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Summertime
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Lily Turner
Lilian Turner era nata nel 1922 nelle campagne dello Yorkshire. I suoi occhi di pietra di luna erano incorniciato da ciglia buie come la notte. Il pallore della sua pelle contrastava con le vivissime labbra color corallo, sempre distese in un sorriso buono ed ingenuo. Le onde dei suoi capelli d’oro si curvavano puntualmente intorno all’orecchio destro (al quale era appesa una perla ovale e bianchissima) per poi fiancheggiare la spalla e morbidamente girarsi su se stessi. Ella evocava la dolcezza e la purezza del primo amore, anche se di esso non conobbe che le fiabe. Una foto la intrappolava nei suoi 19 anni e qualche mese, su di una pietra fredda come il vento che vi ci sbatteva giorno dopo giorno, finchè Joe non si fermò ad osservarla. Portandosi, un piede dopo l’altro, via dal cimitero, lui desiderava di averla conosciuta, per ottenere quel bacio che ancora attende ai lati della bocca.
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Questionare
Mi trovavo in un posto del tutto simile alla stazione di Bologna; o meglio, un po’ più pulita, un po’ più bianca. Un posto del tutto strano ed estraneo, eppure così conosciuto, come spesso accade nei sogni.
Mi trovavo lì senza alcuna ragione particolare. Aspettavo non so cosa, un po’ come accadeva quando dovevo prendere il treno. Un’attesa senza tempo. Vi ritrovai F/A, G/A e C/A in mezzo ad altre persone tutte turbate ed affannate per qualcosa.
<Che succede?> chiesi confusa a quelle facce amiche.
A quanto pareva, l’unibo aveva introdotto un nuovo studio e tutti gli studenti, sotto la massima discrezione, erano invitati a partecipare all’esperimento. Bastava pungersi il dito in una macchinetta simile a quella che aveva a casa mia nonna per controllare il glucosio nel sangue. Qualche minuto di snervante attesa e poi un foglietto piegato in 2 avrebbe decretato il risultato.
<Ma per cosa?> <Non ne è chiaro il fine...> spiegava C/A <Sembrerebbe che con questo macchinario si possa scoprire la propria omosessualità o meno. Non chiedermi perchè, non ne ho idea.>
“Che cosa assurda” pensai. Come si poteva credere che la propria sessualità potesse essere letta in una goccia di sangue?! Eppure, se anche voi foste stati in questo sogno, non vi sareste posti poi troppe domande al riguardo.
Con tutta lo scetticismo e la curiosità del caso, ci mettemmo in fila. Il primo risultato fu per G/A, il secondo di C/A e il terzo di F/A. Io fui l’ultima di noi. Quando fummo chiamate per ritirare il risultato, notammo con tutta sorpresa che l’esito era in percentuale.
Lessi: “85% etero”
Ma che significa?? Si può essere parzialmente omosessuali? Accettai il risultato senza troppi problemi... Onestamente mi aspettavo una percentuale minore, tipo 70% o quasi. Persa nei miei viaggi mentali, mi ci volle un po’ per realizzare che F/A era sconvolta. Mentre le altre cercavano di consolarla, mi fu passato il foglietto:”78% omosessuale”. Potei allora capire lo stupore.. Di fatti F/A aveva avuto una lunga storia con un ragazzo e non avrei mai dubitato in merito ai suoi gusti; nessuno lo avrebbe fatto. Eppure la scienza non mente.
Nel tentativo di capire quanto fosse accaduto, una chiave di lettura mi attraversò la mente: quella percentuale non toglieva nulla all’amore che F/A aveva provato per il suo ragazzo; quella percentuale non era relativa a quella storia, nè a nessuna storia in particolare... Diceva semplicemente che la data persona avrebbe potuto più facilmente trovare un compagno compatibile con l’uno o l’altro sesso, ma ciò non escludeva nessuna possibilità.
Che il test fosse per aprirci gli occhi?! Per farci considerare tutte le possibilità a nostra disposizione?!
