2005 il libro raggiunge le nostre librerie. In occasione dell’evento GeNova 2004, chiedono a Sanguineti di partecipare, con una poesia (inedita) che parli di Genova, a un volume collettivo di testimonianze varie. Sanguineti risponde che non può: è proprio sul punto di partire per - pensate un po’ - Lisbona. Gli spiegano che può scriverla a Lisbona, una piccola poesia per Genova, e consegnarla al suo ritorno. «Così scrivo davvero, laggiù, un acrostico di s ei versi, che sono questi:
Guardala qui, questa città, la mia:
E' in riva al Tejo che io cerco Campetto,
Nel Barrio Alto ho trovato Castelletto,
O un Cable Car su in vico Zaccaria;
Vedilo, il mondo: in Genova è raccolto
A replicarne un po' la psiche e il volto.» 
Dalla combinazione di questi due reperti (combinazione variabile, per la verità: cinema e turismo, periferia e poesia, porto e città) potrebbe risultare, per via analogica, l'immagine di un luogo in carenza di definizione, in un paesaggio dove quello che perde l'architettura del secondo Novecento è la “levigatezza”, la qualità che Elias Canetti aveva individuato come espressiva dell'architettura moderna della prima parte del secolo [5], e dove, anzi, il carattere scabro delle superfici diventa programmatico; la bocciardatura in opera dei conci del museo del tesoro di San Lorenzo o della tomba Galli, il cemento scalpellato del Centro dei Liguri e l'intonaco a rinzaffo dell'impianto sportivo di Valletta Cambiaso [6] esprimono una volontà di opacità anti-purista, capace di farsi espressione di una posizione critica. Quello che restituisce, quindi, la Genova del secondo Novecento è l'espressione di un prodotto poetico, generato anche attraverso il suo variegato e incerto processo architettonico.
Nel 1972, quasi a metà di questo “secolo brevissimo” del Moderno genovese,  una mostra [7] espone due immagini di soggetto analogo: il porto di Genova. Si tratta di un'opera di Max Beckmann, dipinta del 1927, e di una tela di Oskar Kokoschka, del 1933. Quasi simultanee opere di due pittori di lingua tedesca, praticamente coetanei [8].
Nel tentativo di aprire un discorso intorno all'immagine della città e di rendere Genova caso emblematico di tale ricerca, nel catalogo della mostra l'esposizione del “discorso per immagini” del movimento radicale viene affiancato alle letture strutturaliste che propongono l'architettura come “linguaggio debole” che si esprime secondo catene analogiche di immagini. In tale tentativo, i due dipinti che rappresentano la città e il porto nel pieno sviluppo dell'era della macchina  descrivono un'architettura che, se perde alcuni dei propri connotati storici, lo fa fissandosi come elemento del paesaggio, al pari del mare, delle macchine e degli uomini. «La modificazione potrà avvenire - avverte Vittorio Gregotti nel testo “Architettura della città”, presente nella pubblicazione -, come nella lingua, secondo il contributo di opere di alta poesia, secondo piccoli spostamenti funzionali o secondo vasti rimaneggiamenti strutturali.»
[1] Edoardo Sanguineti, Genova per me, Alfredo Guida Editore, Napoli, 2004.
[2] Abitare, Casabella, Controspazio, Domus, L'Architettura Cronaca e Storia, L'Industria delle Costruzioni, Lotus, Metron, Spazio e Società, Urbanistica, Zodiac.
[3] Umberto Eco, La struttura assente. La ricerca semiotica e il metodo strutturale, Milano, 1968.  
[4] Roland Barthes, Sémiologie et Cinéma, 1964.
[5] «si parla di funzionalità, di chiarezza, di ma ciò che veramente ha trionfato è la levigatezza e il segreto del potere che vi è insito.» Elias Canetti, Masse und Macht, Hamburg, 1960; ed. it. Massa e potere, Milano, 1972. 
