thewhispersofthesea
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Connor
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thewhispersofthesea · 4 years ago
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UMANITA'
A volte nella vita si verificano eventi irruenti che rompono alcuni ingranaggi dentro di noi. Io li chiamo momenti di rottura. Ci paralizziamo, non sappiamo come reagire, ci stravolgono con una potenza tale da costringerci a arrenderci di fronte alla loro impetuosità. Credo che questa incertezza sia intimamente legata a un aspetto che tormenta l’uomo da quando ne ha memoria: quando si tratta di sentimenti, non c’è un manuale di istruzioni. Nessuno ci ha insegnato come si deve soffrire, se ci sia un modo più giusto, efficace o utile. Nè ci è stato detto se si debba effettivamente patire il dolore.Se spegnere l’interruttore dell’empatia fosse possibile, probabilmente molti di noi sceglierebbero questa opzione. Scelgo di non soffrire, di non sperimentare il dolore dovuto a una perdita, a una delusione, a un fallimento. Non lo nego, a volte sarebbe molto comodo, soprattutto se usiamo come metro di paragone il “risparmio di tempo”. In un sistema che pone come sue fondamenta la performance e l’efficienza, gli emarginati a chi equivalgono? A coloro che hanno ancora il coraggio di impiegare il loro tempo per provare a comprendere i propri stati d’animo? O a quelli che si disperdono in inutili riflessioni? Sono due facce della stessa medaglia e la risposta è soggettiva. Ognuna affronta il dolore nella misura in cui può, nell’intensità a cui arriva e con gli strumenti che ha a disposizione.Ci adattiamo per sopravvivere. Resistiamo alle mancanze. Siamo pieni di buchi, una costellazione di assenze fin da quando siamo nati. E malgrado le lacune e le difficoltà insormontabili, tutti noi aspettiamo sempre che ci succeda qualcosa di straordinario. Crediamo di meritarci una vita dettata dalla passione, dal continuo e ardente desiderio. Pretendiamo di avere - chissà dove nel mondo - un’anima gemella che ci sta aspettando. Intimamente speriamo che ci sia un finale sotteso, un destino già scritto per noi; non vogliamo cedere alla convinzione che gli accadimenti siano interamente dettati dal caos.Promettiamo l’eternità di un amore pur non essendo nella nostra natura. Vi siete mai chiesti perché quando si ama, ci si promette ingenuamente l’eternità del sentimento? Io credo abbia a che fare con un’ossessione per l’immortalità, un’infinita estensione nel tempo che non potremo mai sperimentare. La fascinazione per un concetto assoluto e l’impossibilita di afferrarlo.Per farvi capire meglio, prenderò come riferimento una storia che mi ha accompagnato nel corso dell’adolescenza e che racconta di vampiri, esseri immortali. La relazione tra Damon e Elena è un turbinio di emozioni, lui è un vampiro e lei una mortale che non rinuncerebbe mai alla sua sua umanità.Quando Damon decide di prendere la cura per ritornare umano e vivere una vita al fianco della sua amata, pronuncia le seguenti parole: “ Sono stato un vampiro per molto tempo ed è stato grandioso, ma ci rinuncerei subito per essere tuo marito, il tuo compagno, il padre dei tuoi figli. Perché anche se non funzionerà e sarò solo e infelice, la minima possibilità di trascorrere una vita perfetta insieme a te è infinitamente meglio che trascorrerne una da immortale senza di te. Ti amerò fino a quando non esalerò il mio ultimo respiro su questa terra.”Il coronamento