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biglietto low cost
La compagnia aerea continua a mandarmi offerte di voli che mi potrebbero portare da te... Perchè si ostina a volermi far andare in posti dove non è assolutamente il caso che vada?! Sembra proprio che la vita si stia divertendo a scherzare sulle ceneri del mio cuore urlando :"LOOOOOOOOOL"
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"A volte tutto quello che serve sono venti secondi di spudorato coraggio, davvero bastano venti secondi di imbarazzante coraggio e posso assicurarti che il risultato può essere meraviglioso!"
la mia vita è uno zoo
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Chiusi gli occhi e immaginai questa scena…
http://youtu.be/u72aqP2_hxQ
In un luogo avvolto da una giornata ancora sbadigliante, ancora non destata dalla luce del sole, una piccola fata appena nata si stropiccia gli occhi con gesti lenti, si alza in piedi legandosi attorno al corpo un vestito di petali blu, si liscia le ali poi si guarda attorno: tutto dorme, la radura è un’immensa distesa silenziosa, simile ad un sogno e lei è l’unica creatura immersa nelle sue nebbie cerulee.
Dapprima cauta muove qualche passo lento poi, agitando le ali, salta su di una foglia. Nell’atterrare si sente un tintinnio: è caduta… Non riesce a volare. Si rialza e ci riprova. qualche altro passo incerto sulla caviglia tremante e finisce per cadere una seconda, una terza, una quarta e quinta volta. Scivolata fino al suolo, sbatte i piedi per terra dalla rabbia. Sa che ormai non può cadere più in basso di così… Può solo rialzarsi… Ma non ci riesce, è ancora troppo debole… Piange, sbatte i piedi, calcia via i sassolini, poi prende coraggio e si alza per l’ennesima volta… Ritenta il volo: inizia a saltare, correre, ma dopo poco cade in una pozza schizzando tutto intorno… Nello sfogo trova il gioco e pian piano la stizza scompare per lasciare spazio a una danza fatta di cerchi d’acqua e gocce che rimbalzano sulla superficie dello specchio come a non volerlo bagnare. Uno specchio che riflette una creatura dalla pelle chiarissima e occhi color “non ti scordar di me”… I capelli lunghi e neri come la notte parevano nuotare. Per ammirarsi meglio muove appena le ali fino a riuscire a toccare la superficie dell’acqua con la sola punta del piede, senza affondarci.
Un ragazzino nascosto tra la vegetazione la vede attraverso le foglie, la osserva nella sua elegante bellezza e nella scoperta di sè… Vorrebbe prenderla fra le mani per guardarla da vicino, ma sa che se solo emettesse anche il più flebile dei suoni, lei fuggirebbe. Si limita a sospirare godere della sua commovente scoperta. Invidia quella creatura ancora incorrotta, che ha pochi spazi nel mondo nei quali poter vivere. Solo la fantasia dei bambini è regno fertile per le fate; Solo pochi spiazzi dall’aria fiabesca…
I petali blu fermati al corpo della creatura con uno spago, volteggiano nelle sue giravolte… Lì sospesa nella quiete della brezza riacquista finalmente fiducia e assapora il profumo del bosco, dei fiori, della terra umida… Curiosa si guarda attorno in quello che per lei è tutto nuovo… I colori, i suoni, i sapori della natura. Poi la sua attenzione viene catturata da una lavorazione di fili bianchi come la neve, intrecciati, impreziositi da gocce di rugiada; vi si avvicina sempre più per osservare quell’acqua così preziosa. Il quadro che le si presenta, attraverso quel filtro, appare sottosopra. Si avvicina ancora per toccarla ed assaggiarla. Il bambino vorrebbe avvisare la fanciulla, ma non fa in tempo e quel corpicino rimane vittima della ragnatela, e più si agita più ne rimane imprigionato. L’umano si avvicina lentamente, cauto, chiedendole di fidarsi. Recide delicatamente i fili argentati e raccoglie la fatina nel palmo della mano. Con altrettanta lenta premura inizia a liberarla facendo attenzione a non sguarlcirle l’abito. Quando finisce le porge il mignolo per aiutarla ad alzarsi in piedi e le sorride affascinato dalla sua ingenua purezza. Lei ringrazia con un inchino, ma poi si alza in volo per scappare. Quando, voltandosi, vede il fanciullo sconsolato decide di tornare indietro e dargli un bacino con le sue minuscole labbra purpuree su quel naso lentigginoso. Poi lo vede arrossire: ride di un suono magico e gli fa cenno di seguirla. Volteggia fra le correnti d’aria, sopra un tappeto di fiori rosei, argentei e celesti. Danza attorno al suo salvatore e si fa rincorrere per tutto in prato, ridacchiando assieme a lui… Tutto è come proveniente da un altro mondo surreale, fantastico, meraviglioso, che non ci è dato di conoscere e infatti… Come sempre accade nelle favole, nulla dura per sempre… Al primo raggio di luce lei scompare lasciando al suo posto solo un pugno di polvere fatata…
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Sì, ok... Va bene... Però avete rotto il cazzo con la fiera dell'onestà!
