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#test dislessia
Segnali precursori della dislessia.
TEST DISLESSIA
I segnali precursori della dislessia possono variare da individuo a individuo, ma ci sono alcune caratteristiche comuni che possono verificarsi nei bambini che successivamente manifesteranno la dislessia.
È importante sottolineare che la presenza
di tali segnali non significa necessariamente che un bambino è dislessico, ma potrebbero essere indicatori di rischio che richiedono un'attenzione e un monitoraggio più approfonditi.
Ecco alcuni dei segnali precursori più comuni:
1. Difficoltà nella lettura precoce: I bambini a rischio possono mostrare difficoltà di apprendimento, come un ritardo nell'inizio della lettura rispetto ai loro coetanei. Potrebbero avere difficoltà a imparare i suoni delle lettere e la corrispondenza tra suono e lettera, così come per i numeri....... continua
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diluvioaluglio · 9 months
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Io soffro di ADHD, dimmi tutto
-S.
per caso sai dirmi come sono i test ? Sono pesanti? Sono simili a quelli su la dislessia? Sì scusa per le domande ma davvero non so nulla, e io devo far i test quindi vorrei informarmi prima per non stancarmi. Perché quelli dei DSA mi uccidevano ogni volta che li facevo quindi ho un leggero trauma su quei cosi hahah
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https://psicologologopedistachiavari.blogspot.com
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casual-nonbinary · 2 years
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per l'esame di psicologia dell'apprendimento sto studiando ora la parte di sbobina dedicata alla dislessia. leggendo gli esercizi e i test di valutazione, ho i flashback di tutta la roba che feci quando andai dalla logopedista nei miei primissimi anni di vita. che brutti ricordi.
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Come ho capito di essere Dislessica?
(premessa del post : ci saranno degli errori grammaticali , mi scuso già)
per il primo post ritengo che sia importante spiegare come ho capito di essere Dislessica. 
Sono stata molto fortunata. Vi spiego subito il perché, mia cugina studiava psicologia all’università e stava affrontando l’argomento dei disturbi specifici dell’apprendimento. 
Ero una bambina, molto fantasiosa (ancora oggi lo sono) che giocava con le sue Barbie nei mondi fantastici che mi creavo, però avevo molte difficoltà nel parlare es. non riuscivo a dire correttamente cinema, vi chiederete come lo dicevo : cimena. 
Quindi in poche parole all’età penso di 5-6 anni mia cugina mi ha fatto un test per vedere se effettivamente sono dislessica. Risultato : SEI DISLESSICA. Da questo risultato è iniziato il mio percorso per “migliore” la mia dislessia. 
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monicadeola · 3 years
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Se si dice «neuropsichiatria infantile», in Italia e non solo in Italia, si dice Michele Zappella. A 85 anni, il grande medico toscano che divenne famoso negli anni ‘60 e ‘70 per l’impegno contro le classi differenziali — un ghetto per i bambini meridionali — e poi per aver scoperto un paio di sindromi cliniche che ne hanno fatto un’autorità internazionale negli studi sull’autismo, continua il suo viaggio nell’infanzia e per l’infanzia con una passione e un’energia che impressionano. Quest’anno ha appena pubblicato per Feltrinelli un nuovo libro, Bambini con l’etichetta, in cui si schiera contro il dilagare di diagnosi che finiscono, avverte, per creare nuove condizioni di emarginazione. Sono appunto «etichette», è la sua denuncia, che si appicciano addosso al bambino e l’accompagnano fino al suo ingresso nel mondo del lavoro. Troppo spesso dei ritardi, se non delle «transitorie timidezze», vengono a suo avviso confusi per disturbi, dislessia, discalculia, iperattività, fino all’autismo. E queste diagnosi sbagliate vengono anche rese pubbliche, così le etichette diventano sentenze. Parlando con Anna Stefi per una splendida intervista pubblicata da Doppiozero, il vecchio «zio Michele», come si fa chiamare dai bambini che ancora cura — o come a loro si propone quando non parlano — arriva a dire che con la pandemia a molti bambini è andata meglio, perché sono stati di più con i genitori e si sono evitati diagnosi sballate. Diagnosi la cui pubblicità, oltre che gli errori di merito, non si stanca di contestare: «La diagnosi, che è qualcosa di estremamente delicato, non resta tra la famiglia e il professionista, come invece dovrebbe. Certo poi si tratta di capire cosa fare della diagnosi rispetto al bambino, ma che la diagnosi venga conosciuta da tutti a scuola, anche dai compagni e dalle compagne, proprio in quel luogo dove sviluppano la loro socialità, è qualcosa di gravissimo ed è quel che porta al trasformarsi della diagnosi in etichetta, cioè descrivere una persona per un aspetto della sua personalità, un aspetto negativo. Le diagnosi nel contesto scolastico dovrebbero rimanere estremamente riservate. La conseguenza, altrimenti, a partire dai più piccoli, è che l’etichetta viene interiorizzata, i pregiudizi si diffondono, l’ascolto di quel particolare bambino, non riducibile alla diagnosi che è stata fatta, diventa difficile». Poi evidentemente c’è l’altro problema, quello del merito delle diagnosi: «Su cinque bambini che sono indietro nella lettura, indistinguibili tra loro da un punto di vista fenomenico, uno solo tra loro è dislessico, gli altri sono ritardi di lettura dovuti a problemi ambientali o a ragioni differenti. In questo proliferare di diagnosi di dislessia il messaggio che arriva dalle nostre istituzioni agli insegnanti è che dislessia, discalculia, disgrafia, sono caratteristiche biologiche dell’individuo e che, come tali, rischiano di perpetuarsi e vanno gestite in terapia. Si tratta di qualcosa di completamente