della loro relazione avviene con la morte di Damon. Solo a questo punto entrambi i personaggi realizzano che saranno destinati a stare insieme, ovunque si trovino: “Tu sei di gran lunga la cosa più bella che mi sia mai capitata nei miei 173 anni su questa terra. Il fatto che io sia morto sapendo di essere amato non da chiunque ma da te, Elena Gilbert, è l'esempio perfetto di una vita piena. Potrai anche essere a mille miglia o a cento anni di distanza ma sei ancora con me e il mio cuore è li con te in quella bara.”Damon ha rinunciato alla sua immortalità per amore, perché non avrebbe sopportato il peso di vivere una vita senza Elena al suo fianco. Nonostante la morte, le ha promesso di rimanere insieme per l’eternità, in qualsiasi tempo e luogo. Ha scelto lei, e ripeterebbe quella scelta fino
all’infinito. Ciò che noi in un’opera amiamo è l’esistenza di un uomo, una possibilità di noi stessi; il punto di rottura corrisponde alla frazione di secondo nella quale comprendiamo che questa ipotesi non si realizzerà mai. Siamo confinati ad un livello inferiore, non abbiamo il privilegio di toccare valori così alti e puri, né di prendere decisioni così radicali. Non potremo mai provare quel brivido. Continuo a sostenere che nasca dal nostro dolore, quanto di grande noi comprendiamo.A questo punto, vi chiederete dove sia il problema. Dopo aver preso coscienza della gelida e amara verità si dovrebbe andare avanti, perché è cosi che funziona. Ma è difficile scendere a patti con la realtà, soprattutto per chi come me non ha ricevuto il dono del compromesso. La sensibilità è la mia condanna, ma improvvisamente diventa la mia forza migliore. E non la cambierei per un pezzo di fredda superficialità sottocosto, non saprei che farmene. Io non voglio smettere di credere che questi sentimenti, da qualche parte nel mondo, possano esistere. Non posso pensare che viviamo una vita mediocre e superficiale, e che finirà tutto quando i nostri cuore smetteranno di battere. Non posso accettarlo, io voglio credere fino alla fine che qualcosa rimane. Voglio sperare che le cose non accadono e basta, ma succedono per un motivo, che se ci comportiamo bene e abbiamo compassione vero gli altri, allora la vita ci sarà lieve. Vorrei avere la possibilità di dimostrare alle persone che amo che farei di tutto per proteggerle e che sarei disposta a sacrificarmi per loro.Björn Larsson nel suo libro “Bisogno di libertà” scrisse: “ Per essere liberi bisogna avere fantasia. Bisogna allenarsi a immaginare altre vite, altri mondi, altri sentimenti, altri pensieri, altri linguaggi.”Questo momento di rottura è stato il modo più triste e bello in cui la vita ha dovuto dirmi che non si può avere tutto.
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thewhispersofthesea · 6 years ago
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C'è una zona nella mente tra il desiderio di prendere una decisione e la decisione stessa nella quale fantasia e senso della realtà negoziano i termini di quello che succederà, è uno degli spazi più magici della soggettività. La fantasia mi piace perché è dove ci sono io e al tempo stesso dove io vengo a mancare. La realtà mi piace perché è dove sono tutti gli altri e dove mi trovo bene.
Per i prossimi tempi, la foresta sarà il mio concetto guida. È unità e dispersione, sentiero, illuminazione, oscurità, vita, ciclo, racconto, freschezza, comunione, individualità, sfida. Dal basso verso all'alto, come la Torre di Babele.
