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#possenza
ilsilenteloquaceblog · 8 months
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“La
Sua possenza
in ella VENIVA…
sì accolta,
tenuta e avvolta
da un morbido calore.”
Il Silente Loquace ©
— @ilsilenteloquaceblog
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papesatan · 4 months
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Trovo che nulla parli di noi come le nostre lacrime. Di conseguenza, ho deciso di trascrivere qui una lista di eventi e situazioni che mi fanno piangere inconsolabilmente:
le lettere scritte da mia madre e nascoste in un vecchio diario di scuola, quando andavo ancora alle medie. Le ho scoperte soltanto pochi mesi fa, riaprendolo casualmente, e sono scoppiato a piangere,
il finale di Mary Poppins, quando dopo essere stato licenziato, il signor Banks torna a casa con l’aquilone finalmente riparato e comincia a giocare coi figli, correndo fuori con loro per farlo volare nel parco (scena tuttora inguardabile per me senza cominciare a frignare),
gli abbracci alla stazione,
l’episodio di Doraemon in cui Nobita vorrebbe ringraziare la persona che, durante una gita all’asilo, lo aiutò a rialzarsi, scacciando i bruchi pelosi che lo ricoprivano. Tuttavia, Nobita non riesce a ricordare il suo volto, così Doraemon gli offre l’opportunità d’incontrare chiunque voglia nella Stanza del Rivedersi,
la perduta innocenza,
il finale dell’Uomo dei Sogni, quando Ray incontra suo padre, morto da tempo, e prima che questi svanisca gli chiede: “Ehi papà, vuoi giocare un po’ con me?” (tema a quanto pare ricorrente, dovrei forse dedurne qualcosa?),
l’inesorabile decadimento fisico e psichico dei miei genitori, ormai pressoché anziani,
la tenerezza del mio cagnolino e la consapevolezza della sua ineluttabile caducità, 
questo mio talento letterario negletto e sprecato, gettato ormai ad appassire come giardino incolto,
il finale della terza stagione di Person of Interest, quando Samaritan sembra aver ormai vinto, ma il monologo di Root ci ricorda che nonostante tutto il male che ci opprime, non dobbiamo mai smettere di sperare,
Exit music for a film dei Radiohead, dal minuto 2:50, ovvero lo smanioso desiderio di rivalsa che da sempre m’avvampa e mi corrode animo e viscere dopo ogni mortificante derisione, al pensiero che sì, un giorno tutti sapranno, e allora, beh, gliela farò vedere io… (me ne rendo conto, di solito è così che nascono i serial killer). Questa parte, ad ogni modo, mi emoziona a tal punto da avermi spinto a scrivere il finale della mia storia: “Un ventoso mattino di settembre, i servi del marchese  avrebbero forzato le porte dello studio, ove il misero scrittore soleva rinchiudersi di notte, e lo avrebbero trovato morto, riverso fra le sue carte in una pozza di vomito. Spalancate le finestre a lutto, i poveri disgraziati sarebbero stati travolti allora dall'empia ferocia di quegli astiosi fogli sdegnati dal tempo e, così finalmente libere, pagine e pagine d'inchiostro si sarebbero riversate in strada, pronte a prender d'assalto case e negozi, scuole e caserme, mulinando burrascose sulla città, fra le strida dei borghesi impazziti e le urla dei bambini accalcati contro i vetri, fino a seppellire il mondo, terra e cielo, sotto cumuli di scritti dissotterati dal fuoco e dagli abissi”,
la morte di Due Calzini in Balla coi lupi (e il tema ad esso collegato), quando il lupo segue fedelmente Dunbar ormai prigioniero e i soldati gli sparano addosso per dimostrare la loro tonitruante possenza di coraggiosissimi esseri umani supercazzuti, finché non l’ammazzano senza pietà. 
la lettera di Valerie da V per Vendetta, (credo non occorrano spiegazioni né commenti qui),
la mia sciagurata impotenza dinanzi al dolore degli amici,
la morte del commissario Ginz ne Il dottor Živago: “Soldati armati di fucili lo seguivano. ‘Cosa vorranno?’ pensò Ginz e accelerò il passo. Lo stesso fecero i suoi inseguitori. [...] Dalla stazione gli facevano segno di entrare, lo avrebbero messo in salvo. Ma di nuovo il senso dell’onore, educato attraverso generazioni, [...] gli sbarrò la via della salvezza. Con uno sforzo sovrumano cercò di calmare il tremito del cuore in tumulto. Pensò: ‘Bisognerebbe gridargli: - Fratelli, tornate in voi, come volete che sia una spia! - Qualcosa di sincero, capace di svelenirli, di fermarli.’ [...] Davanti all’ingresso della stazione si trovava un’alta botte chiusa da un coperchio. Ginz vi balzò sopra e rivolse ai soldati alcune parole sconvolgenti, fuori dell’umano. Il folle ardire del suo appello, a due passi dalle porte della stazione, dove avrebbe potuto rifugiarsi, sbigottì gli inseguitori. I soldati abbassarono i fucili. Ma Ginz si spostò sull’orlo del coperchio della botte e lo ribaltò. Una gamba gli scivolò nell’acqua, l’altra rimase penzoloni fuori della botte. [...] I soldati accolsero la sua goffa caduta con uno scroscio di risate: il primo lo colpì al collo, uccidendolo. Gli altri gli si gettarono sopra per trafiggere il morto a baionettate”. Non riesco a dire come questa fine mi commuova, ma credo abbia a che fare con goffaggine, spietatezza e umiliazione, cose che mi colpiscono tutte enormemente,
l’episodio de La casa nella prateria, in cui il signor Ingalls realizza una scarpa speciale per la piccola Olga che zoppica a causa di un’asimmetria nelle gambe. Il padre però non vuole che giochi con le altre bambine perché teme possano deriderla o che, ancor peggio, possa farsi male. Aggredisce così il signor Ingalls per essersi intromesso, ma all’improvviso vedendo la figlia giocare felice in cortile, muta espressione commuovendosi profondamente, ed io con lui. È la gioia d’un padre che comprende che sua figlia è finalmente felice. 
