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Donne disabilizzate e app/siti di incontri
Frequentare siti e app di incontri per una donna disabilizzata è come andare in guerra: bisogna azzeccare la strategia giusta e non è detto che se ne esca vive!
Prima decisione da prendere: quando rivelare la propria identità disabilizzata e con quale strumento farlo per evitare di traumatizzare il malcapitato che sta al di là dello schermo. Altruismo? Filantropia? No, egoismo puro. Se li traumatizzi, poveri normaloidi, le possibilità di ghosting aumentano esponenzialmente, mentre quelle di portarsi a casa una trombata, già minime, raggiungono tragicamente lo zero assoluto. Bisogna studiarsela bene, roba da master di secondo livello!
Io le ho provate quasi tutte: non rendendo visibile la mia identità disabile nella bio, ma informandone la persona con cui chattavo dopo i primi scambi; non informandola proprio, fino a poco prima della sua richiesta di appuntamento; scrivendolo sulla bio (è così che ho scoperto che in Italia il tasso di analfabetismo è dilagante: molti non leggono la bio, forse sono fermi allo stampatello maiuscolo o alla prescrittura, perché quando poi, nel corso della chat, emerge l'informazione, cadono dal pero. "Ah, ma non me l'avevi detto?", "Ma come, non hai letto che mi sposto con una carrozzina elettrica?"!!! "Ma dove l'avresti scritto???" Forse nel 2025 they don't know the meaning of "carrozzina elettrica"? Misteri insondabili della fede nel dio can, nota divinità egizia, parente stretto di Anubi)...l'unica che non ho provato è mettere la foto profilo di una donna disabilizzata. Mossa strategica per non attirare i simpatici devoti o devotee, persone morbosamente attratte da persone disabilizzate - tipo il prototipo del maniaco sessuale con i capelli laccati e tirati indietro, in cui un paio di volte ho avuto la sfortuna di imbattermi nella vita.
Le ho provate quasi tutte e non saprei ancora dire quale sia la strategia migliore.
Comunque a prescindere dal quando e dal come tu scelga di rivelare la tua identità disabilizzata nell'ambito di un incontro online (ma puoi anche scegliere di non rivelarla affatto e fargli la sorpresona al vostro primo incontro vìs-à-vìs :D Non ho ancora avuto modo di sperimentare l'opzione, ma quando succederà, non mancherò di fornirne una descrizione dettagliata), quando lo fai, sarà come iniziare un gioco dell'oca a due uscite.
1° opzione -> vai sulla casella "figlia di Frankestein". Lo diventi proprio la figlia di Frankestein per loro. Loro che non ti hanno mai vista, manco in foto (perché hai scelto di non postarla), eppure sanno che SICURAMENTE sei una creatura MOSTRUOSA, solo per il fatto di essere disabilizzata! E il ghosting è lì, ad un colpo di clic. Clic, eliminata. Fine del giochetto.
2° opzione-> i pochi eletti che non ti considerano la figlia di Frankestein, ti vedono come vedono tutte le altre: 'NA TROIA. E quindi: ti inviano foto di cazzi, meme di cazzi, descrizione del loro cazzo...(Il tutto senza chiederti il consenso, ovviamente, che dev'essere un po' demodè, di sti tempi)
Insomma, se per caso avessi avuto vuoti di memoria rispetto all'anatomia di un pene, dopo questo minuzioso ripasso potresti tranquillamente essere pronta per il diploma di specializzazione in andrologia!
La versione alternativa a " 'NA TROIA" è diventare la loro "PROPRIETÀ PRIVATA". "Con chi stavi chattando che t'ho vista che c'hai il pallino verde di chi è online, anche se non stai chattando con me?"
No more choices, complimenti per la tua originalità, utente maschio medio di quei siti e app (con le donne non ho ancora provato, ma mi dicono non sia molto meglio :( )!
E poi, appunto, ci sono loro, i Devoti o Devotee. Lì puoi trovare ovunque, non solo sui siti o app di incontri, ma anche in altri luoghi virtuali o reali, tipo al supermercato.
Il mio primo contatto con uno di loro è stato molti anni fa. Avevo tappezzato la città di volantini per cercare delle studentesse o lavoratrici che vivessero con me, offrendomi assistenza in alcuni momenti della giornata in cambio dell'alloggio gratuito.
