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#un vizio di forma
solovedreidue · 8 months
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Rimboccare la notte
È un'abitudine, un vizio, quello di accoccolarsi in una spalla che ha preso la sua forma.
È come l'anima la spalla, come il cuore, come quello spazio che tu vuoi si faccia per una sola persona. Quello spazio privato, quello spazio che non lasci nemmeno a te stesso.
Quello stare sulla nuvoletta coi piedi a penzoloni, che ti concedi nella felicità, ma che ancora più concedi -alla- felicità. In due allora. E hai ragione, è zucchero filato, rosa al mattino, scuro alla sera, e lo si nutre di dolcezza, se lo vuoi proprio mangiare, altrimenti si cade giù. In due.
Sentili: "Dolce allora, fata rizzacazzo, dolce ho detto, anche dolce, come dici tu, come facciamo, come siamo noi".
Se ne stanno su, a dondolar le gambette a cosce aperte, fino a sera, a rientrare che la mamma vita chiama urlando, teneramente e sguaiatamente, alla finestra.
E allora si ritrovano poi, il commesso viaggiatore e la funzionaria, a rimboccarsi piano la notte, a guardarsi e a salutarsi mille volte prima di dormire, a darsi una mano e a dirsi "a dopo" senza staccarsi fino a quando gli occhi si chiudono e si mette un punto, infinitamente lì. Di là.
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orotrasparente · 10 months
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3 anni fa un bambino neonato, con il cordone ombelicale ancora attaccato, veniva buttato in un cassonetto dell’immondizia
è stato salvato ed è stato affidato ad una famiglia, appunto, affidataria
la mamma biologica che l’ha abbandonato in un sacchetto di plastica propone azione nei confronti dei genitori affidatari, il tribunale per i minorenni di catania accoglie la domanda e sentenzia che per vizio di forma (ossia che non è stata data la possibilità alla madre biologica di ravvedersi, come se fosse normale ravvedersi dall’aver buttato e abbandonato un bambino appena nato nell’immondizia) il bambino entro fine anno deve essere ricondotto dalla madre biologica
io per primo capisco che la legge è la legge e non discuto questo, però mi chiedo se è “umana” questa decisione? un bambino, già abbandonato appena nato che viene sballottato all’altra madre (quella biologica) dopo 3 anni vissuti con la famiglia affidataria è una cosa accettabile umanamente? secondo me no, la legge è la legge, ma visto che la legge la fanno gli uomini c’è tanto di sbagliato ma tanto tanto tanto tanto e altrettanto andrebbe rivisto
il mio pensiero va a questo bambino che dovrà abbandonare (anche con con l’uso della forza pubblica se necessario) la propria famiglia che l’ha SCELTO quando invece era stato gettato come un rifiuto dalla madre biologica
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crazy-so-na-sega · 11 months
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"I popoli in declino smarriscono innanzitutto il senso della misura. Si attengono al particolare, si gettano con sguardo miope su ciò che è limitato e insignificante, antepongono il condizionato all'universale; poi cercano il godimento e la sensualità, cercano di soddisfare il vizio. Nella religione, l'interiorità si degrada a mera forma oppure a fanatismo sfrenato, viene smarrita la distinzione tra bene e male, l'individuo disprezza la totalità e persegue il suo personale piacere e la perdizione, e così quel popolo cade preda della disgregazione interna o di un nemico esterno, più barbaro ma più energico..."
-Adalbert Stifter
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las-microfisuras · 1 year
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Al príncipe
Si vuelve el sol, si desciende la tarde,
si la noche tiene un sabor de noches futuras,
si una tarde de lluvia parece volver
de tiempos tan amados y nunca del todo poseídos,
ya no soy feliz al gozarlos o sufrirlos:
no siento ya, frente a mí, toda la vida…
Para ser poetas se necesita mucho tiempo:
horas y horas de soledad son necesarias
para formar algo que es fuerza, abandono,
vicio, libertad, para darle forma al caos.