A chi non è mai capitato di avere gli "amici sinceri"... Che sono i più carini nei tuoi confronti, se li prendi in buona... Ma che appena fai una cazzata hanno sempre da dire la loro dispensando spesso consigli fallaci e inutili, conditi da una buona dose di ovvietà e perle di saggezza; per non parlare del risultato finale che sembra la lista dei buoni propositi del 31 Dicembre... Nel momento in cui decidono di darti una raddrizzata (reputando nel profondo di poter essere più incisivi dei tuoi genitori) e salvarti, così, la vita senza che sia stato tu a chiederglielo, è la fine!!
Ovviamente nel prenderti a tavolino e rinfacciarti uno per uno tutti tuoi errori (che conosci perfettamente anche da solo) non possono fare a meno che gonfiare il petto dentro una camicia verde vomito, tenere gli occhi il più aperti possibile senza chiudere le palpebre, allargare le narici e urlarti di fare qualcosa della tua vita (il tutto con accento tedeschizzante)...
Nel momento in cui, piangente, gli chiederai che male hai fatto per meritarti tutto questo, cercando di convincerli che minacciarti col coltello da cucina non servirà a nulla, loro risponderanno:
"Se una persona è tua amica ti dice le cose in faccia esattamente per quello che sono..."
"Sì, ma..."
"Io almeno sono un amico sincero... Se fossi al tuo posto vorrei che la gente mi dicesse la verità invece di fingere che vada tutto bene!" (ATTENZIONE: Non è vero!!! Non fidarti!!! Quelli che dicono così sono i primi ad avere la coda di paglia!!! NON FARLO, MAI! NE VA DELLA TUA VITA!!!!!)
Nel momento in cui toccheranno delle corde sensibili, però, finisce lo scherzo... Finiscono i tuoi tentativi di sdammatizzare... Ma soprattutto finisce il loro turno da oppressori...
Si perchè quando l'amico con la villa e la piscina privata ti viene a dire che devi trovare un lavoro per alleggerire le spese dei tuoi... Quando quello che è cazzone come te (ma a differenza tua può permetterselo) ti dice: "Oh vez! Sarà mica meglio prenderla 'sta laurea... Oppure cambia corso (e butta via due anni di sacrifici)"... Quando poi ti ricorda che i tuoi genitori non camperanno per sempre e che sarebbe meglio alleggerirgli le spalle...
Beh, a quel punto, caro mio, visto che siamo in vena d'onestà, un bel VAFFANCULO, urlato con quanta più voce hai in gola, non te lo nega nessuno...
Eh sì, perchè è giusto essere sinceri e dare qualche consiglio a una persona cara, ma c'è modo e modo per dire le cose; c'è la possibilità che i consigli non vengano seguiti; ci sono argomenti sui quali gli altri non si devono permettere di proferire parola... E non te ne deve fregare niente delle belle parole: se un amico arriva a ferirti facendo leva sui sensi di colpa e sui tuoi punti deboli, non è un amico.
L'amico vero, quello sincero, esattamente come non ti prenderebbe a calci per arrestare il tuo sonnambulismo, ti desterà dalle tue illusioni (non dico in punta di piedi, ma almeno) con un minimo di tatto... Sarà lì se ne avrai bisogno, ma il massimo che potrà fare sarà accompagnarti per la tua strada con la sola pretesa di tenerti per mano.