Mi chiama un tizio dal forte accento bergamasco (non me ne vogliate, cari compaesà, ma l'accento bergamasco è da suicidio ormonale istantaneo), che mi dice: "So che probabilmente avrai già trovato e che cercavi donne, né (se qualcuno vi dice "né", non c'è scampo: è bergamasco o bresciano o muerte), ma io sarei disponibile, né (a quel punto il mio ormone già agonizzava)".
Rispondo: "Hai detto bene, ho già trovato e comunque cercavo coinquilinE!".
Lui: "Magari potremmo telefonarci o scriverci ogni tanto...e poi potremmo incontrarci...Sai, io sto bene economicamente, non mi interessa la tua pensione d'invalidità. L'unica cosa che desidero è fare felice una donna disabile".
Io: "Sono già felicissima! Faccio i saltoni di gioia, grazie, ma non dirlo all'inps che so saltare, che me la cavano, la pensione!".
Lui: "Allora mi dai il numero di qualche tua amica DISABILE"?
Io: "Non ho amiche. Ora devo andare, ciao."
Viscidume.
Riassumendo: non c'è mai pace per una donna disabilizzata!
Traendone le dovute conclusioni: MEGLIO LA MASTURBAZIONE, SODDISFAZIONE GARANTITA E, VI ASSICURO (sull'argomento potrei scrivere la Treccani in dieci volumi ;)) NON RENDE CIECHE!!!
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Bloccatemi se non ne volete sentir parlare ma ogni giorno vi ricorderò che ogni piccolo gesto è importante per manifestare il nostro dissenso nei confronti di chi ci vorrebbe schiavi e non lavoratori.
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"Credi davvero di essere valutata per il tuo corpo e non per ciò che pensi?".
Ciò che penso l'hai visto bene, eppure sei sparito! :D 10 e lode per la coerenza, a dispetto delle etichette di cui ti fregi!
Il mio corpo non te lo meriti, perché non saresti in grado di apprezzarne la bellezza. Bellezza propria di tutti i corpi e che si deve saper riconoscere. Bellezza di un corpo che va apprezzato con la testa, per poterlo essere anche dagli occhi.
Tu invece vai al mercato, di qualità e in linea con i canoni vigenti....e magari pensi pure di essere libero.
Non te lo meriti il mio corpo, e non ti meriti neppure la mia mente. Buona spesa all'ingrosso!
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Raga io non lo so, non lo so davvero ma sento un'aria frizzantina, di persone che si impegnano alla divulgazione informativa ce ne sono così tante che mi pare qualcosa stia accadendo, forse è tardi e non ce la faremo, ma vorrei così tanto strizzare in un abbraccio infinito tutte le persone che si stanno impegnando per sensibilizzare e informare l'opinione pubblica sul referendum 8 e 9 giugno.
Da soli non siamo nessuno, eppure quei due giorni lì vestiremo i panni di veri parlamentari, perché il giorno dopo delle leggi potrebbero non esistere più e molti di noi vedere spuntare fuori diritti veri e concreti, ma ci pensate, cioè, ci pensate la potenza di una matita quant'è grande?

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Sono uscita con un uomo conosciuto su una piattaforma di microblogging. Era la prima volta che ci incontravamo ma sapeva che sono una donna disabilizzata.
Ci sediamo al tavolino di un bar e ordiniamo da bere. Insieme all'aperitivo ci portano degli stuzzichini da mangiare. Gli chiedo se per favore può imboccarmi e lui gentilmente si sposta vicino a me e lo fa.
Spesso, soprattutto quando mangio o quando parlo, succede che involontariamente mi inumidisca di saliva il labbro inferiore. Capita anche questa volta e con il primo tarallo che mi mette in bocca, succede anche che le sue dita entrino in contatto con il mio labbro e si bagnino della mia saliva.
Le asciuga senza minimamente scomporsi e continuamo amenamente a chiacchierare. È stata una serata piacevole e lui è stato veramente carino...ma quello è stato il primo e l'ultimo tarallo che mi ha messo in bocca!