Poco tiempo me queda: por culpa de la muerte
que me viene al encuentro en mi marchita juventud.
Mas por culpa también de nuestro mundo humano
que le quita el pan a los hombres y a los poetas la paz.
- Pier Paolo Pasolini, de La religión de mi tiempo,1961 Traducción de: Delfina Muschietti
Pasolini retratado por Cecilia Mangini en 1958
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Se torna il sole, se discende la sera, se la notte ha un sapore di notti future, se un pomeriggio di pioggia sembra tornare da tempi troppo amati e mai avuti del tutto, io non sono più felice, né di goderne né di soffrirne: non sento più, davanti a me, tutta la vita… Per essere poeti bisogna avere molto tempo: ore e ore di solitudine sono il solo modo perché si formi qualcosa, che è forza, abbandono, vizio, libertà, per dare stile al caos. Io tempo ormai ne ho poco: per colpa della morte che viene avanti, al tramonto della gioventù. Ma per colpa anche di questo nostro mondo umano, che ai poveri toglie il pane, ai poeti la pace.
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alle00 · 1 year
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Di solito questo vizio del silenzio che avvelena la nostra epoca, lo si esprime con un luogo comune: «Si è perduto il gusto della conversazione». È l'espressione futile, mondana, di una cosa vera e tragica. Dicendo «il gusto della conversazione» noi non diciamo niente che ci aiuti a vivere: ma la possibilità di un libero e normale rapporto fra gli uomini, questo sí ci manca, e ci manca al punto che alcuni di noi si sono ammazzati per la coscienza di questa privazione. Il silenzio miete le sue vittime ogni giorno. Il silenzio è una malattia mortale. Mai come oggi, le sorti degli uomini sono state tanto strettamente connesse l'una all'altra, così che il disastro di uno è il disastro di tutti. Si verifica dunque questo fatto strano: che gli uomini si trovino strettamente legati l'uno al destino dell'altro, cosí che il crollo di uno solo travolge migliaia d'altri esseri, e nello stesso tempo tutti soffocati dal silenzio, incapaci di scambiarsi qualche libera parola. Per questo - perché il disastro di uno è il disastro di tutti - i mezzi che ci sono offerti per guarire dal silenzio si rivelano insussistenti. Ci viene suggerito di difenderci con l'egoismo dalla disperazione. Ma l'egoismo non ha mai risolto nessuna disperazione. Siamo anche troppo avvezzi a chiamare malattie i vizi della nostra anima, e a subirli, a lasciarcene governare, o a blandirli con sciroppi dolci, a curarli come fossero malattie. Il silenzio dev'essere contemplato, e giudicato, in sede morale. Non ci è dato scegliere se essere felici o infelici. Ma bisogna scegliere di non essere diabolicamente infelici. Il silenzio può raggiungere una forma d'infelicità chiusa, mostruosa, diabolica: avvizzire i giorni della giovinezza, fare amaro il pane. Può portare, come si è detto, alla morte. Il silenzio dev'essere contemplato, e giudicato, in sede morale. Perché il silenzio, come l'accidia e come la lussuria, è un peccato. Il fatto che sia un peccato comune a tutti i nostri simili nella nostra epoca, che sia il frutto amaro della nostra epoca malsana, non ci esime dal dovere di riconoscerne la natura, di chiamarlo col suo vero nome.
Natalia Ginzburg, Silenzio (da “Le piccole virtù”)
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lunamarish · 1 year
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Se il sole ritorna, se la sera scende, se la notte ha un sapore di notti a venire, se un pomeriggio di pioggia sembra tornare di tempi tanto amati e mai del tutto posseduti, non sono più felice di goderne o di soffrirne: non sento più, davanti a me, tutta la vita...
Essere poeti richiede molto tempo: ore e ore di solitudine sono necessarie per formare qualcosa che sia forza, abbandono, vizio, libertà, per dare forma al caos.
