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#terapia psicologica breve
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Terapia psicologica breve.
La terapia psicologica breve è una forma di intervento che si focalizza sul trattamento di disturbi psicologici attraverso un approccio breve e mirato.
In cosa si differenzia dalle terapie tradizionali ?
Si differenzia dalle terapie più tradizionali in quanto si concentra sul risolvere il problema in un periodo di tempo limitato, solitamente da 5 a 20 sessioni. L’obiettivo principale della terapia psicologica breve è quello di aiutare il paziente a superare le difficoltà emotive e comportamentali che sta affrontando, fornendogli strumenti e strategie efficaci per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. Grazie alla sua natura focalizzata e intensiva, la terapia breve può essere particolarmente utile per coloro che hanno bisogno di un intervento immediato o che non hanno la disponibilità di impegnarsi in una terapia a lungo termine.
Inoltre, questa forma di terapia può essere utilizzata anche come trattamento preventivo per prevenire il manifestarsi di disturbi più gravi in futuro.
Psicoterapia breve
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titosfriends4life · 11 months
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RELAZIONI TOSSICHE: L'INVISIBILE PRIGIONE EMOTIVA
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Le relazioni umane, complesse e variegate, possono talvolta trasformarsi in prigioni invisibili, intrappolando coloro che le vivono in una spirale di tossicità e sofferenza. Queste dinamiche nocive spesso coinvolgono individui con specifici tratti di personalità, tra cui il disturbo narcisistico di personalità, che svolgono un ruolo chiave nella creazione di legami disfunzionali.
La Personalità Narcisistica
Un'Analisi Breve Per comprendere appieno come queste relazioni tossiche si sviluppino e persistano, è essenziale esaminare da vicino la personalità narcisistica. Il narcisista patologico è un esperto nell'arte di mantenere il proprio partner in uno stato di confusione, speranza e smarrimento. Sfrutta abilmente le debolezze emotive della vittima, mantenendola in uno stato costante di bisogno emotivo, facendo credere che le proprie esigenze saranno un giorno soddisfatte, pur sapendo che ciò non avverrà mai.
Il narcisista si alimenta dell'altro per costruire un'identità basata unicamente sulla riflessione del partner, rubando così il senso di sé. Anche se all'apparenza sembra sicuro e brillante, in realtà ha un profondo bisogno di trattenere la vittima e sfruttarla come una fonte di energia, cogliendo un senso di sé attraverso questa relazione unilaterale.
Le conseguenze per la vittima sono significative, poiché si trova costantemente in bilico tra l'oppressione e l'illusione dell'amore. Per uscire da questa prigione emotiva, è cruciale riconoscere la propria partecipazione come vittima di questa dinamica e ammettere il problema. Questo primo passo può essere difficile poiché spesso la vittima, per paura del cambiamento, si convince che le cose miglioreranno, anche se ciò è altamente improbabile.
Come Uscire da una Relazione Tossica con un Narcisista
Per uscire indenni da una relazione tossica con un narcisista, è fondamentale intraprendere un percorso di supporto psicologico o terapia. Questo fornirà gli strumenti necessari e una prospettiva diversa per gestire la situazione.
Una volta fuori dalla relazione, il "No Contact" è essenziale, poiché ogni tentativo del narcisista di riavvicinamento è finalizzato solo al proprio vantaggio e alla ricreazione della dipendenza emotiva.
L'intervista di una paziente che è riuscita a liberarsi da una relazione tossica fornisce ulteriori dettagli sulle dinamiche coinvolte. La vittima descrive le fasi del rapporto, dalla forte attrazione iniziale all'escalation della tossicità, sottolineando come il narcisista manipoli emotivamente la situazione. Alla fine, la decisione di lasciare la relazione è stata una rivolta contro il proprio stato di vittima, anche se non è stata una scelta facile.
L'esperienza di questa paziente dimostra che, sebbene sia un cammino difficile, è possibile uscire da una relazione tossica con un narcisista e recuperare il controllo della propria vita emotiva e psicologica. È un percorso che richiede tempo, supporto e resilienza.
Per chi è ancora intrappolato in una relazione tossica, il consiglio è ascoltare la propria voce interiore, riconoscere il proprio valore e trovare il coraggio di rompere il ciclo tossico. Il cambiamento inizia con la consapevolezza e il desiderio di una vita migliore.
Ricorda che non si è soli in questo percorso e che esistono risorse e professionisti pronti ad aiutarvi a uscire da questa prigione emotiva e a costruire una vita più sana e felice.
Se ti ritrovi in una relazione tossica o conosci qualcuno che potrebbe aver bisogno di aiuto, non esitare a condividere questa storia di rinascita. La strada per uscire da una prigione emotiva è possibile, e il primo passo è la consapevolezza. Non si è soli in questo percorso. Contatta un professionista per il supporto di cui hai bisogno e inizia a ricostruire la tua vita emotiva. La tua felicità merita di essere prioritaria. Prendi la tua vita nelle tue mani ora❗️
Tito Bisson
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roma-sera-giornale · 2 years
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L’ipnosi come metodo naturale per favorire l’attivazione di processi di autoguarigione.
La psicoterapia ipnotica mira innanzitutto a rinforzare l’Io del paziente, la struttura di base dell’individuo che nella tradizione psicanalitica funge da mediatore fra l’Es e il Super-Io e che, attraverso un adeguato “esame di
Dottoressa Chong Otiaky Che cos’è l’ipnosi? È una terapia psicologica molto breve in grado di accedere immediatamente a quel serbatoio di conoscenze, esperienze e informazioni chiamato “inconscio”, capace di creare infinite combinazioni per risolvere problemi di tipo psicologico: Ansia generalizzata Fobie Ansia da palcoscenico Gestione dello stress Disturbi dell’umore Dipendenza da…
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ilmiopsicologo · 3 years
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Perché non mai dovresti dire al tuo partner di andare dallo psicologo
Non sopporti più certi atteggiamenti del tuo partner? Lui ti esaspera con la sua immaturità, con la sua incapacità di scegliere , di comprendere i suoi sentimenti o ti disorienta con i suoi comportamenti ambigui nei tuoi confronti ? Insomma pensi che molti dei suoi problemi potrebbero essere risolti da una terapia psicologica e che se lui si facesse aiutare a tirare fuori il suo potenziale potreste finalmente diventare la coppia che hai sempre desiderato.
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Il suggerimento di andare dallo psicologo non viene però accolto con molto entusiasmo. Ci hai provato e la proposta è caduta nel vuoto oppure peggio ancora,il tuo partner ha reagito in modo difensivo, attaccandoti e dicendo che il problema sei TU che non sei mai contenta e lo esasperi. Prova a metterti nei suoi panni. Come ti sentiresti tu se il tuo partner ti consigliasse di andare da un sessuologo, perché secondo lui, sei troppo inibita nell' intimità? O se insistesse perché tu vada urgentemente da un dietologo e perda quei due kg di troppo o da un chirurgo plastico per correggere certi difettucci? Se anche le sue osservazioni fossero vere, molto probabilmente ti sentiresti ferita, criticata e poco apprezzata dalla persona che più di ogni altro dovrebbe apprezzarti.
