Odio come ti lasci amare da me, ma perché diavolo non mi fermi?!
Don't wanna be here? Send us removal request.
Text
Gli ho sboccato addosso il cuore
Camminava in riva al mare, guardando i suoi piedi e le onde che si scontravano su di essi, scavalcandoli, quasi fossero insignificanti. Sotto lo sguardo a volte attento a volte perso dell’altro. Lei ridacchiava tra se e se, nonostante dentro stesse uno schifo. «Però ...immaginati...chissà come sarebbe bello se...» guardò in basso e una mezza risata interruppe la sua frase «Come sarebbe bello essere...innamorati, ma innamorati davvero, insomma, come quando ti prende la corrente, ti abbraccia, ti stringe, ti avvolge, ti avvinghia e non ti lascia, ti porta via con sé, spesso nei guai ma è sempre così meraviglioso, sempre così rilassante...chissà come sarebbe bello se...se qualcuno mi facesse così, mi prendesse, mi facesse voltare e mi portasse con sé, lontano, ma senza muoversi, con solo due parole, ‘TI AMO’, sarebbe il viaggio più bello di sempre non trovi?» Disse senza alzare lo sguardo. Il contatto coi suoi occhi l’avrebbe uccisa. Il tono allegro le dava quell’aria da bambina che stava giocando in riva al mare. Lui la guardò, non sapeva che rispondere, ma non ce ne fu bisogno, perché lei poi riprese «Io sono innamorata, ma non partirò mai con lui, non mi farà mai voltare, non mi porterà mai con se, non mi farà sognare e volare via con quelle due parole, lo so...me lo hai detto no? Non è quello che vuoi, e va bene così...sai...io non pretendo molto a dire il vero, io voglio solo non stare troppo male, voglio solo che tutto vada bene per un po’ e che tu stia bene...ma non è così…così…le cose vanno bene, e okay, ma io sto male e anche tu...anche se non lo vuoi ammettere...non vuoi che io o chiunque altro ti salvi...e fa male...fa un male assurdo, tu non puoi capire quanto diavolo fa male...e mi fa anche arrabbiare, non riesco ad aiutarti perché tu non vuoi...ma ne avresti bisogno..» disse con semplicità, nonostante la sua voce tremasse ed il suo corpo pure, gli occhi gemevano dal dolore delle lacrime che le continuavano a pungere gli occhi insistendo per uscire. Si rifiutava sempre di mostrargli la parte peggiore di se, o almeno, ha sempre odiato quando lui la vedeva fuori controllo, anche se sotto sotto sapeva che lui avrebbe preferito sempre quando lei si lasciava andare. «Non ho bisogno di essere salvato...non capisco perché dici così, io sto bene...se ritorniamo a quel discorso io te l’ho detto...sto...bene da solo..» «Non è vero! Questo non è stare bene! Non stai vivendo, tu...sopravvivi! È sbagliato così! Tu non hai idea di quanto questo mi faccia arrabbiare! Perché non apri gli occhi! Perché devo stare male io per poterti fare del bene!» Sbottò interrompendolo con le lacrime agli occhi e in respiro affannato. «Io non ce la faccio davvero più! Ti prego lasciati aiutare...ti prego! Se non lo vuoi fare per me fallo almeno per te stesso! Ne hai bisogno! Hai bisogno di stare bene! Quando capirai che io non voglio farti del male!? Quando capirai che io voglio solo aiutarti!?» Lentamente le sue gambe stavano cedendo. «Non sei certo tu che mi dovresti aiutare» «Non ho detto questo, ho detto che devi farti aiutare! Ti prego! Ho bisogno di vedere felice almeno te! Se non posso stare bene io almeno voglio che stia bene tu! Perché non capisci che se stai bene io mi sento meglio? O non conto proprio nulla per te!? Ora buttiamo nel cesso anche un amicizia eh!? Ottimo! Sai cosa ho da perdere!? È troppo che mi sento così da schifo, così presa ingiro, direi che possiamo finirla qui, e quindi forza! Lanciami il colpo di grazia e urlami in faccia che non conto veramente niente per te!» Urlava e urlava, ma a lei non importava, infondo c’erano solo loro, il rumore del mare, gente in lontananza o dal pontile che li guardava ogni tanto. Era sera. Era buio. Si vedevano solo le luci non troppo distanti e i loro occhi rifletterla, oltre che le onde quella della luna. I capelli continuavano a muoversi come avessero vita propria, ogni riccio era una molla pronta a scattare in ogni direzione ad un suo singolo movimento, ma lei li amava, si sentiva fiera di essi, e sentiva di avere più carattere con quei suoi stramaledetti capelli ricci. «Io non ho idea di cosa tu stia parlando, lo sai che per me sei importante, ma ti ho detto che io voglio rimanere tuo amico, tutto qui, ma se sembra così difficile per te perché non me lo hai detto?» «Perché io ti amo! Io ti amo! Non potrei sopportare di non vederti o non sentirti, preferisco farmi del male e continuare a vederti lontano da me piuttosto che non vederti affatto! Starei male comunque! Ti amo! Ti amo ti amo ti amo! Tu non hai idea di quanto mi faccia male dirlo o anche solo pensarlo ogni stramaledetta volta! Fa malissimo! E ti odio perché mi hai fatto questo! Perché mi hai portato ad amarti e non riuscire a fare a meno di te! Ti odio con tutta la mia testa e poi...e poi ti amo con tutto il mio cuore, e...e sono così confusa, non capisco come sia possibile questo ma lo è, il cervello mi dice di lasciarti andare e che