“Quali sono le cose in cui credo? Io credo agli obiettivi che mi sono prefissato, che sono i miei migliori compagni di viaggio. E credo ai miei sogni, che sono tanti, e che produco in continuazione, perché tante sono le cose che mi stimolano costantemente. Magari si realizzeranno, magari no, o forse ci vorrà del tempo. Però io ci provo sempre”.
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Attenzione ai cibi che creano dipendenza!
L’unione Europea ha stanziato un finanziamento di 6 milioni di euro per il progetto NEUROFAST, che ha l’obiettivo di studiare la biologia del cervello nel contesto dei comportamenti alimentari, dello stress, nonché delle dipendenze ad essi connesse. I ricercatori coinvolti nel progetto si sono concentrati sullo studio dell’area tegmentale ventrale del cervello (ATV), che sembra avere un ruolo fondamentale nel cosiddetto “circuito di ricompensa”, ovvero il meccanismo che si attiva in presenza di sostanze, pensieri o emozioni che apportano una sensazione di benessere. La stessa ATV sarebbe inoltre ampiamente responsabile delle nostre scelte alimentari e delle relative dipendenze.
Le ricerche effettuate negli anni novanta dal medico e giurista David Kessler, ex dirigente della Food and Drug Administration e, più recentemente, dal premio Pulitzer Michael Moss, sono giunte, in particolare, alla stessa conclusione. Esistono tre ingredienti killer della nostra salute, contenuti in quantità più o meno elevate in quasi tutti i cibi acquistati, e sono il sale, lo zucchero e il grasso.
Oltre a confermare le conseguenze più evidenti dell’eccessivo consumo di questi alimenti, come l’obesità dilagante, anche infantile, e il diabete di tipo 2, le ricerche di Kessler e Moss hanno svelato risvolti inquietanti. Sembra, infatti, che il sale, lo zucchero e il grasso stimolino ampiamente l’ATV, attivando il meccanismo neuronale di ricompensa ogni volta che li ingeriamo. Questo fa sì che si generi un’immediata dipendenza da essi, che ci obbliga a volerne sempre di più, annullando il nostro reale desiderio di nutrimento. Occorre osservare che i tre ingredienti, presi singolarmente, non scatenano l’effetto psicotropo, che è invece causato da altre variabili, debitamente studiate dalle industrie alimentari. Queste, infatti, investono notevoli risorse per arrivare a creare il “prodotto perfetto”, che abbia un gusto e un aspetto “familiare” per il consumatore, tali da indurlo all’acquisto, e successivamente fidelizzandolo.
Cosa possiamo fare, dunque, per tutelarci? Basta seguire poche ma indispensabili regole. Innanzi tutto, è bene documentarsi il più possibile, attraverso canali di informazione affidabili e accreditati, o associazioni che si occupano di diritti alimentari e tutela del consumatore. Occorre, in tal senso, una vera e propria educazione alimentare, soprattutto rivolta ai bambini, sui quali ricadono gli effetti delle scelte dei genitori. Un altro suggerimento è quello di fare attenzione a ciò che mettiamo nel carrello della spesa. È preferibile, infatti, perdere un po’ di tempo tra i vari scaffali del supermercato, scegliendo però in modo ponderato: ci si guadagnerà sicuramente in salute. Infine, esercitate l’arte della consapevolezza. Ascoltate le vostre reali necessità in fatto di cibo, che riguardano il nutrimento e l’energia, e non solo la pura sensazione di un piacere diffuso e ingannevole.
Fonte: www.dirittialimentazione.wordpress.com
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La cultura del riciclo e del riuso, per una nuova opportunità di lavoro
La tendenza ecologica del riuso, che da anni coinvolge numerosi paesi europei, si sta diffondendo rapidamente anche in Italia. In seguito alla crisi economica, infatti, le persone hanno deciso di cercare soluzioni alternative e intelligenti al proprio limitato potere d’acquisto. Con il tempo, però, il tradizionale commercio di oggetti usati si sta trasformando in qualcosa di diverso, più simile a una scelta sostenibile, grazie a cui lentamente si delineano i contorni di una società più attenta, e meno disposta allo spreco.