Se sei in una relazione insoddisfacente o stai con il tuo partner sperando di cambiarlo e di trasformarlo in una persona che non è, non è solo lui ad avere un problema.
A breve scriverò un articolo più approfondito su www.ilmiopsicologo.it
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astrofilia · 6 years
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Diario di una terapia: 1
Mi è stato suggerito di scrivere un blog. Per mettere su carta, anche virtuale, ciò che provo, che sento, che penso. Poco importa se qualcuno lo leggerà, oltre alla mia ragazza.
Forse è anche meglio, così sarò libero di parlarne senza pormi troppi problemi. Quindi, iniziamo. Ho messo come titolo "Diario di una terapia", perché? Perché sono appena entrato in una terapia, chiaramente. Più nello specifico, una terapia di antidepressivi. Ho iniziato questa terapia perché soffro di Disturbo da Panico. Questi disturbi mi hanno portato a sviluppare una sorta di depressione "secondaria", dovuta in sostanza ad un abbattimento per lo stato di ansia costante.
Questo stato di ansia mi porta ad avere paura di uscire di casa. Mi è successo più volte, come mi è successo più volte di avere un attacco di panico per una serie di cose che chiunque definirebbe "stupide". Fino ad inizio anno facevo risalire al 2015 i miei primi attacchi di panico, a 25 anni. Nel corso della terapia con una psicologa mi son reso conto che i primi segnali erano molto, molto più indietro nel tempo: il 2003, per essere precisi. Gita di terza media. E ne sono chiaramente seguiti altri, a cui non ho mai dato peso perché erano sporadici. E, quindi, non curati. Lasciati lì a peggiorare. Ho poi passato qualche anno quasi rinchiuso in casa, crogiolandomi nella mia ansia e pensando fosse semplice asocialità. È stato comodo. L'ansia non aumentava perché, semplicemente, non mi mettevo in condizione di averne. Facile, comodo, rilassante. E probabilmente uno dei più grandi errori che abbia mai fatto. A 20 anni potevo colpire questa cosa per tempo e curarla in poco. A 27 anni, 28 a breve, devo combattere un'infezione più radicata ed estesa. Ma, per mia fortuna, se ne esce. Certo, è faticoso. Nonché difficile. Per mia fortuna ho una buona psicologa, seguita da un altrettanto buono psichiatra. E, soprattutto, ho persone a me vicine che ci tengono a me e che mi aiutano. La mia ragazza, sopra di tutti. Sembra scontato che il proprio partner aiuti in una situazione simile. Se mai leggerà qualcuno, questo qualcuno sappia che non è per niente scontato. Non che ci sia qualcosa di male, è oggettivamente difficile stare con una persona come me. Non per qualche motivo strano, semplicemente perché oggi posso scalare l'Everest e domani farmela sotto al pensiero di andare a prendere un caffè al bar. Più di frequente anche "oggi" ho paura del caffè al bar. Si lotta, mille volte, ma se anche ce la fai hai sempre quel costante pensiero di "devo farcela"', che si riversa sulla vita di coppia. È una sfida non facile, insomma.
Tornando al titolo del blog, è da Gennaio che sono in terapia cognitivo-comportamentale. Nel mese di Agosto si è deciso di comune accordo che la terapia psicologica potrebbe, forse dovrebbe, essere affiancata da una farmacologica. Ho avuto paura, non sono propriamente entusiasta di prendere psicofarmaci o di curare una depressione. Solito tabù, in parte sensato e in parte non tanto. Ma è iniziata. Da tre giorni, ad essere precisi. Sto aumentando la dose di antidepressivi giornalmente, come da ricetta. Adesso sono al 40% della dose "piena", o all'80% della dose minima. Sono spaventato, chiaramente, anche perché come molti farmaci di questo tipo i primi giorni rischi di stare peggio. E infatti, inizio questo blog proprio oggi, che sono più agitato. Nulla di eccessivo, ma dicono che funzioni, quindi perché no. Dovrei segnarmi gli effetti collaterali, quindi via! Agitazione, nausea, sonno. Effetti che dovrebbero durare una ventina di giorni al massimo. Un prezzo equo per vari mesi di tranquillità farmacologica, e si spera un'intera vita senza questo disturbo così limitante. Perché è limitante. Ti limita le uscite, i rapporti sociali, le tue stesse passioni. Chiunque mi conosca da anni potrebbe confermare che ero, nei limiti delle mie possibilità economiche, sempre in viaggio o per concerti. Ora? Beh, decisamente meno. Anche se faccio progressi. Dallo scorso Settembre ho fatto una vacanza di una settimana e tre "mini" vacanze di tre giorni. Non troppo lontano, ma si parte con i piccoli passi, suppongo.
Quindi, dato che voglio riappropriarmi della mia vita, la terapia farmacologica sembra essere una buona strada. Mi aiuterà ad affrontare i problemi con più serenità, in primis. Soprattutto IL problema, l'ansia. Sarò più fiducioso nelle mie possibilità. In sintesi, riuscirò ad affrontare al meglio i miei problemi, e sarebbe anche ora. Non posso, né voglio, che la mia ansia sia un limite così grande a ciò che faccio o non faccio. Da solo o con la mia ragazza, o con gli amici. Sarebbe anche ora che io smetta di chiedermi se possa farcela, e farcela senza pensarci.
E se per riuscirci dovrò prendere qualche goccia a colazione, per circa sei o sette mesi, direi che ne vale la pena.
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scienza-magia · 3 years
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Elettrostimolazione come cura per le dipendenze da cocaina
Dipendenza da cocaina si combatte con onde elettromagnetiche. Studio Careggi, terapia che stimola specifiche aree del cervello. Stimolare in modo elettromagnetico il cervello può aiutare a combattere la dipendenza da cocaina. A confermare l'efficacia della tecnica è uno studio condotto presso l'Azienda ospedaliero universitaria di Careggi a Firenze. La terapia con onde elettromagnetiche già in uso in vari centri, genera micro-scariche elettriche indolore che stimolano le aree del cervello dove si ritiene si trovino i centri della dipendenza, tendendo a ripristinare il fisiologico funzionamento cerebrale. La validità della metodica è stata studiata dai ricercatori della struttura fiorentina e accertata rispetto all'effetto placebo, arruolando un gruppo di pazienti che sono stati sottoposti a un periodo di osservazione di tre mesi.
