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#talloni
anitascottish · 11 months
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Softisenil - Cream for hard heels (SI,IT,HU)
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What is Softisenil and what is it used for? Softisenil is an innovative cream that was created for hard and calloused heels. Its unique properties are the result of carefully selected natural ingredients that have a regenerating and nourishing effect on the skin. Using Softisenil allows you to achieve quick results, within just a few days the skin of your feet becomes soft and calluses disappear. An additional advantage is the fact that this cream also perfectly copes with skin problems caused by mycosis, psoriasis or atopic dermatitis. Softisenil is not only an effective but also an economical solution that allows you to take care of the beauty and health of your feet in the comfort of your own home. The health and care of the skin of the feet are often neglected in our daily care routine, and this problem often worsens in the winter season. Meanwhile, taking care of your feet should be a priority all year round, not only for aesthetic reasons, but also for comfort and well-being. Today I would like to draw your attention to a new product on the market that has gained my recognition and the recognition of foot care specialists - Softisenil cream.
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goolden · 3 days
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la cosa più lungimirante che ho fatto oggi è stata non mettere i pantaloni a palazzo per uscire con questo tempaccio
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justmythings-stuff · 1 year
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https://vm.tiktok.com/ZGJugLxWe/
Dove si comprano labbra simili?
Se madre natura non te le ha donate, ci può pensare il chirurgo 💉
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dispallesuunanuvola · 23 days
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Quando con una mano si tocca e con l’altra usa due dita dentro di te mentre sei sui talloni e poggiata al sedile della macchina.
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susieporta · 3 months
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"Se ti dovesse capitare di sentirti uno straccio, mi diceva il nonno Sandrot, appoggiati con la schiena contro una bella quercia di fustaia o contro una quercia «moderna» bella dritta.
Appoggia i talloni, le natiche, la schiena e la parte posteriore del cranio contro il tronco. Girati verso il sud, metti i palmi delle mani sulla corteccia e rimani lì finché puoi... Un'ora se hai abbastanza pazienza: Guarito! Ti sentirai caricato!
- Caricato di che?
Caricato di vita, ragazzo! È facile da capire: l'albero risucchia la sua vita dalla terra, questa risale tramite le sue radici ed il suo tronco, ma la risucchia anche dal cielo tramite le foglie e la fa scendere tramite i rami. Circola nei due sensi, capisci? E tu ne approfitti per rimetterti in forma. È così che i nostri vecchi si tiravano su!"
Henri Vincenot (1912-1985), La Billebaude, ed. Denoel, 1978
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t-annhauser · 1 month
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Avrei tanto la voglia di scrivere cose impudiche e zozze, ma la bravura manca e inoltre non si addirebbe a un filosofo della mia statura, cioè uno e settanta con le scarpe. Taluni interpretavano De Sade come filosofo, ma era solo fuffa, e per giunta "addirebbe" suona veramente male, e "confarebbe" ancor di più. L'italiano è lingua ricchissima e bellissima, ma la capacità, scrivendo in italiano, di ficcarsi in un vicolo cieco, è proporzionale alla varietà delle sue viuzze; qui ci vorrebbe un Carlo Emilio Gadda, l'unico a uscire indenne dal dedalo da lui stesso ingarbugliato per gioco: Il giorno di domenica 4 ottobre <19>15 un tempestar di colpi sull'uscio fece levar di capo e rivolgerlo alla stupenda Zoraide ch'era seduta sur una scranna impagliata e agucchiava. Era seduta in un certo modo succinto e piccante da far venire l'acquolina in bocca a' suoi non pochi ammiratori, oltreché ai più inveterati buongustai; ma lì non c'era nessuno.
[...] Serrati i talloni, alle caviglie tendinee succedeva la simmetria delle gambe dentro la calza attillata, cui sapienti muscoli rendevano vive per ogni spasimo, e amoroso soccorso. Poi una corta gonnella, corta per la miseria, non per la moda: e non facea mistero di quel che celasse.
[...]
E le braccia levate scoprivan le ascelle dentro le corte maniche: levata la sinistra nella fatica del regger la massa de' capelli fulvi ed aurati, la destra con il pettine grande, che vi si immergeva distratto, come un favorito già sazio. Le ascelle erano bionde di delicate sete, ravvolte, quasi da un gioco perverso, in cirri secreti.
(C. A . Gadda, La meccanica)
ecc. ecc.
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signoraepadrona · 1 month
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Vuoi non premiare una accurata pedicure facendogli leccare la polvere dai talloni? 🤣 👑👠 Lady A.