errato, che toglie alla scuola uno dei compiti principali: insegnare, leggere e fare di conto. Alla scuola questo si chiede, togliere questi strumenti è grave e se ne vedono le conseguenze: se andiamo a vedere le statistiche, sul piano dell’insegnare a leggere, l’Italia è tra gli ultimi paesi, è un paese dove i ragazzi che entrano nella scuola superiore non comprendono un testo». Così, come rileva l’intervistatrice, che nella scuola lavora, c’è il rischio che noi genitori ci siamo adagiati troppo sulla richiesta degli strumenti compensativi e dispensativi previsti dalle diagnosi e che, tra mappe cognitive e interrogazioni programmate, riducono l’impatto con la fatica. Vale per gli adolescenti come vale, sottolinea Zappella, per i bambini: «Il problema di fondo lo leggo in questa maniera: succede ora e non succedeva decenni fa, e questo a mio avviso è un cambiamento di cultura. Cosa è accaduto? La cultura nei riguardi dei bambini e degli adolescenti è cambiata nella direzione di quello che si potrebbe chiamare “la caccia al diverso”, “troviamo la diversità”: inizia con i BCE, poi con i DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento), e così via. Gli stessi genitori si trovano a percorrere questa direzione». A Zappella, inevitabilmente, questi percorsi ricordano l’esperienza che l’ha reso celebre: «Ricordo benissimo i tempi delle classi differenziali e speciali. Mi sono trovato protagonista nel favorirne la chiusura e in quell’epoca, prima metà degli anni Settanta, quello che facevo era di andare nel territorio, tra Siena e Firenze. Nelle scuole si tenevano delle assemblee molto partecipate, con anche cinquecento persone. In queste assemblee non intervenivano i genitori ma i cittadini, intervenivano perché era apparso chiaro in quegli anni che nelle classi differenziali andavano i figli dei poveri, in particolare i figli degli immigrati interni, quelli che si muovevano dal sud al nord, che parlavano dialetto e provenivano da famiglie analfabete e che davanti ai test collettivi non rispondevano perché faticavano a capire il tema e dunque la diagnosi prevalente era il ritardo mentale». La chiusura delle classi differenziali liberò risorse, spazi e insegnanti specializzati che furono così indirizzati su bisogni reali: «Un esempio è quello dei bambini sordi, che hanno bisogno di un insegnamento che dura un certo periodo di tempo e li conduce a padroneggiare l’italiano: vi erano classi particolari in cui i bambini sordi portavano avanti questo lavoro, affiancato a momenti in cui stavano con i compagni. Quando poi acquisivano la lingua venivano reintegrati totalmente. Gli insegnanti specializzati intervenivano con i sordi, con i ragazzi in difficoltà, ma non c’era una diagnosi pubblica». Ma tutto questo, sostiene lo psichiatra, è stato a suo volta compromesso dalla sostituzione delle assemblee di «genitori cittadini» con i «rappresentanti dei genitori», e dalla conseguente diffusione delle diagnosi. C’è poi un altro tema — un’altra conseguenza — che Zappella affronta con grande forza nel libro, ed è quello del bullismo: «Il nostro Paese è uno di quelli con più elevato livello di bullismo, percentuali vicine al 50% secondo alcuni studi di inizio millennio. Il termine venne introdotto nel 1974 da un pedagogista norvegese, Dan Olweus dopo che tre ragazzi si erano uccisi. Olweus ha introdotto anche delle strategie antibullismo che attualmente vengono messe in atto a livello nazionale nei Paesi scandinavi. Una delle frasi di Olweus che mi trova molto d’accordo è che dove c’è bullismo non c’è democrazia: se lei ha un figlio che a scuola incontra episodi di bullismo, le pare che possa dire di essere in un paese democratico? Un paese che non rispetta bambini e adolescenti non è un paese democratico, è una finzione». Le «strategie antibullismo» prevedono l’isolamento del bullo e il confronto con lui, con modalità diverse a seconda dell’età: «Generalmente con i bambini più piccini è più facile persuadere il bullo che lui ha delle qualità sociali con cui può rendersi utile. Con gli adolescenti può essere più difficile, possono essere più tosti, dunque il discorso può esser concreto e anche duro: se vuoi ci siamo, se non vuoi, ci rivediamo tra una settimana». Anche il fallimento della lotta al bullismo Zappella lo imputa alla sostituzione delle assemblee con i rappresentanti: «Cosa fanno gli insegnanti in queste situazioni? Situazioni in cui magari i rappresentanti dei genitori sono proprio i genitori del bullo, genitori pronti a minacciare la denuncia al Tar? Molti insegnanti stanno sulle loro, non esiste una direttiva chiara in questo senso». Il «punto chiave», per ognuno di questi aspetti, è che per i genitori è difficile accettare la difficoltà dei figli. Diventa la loro frustrazione e non riescono a sopportarla: «Il collegamento importante è quello sui valori della società dei consumi, quali valori? Se devi entrarci, devi avere due qualità: saperti relazionare bene e leggere e scrivere e fare di conto. Se poi sei troppo irrequieto non va bene, perché sei impulsivo, e nemmeno se sei troppo silenzioso. Da parte dei genitori il problema quale è? Il genitore pensa che il suo obiettivo sia innanzitutto avere il minor numero di problemi e dunque moltiplicare gli interventi attorno al proprio figlio è garanzia di questo. Questa impossibilità di tollerare le difficoltà ha note molto drammatiche, la diagnosi di autismo, per esempio, ha ricadute sulla famiglia devastanti e 50 anni fa non era così. Quattro madri su cinque vanno in depressione e dopo un anno e mezzo la depressione si riscontra ancora: si tratta di depressioni pesanti, che spesso portano anche la famiglia a non reggere». Ma resta il fatto che molte diagnosi sono sbagliate perché non si interviene nel modo giusto nel momento decisivo: «Generalmente il problema si pone intorno ai due anni, i bambini a due anni che rapporto hanno con un adulto? Un bambino di due o tre