[6] Franco Albini, Museo del Testoro di San Lorenzo, Genova, 1952-1956; Carlo Scarpa con P. Terrasan, G. Tommasi, M. Pastorino, Tomba Galli, cimitero di Sant'Ilario, Genova-Nervi, 1981; Marco Dasso, Angelo Bruzzone, Centro Direzionale dei Liguri, via Madre di Dio, Genova, 1972-1980; Franco Albini, Franca Helg, Stadio del tennis di Valletta Cambiaso, 1955-1956.
[7] L'immagine della città, a cura di Gianfranco Bruno, Palazzo dell'Accademia e Palazzo Reale, 8 aprile – 11 giugno 1972
[8] Max Beckmann, Lipsia, 12 febbraio 1884 – New York, 27 dicembre 1950.
Oskar Kokoschka, Pöchlarn, 1 marzo 1886 – Montreux, 22 febbraio 1980.
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lillyslifestyle · 2 years
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Aiuto! Voglio spedire un pacco in Portogallo
Consiglio utile per chi volesse spedire un pacco per e dal Portogallo
Quante volte ho letto questa frase nei vostri messaggi o email che mi avete inviato. Io stessa mi son trovata più di una volta in questa situazione. In questi 20 anni in Portogallo, le cose sono migliorate (per fortuna) e non è più necessario accendere un cero in chiesa in cerca del miracolo. Non ci credete? Ora vi spiego tutto. Come fare allora? Da espatriata come voi non immaginate la…
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paoloxl · 7 years
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di Maria Fiano – Palma di Maiorca vanta tra i migliori collegamenti aeroportuali di tutta la Spagna con voli diretti dalle più grandi città europee. Il suo aeroporto, Son Sant Joan, terzo, nella penisola, dopo Madrid e Barcellona per importanza e volume di passeggeri trasportati, si trova a pochi chilometri dal centro cittadino. Ed è in via di espansione. Negli ultimi sei anni (dal 2010 al 2016) il traffico aereo da e per le isole Baleari è aumentato del 24,13% grazie alle compagnie low cost che garantiscono collegamenti rapidi ed economici in ogni periodo dell’anno. La pressione turistica, negli stessi anni, è aumentata del 22,93% con pesanti conseguenze per le isole che si si traducono in aumento degli affitti, gentrificazione dei quartieri del centro storico, aumento del consumo di acqua potabile, delle numero di automobili in circolazione, della produzione di rifiuti. E gli abitanti delle isole sono molto preoccupati. ZTA Zona di turistizzazione avanzata La tavola rotonda Moviments socials davant el turismo. Una lluita compartida a diferents territoirs i ciutats ha concluso il 30 giugno scorso il corso di “Economia e ecologia politica del turismo” organizzato da alcune associazioni maiorchine: GOB, Cooperativa Hidra e Albasud. Seduti attorno al tavolo della della sala cittadina Flassaders si sono incontrati per la prima volta GOB e Tos Inclos! (Palma), ¿Lavapies donde vas?(Madrid), Assemblea de Barris per un Tursime Sostenible (Barcellona), Entre Barris (Valencia), Morar em Lisboa che riunisce diverse organizzazioni e associazioni di Lisbona, OPA! (Venezia) per confrontarsi sui i danni provocati dal turismo di massa che sta travolgendo moltissime città europee e i loro abitanti. Una sorta di “ludificazione” delle città, per dirla con Baptista (2005), che porta con sé cambi di destinazione d’uso per gli alloggi – da residenziali a turistici -, investimenti di grandi catene alberghiere, trasformazione dei negozi in bancarelle di rapido consumo, e quindi di fatto svuotamento – più che gentrificazione – del centro storico: gli abitanti se ne vanno – sono costretti ad andarsene – per fare posto al via vai turistico, alle due-tre notti di pernottamento e ai souvenir. Il “boom Lisbona”, racconta Eleonor Duarte (Morar em Lisboa), è esploso negli ultimi trent’anni: una serie di