la vittoria dell’Italia alle olimpiadi di Torino 2006 nel pattinaggio di velocità, inseguimento a squadre maschile. Avevo 17 anni, avevo finito da poco i compiti e non so perché, restai paralizzato di fronte alla tv ad ammirare l’impresa di Enrico Fabris e compagni, esplodendo poi in un inspiegabile pianto liberatorio che ancora oggi sa per me d’imponderabile (disciplina mai più seguita, che quel giorno però mi regalò un’emozione eguagliata solo dall’oro di Jacobs nel ‘21 - senza lacrime),
la canzone Ave Maria, donna dell’attesa: dal matrimonio di mia sorella ad oggi son passati sette mesi, eppure questa canzone mi fa ancora lo stesso perturbante effetto, scuotendomi ogni santa volta.
Isengard Unleashed dalla colonna sonora del Signore degli Anelli, in particolare, il momento coincidente con la marcia degli Ent (vedi sogni di furiosa rivalsa), dal minuto 2:18,
la comprensione altrui,
ogniqualvolta ho dovuto accompagnare qualcuno all’Eterna Porta e dirgli addio in Spiritfarer,
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trovare ricci spiaccicati sulla strada,
gli immarcescibili sensi di colpa per la morte del gattino Figaro, quando avevo cinque anni,
le storie di grandi insegnanti, capaci di lasciare tracce di sé nei loro alunni.
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alexslavelove · 1 year
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Lei impazziva per la Sua possenza
bramava che quello sguardo la denudasse
desiderava che le Sue mani trasformassero i suoi più nascosti desideri in fame e sete
Lui sapeva ogni volta cosa farle....e lei non aspettava altro
Tua
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sognosacro · 5 months
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Quella cosa, che tutti chiamano disperazione.
Quella cosa che non provoca nessun giudizio, una conseguenza apatica all'esterno.
Sei disposto a ri ascendere nel tuo potere?
Perchè mai non dovresti esserlo.. In fondo è parte del tuo destino essere un re.
Buono però, non stronzo, giusto.
Autorevole.
Gentile.
non lo so, ma te sai cosa intendo.
Quindi basta. Queste smancerie non ti si addicono.
Preferisco qualcosa allineato alla tua possenza.
Non altro che al tuo lato A.
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lamilanomagazine · 8 months
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Lombardia, Orobie Film festival, in gara ci sono documentari, film, racconti e fotografie
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Lombardia, Orobie Film festival, in gara ci sono documentari, film, racconti e fotografie "E' mutevole la bellezza delle Orobie ed è questo che le rende ancora più emozionati. Ci sono dei momenti in cui il cielo sembra immobile, poi un secondo dopo, senza preavviso, ti prende in contropiede e cambia, facendoti cogliere nuovi colori e la variabile bellezza delle nostre amate montagne". Lo ha detto l'assessore regionale Paolo Franco (Casa e Housing sociale) intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della 18^ edizione dell'Orobie Film Festival. Il Premio Walter Bonatti - Festival internazionale del cinema dedicato alla montagna si terrà a Bergamo (Sala Galmozzi) e Seriate (cinema Gavazzeni) dal 22 al 27 gennaio 2024. "Oggi, all'Orobie Film Festival - ha aggiunto Paolo Franco - ci proviamo anche noi uomini a fare dell'arte con le nostre montagne. E, senza voler competere con la Natura, possiamo dire che tanti professionisti sono riusciti a fare grandi cose in passato e sono certo che ne vedremo anche in questo Festival. Qui trova valore la cura e la conservazione del territorio e il valore di farlo conoscere anche a chi ne è al di fuori". Ai concorsi promossi dal Festival - in gara ci sono documentari, film, racconti e fotografie - partecipano registi indipendenti, case di produzione, fotografi professionisti e amatori con opere che raccontano la montagna. "Anche noi, che siamo nati e cresciuti nella Bergamasca, non ci abitueremo mai a tanta possenza e tanta perfezione: quando è la Natura che prende in mano il pennello, l'opera d'arte è impagabile" ha aggiunto l'assessore. "Un plauso va al presidente Roberto Gualdi e agli organizzatori che anche attraverso il premio 'Walter Bonatti' e tante altre iniziative hanno la sensibilità di sostenere la cultura delle terre alte e riescono a trasmettere le emozioni anche a chi non può o non riesce a visitare le nostre vette". "Ci auguriamo - ha concluso Franco - che già dal prossima anno Regione Lombardia dia un valore aggiunto a questa iniziativa"... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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daniela--anna · 9 months
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La possenza fatta bellezza...🐎
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bergamorisvegliata · 11 months
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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"Gita" oltre confine per questa occasione: ci "rechiamo" infatti a Trier (Treviri), amena cittadina nel Nord-Ovest della Germania.