Se invece fai parte degli "amici sinceri" fatti tre domande: "Vuoi davvero aiutare quella persona?" "Sei davvero così in confidenza da poterti prendere questa libertà?" "Tutto quello che stai per dirgli è utile ai fini del suo bene o è solo cattiveria gratuita per dare aria alla bocca?"
Se la risposta a una sola di queste domande è "NO", allora fatti i beati cazzi tuoi!
Ricorda inoltre che la verità non è nelle tasche di nessuno, tanto meno nelle tue, e quello che può essere un buon consiglio per te non è detto che lo sia per tutti (tralasciando il fatto che a volte suggerisci cose che tu non faresti nemmeno se ti pagassero oro!)
E ti prego, TI PREGO di smetterla di scegliere le parole che fanno più male per dire ciò che è semplicissimo, mascherandoti in fine con la scusa per eccellenza: "Lo faccio per te... Io sono fatto così, le cose te le devo dire subito ecc. ecc." TI PREGO! La prossima volta che qualcuno osa giustificare il suo "essere un pezzo di merda" con del finto buonismo da quattro soldi, me lo sbrano! (e al diavolo il mio vegetarianesimo!)
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Illusionisti di sé stessi
... Avevamo riso e pianto; ci eravamo stretti in un abbraccio di parole dolci e amare; e tutto perchè era troppo difficile amarsi da lontano... Mi avevi detto addio, ma quando ti chiesi di non abbandonarmi, sei rimasto con me...
... Ho sbagliato ancora? mi sono illusa un'altra volta? Pensavo che questo nuovo equilibrio fosse nato per non sparire...
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Occhi neri
L'aria tiepida accarezzava il fumo dell'ennesima ultima sigaretta. Quella che solitamente accompagna un momento di cambiamento, di rinnovamento; quella alla quale non dovrebbe succederne un'altra. Eppure non c'è evento che conti, nella mente di un fumatore, che possa essere degno di tale ferma decisione, motivo per cui l'ultima sigaretta è solo il preludio di quella seguente; Zeno Cosini lo sapeva bene. Nei giovani, però, esiste ancora la speranza di tener fede ai propri intenti...
Micio aveva raddoppiato la posta in gioco con tanti buoni propositi, tra i quali essere un marito giusto, assumersi le proprie responsabilità e raccontare ad Alice la verità celata che si nascondeva dietro il matrimonio dell'indomani. Voleva che capisse che lui non aveva altra scelta, che se gli eventi avessero preso un'altra piega si sarebbe messo con lei e non con Laura. Le avrebbe inferto l'ultima ferita per poterle dare l'occasione di comprendere e, forse, di perdonarlo per i sui comportamenti ambigui. Sì, per quanto tutte le scuse del mondo non sarebbero bastate, in fondo Micio sperava solo in quel perdono.
Più il sonno si insinuava, più il ricordo della cerimonia di fidanzamento si risvegliava...