Mi resta poco tempo: a causa della morte che mi viene incontro nella mia giovinezza appassita.
Ma anche a causa del nostro mondo umano che toglie il pane agli uomini e la pace ai poeti.
Pier Paolo Pasolini, da La religione del mio tempo (1961)
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Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.
Pier Paolo Pasolini, Il cinema in forma di poesia
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turuin · 1 year
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Cari abitanti del sistema solare, visto che condividiamo lo stesso sistema non ci dovrebbe essere un gran bisogno di spiegarvi cosa sia la Terra. Magari la chiamate in un altro modo, che so io: "evitare come la peste", "pianeta velenoso a causa dell'ossigeno", "fogna umana", oppure le avete dato il nome di una pretestuosa divinità venerata nei vostri tempi antichi, un po' come abbiamo fatto noi con Giove, Venere etc. A proposito: da quale di questi pianeti venite? Sono genuinamente curioso di sapere quali costrutti organici supportino la vita in ambienti così inospitali - ma, naturalmente, "inospitale" è solo un punto di vista squisitamente umano. Noi abbiamo questo vizio, vedete, di considerare tutto dal nostro punto di vista; ci manca del tutto la capacità di assumerne degli altri e, a volte, persino di riconoscere la legittimità della loro esistenza. Questo pianeta non ci ha "accolti": ci siamo sviluppati in esso, come diretta conseguenza delle forme di vita che lo hanno popolato. A un certo punto, per uno scherzo del destino o per una bizzarra ricombinazione di geni, abbiamo inziato a parlare e ad esprimerci, e da lì in poi è avvenuto il declino del pianeta. Si, perché noi siamo stati in effetti la sua condanna: abbiamo iniziato a lasciare vagare i nostri pensieri, dopo averli espressi, e abbiamo codificato dei concetti che, per loro stessa natura, sono astratti e sfuggenti come l'aria: giustizia, Dio, amore, libertà - ed i loro contrari. Abbiamo inventato la morale traendola letteralmente dal vuoto - naturalmente, una morale secondo il personale punto di vista delle classi dominanti. Anche il concetto di classe l'abbiamo fatto uscire come un coniglio dal cilindro (ma capirete, poi, tutte queste metafore? Sospetto che anche le metafore siano un vezzo del tutto umano). Insomma: siamo da buttare? No.
Non siamo da buttare, noi siamo necessari. Noi siamo un elemento di una storia che va avanti da molto prima di noi e che andrà avanti molto dopo di noi; il pianeta, in qualche modo, ci ha permesso di esistere per fare esattamente quello che stiamo facendo. Esaurito il nostro compito, ci estingueremo.
Qual è il nostro compito? Generare la prossima forma di vita che possa soppiantarci garantendo al pianeta di continuare ad esistere. E l'abbiamo già fatto: i semi sono già stati buttati.
Probabilmente non vi interessiamo abbastanza, se non come curiosità museale: siamo le piccole api operaie che stanno costruendo un alveare per la regina madre. Moriremo, al passare delle stagioni, e tutta questa arte, tutta questa musica, tutta questa patria, tutto questo amore non saranno serviti a niente. O forse, a tutto: saranno serviti a farci compiere il nostro destino: vivere qui, amare, costruire, distruggere, odiare, voler bene, allevare, sopprimere, cibarsi, cibare.
Il più grande degli inganni che il nostro linguaggio ci ha donato è l'illusione di essere liberi e di avere una scelta: a lungo termine, nulla di ciò che facciamo ha un senso o uno scopo.
Ma noi, che siamo dei furbetti, abbiamo inventato il breve termine, ed abbiamo risolto il problema. E per chi vuol disperarsi, ci siamo inventati anche un aldilà, che non esiste.
Non interferirete nel progetto del pianeta, di questo sono sicuro: lo avreste già fatto, altrimenti. Voi state aspettando la prossima forma di vita, con cui potrete comunicare - finalmente - in maniera logica, razionale, pulita.