eventi di portata internazionale: Ccapitale della cultura nel 1994, EXPO nel 1998, la Coppa Eura nel 2004, uniti agli sforzi dell’amministrazione cittadina per attrarre visitatori e investimenti stranieri hanno trasformato il centro della città in una zona altamente turistica. Se ne lamentano gli abitanti di Bairro Alto – in pieno centro storico – che subiscono le conseguenze di questa operazione: di fatto espulsi dal loro quartiere e costretti a spostarsi in zone più economiche della città a causa del rincaro degli affitti e del non rinnovo dei contratti di locazione. È la parabola che accomuna moltissime città europee. La crisi economica, inoltre, e la cosiddetta economia collaborativa hanno intensificato questo processo da una parte giustificando la vocazione turistica come unica soluzione per la ripresa economica, dall’altra offrendo un volto buono, la sharing economy a sostegno delle entrate dell’economia familiare, alla lunga mano della speculazione immobiliare, come mette in evidenza la mappatura degli alloggi turistici fatta dal progetto insideairbnb.com di Murray Cox. Tutto incluso Il turismo da crociera è passato dai 9,3 milioni di passeggeri del 2003 ai 23,2 milioni del 2015 (cruise News, 2016).  Uno dei porti che più riflette questa crescita costante è quello di Barcellona che in pochissimi anni si è attestata come la meta principale delle crociere in Europa e il quarto porto crocieristico a livello mondiale a causa sia del processo di turistizzazione che ha investito la città sia dei cambiamenti di rotta del Mediterraneo dovuti all’istabilità politica dei paesi del nord Africa. Le vacanze proposte dalle crociere rispondono alla formula del “tutto incluso” sia a bordo che durante gli scali. Si tratta di vere e proprie città galleggianti che consumano energie, inquinano e producono rifiuti spostandosi di porto in porto a poche centinaia di metri dai centri cittadini. A Palma di Maiorca, il 1 luglio transitano sette navi da crociera. Nel giro di cinque anni le navi che attraccano nel porto delle Baleari sono passate da 635 a 742, un aumento del 14,42%. Il numero dei passeggeri è aumentato del 21,17%: arrivano sempre più navi e navi sempre più grandi. Ci diamo appuntamento qui per vedere concretamente gli effetti del turismo di crociera e le consegenze che hanno sulla vita sociale ed eonomica della città e dell’isola e per condividere strategie di azione collettiva per arginare i danni e le cnseguenze derivate dalla conversione dei territori e delle città in prodotti di mercificazione turistica: aumento degli affitti, mancanza di spazi per la vita quotidiana, speculazione edilizia, impatto del turismo crocieristico del “tutto incluso”. “Tot inclòs” è il nome di un periodico militante frutto di un lavoro collettivo di informazione e analisi politica presentato all’apertura dell’incontro di Maiorca. In ventitrè pagine e numerosi articoli affronta le diverse sfaccettature dell’industria del turismo. L’immagine di una nave da crociera che  solca le vie di una città in mezzo a case e palazzi è stato scelto come manifesto per le azioni di protesta con lo slogan “La città è di chi l’abita e non di chi la visita” che potrebbe diventare strategia di analisi e azione comune.
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pangeanews · 5 years
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Pensieri sul corpo ustionato di Notre-Dame. Più che la rissa dei mecenati, ora, è tempo di capire i segni, di mormorare il digiuno e di dialogare con il fuoco e con il sacro
Niente è insignificante e nostro compito è leggere i segni. Il fuoco che erompe da Notre-Dame, come una seconda cattedrale, rossa, marmorea, esattamente indimenticabile.
