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È un viaggio, di quelli che vanno quasi sempre in direzioni che non possiamo indovinare.
Ci sono solo vele a volte gonfie ed altre no... e ci vuole fegato a reggere la bonaccia (e la birra, che poi, viene portata dalla bonaccia).
C'è un orizzonte che non è mai chiaro, sempre troppo lontano o troppo vicino.
Abbiamo una bussola, certo, ma bravo chi riesce a leggerla.
Ci sono notti che sembrano non avere mai fine ed altre in cui arriva troppo presto.
Le corde da tirare, il timone spesso è troppo duro da governare e bisogna accettare che sia la corrente a dettare il percorso.
A volte, rari casi, c'è Tortuga.
Baldoria e festa, c'è da staccare ogni tanto dallo sciabordio delle onde e dal ponte traballante.
La ciurma entusiasta non esita a toccare la terra ferma, a scordarsi per qualche istante della vita infame che, comunque, li aspetta a bordo, su quel ponte macchiato di sale e sangue.
Il capitano no.
Il capitano sa che non potrà scendere a Tortuga.
Mentre tutti abbandonano la nave, felici di avere qualche ora di festa, Lui rimane al suo posto.
È cotto dal sole, il capitano.
Porta un cappello per difendersi dal caldo, ma il cuoio è consunto e gli prude la testa.
Fa caldo, Dio quanto fa caldo.
Il sole non concede tregua e quando scende c'è il freddo della notte, umida e bastarda sin dentro le ossa.
Non ci vede più come un tempo, il riflesso costante e abbagliante del giorno e scrutare le stelle nella notte si sono portati via la sua vista.
Ma non è cieco.
Il capitano ha negli occhi il profilo piatto delle maree, così sempre uguale per l'equipaggio che per quanto in gamba non parla la sua lingua.
Il capitano è solo, nelle sue parole di onde violente e morbide contro il legno della nave.
Picchiano e cantano, frustano la sua di pelle, segnata dagli anni persi in balia del mare.
Lui è ormai il mare, sconfinato e destinato a muoversi, non si può fermare.
Il mondo ha confini delineati, precisi e netti, la più grande menzogna mai raccontata.
La ciurma sale a bordo, dopo Tortuga, trova il capitano dritto come un fuso sempre dietro al timone.
Quello è il suo posto, è lì che deve stare.
Essere un pirata, essere il capitano, vuole dire amare.
Il cuore gonfio, pesante, schiacciato in un petto troppo striminzito per contenere il vasto oceano.
C'è da andare, sempre, avanti.
Quello è il suo luogo, la sua dimensione.
Per quanto le luci di Tortuga possano essere allettanti, lui non può, o meglio non vuole, scendere dalla sua nave.
Ormai il legno è dentro di lui, la prua il suo sguardo e il cordame tendini tesi a reggere la prossima tempesta.
La condanna di un Capitano, la sua più grande gioia:
Sapere che oltre al mare dovrebbe esserci solo altro mare.
#viaggiastorie#travel#ireland#traveller#dublin#pirates#sea#ocean#pirates of the caribbean#jack sparrow
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Piccolo diario di un ViaggiaStorie
Viaggiastorie.
In molti hanno chiesto il perché di questo nome.
Una parola che non esiste, senza senso;
Forse è proprio così, ma ho imparato nella vita che spesso sono le cose senza significato ad avere importanza.
Quindi prendere e andare, senza sapere dove, l'importante è andare.
ViaggiaStorie é un idea, un sogno, è un modo di essere.
Prendere lo zaino e iniziare a camminare, perdersi dietro alle nuvole delle 6.00 di mattina.
Sentirsi a proprio agio in mezzo al diverso, a ciò che non conosciamo.
Ho scoperto anni fa la piacevole sensazione di non avere sicurezze, avere la consapevolezza di poter contare solo sulle proprie forze.
Tornare da ogni viaggio con nuovi amici, con fotografie e mille storie da raccontare.
Ricercare l'imprevisto, l'inaspettato.
Trovarsi soli al bancone di un pub e dopo il tempo di una sigaretta, essere circondati da perfetti sconosciuti più complici di una famiglia, amici di strada.
Passeggiare per strade non familiari, in compagnia di pensieri sconclusionati e privi di logica.
A quattordici anni, alle 5.00 di un martedì mattina di luglio, lasciavo una lettera sul tavolo di casa e partivo in bicicletta per raggiungere Bologna.