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"I risultati della nostra ricerca pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Plos One - spiega il professor Guido Mannaioni dell'Università di Firenze, fra gli autori dello studio e direttore della Tossicologia Medica di Careggi - sono a conferma, con metodo rigoroso, dell'efficacia della stimolazione cerebrale con onde elettromagnetiche per la cura della dipendenza da cocaina. La validità della terapia, già in uso in vari centri e in fase di attivazione anche a Careggi è stata studiata e accertata rispetto all'effetto placebo, nella capacità di ridurre nel breve periodo il bisogno di assumere la sostanza stupefacente". "La sperimentazione no profit realizzata con finanziamenti di Careggi - prosegue Mannaioni - è stata eseguita secondo il modello del doppio cieco con gruppo di controllo e ha previsto la somministrazione randomizzata della terapia ad alcuni pazienti con apparecchio attivo e ad altri con emissioni neutre, prive di effetti, senza che le persone e i sanitari coinvolti fossero a conoscenza della condizione di funzionamento dello strumento". Il gruppo di pazienti arruolati per lo studio era composto da 62 persone. "La verifica oggettiva dei risultati raccolti - conclude Mannaioni - senza suggestioni involontarie negli sperimentatori e nei pazienti, ignari rispetto all'effettiva somministrazione, ha consentito di verificare con rilevante validità statistica, nei soggetti realmente sottoposti alla terapia, un miglioramento della capacità di resistere alla dipendenza, essenzialmente psicologica, causata dall'uso di cocaina. I risultati sono stati confermati a seguito di un periodo di osservazione di tre mesi". Read the full article
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marino222 · 3 years
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Come affrontar l'ansia notturna Purtroppo quando ci assale l’ansia una delle prime cose che si tende a fare è provare a “calmarla” con medicinali, piante officinali o altro. In realtà l’ansia è un riflesso di chi siamo, di cosa facciamo e di come ci approcciamo alla vita, per cui se vogliamo abbassare o eliminare l’ansia notturna dobbiamo prima agire su noi stessi dal punto di vista comportamentale. Il primo aspetto da curare è quello dei pensieri irrisolti, cioè dei problemi che ci tengono svegli. Cerchiamo di dedicare il giusto tempo durante il giorno a risolvere i nostri problemi, senza rimandarli continuamente fino a che alla sera affiorano tutti insieme. Consigli per calmare l'ansia Ecco in sintesi un breve elenco di consigli utili per calmare l’ansia notturna: Regolare il ciclo sonno/veglia: cerchiamo di mantenere orari fissi non solo nell’alzarsi ma anche nell’andare a dormire, magari stabilendo una routine serale per favorire il riposo, come ad esempio leggere un libro prima di coricarsi. Mangiare sano: Cercare di cenare non troppo tardi è già un buon aiuto, se poi evitiamo di mangiar cibi troppo pesanti che disturbano la digestione avremmo fatto un buon passo per favorire il riposo notturno. Evitare inoltre bibite eccitanti e caffè. Poca Tv e niente smartphone a letto: Le luci dei dispositivi come TV, tablet e smartphone sono controproducenti per il sonno. Dedichiamo del tempo alla TV ma prima di andare a letto beviamoci una tisana in cucina senza luci “eccitanti Pratica tecniche di rilassamento per la gestione dell’ansia, come ad esempio la meditazione o tecniche di respirazione e training autogeno. Terapia psicologica: se l’ansia notturna è diventata per voi ingestibile, forse ricorrere ad uno psicoterapeuta che possa aiutarvi è la soluzione giusta. Concludendo, possiamo usare tutte le tecniche del mondo per calmare l’ansia notturna, ma la vera soluzione è guardare dentro noi stessi e capire cosa non funziona, perché l’ansia è sempre un riflesso di qualcosa che non va.
ohga.it/ansia-notturna-come-riconoscere-se-ne-soffri-e-qualche-consiglio-per-calmarla/
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taotor · 4 years
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📊 L’ultimo report dell’Aifa evidenzia un aumento nell'uso di ansiolitici nel 2020, rispetto al 2019, con un picco nel mese di novembre. In realtà, i dati mostrerebbero un aumento già a gennaio e febbraio 2020, prima della chiusura totale. Ma tale aumento si ripresenta a marzo, e nuovamente, più marcato, a fine novembre 2020. 💊 Le principali benzodiazepine più prescritte sarebbero state: il Lormetazepam, farmaco usato soprattutto per indurre il sonno, ma dalla emivita (permanenza nel sangue) breve, il Lorazepam e l’Alprazolam, usati principalmente per alleviare l'ansia, ma con un'emivita maggiore (effetti residui anche dopo il risveglio). ⚠️ Gli psicofarmaci possono cambiare drasticamente in positivo la qualità della vita, ma solo quando si tratta della terapia adatta alla condizione di cui si soffre. Un utilizzo indiscriminato o privo della necessaria valutazione psicologica può avere effetti negativi, peggiorare la condizione, e portare allo sviluppo di nuove problematiche, come dipendenza, deficit cognitivi, perdita della libido, ecc. 🗞️Fonte: - AIFA: https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/monitoraggio-sull-uso-dei-farmaci-durante-l-epidemia-covid--1 - Business Insider: https://it.businessinsider.com/ansiolitici-contro-ansia-stress-disturbi-sonno-farmaci-covid/ ℹ️ Per news scientifiche, video informativi, contenuti, memi e altro è possibile seguirmi sui social: IG 📷 @federicorussopsi FB 👥 @federicorussopsicologo Sito: 🌍 psicologofedericorusso.it 📅 Per appuntamenti (anche online) e info, anche via WhatsApp o Telegram:📱 327 1582852 o via mail: 📧 [email protected] 📍Via G. Pappacoda, 2, #Manduria (TA) (presso Dott. Federico Russo - Psicologo) https://www.instagram.com/p/CKwNhSFgdg1/?igshid=1wbdl9bh591y6
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penelopeics · 5 years
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Regina I, ovvero: epifania psicologica nel giorno dell’Epifania.
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Da quando era tornata a Casa, erano ben pochi i treni che Regina aveva preso. In effetti solo uno, se consideriamo tratte più lunghe di alcuni minuti, come quelle in metro.
Il giorno 6 gennaio, però, Regina era davvero motivata a prendere quel treno, quella tratta media, di un’oretta, che le avrebbe consentito di raggiungere Jamal e gli amici, starsene un po’ con loro all’aria aperta, dopo una mattinata passata sui libri. La decisione era stata rapida: non ne poteva più di stare chiusa in casa mentre fuori splendeva il sole invernale. Lo Xanax c’era, mancavano solo la borsa, e il biglietto. Fu una volta sull’autobus che la stava portando in stazione, però, che ricominciò.
Per primo arriva sempre il cuore. No -sentiva ancora, dopo anni, la voce di Valeria- per primo arriva il pensiero, pure se non te ne accorgi. Pensi qualcosa di preoccupante, ed è solo allora, in un micro-secondo, che il cuore parte. L’ultimo viaggio in treno che aveva fatto, un anno prima, non era andato bene. E nemmeno quello che aveva tentato di fare durante l’estate, per andare al mare: si era dimenticata a casa lo Xanax, e pure se aveva già il biglietto, non se l’era sentita di salire. Aveva perso i soldi. Ma stavolta lo Xanax c’è, la tratta era breve, quale occasione migliore per tornare in pista? -pensò. Del resto aveva fatto viaggi davvero lunghi, altro che l’interregionale. Si era fatta mezza Europa in treno, a botte di decine di ore -non è possibile, ora, bloccarsi per questo. Le rimaneva solo parlarsi. Parlati -le aveva detto Valeria, un milione di anni fa- e allora lei si parla. Non c’è un’altra possibilità -ok, lo Xanax, ma quello è più un feticcio, doverlo usare davvero per poter prendere un treno aveva sempre avuto il sapore della sconfitta.
