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#psicoterapia Milano
centroamamentemilano · 5 months
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multiverseofseries · 3 months
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Sei nell'anima, il film Netflix su Gianna Nannini: più fiction che rock
Sei nell'anima, film che racconta la storia di Gianna Nannini dagli esordi fino al successo nel 1983. Più fiction che cinema, ma con un'ottima protagonista: la rivelazione Letizia Toni. Su Netflix.
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"Non comprometterti mai, sei tutto ciò che hai" scrive con il rossetto sullo specchio la giovane promessa della musica italiana Gianna Nannini. Tratto dalla sua autobiografia Cazzi miei, pubblicata nel 2016, il film sulla vita della cantante rivela tutto nel cambio di titolo. È vero, i "cazzi suoi" ci sono, ma gli sceneggiatori Cosimo Calamini e Donatella Diamanti, con la regista Cinzia TH Torrini, hanno scelto una linea più morbida, anche rassicurante, nonostante i duri temi trattati. Da quel titolo rock, imprevedibile, come è la cantante di Siena, si è passati quindi a Sei nell'anima, una delle sue canzoni più famose. La prova del nove è arrivata dalla fonte primaria: quando le viene chiesto perché la scelta proprio di quel brano come titolo di un film sulla sua storia, Nannini dice: "Perché questa canzone fa sentire sempre tutti meglio. Rappresenta una perdita e tutti ne abbiamo una". Peccato: un'artista come lei avrebbe meritato un racconto molto più complesso.
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Letizia Toni è la giovane Gianna Nannini
Se il libro di partenza è quasi una seduta di psicoterapia, in cui Nannini si racconta a briglia sciolta, rivelando anche parti tragiche del proprio vissuto, come la morte per overdose di un'amica all'inizio del suo arrivo a Milano per tentare fortuna come cantautrice e, soprattutto, la grave crisi nervosa avuta durante la realizzazione dell'album che l'avrebbe portata al successo, Latin Lover, uscito nel 1982, nel film di Cinzia TH Torrini tutto è edulcorato, sbiadito. I fatti salienti del percorso dell'artista vengono accumulati uno dietro l'altro come delle figurine, senza dar loro nessuno spessore. Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano deliberatamente scelto di non costruire la drammaturgia del racconto: tutto sembra accadere all'improvviso e quasi per caso in Sei nell'anima.
Eppure di cose interessanti e forti ne sono accadute nell'esistenza di una delle cantautrici più importanti d'Italia, unica nel suo genere, sempre troppo poco celebrata rispetto alla sua importanza nel panorama musicale del nostro paese. Nannini è stata infatti una ragazza del 1954 che, in un'epoca in cui non si parlava ancora di emancipazione femminile (le donne hanno votato per la prima volta solo otto anni prima della sua nascita!) ha scelto di ribellarsi al padre, a capo di un'azienda dolciaria, che la voleva a lavorare con lui, per seguire il proprio sogno. Da sola è andata a Milano, da sola ha proposto con ostinazione le canzoni scritte, cantate e suonate da lei, quando invece la maggior parte delle artiste erano semplicemente interpreti. Non solo: Nannini è tra i pochissimi ad aver fatto rock in Italia, tra i primi ad aver adottato un look androgino, icona LGBTQ+, compagna per 40 anni di una donna, madre a 50 anni. Di cose da raccontare ce n'erano in abbondanza per costruire una storia entusiasmante e anche un po' selvaggia. Invece siamo di fronte a una fiction Rai fotografata come un teen drama. Con tanto di pioggia digitale a sottolineare i momenti drammatici. Un po' di compromissione, purtroppo, c'è stata.
Letizia Toni è Gianna Nannini
Da piattaforma all'avanguardia e spericolata, che ha realizzato prodotti innovativi quali House of Cards, BoJack Horseman, Sense8 e The O.A., Netflix si sta trasformando sempre di più in una succursale della Rai. La "novità" sta però nel dare a tutto una confezione più internazionale: quella che al momento va per la maggiore è, dicevamo, lo stile da teen drama. Ovvero fotografia cupa, pioggia digitale, scene madri urlate, frasi sussurrate, musica martellante, montaggio frenetico (a proposito di montaggio: il materiale di partenza era di tre ore, poi ridotto a metà. Cosa sia successo in post-produzione non ci è dato sapere, ma è un'informazione che fa sorgere domande). Poco importa che si racconti la vera storia di Gianna Nannini o si porti su schermo il successo letterario del momento: tra Sei nell'anima e Fabbricante di lacrime (recensione qui) non c'è differenza.
Ed è veramente un peccato che anche la rocker d'Italia abbia subito questo appiattimento del gusto ormai sempre più capillare e premiato dall'algoritmo. Proprio lei che è sempre stata la nota fuori dal coro. Per fortuna un elemento da salvare c'è: la protagonista Letizia Toni. L'attrice, toscana anche lei, spicca per carisma e talento: è lei a cantare nella maggior parte delle scene, dopo aver studiato la giusta respirazione proprio con Nannini. Le movenze, gli sguardi sono perfetti: Toni ha studiato bene il personaggio, senza però cadere nell'effetto parodia o "Tale e quale show". Purtroppo però la sua bravura non basta a risollevare un progetto senza anima, nonostante il titolo.
Conclusioni
In conclusione Sei nell'anima, il film di Cinzia TH Torrini non rende giustizia alla storia della rocker Gianna Nannini, la cui vita spericolata e controcorrente avrebbe meritato un racconto molto più complesso, non una fiction Rai travestita da teen drama. Molto brava invece la protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👍🏻
L'interpretazione della protagonista Letizia Toni: un talento da tenere d'occhio.
👎🏻
La scrittura didascalica.
Il montaggio che riduce tutto a una raccolta di figurine.
La recitazione non all'altezza di alcuni personaggi di contorno.
La fotografia.
La pioggia aggiunta in digitale.