Secondo i dati del IV Rapporto Nazionale sul Riutilizzo, gli utenti dell’usato sono circa il 48 per cento degli italiani, mentre arrivano a 80mila le persone impiegate nel comparto. Oggetto del riciclo sono soprattutto capi d’abbigliamento, in particolare per bambini, mobili, piccoli elettrodomestici, complementi d’arredo e oggettistica per la casa in genere, mentre i settori del collezionismo e del cosiddetto superfluo sono in calo rispetto a qualche anno fa. L’acquisto dell’usato cresce rapidamente anche online; la rete, infatti, è un efficientissimo canale di contatto tra domanda e offerta. Oltre ai tradizionali siti di vendita e di aste online, che vanno per la maggiore, il web offre sempre nuove alternative, come il portale “SenzaNeuro”, che permette di barattare oggetti gratuitamente. Tale progetto, nato dall’intraprendenza di due ragazzi che si sono così inventati un lavoro, unisce il valore del risparmio a un sentore etico, in quanto l’iniziativa sostiene un ideale basato sui concetti di condivisione e partecipazione comunitaria.
L’unico ostacolo a questa forma di economia sostenibile è l’informalità di ben il 70 per cento dei “negozi”; molti venditori protestano, infatti, per la mancanza di un’adeguata legislazione che tuteli la loro attività, e che potrebbe essere servire anche per inserire i mercati dell’usato tra i progetti di utilità sociale negli agglomerati urbani. A Roma e a Milano, ad esempio, molti disoccupati e cassaintegrati, insieme a studenti e a lavoratori precari, hanno ideato progetti di riconversione partecipata negli spazi di industrie fallite, basati sul riciclo creativo.
Il riutilizzo degli oggetti, infatti, può assumere anche una funzione artistica. Il cosiddetto “upcycling”, che in Italia viene erroneamente denominato ‘riciclo’, è in realtà una forma d’arte che si sviluppa in un circuito aperto, dove l’oggetto usato, invece che sparire in quanto scarto, rinasce con una nuova funzione. La community Ricreo, ad esempio, alla quale chiunque può partecipare con le proprie idee, riutilizza i rifiuti, dall’umido ai RAEE, per creare complementi d’arredo e oggetti di uso quotidiano. L’obiettivo finale è quello di rivalorizzare il ‘saper fare’ e la manualità tipiche dell’artigianato. In una società in cui ogni cosa è immediatamente a disposizione, e il valore di un prodotto raramente viene riconosciuto, la conseguenza inevitabile è lo spreco. Le iniziative che danno nuova vita a un oggetto, invece, aiutano a dare il giusto peso e il giusto spazio agli strumenti con i quali interagiamo nella nostra quotidianità. Fonte: www.dirittideicittadini.wordpress.com
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Verdure sì, verdure ni: piccolo vademecum
Eccovi un elenco, come un piccolo vademecum o promemoria, delle verdure consigliate per una giusta dieta, e delle loro proprietà. Tenendo sempre presente, in ogni caso, che non si tratta di regole, bensì di suggerimenti, basati sull’esperienza e sulla conoscenza delle proprietà nutritive degli alimenti.
Sono consigliate le radici scorzonere, quelle lunghe un po’ amare. In generale, tutte le verdure amare vanno bene: cavoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, broccoli, carciofi, asparagi. Le zucchine possono essere consumate tranquillamente, e via libera anche a ravanelli e cetrioli, se non avete difficoltà nel digerirli.
Le carote naturali, riconoscibili per la loro forma irregolare, una diversa dall’altra, e per il colore rosso acceso, sono ovviamente preferibili a quelle geneticamente modificate, che vediamo solitamente nei supermercati fare bella mostra di sé, tutte uguali e perfette.
Le melanzane, invece, vanno evitate, perché irritanti come tutte le solanacee. Quanto ai peperoni, non sono nocivi, però sono indigesti, e quindi è meglio evitarli.
La barbabietola rossa può essere consumata, ma senza eccedere. Presenta, in realtà, delle buone proprietà: è rimineralizzante, ha un alto contenuto di ferro, è antiipertensiva e antiinfiammatoria per l’intestino.
Le patate sono ugualmente consigliate. Ricordate, però, che non vanno mai conservate e riscaldate, perché diventano tossiche, velenose: è bene quindi mangiarle solo cotte subito o fredde. Non mangiatene in ogni caso la buccia, anche se vanno cotte con essa.
Il porro, infine, va benissimo, soprattutto crudo, anche se per molti il suo sapore è troppo forte. Se lo cuocete, non danneggia il corpo, ma perde le sue proprietà. �� un alimento purificatore dell’intestino, e quindi è perfetto soprattutto se una persona ha problemi di stitichezza, di stagnazione intestinale, perché mantiene l’intestino pulito.