È un bel po’ che non prendi il treno, iniziò, è normale essere un po’ agitata. Non sei cresciuta interiorizzando un modo positivo di vivere i viaggi -purtroppo nella tua famiglia non si viaggiava gran che, in treno ancor meno, e quando si faceva non c’era una gioia, una narrazione positiva del viaggio. Non sei stata equipaggiata, ok. Purtroppo i modi in cui le nostre famiglie ci fanno vivere le cose incidono -ah, se incidono- ti entrano dentro, da piccolo non hai filtri, la loro versione del mondo è l’unica per te. E ti entra dentro. Però da grande hai ristrutturato questa narrazione! Ti sei approcciata al viaggio con curiosità, senso di liberazione, abbandono. Curiosità, senso di liberazione, abbandono. E hai fatto pure la terapia, che ti ha insegnato a dire “narrazione”, interiorizzare” e “ristrutturare il pensiero”. Eh però si vede che quando non fai una cosa per un bel po’ di tempo, quando poi la rifai si attivano prima i ricordi più profondi, quelli più antichi, di formazione. In fondo: non hai ancora vissuto fuori da quegli schemi, fuori dalla famiglia, la stessa quantità di tempo che ci hai vissuto dentro. Ti si attiva la parte centrale del cervello, l’istinto, la risposta automatica, quella a cui sei stata forgiata. I bei viaggi che hai fatto sono ancora troppo giovani, solo il lobo frontale ti può aiutare a ripescarli: l’intenzionalità, la razionalità, il pensiero cosciente. È ok, farai un po’ di fatica stavolta, spenderai un po’ di energia, ma almeno ci vai dagli amici, e qui non c’è nessuno che ti giudica per essere una sfigata di merda che non riesce nemmeno a prendere un cazzo di interregionale di merda senza avere un attacco di panico. No, non sfigata di merda: non giudicarti. Non sei stata equipaggiata, può capitare a tutti, ciascuno di noi, la maggioranza, ha avuto la sfiga di venire forgiato negativamente su qualcosa. Già, almeno non fosse stato “negativamente”, fosse stato, almeno, “neutramente”. Fosse stato neutramente, ti saresti fatta da sola la tua idea del viaggio e basta, ma no: in quella famiglia ti sei vissuta male fin dall’inizio il fatto di spostarti. Altro che: di allontanarti da casa -tutto ciò che è conosciuto e rassicurante. È quello il problema! Quante volte sei stata costretta a lasciare casa quando non volevi? Andare dai figli di altre famiglie per far fare bella figura alla mamma, per aiutarla a tessere le relazioni che le interessavano? Quante volte avresti voluto solo stare a casa con mamma e papà, non a fare chissà che -solo stare insieme- e non hai potuto? Come quella volta che eri stata spedita dai vicini, era sotto le feste di Natale: era pieno di persone che non conoscevi, il tuo disagio era profondo! Ti dettero da mangiare una torta schifosa, sapeva di liquore -tu odi il liquore nei dolci, da sempre. La padrona di casa deve essersene accorta, perché ti offrì una seconda scelta: il panettone. E come glielo dicevi che nemmeno il panettone ti piaceva, con tutti quei canditi schifosi? E se ti sgridava, o derideva -come faceva la mamma? Ti mangiasti quel panettone schifoso, a disagio, costretta. E tante, tante altre volte, come quella in cui la mamma voleva che tu partecipassi alla festa di compleanno di qualche suo allievo che manco conoscevi: la tua ansia sociale fu troppo forte quella volta -ma non sapevi dire “ansia sociale”, che discorsi! Avrai avuto 7 anni. Il tuo disagio era profondo, volevi stare a casa con mamma e papà -era chiedere troppo? Sì, era chiedere troppo. Ma almeno accompagnatemi e state con me! Non abbandonatemi in mezzo a estranei dove devo fare finta di divertirmi e sapermi relazionare! Niente. Non si poteva chiedere una cosa del genere. Ti ribellasti mentre la mamma ti calcava nel vestitino della festa -e lei non ti rivolse la parola per… per quanto? Non me lo ricordo nemmeno più. Troppo. E così, ancora e ancora, questa cosa di allontanarsi da casa aveva sempre più il sapore della deportazione. Deportata, sì, mi sentivo deportata: che c’è di male a dirmelo fra me? Mi sentivo così, ero piccola, era troppo per me. E così sei cresciuta insofferente alle costrizioni, e quando una cosa non sei arcisicura che la volevi tu, ti inizi ad agitare: vuoi poter tornare a casa quando vuoi. Sentirti libera. Certe volte persino all’andata di un viaggio con gli amici ti ha preso quella stretta alla gola -certo che avevi deciso tu di andarci, lì! Era come… come dover rompere la tensione superficiale. Ricordarsi di uscire dalla gabbia liquida della deportazione-immaginata, dal trauma, e godersi l’avventura. Curiosità, senso di liberazione, abbandono. E non sono false chiacchiere per lasciarti deportare meglio, queste -anche di minimizzazioni dei tuoi disagi ne hai fatto il pieno, poveretta. Anche alle falsità hai fatto l’allergia. No, queste sono verità, dati di fatto, i viaggi da adulta ti sono piaciuti davvero! Grecia, Spagna, i Balcani, il Regno Unito… devo continuare? Sola, in compagnia, ma più spesso sola addirittura! Ti ricordi quella volta in Bulgaria in mezzo al nulla, su un treno che pareva doversi sfaldare in mille pezzi a ogni chilometro? E che sensazione di relax, di libertà, di essere “persa nel mondo” e di stare benissimo così, provasti! Tutto vero, tranquilla, non ti dico cazzate solo per deportarti meglio.
Be’, Valeria sapeva il fatto suo, evidentemente, perché a forza di parlarsi, Reggie si calmò davvero, e quel raggio di sole che entrava dal finestrino le diede proprio una calda sensazione di benessere. La musica, quella dei viaggi, rispolverata per l’occasione, aiutava. Il respiro -inspira, pausa, espira, pausa- pure. Il treno fece tutte le fermate e lei arrivò. E lo Xanax pure. Chiuso nella borsa. Dopo un’oretta da quell’abbozzo di attacco di panico raccontò a Jamal, che era andato a prenderla alla stazione, della sua piccola epifania nel giorno dell’Epifania. Gli fece la premessa di non prenderla in giro: per lei era un piccolo-grande successo. Lui le chiese qualcosa in più su questo problema, di cui avevano parlato così poche volte. Poi si complimentò, e parlarono di altro.