non ne vale la pena, e il cuore mi dice che non mi devo azzardare ad arrendere, non ci capisco più niente! Ti prego dimmi che cosa devo fare! Dimmi se è giusto che io stia così o se io meriti qualcosa di meglio! Dimmi se anche io non ho diritto ad essere felice! Dimmi che cosa devo fare!» Le sue lacrime oramai le avevano innondato il viso, le urla erano diventate piene di sofferenza, singhiozzi e sentimento, le gambe avevano lentamente ceduto fino a lasciarla in ginocchio, stretta su se stessa, a stringere il cuore con una mano e un pugno sulla sabbia bagnata con l’altra. Lui rimase seduto a distanza senza osare proferire parola, semplicemente aspettò che lei smettesse di piangere. Quando smise rimase giù un po’, 5, forse 10 minuti circa, sapeva solo che erano minuti interminabili, il silenzio era forte, solo le onde riuscivano a calmarla. Lentamente si alzò, nemmeno si scosse dalla sabbia sul corpo, eccetto quella nei capelli che lasciò muovere selvaggi come sempre. Rimase zitta qualche istante assicurandosi che la sua voce sembrasse tranquilla e cercò le parole, per poi chiedere a voce ferma «Non dovremmo tornare?» La casa affittata per le vacanze dai ragazzi era esattamente di fronte al pontile, ma quella sera sarebbero rimasti soli, dato che l’altra ragazza era insieme al fidanzato e ...beh...non era certo una santa quella sua amica… «Avranno finito?» chiese lui alzandosi, si avvicinò di qualche passo, lei restò immobile, lo avrebbe respinto in ogni modo possibile in questo momento, non poteva permettergli di avvicinarla quando era così debole «Ho idea di si..» «Allora...andiamo...se sei sicura..» Lei si avviò e lui a suo seguito, nel passaggio dalla spiaggia alla strada dei ragazzi seduti su muretto le fischiarono dietro, ma lei continuò con lo sguardo fisso e famelico, li avrebbe sbranati tutti, ma sa che avrebbe solo sprecato energie. E pensare che quella sera sarebbe dovuta rimanere a dormire da loro e, dato che vi erano un matrimoniale, dove stavano l’amica e il fidanzato, lui dormiva sul divano letto, doppio, unico altro posto dove sarebbe potuta stare lei… «Preferisci...che ti porti a casa?» «Magari ti tengo sveglio con i miei singhiozzi e i sensi di colpa ti mangeranno mentre inutilmente tenti di addormentarti» Disse guardando per attraversare. Sapeva che quando era nervosa diceva frasi stupide che sarebbe stato meglio evitare, ma comunque non riusciva mai a fermarsi. «Okay..» disse semplicemente. Non capiva se fosse rimasto senza parole, sconvolto, o se avesse preferito tacere, ma era meglio così, anche se sapeva che prima o poi l’argomento sarebbe nuovamente saltato fuori. Quella sera gli avevo semplicemente sboccato addosso il cuore.
0 notes
Text
Vivi
Sto uno schifo. Piango. Rido. Grido. Mando a fanculo il mondo ed in lacrime poi mi scuso. Sto uno schifo. Ma non mollo. Non mollo mai. Neanche a volerlo. E mi odierò per questo. Rimpiangerò di aver lottato. Rimpiangerò il male che mi son fatta. Rimpiangerò il male che mi hai fatto. Ma non mi pentirò di aver lottato. Un giorno il dolore sarà forza. Un giorno le lacrime saranno sorrisi. Un giorno forse amerò me stessa più di chiunque altro. Un giorno forse non sarà più tutto questo schifo.
4 notes
·
View notes
Text
Pensiero positivo
È strana, questa vita. È veramente strana. Non la capisco granchè. Ogni tanto penso sia fantastica, unica e insostituibile. Ogni tanto invece penso che sia ingiusta, crudele, fredda e meschina. Poi capisco. Capisco che non è la vita, a fare del male. Non è la vita ad essere ingiusta. Non è lei. Sono le persone. La gente. Anche la gente che soffre. Ci si mettono tutti quanti di grande impegno a diffamarla, povera vita. Penso che la vita sia un dono. È una cosa unica e preziosa. Quando tutti cercano di mandarti al tappeto lei ti mostra che c'è sempre qualcosa di bello intorno a te, te lo mostra, solo...sforzati di notarlo. Un sorriso in mezzo a tanti musi lunghi. Dei cani che giocano, magari. O dei bambini. Il gelato, la pizza, la nutella anche, se è questo che potrebbe farti felice. C'è sempre qualcosa di meglio. C'è sempre del buono. In ognuno, anche nella peggiore delle persone. Sempre. Io ogni giorno provo a vederlo. Provo a vederlo negli altri. Provo a farlo vedere agli altri. Provo a farlo vedere in me. Mordere la vita con i denti. Se è questa la tua ultima via di salvezza sfruttala, usala, fino alla fine. Lotta. Lotta come fosse per la tua vita che stai lottando. Lotta come non avessi più nulla da perdere. Ogni giorno c'è sempre qualcosa per cui ne vale davvero la pena, anche se una cosa minima ne vale lo stesso la pena.
1 note
·
View note
Quote
Poi vai a letto. Mi piacciono i letti. Credo che il letto sia l'invenzione più grande dell'uomo. Quasi tutti siamo nati lì, si muore lì, si scopa lì, ci si abbraccia lì e si sogna lì
Charles Bukowski (via charles-bukowski-citazioni)
2K notes
·
View notes
Quote
Find what you love and let it kill you
Charles Bukowsky
0 notes
Photo

Arriverò dove nessuno se lo sarebbe mai aspettato
0 notes
Photo

Sometimes you just have to accept it, even if it hurt
0 notes