Con noi, sarebbe solo un gran casino.
Scusatemi per il discorso poco accogliente. Mi faccio perdonare: ecco come ha immaginato vi sareste comportati uno di noi, uno che era un tipo veramente a posto e che sapeva bene che questo pianeta, in fondo, è solo la terza roccia a partire dal sole.
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siciliatv · 6 months
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Messina. Confermata la condanna a 22 anni per aver nascosto l'HIV alla compagna, che poi morì di AIDS
La Corte d'Appello di Messina ha confermato la condanna a 22 anni per omicidio volontario a Luigi De Domenico, 59 anni, in seguito alla richiesta dell'accusa e delle parti civili. L'uomo era stato accusato di aver deliberatamente contagiato la sua compagna, nascondendo la sua positività all'HIV, persino quando la donna si ammalò gravemente. La vittima, una nota avvocatessa messinese, perse la vita a causa dell'AIDS dopo aver subito atroci sofferenze, lasciando alle spalle un figlio ancora giovane. La sentenza, emessa in primo grado a metà dello scorso anno, è giunta dopo un processo bis, richiesto dalla Cassazione in seguito all'annullamento del verdetto originario dovuto al caso dei "giurati over 65".  De Domenico era stato precedentemente condannato a 22 anni in primo grado, ma successivamente l'appello era stato annullato nel dicembre del 2022 a causa dell'elevata età dei giurati che costituivano la corte, i quali avevano superato i 65 anni. Leggi anche: Nasconde Hiv e uccide ex, condanna a rischio per vizio forma Questa problematica è stata risolta grazie a una pronuncia della Cassazione su un caso analogo verificatosi a Palermo durante un processo riguardante la mafia. I giudici della Cassazione hanno stabilito che per i giurati delle corti d'Assise, il requisito dei 65 anni si riferisce al momento della designazione e non alla data della sentenza. Read the full article
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carmenvicinanza · 8 months
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Lotte Pritzel
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Lotte Pritzel è l’artista passata alla storia per le sue bambole che rappresentavano personaggi famosi, ballerine, figure esotiche e androgine.
Lotte è il diminutivo di Charlotte Pritzel, nata a Breslavia, in Polonia, il 30 gennaio 1887. Appena diciottenne si era trasferita a Monaco per studiare arte. Viveva a Schwabing, quartiere a ridosso dell’accademia e dell’università, dove ebbe modo di frequentare importanti esponenti dell’avanguardia artistica e intellettuale internazionale.
Intorno al 1908 ha iniziato a creare le sue bambole concepite come elementi decorativi e oggetti d’arredamento, denominate Puppen für die Vitrinen. 
Dopo pochi anni erano già sulle riviste d’arte e nel 1913 furono in mostra all’Esposizione universale e internazionale di Gand e vendute a caro prezzo nel negozio Hohenzollern Friedmann & Weber a Berlino.
Erano molto amate anche dal pittore espressionista Egon Schiele che gliene commissionò una serie ancora conservata nella sua fondazione.
Lotte Pritzel divenne ben presto una figura nota nel circolo di artisti bohémien che si incontravano in famosi caffè della capitale.
Famosa per il suo spirito arguto, venne celebrata su riviste e in scritti famosi, il poeta Jakob van Hoddis le dedicò la poesia Indianisch Lied.
Tra il 1910 e il 1927 la rivista Deutsche Kunst und Dekoration pubblicò sette articoli corredati da illustrazioni delle sue opere, che hanno permesso di seguire l’evoluzione del suo stile, sia nella forma che nelle strategie di presentazione delle bambole.
Rainer Maria Rilke, il celebre poeta boemo, su queste piccole opere d’arte scrisse un saggio nel 1921.
Le sue creazioni trovarono mercato anche negli Stati Uniti. 
