Tumgik
#pianto
itsmyecho · 7 months
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Crudele verità: non verrai trattato bene dal mondo solo perché sei una brava persona.
@itsmyecho
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psychoooooooooooooooo · 5 months
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lospalatoredinuvole · 6 months
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Ti ho vista sorridere, ma si legge in faccia il male che porti dentro.
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scogito · 5 months
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Alle medie ho volutamente svolto un tema andando fuori traccia. Ci fu qualcosa nella tematica proposta che mi fece pensare al pianto e parlai di quello. Visto che stavo in una classe di merda e detestavo anche la prof d'italiano, tutto pensavo tranne che ai voti, e poiché a quell'epoca avrei solo voluto piangere il tema sgorgò in tutti i sensi come d'impulso.
Feci un errore catastrofico perché la stronza della prof lo trovò molto bello e nonostante il mio palese rifiuto di seguire la traccia, lo lesse a tutti.
I giorni che seguirono furono per me un inferno aggiunto a quello in cui già stavo e solo a distanza di anni appresi una grande lezione.
Si ignora il dolore e ci si rifiuta di capire quale senso e quale scopo abbia. Siamo abituati a farlo di default, per gli uomini è un senso di vergogna, per le donne è debolezza. Tutte cavolate.
Se oggi dovessi consigliare a qualcuno che per un motivo o per l'altro sta soffocando una sofferenza per mostrarsi forte, fare finta di niente e credere che il tempo la cancelli, direi solo di piangere. Tanto e senza freni. Libera subito tutto lo schifo che hai accumulato e guardalo bene.
Il pianto purifica i pensieri inutili ed è capace di portarti subito dentro al nucleo del problema. Ti strappa le maschere, ti distrugge le bugie. Non nasconde niente, non ha paura di niente.
Per questo ha un valore fondamentale per l'essere umano e per questo ti insegnano a non prendertene cura. A non ascoltarlo nemmeno.
Eppure al mondo si viene piangendo... Eppure si passa il resto dei giorni a evitare di farlo, come fosse una colpa, un puntino nel corso della vita da non far quadrare mai con tutti gli altri.
Quando invece la verità che ti serve sapere è lá dentro.
È dal tuo primo respiro che nel pianto c'è la tua evoluzione.
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Senza quasi nemmeno accorgermene mano a mano che proseguiva all'indietro la mia playlist ho iniziato a piangere, prima solo gli occhi lucidi, poi proprio le lacrime fino a sentire una malinconia immensa avvolgermi il cuore. Dopo quasi tre fottuti mesi ho ripensato a quella frase che non dovrei articolare nemmeno nella mia mente "eri tu, eri tu il ragazzo giusto per me, ma io non lo ero per te" ... 💔
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libero-de-mente · 3 months
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Ricordi
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Oggi 21 dicembre Facebook mi ricorda un mio post, lo pubblicai in questo giorno tre anni fa.
Non riporto il testo. Non me la sento.
Ma dell'essere vivente la cui foto pubblicai tre anni fa, oggi rimane solo un ciuffo di peli.
Quella che vedete a destra nell'immagine è la punta della coda di Alvin.
La perse. Si, la trovai per terra e al povero micione venne amputata la parte finale della struttura della coda di circa mezzo centimetro, per evitargli una necrosi.
Non abbiamo mai capito dove gli rimase impigliata la coda, tanto da recidergli la punta.
Mistero.
Mi dispiace scrivere ancora di lui, ma questa volta Fb con i suoi ricordi mi ha mescolato ancora le mie interiora.
Quel gatto mi è entrato nell'anima come nessun altro animale prima. Anche se la sua esistenza non è arrivata neanche a quattro anni di vita.
Alvin arrivò in un periodo, lockdown, in cui la mia possibilità professionale di vedere tanta fatica chiudersi con la sottoscrizione di contratti importanti era una chimera.
Ad Alvin io queste cose le raccontavo la sera, prima di addormentarmi, lasciavo a lui mie speranze e ambizioni sussurrate alla luce di una piccola lampadina che ci illuminava a stento.
Le mie illusioni e speranza. Lui le accoglieva continuando a emettere le sue fusa propedeutiche al mio benessere psicofisico.
Steso sopra il mio torace.
Alvin se n'è andato una mattina in cui io stavo partecipando alla firma di un contratto importante. Uno di quelli che, con lui, avevo condiviso paure e certezze.