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crazy-so-na-sega · 6 months
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Credo nella razza più che nell'educazione, portiamo, qualunque cosa dicesse Danton, la patria nelle piante dei nostri talloni, e portiamo nel cuore, senza saperlo, la polvere dei nostri antenati morti.
-G. Flaubert
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occhietti · 8 months
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Mi dicesti:
"È bello".
"Che cosa?".
"I capelli, son vivi, non te li tagliare" .
Ruppi allora le forbici, li lasciai allungare, arrivarono al collo e alle spalle e dalla spalle alla vita, dalla vita ai polpacci, ai talloni, alla terra, dalla terra ai torrenti, ai fiumi in cascata fin verso la foce, dove l’acqua da dolce si tuffa nel sale e lì, che onda nell’onda, i ricci divennero ricci di mare.
E QUESTO L'HO FATTO PER FARTI RESTARE.
Mi dicesti:
"È bello".
"Che cosa?"
"Le mani, son farfalle allo sbando,
svolazzano al ritmo con cui stai parlando".
Fu quel giorno che imparai il linguaggio dei sogni, traducevo in diretta per i non dormienti. Entrai in un’air band e accordai i miei strumenti. Mi misi a dirigere orchestre inventate e poi il traffico urbano in punta di dita. Formai code ed ingorghi, non si poteva più uscire né entrare.
E QUESTO L'HO FATTO PER FARTI RESTARE.
Mi dicesti:
"È bello".
"Che cosa?"
"Il tuo sguardo, ogni tanto si perde
e quando si perde mi viene a cercare".
Lo allenai a guardare di notte come le civette, come le mie gatte. Si fece più forte, sbattendo le ciglia sbattevo le porte, con gli occhi spostavo gli oggetti, una piuma, una foglia, poi una bottiglia. Vedevo attraverso i vestiti, i muri, le case, ti spogliavo con gli occhi, imparai a distanza ad ipnotizzare.
E QUESTO L'HO FATTO PER FARTI RESTARE.
Mi dicesti:
"È bello".
"Che cosa?"
"Dal bagno, sentirti cantare".
Imparai ninne nanne da ogni parte del mondo. Conoscevo canzoni per ogni tipo di fame, che toglievano l’ansia, che saziavano il cuore, che ti veniva anche voglia di fare l’amore. Ebbi grandi maestre, le sirene del mare.
E ANCHE QUESTO L'HO FATTO PER FARTI RESTARE.
Mi dicesti:
"È bello" .
"Che cosa?"
"Le spalle, il sedere, quando vai, ti allontani" .
Un piede e poi un altro, impettita, mi misi in cammino, divenni un miraggio, un’ombra, un puntino. E alla fine più niente, una stella cadente. Poi persi la strada per ritornare.
E ANCHE QUESTO L'HO FATTO PER FARTI RESTARE.
-  E. Tesio
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Se una donna non si smalta i piedi e non gratta i talloni è sciatta. Per i piedi di un uomo ci si accontenta che siano puliti.
Se una donna non si depila le gambe, non idrata la pelle e drena i liquidi non si può guardare. Delle gambe di un uomo non ho mai sentito parlare, a meno che non fosse vestito da donna.
Le donne devono avere un sedere magro ma tondo, possibilmente sodo.
Le donne devono avere la pancia piatta e tonica, anche da vecchie, anche dopo i figli. Altrimenti meglio nasconderla. Un uomo? Be', si sa che "uomo de panza uomo de sostanza".(...)
Le donne devono avere un viso liscio, sempre, truccato ma non troppo che se no fa "cerone" (o anche Cher), con una pettinatura femminile, il naso piccolo, i denti bianchi, la pelle uniforme, nessun pelo. Gli uomini con le rughe sono affascinanti, anche quelli col nasone, anche quelli con la barba e c'è un mercato anche per i calvi.
Il primo commento che si fa su una donna è sempre sul suo aspetto, anche se di mestiere fa la politica, la chef, la giornalista il medico o qualsiasi cosa che non c'entri nulla con la bellezza. Dell'aspetto di un uomo (giammai!) se ne parla solo se è bello, altrimenti "sarebbe scortese".
Questo modello di pensiero è così consolidato nella società, che siamo noi donne le prime a sentirci inadeguate se non ci adattiamo, così radicato che ci insultiamo a vicenda se non rispettiamo i canoni.(...)