Inizialmente flessibili e fatte di cera, vennero successivamente decorate con garze, pizzi, perle di vetro e frammenti di broccato.Le sue bambole non sono mai state ideate come giocattoli per l’infanzia, i corpi quasi scheletrici, i volti truccati, i costumi sfarzosi, l’uso di gioielli e parrucche, le pose sensuali, il genere sessuale spesso indefinito, si ponevano agli antipodi del modello tradizionale destinato ai giochi.
Rappresentavano danzatrici, amanti malinconici, cortigiane, donne di diverse etnie, misteriosi personaggi della commedia dell’arte, madonne, angeli con fisionomie androgine, sovente in scenari orientaleggianti.
Una relazione affascinante si stabilì tra questi oggetti, il cinema e la danza espressionista che ne venne ispirata in famose coreografie. 
Annoverate nella categoria delle Kultur Doll, all’inizio venivano illustrate insieme come un gruppo di tableau vivant dall’alta connotazione teatrale, successivamente vennero fissate su piedistalli, sempre più elaborati, che sembravano alludere al loro status di scultura, di arte autonoma che rappresentava star del cinema muto e manichini surrealisti, accentuando la loro artificialità.Lotte Pritzel ha lavorato come costumista e scenografa in diversi teatri di Monaco e Berlino. 
Nel 1923 era talmente popolare che le venne dedicato un film documentario dal titolo Die Pritzel-Puppe, diretto da Ulrich Kayser, in cui veniva ripresa nel suo studio mentre era immersa nelle sue creazioni.
Con l’avvento del nazismo la situazione cambiò notevolmente e le divenne sempre più difficile esporre in pubblico e vendere il suo lavoro: le sue bambole androgine e languidamente erotiche mal si conformavano con i corpi idealizzati promossi dalla politica culturale nazista.
Lotte Pritzel è morta il 17 febbraio 1952, a causa di un ictus, aveva 65 anni.
Dopo decenni di oblio è stata riscoperta negli anni ottanta, in seguito all’interesse maturato per le bambole nell’ambiente bohémien di Monaco degli inizi del ventesimo secolo.
Nel 1987, in occasione del suo centesimo compleanno, a Monaco le è stata dedicata una personale dal titolo Lotte Pritzel. Bambole di vizio, di orrore e di estasi.
Sono state identificate più di duecento sue opere, in gran parte conservate in collezioni private e pubbliche.
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princessofmistake · 10 months
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L'artista è il creatore di cose belle. Rivelare l'arte senza rivelare l'artista, è il fine delI'arte. Chi può incarnare in una forma nuova, o in una materia diversa, le proprie sensazioni della bellezza, è un critico. Tanto la suprema quanto la infima forma di critica sono una specie di autobiografia. Coloro che scorgono cattive intenzioni nelle belle cose, sono corrotti, senza essere interessanti. Questo è un difetto. Quanti scorgono buone intenzioni nelle belle cose, sono spiriti raffinati. Per essi c'è speranza. Eletti son gli uomini ai quali le belle cose richiamano soltanto la Bellezza. Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto. L'avversione del secolo decimonono per il Realismo è la rabbia di Calibano che vede riflesso il proprio viso in uno specchio. L'antipatia del secolo decimonono per il Romanticismo è la rabbia di Calibano che non riconosce il proprio viso quando è riflesso in uno specchio. La vita morale dell'uomo è materia d'arte, ma la moralità artistica consiste nell'uso perfetto di un imperfetto strumento. Nessun artista aspira a provare alcunché. Perfino la verità può esser provata. L'artista non ha preferenze etiche. Una preferenza di tal genere costituirebbe per un artista un manierismo stilistico imperdonabile. Il pensiero e il linguaggio sono per l'artista gli strumenti di un'arte. Il vizio e la virtù sono per l'artista materia d'arte. Dal punto di vista formale l'arte suprema è quella del musicista. Dal punto di vista del pathos, tipico è il mestiere dell'attore. Ogni arte è nel tempo stesso realistica e simbolica. Chi varca i limiti di tale apparenza lo fa a proprio rischio e pericolo. Chi intende il simbolo lo intende a suo rischio. L'arte in verità non rispecchia la vita, ma lo spettatore. Il contrasto delle opinioni suscitate da un'opera d'arte indica che l'opera è nuova, complessa, vitale. Quando i critici dissentono tra loro, I'artista è d'accordo con se stesso. Possiamo indulgere verso un uomo che abbia fatto qualcosa di utile, purché non l'ammiri. Ma chi ha fatto una cosa inutile può essere scusato solo se egli la ammira enormemente. Tutta l'arte è completamente inutile.