Io avrei voluto sprofondare negli inferi come i protagonisti del film "Un viaggio al centro della Terra" (che forse manco esiste come film), mi sono sentita veramente morire e mi sono chiesta: "Ma perché CAZZO continui a provarci, tu, a sedurre o comunque a metterti in gioco?".
Poi però mi sono anche detta: "Ma scusa...i baci con la lingua non sono forse erotici? E non sono forse uno scambio di salive? E le leccate di collo? E la lingua dentro l'orecchio?...E i pompini?".
Se tutte queste pratiche, che implicano uno scambio di salive o il contatto della saliva sulla pelle altrui, sono considerate erotiche perché CAZZO non può essere erotico anche leccare il dito di uno che ti sta imboccando?
L'erotismo è nella testa, così come lo è ciò che ci fa schifo. È tutto nella testa e ciò significa che noi possiamo allargare le maglie di ciò che consideriamo sessualmente desiderabile, basta solo saperlo vedere. Anzi, basta solo pensarlo possibile.
E in quel "basta" ci sta un mondo, un universo di contraddizioni. Le mie per prime, che da un lato, se mi metto in gioco sempre (o quasi :( ), nonostante le molte batoste (e qualche sporadico successo) vuol dire che un po' ci credo di poter diventare "il soggetto dei desideri" (oggetto non mi piace) di qualcuno o qualcuna. Ma dall'altro so di avere una montagna di abilismo interiorizzato che negli anni, delusione dopo delusione, è diventata più alta dell'Everest e difficile da buttar giù.
E quando gli incontri avvengono online è peggio, perché tu sai che il tuo cervello colpisce e ne sei consapevole perché l'hai visto succedere. Ma è il tuo corpo, quando deciderai di svelarlo (momento di crudeltà autoinflitta), che non sai come, con che occhi verrà guardato.
È il corpo il tuo punto debole... O il tuo punto di forza ma solo se tu lo vedrai come tale.
E quando tu riuscirai a vedere il tuo corpo come il tuo punto di forza, allora sarai inattaccabile.
...
...
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Allora...chi vuole farsi leccare il dito da me? ;)
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Referendum 2025: Come le Persone con Disabilità Possono Votare in Modo Accessibile e Autonomo
Dalle cabine accessibili al voto assistito, passando per il trasporto gratuito e il voto a domicilio: tutte le informazioni utili per le persone con disabilità che vogliono partecipare ai referendum dell’8 e 9 giugno. Scadenze, procedure e strumenti disponibili In vista dei cinque referendum dell’8 e 9 giugno 2025 – che riguardano temi fondamentali come licenziamenti, contratti precari, appalti,…
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Ho perso l'autoironia, qualcuno/a ne ha da vendere? Sono disposta a pagarla in cash e senza rateizzazione :)
Sarà perché le attiviste vere e gli attivisti veri dicono che l'ironia e l'autoironia sminuiscono e depotenziano la portata del messaggio antiabilista, sarà che l'avanzare dell'età e dell'età cronologica (quella psicologico-mentale è sempre molto green, evergreen) mi hanno prosciugato la vena in cui scorrevano libere e gorgoglianti, come un ruscello di montagna, ma ora fatico a ritrovarle. E mi dispiace molto perché le ho sempre considerate un ottimo strumento per affrontare l'orrore abilista e le altre bruttezze della vita.
Dai ragazze, tornate dalla zia, che senza di voi mai 'na ggggioia (e qui ogni riferimento è IMpuramente;) )
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Non sono capace di gestire le relazioni affettivo-sentimental-sessuali nella vita reale, figuriamoci in quella virtuale. Mi mancano le competenze. Ho problemi di codifica e anche di trasmissione dei segnali. Di codifica perché spesso, non sempre ma spesso, fatico a capire quando una persona è attratta da me...e quando lo capisco spesso, non sempre ma spesso, non ci credo fino in fondo che quella cosa lì stia succedendo davvero a me! Sono ambigua nei messaggi che trasmetto perché è vero che "la butto in caciara" e uso l'ironia e/o lo scherzo come modalità di difesa. Sì, perchè anni di abilismo subito, sia quello altrui che quello che ho interiorizzato e uso contro me stessa, si sono accumulati, solidificati, stratificati, fino a diventare un everest impossibile da scalare. E allora succede che spesso ti accorgi a scoppio ritardato che proprio tu stai muovendo del desiderio nell'altro/a (o forse te ne accorgi ma non ci credi fino in fondo). E questo non succede quasi mai e non lo sai gestire. Non ne sei abituata e ne sei terrorizzata. Non sai dove ti porterà e se sarai all'altezza delle altrui aspettative. Nel dubbio ti dici che non lo sarai. Usi l'ironia e lo scherzo per difenderti, ma se questo non ha conseguenze nella vita reale, perché lì lo vedono che sei la "figlia di Frankestein" (secondo loro) e a nessuno viene voglia di prenderti sul serio, nel virtuale e quando sei in anonimo, questa modalità viene scambiata come un invito anche quando non lo è. È tutto molto schizofrenico!