Ma cosa succederebbe se per un giorno potessimo uscire di casa dopo esserci limitate a sbadigliare e a grattarci una chiappa? Cosa succederebbe se tutti notassero prima la nostra personalità della nostra silhouette? Purtroppo, non lo saprà la nostra generazione e forse nemmeno quella delle nostre figlie.
Di certo nella lotta per la parità ci sono temi più importanti di questo, ma neanche così tanto perché la verità è che, finché per essere stimata e stimarsi una donna dovrà sembrare un disegno, mentre a un uomo basterà respirare, non andremo da nessuna parte.
(Mauri @☺ Dis-ordinary family)
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barrenwomb · 11 months
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ogni volta che vado a napoli poi ritorno con l'angoscia degli anni 19-24 che ho cercato di lasciare lì ma che giustamente è sempre in un angolino del mio cervello perché l'ho vissuta e mi ha annientato e poi sono rinata e sono rinata perché mi sono svincolata ma se mi ci metto a pensare per più di mezzo minuto la sento uscire fuori prepotentemente ma io sono più forte e ogni tanto va bene piangere e togliere le crosticine da una ferita che non guarirà mai ma che non fa più male magari ogni tanto prude ma mi dispiace che la mia città natale e la mia famiglia siano diventati ciò che violentemente riporta a galla un malessere che spero di non riprovare mai più finché crepo però è così e forse su questa cosa dovrei lavorarci ma sono stanca di costruire ho i talloni di sabbia e voglio vivere soltanto con il ricordo dell'esistenza che mi sono inventata io da sola e che è giovane e nuova ma è l'unica esistenza che voglio mi dispiace per la me bambina e per la me adolescente e per la me giovane adulta ma sono morte e i morti non parlano. vado a farmi la doccia
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isteric4 · 1 year
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la situazione tra i miei genitori e pietro è piuttosto tesa, ma sono convinta che lo odino per il semplice fatto che è del mio paesello e sono terrorizzati dall’ idea che la loro reputazione venga in qualche modo intaccata. pensate che a farmi la ramanzina è stato perfino mio fratello: il più piccolo della famiglia, 5 anni in meno di me. sembra uno scherzo. 18 anni e ancora non ragiona con la sua testa per certi versi. quando l’ ho detto a pietro, coi morsi allo stomaco, si è messo a ridere e mi ha detto “meglio, mi eccita ancora di più quando ti trombo”. pietro e risoluzione dei problemi: 10 a 0. scherzi a parte, alla porta di casa mia avrebbe potuto presentarsi un lontano cugino del principe william che i miei genitori lo avrebbero ugualmente ripudiato esattamente come fanno con la sottoscritta. eppure, a detta loro, sono sempre stata voluta e desiderata. credo che ciò che intendano davvero è che desideravano essere genitori. la realtà è che non c’entro nulla con loro. ho una testa diversa, un carattere diverso. ultimamente mia madre mi fa pesare perfino il mio aspetto fisico. mi ripete in continuazione quanto non le piacciano i miei capelli, il mio corpo, il modo in cui mi vesta, il mio viso. per assurdità si aspetta da me che sia sempre posata ed impeccabile. non le piace come cammino perché dice che appoggio male i talloni. non le piace come parlo perché dice che sono terribilmente fastidiosa. non le piaccio struccata perché sembro sciatta. non le piacciono i miei capelli perché dice che sono troppo radi. non le piacciono le mie gambe, la mia pancia, la mia acne, le mie sopracciglia, la mia risata, il mio sorriso, le mie mani, il mio modo di gesticolare o di articolare una frase, non le piace nemmeno la mia postura. l’ altro giorno mentre ero con pietro lo guardo e istintivamente gli tolgo il mio fondotinta dagli angoli della bocca. “perché ti trucchi quando sei insieme a me?” mi chiede. “perché senza sto male” gli dico. “non è vero”. eppure mi pesa.
