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Di libri e di nulla
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Pianista mancato, rocker fallito, storico del pensiero politico, blogger...
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giuseppesciara-blog · 6 years ago
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Liberalismo antidemocratico e democrazia illiberale
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Ho appena finito di leggere "Popolo vs democrazia" di Yasha Mounk, politologo tedesco che insegna ad Harvard. Lettura molto interessante per vari motivi, non ultimo il fatto che l'autore non si abbandoni a visioni catastrofiche e non si limiti semplicemente, come molti fanno sui nostri mezzi di informazione, a spiegare il populismo addossando tutte le colpe al popolo ignorante. La sua analisi globale e di lungo periodo gli permette di affermare che quasi tutte le democrazie liberali occidentali si stanno "deconsolidando" da diversi decenni, ben prima della crisi economico-finanziaria del 2008 e dell'ascesa dei populismi: come mostrano molti sondaggi, esiste un vero disamoramento dei cittadini nei confronti della democrazia liberale. Molte persone sono sempre più aperte alle alternative autoritarie: in Nord America e in Europa è aumentato non solo il numero di cittadini favorevoli a un sistema di governo che prevede un leader forte libero dai condizionamenti del parlamento e delle elezioni libere (in Gran Bretagna, ad esempio, la percentuale degli intervistati favorevole a una soluzione di questo tipo era del 25% nel 1999 e del 50% nel 2017), ma anche quello di coloro che ritengono la dittatura militare una via percorribile. Le motivazioni di tutto ciò sono molteplici e riguardano l'economia, la comunicazione e il mutamento del tessuto sociale di molti Paesi occidentali. Magari ne parlerò in un post sul mio blog. Ho comunque recensito il libro per il prossimo numero de L'Indice dei Libri del Mese. In ogni caso, il libro merita una lettura.
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giuseppesciara-blog · 8 years ago
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Tocqueville e i bei tempi in cui si scrivevano lettere e non esisteva il Kindle
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Mi sono imbattuto in una lettera scritta da Alexis de Tocqueville a Royer-Collard nell'estate del 1836: il Normanno, che ha da poco pubblicato la prima "Democrazia in America" racconta all'amico di trovarsi a Baden, in Svizzera, dove ha accompagnato la moglie a "prendere le acque" dopo una brutta influenza. In quel luogo non c'è granché da fare. Immaginatevi tre o quattro case che si affacciano su un burrone sul cui fondo scorre un torrente rumoroso e piccoli rivoli d'acqua calda, il tutto in un'atmosfera tiepida e sulfurea. Per fortuna ha portato con sé qualcosa da leggere: tre volumi di Machiavelli (tra cui il "Principe" e le "Istorie fiorentine"), uno di Bossuet e le opere complete di Platone (su per giù 13 volumi). Che dire? Bei tempi quando si scrivevano lettere e non esisteva il Kindle...
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giuseppesciara-blog · 8 years ago
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Due parole su “Stoner” di John E. Williams
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Ho letto finalmente "Stoner" di John E. Williams, di cui per mesi ho sentito parlare da persone molto diverse tra loro, ma sempre in termini entusiastici. È un libro davvero stupefacente: appare quasi un mistero come una storia tanto semplice e in apparenza banale (la vita di un professore di letteratura medievale vissuto per 40 anni nella stessa città, insegnando sempre nella stessa università, quella del Missouri, conducendo una vita normalissima tra appaganti studi, un matrimonio infelice e tristi beghe accademiche) possa tenerti incollato alla pagina fino alla fine. Ragionandoci, al di là della prosa scorrevolissima (e quindi gran merito va anche al traduttore), ciò che rende il romanzo un capolavoro è il fatto di parlare dei sentimenti, delle scelte e delle relazioni interpersonali che inevitabilmente finiscono per incidere sulla vita di una persona. Soprattutto quando, di fronte alla meschinità e alle bassezze degli altri si decide di mantenere un atteggiamento di stoica sopportazione, per non farsi trascinare giù nella stessa meschinità e volgarità, perché ciò che conta, prima di tutto, è sempre fare i conti con sé stessi.