Fonte: Fabio Ghioni – CODICE ALIMENTARE
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Guidie Cristian Lin e l’importanza dello studio
Se c’è una cosa che Cristian rimpiange della sua adolescenza, è proprio il fatto di non aver avuto il tempo di studiare come avrebbe voluto. Non la possibilità, ma il tempo, poiché il lavoro lo ha chiamato a sé molto presto, portandosi dietro un bagaglio oneroso di decisioni da prendere e poco spazio per pensare. Poco spazio per il tempo libero, e per ampliare i propri orizzonti culturali. Arrivato molto presto in Italia, in tenera età, ha frequentato le scuole elementari e le medie a Bologna e a Reggio Emilia, dove ancora adesso vive. Dopo aver iniziato le superiori, però, ha deciso di buttarsi a capofitto nell’imprenditoria, muovendo i primi passi in quel settore che ben presto ha decretato il suo successo.
È un uomo d’azione Guidie Cristian, che ha sempre sperimentato la vita, prima e più che leggerla o studiarla. Ai giovani, però, e così sarà anche per i suoi futuri figli, si sente di dare un suggerimento. Studiate, se potete, allargate gli orizzonti della mente, senza diventare schiavi o succubi dei libri e di ciò che trovate scritto dentro, ma usando la cultura con il sopracciglio alzato, per conoscere ancora meglio lo spazio in cui ci troviamo, il mondo in cui siamo chiamati a operare.
Studiare è un diritto di tutti, e porta a una conoscenza che può dare una mano in più nella vita, anche quella quotidiana. Offre, diciamo, una finestra in più da cui osservare. Può aiutare ad esprimersi e confrontarsi meglio con le persone che ci circondano, e con cui siamo chiamati a interagire, e permette al cervello e alla mente, nostro costante prezioso strumento, di non “invecchiare”. Allenarla nel giusto modo, dal momento che comunque essa si deve muovere, perché è la sua funzione, può darle modo di mettersi al nostro servizio, lungo il nostro cammino, nel modo migliore.
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Vegetali: miti da sfatare e precauzioni utili
Forse non tutti sanno che la maggior parte dei veleni in natura sono contenuti nei vegetali. Selezionare le verdure e le erbe che non sono nocive, quindi, non è semplice. Tenete conto, inoltre, che i vegetali sono molto più difficili da digerire rispetto ai legumi e ai cereali. Non per niente, gli animali erbivori hanno degli stomaci e degli intestini lunghissimi. Oggi, però, la principale difficoltà è quella di trovare verdure che non siano state avvelenate con pesticidi.
Mangiate il più possibile la verdura cruda, in modo da mantenere le proprietà nutritive dei cibi che assumete. Quando non è possibile, la verdura può essere scottata o cotta al vapore. In questo caso, ricordate che l’acqua di cottura è ricca di nutrienti, e vi consigliamo dunque di consumarla insieme alle verdure cotte.
L’insalata venduta nei supermercati è generalmente avvelenata dai pesticidi, e dalle sostanze utilizzate per i lavaggi. Quando andate a comprarla, quindi, cercate di sceglierla accuratamente. Se pranzate al ristorante, invece, è meglio evitarla. I ristoratori, infatti, spesso comprano gli scarti, che costano meno, e prendono l’insalata che proviene da coltivazioni discutibili. Quando si compra l’insalata e la frutta, è consigliato comunque un lavaggio con il bicarbonato di sodio, che elimina il primo strato di molecole di sporco, batteri, ecc. Particolarmente indicate sono il songino, la valeriana e gli spinacini crudi o appena scottati, in modo che mantengano inalterate le proprie sostanze nutritive.
Fonte: Fabio Ghioni – CODICE ALIMENTARE
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Guidie Cristian Lin e il gioco di squadra italo-cinese
Un naturale fiuto per il business, le tendenze di mercato e le occasioni da non perdere, oltre a una ormai profonda conoscenza dell’Italia e del giusto modo di rapportarsi con gli italiani. Questi gli assi nella manica di Guidie Cristian Lin, che gli permettono di trarre il massimo dalle situazioni, lavorative e non, che gli si presentano davanti. Un giocare in casa, che sicuramente lo premia rispetto alla concorrenza. E se si considera che stiamo parlando di un imprenditore di soli 30 anni, possiamo ritenere che in questo caso la casualità non c’entri.