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Come se Nostra Signora stesse partorendo, un feto rosso, d’inattesa violenza. Se ci fosse Voltaire, ironizzerebbe sulla scarsa considerazione che Dio ha verso i templi che erigono per lui gli uomini, e forse complicherebbe i fatti dimostrando che nel mondo tutto è caso, caos, male. Un po’ come aveva fatto a proposito del fatidico terremoto di Lisbona del 1775, pittando un poema fitto di domande epocali: “Ai lamenti smorzati di voci moribonde,/ alla vista pietosa di ceneri fumanti,/ direte: è questo l’effetto delle leggi eterne/ che a un Dio libero e buono non lasciano la scelta?/ Direte, vedendo questi mucchi di vittime:/ fu questo il prezzo che Dio fece pagar pei lor peccati?/ Quali peccati? Qual colpa han commesso questi infanti/ schiacciati e insanguinati sul materno seno?”. Domande, per altro, intorno alla questione del male che convive incestuosamente con il Bene, già dette, con estremo urlo, da Giobbe, nel cuore arso della Bibbia.
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I segni non sono mai chiari – altrimenti non sarebbero segni ma didascalie, messaggi pubblicitari. Chi vede in Notre-Dame il ‘cuore dell’Europa’ che brucia, un monito, quindi, all’attenzione, all’attesa politica, credo che sbagli come chi si limita a parlare di un incidente pazzesco quanto casuale. Nella liturgia di ieri, ad esempio, si è letto il brano di Giovanni che racconta l’unzione dei piedi di Gesù (Gv 12, 1-11). “Maria prese trecento grammi di profumo di puro nardo, molto prezioso, cosparse i piedi di Gesù poi li asciugò con i suoi capelli”. La vera basilica sono i piedi di Gesù, che una settimana dopo saranno bucati dai chiodi (navate ventose nella carne): i piedi sono la cattedrale e i capelli le fiamme. Quando Giuda, guardando la scena, fa agire la ragione (“Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”), e ha ragione, segnalando lo spreco, secondo l’etica umana, Gesù gli risponde “Lasciala fare, perché lo conservi per la mia sepoltura. I poveri li avete sempre con voi, a me non mi avete sempre”. La povertà è lo stato comune, una emergenza quotidiana, nostra – tutto va dato per l’eccezione. La cattedrale brucia, implode, ma Dio c’è – quello è un segno di Dio o un segno per l’uomo?
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I segni vanno salvati – per quale opera d’arte siete disporti a dare la vita, a ergervi con la carne, per difenderla? – ma sono importanti i significati. Notre-Dame è in fiamme, ma Nostra Signora è salva, anche in quei tronchi di marmo, spiritati – alla rassegnazione turistica, alla rassegna dei passanti, si è sostituita una severità liturgica, una implorazione del candore.
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Il fuoco ha gli attributi di Dio: luminoso, inafferrabile, consuma. Anche l’acqua è Dio: cristallina, nutriente, altrettanto inafferrabile. Il battesimo si fa nell’acqua, ma esiste, equivalente, il ‘battesimo di fuoco’. Il fuoco devasta (“non salveranno se stessi dal regime delle fiamme”, Is 47, 14), ma attraverso il fuoco si figura Dio: nel roveto ardente, nelle lingue di fuoco dello Spirito Santo. Dio è un fuoco bianco che incenerisce tutto il resto.
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Notre-Dame brucia nei dintorni della Pasqua, la passione ha concretezza che ustiona: eppure, pare che la corona di spine di Gesù, aurea reliquia nella cattedrale parigina, sia salva. Dal disastro emerge il segno della monarchia nel dolore di Cristo: non è incoronato di diamanti, ma di spine; non regge uno scettro ma uno strumento di tortura. Egli risolve i segni di questa regalità storpia in grazia, rinnova l’umiliazione in gloria, fa della spina un bacio. Per questo, quando amiamo, il nostro cuore è trafitto.
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I segni sono importanti. Notre-Dame non è luogo di visitazione ma di tante visite: martoriata durante la Rivoluzione francese, è il luogo in cui viene incoronato Napoleone, nel 1804. Il falò degli uomini e il fuoco hanno distrutto la cattedrale.
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Decolla la guglia come il dito indice di Dio – un lascito, un interrogativo, un vocalizzo?