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tananangel · 1 year
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.        ♡  ᴠᴀɴɪᴛʏ ꜰᴀɪʀ ɪᴛᴀʟɪᴀ           ㅤ𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘷𝘪𝘦𝘸   ⌵           ㅤ           ㅤ           ㅤㅤㅤㅤㅤㅤㅤᴍᴜꜱɪᴄᴀ           ㅤ𝐓𝐚𝐧𝐚𝐧𝐚𝐢, «𝐇𝐨 𝐟𝐚𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞»           ㅤ           ㅤㅤ ㅤ ㅤ ᴅɪ ᴄʜɪᴀʀᴀ ᴏʟᴛᴏʟɪɴɪ             ㅤㅤㅤㅤㅤ 3 ᴀᴘʀɪʟᴇ 2026           ㅤ           ㅤ 𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐞̀ 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐮𝐥 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝟏𝟖 𝐝𝐢 𝐕𝐚𝐧𝐢𝐭𝐲 𝐅𝐚𝐢𝐫 𝐢𝐧 𝐞𝐝𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝟐 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝟐𝟎𝟐𝟔           ㅤ Milano, un giorno di aprile, Tananai sta andando a Palazzo Reale alla mostra di Bill Viola, pioniere della videoarte. Un ragazzo lo ferma in piazza Duomo, gli passa lo smartphone, ma non gli chiede un selfie: «𝐂’𝐞̀ 𝐦𝐢𝐚 𝐦𝐚𝐦𝐦𝐚 𝐚𝐥 𝐭𝐞𝐥𝐞𝐟𝐨𝐧𝐨, 𝐥𝐚 𝐩𝐮𝐨𝐢 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐚𝐫𝐞?». Se qualcuno avesse ripreso la scena, sarebbe diventata virale, come ormai tutti i video che lo riguardano, dal 𝐬𝐢𝐩𝐚𝐫𝐢𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐭𝐚𝐱𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐢𝐧𝐜𝐫𝐞𝐝𝐮𝐥𝐨 – «È davvero lei?» – al 𝐝𝐮𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐭𝐫𝐚𝐝𝐚. Sempre Milano, qualche ora dopo, Tananai si ferma con noi a riavvolgere il nastro degli ultimi mesi. Ed è come raccontare da dentro un’onda. Usa parole precise, prive di retorica. Parla nascosto in una felpa beige con il cappuccio in testa che copre i capelli rigorosamente spettinati: «Ne ho già qualcuno grigio», scosta il cappuccio, sorride senza malizia. È chiaramente un’esagerazione, considerata la sua giovane età. Perché ci sono state apprensioni ostinate: il secondo posto a Italia’s Got Talent; subito dopo, il successo inatteso e il cambio di vita dal giorno alla notte, «che è stato traumatico»; l’estate in Fomo (fear of missing out), «cioè con l’ansia di perdermi un evento o un’apparizione, infatti ero sempre in giro e stanchissimo». Eppure, sembra una marea lontana. E Tananai, all’anagrafe Brandon Angel Fortescue, 𝟏𝟕 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐚 𝐥𝐮𝐠𝐥𝐢𝐨, una persona diversa. Più matura, se possiamo dire. Centrata. La stessa che 𝐚𝐥 𝐅𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐚𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟑 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐚 𝐢𝐥 𝐪𝐮𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐩𝐨𝐬𝐭𝐨 con la ballad dolcissima 𝑻𝒂𝒏𝒈𝒐, che cantano tutti, persino 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐌𝐨𝐫𝐚𝐧𝐝𝐢 al sole nel giardino di casa e il video, ovvio, diventa virale.           ㅤ 𝐂𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐥’𝐡𝐚 𝐫𝐢𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐫𝐫𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚𝐭𝐚? «È stato un po’ graduale, in realtà. Prima una distorsione alla caviglia sul palco la scorsa estate. Mentre me la fasciavano nel backstage ero incazzato, continuavo a insistere che c’era della sabbia ed ero scivolato. È arrivato il mio manager: “Brando, non è quello. È che tu sei troppo gasato e non sei concentrato. Se vai avanti così, oggi ti fai male e domani canti male”. E poi… Non è facile per me parlarne perché è un qualcosa che ancora non si è risolto del tutto, ma l’insonnia pure ha giocato un grosso ruolo».           ㅤ 𝐄̀ 𝐬𝐮𝐨𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐥’𝐚𝐥𝐥𝐚𝐫𝐦𝐞? «L’allarme ero io. Mi chiamavano di qua, mi volevano di là, c’era lo stress di Sanremo. Abbagliato da tutto ciò che mi - ci - stava accadendo, pur di concentrarmi comunque su famiglia, gli amici e la musica stessa, sono addirittura svenuto. Mi sono sentito perso, arrabbiato con me stesso».           ㅤ 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐫𝐢𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐨? «Grazie alla consapevolezza che le mie canzoni non sono più mie o dei miei fratelli: appartengono alla gente; grazie alla vicinanza delle persone giuste, della mia famiglia, della mia ragazza e dei miei amici più cari, ma soprattutto a un percorso di psicoterapia, che ho iniziato per dare un nome a pensieri che ancora non riesco a definire bene».           ㅤ 𝐄̀ 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚 𝐒𝐚𝐧𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐞̀ 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐬ı̀ 𝐛𝐞𝐧𝐞? «È andata bene perché sapevo a chi cantare il mio pezzo: mi figuravo Olga e Maxim, moglie e marito divisi dalla guerra in Ucraina, nonché i protagonisti del video di 𝑻𝒂𝒏𝒈𝒐. Perché ho raccontato la loro storia, ma ci ho inserito e ho sentito anche tratti della mia. E poi, prima di salire sul palco, mi chiudevo in camerino con la mia ragazza e gliela cantavo a cappella guardandola dritto negli occhi: Tango è una canzone difficile da eseguire così, eppure era l’unico modo per riuscire a farla davvero bene. Quando lei si emozionava, era il momento di uscire e replicare per tutti gli altri».           ㅤ 𝐇𝐚 𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐧𝐝𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐚 𝐬𝐮𝐨𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐊𝐢𝐞𝐯. 𝐄 𝐚 𝐌𝐨𝐬��𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐧 𝐦𝐢𝐥𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐞𝐮𝐫𝐨? «Non adesso. Quando finirà il conflitto sì: non ho niente contro i moscoviti».           ㅤ 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚? «È assurda, vergognosa. Le guerre lo sono sempre, quando riguardano stati e anche quando riguardano fazioni. Sempre».           ㅤ 𝐈𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐨 𝐅𝐞𝐝𝐞𝐳 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐧 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐛𝐛𝐚 𝐞𝐬𝐩𝐨𝐫𝐬𝐢, 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨. 𝐏𝐞𝐫 𝐒𝐚𝐥𝐦𝐨, 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐜𝐞, 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐢𝐦𝐩𝐞𝐠𝐧𝐚𝐭𝐢 𝐞̀ «𝐮𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐯𝐨𝐥𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐟𝐢𝐧𝐢𝐫𝐞». 𝐂𝐡𝐢 𝐡𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞? «Penso che la verità stia nel mezzo, che per un artista sia onesto esporsi se lo desidera, e che sia altrettanto onesto non farlo quando non se la sente, perché magari non ne sa abbastanza o il pensiero lo fa soffrire, o non reputa adatto il contesto».           ㅤ 𝐋𝐞𝐢 𝐬𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐥𝐮𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞 𝐥𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐮𝐧 𝐚𝐩𝐩𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐢𝐧𝐞𝐪𝐮𝐢𝐯𝐨𝐜𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐦𝐢𝐞𝐫: «𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐚, 𝐥𝐞𝐠𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐥𝐚»? «No, nonostante credo sia giusto legalizzare le droghe leggere. I motivi del mio no sono due: al termine di un’esibizione ho un orgasmo e non riesco a dire nulla, a maggior ragione in quel momento non mi viene da uscire dalla sfera delle mie competenze. Questo non significa che abbia ragione Wittgenstein, il filosofo del linguaggio. Se non sbaglio, lui sosteneva che su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere. Però così non può nascere un dibattito».           ㅤ 𝐒𝐭𝐚 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐮𝐥𝐥’𝐨𝐦𝐨𝐠𝐞𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐬𝐮𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐚𝐫𝐜𝐨𝐛𝐚𝐥𝐞𝐧𝐨? «Una privazione dei diritti non mi troverà mai d’accordo».           ㅤ 𝐋𝐞𝐢 𝐯𝐮𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐢? «Ne vorrei almeno quattro, per affetto nei confronti di quel nucleo che siamo io e i miei fratelli, ma poi chissà: dipenderà sempre pure da se e quanti ne vorrà avere Gaia».           ㅤ 𝐂𝐡𝐞 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐟𝐢𝐧𝐨 𝐚 𝐨𝐠𝐠𝐢? « Forse lo dovreste chiedere a mia madre (ride, ndr). Scherzi a parte, ho combinato qualche casino, ma credo di non averla mai fatta preoccupare troppo. Storia dell’insonnia a parte, ovviamente»           ㅤ 𝐒𝐜𝐢𝐨𝐜𝐜𝐡𝐞𝐳𝐳𝐞 𝐝𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐢? «Nessuna di particolare rilevanza, lo giuro solennemente».           ㅤ 𝐃𝐫𝐨𝐠𝐡𝐞? «Cannette, ma mamma non lo sapeva e quindi: ciao mamma, se stai leggendo questo vuol dire che non tornerò mai più a casa. Scherzo, quando mi ha trovato del fumo addosso si è arrabbiata molto più che in altre occasioni: forse temeva che fossi incline alle dipendenze, invece mi piace avere il controllo della mia mente. Sono fermo a quella delle sigarette, ma stiamo cercando di risolvere».           ㅤ 𝐒𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐬𝐢 𝐥𝐚𝐬𝐜𝐢𝐚 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐞? «È uno dei pochi momenti in cui non lotto contro nulla».           ㅤ 𝐋𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐞𝐬𝐢𝐛𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐢𝐧 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐨? «A una specie di festival a cui partecipava la mia scuola italiana: per forza di cose mi sono dovuto esibire da solo, visto che i miei fratelli erano in Scozia. C’erano pochissime persone, comunque, pure perché pioveva e se ne erano andati già via tutti. O, almeno, così mi piace pensare, perché altrimenti vuol dire soltanto che lo spettacolo era molto poco godibile. Ricordo che ho chiuso la performance così: “Boh, non so che cosa dire, ci vediamo al Forum”. Da qualche parte ho il video».           