Nato a Qintiang, in Cina, e in Italia da quando era un ragazzino, Guidie ha potuto assorbire pienamente e integrarsi nel tessuto sociale di Reggio Emilia, città dove è approdato nel 1994 e in cui da tempo ha scelto di vivere. Sua la capacità di coniugare appieno la pacata saggezza e prudenza tipicamente cinese, con l’intraprendenza e la solida franchezza dei migliori rappresentanti della popolazione locale. Ed è proprio l’integrazione tra le due culture, quella asiatica e quella italiana, uno dei costanti obiettivi di Cristian, che muove tutte le sue iniziative.
Ancora molto giovane, aveva già deciso di fare a modo suo, di intraprendere una strada personale di realizzazione nell’imprenditoria. Poco più che ventenne, riesce ad avviare con successo un supermercato a Firenze, impiegando le proprie risorse e ottenendo finanziamenti. In seguito, nel 2008, torna a Reggio e da quel momento inizia a stendere le basi di ciò che ora si può considerare, a tutti gli effetti, un piccolo impero della ristorazione. È dell’anno dopo, infatti, l’apertura a Pieve Modolena, insieme a soci italiani, del primo ristorante di cucina giapponese Sushiko. Inutile dire che si rivela subito un grande successo.
Oggi, quella che è la principale, anche se non l’unica, attività di Guidie Lin, ha preso ormai piede in diverse città d’Italia, oltre a Reggio Emilia, e in particolare Milano, Roma, Pescara e Torino. “L’obiettivo – spiega il giovane imprenditore – è quello di continuare a lanciare il brand, sino a farlo diventare un franchising”.
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L’automobile green targata Eldor: destinazione Cina
Parliamo di automobili e bobine ecologiche. In particolare, raccontiamo il sodalizio tra l’italiana Eldor e il territorio di produzione cinese. Era il 2009 quando il presidente Pasquale Forte è partito dal quartier generale brianzolo di Orsenigo verso la Cina, forte di nome e di fatto delle sue innovative bobine ecosostenibili, in grado di ridurre l’inquinamento prodotto da auto e altri mezzi di trasporto. Non a caso, infatti, sono ora ricercate da tutte le più grandi case automobilistiche, che in Cina hanno il loro più vasto mercato.
Per ridurre le distanze geografiche, Forte ha deciso di avvicinarsi alle fabbriche cinesi che producono auto, richiesta avanzata proprio dai grandi gruppi delle quattro ruote, che hanno eletto questo paese come territorio di produzione. Nel 2012, dunque, nasce in sei mesi il suo stabilimento di design, altamente robotizzato, a Dalian, terzo porto per importanza della Cina, dove oggi produce 50 milioni di pezzi destinati a 12 milioni di vetture del mercato cinese, cifra che equivale praticamente alla metà di quelle vendute l’anno scorso. Quest’anno è prevista, inoltre, una seconda linea produttiva automatizzata, che gli permetterà di raddoppiare il fatturato.
Si tratta di una storia esemplare, una delle tante che raccontano il successo di una eccellenza tecnologica italiana, nella componentistica di elettronica sofisticata per l’automotive, settore dove la Cina è ben disposta a importare soluzioni innovative, e che bene descrive le opportunità offerte dal mercato cinese. Un successo ottenuto grazie anche al supporto e ai servizi della Fondazione Italia Cina, presieduta da Cesare Romiti.
Dalla meccanica alla green economy dei pannelli fotovoltaici per le energie rinnovabili, al settore del design e dell’architettura, passando anche per l’agroalimentare. Gli investimenti delle imprese italiane in Cina, paese ritenuto strategico per la crescita economica dell’Italia, secondo i dati della Fondazione Italia Cina, sono aumentati nel 2013 del 28,92 per cento, mentre l’export italiano dell’8,13 per cento. Ora all’orizzonte si profila l’Expo Milano 2015, con un milione di visitatori cinesi annunciati.
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Il latte è solo per i cuccioli
Se possiamo darvi un suggerimento, evitate il consumo di qualsiasi tipo di latte, soprattutto quello di mucca. Ricordate, infatti, che il latte nasce come alimento specifico per la crescita e lo sviluppo della prima fase di vita, e che nessun altro mammifero ne consuma da adulto.