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nonamewhiteee · 2 years
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ho sempre avuto molte difficoltà a farmi piacere il mio viso, oltre che tutta la zona che va dal mento alla punta delle dita dei piedi. fino ai primi anni di liceo avevo il visino pulito, senza nemmeno un filo di barba, due occhioni grandi e due labbra carnose e rosse. le labbra, un po' come le cosce sono stati i miei primi talloni d'Achille, al quale si sono aggiunti negli anni sempre nuove parti di me. raramente mi capita di specchiarmi, ormai quando entro in bagno per farmi la doccia tolgo subito gli occhiali in modo da entrare in modalità talpa. la barba a volte mi da sicurezza, sarà che mi fa più grande dell'età anagrafica, ma non basta, solo che adesso dopo quasi due anni rivedermi con il viso "nudo" mi fa ritornare tutti i complessi che non hanno mai smesso di accompagnarmi. quelle maledette labbra, come se fosse sono un'accozzaglia di componenti senza un nesso, marcate occhiaie degne di un Munch. il tutto è accompagnato da uno stato semi-febbrile in cui il rossore e il calore che provo nella zona delle guance mi fa ricordare che dovrei essere meno severo con me stesso, anche se le mani spaccate anche dal freddo sembrano voler dire tutt'altro. a volte spero siano gli altri, a cui ho sempre cercato di dare tutto, ad insegnarmi ad amarmi perché io davvero non ci riesco. vorrei quel calore non solo sugli zigomi, tra una pagina di Fedor, calici di vino, musica dolce o semplice silenzio.
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jazzluca · 7 months
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TASMANIA KID ( Core ) Generations LEGACY UNITED
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Come già detto spesso e volentieri, è bello che nei Generations ripropongano i personaggi Transformers più famosi e favoriti, ma ogni tanto vedere qualche faccia nuova o di nicchia aiuta il senso di novità e bilancia il già visto, ed il caso del buon TASMANIA KID qui, personaggio apparso nel cartone animato giapponese Beast Wars 2, ma anche contemporaneamente uno dei tanti della linea di giocattoli di BW che non si vide in tv, col nome di SNARL.
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La MODALITA' BESTIALE di DIAVOLO DELLA TASMANIA del Legacy ora ricorda decisamente di più la bestia reale, che il giocattolo originale pareva più una sorta di castoro piranha con la testa enorme, e non scomodiamo la versione cartoonesca che sembrava un incrocio fra un gatto e un cane. ^^'
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Anche con la forma più realistica, però, a non essere fedele alla natura è la colorazione, con i T.D. che sono neri con una striscia bianca orizzontale sul petto, mentre il nostro deve piegarsi almeno cromaticamente al personaggio e quindi è color marrone ma con una striscia verticale da testa e coda nera, così come le spalle e cosce sono grigio scuro.
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Se l'originale BW era ben snodato alle zampe anteriori mentre quelle posteriori potevano solo ruotare alle anche, beh, nel Legacy succede l'esatto opposto, a causa della trasformazione diversa fra i due modelli, così come il Core qui sarebbe idealmente in totale disguise non fosse per la finta mandibola scolpita sul petto.
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Non scordiamoci però della gimmick a molla del Basic Beast Wars, con la possibilità di, ehm, sparare l'animale prememdo un pulsante sulla coda! ^^'''
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E ovviamente la gimmick è assente nel Core, ma a parte l'effimerità di questa, la TRASFORMAZIONE di Snarl era quantomeno interessante, poichè, dopo aver aperto le parti laterali del corpo ( questa azione magari già vista in altri Basic mammiferi come Rattrap ), la testa della bestia si divideva in due diventando i due piedi del robot, ed ovviamente ribaltandosi verso indietro. La mandibola restante si abbassava a divenire il petto ( con tanto di decorazioni dei pettorali ed addominali sulla lingua!!! ^^'' ), mentre le zampe anteriori erano le braccia, e quelle posteriori si ripiegavano alla un po' nei pannelli.
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Anche nel Core si apre il corpo lateralmente, ma stavolta vi restano attaccare le zampe anteriori, mentre anche qui la testa si divide e si proiettano le gambe all'infuori, con le zampe posteriori che si proiettano verso l'alto a divenire le braccia, aiutate dalla possibilità di sollevare un po' la "pelliccia" dell'animale.
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Il ROBOT risultante è un'ottima rappresentazione del personaggio visto nei cartoni di BW2, anche se giocoforza non è stato possibile far sparire del tutto i due pannelli laterali sulla schiena, ma di sicuro qui sono meno ingrombranti che nel giocattolo originale.
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I piedi magari non sono così grandi, ed ora come talloni si trova l'effettiva mandibola, ma il resto è davvero ben riportato, con le lunghe braccia ed ovviamente il torso con la falsa ma più accomodante mandibola decorativa. E non scordiamoci la testa, con le orecchie più in evidenza!
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Il nostro ha balljoint su tutte le articolazioni, caviglie e polsi compresi, ma gli manca la rotazione del bacino a causa della trasformazione, vabbè.