I postumi della festa si presentarono sotto forma di ombre violacee intorno agli occhi rossi, la gola secca e l'eau de cigarette. <Sei il solito scempio.> commentò il padre del futuro sposo entrando in macchina. Nè le sorelle nè la madre ebbero il coraggio di ribattere; a Micio mancò la voglia. Arrivati di fronte al ristorante, il ragazzo sgusciò fuori dalla Golf per andare incontro ai testimoni quasi correndo. Al gruppo si aggiunsero anche Riccioli D'Oro, Chicca, Camomilla e Irene. Bastò un veloce giro di sguardi per leggere in quegli occhi la domanda che affollava la mente dei ragazzi. <E' arrivata?> <Ma non la dovevate sentire voi?> <Non ha detto nulla, pensavo avesse contattato voi> <Ma dovevate accompagnarla in macchina> <Io le ho mandato un messaggio e ha detto che non ce n'era bisogno, perciò pensavo che venisse con Cesare...> Nel groviglio di voci emerse la voce di Micio:<Ma Alice ha detto che sarebbe venuta, vero?!> Sfortunatamente nessuno seppe rispondere, perchè alle domande volutamente non esplicite in merito alle nozze, Alice aveva sempre risposto in modo molto vago; ricomponendo ora le conversazioni non c'era mai stata nessuna conferma da parte sua. <Devo spiegarle tutto, devo vederla, ma blocca le chiamate e non risponde ai messaggi...> <No, infatti... Abbiamo provato a contattarla più volte ieri, ma ha fatto lo stesso con noi> sussurrò cautamente Riccioli D'Oro <Ho pensato che non fosse il caso di insistere... Che avesse i suoi pensieri per la testa> Il futuro sposo si tolse la giacca tirandola a terra con rabbia e si incamminò verso un muretto poco distante, urlando a gran voce che non voleva più stare a quel macabro gioco al massacro. Suo padre lo raggiunse rassicurando gli invitati e i parenti. <Federico, tu ora alzi il culo, raccogli la giacca, te la infili e non combini cazzate. Sappi che se non lo farai di tua spontanea volontà, ti condurrò io all'altare, prendendoti per il coppino.> Guglielmo, il padre, teneva a bada la voce soffocandola in un sussurro (segnale che stava seriamente perdendo la pazienza). <Amo un'altra. Non posso farlo.> <Non fare il coglione, non tentare di scappare dalle conseguenze dei tuoi gesti dietro una facciata di buoni sentimenti; non fartelo nemmeno passare dall'intercamera del cervello. Non pensare che la cosa mi commuova, mi fa solo incazzare> <Non è per questo che ci si sposa?! Per i buoni sentimenti (come li chiami tu)?!> attraverso gli occhi neri di Micio si vedeva l'odio furente. <Ragazzino, non sai un cazzo dell'amore: Laura ne è la prova... Potevi pensarci prima di metterla incinta! Cretino...> Lo sposo puntò il suo sguardo in terra, riconoscendo le sue mancanze e le sue responsabilità nei confronti di Laura, alla quale voleva pur sempre bene anche se non sentiva di amarla. <Vatti a infilare quella giacca, buonista/qualunquista dell'ultima ora!>
Quella mattina non ci fu modo di parlare con Alice, e fu così anche per i giorni seguenti.
Ora che era tornato a casa, che fumava la sua "ultima sigaretta", si propose di confidarle tutto l'indomani, prima che un falso <Lo voglio> segnasse il punto di non ritorno per il loro rapporto.
Su un'altra e diversa finestra si affacciava proprio lei, avvolta in una nuvola di fumo e odore di balsamo al cocco. Anche Alice, accarezzata da una larga canotta di seta nera, assaporava il caldo respiro di una sigaretta. A differenza di quella di Micio, questa era semplicemente l'ultima di una delle tante fasi; una nuova serie sarebbe iniziata a breve. La stampante emise gli ultimi sussulti per poi arrestarsi ripristinando un assordante silenzio.
Quello che la sua mente aveva elaborato in quei giorni di ritiro nella solitudine era un progetto di cui solo lei e pochissime altre persone conoscevano l'esito. Micio e gli altri del gruppo non avrebbero mai potuto immaginare che si sarebbe presentata sulle soglie di Sant'Elena proprio nel momento in cui il prete avrebbe pronunciato la fatidica frase "Chi è contro questo matrimonio, parlo ora o taccia per sempre", per poi allontanarsi, prima che lo sposo potesse muovere più di tre passi, e scomparire definitivamente dalla circolazione. Un biglietto di sola andata per Manchester sarebbe stato nascosto nella sua borsetta e il taxi che l'avrebbe accompagnata in aeroporto sarebbe già stato pronto per la repentina partenza, custodendo una voluminosa valigia nel bagagliaio. Eppure è proprio così che sarebbe andata.
Entrambi si addormentarono quella notte forti dei propri propositi e delle proprie speranze, dei propri ricordi e dei propri dolori. Entrambi pronti a compiere un passo che avrebbe cambiato per sempre le loro vite.
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"Stay with me until the daylight breaks"... "Stay with me, until i fall asleep"...
Vorrei svegliarmi con i tuoi occhi ancora chiusi, con i tuoi sogni ancora caldi di febbrili fantasie celate...