Ho scoperto di avere un potenziale di seduzione, ma spesso non sono in grado di usarlo e, prima ancora, di riconoscerlo. Un po' come se nella dimensione affettivo-sessuale fossi rimasta allo stadio preadolescenziale pur avendo una certa. L'abilismo, altrui e interiorizzato, ha fatto un lavoro sopraffino. Ed è proprio una grandissima merda!
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Il tuo corpo è divisivo, sia nella sua presenza che nella sua assenza. Un'ottima linea di demarcazione che separa nettamente chi si prende il rischio di averci a che fare da chi invece lo schifa, spesso senza averlo nemmeno visto.
Anche un "no" è divisivo: divide le persone tra chi è in grado di accettarlo e rispettarlo e chi lo butta via, insieme alla persona che lo ha pronunciato.
Meglio così, non ti sei dovuta svelare a chi, probabilmente, ti avrebbe buttata via comunque una volta saputo chi sei.
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Reblog di servizio
A A A
Sto cercando di nuovo una casa o una camera a Milano. Lavoro in zona Isola quindi nel caso fosse possibile qualcosa lì vicino o facilmente raggiungibile. Se possibile, fate girare! Grazie!
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Da vicino nessuno/a è normale...alcuni/e nemmeno da lontano
Questa mattina ho visitato una mostra. Si chiama "L’anomalia e la norma – La variabilità della vita tra anatomia e biologia". La guida spiegava che l'obiettivo della mostra è mettere in crisi i costrutti di "normalità" e "anormalità", rendere sfumato il loro confine, collocarli lungo un continuum anziché contrapporli. Mi ha fatto ricordare una frase sentita in luoghi e tempi lontani. "Da vicino nessuno è normale".
Per anni quella frase è stata il mio baricentro, la lente con cui guardare il mondo, una realtà da difendere con le unghie e con i denti.
Ora invece un po' mi confonde: la ritengo vera e falsa allo stesso tempo. Perché se è vero che la "norma" definita tale dalla medicina è di per sè un costrutto arbitrario (e quindi non una verità assoluta), è altrettanto vero che in the real life è (purtroppo) ben chiaro a tutti/e chi è "normale" da chi non lo è, cosa è "normale" da cosa non lo è.
"Normale", per esempio, è abile, eterosessuale, cisgender, occidentale, "sano" (qualunque cosa significhi)... E "normale" è bello, buono e socialmente accettabile, mentre "anormale" è tutto ciò che non rientra nella norma e, proprio per questo, è sfortunato, disgraziato, scandaloso, offensivo, non sessualmente attraente, improduttivo e molto altro.
Questo non è mera speculazione teorica, ma si traduce in un divieto di accesso a luoghi e esperienze che una maggioranza impone a una minoranza in nome di una presunta assenza di "normalità". "Normalità" che non esiste ma che di fatto esiste perché è stata nominata, sancita da quelli/e che detengono il potere. Il potere di nominare le cose e quindi di farle diventare realtà. Il potere di decidere chi e cosa è "normale" e chi e cosa non lo è e di connotare positivamente chi o ciò che rientra in questo concetto e negativamente chi o ciò che non vi rientra.
Quindi da vicino nessuno/a è normale...ma qualcuno/a lo è più di altri/e in the real life, altrimenti dovremmo poter tutti/e godere degli stessi diritti e così non è perché la maggioranza "normale" gode di privilegi che alla minoranza "anormale" non sono concessi.