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thewhispersofthesea · 6 years ago
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Che posto abbiamo noi, esseri umani che percepiscono, decidono, ridono e piangono, in questo grande affresco del mondo che offre la fisica contemporanea? Se il mondo è un pullulare di effimeri quanti di spazio e di materia, un immenso gioco di incastri di spazio e di particelle elementari, noi cosa siamo? Siamo fatti anche noi solo di quanti e particelle? Ma allora da dove viene quella sensazione di esistere singolarmente e in prima persone che prova ciascuno di noi? Allora cosa sono i nostri valori, i nostri sogni, le nostre emozioni, il nostro sapere? Cosa siamo noi, in questo mondo sterminato e rutilante? Nel grande quadro della scienza contemporanea ci sono molte cose che non capiamo, e una di quelle che capiamo di meno siamo noi stessi. “Noi”, esseri umani, siamo prima di tutto il soggetto che osserva questo mondo, gli autori, collettivamente, di questa fotografia della realtà che ho provato a comporre. Siamo nodi di una rete di scambi, nella quale ci passiamo immagini, strumenti, informazioni e conoscenza. Del mondo che vediamo, siamo anche parte integrante, non siamo osservatori esterni. Siamo situati in esso. La nostra prospettiva su di esso è dall’interno. Siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi segnali di luce che si scambiano i pini sulle montagne e le stelle nelle galassie. Man mano che la nostra conoscenza è cresciuta, abbiamo imparato sempre di più questo nostro essere parte, e piccola parte, dell’universo. Pensavamo di essere sul pianeta al centro del cosmo, e non lo siamo. Pensavamo di essere una razza a parte, nella famiglia degli animali e delle piante, e abbiamo scoperto che siamo discendenti degli stessi genitori di ogni altro essere vivente intorno a noi. Abbiamo bisnonni in comune con le farfalle e con i larici. Nel mare immenso di galassie e di stelle, siamo un infinitesimo angolo sperduto; fra gli arabeschi infiniti di forme che compongono il reale, noi non siamo che un ghirigoro fra tanti. Le immagini che ci costruiamo dell’universo vivono dentro di noi, nello spazio dei nostri pensieri, ma descrivono più o meno bene il mondo reale di cui siamo parte. Quando parliamo del Big Bang o della struttura dello spazio, quello che stiamo facendo non è la continuazione dei racconti liberi e fantastici che gli uomini si sono narrati attorno al fuoco nelle sere di centinaia di millenni. E’ la continuazione di qualcos’altro: dello sguardo di quegli stessi uomini, alle prime luci dell’alba, che cerca tra la polvere della savana le tracce di un’antilope – scrutare i dettagli della realtà per dedurne quello che non vediamo direttamente, ma di cui possiamo seguire le tracce. Nella consapevolezza che possiamo sempre sbagliarci, e quindi pronti ogni istante a cambiare idea se appare una nuova traccia, ma sapendo anche che, se siamo bravi, capiremo giusto e troveremo. Questa è la scienza. C’è una questione in particolare, riguardo a noi stessi, che ci lascia spesso perplessi: che significa che siamo liberi di prendere delle decisioni, se il nostro comportamento non fa che seguire le leggi della natura? Non c’è forse contraddizione fra la nostra sensazione di libertà e il rigore con cui abbiamo ormai compreso si svolgono le cose del mondo? C’è forse qualcosa in noi che sfugge le regolarità della natura, e ci permette di torcerle e sviarle con il nostro stesso pensiero? No, non c’è nulla in noi che sfugge le regolarità della natura. Se qualcosa in noi violasse le regolarità naturali, l’avremmo già scoperto da tempo. Non c’è nulla in noi che violi il comportamento naturale delle cose. Noi siamo sorgente di stupore per noi stessi. Abbiamo cento miliardi di neuroni nel nostro cervello, tanti quante le stelle di una galassia, e un numero ancora più astronomico di legami e combinazioni in cui questi possono trovarsi.  