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paoloferrario · 5 years
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SRM Psicologia Associazione di Psicologia Italiana (online dal 1998)
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SRM Psicologia Associazione per lo sviluppo, la promozione e tutela delle scienze, delle professionalità e della salute in ambito psicologico. Centri di terapia psicologica breve riabilitativa per disturbi clinici, sessuologici, di personalità ed età evolutiva Eventi, corsi e gruppi educativi, articoli di psicologia e campagne di divulgazione scientifica in psicologia
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untunneldiemozioni · 7 years
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Voglio parlarvi della mia psicologa, Sembrerà banale, stupido, ma per me non lo è. Se non ricordo male ha una quarantina d'anni, ma sembra averne molto meno. Ho iniziato ad andare da lei nel 2016, per un ragazzo che non riuscivo ad aiutare, faceva consulenza psicologica nella mia vecchia scuola, ad ogni seduta mi sembrava di avvicinarmi sempre un pochino più a lei. A fine scuola la contattai per mia sorella, anche io volevo andarci ma non avevo mai il coraggio. Con l'inizio della scuola chiesi subito un appuntamento, gli parlai e si accorse di quanto fui dimagrita, e senza giri di parole gli dissi la verità. Voleva aiutarmi si vedeva. Ma io no, non volevo. A gennaio fui ricoverata ed operata alla cistifellea, li lei si allarmò, ma lasciò la presa. A marzo fui ricoverata di nuovo per esofagite ed è li che chiamò i miei genitori, avevo paura, così tanta che me la presi con lei. In fondo voleva solo aiutarmi. Non volevo più vederla, ma mi mancava parlare con lei, così ritornai, in ritardo quando lei aveva finito le ore nella scuola ma si prese quel giorno per venire e parlare con me. A giugno gli scrissi non ce la facevo più. Mi diede un appuntamento, ci andai e mi parlò di una terapia, accettai. Questa terapia inizierà a breve. Mi conosce, non perché fa la psicologa, mi conosce perché ha saputo ascoltarmi. Non mi interessa se fa la psicologa o chissà altro, lei ha saputo tenermi testa anche quando io credevo di essere più forte di lei. E sono felice, perché non volevo abbandonarla. Ora non so chi vincerà tra noi due se lei o la malattia, ma so che con lei io mi sento al sicuro. 14/06/17
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titosfriends4life · 1 year
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ANEDONIA: UNA VITA IN ASSENZA DI PIACERE
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Come evitare di sperimentare l’assenza di piacere.
Avete presente quelle piccole cose che ci danno piacere❓Mangiare, uscire, trascorrere del tempo con le persone a cui teniamo❓Sono cose importanti per tutti noi.
D’altronde sono situazioni che ci trasmettono belle emozioni, queste: eppure, per alcuni, non è proprio così.
Cos’è l’anedonia: etimologia del termine
Come è possibile non provare emozioni davanti a cose che, in realtà, dovrebbero darcene molte❓
Quanto detto può accadere a chi è affetto da anedonia: una condizione che può portare il soggetto che ne soffre a sperimentare un’assenza di piacere, riguardo vari aspetti di vita.
Senza piacere, dunque. Senza un senso di appagamento che deriva dalla soddisfazione di bisogni primari e non, quali mangiare, bere, avere relazioni positive.
Ribot, psicologo francese, ha coniato questo termine verso la fine del 900, definendola come “l’incapacità patologica di percepire piacere in ogni sua forma”.
Una definizione breve, ma coincisa, verrebbe da dire.
Le forme di assenza di piacere
Ad oggi, l’anedonia è considerata un vero e proprio disturbo psichiatrico, appartenente alla categoria dei disturbi dell’umore: non solo, è altresì considerata, dal mondo scientifico, un sintomo comune a diversi disturbi, tra cui:
disturbi dello spettro autistico
depressione
distimia
disturbo bipolare
ciclotimia
disturbo di personalità borderline
disturbo post-traumatico da stress
schizofrenia
Tale condizione, inoltre, può presentarsi sotto varie forme: possiamo parlare di anedonia sociale e fisica. 
Quando l’assenza di piacere ha come oggetto le relazioni interpersonali, le interazioni con amici, familiari, siamo in presenza di anedonia sociale.
Al contrario, siamo in presenza di anedonia fisica, quando sono il cibo ed il sesso a creare un’assenza di piacere.
Le cause dell’assenza di piacere
Le cause possono essere diverse ma, all’origine di tale disturbo, sembra esserci la genetica.
A tal proposito, vediamo come possano essere presenti in famiglia casi di anedonia, anche precedenti.
Ma come la psicologia insegna, le cause possono venire anche da molto lontano: da un’educazione sin troppo rigida o da una mancata elaborazione di un trauma vissuto da piccoli.
Alcuni studi più recenti, però, indicano come ipotesi più accreditata quella che presuppone l’anedonia come conseguenza di un malfunzionamento delle vie dopaminergiche, dove per dopamina si intende il neurotrasmettitore coinvolto nei centri del piacere.
Come si manifesta l’anedonia❓Quali sono i suoi sintomi❓
Come possiamo ben immaginare, chi è affetto da anedonia si ritrova a provare un costante senso di malinconia e di rabbia con sentimenti di ansia, paura che portano il soggetto ad isolarsi.
A tal proposito, è importante sottolineare come tale disturbo possa essere un fattore di rischio per il suicidio, considerato la soluzione migliore per superare l’angoscia sperimentata.
Come prevenire l’anedonia❓
Sicuramente prendendoci cura di noi: sentite che una situazione vi sta scappando di mano❓Cercate di rilassarvi. Calmatevi. Fate sport o concentratevi sui vostri hobbies, amatevi, condividete questi momenti “bui” con una persona fidata. Vi rendere conto che tutto questo non basta e il malessere ha ormai preso il sopravvento❓
Cercate un aiuto professionale, per aumentare la consapevolezza del vostro corpo e delle vostre convinzioni, con l’obiettivo ultimo di riuscire a sviluppare un miglior approccio alla vostra vita, che sia relazionale o sessuale.
La terapia più adeguata per tale condizione è quella prevista per la cura della depressione o per altri disturbi di natura psicologica: un trattamento per questo disturbo dovrebbe prevedere delle sedute psichiatriche e, ove necessario, un trattamento farmacologico, nella misura in cui la persona fatica a seguire le indicazioni del terapeuta.
Qualora il professionista dovesse rendersi conto che la presenza dell’anedonia presuppone anche la presenza di altri disturbi, è importante riuscire ad individuarne la vera causa, al fine di intervenire efficacemente e in maniera tempestiva.
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roma-sera-giornale · 2 years
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L’ipnosi come metodo naturale per favorire l’attivazione di processi di autoguarigione.
L’ipnosi come metodo naturale per favorire l’attivazione di processi di autoguarigione.
Dottoressa Chong Otiaky Che cos’è l’ipnosi? È una terapia psicologica molto breve in grado di accedere immediatamente a quel serbatoio di conoscenze, esperienze e informazioni chiamato “inconscio”, capace di creare infinite combinazioni per risolvere problemi di tipo psicologico: Ansia generalizzata Fobie Ansia da palcoscenico Gestione dello stress Disturbi dell’umore Dipendenza da…
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latmeco · 6 years
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Terapia Breve e Hipnosis - Ayuda Psicologica Terapeutica Individual de Pareja Familiar Ciudad de Mexico - https://www.latmeco.com - https://www.latmeco.com/wp-content/uploads/2018/07/Ayuda-Psicologica-Terapeutica-Individual-de-Pareja-Familiar-Ciudad-de-Mexico-Terapia-Breve-e-Hipnosis-Latmeco.com_.png
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Terapia Breve e Hipnosis - Ayuda Psicologica Terapeutica Individual de Pareja Familiar Ciudad de Mexico
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Ayuda Psicologica Terapeutica Individual de Pareja Familiar Ciudad de Mexico – Terapia Breve e Hipnosis
  Ayuda Psicologica Terapeutica Individual de Pareja Familiar Ciudad de Mexico – En Terapia Breve e Hipnosis colaboramos un conjunto de psicólogos DF especializados en la ayuda psicológica y terapéutica individual, de pareja y familiar de corta duración.