anni, che non parla granché, ha un altro tipo di comunicazione, una comunicazione nella quale vuole essere rassicurato e divertito. Ogni bambino ha la sua, ci sono bambini più visivi, bambini più musicali. Io spesso borbotto motivetti musicali. Questo passaggio è necessario per creare un’alleanza e l’alleanza è essenziale per capire chi è il bambino che mi trovo davanti. Un altro elemento fondamentale è accogliere i bambini con il loro nome e in un ambiente pieno di giocattoli, distribuiti con sapienza, giocattoli che devono essere presentati a lui come fossero lì per lui. È essenziale che il bambino si senta protetto, in un ambiente sicuro, solo in questa situazione possiamo capire chi sia davvero. I bambini visitati nella corsia di ospedale sono allarmati, mica sono scemi! Sentono l’allarme dei genitori e dunque se ne stanno sul chi va là». E allora, meglio «dimenticare la diagnosi e parlare con i pazienti. Le bambine con Sindrome di Rett, per esempio, sono bambine che non parlano e non parleranno mai, quale è il senso di descrivere ai compagni le caratteristiche e le conseguenze della malattia? Si tratta di bambine che molto spesso si incantano con Mozart, comunicano con la musica. È essenziale vedere questo, vedere il rapporto con l’altro in questa direzione. Le diagnosi cancellano gli aspetti positivi». Alla fine , c’è il senso di una missione che i grandi medici trasmettono in un unico modo, l’esempio instancabile e divertito: «Quando vedo questi bambini di due o tre anni e faccio il pagliaccio io vedo un candore che trasmette un’energia che dura giorni e giorni, e insomma il problema è di mettersi dalla loro parte. Non è tanto facile, ma è possibile. Mi dispiace che il nostro Paese culturalmente sia un po’ tagliato fuori dall’Europa, non c’è comunicazione tra i discorsi educativi, non circolano. Ma io voglio pensare in modo positivo, bisogna battersi, no?».
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barrenwomb · 5 years
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mi contatta una signora per chiedermi di dare lezioni private a sua figlia, che, a detta sua, è sfaticata e pigra. accetto con entusiasmo perché sono povera e disperata. la bambina ha dodici anni, frequenta la prima media e più che “sfaticata e pigra” mi sembra frustrata e demotivata. mi accorgo subito che ha difficoltà molto più importanti di quelle che mi aspettassi e lo riferisco immediatamente alla madre. “credo che sua figlia abbia un disturbo dell’apprendimento”, le dico. lei mi guarda infastidita, scuote la testa e mi risponde, “strano, me ne sarei accorta”. sì, infatti, stranissimo: la bambina ha bisogno di fare lo spelling di ogni parola ad alta voce per riuscire a leggere, non conosce i suoni gl, gn e cq, ha quelle che sembrano gravi lacune di ortografia e ha una limitatissima comprensione del testo. dubito che gli insegnanti non le abbiano mai esposto il problema. nonostante le difficoltà, la ragazzina è una delle più sveglie, intelligenti e brillanti che io abbia mai conosciuto. insisto affinché la madre indaghi, principalmente perché non sento di avere le competenze adeguate per aiutare concretamente la bambina (come potrebbe invece averle un, non so, logopedista? un insegnate di sostegno? e non di certo una studentessa universitaria) e perché mi dispiace a mi fa rabbia vederla sempre così triste e scoraggiata. la mamma acconsente finalmente a farle fare dei test. risultato: dislessia, disgrafia e ADHD.
smettete di ignorare le difficoltà dei vostri figli, rendendoli miserabili e privi di autostima, solo perché non riuscite ad accettare il fatto che non siano neurotipici.
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ottavio8212-blog · 5 years
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test disturbi dell’apprendimento
I disturbi dell'apprendimento sono classificati come  disturbi del neurosviluppo, si tratta di condizioni neurologiche che si manifestano già nella prima infanzia, compromettendo lo sviluppo sia personale, sociale, accademico che professionale proprio per la difficoltà di acquisizione, mantenimento, o applicazione di competenze e informazioni.
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I disturbi possono comportare alterazioni dell'attenzione, della memoria, della percezione, del linguaggio oppure delle relazioni sociali. Altri disturbi dello sviluppo neurologico comuni comprendono deficit di attenzione e iperattività, disturbi dello spettro autistico e disabilità intellettiva. Incidendo dunque sulla capacità di utilizzare e comprendere la lingua scritta e parlata, con problemi nella lettura e nella grafia; calcoli, coordinare i movimenti e mantenere l’attenzione per periodi di tempo prolungati.
Alcuni bambini con problemi di apprendimento infatti, hanno solitamente difficoltà di interazione sociale, come rispettare i turni, stare molto vicino all'ascoltatore, non capire i giochi. Segni precoci della presenza di un disturbo dell’apprendimento possono essere   anche agitazione motoria, problemi di motricità compresi la scrittura e copiatura, brevi periodi di attenzione, variabilità nelle prestazioni e nel comportamento. Difficoltà nel controllo degli impulsi, iperattività, problemi del rispetto delle regole, aggressività, comportamento di astinenza e sfuggente, timidezza eccessiva ed eccessiva paura.
Il disturbo dell’apprendimento si può individuare precocemente già durante la scuola materna con difficoltà da parte del bambino nell’acquisizione di specifiche competenze, come difficoltà nella denominazione di parole; scorretta identificazione dei suoni iniziali e finali delle parole; segmentazione cioè dividere in sillaba la parola e fusione, unire le sillabe per formare una parola,  di linguaggio. Motricità come impugnatura della penna, difficoltà nella manipolazione di piccoli oggetti, nell’utilizzo di altri utensili quali forbici dei pennelli ecc.. Sono considerati come indici di rischio.