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giuseppesciara-blog · 8 years ago
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È morto Robert Pirsig, l'autore di "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta", libro di cui a lungo ho avuto un'immagine completamente sbagliata... Fino a qualche mese fa, cioè prima di leggerlo, ero convinto che fosse l'ennesimo inutile libro new age. Invece è uno straordinario libro di "nonfiction" narrativa, in cui l'epica del viaggio "on the road" e la manutenzione della motocicletta sono solo aspetti secondari. Un libro in cui la descrizione del difficile rapporto con il figlio, suo compagno di viaggio, e dei meravigliosi paesaggi che attraversano, si alternano alla narrazione della storia di Fedro: Fedro è l'io primitivo di Pirsig, quella parte della sua personalità che lo porta a interrogarsi sulle grandi questioni filosofiche e che in passato lo ha condotto quasi alla follia, al punto da subire l'elettroshock. Le domande che si poneva Fedro riemergono con forza nel corso del viaggio. Una in particolare: come conciliare cultura classica e controcultura romantica? Come conciliare ragione e spiritualità? La risposta per Pirsig sta nella Qualità, qualità dei pensieri, delle azioni e dei desideri. Ho semplificato, ma merita davvero di essere letto.
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giuseppesciara-blog · 8 years ago
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A volte basta una sola pagina tocquevilliana per rispondere contemporaneamente a denigratori del suffragio universale ed esaltatori della democrazia diretta. (Tratto da A. de Tocqueville, "La democrazia in America", BUR, 2007, p. 210).
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giuseppesciara-blog · 9 years ago
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In alcuni periodi della mia vita, mi capita di non trovare nulla da leggere che mi appassioni davvero. E allora torno ciclicamente a Moravia, di cui mi innamorai ai tempi del liceo grazie a “Gli indifferenti”. Ora sto leggendo “1934″, a mio parere uno dei suoi migliori romanzi...
“Come ho già accennato, da alcuni anni ero ossessionato dall’idea di “stabilizzare” la disperazione. Soffrivo di una forma di angoscia che, appunto, consisteva nel non sperare nulla né nel futuro immediato né in quello più lontano; il mio pensiero accarezzava frequentemente la soluzione del suicidio sia come liberazione dall’angoscia, sia come sbocco logico e inevitabile della mancanza di speranza. Ma, purtroppo o per fortuna non siamo completamente uomini; anzi, lo siamo soltanto in minima parte, diciamo un due per cento; per il rimanente novantotto per cento siamo animali. Di conseguenza, alla soluzione del suicidio, così razionale e umana, si opponeva la parte animale e irrazionale, non abbastanza forte per abolire la disperazione, ma sufficiente a impedire quello che nella cronaca nera dei giornali va di solito sotto il nome di ‘gesto insano’.”
Alberto Moravia, 1934, Milano, Bompiani, 1984 (prima ed. 1982), pp. 24-25.
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giuseppesciara-blog · 9 years ago
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Sto leggendo "Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo" di Svetlana Aleksievič. Un libro straordinario, fatto di racconti di persone comuni che hanno vissuto l'utopia sovietica e che, dopo il suo crollo, si sono ritrovate all'improvviso in un mondo del tutto nuovo. Qui un bellissimo passo sugli anni in cui il crollo non era ancora avvenuto:
“Da noi la cucina non è solo il posto dove si prepara da mangiare, ma funge anche da sala da pranzo, salotto, studio e tribuna. È il luogo in cui si svolgono sedute psicoterapeutiche collettive. Nel XIX secolo l'intera cultura russa viveva nelle tenute nobiliari e nel XX secolo nelle cucine. Anche la perestrojka. Tutta la vita degli anni Sessanta è legata a questo ambiente. Grazie Chruščёv! È stato quando c'era lui che abbiamo potuto lasciare gli appartamenti di coabitazione e farci delle cucine solo nostre, dove si poteva parlar male del potere e soprattutto senza aver paura, perché si era tra di noi. Nascevano così idee, fantasiosi progetti. Si raccontavano barzellette... Una vera fioritura. Un comunista è qualcuno che ha letto Marx, un anticomunista è qualcuno che l'ha capito... Siamo cresciuti nelle cucine e anche i nostri figli [...] Captavamo la BBC. Si parlava di tutto; della vita di merda che facevamo, del senso della vita, della felicità per tutti gli uomini. [...] Tazze di tè a non finire. Caffè. Vodka. E negli anni Settanta rum cubano. Eravamo tutte innamorate di Fidel! Della rivoluzione cubana! Il Che col suo berretto. Un divo di Hollywood! Chiacchiere su chiacchiere. E poi il timore, la certezza, che ci ascoltassero. Nel bel mezzo di una conversazione c'era immancabilmente qualcuno che rivolgendosi al lampadario o all'interruttore diceva con tono beffardo: "Ci sente bene, compagno maggiore?" Per metà azzardo e per metà gioco... Provavamo perfino un certo piacere da questa vita fasulla. Quelli che si opponevano apertamente erano pochissimi, e molti di più erano i "dissidenti da cucina". I quali mostravano il dito medio al regime, ma tenendo la mano in tasca...”.