Fa parte del land della Renania-Palatinato. Si trova vicina al confine con il Lussemburgo, da cui dista soltanto 15 chilometri. Treviri è considerata a tutti gli effetti una delle città più antiche del paese. Visitandola non ci metterete molto a rendervene conto: in molti l’hanno definita un misto tra “l’imponenza romana” e “l’eleganza francese”. Sì, perchè di Treviri si hanno notizie addirittura 1300 anni prima dell’arrivo dei romani: secondo una leggenda fu il figlio del re degli Assiri a fondarla. Tuttavia, furono proprio i romani ad evidenziare la presenza di Treviri nel 16 a.C., quando fu celebrata con l’antico nome Augusta Treverorum:
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nei secoli successivi la città crebbe e si sviluppò, tanto che attorno al 300 d.C. Raggiunse gli 80.000 abitanti, diventando così la città più popolosa al di là delle Alpi. Ancora oggi in ogni angolo di Treviri si respira la storia e la cultura del periodo romano, a cui si unisce la dominazione francese di fine ‘700 e successivamente quella prussiana. Treviri è una città non molto grande, e il suo centro storico è facilmente percorribile anche a piedi: ma nonostante le dimensioni, la città è ricca di preziosità e perle architettoniche che vale davvero la pena visitare fino in fondo.
Quest’incantevole città situata nel bel mezzo della valle della Mosella è caratterizzata da secoli di storia che l’hanno modellata e resa la bellezza che tutti i turisti oggi possono ammirare.
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La Porta Nigra è forse l’elemento principale di storia romana presente a Treviri. Una porta in pietra arenaria, risalente al secondo secolo d.C., situata nella zona più a nord del centro storico. Il soprannome “Nigra” le è stato affibbiato nel Medioevo, prendendo spunto dalla pietra scura di cui è composta. La Porta Nigra, attraversabile a piedi, mantiene il grande impatto visivo e la possenza di duemila anni fa: la facciata è contornata da due torri, entrambe di quattro piani, collegate tra loro mediante una scala a chiocciola. Nel corso dei secoli, la Porta Nigra, che resta la più grande porta romana al di là delle Alpi, ha assunto anche la funzione di “doppia chiesa”.
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La storia romana che caratterizza pienamente Treviri prosegue una volta attraversata la Porta Nigra: davanti ai vostri occhi ecco la Basilica di Costantino, o Konstantinbasilika, che prese il nome dal famoso imperatore. Fu lui, insieme alla moglie Elena, a rendere la città il fulcro della cristianità romana. La struttura, risalente al quarto secolo, era considerata all’epoca della sua realizzazione una delle maggiori basiliche con aula unica coperta: per questo la Basilica è detta anche Aula Palatina. Le dimensioni della Basilica sono ragguardevoli: con i suoi 67 metri di lunghezza l’interno è davvero molto ampio, mentre l’altezza è di 36 metri. La struttura è davvero imponente e dall’esterno potrebbe persino non sembrare una chiesa, per via delle finestre ad arco e del colore rosso-beige.