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L’ingresso nella classe prima elementare è davvero cruciale per l’individuazione dei bambini che potrebbero sviluppare questo tipo di disturbo. In questo senso un ruolo fondamentale è quello di insegnanti e genitori che possono individuare e  segnalare.
La diagnosi di disturbi di apprendimento deve essere fatta in maniera precoce e solitamente basandosi su  alcuni criteri del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione (DSM-5),
I test utilizzati possono variare in base all’età del bambino e alle preferenze dello specialista. Anche le abilità valutate non saranno uguali per tutti, ma dipenderanno dal profilo del bambino. Le aree indagate con i relativi test sono:
Abilità di lettura con una prova di lettura di     brano, lettura di parole e lettura di non parole. Gli strumenti     maggiormente usati sono le Prove     MT (Cornoldi), BVN     5-11(Batteria di Valutazione Neuropsicologica per l’età evolutiva, Bisiacchi     et al.), DDE2 (Batteria per la     valutazione della dislessia e della disortografia evolutiva, Sartori).
Abilità ortografica     della scrittura: anche     in questo caso si valuta la scrittura di brano, di una lista di parole e     di una lista di non parole, sia copiate sia sotto dettatura. Gli strumenti     usati principalmente sono DDE2     (Batteria per la valutazione della dislessia e della disortografia     evolutiva, Sartori),     BVSCO (Batteria per la valutazione della scrittura e della competenza     ortografica, Cornoldi, Re e Tressoldi).
Componente prassica     della scrittura:     solitamente al bambino è chiesto di scrivere alcune semplici parole (es.     “le” o “uno”) più volte e velocemente, per valutare la comprensibilità     della scrittura. Lo strumento più usato è la scala BHK.
Abilità di     comprensione del testo: si tratta per lo più di brani letti in     autonomia o ascoltati su cui il ragazzo deve rispondere a delle domande di     comprensione. I test più utilizzati per valutare questa abilità sono Prove MT(Cornoldi), la Nuova guida alla comprensione del testo (DeBeni     et al.) e il test CO-TT (Carretti     et al.).
Abilità aritmetiche e     di calcolo: si     valuta l’acquisizione del concetto di numero e quantità e le abilità aritmetiche     in base all’età. I test più utilizzati sono AC-MT (Batteria per la valutazione delle abilità di calcolo, Cornoldi     et al.), Discalculia     Test (Lucangeli et al.),     ABCA (Test delle abilità di calcolo aritmetico, Lucangeli et     al.), BDE (Batteria per la discalculia     evolutiva, Biancardi e Nicoletti).
Abilità non verbali: vengono indagate tutte quelle     abilità più prettamente visuospaziali, come la memoria visiva. I test più     usati sono VMI     (Developmental Test of Visual-Motor Integration), BVS-Corsi (Batteria per     la valutazione della memoria visiva e spaziale, Mammarella et     al.) e la Figura Complessa     di Rey.
Funzionamento     intellettivo globale:     indaga le abilità cognitive generali del bambino o del ragazzo, per fare     diagnosi viene usata la scala WISC-4     o le Matrici di Raven
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 Lo specialista potrà prevedere ulteriori prove o questionari per indagare altri aspetti che considera rilevanti come, la motivazione scolastica, l’ansia e l’autostima.
Fondamentale per una buona riuscita della valutazione è la collaborazione di tutti dallo bambino, l’equipe specialista, e soprattutto genitori e insegnanti.
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LA DISLESSIA E I DISTURBI DELL'APPRENDIMENTO: INTERVISTA PER "PROFESSIONE MAMMA" 
 
COME RICONOSCERE I SEGNALI DELLA DISLESSIA ( DSA )
La dislessia fa parte della famiglia dei disturbi specifici dell'apprendimento
scolastico, assieme alla disgrafia, la disortografia e la Discalculia. Sono disturbi cognitivi di origine neuro-biologica....
quindi geneticamente determinati e ad alta familiaritá. 
Si manifestano con difficoltá precoci e specifiche nell'apprendimento (rispettivamente delle abilitá di lettura, scrittura e ortografia, calcolo) che non dipendono da deficit intellettivi, scarsa motivazione, problematiche di natura emotiva o svantaggio culturale.
Il 10% della popolazione scolastica presenta difficoltá di apprendimento, ma solo il 5% presenta difficoltá specifiche di apprendimento.
La Dott.ssa Anna La Guzza, psicologa clinica specializzata in prevenzione, valutazione e trattamento dei disturbi dell'apprendimento, emotivi e del comportamento, in questa intervista affronta il tema dei disturbi dell'apprendimento del bambino, per invitarci a prenderne coscienza. 
Dott.ssa La Guzza come facciamo ad accorgerci precocemente se nostro figlio ha qualche disturbo specifico?
"Io credo che l'identificazione precoce sia fondamentale ai fini della positiva evoluzione del disturbo. 
I primi segnali possono cogliersi già a 3 anni (secondo le ultime ricerche) ma uno specialista può già individuarli dai 5 anni, quando il bambino frequenta l'ultimo anno della scuola dell'infanzia.
A 5 anni è un bambino che non ha ancora maturato i prerequisiti all'apprendimento.
A questo proposito le scuole dovrebbero impegnarsi a mettere in campo test di screening. 
All'ingresso in prima ci sono segnali più evidenti:
- A Gennaio della prima fa fatica a riconoscere le lettere, spesso le inverte, confonde p q d b, confonde la a e la e, fa fatica a imparare parole o poesie a memoria, appare disorientato nella percezione del tempo, tarda a imparare ad allacciarsi le scarpe o a leggere l'orologio.
- E' molto più lento rispetto ai bambini della sua classe nella lettura e commette molti errori quando legge. Commette molti errori di ortografia e , nonostante l'impegno, non riesce a migliorare. 