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minu1312 · 1 year
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mi piace stare a guardare il temporale che arriva
forse perché amo la comodità, ma in fondo ho sempre avuto un debole per le tempeste
la natura quando si scatena ti fa sentire piccolo, ma non solo me, sembra tutto più piccolo e insignificante
i problemi
i nemici
e per me che ho la tendenza a credermi Stocazzo, a volte questa cosa mi rincuora
mio padre mi ha dato le chiavi di questa casa, ci ha appeso un portachiavi a forma di pupazzo
forse lui mi vede ancora una bambina
mi intenerisce e mi intristisce allo stesso tempo
perché qualunque cosa io faccia, per i genitori resto una bambina
perché non sono più una bambina da tanto tempo e forse non lo sono manco mai stata
la psicologa dice che A. rappresenta la me bambina della quale nessuno si è preso cura
e allora io la vizio e l’ascolto
le do tutto quello che vuole
vivo ogni sacrificio col sorriso
perché se lo merita, A. e la me bambina
in fondo è successo tutto grazie a lei
e in mezzo alla tempesta
ora so come proteggerla
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lamilanomagazine · 1 year
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Progetto Totem-Cic 2023: il water per la protesta contro il fumo, l'opera realizzata da Mene
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Trento, progetto Totem-Cic 2023: il water per la protesta contro il fumo, l'opera realizzata da Mene. Trento, in occasione della 35a Giornata mondiale senza tabacco, a palazzo Geremia, si è svolta a Palazzo Geremia un'insolita ed originale cerimonia di consegna del Totem-Cic ideato da Mene, al secolo Maurizio Menestrina, al sindaco di Trento Franco Ianeselli. I 4 Totem sono stati realizzati con 2 water, 2 bidet e con vari materiali di recupero dagli studenti dell'istituto Pavoniano Artigianelli, del Liceo artistico Vittoria, dall'artista Sarah Mutinelli e dallo stesso Mene con l'autofficina carrozzeria Santoni. Alla presenza del presidente Lilt Mario Cristofolini e di varie personalità istituzionali del settore salute, al sindaco è stato donato un bidet con la scritta che vieta il fumo nei giardini riservati ai bambini. Le 4 opere d'arte verranno probabilmente sistemate all'esterno del Muse, dell'ospedale Santa Chiara, di un esercizio pubblico di piazza Santa Maria Maggiore e dei palazzi municipali. Lo slogan? "Se fumi getti la tua salute nel c….!". PERCHÈ IL WATER COME OGGETTO? Conosciamo tutti la funzione dell’oggetto, il water. Molte frasi che ho sentito nel tempo da parte delle persone che si rivolgono verso i fumatori si possono riassumere in: “Se fumi getti la tua salute nel c...!”. Questo è stato lo spunto che mi ha fatto riflettere. Perché invece che utilizzare solo le parole, non concretizziamo in modo oggettivo in modo da lanciare un messaggio forte, provocatorio e chiaro. È anche un invito a rispettare il senso civico per non gettare i mozziconi in ogni dove. COM’È FATTO IL TOTEM-CIC? Le forme sovrapposte dei sanitari, danno movimento e dinamicità alla forma statica dell’oggetto in questione. La base stessa del totem è anch’essa un monito, in quanto è stata ricavata da marmi e graniti di scarto cimiteriale. L’interpretazione artistica è libera di creare un messaggio creativo e ironico ma che porta ad una