Per altre informazioni su Treviri o Trier, consultate il link:
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chez-mimich · 1 year
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HACKEDEPICCIOTTO: “KEEPSAKES”
Sembra proprio non finire mai la lunga teoria di dischi, libri, pièces teatrali, video e film nati, o meglio concepiti, durante la pandemia. Un periodo di grande sofferenza, di grandi meditazioni e riflessioni che, visto a posteriori, non ha prodotto cambiamenti epocali nel nostro modo di vivere, ma che nelle questioni artistiche, ha lasciato solchi profondi e soprattutto grandi creazioni. Non fanno eccezione Alexander Hacke, degli Einsturzenden Neubauten, e Danielle de Picciotto, compagna di vita oltre che d’arte, artista multimediale e performer berlinese che, proprio durante la pandemia, hanno maturato la convinzione dell’importanza dei rapporti umani e dell’amicizia. Si potrà osservare che questa convinzione si è fatta strada nell’animo di molti di noi, salvo poi essere dimenticata abbastanza in fretta. Il vantaggio di un musicista o di un artista è che, molto spesso, i moti dell’animo si trasformano poi in creazioni artistiche che danno una oggettualità ai sentimenti. “Keepsakes”, ultimo loro lavoro uscito proprio oggi è l’oggetto tangibile di quegli stati d’animo e di quella esperienza. Un disco con al centro non già un tema universale, come è accaduto in precedenti lavori, bensì una tematica personale ed intima, qual è appunto l’amicizia, anzi un vero e proprio “Inno all’amicizia” come lo definisce Danielle. Non irrilevante, come mai lo è stato anche nei precedenti lavori del duo, è il luogo dove è stato registrato il disco, ovvero l'Auditorium Novecento di Napoli, una sala enorme e acusticamente perfetta dove Enrico Caruso, e tutti i grandi artisti napoletani, registravano agli albori del grammofono. Cosa ci fa il componente di un gruppo come gli “ Einsturzenden Neubaten” insieme a una originale performer in un luogo simile? E allora raccontiamola tutta questa bella storia: nell’Auditorium Novecento di Napoli, dopo una sessione di registrazione, Ennio Morricone lasciò gli strumenti che aveva appena usato e proprio da quegli strumenti, da pianoforti a coda e campane tubolari a una celesta, i due ex enfant-prodige dell’avanguardia berlinese hanno deciso di elaborare l’idea musicale primigenia. Il risultato, non scontato, è raffinato ed originale. Si comincia con un inequivocabile “Troubadour” che di medievale non ha solo il titolo, ma anche le sonorità, giocate su una melodia accattivante, e molto diverse dalla possenza elettronica e industriale di “Aichach” o da quella della ricercata “Anthem”, con quello “speech” di Danielle de Picciotto che sa un po’ di ricerca primi anni Ottanta, ma indubbiamente efficace ed “ambient” al punto giusto e che, nell’elencazione di luoghi newyorchesi, ricorda un po’ la “Paris Paris” creata da Malcolm McDonalds e cucita addosso alla perfezione per Catherine Deneuve. Quando si arriva a “La Femme Sauvage", lo spirito di Morricone che aleggia sempre nella sala napoletana, sembra personificarsi nel suo caratteristico “twang” da spaghetti-western, col contrasto della voce di Danielle che canta “La vie est vraiment jolie avec toi”, pezzo articolato e molto raffinato. Se “Schwarze Milch” mescola una misurata ironia ad un divertito “nonsense”, con una veste musicale di tutto rispetto fatta da un flusso continuo di fiati ed elettronica dai toni pacati, con “Lovestuff” sembra di tornare nel clima fiabesco (ma anche dark), di una immaginaria ballata di un medioevo fantastico e la stessa identica atmosfera si respira nella dolcissima “The Blackest Crown” (ultimo brano del disco). “Song of gratitude”, invece, se ascoltata con attenzione, sembra contraddire il titolo: magmatica e cupa, scaturisce dalle radici più profonde della cultura musicale dei due straordinari musicisti. Magnifico lavoro che viene dopo altri due dischi per molti versi straordinari “Perseverantia" del 2016, registrato nel deserto del Mojave, e "The Current" (2020) scritto sull’onda delle suggestioni del mare in tempesta e dei parchi divertimenti abbandonati di Blackpool. Lunga vita a questi due straordinari musicisti e performer.
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giuseppe-carta · 2 years
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Circufolla in Babilonia, Urfa!
Finalmente siamo arrivati a Urfa… … scopro che siamo in Babilonia! l’Eufrate l’abbiamo oltrepassato di notte senza accorgerci della sua possenza La casa a disposizione della famiglia è spaziosa e accogliete A farla diventare meravigliosa ci pensano le sorelle e i fratelli, l’arte, la manualità, l’inventiva. La condivisione delle proprie energie è notevole La bellezza ci rispecchia Primo…
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serenonotturno · 3 years
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Il fatto in quella stanza "Quello sguardo lasciava intravedere l'eccitazione. Il morso deciso sull'orecchio era reso ancor più forte dalle mani che sapienti arrivavano tra le labbra bagnate dal piacere. Fu così che avvicinò il culo freddo , contro quel sesso caldo e si mischiò in un'unica carne. Stette li un pò onde farla impazzire, poi decise di finirla facendo sparire tutta la possenza dentro di lei. Inutile spiegare un piacere, si finisce per essere troppo presi" Sereno Notturno https://www.instagram.com/p/CUxy2sGNetf/?utm_medium=tumblr
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floweredalmond · 3 years