- Può non ricordare le tabelline, i giorni della settimana, le stagioni o i mesi...dimentica il nome degli oggetti e può avere scarsa memoria.
- Può avere difficoltà di attenzione e concentrazione.
- Ma nonostante queste difficoltà è un bambino intelligente e sveglio, molto creativo e intuitivo, che magari eccelle in altri ambiti quali lo sport, la musica, il disegno." 
Cosa si fa nel momento in cui si nutrono dei dubbi in tal senso? 
" Ecco, se avete il sospetto che le difficoltà di vostro foglio non siano dovute a scarsa motivazione, disinteresse, scarse possibilità di apprendimento o altro, se il vostro bambino appare frustrato, scoraggiato, o emergono sintomi fobici verso la scuola, chiedete colloquio urgente agli insegnanti. 
Le insegnanti, se formate, hanno il dovere di condurre valutazioni di approfondimento specifiche.
Se avete ancora dei dubbi contattate un centro specializzato Dsa per un approfondimento.
Un bambino con disturbo dell'apprendimento che non viene riconosciuto vive continue frustrazioni, la sua autostima può essere molto bassa e quindi richiede un sostegno psicologico continuativo." 
Emotivamente tutto ciò va a compromettere l'autostima inizia la frustazione come aiutarli? 
"Come avrete sicuramente capito il disturbo dell'apprendimento è un mondo complesso, fatto soprattutto di emozioni.
Per questo motivo lo psicologo clinico specializzato è il professionista adatto per affiancare il bambino e le famiglie.
La problematica (e ci tengo a precisare, la dislessia e i dsa sono un problema nel momento in cui l'ambiente non è preparato ad accogliere questo tipo di neurodiversità) è comunque complessa perché ogni caso è a se stante e le emozioni sono fortemente implicate. 
Quindi rivolgetevi ad uno psicologo specializzato, che programmi un trattamento su lettura, scrittura e calcolo ma anche sostegno alla famiglia, consulenze alle insegnanti e soprattutto sostegno alle emozioni del bambino con dsa.
I bambini con dsa (dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia, e disturbo misto) sono bambini con intelligenza nella media, per definizione" 
Dott.ssa come riconosciamo un bravo psicologo? 
"Per lo psicologo "bravo" il lavoro non è un lavoro ma una passione, il suo interesse primario è il benessere del bambino è un professionista umile che non propone il suo trattamento come risolutivo, è una persona umana e sincera che sa consigliare senza invadere, una persona che sa ascoltare veramente e si commuove, che fa il suo lavoro con passione e meglio che può.
I primi incontri di solito sono conoscitivi, quindi andate e toccate con mano.
Se il professionista non vi convince cercate altro!
Ma soprattutto, portate il vostro bambino... Se vi dirà "mamma quando torniamo?" "mamma che bello non voglio andare via" allora siete sicuri che è il posto giusto per lui!"
Ma torniamo emozioni e su come sostenere un bambino con dsa.
" Credo che il primo passo da fare sia essere sinceri circa il disturbo, spiegare con parole semplici in cosa consiste, in modo che il bambino possa rendersi conto che le sue difficoltà nn sono dovute a scarsa intelligenza o svogliatezza.
Uno psicologo che segue il bambino lavora innanzitutto su questo, sul riconoscimento non sono delle difficoltà oggettive, ma dei propri punti di forza.
Questo permette di incrementare l'autostima Il genitore a casa può fare la stessa cosa. Sarà il professionista a indicare quali strategie impiegare 
Ci sono molti modi per incoraggiare o motivare un bambino ma non tutti sono adeguati al caso specifico, appunto perché c'è molta variabilità."
"Ascolto e dialogo aperto sono sicuramente atteggiamenti vincenti per un genitore e per un insegnante, così il bambino può sentirsi amato e accettato, con le sue particolari diversità."
 Centro Dislessia a Milano
Centro Amamente Milano  Cell.3311842704
http://www.professionemamma.it/risultati-della-ricerca.html?searchword=la%20guzza&searchphrase=all
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Il Centro Psicologico – Logopedico  Amamente é un centro privato di eccellenza presso il quale opera un team di esperti specializzati e Autorizzati ATS per la valutazione e CERTIFICAZIONE, abilitazione dei Disturbi dell’apprendimento DSA in Età Evolutiva ed Adulta a Milano
https://www.centroamamente.it/diagnosi
La valutazione neuropsicologica é un percorso completo e personalizzato, a norma di legge, che permette di identificare con precisione le difficoltà e i disturbi di apprendimento, o le altre difficoltá che possono ostacolare il percorso di apprendimento nell’infanzia (difficoltá di attenzione, ansia prestazionale, disturbi emotivi o comportamentali, deficit cognitivi …..), dunque intervenire tempestivamente e con efficacia.....
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cirifletto · 4 years
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Albert Einstein: 18 Curiosità Sul Genio Della Fisica
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Albert Einstein è famoso per la teoria della relatività e anche per la sua... linguaccia! Scoprite, quindi, altre 10 curiosità su questo genio della fisica! Albert Einstein, nato il 14 marzo 1879 e morto il 18 aprile del 1955 (quindi 65 anni fa), è considerato da molti il più grande contributore allo sviluppo della fisica per i suoi molteplici, importanti e innovativi apporti. Albert Einstein, certamente uno degli scienziati più famosi del mondo, è noto per la teoria della Relatività, immensa intuizione che ha avuto, recentemente, una nuova e clamorosa conferma con la dimostrazione dell'esistenza delle onde gravitazionali, che Einstein aveva previsto. Forse non è riaputo ma Einstein era noto anche per la sua impertinenza!  Quindi, forse, non sapete anche altre cose sulla sua vita, che ritengo molto curiose. Ecco qua una breve lista di 10 curiosità sul personaggio di Albert Einstein. Che probabilmente riusciranno anche a sfatare alcune leggende metropolitane errate che ormai si sono diffuse su di lui.