ㅤ 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐧𝐝𝐞𝐯𝐚 𝐢𝐥 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐨𝐥𝐚𝐧𝐮𝐦 𝐅𝐨𝐫𝐮𝐦 𝐝𝐢 𝐀𝐬𝐬𝐚𝐠𝐨? 𝐌𝐚𝐠𝐚𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐢 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐨 𝐩𝐨𝐢. «Non ci provi, non svelerò mica se il prossimo tour sarà o meno nei palazzetti. È un segreto che scopriremo solo vivendo».           ㅤ 𝐋𝐞𝐢 𝐞̀ 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐞𝐫𝐨𝐞 𝐬𝐜𝐚𝐧𝐳𝐨𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐒𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐚𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐁𝐀𝐁𝐘 𝐆𝐎𝐃𝐃𝐀𝐌𝐍 𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐞𝐫𝐞𝐧𝐚𝐭𝐞. 𝐍𝐨𝐧 𝐭𝐞𝐦𝐞 𝐜𝐡𝐞, 𝐟𝐮𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐚𝐥 𝐫𝐞𝐜𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐜𝐚𝐬𝐞𝐥𝐥𝐚𝐭𝐨, 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐚 𝐩𝐢𝐮̀? «Evolvere per me è un dovere, nei confronti della musica e di chi mi segue. Perché le persone dovrebbero continuare ad ascoltare un artista che non progredisce? E, poi, spaziare è così bello: nessuno sa mai che cosa deve aspettarsi. Siamo tutti fatti di sfaccettature a cui va dato il giusto respiro».           ㅤ 𝐄 𝐬𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐚𝐬𝐬𝐮𝐫𝐝𝐨, 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐨 𝐬𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐬𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚𝐫𝐥𝐚? «Mi dispiacerebbe, starei di merda, però non farei il pazzo, non più. Ho imparato a seguire il flusso degli eventi, senza l’ansia di perdermeli, perché in un modo o nell’altro, se devono tornare, tornano. La mia fame è di presente».           ㅤ 𝐈𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜’𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞? «Sì, prima l’ho nominata un paio di volte. Si chiama Gaia».           ㅤ 𝐃𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞? «Da agosto, ma nella realtà dei fatti ci frequentiamo dal dicembre prima e le sto sotto da ancora di più. Una storia lunga, insomma».           ㅤ 𝐍𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚𝐯𝐚: «𝐍𝐨𝐧 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐧𝐨𝐠𝐚𝐦𝐢𝐚. 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐮𝐧 𝐛𝐫𝐚𝐯𝐨 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐚 𝐛𝐫𝐚𝐯𝐨 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨». «L’ho detto da impegnato?»           ㅤ 𝐄𝐜𝐜𝐨, 𝐚𝐩𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨, 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐚𝐫𝐫𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐭𝐚 𝐆𝐚𝐢𝐚? «Non ricordo l’episodio preciso, ma, conoscendola, di sicuro. Pure io ci sarei rimasto male se l’avesse detto lei, devo essere onesto. Sarà stata una bravata per farmi più figo, forse? Magari volevo farla ingelosire. Chissà. Spero non si arrabbi di nuovo ora».           ㅤ 𝐑𝐞𝐭𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚? «Rettifico: non penso che l’unica maniera di amare sia la monogamia, anche quello dei poligami può essere amore vero, ma io non lo sono».           ㅤ 𝐒𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐝𝐢𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚𝐯𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚: «𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐨𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐞. 𝐏𝐞𝐫𝐨̀ 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐧𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐬𝐢 𝐬𝐯𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐞 𝐝𝐢 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐛𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐢: 𝐚𝐡, 𝐡𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐚𝐫𝐫𝐚𝐦𝐩𝐢𝐜𝐚𝐭𝐚 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚!». «So quello che penso di essere adesso, però non mi conosco per quello di me che magari ancora non ho visto. Al contempo, so che se un domani incontrassi un ragazzo o una persona non binaria e provassi dei sentimenti nuovi non credo che ne sarei spaventato, perché mia madre mi ha cresciuto senza etichette o limiti all’amore e insegnato il rispetto di tutti».           ㅤ 𝐋𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀ 𝐞̀ 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐚 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐫𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚𝐭𝐨. «Magari fra un paio di generazioni, anche se la nostra si sta già impegnando tantissimo su questo fronte. Intanto, qualcosa si muove: penso all’ondata di femminismo e alla sensibilizzazione sull’identità di genere».           ㅤ 𝐏𝐞𝐫𝐨̀, 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚 𝐮𝐧 𝐛𝐚𝐜𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐞𝐢 𝐞 𝐅𝐞𝐝𝐞𝐳 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐚𝐥𝐜𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐅𝐚𝐛𝐫𝐢𝐪𝐮𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥❜𝐚𝐠𝐨𝐬𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐢𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐫𝐜𝐢 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨. «Era una dimostrazione d’affetto puro. Lui era contentissimo, si era lasciato la brutta malattia alle spalle, non si esibiva dal vivo da un po’, e noi stavamo facendo una figata, le emozioni hanno preso il sopravvento. Sarebbe stato un problema se mi avesse tirato un pugno o mi avesse mandato a fanculo, ma fortunatamente, nonostante la grossa differenza di età, ci vogliamo troppo bene per un epilogo del genere».           ㅤ 𝐐𝐮𝐚𝐥 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚 𝐆𝐚𝐢𝐚? «Mi piace riempirla di piccole esperienze romantiche ogni volta che posso, non c’è niente di più bello che vederla emozionata per qualcosa che ho fatto io. Così, su due piedi, penso a un bouquet di fiori di carta che ho creato totalmente io, con delle poesie tutte scritte da me per lei trascritte tra i petali. O alla tenda da campeggio che simula un po’ un ambiente desertico. Non so, dovremmo chiedere a lei quale sia quello in assoluto più romantico».           ㅤ 𝐂𝐨𝐧𝐯𝐢𝐯𝐞𝐧𝐳𝐚: 𝐬ı̀, 𝐧𝐨, 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞? «Il mio primo pensiero è stato: non subito. Poi mi sono reso conto che, studiando noi in un collegio privato con dormitorio, un po’ è come se già lo facessimo. Ora suo padre mi ammazza… Per motivi legali, specifico che non intendo sul serio».           ㅤ 𝐄̀ 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞? «È questo il mio primo amore. Se vogliamo parlare di prima cotta, invece, dobbiamo spostarci alle vacanze estive del 2018. Si può considerare presto? Avevo nove anni. Al residence dove andavamo c’era Monique, un’ospite di amici troppo simpatica. La prima cosa che mi colpisce di una ragazza, lì bambina, è la capacità di farmi ridere».           ㅤ 𝐒𝐮𝐨𝐧𝐚 𝐮𝐧 ��𝐨’ 𝐩𝐚𝐫𝐚𝐜𝐮𝐥𝐨, 𝐞𝐡! «È così! A ogni modo, ero cotto perso. Una sera, per dichiararmi, le avevo registrato una nota sul telefonino - lei aveva tre annetti più di me - e gliel’avevo impostata al posto della suoneria della sveglia: “Mi piaci, voglio stare con te”. Non l’ho più vista, è partita il giorno dopo. Negli anni non ci siamo mai incrociati. Spero non succeda mai, mi vergognerei troppo».           ㅤ 𝐐𝐮𝐢𝐧𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐞𝐱 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚? 𝐑𝐢𝐬𝐚𝐥𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐥𝐚 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐟𝐨𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞, 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐥𝐞𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞. 𝐈 𝐟𝐚𝐧 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐠𝐫𝐚𝐧 𝐛𝐞𝐥 𝐩𝐨𝐥𝐯𝐞𝐫𝐨𝐧𝐞. «Non rinnego la relazione con lei, siamo davvero stati assieme, ma è durata poco e né io né lei eravamo davvero presi. Ed eravamo proprio piccoli, a parer mio non vale neppure la pena parlarne».           ㅤ 𝐓𝐚𝐧𝐚𝐧𝐚𝐢 𝐞̀ 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨, 𝐯𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚̀ 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐮𝐭𝐚, 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐭𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐦𝐦𝐞. «Mi piace di brutto: le mamme ne hanno viste tante, sanno che cos’è l’amore vero».           ㅤ           ㅤ 𝐹𝑜𝑡𝑜: 𝐷𝑎𝑣𝑖𝑑𝑒 𝑀𝑢𝑠𝑡𝑜 𝑆𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜: 𝑁𝑖𝑐𝑘 𝐶𝑒𝑟𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑉𝐹 𝑓𝑎𝑠ℎ𝑖𝑜𝑛 𝑠𝑡𝑦𝑙𝑖𝑠𝑡: 𝑀𝑎𝑟𝑡𝑖𝑛𝑎 𝐴𝑛𝑡𝑖𝑛𝑜𝑟𝑖 𝐻𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑡𝑜: 𝐷𝑎𝑣𝑖𝑑𝑒 𝑆𝑝𝑖𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎, 𝑁𝑜𝑒𝑚𝑖 𝑀𝑎𝑛𝑎𝑔𝑜̀ 𝑒 𝐼𝑙𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑇𝑎𝑐𝑐𝑖𝑛𝑖 𝐺𝑟𝑜𝑜𝑚𝑖𝑛𝑔: 𝐾𝑖𝑙𝑖𝑎𝑛 𝑀𝑎𝑟𝑖𝑛@𝐺𝑟𝑒𝑒𝑛𝑎𝑝𝑝𝑙𝑒𝑖𝑡𝑎𝑙𝑦.𝑐𝑜𝑚
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vorticimagazine · 2 months
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Capire i sentimenti
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Questa volta, Vortici.it vuole invitarvi a scoprire o riscoprire il libro: Capire i sentimenti - Per conoscere meglio se stessi e gli altri (Mondadori) di Vera Slepoj, venuta a mancare recentemente.