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Ritratto di Carlo V a cavallo, Tiziano Vecellio, 1548, olio su tela. L'opera ritrae Carlo V d'Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero, a cavallo. Il quadro è uno dei tanti di Tiziano commissionati dalla famiglia imperiale. L'Impero moderno del Cinquecento non è più quello cavalleresco-medievale e necessita di un'immagine pubblica nuova ed efficace. Inoltre deve coniugare insieme classicità (rappresentata dall'esempio costante dell'Impero romano) e modernità, in modo che le diverse etnie e culture che compongono l'enorme Impero possano tutte riconoscersi nella figura unificante dell'imperatore. Tiziano riesce in quest'opera delicatissima, armonizzando gli ideali cavallereschi della Borgogna (ben conosciuti dall'imperatore) con i riferimenti al mondo classico (Carlo V era infatti anche chiamato Caesar Carolus, nel tentativo di avvicinarlo al modello dato dagli imperatori romani). L'opera viene commissionata da Maria d'Ungheria, sorella di Carlo V, per celebrare la vittoria dell'esercito del fratello sui protestanti della Lega di Smalcalda a Mühlberg (aprile 1547). L'imperatore a cavallo viene raffigurato come un vero e proprio soldato di Cristo in difesa della cristianità minacciata dal crescente diffondersi del Protestantesimo. Egli sostiene con la mano destra una lancia - un riferimento sia alla possenza degli antichi imperatori romani (di cui come detto Carlo si considera l'erede) sia un riferimento alla lancia di Longino (che venne conficcata nel costato di Gesù Cristo durante la Passione) o a quella di San Giorgio (con la quale il santo trafisse il drago, bestia comunemente associata all'eresia). Il volto di Carlo è serio ed impassibile, anche se non totalmente realistico; Tiziano infatti nel dipingerlo ne addolcì il prognatismo mandibolare, tipico degli appartenenti alla casata degli Asburgo. Oltre a ciò, ebbe cura di tralasciare i segni della gotta di cui l'imperatore soffriva al tempo della battaglia e che lo avevano costretto a seguirne lo svolgimento a grande distanza, disteso su una lettiga. L'Imperatore indossa una prestigiosa armatura ricoperta d'oro e d'argento, che tuttora è conservata nell'Armeria del Palazzo Reale di Madrid insieme alla raffinata bardatura del cavallo. Il paesaggio di fondo è placido, occupato dal fiume Elba, e non vengono rappresentati i nemici sconfitti (dietro alla figura equestre c'è solo un bosco). La luce e i colori sono molto caldi, con predominanza dei rossi e degli ocra. Il dipinto ha parlato ai sudditi e ai nemici dell'imperatore in modo inequivocabile, mostrando nello stesso tempo la forza del guerriero, la saggezza del sovrano, la fatica dell'uomo. Secondo un aneddoto, peraltro confermato da una serie di radiografie, il quadro appena eseguito venne rovesciato a terra dal vento mentre si trovava all'aria messo ad asciugare. Ne risultò danneggiata la parte posteriore del cavallo, che fu poi ridipinta da un altro pittore. L'opera divenne l'immagine dinastica per eccellenza della casa d'Austria. Il ritratto è esposto al Museo del Prado (Madrid).
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open-your-skull · 4 years
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La cosa che più mi fa sentire vicina a Sylvia Plath è il suo sentirsi orrendamente limitata, la consapevolezza di avere così tanti libri da leggere, testi da scrivere, posti da vedere, che non basterebbero cento vite per farlo. La possenza di tutte le strade possibili che si diramano a partire dai suoi piedi e lei, ferma, inerme, che non riesce a fare un passo perché schiacciata dall’impossibilità di scegliere. Perché niente sarà mai completamente aderente alle sue volontà. Perché niente sarà mai perfetto. Perché nulla avrà l’esatta forma del vuoto abisso che sente costantemente. E per guarire questo non basta trovare il coraggio di iniziare ad arrampicarsi sull’albero, di raccogliere un fico piuttosto che un altro, perché sentirsi così significa non avere nemmeno la prospettiva di come mettere in piede davanti all’altro per iniziare. Ciò che mi fa sentire questa vicinanza è la ricerca costante di ciò che riempie, che emoziona, che colma perfettamente ogni buco e ogni ferita, e allo stesso tempo l’essere consapevole che nulla sarà mai abbastanza perfetto. È un discorso complicato da srotolare e comprendere, perché è un discorso fatto da sensazioni e sentimenti, spesso fuori controllo. Non c’è razionalità, non c’è speranza, ma allo stesso tempo c’è compassione e disperata voglia di farcela. Io leggendola mi sento sempre meno sola, riesco a dare voce a ciò che mi turba, a ciò che nascondo sotto il tappeto più spesso che posso trovare nell’ambiente sterile della mia anima. Grazie a lei mi sento meno sola, e il potere delle parole sta tutto qui
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13. Preferiresti avere un Carlino o un Rottweiler? 26. Hai qualche tatuaggio? 59. Il tuo libro preferito?❤🦋
13. un rottweiler per la possenza
26. sì, ne ho 5 e a breve completerò con altri
59. ce ne sono un po'
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chez-mimich · 2 years
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NJ WEEKENDER FALL EDITION 2022. SABATO