Di tutto questo non siamo coscienti. “Noi” siamo il processo formato da questa complessità, non quel poco di cui siamo coscienti. Quando abbiamo la sensazione che “sono io “a decidere, non c’è nulla di più corretto: chi altri? Io, come voleva Spinoza, sono il mio corpo e quanto avviene nel mio cervello e nel mio cuore, con la loro sterminata e per me stesso inestricabile complessità. L’immagine scientifica del mondo, non è allora in contraddizione con il nostro sentire noi stessi. I nostri valori morali, le nostre emozioni, i nostri amori, non sono meno veri per il fatto di essere parte della natura, di essere condivisi con il mondo animale o per essere cresciuti ed essere stati determinati dai milioni di anni dell’evoluzione della nostra specie. Anzi, sono più veri per questo: sono reali. Sono la complessa realtà di cui siamo fatti. La nostra realtà è il pianto e il riso, la gratitudine e l’altruismo, la fedeltà e i tradimenti, il passato che ci perseguita e la serenità. La nostra realtà è costituita dalle nostre società, dall’emozione della musica, dalla ricche reti intrecciate nel nostro comune sapere, che abbiamo costruito insieme. Della natura siamo parte integrante, siamo natura, in una delle sue innumerevoli e svariatissime espressioni. Quanto è specificatamente umano non rappresenta la nostra separazione dalla natura, è la nostra natura. E’ una forma che la natura ha preso qui sul nostro pianeta, nel gioco infinito delle sue combinazioni, dell’influenzarsi  e scambiarsi correlazioni, e l’informazione fa le sue parti. Chissà quali e quante altre straordinarie complessità, in forme forse addirittura impossibili da immaginare per noi, esistono negli sterminati spazi del cosmo… C’è tanto spazio lassù, è puerile pensare che in quest’angolo periferico di una galassia delle più banali ci sia qualcosa di speciale. La vita, sulla Terra, non è che un assaggio di cosa può succedere nell’universo. La nostra anima non ne è che un altro. Noi siamo una specie curiosa. Non siamo curiosi contro natura: siamo curiosi per natura. Penso che la nostra specie non durerà a lungo. Non pare avere la stoffa delle tartarughe, che hanno continuato ad esistere simili a se stesse per centinaia di milioni di anni, centinaia di volte di più di quanto siamo esistiti noi. Apparteniamo a un genere di specie a vita breve. I nostri cugini si sono già tutti estinti. E noi facciamo danni. Siamo forse la sola specie sulla Terra consapevole dell’inevitabilità della nostra morte individuale: temo che presto dovremo diventare anche la specie che vedrà consapevolmente arrivare la propria fine o, quanto meno, la fine della propria civiltà. Nasciamo e moriamo, come nascono e muoiono le stelle, sia individualmente che collettivamente. Questa è la nostra realtà. Per noi, proprio per la sua natura effimera, la vita è preziosa. Perché, come scrive Lucrezio, “il nostro appetito di vita è vorace, la nostra sete di vita insaziabile". Ma immersi in questa natura che ci ha fatto e che ci porta, non siamo esseri senza casa, sospesi tra due mondi, parti solo in parte della natura, con la nostalgia di qualcosa d’altro. No: siamo a casa. La natura è la nostra casa e nella natura siamo a casa. Questo mondo strano, variopinto e stupefacente che esploriamo, dove lo spazio si sgrana, il tempo non esiste e le cose possono non essere in alcun luogo, non è qualcosa che ci allontana da noi: è solo ciò che la nostra naturale curiosità ci mostra della nostra casa. Della trama di cui siamo fatti noi stessi. Noi siamo fatti della stessa polvere di stelle di cui sono fatte le cose e sia quando siamo immersi nel dolore sia quando ridiamo e risplende la gioia, non facciamo che essere quello che non possiamo che essere: una parte del nostro mondo. Per natura amiamo e siamo onesti. E per natura vogliamo sapere di più. E continuiamo a imparare. La nostra conoscenza del mondo continua a crescere. Ci sono frontiere, dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. Sono nelle profondità più minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato.
 - V. Van Gogh, “Notte stellata” (dettaglio)  - C. Rovelli, “Sette brevi lezioni di fisica”
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thewhispersofthesea · 6 years ago
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Il mondo è una porzione contenuta di cielo nettamente separata dall'infinito, e questo, forse, è uno fra i più rilevanti turbamenti dell'uomo,
il non poterne delimitare i confini
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thewhispersofthesea · 6 years ago
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Ho letto di recente che la gravità è tutta la forza che il nostro pianeta esercita su una pietra quando la teniamo in mano. Non è molta. Eppure la foto del fiore sulla ISS cresciuto in microgravità mi fa apprezzare di essere ancorato alla Terra. Non ci sarebbe senso nel parlare di libertà se non ci fosse prigionia, e questo immagino sia il dono del dio allo schiavo e al ribelle.