Utilizamos las herramientas más modernas en el campo de la psicoterapia.
Dirección: Alvaro Obregón No. 270, Del. Benito Juárez. A unas cuadras del Palacio de Hierro Col. Roma
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Los 6 mejores psicólogos en Ríos Rosas
El barrio de Ríos Rosas, en Chamberí, es uno de los más surtidos en lo que respecta a servicios especializados en la Comunidad de Madrid. Si existe una necesidad, probablemente exista un local en esta zona capaz de satisfacerla. En este artículo nos centraremos en el sector de los servicios de asistencia psicológica y veremos una selección de **los mejores psicólogos en Ríos Rosas**, para saber cómo elegir en caso de que busques apoyo psicológico ante problemas de pareja, estrés laboral, trastornos del estado de ánimo, trastornos del sueño, etc. * Artículo relacionado: "[Los 8 beneficios de acudir a terapia psicológica](/clinica/beneficios-acudir-terapia-psicologica)" ## Los mejores psicólogos en Ríos Rosas Este es un breve listado en el que encontrarás psicólogos recomendados en Ríos Rosas. Cada uno tiene un perfil profesional diferenciado y diferentes ámbitos de especialización y características, así que en sus descripciones puedes ver de manera resumida sus trayectorias profesionales y la ubicación de su consulta, gabinete o clínica. ### 1. Santiago Cid Paz @image(17860, left) **El psicólogo Santiago Cid** es experto en problemas relacionados con la ansiedad y de la regulación de las emociones. Es además Director del Centro de Psicología Santiago Cid. Este profesional es Licenciado en Psicología por la Universidad Pontificia de Salamanca y cuenta con un Máster en Psicología Clinica y de la Salud por la Universidad Complutense de Madríd y con un título de Experto en EMDR nivel I por la Asociación Española EMDR. Además, **su método de trabajo se centra en las estrategias y herramientas propias de la terapia cognitivo-conductual**, una de las formas de intervención psicológica más respaldadas por el método científico y que ha probado su eficacia en el tratamiento de multitud de problemas y trastornos. Santiago Cid Paz puede ser el profesional que buscas si buscas la capacidad de tratar casos de fobias, baja autoestima, problemas de regulación de la ira, depresión, duelo por pérdida de un ser querido, etc. Puedes encontrar el Centro de Psicología Santiago Cid en la Calle Santa Engracia nº 108. * Para ver sus datos de contacto, haz [clic aquí](/psicologos/2051558/santiago-cid-paz). ### 2. Andrés Quinteros Turinetto @image(17182, left) Con más de 20 años de experiencia tratando a pacientes, **Andrés Quinteros** es también uno de los mejores psicólogos en Ríos Rosas, además de ser el Director del Centro Psicológico Cepsim. Andrés Quinteros es Licenciado en Psicología por la Universidad Nacional de Córdoba (Argentina), y entre sus titulaciones postuniversitarias destaca el Master en Psicología Clínica, Legal y Forense por la Universidad Complutense de Madrid. Se ha especializado en el tratamiento del Trastorno límite de la Personalidad y del trauma y de las secuelas de eventos marcados por la violencia y el acoso: [Trastorno por Estrés Postraumático](/clinica/trastorno-por-estres-postraumatico-tept), trauma complejo, disociaciones, depresión, baja autoestima, etc. Centro Psicológico Cepsim cuenta con varias consultas repartidas por la capital española, y en Ríos Rosas la puedes encontrar en la Calle de Cristóbal Bordiú nº 10. ### 3. Sandra Santirso **Sandra Santirso es Psicóloga Clínica** con homologación PIR y Directora de Centro de Psicología Ponzano. Entre sus titulaciones encontramos en Diploma en Sexología Clínica y Terapia de Pareja (COP Madrid), y la Certificación EUROPSY de Psicóloga Europea Especialista en Psicoterapia, entre otros. Además, dispone de 20 años de experiencia en el ámbito de la psicoterapia y el apoyo psicológico, y trabaja desde la terapia cognitiva y la terapia con EMDR. Quienes acudan a esta profesional pueden contar con asistencia ante problemas como la depresión, las adicciones (alcoholismo, tabaquismo, etc.), la hipocondría, la dependencia emocional, las disfunciones sexuales, el insomnio, el tratorno por dolor, y muchos más. Encontrarás Centro de Psicología Ponzano en la Calle de Ponzano nº 89. ### 4. Itziar Flores **La psicóloga Itziar Flores** es Licenciada en Psicología por la Universidad de Sevilla y cuenta con un Máster en Psicología Clínica y de la Salud por la Universidad Autónoma de Madrid y con una titulación de Experto en Alzheimer y otras demencias por el Colegio Oficial de Psicólogos de Madrid. Esta profesional es una buena opción para las familias que busquen apoyo psicológico para sus hijos e hijas en sus primeros años de vida, dado que es experta en terapia infanto-juvenil, de manera que puede ser de ayuda en casos de TDAH, dislexia y otros problemas de aprendizaje, enuresis y encopresis, fobias infantiles, etc. Puedes encontrar su consulta en la Calle Santa Engracia. ### 5. Marisa Baura Ortega **Marisa Baura Ortega** es psicóloga especializada en terapia familiar sistémica, aunque también ofrece asistencia psicológica a pacientes en edad adulta mediante terapia individual. En sus sesiones, puede ayudar a gestionar problemas como la falta de comunicación en familia, la resolución de conflictos, la gestión del tiempo en la convivencia familiar, el estrés derivado de la crianza de los hijos, etc. Puedes encontrar su centro de psicología en la Calle Santa Engracia. ### 6. Ana García Zalduondo **Ana García** es Licenciada en Psicología por la Universidad de Valencia y tiene un Máster Oficial en Sexología, Educación Sexual y Asesoramiento Sexológico por IUNIVES. Ofrece terapia sexual y terapia de pareja, de manera que su ayuda resultará especialmente útil a quienes experimenten disfunciones sexuales o problemas en la expresión de sus gustos y preferencias sexuales, así como a las parejas y matrimonios en crisis por celos, infidelidad, falta de comunicación, problemas de convivencia, etc. Puedes encontrar a esta profesional en su consulta de la Calle Modesto Lafuente. Ver Fuente Ver Fuente
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gazemoil · 6 years
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RECENSIONE: Skylight - Pinegrove (Pinegrove, 2018)
Dopo uno hiatus durato un anno in cui di cose ne sono successe parecchie, i Pinegrove ritornano umilmente nella scena dell’alternative rock con Skylight, un album pronto per uscire lo scorso anno, ma archiviato a causa di inaspettate accuse mosse contro la band. 