Forse allora ammettere questo è il modo per poter parlare dell'assurdità del concetto di normalità e dirci che non esiste ma al contempo esiste, senza che sembri una contraddizione in terminis. O forse possiamo dirci che lo è una contraddizione, e che va bene così, perché riflette la complessità umana.
Pensieri sparsi e ragionamenti in divenire.
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magico mondo di tumblr, oggi mi rivolgo a te per un aiuto con la mia ricerca! sono un dottorando (dignitosamente disperato) in sociologia e ricerca sociale, e la mia ricerca si concentra sugli ostacoli e le discriminazioni che le persone trans* incontrano nel mondo del lavoro.
cerco persone di qualsiasi età che abitino in emilia-romagna (soprattutto bologna, reggio emilia, rimini e rispettive province!) e si riconoscano come persone trans, non binarie, agender, genderfluid o qualsiasi altra identità nell'ombrello trans*, che abbiano voglia di farsi una chiacchierara in un’intervista!
l'intervista può essere fatta online o di persona, non ci sono risposte giuste o sbagliate e sono anch’io una persona trans, quindi non ho un approccio da zoologo che studia le cavallette: il mio obiettivo è far risuonare le nostre voci in posti come l'università, dove raramente arrivano, e portare un tema iper mega ignorato.
se vi interessa o conoscete persone a cui potrebbe interessare scrivetemi! se volete fare un reblog per il sociale (o meglio, per il sociologico) apprezzo, grazie mille ♡
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Oggi ho beccato la capotreno razzista che alla vista di abbonamento valido ha multato un ragazzo di colore che lavora in stazione a dolo.
L atteggiamento da schiaffi della tipa incommentabile.
Il tipo le faceva lo spelling del nome e questa faceva finta di non capire cosa diceva dicendogli: parla la mia lingua.
L'italiano del ragazzo era chiarissimo, tanto che lo capivo a 5 file di distanza
Di solito quando io non ho abbonamento con me, o il sistema non va bene, risalgono ai miei dati con nome e cognome per trovarmi in data base. Per questo tizio non era un'opzione contemplata.
Ora io ho un filmato della tipa e il numero di treno in cui sono salita e ovviamente gli orari.
Dove e come denuncio? Sul sito non è possibile farlo ovviamente, per app nemmeno.
Devo fare un video indignato sui social? Accetto suggerimenti.
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Somalia: lo Stato del Sud-Ovest approva una legge per i diritti delle persone con disabilità
Lo Stato del Sud-Ovest della Somalia ha approvato una legge pionieristica per i diritti delle persone con disabilità, firmata dal presidente Laftagareen. Frutto della collaborazione con le Nazioni Unite, mira a garantire inclusione, accessibilità e protezione legale, affrontando discriminazione e stigma Lo Stato del Sud-Ovest della Somalia ha recentemente compiuto un passo storico nell’ambito…
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Mammo
Stamattina vado a farmi ridurre ad hamburger l'unica tetta che mi è rimasta.
In sala d'aspetto chiedo di Lei, la sola radiologa da cui mi farei mettere le mani addosso, se potessi. Perché è molto competente e, soprattutto, non si lascia spaventare dai corpi fuori norma, come il mio. Mi dicono che è in turno, mi farà lei l'ecografia. Ma prima devo farmi comprimere da altri o altre la tetta nel mammografo come se fosse una polpetta di miglio.
Entro nell'ambulatorio, la tecnica e l'infermiera sono facce nuove per me, che purtroppo frequento quel posto almeno una volta l'anno da anni ormai.
Si avvicinano e mi aiutano a spogliarmi. Sono mezza nuda sulla mia carrozzina elettrica e LEI si vede benissimo. La GRANDE ASSENTE, la tetta che mi è stata portata via dal bisturi, insieme col tumore che la stava divorando.
La seconda cosa che mi crea più difficoltà in assoluto, dopo lo stare zitta, è stare ferma immobile, requisito ahimè richiesto per la buona riuscita di quasi tutti gli esami diagnostici. Loro se ne accorgono subito.
"Ma non potrebbe non farla (la mammografia n.d.r.)?Tanto...", è il commento della tecnica all'infermiera.
E la domanda viene spontanea: "Tanto cosa?"