riflessione fondamentale: la salute è un bene prezioso che va tutelato, per tutti. Tutti gli elementi che sono stati utilizzati per creare le opere “Totem-Cic” sono materiali di recupero e di riciclo. La reinterpretazione artistica è stata realizzata con ceramica, metallo, vernice, tecnica a mosaico, tecnica pittorica. PERCHÈ PRESENTARLO IL 31 MAGGIO 2023? Il 31 di maggio è la giornata mondiale senza tabacco. Lo scopo di questa giornata è provocare e incoraggiare le persone che fumano ad astenersi da questo vizio per 24 ore. È un invito per prendere coscienza e cercare di smettere, un appello alla salute di chi fuma e di chi vive con loro. Opere realizzate a cura di: • Istituto Pavoniano Artigianelli per le Arti Grafiche di Trento. • Liceo Artistico Alessandro Vittoria di Trento. • Sarah Mutinelli (artista). • Maurizio Menestrina (Mene) & Autofficina Carrozzeria Santoni.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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fattidifavole · 2 years
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L’ultima Cena
Ancora un passo
verso l’ignoto. 
Che spinge la crosta terrestre 
a dividersi in moto
sotto le onde irrompenti 
del mare del tempo. 
Irreale silenzio
che precede l’azione,
lo scroscio improvviso del mio stesso pensiero,
che lacera dentro e mi lascia da solo
all’ombra di un vizio che il raziocino elude. 
Strisciando, pimpante
nell’acido sangue
di un sacrificio di un essere inerme. 
Follia o confusione 
Non trovo la quadra
da qual direzione questa luce s’irradia. 
Son cieco e contento
e respiro a malapena
Rifiuto il compromesso
e ne taglio la corda
che mai torni in me la voglia
di adattarmi alle sue catene. 
Mi scorre nelle vene tutta quella rabbia
che giace infondo al mare. 
Tu credi che sia sabbia, 
invece è cenere del mio coraggio
scomposta in frammenti alle rive del mondo. 
Mi coloro di ogni forza elementale
e tutte le incarno nel bene e nel male. 
Anche quando il fuoco mi ustiona le membra, 
così poi le lacrime mi rendono degna, 
di essere solo una goccia di pioggia
che cade per fede e la terra accarezza,
che penetra dolce senza farsi domande, 
ignara del giorno in cui tornerà in superficie, 
si immola al suo essere quadro e cornice. 
Dalla materia alla forma 
dalla padella alla brace. 
Non trovo la quadra,
ma vi siedo al centro.
Sono il punto nel mezzo di un passaggio nel tempo.
Dal gelido futuro 
al passato bislacco, 
dal luogo più oscuro, al più diafano albergo, 
dal luogo da cui vengo, a quello in cui mi perdo. 
Di tutte le storie che ho mai immaginato, 
di quei mondi attraenti 
dove non più mi reco, 
è rimasto un alone,
viola come il mio nome, 
un impasto sfuocato di un tormento voluto. 
Un livido al braccio, 
un embargo sfacciato, 
un passaggio obbligato 
verso il lato sbagliato. 
E’ questo che prova il vento, 
quando viene calmato?
E’ questo che provò il primo uomo 
quando venne creato?
Il cosmo nell’occhio 
ed il caos nel petto, 
il timor divino di sentirsi prescelto. 
La noia mortale,
che tale è di fatto, 
il prendere atto di un limite imposto. 
Il contro-pacco di chi si credette furbo,
lo schiaffo morale che conduce al risveglio.
Sbadiglio. 
E l’ossigeno mi informa della composizione atmosferica 
che mi circonda. 
La luce mi parla 
ed il suono mi assilla
ed io sono stanca
come un cuore ed una stella.