Con Cardinal - il meraviglioso piccolo album di debutto - i Pinegrove hanno fatto grandi cose, costruendosi uno spazio all’interno del panorama indie collezionando le influenze accattivanti dell’alternative rock, il sapore di casa dell’alternative country ed il sentimentalismo dell’emo in un prodotto finito perspicace, facendosi apprezzare dagli amanti di questi incroci musicali. Il cantautore Evan Stephens Hall è un frontman contemplativo e sereno che possiede una relazione intima ed una conoscenza vasta del linguaggio. È acutamente consapevole dell'esperienza umana e riesce a porsi delle astute osservazioni su se stesso e sull'ambiente che lo circonda con sincera meraviglia. L’universo dei Pinegrove è sempre stato di emozioni pure e vulnerabili, per questo il pensiero di dover inevitabilmente ricordare ciò che è successo crea ancora una sensazione di disagio. 
Hall e Nick Levine - il co-fondatore e batterista del gruppo - insieme ai loro frequenti collaboratori, nonché membri non ufficiali, avevano concluso l’album pochi mesi dopo la fine del tour e felicissimi avevano condiviso Intrepid, un bellissimo inedito che si sporgeva su nuovi orizzonti e al contempo manteneva una certa familiarità. Nello stesso mese, sulla loro pagina Facebook Hall pubblicava una strana dichiarazione in cui confessava di essere stato accusato di coercizione sessuale psicologica: “Inizierò col dire che le mie azioni hanno causato un’intenso dolore psicologico e me ne dispiaccio tantissimo [...] nonostante non fosse una relazione facile, era sostenuta dall’affetto e credevo sinceramente fosse reciproco. Non ho assolutamente mai minacciato nessuno, non ho mai fatto leva su niente contro di lei. Credevo che le nostre azioni si basassero sull’amore. Nonostante questo, sto venendo a patti con il fatto di aver monumentalmente interpretato male la situazione [...] Avrei dovuto riconoscere più attivamente la mia posizione di potere come una figura pubblica, e come uomo. Ho sempre cercato di avvicinarmi a tutte le mie relazioni sotto la premessa dell'uguaglianza, ma ora vedo più chiaramente che il privilegio intrinseco del mio genere e quello di essere un artista riconosciuto hanno sicuramente influito su questa interazione. Nel riflettere sulle interazioni con coloro che che ho incontrato attraverso la musica [...] ho raggiunto la conclusione che non è mai appropriato essere intimo con persone che ho incontrato in tour - anche se ad iniziare sono loro. Ci sarà sempre una dinamica di potere sleale in gioco in queste situazioni e non è giusto per me ignorarla. [...] Ho detto che potevo percepire chi dalla folla sarebbe stato interessato a venire a letto con me in base a come mi guardavano esibirmi. Questo commento rende così contorte le mie interazioni con le persone dopo i nostri set. Nessuno che viene ad un concerto merita di essere valutato in base al suo potenziale sessuale. Ho assolutamente oltrepassato il limite con quel commento e quel comportamento, e mi dispiace molto” (potete trovare la dichiarazione integrale qui).
Hall proseguiva annunciando di aver intrapreso un trattamento psicologico e di voler cancellare tutte le rimanenti date del tour in rispetto della vittima. Sebbene raramente si legga di un’artista che si faccia apertamente carico delle sue responsabilità e prenda effettivamente provvedimenti dopo un’accusa del genere, il post continuava ad essere frastornante e poco chiaro. Qualche giorno fa, su Pitchfork è uscito un bellissimo ed interessante articolo sui Pinegrove e sulla storia di Hall (potete leggerlo qui), in cui lui stesso svela tutti i retroscena di una storia molto più complicata di quello che sembra. In breve, dopo l’accusa di “pressione verbale e contestuale” mossa da un’ex fidanzata che aveva intenzione di non rendere la vicenda pubblica, un’altra donna - una laurenda in psicologia non ancora in possesso di una licenza - ha contattato Hall offrendogli inizialmente un trattamento, ma successivamente il suo interesse è andato ben oltre i confini professionali, trasformandosi in minacce indirette che avrebbero costretto Hall a scrivere quel post, menzionando certe situazioni nel dettaglio. “Se i Pinegrove non si tireranno indietro dal suonare ai loro prossimi concerti, la vittima iniziale ed una seconda vittima identificata hanno intenzione di parlare pubblicamente. [...] Non è stato facile lavorare direttamente per abbattere la band indie più grande del momento” scriveva confidenzialmente ai suoi colleghi, procedendo col contattare gli organizzatori dei concerti, le band di supporto con le quali i Pinegrove dovevano esibirsi ed un’altra ex ragazza per impossibilitarli a procedere col tour ed ottenere a tutti i costi ulteriori dichiarazioni da usare contro Hall, nonostante le stesse vittime non avessero dato il proprio consenso. La storia si conclude con la presunta terapista - che si scopre essere stata una conoscenza di Hall alla quale quest’ultimo aveva confessato i suoi problemi in veste di amici - scusarsi per non aver rispettato le vittime e per le sue azioni non volte a fornire un’aiuto psicologico. Nel frattempo, Hall contattava l'ex ragazza che lo invitava ad interrompere il tour ed entrare in terapia. Facendo un salto al presente, un anno dopo l’accaduto e alla luce degli accordi rispettati, i due hanno deciso unanimi che fosse passato il tempo opportuno per poter pubblicare l’album, questa volta - sempre di comune accordo con l’etichetta - indipendentemente dalla Run For Cover Records.
Sembra immensamente surreale, ma sebbene Skylight risalga a prima di tutte le tortuose vicende che avrebbero coinvolto Hall, le sue parole hanno una grande risonanza sulla sua situazione attuale, come se egli avesse preso coscienza tempo prima del percorso di riflessione e redenzione che avrebbe dovuto intraprendere. Da allora, lui stesso dichiara, quasi tutto il disco è rimasto lo stesso. Brani come Angelina e Paterson & Leo risalgono al 2015; la prima è ormai una tradizione storica nelle scalette dei loro concerti, mentre la seconda era già presente come demo in un edizione particolare di Cardinal. A tal proposito, volendo tracciare dei punti paralleli tra i due album, si ci rende presto conto delle similitudini stilistiche: l'incontro di Americana, indie rock ed emo che tanto li caratterizzava è sempre presente, così come lo è quella particolare focalizzazione cinetica del suono che fa ascendere ogni passaggio e ritornello anticonvenzionale, dando valore ad un sentimento catartico di malinconia nostalgica. “Let me let go, whatever you're feeling is natural” canta Hall nell’omonima Skylight, una delle tracce in cui parla della liberazione dalle proprie ombre partendo proprio dalla loro accettazione e dalla comprensione dei sentimenti che si generano con essi; il brano è musicalmente semplicissimo: immerso in un’atmosfera spiccatamente folk, accompagnato primariamente da chitarre acustiche e dalle loro tipiche armonizzazioni vocali - Nandi Rose Plunkett collabora ai cori per tutto il disco regalandoci quella duplicità che ormai costituisce l’identità della band. 
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Ritornando al discorso di prima, dunque, Skylight potrebbe benissimo essere la naturale e lineare progressione di Cardinal, tuttavia, c’è qualcosa che suggerisce sfumature diverse rispetto al predecessore. Questo disco è notevolmente più taciturno ed essenziale, perché all’abbondanza della musicalità e alle forme corali preferisce le strutture essenziali e l’esistenza di un singolo. Ciò nonostante, Hall non scrive un opera individualistica, al contrario si rivolge verso l’esterno, volendo decentralizzare il proprio ego e mettersi a nudo come umano per donarsi al prossimo. 