Tanto le donne disabilizzate* non si ammalano mai di tumore (e magari anche non hanno mai figli o non fanno mai sesso, già che ci siamo) ?
Ma che proposta arguta da fare a una che è stata visitata da mr. Cancro due volte!
Ma, anche se non fosse stato così, bell'incentivo alla prevenzione del carcinoma mammario! E infatti la percentuale di donne disabilizzate che accedono alla mammografia è bassissima (strano, con un personale così preparato alla presa in carico di corpi fuori dalla norma!).
Un corpo che è "fuori dalla norma" e si muove diversamente da quello che fanno gli altri corpi, manda ancora in panico le persone, operatorə sanitarə inclusə (che forse restano quellə che si terrorizzano di più).
Non sanno come fare con questi corpi che non si adattano a strutture e presidi sanitari pensati solo per essere usati da persone "normodotate".
E così, la soluzione al problema è "che non se la facciano la mammografia, tanto..."
E sì che basterebbe "poco", servirebbero due soli ingredienti: il primo, individuare modalità per rendere accessibili a tuttə la prevenzione e la cura in ambito medico.
Il secondo, ma non per importanza, restituire alle persone disabilizzate competenza rispetto al proprio corpo e alla propria salute (ma questo vale anche nel caso di pazienti "abili"), coinvolgendole direttamente nella ricerca di strategie per gestire le eventuali criticità che si presentano nel percorso di diagnosi e cura.
Medicə e paramedicə tuttə, vi svelerò un segreto: come voi siete le persone più competenti nel campo della medicina, noi persone disabilizzate lo siamo per ciò che riguarda i nostri corpi.
Solo ascoltandoci e collaborando con noi riusciremo, insieme, a garantire il rispetto del diritto alla salute per tuttə.
*disabilizzato/a/* è la traduzione (quasi) letterale di "disabled". In italiano questo termine non esiste (ancora), ma qui lo troverete spesso, perché è quello che secondo me descrive meglio cos'è la disabilità, cioè l'interazione tra alcune caratteristiche individuali ritenute fuori dalla norma dalla medicina e una società non pronta ad accoglierle e valorizzarle. E, sempre a mio parere, spiega anche bene quello che la disabilità NON è, ovvero una caratteristica della persona.
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Abilismo
Oggi mi è capitato sotto gli occhi un post di @bloodyfiona. Nel post scriveva:
"Una società sana, non investe in religione (ergo: ignoranza), ma solo in Scienza, in modo da garantire che nessuno più debba combattere contro malattie inguaribili e disabilità, sorridendo, a denti stretti, alla cattiva gestione del bene comune: la Salute.
In quest'ottica empatica e progressista, mi rifiuto di accettare qualsiasi apologia del dolore, in cui un portatore di handicap, un malato cronico, sostenga che si possa essere felici lo stesso: questa non è felicità, ma rassegnazione".
Ho deciso di rispondere, non per farle cambiare idea (non la cambierà) ma perché il linguaggio genera realtà e alla sua narrazione abilista (l'abilismo, semplificando moltissimo, è la discriminazione nei confronti delle persone "disabilizzate", o se vogliamo usare il termine ufficiale, con disabilità, basata sulla teoria che siano sfortunate e quindi inferiori rispetto alle persone "abili") fino al midollo osseo, voglio contrapporre la mia.
Carissima @bloodyfiona sono una donna disabilizzata. Ti piace il neologismo? No, non credo che tu lo stia apprezzando, pazienza. È la traduzione più o meno letterale del termine inglese "disabled woman" e secondo me esprime perfettamente quello che è e quello che non è la disabilità. La disabilità non è una condizione (sfortunata) della persona, ma è frutto dell'interazione tra un corpo e/o una mente non a norma - definita tale dal modello medico - e una società che connota l'essere fuori dalla norma come assolutamente e fortemente negativo. E questo giudizio (che l'essere fuori dalla norma sia una sfiga universale, dico) abbiamo capito che ti trova d'accordo. Volendo invece affidarci alla definizione ufficiale riportata nella Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, la disabilità viene definita come "la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali, e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo". Quindi, ribadiamolo for dummies, la disabilità NON È una caratteristica personale ma è appunto determinata dall'interazione tra una o più caratteristiche individuali che la medicina ha arbitrariamente collocato fuori dalla curva della normalità e che la società ha connotato come indesiderabili - estendendo questo giudizio alle persone dotate di queste caratteristiche - e tutta una serie di barriere fisiche, culturali e politiche che impediscono a queste persone di partecipare alla vita sociale. Ne consegue che, proprio perché fuori dalla norma, le persone disabilizzate siano considerate sfortunate, poverine, o al contrario eroine solo per il fatto di non essersi suicidate a causa della loro condizione (ci daresti anche tu una medaglia, eh?), asessuate...in una parola inferiori e non degne di far parte di questa società.