Come se la sua missione fosse finita con me, una sorta di Tata Matilda chiamata in chissà quale altra parte del mondo, a sostenere e salvare un'anima.
Il destino a volte è uno sceneggiatore che a Hollywood se lo sognano.
Rimane quella punta pulita, lavata, sterilizzata, priva di carne ma solo di peli intrecciati tra di loro.
La conserverò con tutta la cura che potrò, anche se ogni tanto si bagnerà delle mie lacrime.
Grazie a chiunque mi comprenda.
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le-frasi-rap · 11 months
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“Piangere in pubblico non è permesso.”
Luchè - Le Pietre Non Volano (ft. Marracash)
le-frasi-rap
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foreverblondie23 · 3 months
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perennial-anxiety · 6 months
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Gli occhi non davan lacrime,
ma portavan segno d'averne sparse tante.
-Alessandro Manzoni.
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dodematt · 4 months
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Sono stanco, sono stanco di dare il massimo e di non essere mai abbastanza, sono stanco di cambiare per le persone che non riconoscono il mio cambiamento, sono stanco di piangere prima di addormentarmi la notte e svegliarmi la mattina e non riconoscermi.
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my-liminalspace · 5 months
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Il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano.
La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti.
Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa.
Io sono di legno.
E mentre il cuore degli altri mi batte addosso, mi dimentico del mio, che è scarico di pile.
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itsmyecho · 9 months
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@itsmyecho
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ilsalvagocce · 11 months
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piantalo
avanti al cimitero ad aspettare che arrivasse il furgoncino nero con l'urna dentro eravamo io mio padre mia sorella e pietro e due amiche di mamma che negli ultimi giorni le erano state vicino in ospedale dandoci il turno e i tamponi e la lista per entrare e stare un'ora sola con lei a sentirla tossire e metterle il burro cacao e sentire le mani gonfie, massaggiarle le braccia, accarezzarle i capelli, no quello solo io solo io solo col mio nostro amore
eravamo quindi pochi, sembrava fin a quel momento uno spazio grigio che non capivo, che doveva passare, come passa il tramonto, giorni dopo, dopo la perdita la messa la festa del dolore
e quando è arrivato il furgoncino nero è sceso l'uomo con il borsone nero che nei film lo usano per le armi invece dentro c'era l'arma di mia madre, c'era mia madre, l'urna rossa da noi scelta rossa, chiusa lì dentro
mio padre s'è avvicinato e ha detto posso portarla io? col suo sorriso timido pudico, che trema, e ha preso con le sue belle mani forti dal pollice curvo d'uomo, il borsone nero che non aveva le armi dentro ma mia madre dentro, e io l'ho guardato camminare, li ho guardati era singolare era plurale, e da quel punto in poi ho pianto zitta, al profumo dei pini e dei pinoli fuori dal cimitero, all'aria tiepida di maggio, per tutto il percorso labirinto fino alla tomba ancora senza nome ancora senza niente, cemento, buco, tana.
abbiamo aspettato, guardato, toccato, chi pregato chi parlato chi cantato, chi pianto, io
una sua amica alla fine mi si è avvicinata, come si avvicinava quando eravamo piccole io e le sue figlie e ci chiedeva se volevamo il ciambellone per merenda tra una barbie e un cluedo,
e mi ha detto non piangere francè, non piangere, che mamma poi è triste se piangi
no, mamma non è triste se piango, io piango, mamma sente e raccoglie le mie lacrime, a coppa, e poi beviamo assieme la tristezza, che ci deve essere, e poi torna pioggia e poi mare e così via.
non gliel'ho detto, le ho solo accarezzato la mano appoggiata sul braccio
oggi ho pianto di un'inezia, e mi son balenate quelle parole — mamma è triste
no, non è triste, mamma è solo vicina
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mathelt · 24 days
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ti svegli con gli occhi
carichi
di dolore e amarezza
fissano le mani
scrostate e raschiate
come corteccia.
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E alla fine sono scoppiata a piangere nel letto, nel buio della camera, ho sentito ancora una volta le mie lacrime scivolare lungo il viso e stringermi forte le mani sul cuore come a stringerlo e proteggerlo
Ora mi devo calmare sennò non chiuderò occhio stanotte devo pensare ad altro mi devo sforzare a farlo
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