Con me avevo due scatolette di tonno, due pacchetti di cracker, un paio di litri d'acqua, una salvietta e 50€.
Oh, una camera d'aria e un copertone di scorta a mo di cartuccera.
Fui ripescato da mio padre parecchie ore dopo, ad un centinaio di chilometri di distanza.
Tornai con lui a Bologna in auto, in occasione 2 agosto.
Quel viaggio iniziato e mai concluso aveva dato il via a qualcosa, a quell'insaziabile voglia di andare che ancora oggi mi tiene sempre sotto scacco.
Spagna, Francia, Inghilterra, Irlanda, Germania, Macedonia, Austria...
Via aerea, via terra, treno, auto, pullman...
Recentemente anche un centinaio di miglia a piedi lungo lo strano Cammino di Santiago.
Ho imparato che non é mai abbastanza.
Ho storie, a volte piacevoli e a volte meno, ma potrei raccontare per ore, le immagini che danzano ancora davanti ai miei occhi, come fossero ricordi di poche ore fa.
Quando sento l'ispirazione, quando qualcuno chiede, mi siedo, prendo un sorso di birra per bagnarmi la gola e inizio a raccontare;
un ViaggiaStorie.
Niente di più, niente di meno.

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Lentamente Scompare...
Lentamente Scompare Chi Sceglie Di Percorrere Ogni Giorno La Stessa Strada… Lentamente Scompare Chi Maledice L’imprevisto… Chi Vuol Sempre Sapere Cosa Accadrà Domani… Chi Non Parla Agli Sconosciuti… Scompare Chi Dà Sempre Colpa Alla Sfortuna… Chi Non Sa Sostenere Uno Sguardo…
Essere Vivo richiede uno sforzo maggiore del Semplice Respirare...

Questa è la versione rivisitata dalla Pampero dell’opera -Ode alla Vita, Lentamente Muore, di Martha Medeiros- L’originale è decisamente più profonda e completa, eppure ammetto di preferire questa. Riporto comunque l’originale qua sotto.
Lentamente muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità
A Morte Devagar
Muere lentamente quien se transforma en esclavo del hábito, repitiendo todos los días los mismos trayectos, quien no cambia de marca, no arriesga vestir un color nuevo y no le habla a quien no conoce. Muere lentamente quien hace de la televisión su gurú. Muere lentamente quien evita una pasión, quien prefiere el negro sobre blanco y los puntos sobre las “íes” a un remolino de emociones, justamente las que rescatan el brillo de los ojos, sonrisas de los bostezos, corazones a los tropiezos y sentimientos. Muere lentamente quien no voltea la mesa cuando está infeliz en el trabajo, quien no arriesga lo cierto por lo incierto para ir detrás de un sueño, quien no se permite por lo menos una vez en la vida, huir de los consejos sensatos. Muere lentamente quien no viaja, quien no lee, quien no oye música, quien no encuentra gracia en sí mismo. Muere lentamente quien destruye su amor propio, quien no se deja ayudar, quien pasa los días quejándose de su mala suerte o de la lluvia incesante. Muere lentamente, quien abandonando un proyecto antes de iniciarlo, no preguntando de un asunto que desconoce o no respondiendo cuando le indagan sobre algo que sabe. Evitemos la muerte en suaves cuotas, recordando siempre que estar vivo exige un esfuerzo mucho mayor que el simple hecho de respirar. Solamente la ardiente paciencia hará que conquistemos una espléndida felicidad.
#viaggiastorie#travel#traveller#viaggio#viaggiatore#strada#road#ontheroad#photo#photos#pic#shoes#walk#nikon#quotes#life#lentamente muore#martha medeiros#pampero
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Ho Conosciuto il Dolore...
Ho conosciuto il dolore (di persona, s’intende) e lui mi ha conosciuto:
siamo amici da sempre, io non l’ho mai perduto; lui tanto meno, che anzi si sente come finito se, per un giorno solo, non mi vede o non mi sente.
Ho conosciuto il dolore e mi è sembrato ridicolo, quando gli dò di gomito, quando gli dico in faccia: ”Ma a chi vuoi far paura?”