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Einstein era dislessico (ossia aveva difficoltà a leggere fluentemente) ed ebbe molti problemi a scuola. Era svogliato e parlava lentamente.Einstein è vissuto anche in Italia. Nel 1894 si trasferì con la sua famiglia a Pavia e qui scrisse il suo primo articolo scientifico.Sembra che avesse una figlia segreta. Nel 1903 Albert Einstein sposò la compagna di studi Mileva Marić, da cui ebbe due figli. Il primo, nato nel 1904, Hans Albert un futuro famoso ingegnere; e Eduard, nato nel 1910, uomo dalla vita sconvolta dalla schizofrenia. Ma da un carteggio con la moglie, anni dopo, si sarebbe scoperta l'esistesnza di un'altra figlia illegittima, nata un anno prima del matrimonio. Il destino della bambina è ancora oggi sconosciuto, anche se alcuni storici ritengono che sia morta di scarlattina in tenera età, mentre, per altri, sarebbe stata data in adozione.Nonostante il suo non essere così religiosamente ebraico, ad Einstein venne offerta, nel 1952, la Presidenza dello Stato di Israele, ma gentilmente declinò la proposta. Subito dichiarò: 'Per tutta la vita mi sono occupato di questioni oggettive. Per questo mi mancano sia l’attitudine naturale sia l’esperienza per trattare con le persone e per esercitare una funzione ufficiale'. Nel 1921 Einstein vinse il Premio Nobel per la Fisica. Ma non per la Teoria della Relatività per cui è universalmente conosciuto, ma "per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico".E' vero... a 16 anni non superò subito il test d'ingresso al Politecnico di Zurigo e dovette ripeterlo due volte. Ma la leggenda, per cui era una capra in matematica non è assolutamente vera. A Monaco, dove studiò fino ai 15 anni, mantenne sempre buoni voti, soprattutto in matematica. Aldilà del problema del test d'ingresso, poi all' Università ebbe sempre voti alti sia in matematica che in fisica. Infatti, anni dopo, commentò queste voci di una sua pessima carriera studentesca, dicendo 'Non ho mai avuto problemi in matematica. A 15 anni sapevo svolgere perfettamente il calcolo differenziale e gli integrali'.
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Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana. E riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.Albert Einstein Einstein non era un pessimo studente come vuole la leggenda, ma aveva effettivamente dei problemi in campo scolastico. La sua dislessia, unita ad una personalità ribelle e un forte rifiuto per l’autorità lo accompagnarono lungo tutto il periodo degli studi. Al termine del quale, nonostante gli ottimi voti, fu l’unico tra i diplomati del suo anno a non ottenere un posto da assistente al Politecnico di Zurigo.Aveva una pessima memoria. Non memorizzava nomi, date e numeri di telefono.Einstein fu quindi, alla fine dei suoi travagliati studi, costretto a trovare lavoro presso l’ufficio brevetti di Berna, un lavoro umile che gli garantiva però sufficiente tempo libero per portare avanti le sue ricerche. Nel 1905 arrivò quindi il suo annus mirabilis, in cui pubblicò quattro articoli che rivoluzionarono il mondo della fisica. Nonostante questo, passarono altri quattro anni (dieci dalla sua laurea) prima che gli venisse proposto un posto da professore universitario.Einstein, Darwin, Allan Poe e Saddam Hussein hanno in comune la vita matrimoniale: erano tutti sposati con le loro cugine di primo grado. Infatti nel 1910 si chiuse la sua relazione con la prima moglie e Albert sposò sua cugina Elsa. Però, col divorzio, che avvenne nel 1919, Einstein promise alla ex moglie una piccola rendita, da aumentare nel caso avesse vinto il Nobel (del tutto inaspettato, in quel momento). Pertanto, quando questa cosa successe davvero nel 1922, Mileva Marić, come da accordi, si vide recapitare una piccola fortuna.In quanto genio indiscusso della scienza, la pubblicità lo ha, da sempre, usato come icona dello "scienziato pazzo". Per questo, alla fine, è stato registrato il marchio "Albert Einstein". LEGGI ANCHE... Fallimenti Famosi, 8 Esempi Da Seguire Per Non Arrendersi Einstein ammise di "sperimentare" visivamente le sue teorie, con lunghe riflessioni nella sua mente piuttosto che dentro un laboratorio.La Teoria della Relatività Generale venne pubblicata nel 1916, ma non ebbe da subito il successo che conosciamo oggi. Tutto il gotha scientifico del tempo la snobbò e molti scienziati dubitarono della sua veridicità fino al 1919. Anno di una eclissi totale di sole. Grazie a quest'ultima lo scienziato Arthur Eddington studiò il fenomeno e provò a calcolare l’effetto della gravità del Sole sulla luce delle stelle. I suoi risultati confermarono le previsioni di Einstein, così tutto il mondo della fisica fu obbligato ad accettare la teoria einsteiniana, rendendo lo scienziato celebre globalmente.L' FBI ha un fascicolo su di lui di ben 1800 pagine. Osteggiato in Europa, si trasferì negli USA per insegnare. Però, visti i suoi trascorsi di ribelle e le sue presunte simpatie per il pacifismo e per tutti quei movimenti per i diritti civili, le autorità lo etichettarono come comunista. Fu sospettato, tra l'altro, di creare un raggio della morte di ispirazione sovietica. L'FBI lo spiò in ogni modo possibile, per anni, fino alla sua morte nel 1955.