Vorrei accarezzare la superficie della tua pelle, morbida, sentirne l'odore, che sa di te, di noi, dei nostri corpi fusi...
Vorrei sentirti sussurrare tiepide parole, quasi confessate, finchè il mio sonno si insinui attraverso il tuo abbraccio e la mia carne...
Vorrei saperti con me; non importa come, ma quanto a lungo... Vorrei sapere che sei felice, che ti senti amato, che non ti manca nulla,se non il mio amore..
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a qualcuno piace dolce-amaro
Gli occhi sono ormai gonfi di lacrime che si rifiutano di continuare a bagnare il cuscino... Il gufo che mi hai regalato mi guarda di profilo, leggermente inclinato (ormai in bilico) scivolando per l'ennesima volta sull'etichetta. La rosa è appassita nei suoi petali contorti, ma se l'avvicino al naso ne posso ancora sentire il profumo.
Hai detto di sperare, per il mio bene, che i nostri sentieri non s'incontrino più... Ma tu sei qui, in ogni angolo del mio letto, in ogni gesto, in ogni sogno, in ogni ricordo... Che tu voglia o no, io ti vedo in ogni stanza...
Odio l'idea che tu possa soffrire per avermi accidentalmente ferita... Non preoccuparti per me, perchè il mio cuore, ormai, ti appartiene e patisco solo per il TUO dolore.
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Le sue parole mi colpirono all'improvviso: "Pensaci bene, non è una decisione di poco conto..." e aveva ragione... Non avevo ancora calcolato quanto mi sarebbe venuto a costare un viaggio del genere, distratta dall'unico desiderio di potergli stare nuovamente accanto. Potevo davvero permettermi un debito che avrebbe gravato sulle mie spalle per trent'anni?? Era questo il prezzo da pagare per poter dare una possibilità a quell'amore che tentavo con tutte le mie forze di proteggere?? Mi sentii persa in un solo secondo. Lui sarebbe stato lontano per sempre, senza la possibilità di tornare, se non per pochi giorni all'anno; io non potevo permettermi di attraversare europa e mare al solo scopo di passare qualche giorno con lui. Non avevo nessun'altro modo per stargli vicina, oltre alla vaga possibilità di trasferirmi a mia volta. Ma l'illusione svanì, non potevo concedermi nemmeno questo. Dovevo prenderne atto. Era tutto finito... Fin dal giorno in cui era partito. Sapevo, in cuor mio, che la sola ragione del rimandare il discorso a mesi futuri, era semplicemente dovuta al fatto che, nessuno dei due, ebbe il coraggio di ammetterlo e comportarsi di conseguenza, quando ce ne fu l'occasione..
Finita la chiamata, continuai ad ascoltare l'eco delle sue raccomandazioni nella mia testa... Arrivai, poi, a chiedermi del perchè, tutte le persone che ho amato, mi abbiano abbandonata (intenzionalmente o meno). Mi sentii nuovamente come quando da bambina dovetti accettare per la prima volta la partenza di una persona cara... Rassegnata, tristemente costretta a fingere una felicità che non mi apparteneva e sola in mezzo alla gente.
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e mi riscopro a guardare foto relativamente recenti (Solo un'anno fa non avrei mai creduto di quanto sarebbe potuto accadere)... Che sorpresa scoprirsi felici... Le prime giornate di sole pre-esame-di-stato... Istanti rubati al tedio dei libri, alle tesine da scrivere, alle terze prove da preparare... La corsa ai ripari per arrivare ad essere presentati con una buona media... E invece noi eravamo al parco, a ridere e sorridere della vita, a ricordarci (con una nostalgia ancora lunga da venire) i primi giorni di liceo, a fantasticare di università, viaggi, amori... E poi qualche foto scattata a turno facendosi beffe delle preoccupazioni... In questa foto: io... Una sola foto per non dimenticare...