Ho conosciuto il dolore: ed era il figlio malato, la ragazza perduta all’orizzonte, il sogno strozzato, l’indifferenza del mondo alla fame, alla povertà, alla vita… il brigante nell’angolo nascosto vigliacco battuto tumore Dio, che non c’era e giurava di esserci, ah se giurava, di esserci….e non c’era
Ho conosciuto il dolore e l’ho preso a colpi di canzoni e parole per farlo tremare, per farlo impallidire, per farlo tornare all’angolo, cosi pieno di botte, cosi massacrato stordito imballato… cosi sputtanato che al segnale del gong saltò fuori dal ring e non si fece mai piu mai più vedere
Poi l'ho fermato in un bar, che neanche lo conosceva la gente; l’ho fermato per dirgli: “Con me non puoi niente!”
Ho conosciuto il dolore e ho avuto pietà di lui, della sua solitudine, delle sue dita da ragno di essere condannato al suo mestiere condannato al suo dolore;
l’ho guardato negli occhi, che sono voragini e strappi di sogni infranti: respiri interrotti ultime stelle di disperati amanti -Ti vuoi fermare un momento?- gli ho chiesto - insomma vuoi smetterla di nasconderti? Ti vuoi sedere? Per una volta ascoltami!! Ascoltami …. e non fiatare! -
Hai fatto di tutto per disarmarmi la vita e non sai, non puoi sapere che mi passi come un’ombra sottile sfiorente, appena-appena toccante, e non hai vie d’uscita perché, nel cuore appreso, in questo attendere anche in un solo attimo, l’emozione di amici che partono, figli che nascono, sogni che corrono nel mio presente, io sono vivo e tu, mio dolore, non conti un cazzo di niente Ti ho conosciuto dolore in una notte di inverno una di quelle notti che assomigliano a un giorno Ma in mezzo alle stelle invisibili e spente io sono un uomo….e tu non sei un cazzo di niente
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La roccia del Guerriero
C'é poco da fare... M'incammino. Scendere per questo tunnel vegetale ha un che di poetico, sembra una moderna discesa all'inferno. I piedi scivolano e sembra non avere fine quand'ecco la luce. Mai paragone fu più sbagliato; sono dovuto scendere per arrivare in paradiso. O perlomeno il paradiso come l'immagino io. Sin dove l'occhio di perde scogliere a strapiombo sul mare, chilometri di terra frastagliata e rocce nere. Un vento forte m'investe spingendomi indietro. Avanzo sopraffatto da tanta magnificenza ma qualcosa cattura la mia attenzione. Oltre la ringhiera, alla mia sinistra, una corda scende lungo svariati metri di scarpata, sino a raggiungere una lingua di roccia frustata dalle onde. Ammetto di essere esitante, ma ci sono cose che un uomo deve fare senza pensarci su, a volte. Scavalco, afferro la fune e comincio a scendere. Mi accorgo subito che é decisamente più alto e più ripido di come l'avevo pensato. Dopo qualche scivolone raggiungo la roccia, non senza un sospiro di sollievo. La fatica viene ripagata. Il fragore del mare copre ogni altro suono, ci sono solo io, le onde spumeggianti e la roccia sulla quale poggio i piedi. Mi sento libero, forte come se avessi conquistato l'Everest. Sono uomo di monti, eppure devo ammettere che il mare ha il suo fascino. C'é una sorta di magia nella sua immensità, nel suo continuo muoversi, protendersi si notte verso la grande luna e tornando al suo posto con l'arrivo del sole, come un amante che fugge dalla finestra per non farsi beccare dal marito. Per questa vista sono venuto fino qua. Per queste meraviglie io viaggio.
La salita é ancora più complicata della discesa, con il suolo che frana ad ogni passo. Eppure mi ritrovo a cavallo della ringhiera e poi sul sentiero. Mi volto un ultima volta verso quella che ho deciso di chiamare "la roccia del guerriero". A quanto pare ho lasciato indietro qualcosa: Un pezzo di anima.





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On the Rocks & On the Road p.1
Partendo da Howth si snodano quattro diversi percorsi naturalistici. Inutile dire che la mia scelta é andats su quello più lungo, classificato in Hard. 10km non possono Certo spaventarmi. La strada sale, ripida e asfaltata, sino ad un cul de sac. Un piccolo cartello nascosto dalla vegetazione indica l'inizio del sentiero. Avanzo spedito, risalendo la china sino a sbucare oltre quella piccola prima cima.