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Giocò un ruolo minimo e particolare nella creazione delle bombe atomiche americane. Infatti, accantonato il pacifismo e preoccupato dalle ricerche dei nazisti a riguardo, alla fine degli anni 30 fece una cosa curiosa. Telefonò al presidete Roosvelt, incitando gli Stati Uniti a condurre ricerche nel campo per ottenere l’arma prima dei nazisti. Einstein non partecipò mai a questi studi, ma negli anni successivi si pentì di questo suo minimo ruolo bellico. A tal proposito, poco prima della sua morte, scrisse insieme al filosofo Bertrand Russell, un documento contro l'uso degli armamenti atomici. Si chiamava 'Manifesto Russel-Einstein' e raccomandava ai governi di tutto il mondo di 'trovare metodi pacifici per risolvere le dispute tra loro'.Thomas Stoltz Harvey, il medico che effettuò l'autopsia sul suo corpo, rubò il suo cervello, lo seziono in 170 fette e lo conservò in un vasetto per ben 43 anni! Tutto all'insaputa del mondo e della sua famiglia. Un vero e proprio furto di cervello!Gli occhi e le rughe di Eistein vennero presi come ispirazione per creare la fisionomia del personaggio Yoda di Star Wars.Capelli arruffati, occhi ben spalancati, fissi in camera, e una linguaccia irriverente, che ha fatto storia. Una delle copie della famosissima foto, scattata da Arthur Sasse, che ritrae Albert Einstein, ha realizzato all’asta 106 mila euro alla casa d’aste americana Nate D. Sanders.
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Prima di chiudere, voglio regalarvi anche altri brevi e originali dettagli della sua vita, più o meno confermate, sono 8: Non indossava mai i calzini.Alcune voci gli attribuirebbero un flirt con Marilyn Monroe.Era appassionato di vela e musica classica (Bach era il suo musicista preferito, ma ascoltava anche Mozart e Beethoven). Infatti ci sono foto di lui che suona il violino.Non beveva alcool (definì la birra "la ricetta per la stupidità").I suoi occhi sono conservati in una cassetta di sicurezza a New York.Non ha mai posseduto un'automobile e non ha mai imparato a guidare.Fu uno dei 5.000 firmatari della petizione per richiedere alla Germania la revoca del bando contro gli omosessuali.I suoi scienziati preferiti erano Galileo Galilei e Isaac Newton. La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.Albert Einstein Ribelle e pacifista, filosofo e scienziato, borderline come tanti geni, misteriosi e affascinanti esattamente come tutte quelle cose che ha svelato! Ciao da Tommaso! Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace! Read the full article
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mappe-mentali-blog · 4 years
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Puntata 38 - Dislessia: Test e Gioco per bambini dislessici
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blogdsa-blog · 5 years
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test dislessia
La dislessia è una parola che deriva dal greco e significa “difficoltà con le parole”. Un disturbo   di apprendimento abbastanza comune e la diagnosi è spesso effettuata su bambini in età scolare che si trovano a scontrarsi con difficoltà scolastiche maggiori rispetto ai propri coetaneo soprattutto nello sviluppo di specifiche abilità di lettura e scrittura. Bambini intelligenti solitamente con spiccata curiosità, capacità di risoluzione di problemi, comprensione di nuovi concetti,  spiccata creatività, costruzione 3D, ecc
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Soggetti che pur avendo un quoziente intellettivo pari a quello degli altri presentano delle difficoltà nella lettura e nell’ortografia, questo non impedisce loro di imparare, semplicemente lo possono fare con un approccio differente.
Per la dislessia come per altri disturbi dell’apprendimento il modo migliore per affrontarla e limitare i danni è sicuramente riuscire ad effettuare una diagnosi tempestiva, in questo modo gli interventi educativi a sostegno del bambino saranno sicuramente più efficaci. Questa è una sfida abbastanza impegnativa sia per i genitori che per le altre figure educative come gli insegnanti, in quanto i sintomi non in tutti i bambini con dislessia sono subito molto chiari.  
Per prima cosa devono essere esclusi problemi organici, come per esempio la presenza di miopia o strabismo, problemi di udito o altri deficit di attenzione. Poi si può passare a richiedere gli interventi degli specialisti per poter sottoporre il bambino a specifici test.
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Esistono dei test utili agli insegnanti per consentire loro di individuare in maniera precoce i bambini che possono essere considerati a rischio. In modo da impostare e adottare strumenti e attività di potenziamento mirate per capire la gravità del disturbo. Dopo di chè, ci si rivolge  agli specialisti, quali neuropsichatria infantile, che attraverso dei test standardizzati può accertare la presenza del disturbo.
In particolare i test di dislessia si basano sulla memoria, l’ortografia, la visione e la capacità di lettura, tenuto conto dell’età ed eventualmente della storia personale e psicologica del bambino.
La diagnosi definitiva viene fatta solo intorni agli 8 anni, per la conferma di una prognosi migliore. Per  essere riconosciuta deve essere fatta esclusivamente da figure specializzate appartenenti all’ASL o un professionista privato convenzionato o accreditato dall’ASL. Quali neuropsichiatra e/o psicologo.
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Insegnanti e altre figure professionali quali logopedisti e psicomotricisti, sono di grande aiuto per individuare i bambini che presentano sintomi attribuibili alla dislessia. Figure che possiedono le competenze per la somministrazione di alcuni test per poter effettuare una prima diagnosi certa, possono tuttavia somministrare alcuni dei test necessari per una diagnosi certa, tappa che è spesso di fondamentale importanza per individuare i bambini/ragazzi da inviare allo specialista.
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Ciao vale. La mia vita è molto difficile. Sono asperger, dislessica e con disturbi alimentari. Mi sono iscritta all'università pensando che avrei potuto farcela. Ho 23 anni, due anni fuoricorso, 9 esami da dare. Faccio una fatica immane a studiare e ci metto il doppio degli altri per avere metà dei loro risultati. Da tre mesi mi presento sempre allo stesso appello ma vengo bocciata da una professoressa che mi ha dato della stupida. Sono scappata via piangendo, senza nemmeno firmare. (..)