Sentimenti, affetti, emozioni lo sappiamo, accompagnano la nostra esistenza influenzandone il percorso verso sviluppi più o meno felici. Eppure li abbiamo sempre vissuti come ineluttabili. Tale è il loro impatto sull'esistenza umana che, per comprenderne il senso, la natura, le dinamiche, sono state coinvolte le scienze umane e sociali, la medicina e perfino la biologia e la chimica del corpo. Da qualche decennio, invece, la psicologia ci ha insegnato a conoscerli, più che a dominarli come si voleva in passato. Nel bel mezzo di una miriade d'informazioni, tuttavia, ci siamo sentiti dire tutto e il contrario di tutto a causa di un’informazione farraginosa, imprecisa, spesso fuorviante. Mettere un po’ d’ordine nella conoscenza dei sentimenti appare ormai indispensabile  a molti di noi: ed è ciò che offre questo libro, ricco di esperienze maturate nel diretto contatto con chi si rivolge allo psicologo per sbrogliare la matassa ingarbugliata del proprio mondo emotivo. Tentarne un'analisi descrittiva è lo scopo di questo libro, frutto di una vasta esperienza maturata in anni di studio e di pratica terapeutica. Vera Slepoj come psicologa, ha approfondito negli anni lo studio e la pratica dei sentimenti traendone appunto il libro "Capire i sentimenti", uno strumento importante per capire noi stessi e chi ci sta intorno. Ed ecco dunque una rassegna completa di sentimenti positivi (l’amicizia, l’amore, la simpatia, la socialità, la felicità) e negativi (l’angoscia, l’aggressività, la cattiveria, la gelosia, l’invidia, il narcisismo, o la paura, il senso di colpa, l’odio e la violenza). L'autrice ci invita a prestare una particolare attenzione ai sentimenti nelle età evolutive (l’adolescenza, la vecchiaia), quando l’identità di ciascuno elabora mutamenti essenziali. Esprime una sintesi dei sentimenti che travagliano la coppia e la famiglia. E introduce nella sua analisi una categoria di sentimenti spesso trascurati, eppure determinanti nella formazione dell’individuo, soprattutto oggi che la comunicazione di massa e la disgregazione delle culture ideologiche, etniche o religiose impongono sradicamenti e scelte che affondano troppo spesso nell’irrazionale: i sentimenti collettivi, come l’idea di civiltà e di progresso, il pensiero conservatore e rivoluzionario, l'integralismo e il fondamentalismo, che ci costringono a complesse mediazioni tra passato, presente, futuro. “Sui sentimenti si è costruita l’arte di ogni tempo, dalla musica alla poesia, dalla letteratura alla pittura. E i sentimenti sono qui, in noi, e lì, fuori di noi, e con i sentimenti dobbiamo confrontarci per conoscere chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando”. Leggi qui un estratto...  
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Vera Slepoj (1954 Portogruaro  - 2024) è stata una psicologa e scrittrice italiana. Si è laureata in Psicologia presso l'Università di Padova nel 1977, si è poi specializzata in psicoterapia individuale e di gruppo e oggi è psicologa psicoanalista con diploma in sofrologia medica. Ha vissuto e lavorato tra Padova, Milano e Londra. Molte le attività che l’hanno impegnata negli anni: tra le altre, l’insegnamento presso l’Università di Siena, la presidenza della Federazione Italiana Psicologi dal 1989 e dell’International Health Observatory, la direzione di importanti scuole di formazione in psicologia. Autrice di pubblicazioni scientifiche e divulgative, partecipa a programmi televisivi e collabora con diverse testate, tra cui «Diva e donna». Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti da case editrici internazionali, tra cui Payot. Ha pubblicato Capire i sentimenti (Mondadori 1996), Cara TV con te non ci sto più (insieme a Marco Lodi, Alberto Pellai che voi lettori avete conosciuto attraverso le nostre pagine e Franco Angeli 1997), Legami di famiglia (Mondadori 1998), Le ferite delle donne (Mondadori 2002), Le ferite degli uomini (Mondadori 2004), L'età dell'incertezza. Capire l'adolescenza per capire i nostri ragazzi (Mondadori 2008), La psicologia dell'amore (Mondadori 2015). Vera Slepoj si è spenta il 21 giugno 2024 a Padova. «Ci mancheranno il suo entusiasmo e la sua simpatia, così come la sua capacità di trattare in modo chiaro e divulgativo temi importanti come le relazioni affettive e altre complesse problematiche sociali.» così l'ha ricordata il sindaco di Padova Sergio Giordani su Repubblica. Scoprite la nostra rubrica Libri Consigliati Foto: https://www.lafeltrinelli.it/Immagine di copertina: freepik.com Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 3 months
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“Parlami d’amore” di Giovanna M. Gatti
L’Amore prima di tutto Parlami d’amore” di Giovanna M. Gatti edito da VandA Edizioni è un libro interessantissimo, una lettura che affronta la tematica dell’amore a tutto tondo con consigli, analisi ed esercizi.  Giovanna M. Gatti è medico psicoterapeuta e da lungo tempo tratta temi di cura e autocura. Nel suo libro l’autrice conduce le lettrici in un viaggio nelle parole e nei silenzi che possono spalancare abissi oppure risanarli, ricostruire o creare distanze irreparabili. “Parlami d’amore” di Giovanna M. Gatti è un viaggio dell’anima, un percorso che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha affrontato quando si è trovato faccia a faccia con una crisi amorosa.  Una crisi nella relazione d’amore può destabilizzare mente e corpo, a volte, non si ha neanche più voglia di affrontare la vita. Con una scrittura fluida e un linguaggio chiaro, il libro cattura immediatamente l’attenzione del lettore che troverà certamente spunti utili e di riflessione.  In questa bella intervista l’autrice ci parla tanto della sua esperienza come psicoterapeuta, del modo in cui ogni persona affronta la crisi amorosa, del perché è importante chiedere un supporto specialistico e qualche consiglio utile. “Parlami d’amore” di Giovanna M. Gatti Salve Giovanna, lei è nuova ai lettori di CinqueColonne Magazine. Ci può dire brevemente cosa fa nella vita? E’ bello essere nuova, è una specie di rinascita. Nella vita faccio il medico psicoterapeuta e scrivo libri: all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO) mantengo un piccolo ruolo come senologa, ho compiuto 30 anni di attività lì perché sono arrivata in istituto quando ha aperto i battenti nel 1994 e non ero ancora laureata. IEO è stato e sarà sempre un’energia fondamentale per la mia formazione e le modalità di aiuto. La mia attività principale ormai è però quella di medico psicoterapeuta e di scrittrice: mi occupo di tante problematiche psichiche e psicofisiche, che quasi sempre hanno a che fare con l’amore.  