E poi niente. Silenzio. Rumore del vento. Onde che si infrangono sugli scogli. Il respiro si fa più veloce, gli occhi lucidi. L'ho trovata; sono a casa. Ripide colline smeraldo che si buttano a strapiombo nel mare, sciogliere aguzze nere come l'odio tagliano l'acqua. Questa é la terra che sognavo, quella che stavo cercando. Un luogo selvaggio e puro. Vedo le navi degli uomini del Nord che si tengono alla larga dagli speroni rocciosi, imprecando contro gli antichi dei. Sulla cima della collina, la dozzina di Curden lo Strozzato attende il prossimo scontro. E io, che confondo storia e sogno, provo a immaginare gli uomini che sono passati di qua, quelli che ci hanno combattuto e sono morti. Non sono tipo da preghiere, ma rivolgo un pensiero a coloro che sono ritornati alla terra. Non di rammarico, ma di rispetto. Proseguo, saltando di roccia in roccia, con questa felicità che m'invade il corpo, non permettendo alla stanchezza di farsi sentire. Dietro l'angolo spunta un faro. E la fine del mio sentiero. Mi guardo attorno spaesato, non é possibile; non può essere già finito. “it’s beautifull or it’s beautifull?” La battuta mi coglie alle spalle. Un uomo con in mano un casco da motociclista sorride, indicando la costa. Riesco solo ad annuire. Parla velocemente in gaelico e, come di consueto in questi ultimi giorni, devo spiegargli che non sono irlandese. “da dove vieni?” “adesso da Dublino. Sono arrivato ieri dall'Italia.” “ti piace l'Irlanda?” “se mi piace? É la mia terra, questa… Peccato che il percorso sia già finito.” Mi osserva pensieroso per qualche istante. “vorresti vedere altro?”

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On the Rocks & On the Road p.2
"se voglio vedere altro? Certo!" Riflette per qualche istante. "ci sarebbe un altro sentiero, non é conosciuto dai turisti, lo conosce solo la gente di qui. Ma é distante. Se ti va posso accompagnartici in moto." Non credo di aver capito bene. "Credo di non aver capito l'ultima parte..." Sorrride. "se non hai paura della moto, posso portarti io sino all'inizio." Ho capito bene. "non ho il casco..." "tranquillo, ne ho io uno in più." Una Kawasaki nera ci aspetta a lato della strada. "sei mai stato in moto?" "a dire il vero no." "é facile. Ti siedi dietro, metti i piedi qui e afferri le maniglie qua dietro. Non sbilanciarti e non muoverti troppo!" Hai detto un cazzo, amico mio! Nemmeno il tempo di domandarmi se sia una cosa saggia accettare questo passaggio, che già la moto sfreccia sulla strada, attraversando prati verdi e villaggi. Sono senza fiato, senza parole, ma non per la moto in sé, ma per tutta la faccenda! Insomma, questo sconosciuto si offre di darmi un passaggio, a me, un perfetto straniero, sino ad un sentiero sconosciuto. Quando ferma la moto in un quartiere residenziale, ammetto di farmi un paio di domande. Mi avrà preso in giro? Con la mano mi indica lo spazio tra due siepi. No. Non ci posso credere. I due muri di rampicanti si congiungono in alto sino a formare un tunnel d'edera che scende verso il basso. Non si vede la fine! "fa un po' paura, ma fidati che ne varrà la pena." Arrivari sino a qui, come non fidarsi? Ringrazio, ma giusto prima di andarmene ricordo che non ci siamo neanche presentati. Gli stringo la mano. "grazie infinite! E molto piacere di Averti conosciuto, io sono André." "piacere mio! Mi chiamo Radek. Goditi la vista, irishman came from italy!"


#Ireland#viaggiastorie#travelling#Travel#traveller#Kawasaki#motorcycle#moto#secret#secret way#secret ways#into the wild#adventure#italy#Irish#irishman#nature
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On the Rocks & On the Road p.1
Partendo da Howth si snodano quattro diversi percorsi naturalistici. Inutile dire che la mia scelta é andats su quello più lungo, classificato in Hard. 10km non possono Certo spaventarmi. La strada sale, ripida e asfaltata, sino ad un cul de sac. Un piccolo cartello nascosto dalla vegetazione indica l'inizio del sentiero. Avanzo spedito, risalendo la china sino a sbucare oltre quella piccola prima cima.