“I draw a line in my skin / I’m pinning down inchoate meaning / mark me right below the ampersand / perforate line dry summer on my own land” canta in Rings, una traccia sulle insicurezze e sullo sviluppo di una fiducia nei confronti di una relazione romantica che sta fiorendo, il tutto segnato poeticamente dal momento in cui si ci fa un tatuaggio ed ogni volta che l’ago perfora la pelle si ha sempre più la conferma di un nuovo inizio. Strutturalmente è molto simile ai brani di Cardinal, in quanto mescola folk ed emo in una formula più animata per poi, verso la fine, librarsi definitivamente in un crescendo che accosta acustico ed elettrico. Come molte delle tracce della loro discografia, il brano non ha un ritornello preciso ed i testi sono molto legati alla forma poetica. Portal è intrinseca di nostalgia e volge uno sguardo al passato, riflettendo sui sentimenti ambivalenti e contrastanti che emergono nel ricordo di una relazione passata. “I wanna talk about all the ways, every example of the shapes we use to communicate. For example when you're leaning in to my armageddon and then you stop. Do you also feel the weight of loss?”. L’evocazione di immagini è tra le più vivide del disco; la voce gentile e leggera di Hall è accompagnata da una strumentale non particolarmente innovativa, ma molto sentimentale che usa una leggera distorsione di chitarra nel sottofondo. Intrepid è una di quelle tracce che ti appaga sempre di più ascolto dopo ascolto; molto interessante sotto il punto di vista strutturale in quanto nella sezione centrale cambia ritmo ed il punto di forza diventa l’equilibrio tra la voce maschile di Hall e quella femminile di Plunkett, creando alla fine un’emozione molto intensa. In questa traccia - come in altre - ritorna l'idea del rettangolo, una figura ormai diventata simbolo della band. “Take a rectangle, untangle your head”. Hall considera il rettangolo come la metafora per la creazione dell’arte stessa, spiegando che un modo per parlare di un’opera d’arte è quello di considerare cosa c’è entro i limiti della cornice - ciò che è contenuto in essa, ciò che esclude, quale scopo assume come cornice narrativa. In questo brano la creazione dell’arte è considerata come un mezzo per mettere a fuoco il fatto che amare se stessi, in primo luogo, è la base per poter amare gli altri ed impegnarsi in una relazione. 
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Paterson & Leo è il perfetto esempio di una canzone breve, essenziale - sia nei testi sia nella musica - ma molto intensa che riesce a condensare in due minuti sia il sentimento sia il messaggio dell’artista; in questo caso un ringraziamento a due persone ed una lode alla loro amicizia che sembra distante, legata ad un posto poco stimolante e molto claustrofobico, ma preziosa proprio perché riuscita a sbocciare nella semplicità di una città anonima. E’ proprio nel momento in cui i loro testi diventano più vaghi - e per loro corrisponde ad un linguaggio più conciso ma ricercato - che il cuore dell’ascoltatore viene maggiormente coinvolto. L’empatia dei Pinegrove è contagiosa, così come lo è il loro modo sognante di apprezzare la bellezza dei dettagli decontestualizzati da una storia precisa. Le due tracce successive - rispettivamente Angelina e Thanksgiving - e Amulets sono i momenti più brevi del disco, tutti sotto i due minuti di durata; ma mentre la prima rimane avvincente e condivide gli stessi aspetti positivi di Paterson & Leo - anche se un pò tutti gli affezionati si aspettavano una versione rivisitata in maniera rilevante o comunque estesa - alle altre due manca qualcosa: sarà il resto della band piuttosto confinata in un angolo o la troppa semplicità dei testi, in un modo o nell’altro i brani tendono a scomparire nell’insieme. Tuttavia, in Amulets riesce comunque ad emergere un messaggio abbastanza intenso capace di farsi sentire nonostante la poca ispirazione della musica. “I got this feeling, like I'll always love you. But I know that feeling, how it moves through and through me. And it's changing already”. Se ti innamori e disinnamori più di una volta nella vita, inizi a capire che l'amore è meno un raro avvenimento magico e più un processo che si ripete. Non importa quanto sia diversa ogni istanza di amore, certi elementi rimangono gli stessi e spesso dopo una rottura si prova la sensazione di non poter mai riuscire a superare quella perdita, eppure solitamente svanisce. Hall fa riferimento a questo processo della natura umana e nota che per quanto sia potente è transitorio.
In Easy Enough i Pinegrove ritornano a risplendere in tutta la loro completezza, mettendo insieme un brano sonoramente più animato e spensierato - almeno alla superficie - con un bouquet di chitarre elettriche, un basso sveglio ed una batteria creativa che avrebbe potuto stare benissimo nell’album precedente. Anche in Darkness la band tinge il brano di bellissimi colori, curando in particolar modo l’atmosferica e toccante seconda parte. E’ un momento di cui l’album aveva molto bisogno sia per dilatare in senso spaziale la dimensione sonora sia per permettere l’assimilazione di brani fino ad ora emotivamente importanti.  Inoltre, l’interpretazione di Hall è tra le più apprezzabili ed il testo è tra i meglio scritti. “Some people spend their whole lives looking for someone who could understand, and while meanwhile a lilac blooming, sometimes on the driest land. And I know it's been a long time coming, I'm angry and I know that's weak, and I'm longing out that open window for whatever it is I seek”.
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Il magone mascherato dietro queste strumentali apparentemente più allegre si risolve definitivamente nella prima citata Skylight e nella conclusiva Light On, un bellissimo brano che profuma del loro midwest in tutte le sue sfaccettature: nell’uso di una romanticissima chitarra distorta, nella batteria d’accompagnamento, nella delicata tastiera che lo fa sembrare quasi un lento, nei cori e soprattutto nella voce di Hall che porge un’inconfondibile tributo al country. Se dapprima una plumbea nuvola aleggiava sui suoi pensieri come un’ombra permanente, adesso la prospettiva di una luce che riesce a filtrare tra gli spazi è sempre più concreta. “Everything begins in your light, your center. So leave your light on, leave your light on, or leave ”. E’ una luce emanata dalla persona che egli ama, ma non è una luce che lo acceca o che lo inebria, senza la quale il suo mondo precipiterebbe di nuovo nell’oscurità, è una luce condivisa, di un nuovo equilibrio e se un giorno smettesse di illuminare incondizionatamente egli è consapevole che quello sarà il momento in cui bisognerà lasciare andare.
Se si dovessero spiegare i Pinegrove in una sola frase, si potrebbe dire proprio che riescono a far percepire la nostalgia in maniera del tutto naturale e serena. In un certo senso, le loro sono canzoni cantate tra amici ed è proprio questo senso di intimità che vogliono conservare a permettergli di entrare nel cuore di chi li ascolta. I temi sono abbastanza vari, ed in un certo senso si percepisce che le persone ricordate da Hall sono più di una, ma fondamentalmente la colonna portante è sempre quella: l’amore. Un amore che Hall ha dovuto capire e accettare in tutte le sue sfaccettature.
TRACCE MIGLIORI: Portal, Intrepid, Darkness, Skylight, Light On
TRACCE PEGGIORI: Thanksgiving, Amulets
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