Svetlana Aleksievič, Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo, Milano, Bompiani, 2015, pp. 24-25.
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giuseppesciara-blog · 9 years ago
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“Ho imparato a leggere in inglese prima ancora che in russo. I primi amici inglesi che ho avuto erano quattro anime candide del libro di grammatica: Ben, Dan, Sam e Ned. Si faceva un gran parlare di chi fossero e dove si trovassero: “Chi è Ben?”, “Lui è Dan”, “Sam è  a letto” e così via. Sebbene tutto risultasse piuttosto rigido e frammentario (l'autore era penalizzato dal dover usare – almeno per le lezioni iniziali – parole di non più di tre lettere), la mia fantasia riusciva in qualche modo a reperire i dati necessari. Taciturni imbecilli dalla facce esangui e dagli arti massicci, fieri proprietari di certi attrezzi (“Ben ha un'ascia”), oggi vagano con una goffa andatura al rallentatore lungo il fondale più remoto della memoria; e, simili al folle alfabeto sul tabellone di un ottico, i caratteri di quella grammatica si allineano di nuovo davanti a me”.
Vladimir Nabokov, Parla, ricordo, Milano, Adelphi, 2010, p. 86.
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giuseppesciara-blog · 9 years ago
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Quanta disperazione in questo romanzo di Céline. Le atrocità della guerra, della colonizzazione, del lavoro in fabbrica nelle catene di montaggio; i sentimenti di insoddisfazione, il cinismo e la meschinità degli uomini, il senso di precarietà dell’esistenza. Un libro che non può non farti chiedere come abbia fatto l’umanità a resistere a sé stessa nel corso del Novecento.
“Quel che è peggio è che uno si chiede come l’indomani troverà quel po’ di forza per continuare a fare quel che ha fatto il giorno prima e poi già da tanto tempo, dove troverà la forza per quelle iniziative sceme, quei mille progetti che non arrivano a niente, quei tentativi per uscire dalla necessità opprimente, tentativi che abortiscono sempre, e tutti per arrivare a convincersi una volta per tutte che il destino è invincibile, che bisogna sempre ricadere ai piedi della muraglia, ogni sera, sotto l’angoscia dell’indomani, sempre più precario, più sordido”.
L.F. Céline, Viaggio al termine della notte, Milano, Corbaccio, 2000, p. 225.
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giuseppesciara-blog · 11 years ago
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"Le spiegazioni valide per la supremazia di Federer sono di tre tipi. Il primo chiama in causa il mistero e la metafisica e a mio avviso si avvicina maggiormente alla verità. Gli altri sono più tecnici e si prestano meglio al giornalismo. La spiegazione metafisica è che Roger Federer è uno di quei rari atleti preternaturali che sembrano esenti, almeno in parte, da certe leggi fisiche. Validi equivalenti sono Michael Jordan, che non solo saltava a un'altezza sovrumana ma restava a mezz'aria un paio di istanti in più di quelli consentiti dalla gravità, e Muhammad Ali, che sapeva davvero «aleggiare» sul ring e sferrare due o tre jab nel tempo richiesto da uno solo. Dal 1960 in qua ci saranno altri cinque o sei esempi. E Federer rientra nel novero: nel novero di quelli che si potrebbero definire geni, mutanti o avatar. Non è mai in affanno né sbilanciato. La palla che gli va incontro rimane a mezz'aria, per lui, una frazione di secondo più del dovuto. I suoi movimenti sono flessuosi più che atletici. Come Ali, Jordan, Maradona e Gretzky, pare allo stesso tempo più o meno concreto dei suoi avversari. Specie nel completo tutto bianco che Wimbledon ancora si diverte impunemente a imporre, sembra quello che (secondo me) potrebbe benissimo essere: una creatura con il corpo fatto sia di carne, sia, in un certo senso, di luce".
David Foster Wallace, Federer come esperienza religiosa, in Il tennis come esperienza religiosa, Einaudi, Torino 2012, pp. 58-59.
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giuseppesciara-blog · 11 years ago
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Sublime specchio di veraci detti, mostrami in corpo e in anima qual sono: capelli, or radi in fronte, e rossi pretti; lunga statura, e capo a terra prono; sottil persona in su due stinchi schietti; bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono; giusto naso, bel labro, e denti eletti; pallido in volto, più che un re sul trono: or duro, acerbo, ora pieghevol, mite; irato sempre, e non maligno mai; la mente e il cor meco in perpetua lite: per lo più mesto, e talor lieto assai, or stimandomi Achille, ed or Tersite: uom, se' tu grande, o vil? Muori, e il saprai.
(Vittorio Alfieri, 9 giugno 1786)
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