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“Nj Weekender Fall Edition” è la “due giorni” autunnale di Novara Jazz che si è tenuta sabato e domenica scorsi presso lo spazio “Nòva,” ricavato all’interno della gigantesca ex Caserma Passalacqua nel cuore della città e abbandonata da anni al suo destino. “Nòva”, una volta, si sarebbe chiamato “centro sociale” e del centro sociale ha tutte o quasi le caratteristiche: laboratori, biblioteca, spazi per incontri, dibattiti, proiezioni e concerti, piccolo punto ristoro; manca forse solo la politica, almeno quella tradizionalmente intesa, poi c’è tutto, persino un posteggio a pagamento (questo magari non in stile col centro sociale anni Settanta-Ottanta). Ed è qui che Mr. Corrado Beldì, Mr. Riccardo Cigolotti ed anche Mr. Enrico Bettinello, stanno cercando di compiere il miracolo, ovvero quello di smuovere i giovani, trascinandoli verso qualcosa che non sia solo lo spritz o i riti, un po’ ritriti, della movida. E così eccomi qui, a quasi sessantacinque anni, in piedi (i concerti nei centri sociali et similia, dicono si debbano seguire rigorosamente in piedi e con una birra in mano, come mi ha rammentato più d’una persona dello staff), ad ascoltare un programma di gran qualità che questa sera comprende brevi concerti, alternati a dj set di grande impatto per il pubblico più giovane, che vengono proposti in due diverse sale il che che permette, grazie alla doppio allestimento, un veloce alternarsi dei musicisti gruppi. Questo è il nuovo “format” di “NJ Weekender Fall Edition” (che lascia presumere anche una edizione primaverile o estiva…). Tocca alla straordinaria voce di Anna Bassy e ai suoi musicisti, ovvero Pietro Girardi alla chitarra, Andrea Montagner al basso, Pietro Pizzoli alla batteria, ad aprire le danze (eh sì, perché qualcuno accenna anche qualche timida oscillazione danzante). Pochi pezzi inframezzati da poche timide parole, ma la sua voce sembra nata per il canto più che per il parlato. Già ascoltata in “Universal Language” di Ganluca Petrella e dei “Cosmic Renassaince”, Anna Bassy è una cantautrice italo-nigeriana della quale sentiremo parlare (cantare) a lungo. Dopo il “dinner” in scatola (molto indovinati i box-cena-aperitivo ideati da “Atheneum”, locale per universitari poco distante), e il dj-set di Andrea Passenger, eccoci ora nel lato B di Nòva (lato B ci sta bene, vista anche la presenza di un “vynil-store”), per il concerto di Rosa Brunello che ha recentemente pubblicato il suo ultimo lavoro, “Sounds Like Freedom” per l’etichetta “Domanda Music”. Con lei Tamara Osborn dei “Collocutor” al sax baritono e al flauto, (già ospiti della passata edizione di Novara Jazz), Maurice Louca alla chitarra e alle tastiere, Marco Frattini alla batteria e percussioni. Un jazz che trascolora in una raffinata etno-music e in tanti echi di altre sonorità, raccolte in giro per il mondo e fuse meravigliosamente, senza rinunciare ad una vena di ricerca sempre vitale e alimentata dall’alternarsi di Rosa al basso elettrico e al contrabbasso. Dopo le sofisticate sonorità di Rosa Brunello, il pubblico è invitato a spostarsi ancora nella sala “storica” di Nòva per una bella iniezione di possenza sonora data dal tuonante sax di Daykoda, al secolo Andrea Gamba che, col suo quartetto stordisce a dovere (in senso positivo), chi nel jazz cerca principalmente vitalità ed energia. Un altro dj-set, quello di Lefto conclude la prima serata di “Nj Weekender Fall Edition”.
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cacciatricedicaos · 6 years
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Questa storia di dover aspettare in silenzio. Che grossa rovina.
Aspettare cosa? Di invecchiare? Di perdere da un giorno all' altro tutto l' entusiasmo che provo? Tutta l' emozione che sento ogni volta, soltanto a un tuo pensiero indefinito?
Sarà anche impossibile, ma pur degno d'esser dichiarato. Questo sentimento ignorante, che fregandosene di ogni concetto di ragionevolezza non fa che sbattermi in faccia la sua possenza.
Cacciatricedicaos
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geminicolecollins · 4 years
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[ James & Rosalie _ #anewmayor #Ravenfirerpg _ Maffei’s Party _ #gifrole ]
* L’aveva vista, e come se non l’aveva vista. Era lì, a pochi passi da lui, tutta tranquilla, come se tutto il mondo era in equilibrio, come se ogni cosa fosse al suo posto. Chissà perché, invece, James vedeva l’esatto opposto di quel mondo in delirio e, per di più, vederla così tranquilla gli dava il voltastomaco.* « Quindi esisti. Pensavo fossi morta. » * Pronunciò per poi deglutire e soffermarsi affianco a lei, sorseggiando un cocktail. Crudo, netto, come chi voleva essere pungente di proposito e assumeva quell’aria piena d’orgoglio e negatività. James era proprio cambiato, sembrava essere un lugubre verme. * Rosalie Campbell ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ Il DJ set era iniziato da poco. L'atmosfera era allegra e spensierata. Molti giovani ballavano scatenati davanti alle casse, mentre Rosalie osservava la scena da lontano, sotto un abete. La vicinanza con la natura le dava sicurezza e calma. Non pensava a niente in particolare; dopo il pomeriggio passato a struggersi per James aveva finalmente ritrovato la serenità di cui aveva bisogno. ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ Poi, come un fulmine a ciel sereno, la sentì, quella voce che le era tanto familiare eppure estranea da un po' di tempo. La frase di James la pugnalò dritta allo stomaco, la tranquillità che credeva di aver riconquistato crollò come un castello di carte. « James » rispose, senza riuscire a proferire altra parola. Le si irrigidirono le spalle, era palesemente scossa. « C-che ci fai qui? » continuò, confusa e imbarazzata.