Nel suo libro lei affronta una tematica molto importante: la crisi nella relazione di coppia. Secondo lei c’è differenza tra uomo e donna nell’affrontare questo accadimento? C’è differenza da persona a persona, e perfino nella medesima persona esiste una differenza legata al momento della vita. Reagiamo alle difficoltà e ai traumi in modo diverso in epoche differenti della nostra esistenza, e il caos sentimentale è un trauma pesante. Se vogliamo concentrarci sulla differenza tra uomini e donne possiamo dire che l’energia maschile abbia alcune prerogative e quella femminile ne abbia altre: possedendole entrambe, le esprimiamo in quantità variabili. Incontro donne con reazioni tipicamente maschili (energia maschile iper-espressa) e uomini con reazioni da energia femminile. Non amo le generalizzazioni che vorrebbero gli uomini meno sensibili o attenti e meno colpiti da una difficoltà sentimentale: non funziona così. Nel suo libro lei fornisce anche degli esercizi utili. Ci può anticipare qualcosa? Di cosa si tratta? I miei libri più recenti (“La via della cura” e “Parla come ami”, editi da Mondadori, e questo libro edito da VandA edizioni) hanno alcuni esercizi pratici che servono per accompagnare nella via dell’autoguarigione e dell’evoluzione costruttiva. Voglio che siano esercizi semplici ma radicali nel risveglio dell’amore di sé: se impariamo ad amarci riusciamo ad affrontare ogni difficoltà. Non mi piace la teoria fine a se stessa: chi mi conosce da psicoterapeuta sa che mantengo il piglio concreto della chirurga e non mi limito ad ascoltare, voglio che la relazione terapeutica abbia risvolti utili e rapidi nell’accompagnare la persona verso un maggiore benessere. Metto insieme i lunghi anni di frequentazione dei seminari di Alejandro Jodorowsky, la specializzazione in psicoterapia psicosomatica e i decenni da donna dedita alla cura e creo esperienze che definisco “esercizi” perché chi legge i libri possa sentire dentro di sé l’energia del cambiamento, l’aiuto vero e concreto che parte dalla Voce dell’inconscio.  In Parlami d’amore lei parla anche di cura e autocura. E’ sempre necessario rivolgersi a uno specialista?  La parola “sempre” assomiglia alla parola “mai”: niente nella vita è così assoluto. Credo che un aiuto esterno e competente serva nella maggioranza delle crisi legate all’amore: l’amore è per noi la forza fondamentale, dirompente, costruttiva o destrutturante, che dona il senso a ciò che siamo, facciamo, pensiamo. Quando va in crisi l’esperienza emotiva è profondissima e intensa: difficile avere gli strumenti per risanarsi senza aiuto. Cura e autocura vanno insieme. Credo nella cooperazione tra terapeuta e paziente: nessuna guarigione è possibile senza l’impegno vero da parte del/della paziente. Potreste pensare che la richiesta di aiuto coincida automaticamente con un impegno: non è così. Spesso ricevo persone che chiedono aiuto con la bocca, ma non con il cuore e la mente. Danno per scontato che in terapia si verifichi qualche magia strana che non richiede impegno da parte loro. Non è così: le crisi d’amore portano a un’evoluzione costruttiva molto positiva se insieme si cammina per renderla possibile.  In base alla sua esperienza lavorativa, c’è un consiglio che può dare a tutte le donne che si trovano ad affrontare una crisi nella relazione d’amore? Il consiglio migliore che posso dare è di ascoltarsi: evitare di chiedere consigli alle amiche “che conoscono benissimo la situazione”, parlare della crisi il meno possibile, fuggire dal vittimismo e chiedere aiuto  seguendo i chiarissimi segnali che l’istinto manda in ogni istante.  Read the full article
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lamilanomagazine · 6 months
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La Casa della Psicologia arriva anche a Brescia
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La Casa della Psicologia arriva anche a Brescia. Recentemente nel territorio bresciano è emersa una situazione di malessere tra gli adolescenti superiore a quella attesa: si stima che in provincia di Brescia il 20% dei bambini e ragazzi soffre di un problema neuropsichico. Per questo tipo di problemi dell'età evolutiva servono adeguate strategie di prevenzione sia in termini di risorse per la cura sia di coordinamento sul sistema sanitario, educativo e sociale. Anche per monitorare meglio questa emergenza, l'Ordine degli Psicologi della Lombardia, da tempo impegnato nella promozione e nella diffusione della cultura psicologica attraverso l'organizzazione di eventi culturali aperti al pubblico, apre le porte della Casa della Psicologia anche a Brescia. Gli eventi della Casa della Psicologia di Brescia si terranno presso lo Spazio Cascina Parco Gallo in via Corfù, 100, e presso il Museo Mille Miglia in Viale della Bornata 123 a Sant'Eufemia (Bs), due location tra le più belle e facilmente raggiungibili per chi arriva dalla città o dalla provincia. Inoltre la sala della Cascina Parco Gallo potrà essere utilizzata gratuitamente dagli iscritti all'OPL residenti a Brescia come sede per iniziative organizzate autonomamente. La psicologia è da sempre una scienza viva caratterizzata dalla fortissima interconnessione con la vita delle persone, con i mutamenti sociali ed economici, con i cambiamenti di costume e di pensiero, il cui contributo si sviluppa all'interno di uno scambio biunivoco con la società. Quest'ultima infatti chiede alla psicologia di trovare risposte ai problemi del presente e beneficia della capacità di questa di rinnovarsi continuamente. L'organizzazione di eventi e momenti di incontro periodici può essere un'opportunità preziosa per la diffusione della cultura psicologica e per facilitare l'interazione tra professionisti del settore, pubblico non specialista e l'Ordine degli Psicologi della Lombardia (OPL). La Casa della Psicologia di Brescia ha aperto la stagione con un evento alla Cascina parco Gallo di Brescia dal titolo "Impotenti e confusi: adulti di fronte all'adolescenza. Quali strategie?". Il seminario è stato un momento di riflessione sulle fatiche degli adulti nella relazione con gli adolescenti e sugli strumenti da adottare per supportare al meglio questi ultimi nel loro percorso di crescita. "Questa nuova sperimentazione - dichiara Davide Baventore, vicepresidente dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia e coordinatore del progetto Casa della Psicologia di Milano e Brescia - ci permetterà di valutare la bontà dell'iniziativa per strutturarla negli anni futuri: abbiamo scelto di partire da Brescia, che è la provincia con il maggior numero di iscritti all'Ordine degli Psicologi dopo Milano. Puntiamo a promuovere anche a Brescia un modello di eventi culturali con cadenza regolare per alimentare un proficuo scambio intellettuale e culturale e offrire agli iscritti del territorio un'occasione di incontro tra di loro e con l'Ordine, al fine di far crescere la cultura psicologica, anche attraverso il coinvolgimento di professionalità diverse e di personaggi del mondo culturale". Il comitato scientifico della Casa della Psicologia di Brescia è composto da: Davide Baventore, Vicepresidente dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia; Valentino Ferro, Tesoriere dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia; Francesco Bocci, Psicologo Psicoterapeuta specializzato in psicoterapia dinamica presso l'Istituto Alfred Adler di Milano; Gianni Cambiaso, Direttore didattico della sede di Brescia della Scuola di specializzazione Mara Selvini Palazzoli; Marialuisa Gennari, Professore associato di Psicologia Clinica all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Tiziana Scalvini, Psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico intersoggettivo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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provediscrittura · 1 year
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Lunedì 28 agosto 2023 h 10:09
Ritorno a Milano pieno di emozioni. Provo a descriverle:
ansia per il rientro in ufficio, per il rientro a lavoro
angoscia per la mia vita personale che è povera e limitata
amarezza per aver fallito la relazione con B.
frustrazione per non avere una casa mia
amarezza per non aver progredito nella mia carriera
Troppi sentimenti negativi per poter stare bene. Vorrei anticipare psicoterapia. Chiamerò la psi.