Della ribellione mi dispiace che non si capisca mai la natura del gioco, perché il gioco ha delle regole e alla fine rispettiamo sempre quelle regole. Le regole non vengono mai discusse, persino la più feroce delle ribellioni agisce sempre nell'insieme di regole che il gioco aveva già messo in tavola. Io non credo ci sia del male o del bene in queste regole, ma credo che sia fin troppo facile pensare tutto in termini di dentro e di fuori quando poi c'è un oltre che è l'attraverso. Dieci anni fa leggevo Searle parlare dei confini come l'astrazione delle mura di cinta che crollano nel tempo ma nulla crolla davvero. Dentro e fuori sono parole preferite della filosofia. Inizia prima di Platone ma la caverna di Platone è una storia erotica che cavalca i millenni. Dentro e fuori. E mai attraverso.
Mi concentro a pensare cosa sia l'attraverso la gravità. Da una parte c'è Newton e dall'altra c'è il flat earth conspirator. Che esista una resistenza alla sfera del mondo anche quando l'evidenza è così marcata è commovente. Gli straccioni crociati convinti che il dio li proteggerà dai saraceni non vengono mai a mancare. Ma tra la Terra piatta e la Terra sferica c'è un attraverso la gravità che credo sia capire che non c'è Terra e al tempo stesso c'è la Terra. Il mondo è una illusione ma solo nel teatro del mondo. Una freccia.
Pochi secondi prima di consolidare un'idea c'è un istante magico nel quale non si è in presenza né in assenza dell'idea. Prima di risolvere un problema tecnico, prima di capire Hegel, prima di accorgersi di essersi innamorati, prima di riscoprire la propria fede religiosa. È un istante nel quale hai già iniziato ad entrare ma non sei ancora dentro. Ed è attraverso. Qualcuno mi diceva che un computer è binario, è acceso o spento. Io non sono mai stato d'accordo.
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thewhispersofthesea · 7 years ago
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thewhispersofthesea · 7 years ago
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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De-siderio, rivoluzione eccetera eccetera.
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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Ho visto
Ho visto tedeschi enormi e ubriachi abbracciare piangendo di gioia minuscoli turchi delusi, alla fine di una semifinale di calcio. Ho visto la nipote italiana di un fascista e il nipote tedesco di un nazista andare in Francia, al cimitero, a rendere omaggio ai caduti volontari della Repubblica nella guerra di Spagna. Ho mangiato cous cous a casa di un ebreo iraniano a Digione, sposato con una cattolica di origine italiana. Ho comprato un costume da bagno con una ragazzina musulmana. Ho ascoltato un quartetto kazako nella chiesa di farneta. Ho ospitato nella mia camera di ragazzina degli sciamani sudamericani. Ho parlato di sesso omosessuale a un prete molto paziente. Mi sono fatta raccontare la storia di Ganesh in un ristorante a Chandigar. Ho amici di ogni religione, di ogni paese, che bevono il cappuccino col cacciucco, che si portano la moka in vacanza, o che dicono il rosario per la novena. A ognuno di loro voglio un gran bene. E non smetterò mai. Non smetterò mai di viaggiare, di imparare, di conoscere, di amare. Non ci avrete, terroristi, razzisti, intolleranti, violenti, odiatori del mondo tutti. Non ci avrete mai dalla vostra parte.
(Anonimo)
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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“Credo che noi due ci conosciamo da sempre, sai perché? Quando c'è stato il Big Bang tutti gli atomi dell'universo si sono uniti in un minuscolo puntino che poi è esploso. Quindi i miei atomi e i tuoi atomi erano sicuramente insieme, chissà, magari si sono uniti diverse volte negli ultimi tredici virgola sette miliardi di anni. I miei atomi conoscono i tuoi atomi, li conoscono sin dall'inizio. I miei atomi hanno sempre amato i tuoi atomi.”
-I Origins
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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“The story can resume. The one I had been planning on that evening walk. I can become again the man who once crossed the surrey park at dusk, in my best suit, swaggering on the promise of life. The man who, with the clarity of passion, made love to you in the library. The story can resume. I will return. Find you, love you, marry you and live without shame.“
Atonement (2007)
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thewhispersofthesea · 8 years ago
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