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Memoria piena: Cancellare elementi
Alice guardò i libri che aveva davanti, la sigaretta tra le sue mani il cui fumo vibrava di un insolito nervosismo... Con un colpo d'indice fece cadere un po' di cenere nella ciotola di creta smaltata... Si guardò attorno e vide il letto singolo ricoperto di panni, lenzuoli, asciugamani... Tutti puliti profumati e complici del disordine... Certo, nulla in confronto agli appunti sparsi sulla scrivania, ma prima o poi le sarebbe toccato mettere in ordine anche quelli...
Si alzò svogliatamente dalla poltrona e si diresse in cucina, ma nel passare davanti allo specchio della sala, vi notò la sagoma di un bacio... Si bloccò davanti alla sua immagine riflessa con quell'ombra di labbra sovrapposta alle sue... Era stato Micio a lasciare quello stampo... Alice si scoprì a sfiorarsi la bocca delicatamente con la mano sinistra che reggeva malamente la sigaretta ancora accesa... Non appena se ne accorse sbirciò quella ragazza che la osservava come se avesse visto un fantasma, e si diresse in cucina... Prese il disinfettante e un pezzo di scottex, tornò davanti allo specchio e lo pulì...
"Ci mancava solo questa..." Come se il caos dello studio non fosse già sufficiente di per sè... Cancellò per dimenticare o per potersene ricordare in un momento più opportuno, quando non devi pensare a niente in particolare e ti lasci prendere dalle memorie... Preferendo avrebbe volentieri cancellato quella serata... E' da lì che tutto si era complicato...
Preparò la macchinetta del caffè e se lo versò tutto in una tazza... Aggiunse qualcosa come 5 o 6 cucchiaini di zucchero, mischiò il tutto per bene e tornò in camera, portando con sè qualche biscotto. Appoggiò la sigaretta nel bordo del posacenere e bevve quell'acqua nera tutta d'un fiato: purtroppo il caffè non è come l'alcool... Che tu lo beva alla goccia o meno l'effetto si farà sentire solo a tempo debito... Ma Alice era convinta del contrario e sperava che, se non altro, si attivasse l'effetto placebo...
I libri semi aperti, sfogliati solo per i primi capitoli le ricordavano dell'imminente esame... Maledetta università... Programmi infiniti per infiniti argomenti e brevi lezioni... L'esatto contrario delle superiori... Si rammentò di quando pensava che i compiti del liceo fossero tanti e scrosciò in una risata amara.
Mangiò i biscotti, prese in mano l'evidenziatore e ricominciò da dove si era interrotta...
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Lei non lo sapeva ma aspettava un Uomo Che la scuotesse proprio come un tuono Che la calmasse come un perdono Che la possedesse e fosse anche un dono Era tanto tempo che aspettava l'Uomo Che la ipnotizzasse solo con il suono Di quella sua voce dolce e impertinente Che proprio non ci poteva fare niente Che la fa sentire intelligente Bella, porca ed elegante Come se fosse nuda tra la gente Ma pura e sacra come un diamante Un Uomo dolce e duro nell'Amore Che sa come prendere e poi dare Con cui scopare, parlare e mangiare E poi di nuovo farsi far l'Amore Per seppellirsi tutta nell'odore Che le rimane addosso delle ore Che non si vuole mai più lavare Per non rischiare di dimenticare Che le ricordi che sa amare Un Uomo che sappia rassicurare Che la faccia osare di sognarsi Come non é mai riuscita ad immaginarsi Un Uomo pieno di tramonti D'istanti, di racconti e d'orizzonti Che ti guarda e dice: "Cosa senti?" Come se leggesse nei tuoi sentimenti Un Uomo senza senso Anche un po' fragile ma così intenso Con quel suo odore di fumo denso Di tabacco e vino e anche d'incenso Impresentabile ai tuoi genitori Così coerente anche negli errori Proprio a te che fino all'altroieri Ti controllavi anche nei desideri Tu che vivevi nell'illusione Di dominare ogni tua passione Tu che disprezzavi la troppa emozione Come nemica della Ragione Non sei mai stata così rilassata Così serena ed abbandonata Così viva e così perduta Come se ti fossi appena ritrovata Un Uomo dolce e duro nell'Amore Che sa come prendere e poi dare Con cui scopare, parlare e mangiare E poi di nuovo farsi far l'Amore
Eugenio Finardi "Un Uomo"
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