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L'arma è sempre la coda, ora non così esagerata come dimensioni, e si può sistemare nei fori sotto gli avambracci, o volendo essere impugnata come … spada ( ^^' ) per via della spina sulla canna, anche se nel caso di T.K. qui non rende bene avendo i fori per le armine dei Core nei palmi della mano! ^^''
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Infine, una bella versione di un personaggio magari minore, ma che almeno va a far compagnia al povero Lio Convoy che sennò si sentiva solo soletto come unico BW 2, sempre nella speranza quindi che faranno altri Maximal di quel cartone, ma senza fretta, che personalmente prima vorrei vedere gli altri Biocombat occidentali visti in Tv. ^^
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martina-lm · 1 year
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Il dolore assurdo ai talloni e schiena quando sei in reparto e sempre in piedi 🫠
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intotheclash · 8 months
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Capitolo 3 (prima parte)
L’uomo fece ritorno al suo appartamento verso le tre e mezza di notte. Come al solito nessuno lo notò, come nessuno si era accorto di lui al momento dell’uscita. Un fantasma dello stesso colore del buio. Un attento osservatore avrebbe potuto dire che aveva l’aria stanca, ma tra quelle quattro mura non c’era un attento osservatore. Accese una fioca lampada da tavolo, si avvicinò allo stereo, infilò un cd nel lettore e scivolò sulla comoda poltrona di pelle disfacendosi delle scarpe. Era sempre stupefacente la fluidità e la rapidità dei suoi movimenti, anche di quelli che costituivano la routine.
Le note iniziarono a dimenarsi nell’aria fino a permeare l’intero ambiente, abilmente insonorizzato verso l’esterno.
“Come sail your ships around me
And burn your bridge down…”
Era The Ship Song, di Nick Cave and The Bad Seeds. Un pezzo che trovò miracoloso per quel determinato momento. Il disco era The Good Son e, se ricordava bene, era datato 1990; ma la sua attualità faceva spavento e rinfrancava. Il testo non lo entusiasmava particolarmente, ma la melodia e la profonda voce di Re Inkiostro erano da brividi. Si era oramai abbandonato quasi totalmente tra le braccia del suono, quando la voce lo strappò di forza all’estasi:”In un mondo in cui la morte è il cacciatore non ci sono decisioni grandi o piccole. Ci sono solo decisioni che prendiamo di fronte alla nostra morte inevitabile.”
Era il libro. Il libro non dormiva mai.
Si alzò lentamente, si tolse tutti i vestiti esattamente lì dove si trovava e andò ad infilarsi sotto la doccia. L’acqua gelata lo riconsegnò tonificato alla realtà contingente, come se avesse trascinato con se, giù per lo scarico, tutto il passato; quello remoto e quello più prossimo.
“Acqua passata non macina più”, recitava un proverbio delle sue origini e come tutti i proverbi era una combinazione ben calibrata di saggezza popolare e ovvia banalità.
Ma il getto d’acqua non riuscì a cancellare anche la voce, lei era rimasta, niente e nessuno sarebbe riuscito a spegnerla.
“Un buon cacciatore conosce soprattutto una cosa: conosce le abitudini della sua preda.”
Lo sapeva bene. Non c’era bisogno che arrivassero le parole di un libro, da un’altra vita, a ricordarglielo. Lo aveva imparato sul campo e sulla sua pelle. Lo portava addosso marchiato a fuoco. Tre anni con i monaci Shaolin in Tibet e due anni e mezzo con gli Yaqui di Sonora in Messico lo avevano forgiato nell’acciaio e reso invincibile. Aveva patito ogni sorta di privazione ed aveva imparato ad amarla. Aveva imparato la pazienza, l’attesa, l’azione chirurgica; aveva imparato a nutrirsi del suo stesso dolore e ad uscirne fortificato nel corpo e nello spirito. Aveva imparato a maneggiare le armi più improbabili e a respirare la nebbia dell’universo. Ne era uscito ciò che era adesso: un cacciatore. Il cacciatore.
“Per essere un cacciatore bisogna essere in perfetto equilibrio con ogni altra cosa, altrimenti cacciare diventerebbe un lavoro senza senso.”
Era stanco di ascoltare. Chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia. Sapeva come fermare il libro, almeno per un po’. Si asciugò con maniacale accuratezza, indossò un paio di calzoncini, una maglia a maniche corte e si accomodò sulla sedia a dondolo faccia a faccia con L’Urlo.
“Ci siamo, a noi due.” Pensò
A poco a poco sentì il progressivo rilassamento delle membra, così spinse dolcemente indietro la sedia e si sedette sui talloni.
“Nello Zen non c’è meta, la via coincide con la metà” Mormorò a se stesso.
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