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Centro di psicoterapia Milano❤
La psicoterapia si serve di diversi strumenti quali il colloquio, la relazione, l’analisi dei comportamenti, dei pensieri , delle emozioni e la relazione fra essi, per produrre cambiamenti positivi e propositivi.
https://www.centroamamente.it/psicoterapia
https://www.centropsicologicomilano.it/psicoterapia
Psicoterapia Milano
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centroamamentemilano · 11 months
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E se fosse depressione?
Centro psicoterapia Milano
La depressione è una condizione mentale molto diffusa, ma spesso misconosciuta o sottovalutata. Se si soffre di depressione, si può avere una sensazione costante di tristezza, disinteresse per le attività quotidiane, stanchezza, difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni, perdita di interesse per le relazioni sociali e un senso di vuoto interiore. Questi sintomi possono variare in intensità e durata, ma se persistono per diverse settimane o mesi e interferiscono con la vita quotidiana, potrebbe essere necessario cercare aiuto professionale.
La depressione è una malattia che può colpire chiunque, indipendentemente dall'età, sesso o situazione socio-economica, ed è importante riconoscerla e affrontarla in modo adeguato per poter guarire e vivere una vita piena e soddisfacente.
Cell.3311842704
https://www.centroamamente.it/psicoterapeuta
https://www.centropsicologicomilano.it/psicoterapia
disturbi d'ansia cosa fare? Depressione a chi rivolgersi? Trattamento ansia a Milano Attacchi di panico a chi rivolgersi? centro di psicoterapia a Milano depressione Terapia depressione Milano
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Terapia psicologica breve.
La terapia psicologica breve è una forma di intervento che si focalizza sul trattamento di disturbi psicologici attraverso un approccio breve e mirato.
In cosa si differenzia dalle terapie tradizionali ?
Si differenzia dalle terapie più tradizionali in quanto si concentra sul risolvere il problema in un periodo di tempo limitato, solitamente da 5 a 20 sessioni. L’obiettivo principale della terapia psicologica breve è quello di aiutare il paziente a superare le difficoltà emotive e comportamentali che sta affrontando, fornendogli strumenti e strategie efficaci per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. Grazie alla sua natura focalizzata e intensiva, la terapia breve può essere particolarmente utile per coloro che hanno bisogno di un intervento immediato o che non hanno la disponibilità di impegnarsi in una terapia a lungo termine.
Inoltre, questa forma di terapia può essere utilizzata anche come trattamento preventivo per prevenire il manifestarsi di disturbi più gravi in futuro.
Psicoterapia breve
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kon-igi · 4 years
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Uno psicologo di Milano ha preso in giro pubblicamente, sulle sue storie Instagram, una ragazza che ha subito violenza sessuale e che fa attività di sensibilizzazione a riguardo, facendo leva sul fatto che lei non vorrebbe, secondo questo esimio, confrontarsi con lui dato che lei avrebbe paura di aver a che fare con lui in quanto è “un maschio etero bianco cis e quindi un potenziale stupratore”, secondo quanto ha capito lui del femminismo. Scritto così. Ad una persona nota (anche) per quello che ha subito. Per poi rincarare la dose dicendole di aver costruito una carriera sul vittimismo, quando questa ha aperto un’organizzazione che fornisce psicoterapia gratis alle vittime di violenza, a prescindere dal genere/sesso. Chiedo a te perché sto perdendo la fiducia nell’umanità: è mai possibile che un professionista della salute mentale si rivolga così ad un pubblico vasto (30mila persone) e prendendo di mira un singolo per le sue esperienze? Con tanto di nome e cognome? Non c’è una qualche deontologia che impedisce di comportarsi in questa maniera? Mi vengono i brividi, forse sono io esagerata perché sono stata violentata a mia volta, ma ho ricevuto solo accoglienza e comprensione da parte di tutti gli operatori sanitari che mi hanno aiutata in questi lunghi anni. Scusami per lo sfogo, sono solo schifata e mi rintano nel tuo tumblr quando ho bisogno di ricordarmi che l’umanità non è morta. Scusami, molto probabilmente non sono stata chiara ma sono proprio allibita e colta da una grande voglia di telefonare all’albo degli psicologi e farlo presente, oltre che di mandare a fare in culo questo gran personaggio abilitato alla professione
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Siamo esseri umani.
Siamo su internet.
Siamo esseri umani su internet e quindi possiamo scegliere tra tre opzioni: dare ragione alla ragazza, dare ragione allo psicologo o cominciare a capire come stiano andando le cose e discuterne, tenendo a mente che spesso non è giocoforza parteggiare a priori per qualcuno schierandosi contro l’altro.
Non ho instagram e detesto le chiamate alle armi, però se qualcuno sa di cosa si sta parlando mi piacerebbe ci fosse una discussione civile in merito.
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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La Porta del tempo di Luisa Colombo
Il fil rouge del romanzo La Porta del tempo di Luisa Colombo edito da Milos è un thriller complesso, ben articolato e ricco di pathos e suspense. L’autrice è stata brava a intrecciare diverse storie di donne che raccontano drammi e condizioni in cui ognuno di noi ci si può ritrovare e che certamente richiamano a pagine buie della nostra attualità. Le donne sono le protagoniste indiscusse di storie che raccontano violenze e culture integraliste, ma anche di storie positive veicolate attraverso vere amicizie e sentimenti profondi.  Dopo il grande successo del Fiore dell’Apocalisse, Luisa Colombo ritorna in libreria con un nuovo e intrigante romanzo, ricco di colpi di scena e dal finale inaspettato. Ringrazio Luisa per la bella intervista che ci ha concesso. Insieme, abbiamo approfondito alcuni elementi cruciali del romanzo e ci siamo fatti raccontare anche qualche curiosità sulla sua scrittura. Siamo certi che troverete le sue parole molto coinvolgenti! La Porta del tempo di Luisa Colombo Salve Luisa, tu sei nuova ai lettori di Cinquecolonne Magazine. Ci racconti brevemente quando è nata la tua passione per la scrittura? Ciao, la passione per la scrittura è nata con me, fin da bambina mi piaceva scrivere qualche poesia, poi da adolescente ho scritto dei brevi racconti, ma il mio sogno nel cassetto era quello di scrivere un romanzo. Dopo essermi liberata dagli impegni lavorativi, quel sogno si è avverato. Prima di buttarmi a capofitto, tuttavia ho frequentato un corso di scrittura creativa che mi ha dato gli strumenti per affrontare un simile impegno, la classica cassetta degli attrezzi, insomma. Scrivere per me è catartico, liberatorio, è come un viaggio dentro me stessa che mi ha dà la possibilità di conoscermi meglio. È un percorso, quasi una psicoterapia. Non potrei più vivere senza scrivere, sebbene ci siano stati dei momenti di stasi, il classico blocco dello scrittore, ma li ho sempre superati.   Nella Porta del Tempo che chiude la trilogia, le donne sono le protagoniste indiscusse del tuo romanzo. Poiché non tutti hanno letto gli altri due libri, ci puoi dire se anche in quelli la presenza femminile, carica di disagi e complessità, è così forte come nella Porta del Tempo?  La presenza femminile è il fil rouge della trilogia, la donna è protagonista assoluta, in quanto ho voluto mettere in risalto il ruolo femminile nella società, puntando anche sulla forza della donna. Infatti, Il Fiore dell’Apocalisse ha vinto il Premio Speciale Milano Donna. Anche in Legami Pericolosi vengono messi a nudo gli scheletri che si celano dietro agli armadi di Maia e Anika, due donne completamente diverse, ma con molti problemi irrisolti. Nella Porta del Tempo in effetti la presenza femminile è ancora più forte, dal momento che le protagoniste sono quattro. Viaggeranno su binari paralleli per poi incontrarsi a dare vita a una forte amicizia.  Nel tuo romanzo affronti molti temi di grande attualità legati soprattutto alla violenza fisica e psicologica sulle donne. Qual è l’episodio che hai raccontato nel libro e che  ti ha toccata particolarmente mentre lo scrivevi?  Senza dubbio la violenza fisica subìta da una delle protagoniste. È un argomento purtroppo attuale che mi inquieta. Ogni sera al telegiornale non manca mai un episodio di violenza sulla donna.  