E poi niente. Silenzio. Rumore del vento. Onde che si infrangono sugli scogli. Il respiro si fa più veloce, gli occhi lucidi. L'ho trovata; sono a casa. Ripide colline smeraldo che si buttano a strapiombo nel mare, sciogliere aguzze nere come l'odio tagliano l'acqua. Questa é la terra che sognavo, quella che stavo cercando. Un luogo selvaggio e puro. Vedo le navi degli uomini del Nord che si tengono alla larga dagli speroni rocciosi, imprecando contro gli antichi dei. Sulla cima della collina, la dozzina di Curden lo Strozzato attende il prossimo scontro. E io, che confondo storia e sogno, provo a immaginare gli uomini che sono passati di qua, quelli che ci hanno combattuto e sono morti. Non sono tipo da preghiere, ma rivolgo un pensiero a coloro che sono ritornati alla terra. Non di rammarico, ma di rispetto. Proseguo, saltando di roccia in roccia, con questa felicità che m'invade il corpo, non permettendo alla stanchezza di farsi sentire. Dietro l'angolo spunta un faro. E la fine del mio sentiero. Mi guardo attorno spaesato, non é possibile; non può essere già finito. "it's beautifull or it's beautifull?" La battuta mi coglie alle spalle. Un uomo con in mano un casco da motociclista sorride, indicando la costa. Riesco solo ad annuire. Parla velocemente in gaelico e, come di consueto in questi ultimi giorni, devo spiegargli che non sono irlandese. "da dove vieni?" "adesso da Dublino. Sono arrivato ieri dall'Italia." "ti piace l'Irlanda?" "se mi piace? É la mia terra, questa... Peccato che il percorso sia già finito." Mi osserva pensieroso per qualche istante. "vorresti vedere altro?"

#Ireland#howth#viaggiastorie#Travel#traveller#trip#sea#sky#heroes#joe abercrombie#Man of North#irlandais#viaggio#cielo#Hill#hills#adventure#walk
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Ritorno all'Isola che C'è
La sveglia é meno piacevole del previsto, causa delle 3...4? Birre a stomaco vuoto di ieri sera. Doccia, colazione, denti e subito in strada, nuova meta costiera prefissata per oggi. Non facciamo più caso alle sensazioni, ormai non servono più. Abbiamo navigatori, recensioni e social network. L'aria oggi ha un sapore diverso, sente di sale, di sogni e di speranza. Torna, mi dice il vento. Torna alla tua Isola. Già, anche perché quell'isola é mia, ormai. In un attimo sono di nuovo sul treno per Howth, domandandomi perché stia tornando in un luogo dove già sono stato. C'è una ragazza seduta di fronte a me. Dopo un paio di fermate si alza e se ne va, voltandosi un ultima volta a controllare il sedile. Quello strano atteggiamento di guardare sempre indietro, dove eravamo seduti, prima di andarcene. Temiamo sempre di dimenticare qualcosa. Io credo che comunque, ovunque andiamo, lasciamo un pezzo di noi, del nostro passaggio. E non é per dimenticanza, credo incosciamente siamo noi che vogliamo dire "ehi! Sono passato di qua!" Il paesino di Howth é illuminato dal sole e la mia Isola mi sembra di poterla toccare. Il lungomare, il faro e alla fine del percorso il parapetto prima del mare, di quella distesa in movimento che mi separa da casa. Un uomo insieme ad un bel Golden Retriver mi viene incontro e sorride, forse vedendomi tanto felice. "spettacolare, vero?" Annuisco. Non c'è altro da dire. Saluta e fa per andarsene ma lo fermo prima. "scusi, sa come si chiama?" Sorride di più. "Irelands Eye." Ringrazio e ci salutiamo. L'occhio d'Irlanda é lí, bello e irraggiungibile, puro e selvaggio. Un giorno toccherò la tua terra.


#dublin#dublino#Ireland#viaggiastorie#travel#traveller#sea#island#Irelands eye#irlandais#Howth#home#casa#redbeard#photos#Vichinghi#Vikings#train
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L’isola dei Vichinghi...
& Fish ‘n Chips.