James Cole Collins * Il Dj set? Gli faceva profondamente schifo, soprattutto con tutte quelle persone che emettevano sensazioni positive. Aveva dimenticato cosa significava per gli umani “essere felici”, d’altro canto egli aveva dovuto adattarsi a quella nuova vita, a quel “non-essere-umano” e aveva incominciato a nutrirsi delle paure di questo, codesto e quello. In quel suo stato mentale già assai particolare, vedere Rosalie così tranquilla fu come ricevere uno schiaffo dal Destino. Era sempre punito, ma perché? Che aveva fatto? Era soltanto perché era nato? Ah! Scosse la testa, quelle erano delle idiozie sulle quali poteva concentrarsi più tardi, ora aveva da fare. * « Ricordi il mio nome, wow. » * Rispose per poi continuare nei secondi successivi. * « La stessa cosa che fai tu, Campbell» * Aveva una mano in tasca e lo sguardo altrove, ma quando pronunciò il cognome della ragazza si voltò con gli occhi di fuoco. * Rosalie Campbell ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ La freddezza di James era più che palpabile. Dopo la sua scomparsa e mesi di completo silenzio era anche comprensibile, ma non per questo meno sconvolgente. Era cambiato e non certo in meglio, e in parte era anche colpa sua. ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ La giovane fata era totalmente spiazzata, non sapeva cosa fare né cosa dire. Ogni parola le sembrava vana e vuota, perciò rimase in silenzio di fronte all'affermazione del ragazzo. ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ Lei l'aveva lasciato solo quando lui ne aveva più bisogno e ora le sue scelte passate le si stavano ritorcendo contro. Un semplice "scusa" non sarebbe bastato e in quel momento James non sembrava dell'umore adatto per discuterne. Chissà se ne avrebbero mai parlato… Rosalie temeva quel momento. ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ « Io… ehm… » fu l'unica cosa che riuscì a dire. Sospirò e poi continuò, come se nulla fosse: « Non mi aspettavo di vederti qui… adesso… ». Che insolita coincidenza: poche ore prima era combattuta se scrivergli o meno ed ecco che il destino glielo faceva spuntare fuori proprio quando stava iniziando a non pensarci più. ( https://66.media.tumblr.com/.../107c1511368ae3f113f9dc300... )
James Cole Collins * James mostrava freddezza, ma all’interno del proprio cuore era come come se gli ribollisse tutto, forse perché quell’amore non era finito come voleva, forse perché tutto quell’orgoglio gli aveva costruito una barriera protettiva nei confronti di lei. Rosalie era stata un punto focale della vita di James, forse, sotto sotto, lo era ancora, ma mai avrebbe pensato ad una cosa del genere. La rabbia, la delusione, l’orgoglio ormai lo controllavano e se vi era una sola cosa vuota in quella scena era di certo la sua anima che, lacerata, era scappata via di fronte agli occhi della ragazza. La faccenda era complicata, ma non perché quel loro “chiacchierare” sembrava ormai troppo freddo, ma perché non sarebbe bastato. Forse nulla sarebbe bastato davvero, Rosalie gli aveva tradito l’anima. * « C’è il libero arbitrio. Posso andare ovunque adesso che sono fuori, fuori dalle gabbie. » * La risposta era chiara e Rosalie non avrebbe potuto fraintendere secondo James. Gli stava indirettamente rinfacciando il fatto che, innocente, era stato imprigionato e lei non si era mossa per niente. Ora, invece, era libero, libero da tutto seppure il suo futuro lo immaginava differente. Rosalie Campbell  Un'altra pugnalata, questa volta dritta al petto. Aveva capito perfettamente il riferimento alla sua prigionia e non poteva negare che non se lo sarebbe aspettato da lui. Era il suo orgoglio ferito che parlava, non il James di cui si era innamorata, il James affettuoso e premuroso, che metteva il bene degli altri prima del suo… quello se n'era andato già da un po'. O meglio, si era nascosto nelle profondità del suo cuore per lasciar posto ad un animo fiero, che ora stava emergendo in tutta la sua possenza e si stava quasi vendicando dell'enorme torto subito.  Si riprese dall'imbarazzo iniziale e disse in modo secco e deciso: « Bene! ». Non c'era emozione nella sua voce. « Ti stai godendo la festa? » gli chiese, raddrizzando le spalle e ricomponendosi. I momenti di debolezza li avrebbe lasciati da parte per quando sarebbe tornata a casa. Per quanto fosse palesemente scossa dal loro incontro, non voleva che lui provasse pietà di lei, ammesso che ancora ne fosse capace. Voleva mantenere quel poco di dignità e fermezza che ancora le restava. Se non avesse indossato quella maschera, probabilmente non sarebbe nemmeno riuscita a parlare da tanto i sensi di colpa le afferravano il cuore. ( https://66.media.tumblr.com/.../5a693f4d5196aff3190cba9ef... )