Pulsante del niente  che tutto alimenta, 
schiavo ed amante 
di una dea senza nome 
La mia mente si ribella
al paradosso del normale, 
sono l’alfa privativo
del destino morale. 
Sono io, l’alga che intossica il mare
la reazione spontanea di una tribù ancestrale. 
Sono la protezione della glia universale, 
l’anello di congiunzione 
tra l’erudito ed il banale. 
La scomodità di non avere un colore,
mentre la strega comanda al mio cuore. 
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Ora giungo per forza,
e non per volere, 
ad una risoluzione 
perché è cosi’ che funziona 
in questo mondo mortale:
la fine è l’inizio della trasformazione. 
Dunque eccomi all’uscio
di una porta di ottone, 
intarsiata ad arte da ogni scelta ed azione,
raffigurante la vita che hai scelto di fare, 
il piano infinito e la sua rampa di scale. 
Ed ogni gradino 
è una stella nel cielo, 
un cancello che porta ad un prescritto sentiero. 
Ad ogni livello, ti ritrovi al cospetto 
di un confine cobalto che ti mostra te stesso. 
Guardati in tasca: 
c’è il tuo passaporto!
Una collezione di tutti i viaggi che hai fatto, 
i visti e i giudizi, 
i vizi e gli indizi, 
i test superati ed i sogni nascosti. 
Alienato da un mondo che tu stesso hai creato, 
ti portano il conto e nemmeno hai mangiato.
Eri sazio e ubriaco e 
e sei stato tradito.
Ma all’ ultima cena, chi è che ha pagato?
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QUESTA COSA E' VERA?
La domanda che si fanno molti tifosi della Juventus è: questa cosa è vera: Perchè la Covisoc scriveva alla Procura il 14 aprile ’22?E perché la Procura non vuole mostrare un documento che potrebbe retrodatare l’indagine e costituire un vizio di forma? Questa notizia di una carta segreta che potrebbe, usiamo il condizionale, “potrebbe” cambiare le carte in tavola per il tema riguardante le…
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cancionesfedez · 2 years
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Paranoia Airlines
Come tutti quanti ho i miei guai Volo, cado, Paranoia Airlines Se precipito da te verrò A cercare tutte le risposte che non ho
La mia strada era sempre più buia Non c'era un'anima tranne la tua È per questo che adesso rivedo me stesso riflesso nella tua paura Se non ci sarò torno, dubito Fammi uno smile per il pubblico Penso che eri un controsenso ma adesso ti guardo attraverso Sei un senso unico
E mi perdo nella notte, nell'oscurità Senza navigatore E se mi stringi forte, forte il buio se ne va E tutto prende colore Perché separati siamo stelle ma Abbracciati siamo il sole Perché separati siamo stelle ma Abbracciati siamo il sole
Un vizio di forma forse solamente una forma di vizio Non ti sembra? Sei il mio lieto fine travestito da inizio Sai che sembra? Le domande che tornano indietro Tu ti specchi, io mi taglio col vetro Vorrei tornare a quei tempi ma tu non hai ancora imparato ad usare la retro Le porte che apri, le bocche che chiudi Le notti ubriache, si fotte da nudi Le botte che paghi, le volte in cui sudi Ci estingueremo noi prima dei mutui
E mi perdo nella notte, nell'oscurità Senza navigatore E se mi stringi forte, forte il buio se ne va E tutto prende colore Perché separati siamo stelle ma Abbracciati siamo il sole Perché separati siamo stelle ma Abbracciati siamo
Forse dopo, forse sono qua Come se non fosse tutto qua Fare finta per davvero Solo con te sarò sincero per noi Ti ho regalato un sacco a pelo Per dormire sotto il cielo
E mi perdo nella notte, nell'oscurità Senza navigatore E se mi stringi forte, forte il buio se ne va E tutto prende colore Perché separati siamo stelle ma Abbracciati siamo il sole Perché separati siamo stelle ma Abbracciati siamo il sole
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