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Howth e l'isola dei Vichinghi
Affidarsi all'istinto, alle sensazioni e andare. Credo sia una regola piuttosto semplice... Quindi anche la migliore. Ho seguito il consiglio di Irene e se dovessi incontrarla di nuovo si meriterà come minimo una cena. Treno verso Howth, villaggio di pescatori sulla costa irlandese. Mercati del pesce e una quantità indefinita di pub. Credo sia questo che mi piace dell'isola verde; sanno quanto sia importante avere un posto dove andare a svagarsi. All'uscita dalla stazione vengo travolto da un forte vento, aria di mare che sa di pesce e di sale. E di pioggia. Il cielo é uniformemente grigio e anche se in poco tempo mi ritrovo zuppo, non posso fare altro che apprezzare. Questo é il genere di clima che mi aspettavo, lo sfondo giusto per questo luogo. Si cammina, sotto l'aria sferzante e bagnata, a capo chino tenendomi il cappuccio. C'é un faro da raggiungere, la punta più estrema di terra. Il camminamento é affiancato dal frangi onde e bisogna ammettere che fa proprio il suo mestiere. Masse d'acqua grigiastra si schiantano col fragore del tuono contro gli scogli, sollevando montagne di schiuma. Finalmente eccolo, il faro; Ma c'è qualcosa che cattura il mio sguardo, oltre di esso. Quasi all'orizzonte, nel bel mezzo del mare, avvolta dalla foschia s'intravede il profilo di un'isola. Forse la leggendaria Avalon? Nella mente si inseguono idee, supposizioni, sogni... E in un attimo sono li, in mare aperto, sopra la prua della mia nave di legno. Appoggio la mano a dragone di legno che fa da polena mentre con l'altra mi stringo il mantello di pelliccia intorno al collo. Fra non molto saremo a casa, le donne accenderanno il fuoco e cucineranno per noi guerrieri tornati dalla razzia... Se prima il martello di Thor non decide di affondarci. In cuor mio so che abbiamo il favore del Dio e niente può fermarci. Mando un grido liberatorio... E torno alla realtà, bagnato come un pulcino, stretto alla balaustra. La mia macchina fotografica anziché l'ascia, legata al fianco e un giubbotto invece del mantello. Torno al paese pieno di nostalgia per il sogno vissuto e prendo una porzione di Fish 'n Chips... Però lo mangio con le mani, non con la forchetta.
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Incontri di Viaggio
Seduto al bancone di un pub, il mio habitat naturale. Tre birre in corpo e una davanti, un mix di formaggi di capra, miele e noci nello stomaco. Lo sento, quel piacevole torpore, sale lentamente e crede che io non me ne accorga. Ora i musicisti ci stanno dando dentro di brutto, la musica folk celtica mi arriva dritta al cuore. La magia del viaggiare da solo é questa, puoi goderti tutto quello che ti pare, quando ti pare. E poi ci sono gli imprevisti. Quando non hai programmi, anche questi ultimi hanno aspetti piacevoli; come i quattro ragazzi che ho visto la mattina sull'aereo. Mi vedono e si fa avanti uno, allungando la mano e gridando un "Hi!". "ma pensa, non credevo di rivedervi" Rimangono interdetti alla mia risposta. "pensavamo tu fossi irlandese! Sai, la barba a treccine rossa..." Si rientra al pub e si finisce tutti allo stesso tavolo, condividendo cibo e birra. Luca, Mattias, Giuseppe e Irene, provenienze diverse ma ora tutti uniti in questo viaggio. Sei giorni in Irlanda, passando per Dublino e poi già stasera rotta a Cork. Si chiacchiera del più e del meno, soprattutto di viaggi, Irene mi consiglia anche un paio di città di pescatori appena fuori Dublino, sulla costa. Luca mi confessa di ascoltare i Jethro Tull e qui si scatena il cameratismo musicale. Arriviamo alla stessa conclusione: Il mondo non é poi quella merda che vogliono farci credere. Il problema di base é la mancanza di aggregazione, si socialità. Ci sono troppi cellulari e troppe poche chitarre, nei bar. Ci salutiamo tra abbracci e baci, auguri di buona fortuna e promesse di ritrovarsi. Chissà, la vita é tanto strana che non é da escludere.

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C'è più filosofia nel fondo di un bicchiere che in tutte le università del mondo.