Questo per fare un po' di chiarezza sul termine "disabilità". Le parole hanno un peso.
Specificato ciò, mi sento di rassicurarti: non sono "felice lo stesso", sono felice e basta (al netto degli scazzi di ordinaria amministrazione e al netto del fatto che voi normailoidi abilisti ce la rendiate veramente dura. Ho dato per scontato che tu faccia parte della "normalità abile e sana", @bloodyfiona. Non abbiamo proprio bisogno di una persona disabilizzata che sia abilista fino al midollo osseo, ci basta l'abilismo di voi normaloidi. Per cui, ecco, spero che tu sia abile e sana e che lo rimanga sempre) ...e che tu ci creda o meno non mi interessa. Quindi, per quello che mi concerne (ma sono sicura che questo mio sentire sia comune a molte persone disabilizzate) nessuna, com'è che l'hai chiamata? Ah, sì, apologia del dolore, come del resto nessuna rassegnazione. Non sto combattendo contro la mia condizione di disabilità e, per quanto riguarda i miei denti, un larghissimo sorriso Durbans, ti assicuro!
Se vogliamo proprio usare questo termine, @bloodyfiona, l'unica ineluttabilità a cui purtroppo devo rassegnarmi è la convivenza con voi abilistə.
Quanta sicurezza nel fare affermazioni generalizzate su questioni che molto probabilmente non vivi sulla tua pelle, se non sei una persona disabilizzata, o se anche lo fossi, riguarderebbero tuoi vissuti personali non generalizzabili ad altrə!
Ti rivelerò un segreto: se io non lavoro (nel mio caso non é così, ma lo è per la maggior parte delle persone disabilizzate), non riesco a spostarmi liberamente in città, non posso curarmi (e non intendo "guarire" dalla mia condizione fisica, ma banalmente accedere ad un pap test, una mammografia o qualsiasi altro esame diagnostico. per esempio), non faccio sesso (o ne faccio molto poco), non sono diventata madre (oppure lo sono diventata ma devo smazzarmi tutte le difficoltà che derivano dal fatto che la nostra società non è attrezzata per soddisfare le esigenze di una madre disabilizzata. E sai perché? Perché il binomio "maternità-disabilità non è concepito, né concepibile), se sono trattata da bambina di cinque anni invece che da donna adulta...e potrei continuare all'infinito...se io (e le altre persone disabilizzate) subisco queste discriminazioni è a causa delle teorie false che voi abilistə e quasi sempre normaloidə (licenza poetica per definire le persone cosiddette "normodotate") avete su di noi e con cui ci giudicate, le stesse teorie che hai riassunto più o meno magistralmente tu nel post citato sopra. Quindi se vengo discriminata è anche responsabilità tua, che contribuisci a diffondere una teoria sulla disabilità profondamente sbagliata.
Ci sono tanti altri argomenti più piacevoli della disabilità di cui scrivere, potresti dedicarti a quelli, così da non correre più il rischio di imbatterti in quell' "apologia del dolore", che vedi tu e quanti la pensano come te (e, ahinoi, siete in moltə) e che ti infastidisce tanto. Te ne sarei grata.
Buona vita!
Glossario for dummies
Portatore di handicap è un termine abilista e scorretto (oltre ad essere orripilante) che non si usa più. L'espressione corretta, approvata dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità è, appunto, "persona con disabilità". Lo ha recentemente sancito anche uno dei decreti attuativi della Legge Delega in materia di disabilità. "Persone disabili" è usato dallə attivistə oppure, se vuoi osare, lanciati con persone disabilizzatə. Ho fiducia in te, ce la puoi fare!
#disabilità #abilismo
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