Il senso di pesantezza e la difficoltà a digerire, che molte persone sentono quando bevono il latte, ha diverse cause. Per decomporre il calcio assunto dal latte vaccino, ad esempio, il corpo ne consuma una quantità maggiore di quanta ne assuma dal latte stesso, e ciò affatica il sistema, invece di nutrirlo, provocando anche mucosità e acidità. La maggior parte degli umani, inoltre, è allergica al lattosio, e può avere quindi problemi intestinali. Infine, il corpo ha difficoltà a decomporre la caseina.
Se vi è mai capitato di bere una tazza di latte caldo la sera, e di aver notato il suo potere nel conciliare il sonno, sappiate che tale effetto è dovuto a una sostanza psicotropa, il triptofano, che agisce sulle funzioni psichiche. La sua molecola è molto simile alla morfina, ed è il precursore della serotonina, conosciuta come antidepressivo, e della melatonina, una sostanza che induce il sonno.
Il latte, in realtà, può contenere anche diverse sostanze di scarto, tra cui sangue, che viene prodotto dalla mucca, e residui di sostanze farmacologicamente attive, soprattutto se è un latte proveniente da allevamenti intensivi.
Se, invece, trovate molto difficile rinunciare del tutto a questo alimento, ricordiamo che il latte di capra è senz’altro più digeribile rispetto al latte vaccino, ma va consumato sempre con molta moderazione. E’ vero che anticamente gli yogi viaggiavano portandosi dietro le capre per attingerne il latte, come pure è tradizione in India o nei paesi arabi bere latte acido, sempre di capra, durante il pasto, per compensare la sovrabbondanza di cibo preparato e conservato con spezie piccanti, che distruggono la flora batterica. In quel caso, aiuta nella digestione ed è anche dissetante.
Detto questo, è però importante capire sempre dove ci troviamo. Se siamo in Italia, dunque, e abbiamo a disposizione cibo ben conservato e non speziato, non abbiamo bisogno del latte acido che, tra l’altro, se non biologico, contiene anche sufficienti prodotti tossici.
Fonte: Fabio Ghioni – CODICE ALIMENTARE
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L’invasione degli additivi
Conservanti, Coloranti, Emulsionanti
Sembra che ogni anno nel sacco della nostra dieta finiscano, senza colpo ferire, circa cinque chili di additivi. Questo numero da capogiro rientra nelle dichiarazioni di Libero Ciuffreda, autorevole oncologo dell’ospedale Molinette di Torino. Potrebbe d’altra parte essere assimilabile alla scoperta dell’acqua calda, l’altrettanto lapalissiana affermazione che un’alimentazione basata su CIBI BUONI risulti il miglior anticancerogeno del mondo.
Quali sono dunque gli additivi che rendono un alimento un “non-cibo”? Naturalmente, Conservanti, Coloranti, Emulsionanti. Non nutrono e fanno danno, e più ne ingeriamo, più il danno aumenta. Volete inorridire? Uno per tutti gli alimenti incriminati: nelle simpatiche caramelle gommose, ad esempio, su venticinque ingredienti che le compongono, 14 sono additivi!
Sembra che il mondo dei consumi vada al contrario, rispetto a sessant’anni fa. Ce lo ricorda anche Matteo Giannattasio, ricercatore dell’università di Padova, e direttore della rivista “Valore Alimentare”, facendo presente che se un tempo gli italiani consumavano il 70% di cibo fresco, rispetto a un 30% di cibo trasformato, oggi la situazione si presenta opposta. Alimenti elaborati e di qualità scadente, insomma, la fanno da padroni.
Un consiglio, abbastanza ovvio, eppure probabilmente non così palese? MANGIATE CIBI NATURALI! Usate bene quell’anfratto sconosciuto della vostra casa denominato cucina. Riprendete il gusto di mangiare in modo sano, e di preparare giornalmente ciò che andrà a nutrire e a costruire le cellule del vostro organismo, coinvolgendo anche gli altri membri della vostra famiglia. Chissà che non trovi giovamento anche il vostro portafoglio…
Fonte: Ansa.it
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Olio esausto…come biocarburante
Olio esausto e avanzi di cucina: tutto grasso che cola…come biocarburante
Non avreste mai pensato, scommetto, che il grasso e l’olio, avanzi di cucina, che normalmente vengono gettati nelle fognature di una città, potessero invece trovare un’altra via d’uscita? Beh, a Londra ci hanno pensato! L’idea è quella di raccogliere e riciclare ciò che esce dal retro di ristoranti e aziende alimentari, per utilizzarlo come biocarburante, che va ad alimentare una centrale adatta a tale progetto. L’obiettivo? Produrre energia che andrà a rifornire la rete nazionale. I protagonisti sono le due società londinesi Thames Water e 2OC.