Il femminicidio sta assumendo proporzioni spaventose e, quello che è più grave, è l’assenza dello Stato. La donna è sola a combattere contro un mondo che le è ostile, sia in campo professionale e spesso anche famigliare.   Le storie di Maia, Anika, Ambra e di Mègan si intrecciano con continui colpi di scena e momenti di grande suspense. Fermo restando che in ogni personaggio c’è sempre un po’ dell’autore, ci puoi dire a quale delle quattro protagoniste ti senti più vicina per affinità caratteriale?  A dire il vero sono due le protagoniste nelle quali mi riconosco. La prima è Maia, una donna tenace che non si ferma mai di fronte alle difficoltà, e riesce sempre a risollevarsi e ad affrontare momenti difficili e dolorosi della sua vita professionale e privata. L’altra è Ambra, protagonista de La Porta nel Tempo, una donna fragile, in conflitto perenne con sé stessa, una donna che non riesce ad accettarsi per il suo aspetto fisico e che accetta un rapporto con un uomo psicolabile e anche violento, per paura di rimanere sola. Lei mi ricorda un momento della mia vita alquanto simile, sebbene meno violento per fortuna, che è stato per me molto doloroso, ma dal quale ho trovato la forza di uscire e di cambiare radicalmente la mia vita.    La Porta del Tempo è uno psicothriller molto complesso. Poiché noi di CinqueColonne Magazine siamo molto curiosi e particolarmente attratti da tutto ciò che ruota attorno al processo creativo dello scrittore, vorremmo sapere se per trame così intricate ti affidi solo alla sua fantasia o hai punti di riferimento specifici a cui ti rivolgi per attingere all’idea di base per poi elaborarla con la fantasia. Nei thriller è necessaria tanta ricerca soprattutto per la parte investigativa, ma anche psicologica. Io ho impiegato più di un anno per la ricerca nel Fiore dell’Apocalisse, mi sono fatta aiutare dal Commissario capo della Questura di Milano che mi ha introdotto nell’iter delle indagini. In un thriller nulla può essere affidato al caso, se si vuol essere credibili. Per questo ho contattato anche un patologo per poter descrivere la scena del crimine e l’autopsia dei cadaveri e un criminologo per la profilazione del serial killer, In Legami Pericolosi la ricerca è stata importante, mi sono documentata molto sul mondo farmaceutico per poter descrivere come nasce una formula, e tutto ciò che ne consegue. Nella Porta del Tempo, ho letto molti testi di psicologia e psichiatria, dal momento che ho affrontato tematiche alquanto delicate, come la depressione e il suicidio. Tuttavia, la fantasia debba essere presente, anche se spesso nasce da esperienze vissute. Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year
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Come devi immaginarmi. Lingua e pedagogia da don Milani a Pasolini e ritorno
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Come devi immaginarmi. Lingua e pedagogia da don Milani a Pasolini e ritorno. In occasione di festivalfilosofiaparola.2023 dedicato al linguaggio e alla presa di parola in epoca contemporanea, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale cura la serata Come devi immaginarmi. Lingua e pedagogia da don Milani a Pasolini e ritorno, in programma al Teatro Storchi di Modena venerdì 15 settembre alle ore 20.30. Il direttore di ERT, regista e attore Valter Malosti sarà in dialogo con lo psicanalista, saggista e scrittore Massimo Recalcati per affrontare la pedagogia secondo Pier Paolo Pasolini, sulle note di Bach suonate dal vivo dal violoncellista Lamberto Curtoni. Nel corso della serata, Malosti e Recalcati squaderneranno il profondo interesse di Pasolini per la questione pedagogica, un tema molto caro all’autore, un’ossessione che informa la sua intera attività: dalla scuoletta di Versuta – creato all’indomani della guerra – fino alle lettere a Gennariello poco prima della morte, in cui emerge l’assillo per la perdita e la necessità di tenere in vita la memoria e la tradizione. Le idee e la parola poetica dell’intellettuale, fra i più grandi e versatili del Novecento, prenderanno vita sul palco attraverso la lettura di alcuni suoi scritti: troveranno spazio la sua reazione al libro di Don Milani La cultura contadina della scuola di Barbiana; le Lettere Luterane e alcune poesie, a partire dalla famosissima Il Pci ai giovani! L’appuntamento segna l’ultima tappa di Come devi immaginarmi, il progetto ideato da Valter Malosti insieme al critico d’arte, scrittore e accademico Giovanni Agosti dedicato a Pasolini, nato in occasione del centenario dalla nascita (Bologna, 1922) e che lo scorso anno ha portato in scena l’intero corpus dei testi teatrali dell’autore e la sceneggiatura del film mai realizzato Il Padre Selvaggio, con il coinvolgimento di artiste e artisti per la maggior parte giovani. È lo sguardo di una nuova gioventù dunque, a fornire una risposta all’attualità inesausta di una lezione etica e politica, che ha segnato più di una generazione. Valter Malosti: regista, attore e artista visivo, dirige Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale dal 2021. Ha vinto il premio UBU per la regia di Quattro Atti Profani di Tarantino, il premio Flaiano per la regia di Venere in Pelliccia di Ives, il premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro per Shakespeare/Venere e Adone e Quattro Atti Profani, il premio Hystrio per la regia di Giulietta di Fellini. Malosti ha diretto opere di Nyman, Tutino, Glass, Corghi e Cage, spesso in prima esecuzione, e per il Teatro Regio di Torino Le nozze di Figaro di Mozart. Come attore Malosti ha lavorato in teatro per quasi un decennio con Luca Ronconi, e al cinema con Calopresti, Battiato e Martone. È stato Manfred (Schumann/Byron) per la direzione d’orchestra di Noseda. Ha diretto la Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino dal 2010 al 2018 e la Fondazione TPE - Teatro Piemonte Europa dal 2018 al 2021. Per la collana di Poesia di Einaudi Editore è uscita a fine novembre 2022 la sua traduzione de I Poemetti di William Shakespeare. Per la direzione di ERT / Teatro Nazionale Malosti nel 2023 ha ricevuto il Premio Enriquez e la Targa Volponi. Massimo Recalcati: psicoanalista, saggista e scrittore. Membro della Società Milanese di Psicoanalisi - SMP. Fondatore di “Jonas – Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi” e Direttore Scientifico della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia IRPA di Milano. Insegna all’Università di Verona e presso lo IULM di Milano. Dal 2003 è direttore e docente del “Corso di specializzazione sulla clinica dei nuovi sintomi” alla Jonas Onlus di Milano. Attualmente, è supervisore clinico presso il Centro Gruber di Bologna per casi gravi di DCA. Collabora con “La Repubblica” e “La Stampa”. Dirige per Feltrinelli la Collana Eredi e cura con Maurizio Balsamo la rivista “Frontiere della psicoanalisi”. Le sue numerose pubblicazioni sono tradotte in diverse lingue. Lamberto Curtoni: violoncellista e compositore, dopo il Conservatorio «G. Verdi» di Torino sotto la guida di Dario De Stefano si perfeziona con Giovanni Sollima. Come solista si esibisce in prestigiosi festival e stagioni musicali, riscuotendo ovunque unanimi consensi di pubblico e di critica. Ha collaborato e collabora con artisti come Gidon Kremer e la Kremerata Baltica, Yuri Bashmet e I Solisti di Mosca, Franco Battiato, Gavin Bryars, Enrico Rava, Julius Berger, Diego Fasolis, il coro femminile Islandese Graduale Nobili e prestigiosi ensemble, tra i quali Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Orchestra Filarmonica Toscanini di Parma e Ensemble cameristico dell’Orchestra Rai. Molto attento al pubblico giovane, collabora costantemente con Piergiorgio Odifreddi, Concita De Gregorio, Peppe Servillo e vari registi, attori e coreografi. È dedicatario di numerose composizioni di autori, tra i quali Carlo Boccadoro, Enzo Pietropaoli, Giorgio Mirto, Giovanni Catelli e Roberto Bocca. Informazioni: Teatro Storchi – Largo Garibaldi, 15, 41124, Modena Biglietteria: dal martedì al sabato ore 10.00 – 14.00; martedì e sabato anche ore 16.30-19.00 059-2136021 | [email protected] | vivaticket.com modena.emiliaromagnateatro.com | [email protected] festivalfilosofia.it | [email protected]... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Perché la psicoterapia di coppia è ideale e vantaggiosa per le coppie in crisi (e per chi si è già lasciato!)
