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quanta voglia ho di parlarti, e confessarti i miei pensieri più sconnessi, stupidi, destabilizzanti. parlarti per ore e seguire un flusso di coscienza. parlarti senza pause, senza virgole, senza fiato. descriverti l’odore dell’inverno -che tanto mi piace- e farlo con il colore dell’equinozio d’estate. mostrarti come vedono i miei occhi, un po’ appannati dagli anni passati a leggere con la luce fioca di una torcia sotto il cotone.
e quanta voglia ho di parlare a te, che quasi non hai un corpo, che quando penso a te, penso a tutto ciò che i miei occhi hanno visto, la mia mente elaborato, e voglio farti una flebo di tutto ciò, farti esplodere la mia mente nelle vene. Quando penso a te, a volte penso a quanto vorrei stare fra le tue braccia ma, ancor di più, quanto vorrei che la tua mente mi tenesse stretta, nuda.
— a. carbotti
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e voglio una bella storia d’amore con te, ma l’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re.
— a. carbotti
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pugnala sto cuore malato,
scocca la freccia che ti ho regalato
farà un cazzo di male
l’acciaio nel petto, sotto le collane
forse non t’ho ringraziato:
il tuo sguardo m’ha ‘nestetizzato
la freccia ha colpito dov’era segnato
ma non fa male, ho già l’core spezzato.
— a. carbotti
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