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Il Pub
Quello che serve veramente ad uomo é di essere sazio. Se poi oltre al cibo, si mette a contorno una qualche birra, cos'altro si può volere di più? Perché in sostanza, l'Irlanda é questo: Cibo, birra nera, buona musica e immense distese verdi. Ammetto di aver sbagliato in parte, ma già lo sapevo. Ormai Dublino non é più vicoli che puzzano di pesce, ubriachi che cantano ai bordi delle strade; non ci sono più le donne dai lunghi capelli rossi che danzano nei locali. Viaggiare mi ha insegnato una cosa importante, per quanto dolorosa: I posti che cerco io sono perduti per sempre, figli di un epoca spentasi anni fa. Cerco le ombre e difficilmente quelle si riescono a fotografare bene. Da tutta la vita sognavo di venire a Dublino. Non era questo che mi aspettavo, ma non per questo l'amo meno. Siamo noi a dare forma al mondo, le immagini che guardiamo sono spesso solo un riflesso del nostro pensiero, del nostro modo di essere. E io sono qui, seduto al bancone di un pub, con davanti l'ennesima Stout; alle ostriche, questa volta. Che poi, viaggiare per davvero porta anche delusioni, senz'altro. Poi accade qualcosa... Qualcosa di semplice, come tre uomini Armati di una chitarra e due banjo, che nel bel mezzo del niente assoluto iniziano a tirare fuori conigli dal cilindro. Magia al gusto di Folk, musica da taverna che scalda il cuore. Sono loro i maghi del nostro tempo, gli alchimisti che trasformano l'aria di piombo in oro massiccio. Quando attaccano le loro noe tutto può succedere e, quindi, succede...
#Dublino#viaggio#viaggi#viaggiare#birra#pub#storia#storie#travell#traveller#story#tales#viaggiastorie#ireland#irlanda
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Baile Átha Cliath
L'attesa davanti al gate é sempre snervante. Non é paura di volare, é solo voglia di essere già là. Quindi eccoci qua, ancora con un biglietto in mano, una sacca da viaggio sulla spalla e l'infinita fame di avventura che sale dai piedi sino alla barba. Si abbandona il continente, un'isola é la meta, questa volta. Una macchia verde nel mare freddo, un sogno circondato da nebbie e musica di lira, tamburelli e danze di folletti. La mia terra. L'Irlanda. Si torna a casa, finalmente. Terra di celti e di poeti, di ubriachi e di filosofi. Dai porti alle colline, una città da scoprire… Dublino. La Macchina fotografica sarà il mio diario, il taccuino sul quale annotare il nuovo piccolo capitolo che sto per scrivere. Slainte! Alla vostra salute! Slán go fóill! Ci vediamo!
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Baile Átha Cliath
L'attesa davanti al gate é sempre snervante. Non é paura di volare, é solo voglia di essere già là. Quindi eccoci qua, ancora con un biglietto in mano, una sacca da viaggio sulla spalla e l'infinita fame di avventura che sale dai piedi sino alla barba. Si abbandona il continente, un'isola é la meta, questa volta. Una macchia verde nel mare freddo, un sogno circondato da nebbie e musica di lira, tamburelli e danze di folletti. La mia terra. L'Irlanda. Si torna a casa, finalmente. Terra di celti e di poeti, di ubriachi e di filosofi. Dai porti alle colline, una città da scoprire... Dublino. La Macchina fotografica sarà il mio diario, il taccuino sul quale annotare il nuovo piccolo capitolo che sto per scrivere. Slainte! Alla vostra salute! Slán go fóill! Ci vediamo!
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ViaggiaStorie
ViaggiaStorie è qualcosa di più di prendere e andare, non importa dove, l’importante è andare.
L’antico mestiere del Cantastorie non è mai scomparso, è solo mutato perdendo la sua vera essenza.
Quindi vado, viaggio solo, mi prendo tutto il tempo che mi serve per guardare il mondo.
Il mondo che si nasconde dietro i gesti consueti di un anziano che prega nel quartiere turco di Skopje, nel sorriso di una bambina catalana che porta dipinti sul volto i colori di un’identità nazionale che probabilmente nemmeno conosce.
Cerco l’amore, quel sentimento che si porta addosso una ragazza di spalle che va incontro alla folla, per le vie di Verona.
Guardo la vita e non la comprendo, non mi da risposte ma solo altre domande, mentre mia nonna, vostra nonna, vostra madre, chiede l’elemosina in Plaza Catalunya, a Barcellona.
E non riesco a non pensarci, non voglio dimenticare.
Ogni fotografia è un impressa su di un pezzo di pelle, la mia; cucita addosso, incisa.
Le parole non sono solo orpelli, nemmeno un complicato messaggio.
Un ViaggiaStorie è tale perchè deve esserlo, senza se e senza ma.
Immagini e racconti legati a filo doppio, sparsi quasi in modo casuale, rilegati sino a formare almeno un capito di questo immenso libro che è la vita.
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