Al giorno d'oggi, orari frenetici e eccessivamente affollati, uniti a stress e scadenze del lavoro non realistiche, sono alcune delle cause più comuni per cui le relazioni si sbriciolano. Le carriere di entrambi i partner possono minare l´armonia e la qualità della relazione. Uno psicologo di coppia con esperienza può aiutare a fornire soluzioni utili alla coppia, per permettere ad entrambi i partner di affrontare al meglio i conflitti.
Per ogni coppia che stia affrontando problematiche nella propria vita relazionale, consultare uno psicologo è in genere l'ultima spiaggia a cui si possa pensare. Eppure, nella maggior parte dei casi, la relazione si sarebbe potuta salvare se la coppia avesse consultato prima uno psicologo.
Una consulenza tempestiva ha spesso salvato molte relazioni dalla rottura e i benefici offerti dalla psicoterapia di coppia sono molti per essere ignorati. Ecco alcuni dei principali vantaggi dell'intraprendere un percorso psicoterapico di coppia sia per risolvere i problemi relazionali che per mettere fine a una relazione.
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Uno dei maggiori vantaggi offerti dalla psicoterapia di coppia è che le questioni vengono affrontate all´interno di un setting neutro e terapeutico. Il professionista mantiene infatti una prospettiva neutrale nei confronti della coppia, senza preconcetti e senza schierarsi dalla parte di nessuno. Le coppie,infatti, sono spesso così coinvolte nel loro dolore e nella loro rabbia individuali da non riuscire a vedere come venirne fuori. Uno psicologo di coppia con esperienza può approfondire le questioni più scottanti e cercare di risolvere i problemi, nel totale rispetto di entrambi i partner. Inoltre, una terapia di coppia efficiente può fare in modo che le discussioni non si trasformino puntualmente in accuse folli e recriminazioni.
Parte delle sedute si svolge individualmente, con ciascun partner, in modo da permettere a ciascuno di offrire la propria visione delle cose ma gran parte del lavoro si svolge coinvolgendo entrambi i partner.
La fine di una storia è senza dubbio tra le esperienze più dolorose e stressanti e può lasciare le persone fragili e spaventate. Ecco perché, ance nei casi in cui la relazione sia giunta al capolinea, lo psicologo può accompagnare la coppia (ma anche solo uno dei due partner) a riposizionarsi su nuovi equilibri e nuovi progetti.
per maggiori informazioni : -  Psicoterapia di coppia Milano
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impresa-ironica · 5 years
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Emdr
Sono settimane che scrivo mentalmente dei post-it da mettere poi in fila per riuscire a riordinare un po' tutto il mio bellissimo fermento interiore.
Man mano che la mia attenzione si posa su un ricordo ritrovato, una frase che mi ha colpita, un sussulto che mi ha fatto aumentare i battiti o una fulminea illuminazione che ha cambiato le mie convinzioni su qualcosa, penso: ecco, non sarò più la stessa, da oggi.
È un periodo di grandi sterzate emotive, in verità. Evviva iddio. Mi sono messa fortemente in discussione. Ho messo in discussione il mio brutto carattere, la sfacciata schiettezza che alle volte mi rende brutale, pur non avendo mai in mente di ferire, il temperamento scomodo da zitella mancata, e tutta una serie di piccole rigide regole che negli anni mi ero imposta come (inutili) capisaldi, intoccabili, e che sto scardinando una ad una per rendere la mia vita più fluida e più semplice. Ma meno male che questa goffaggine innata e quest'ironia mi tengono a braccetto e non mi lasciano eeser mai irrimediabilmente pungente, che smorzano gli attriti e smussano gli spigoli più duri, e che anche quando decido che voglio litigare, mitigano.
Dicevo: mi sono messa in gioco come succede ogni volta che ho veramente bisogno di una fionda che mi lanci in orbita. L'ultima volta, sei anni fa, la mia analista di allora mi aveva incoraggiata con vigorosi calci motivazionali nel culo a trasferirmi a Milano. Aveva funzionato, allora. Aveva avuto ragione lei. E quindi - per motivi diversissimi e che nulla hanno a che fare con gli attacchi di panico del tempo - ho ritentato la sorte preparandomi al meglio a un nuovo giro di giostra. Sì, per giostra intendo andare in psicoterapia. Emdr, appunto.
Mi sono ingenuamente armata di casco, ginocchiere e gomitiere, mentre in realtà mi stavo accingendo a mettermi completamente a nudo.
È (e sarà) un percorso complicato, al termine del quale spero di sentirmi veramente in pace con me stessa. Risoluta lo sono sempre stata. Risolta, meno, ed è su questa sensazione di inquietudine e apnea (che mi hanno sempre contraddistinta, 'nziria la chiamo io) che mi sto concentrando. Per mettere a posto quei pezzettini di passato che ancora incidono come pioggia di spine sul mio presente, per controllare (ahah) la mia fame di controllo, che non mi permette ancora di essere la persona profondamente libera e leggera che ho sempre desiderato diventare.
Sono settimane che tiro sospiri di sollievo e sì: mi sento realmente più leggera e libera dal senso di inadeguatezza che a suo tempo mi plasmò rendendomi una ragazzina insicura. Ho sospirato nell'abbassare la guardia mostrandomi fragile e piena di domande e di rabbia. E poi nel ricevere risposte inaspettate e disarmanti - e semplici e belle e piene di tenerezza - a richieste di chiarimenti su questioni che mi sembravano terribilmente controverse, irrisolvibili. Sollevata nel concedermi una tregua, realizzando con molta soddisfazione di non dover per forza avere la responsabilità delle sorti del (mio) mondo.
Ho sempre predicato la leggerezza, ma era più una tensione ideale che uno stile di vita, quindi ho deciso di abbandonare i paraocchi che mi hanno finora tenuto nascosta la vastità dei risultati che ho raggiunto senza mai godermeli davvero. Li vedo, come quando vedo il mare dopo tanto tempo. So che è sempre lì e che mi appartiene ma allo stesso tempo è tutto così nuovo...
Ho fatto mille cose nella mia vita, molto piccole e molto grandi, tutte con estrema naturalezza e senza mai dare ad esse una qualche solennità o eroicità. Le ho fatte perché ne avevo sentito l'urgenza, la necessità o banalmente la voglia. Collezionate distrattamente come conchiglie che ti capitano davanti passeggiando sulla spiaggia, e le raccogli come minuscole sfide a fare sempre di più e sempre meglio. Perfezionista. Solo ora - alzando lo sguardo - mi rendo conto di quanto alcune mi siano riuscite particolarmente bene. Mica tutte, eh. Ho messo da parte un sacco di tentativi di felicità falliti miseramente. Ma i cambi di rotta sono tanto utili quanto più ci portano vicini alla destinazione dove all'inizio del viaggio nemmeno sapevamo di voler arrivare.
Per la prima volta ho coscienza di dove sto andando, da dove vengo, con chi e perché. È fantastico.
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