(...) ho vomitato tutto. Poi sono tornata a casa mi sono fatta una doccia e mi sono sentita davvero un'autistica inadatta alla vita. Non riesco più in questa maniera. Sono uno schifo.Un essere inutile e ritardata.Ma a che mi serve?Tanto sempre ritardata resto.Una che non sa nemmeno leggere. E che non riesce nemmeno a capire cosa ci sia scritto.Mia madre mi ha detto di provare a parlarne dei miei problemi ma so che a nessuno importa magari crede che lo inventi pure. Vorrei solo essere normaleLaSindrome di Asperger non comporta problematiche nello sviluppo cognitivo, néritardi mentali, non darti epiteti che non possiedi, non attribuirti etichetteperché temi di non farcela, puoi solo peggiorare le cose, spero che tu stiaintraprendendo una terapia psicologica per lavorare sulla tua ansia, sul tuosenso di te stessa e sulla tua autostima.Conosci Marco Ripà?Si, sto aprendo una parentesi youtubica per alleggerire il discorso, perdonami.Marco Ripà è uno youtuber, asperger, laureato, colto, che posta video-testdavvero interessanti, prendine visione, può essere illuminante.Per la dislessia, ci sono terapie riabilitative davvero formidabili, credo chetu ne stia seguendo qualcuna, no?Con coraggio e con esercizio potrai fare notevoli progressi.Magari, dalla terapeuta che ti segue, fatti mettere in contatto, se èpossibile, con qualche altra persona che ha seguito il tuo stesso ciclo:potrebbe farti bene conversare con qualcuno che ha già affrontato la tua sfida,magari con successo, per avere una visione del mondo non solo nera, ma anchepiù colorata.Lo stesso vale per i tuoi disturbi alimentari, magari non sono nemmeno undisturbo a sé, ma un corollario di tutto quello che stai vivendo, ossia,risolta la causa primaria di angoscia, potrebbero, pian piano, dissiparsi ancheloro.Ovviamente tutto questo va trattato in una sede terapeutica adeguata, però tudevi crederci e devi volercela fare, per te stessa.Condivido il tuo esserti iscritta all'università.Sei fuoricorso?Pazienza.C'è chi è fuoricorso perché non gli va di studiare, c'è chi è fuoricorso perchénon riesce a coincidere lo studio con il lavoro e chi è fuoricorso perché hadelle sfide con la propria persona da risolvere e non è importante il tipo disfida, ogni battaglia va rispettata.Tu stai affrontando la tua battaglia, non è facile, perciò non pensare agliesami come qualcosa che ti fanno sentire stupida o degli ostacoli invalicabili:pensa al perché ti sei iscritta proprio in quel posto.Immagino tu nutra passione per quello studio, no?Bene!Guarda ai tuoi esami come ad un modo per ampliare quella passione, perconoscere sfumature e dettagli che, altrimenti, perderesti.Non considerare solo l'esame in sé per sé, ma cerca di essere curiosadell'intero percorso, guarda ai libri come ad una favola, che, di volta involta, va ad arricchirsi di elementi che possono aiutarti a comprendere megliociò che ti circonda.Tu non sei inadatta alla vita, sei semplicemente in divenire e hai bisogno deltuo tempo e del tuo spazio per maturare, è normale.Fatti aiutare, però.Ha ragione tua madre, dovresti parlarne, non essere sola.Inizia con lo sfogarti proprio con lei, è tua madre, ti vuole bene, vuole latua felicità, fatti abbracciare e parla di tutto ciò che senti.Non puoi dire che a nessuno importi di te, se non ci hai mai provato.La normalità e l'anormalità sono concetti che possono contenere al loro internoogni cosa.Ora, io conto le strisce pedonali quando attraverso e gli scalini che percorro,ti pare una cosa sensata?No, è bislacca.Fa di me una persona disfunzionale?No, fa di me una persona con delle sue fisse.Tutti ne abbiamo.Non voglio che i miei oggetti siano spostati, perché mi dà i nervi, ogni tot ditempo butto tutto dai miei cassetti, perché mi sembrano troppo ingombranti, nonricordo mai i nomi dei protagonisti di un film e ogni volta è sempre undisastro tenere a mente una trama e potrei continuare all'infinito (ma megliodi no).Ogni comportamento mi rende unica.Ogni tuo comportamento ti rende unica.Tu hai solo delle difficoltà in più che possono essere affrontate, non averpaura, puoi farcela.Per quanto riguarda quella professoressa, è una stronza.Va benissimo bocciare gli studenti, se lo si ritiene opportuno, ma umiliarli inquesto modo è da merde.Ecco, forse quella donna sarà davvero frustrata e sola in questo mondo, peragire così.E so quanto sia inutile dirti "denuncia il suo comportamento", tantohanno sempre il coltello dalla parte del manico, perciò, anche se con votobasso, togliti dai piedi il suo esame e non rivederla più, ma, ricorda questo,nella vita sono in difetto le persone come lei, no quelle come te.Fatti aiutare.Buona fortuna per tutto
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bruschi · 5 years
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Sei dislettico ? Forse non lo sai! #dsa
Sei dislettico ? Forse non lo sai! #test #dsa #online
Sei dislettico ? Io prendo 18 su 20 punti nel test per adulti, e se lo fossi anche tu? verificalo a questo link: https://genitoriedsa.wordpress.com/2016/11/29/dislessia-e-adulti-e-se-fossi-dislessico-anchio-test/
Oggi una diversità riconosciuta anche in forma associativa a tutela https://www.aiditalia.org/
mi consolo, essendo sinonimo di diversità. Spesso “si dice” che sia, e fosse, una…
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