Senza contare che la brillante iniziativa andrà a sanare la fuoriuscita di circa un milione di sterline al mese, che servono per tenere pulite le fogne, soffocate da tali prodotti inquinanti. Il quantitativo stimato si aggira sulle trenta tonnellate al giorno di rifiuti mangerecci, pari a più della metà del carburante che necessita la nuova centrale energetica per funzionare. Il resto verrà da olio vegetale e sego, ovvero grasso animale. Niente coltivazioni da biomassa, quindi, per questa volta. L’impianto virtuoso, che produrrà circa 130 GWh all’anno di energia elettrica rinnovabile, verrà installato a Beckton, zona ad est di Londra. Tempi operativi stimati? Inizio del 2015.
Fonte: Tuttogreen.it
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Cibi congelati o cotti al microonde?
Se li conosci, li eviti
Un suggerimento è quello di eliminare dalla dieta i CIBI CONGELATI e quelli cotti al MICROONDE, perché sono cibi morti. Le cellule dei sistemi biologici, e quindi anche del nostro corpo e degli alimenti che mangiamo, siano essi di origine animale o vegetale, sono costituite in larga parte da acqua. L’acqua costituisce un elemento vitale, e come tale può essere viva o morta, e può assumere diversi aspetti vitali e diverse forme. E’ quindi l’acqua contenuta nelle cellule l’elemento che ne determina la vitalità.
L’acqua nel nostro corpo, inoltre, è intimamente collegata alla fisiologia cellulare, non solo nel trasporto dei nutrienti e nel disintossicare da tossine e scorie, ma anche come ruolo attivo nelle comunicazioni cellulari e in migliaia di funzioni metaboliche, come ad esempio la trasmissione di informazioni da DNA a RNA, eccetera. Ad esempio, il processo di dinamizzazione dell’acqua effettuato nell’omeopatia, e il processo steineriano della dinamizzazione, tendono a rendere l’acqua vitale.
Al contrario, il congelamento e la cottura col forno a microonde fanno in modo che l’acqua assuma un aspetto randomico all’interno delle cellule, ma soprattutto provocano la rottura delle pareti delle membrane cellulari, facendole quindi esplodere. A causa di questo processo, tutto ciò che era vivo in un cibo viene distrutto. In particolare, nel processo di congelamento, le molecole di acqua contenute nei cibi durante il raffreddamento si trasformano in cristalli; l’acqua si espande, fa esplodere le cellule e quindi uccide il cibo.
Nella cottura a microonde, invece, avviene la generazione di un flusso di onde elettromagnetiche, la cui energia viene assorbita dalle molecole dei cibi, che cominciano a vibrare molto velocemente, generando calore. A questo punto, l’acqua contenuta nelle molecole, scaldandosi, aumenta la temperatura all’interno dell’alimento, ed espandendosi fa esplodere le cellule. Non dimentichiamo, inoltre, che questi cibi risultano poi irradiati dalle microonde.
Fonte: Fabio Ghioni – CODICE ALIMENTARE
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Guidie Cristian Lin
Il Sogno e la Tenacia
“Quali sono le cose in cui credo? Io credo agli obiettivi che mi sono prefissato, che sono i miei migliori compagni di viaggio. E credo ai miei sogni, che sono tanti, e che produco in continuazione, perché tante sono le cose che mi stimolano costantemente. Magari si realizzeranno, magari no, o forse ci vorrà del tempo. Però io ci provo sempre”.
Diciamo che ogni volta che a Guidie Cristian Lin viene in mente qualcosa, se pensa a ciò che gli piacerebbe realizzare, non si arrende mai in partenza, un tentativo è d’obbligo. Perché l’ultima cosa che desidera è che, quando sarà vecchio, ci sia anche la minima possibilità per lui di pentirsi di aver perso qualche occasione. Per accrescere la situazione in cui vive, per venire incontro alle persone che ama, e per migliorare se stesso. Se ha una cosa in mente, quindi, e qualcosa dentro gli dice di andare a sperimentarla, Cristian si butta, senza pensiero. Ci prova sempre.
“Cado? Mi sbuccio le ginocchia? Male o bene che vada, almeno dopo non ho rimpianti. Si potrebbe dire, quindi, che sono una persona tenace, che porta avanti quello in cui crede. Sempre. E nessuno potrà mai farmi desistere da questo”.
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