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Verso i monumenti – cioè, i segni di marmo – abbiamo, spesso, una venerazione fondamentalmente fondamentalista. Visto che non li amiamo, ma dobbiamo, li vogliamo sempre uguali a se stessi, immutabili, cioè muti, è meglio. L’incidente, l’incedere dell’incendio, è una fatalità nota, l’inconveniente che ci scombina, che ci incunea nella debolezza della pietra – che cosa è davvero immutabile ma vivente? Non è possibile – non è giusto – ricostruire il passato, se comprendiamo il segno – sarebbe un gesto di rivalsa e di ripicca, di vendetta contro il caso o la cosa. Risorgere non è la replica carnale di ciò che non c’è più – saremo provati nel fuoco, è detto. A che sacro apparteniamo e che segno vogliamo dare al dialogo con quel fuoco? Da qui, se vuoi, si ricostruisce.
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Prima del segno e della sua gestione – che si apprezza nell’alcova del contemplare, senza rispondere, senza ‘reagire’, senza ragione – il denaro. La ‘gara’ – un poco barbara, di voluttuosa celerità – dei mecenati, a colpi di milioni, a centinaia. Come se così si potesse spegnere il fuoco che ci brucia ancora l’iride, e la brucerà per decenni. La velocità non può riprodurre l’uguale né sancire la ferita in vanto d’elezione, elettorale. I segni vanno amati, lo strazio va bendato, con parole accurate va pulito il corpo di Notre-Dame. Se qualcosa cade non c’è il pasto, ma l’avvenenza del digiuno. (d.b.)
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from pangea.news http://bit.ly/2KJXSx9
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lillyslifestyle · 2 years
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10 anni di blog: 2012-2022 (con regalo)
10 anni di blog: 2012-2022 (con regalo)
Questa settimana festeggio 10 anni del mio blog “Lilly’s Lifestyle”! In realtà, più che il blog, festeggio voi miei cari lettori e lettrici. Senza di voi questo spazio virtuale non avrebbe ragione di esistere. Ringrazio tutt* per la costanza, le letture, gli studi fatti sui miei articoli, le email inviate, i contatti sulle reti sociali con le vostre richieste sui viaggi e di vita in…
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lillyslifestyle · 2 years
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Mercatini di Natale 2022 a Lisbona
Lista, in continuo aggiornamento, dei mercatini di natale 2022 a Lisbona (Portogallo).
Tornano finalmente i mercatini di Natale in capitale e io non potevo non organizzare una lista per voi. Sientre pronti a incontrare Babbo Natale tra le vie di Lisbona? ATTENZIONE: questo articolo sarà in continuo aggiornamento. Quando pubblicano l’informazione di un nuovo mercatino, lo aggiungerò alla lista. Quindi? Restate sintonizzat*! – in ordine cronologico – Prima di inziare voglio farvi…
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lillyslifestyle · 3 years
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5 panorami instagrammabili di lisbona
5 #panorami instagrammabili di #lisbona
Lisbona è una città con 8 colline (e non 7 come spesso si scrive, questo dipende da un falso storico leggete qui) quindi di terrazze e punti panoramici è piena. Se non optate per i rooftop con vista o i miradouro (così si chiamano in portoghese) a pagamento come il castello, la terrazza sull’arco di Rua Augusta e la terrazza dell’elevador di Santa Justa potete sempre raggiungere questi 5 luoghi…
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lillyslifestyle · 4 years
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il bar à vin di lisbona dove le ostriche e i formaggi accompagnano i vini
Il bar à vin di lisbona dove le ostriche e i formaggi accompagnano i vini francesi
E se vi dicessi che a Lisbona potete trascorrere un pomeriggio alla francese? E se vi dicessi che 9 produttori di vini francesi si sono uniti ed hanno aperto un wine bar, o per meglio dire, un bar à vin a Lisbona? Oggi voglio portarvi con me alla scoperta del Club des Châteaux de Lisbonne.
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Come sapete cerco sempre di aggiornarmi sulle novità di Lisbona sopratutto quando si parla di locali.…
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