James Cole Collins * L'orgoglio era sempre stato un grande difetto di James, cercava sempre di essere superiore perfino alle sue stesse parole, ai suoi stessi progetti, d'altra parte la costruzione dell'orgoglio era giunta con il passare del tempo, sconfitta dopo sconfitta, perdita dopo perdita, o forse meglio solitudine dopo solitudine. Era colpa di quella maledetta vita che se l'era presa fin troppo con lui, se in quel momento, i suoi occhi cangianti apparvero come due fari spenti, due ghiacciai che non ricordavano neppure di amare quella persona che avevano intorno a loro, che accarezzavano attraverso il loro sguardo. Fu, però, proprio quel ''bene'' a richiamarlo all'umanità perduta, alla brutalità della vita. Rosalie sembrava decisa e quel tono secco appena utilizzato sembrava solo il preludio di una delle sue sparizioni per evitare di litigare, o chissà cosa, d'altra parte, la sua inettitudine, James non l'aveva ancora compresa. * << Bene . >> *Fece per imitare il suo tono di voce secco, freddo, ma ciò non era nient'altro che un modo per farle comprendere che aveva capito il suo cambiamento nei propri confronti. La domanda successiva fu come un pugnale nel petto, James si sentì trafitto, totalmente trafitto e fu probabilmente per questo che per i primi secondi si zittì.* <<Mi sto godendo tutto tranne la festa, forse era questa la domanda. >> * Rispose con una freddezza tale da far tremare i polsi, che le stava dicendo che quella conversazione era già stata sufficientemente tirata per le lunga? Che le stava dicendo che lei era bella più della festa? Che le stava dicendo che stava per andarsene sia da lei che dalla festa? Chissà * << E tu? >> Rosalie Campbell  Per un momento pensò che la temperatura fosse calata improvvisamente perché l'atmosfera tra i due sembrò raggelarsi e un brivido le attraversò le gambe, che le si irrigidirono d'un tratto. L'unica cosa che sentiva di riuscire a muovere in quel momento erano i suoi occhi. Per la prima volta da quando l'aveva rincontrato quella sera, con lo sguardo cercò di osservare e memorizzare ogni dettaglio della sua presenza, dai capelli, alle mani, fino alle scarpe. Dopo mesi di assenza, non sapeva quando l'avrebbe rivisto di nuovo e voleva ricordarselo così. Vestito elegante, tutto ben curato. Chissà forse aveva anche indossato un profumo, ma da quella distanza non riusciva a capirlo. Sarebbe stato però un dettaglio alquanto piacevole per la sua memoria. In effetti, non ricordava più né il sapore né l'odore della sua pelle.  Non capì, però, quella sua affermazione. Cosa ci poteva essere in quel momento oltre alla festa? E soprattutto che si stava godendo di più... Il suo sguardo stranito rispose al posto suo. Preferì non entrare nell'argomento, era meglio non rischiare di far scoppiare una lite al loro primo incontro.  « Solitamente mi diverto di più. Oggi è una giornata un po' no » disse incrociando le mani. Il suo corpo era finalmente libero di tornare a muoversi. ( https://66.media.tumblr.com/.../15f34944fbe2278c706f4ddea... )
James Cole Collins * Il Polo Nord non sembrava così freddo come quei due che, vicini eppure fin troppo lontani, sembravano costruire un vero e proprio ghiacciaio attorno a loro, attorno ai loro cuori. Avevano incominciato a ferirsi con l’assenza ed ora quell’assenza, divenuta leggera presenza, urlava di cattiveria, di freddezza, di “bene” pronunciati al posto di qualsiasi altra parola meravigliosa che avrebbero potuto scambiarsi. Erano scelte, avevano intrapreso entrambi la stessa scelta ed ora la faccenda diventava preludio di un’uscita di scena, o forse di qualcosa di diverso. Se da una parte, James in cuor suo si stava avidamente beando di quella presenza, dall’altra, il ragazzo sembrava assolutamente insensibile alla sua presenza fin quando i suoi occhi non notarono quello sguardo stranito. Fu in quel momento che avrebbe voluto urlare, dire mille cose e sbraitare contro di lei, contro tutto quello che aveva procurato alla sua anima ormai abbandonata e sola. Avrebbe, ma non lo fece. I suoi occhi si scurirono leggermente e una piccola risata fuoriuscì dalle sue labbra. * « Hai anche paura di parlare adesso. Sono disgustose le scelte che prendi. » * Aveva usato quella risata per alleggerire il peso del suo cuore, ma dopo quelle parole era inevitabile non intervenire nel modo più antipatico che conosceva. * « Siamo tutti destinati a giornate un po’ no.. basta incominciare a conviverci. » * Doppio ammonimento. James stava alludendo alla lotta tra le razze e alla loro diversità. Nonostante quel suo intervento che preludeva quasi uno scontro, nulla si mosse se non i suoi occhi che si spostarono in quelli di lei. * « Vado via. È meglio. »
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