"Ingegnerizzami" è curato dall' ing. Gaetano Zupo. Raccoglie tutto quello che di meglio hanno realizzato le tecniche ingegneristiche nel Mondo. Dunque articoli che ha ritenuto essere interessanti, citazioni, immagini, video, idee e pensieri. Se vuoi lamentarti o, ancora meglio, complimentarti, semplicemente scrivigli! Se invece sei Astaldi, Pizzarotti e/o Impregilo, puoi vedere il suo Curriculum Vitae et Studiorum su LinkedIn
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L’aeroporto di Shenzhen, in Cina, progettato da Fuksas, ha la forma di una manta. Lo scalo, studiato per sopportare il traffico di 45 milioni di passeggeri l’anno, è stato inaugurato il 28 novembre.
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No more space!
Finalmente una buona proposta da parte di Legambiente, che ha ipotizzato entro il 2030 un consumo di suolo pari a zero, ottenibile attraverso il recupero del patrimonio edilizio già esistente. Al fine di agevolare tale obiettivo, si propone ai consiglieri l'istituzione di un'anagrafe degli edifici in ogni Comune al fine di monitorarne in continuo lo stato di utilizzo, i consumi energetici e le necessità di adeguamento sismico ed energetico.
Negli ultimi anni la regione dell'Emilia Romagna ha urbanizzato circa 8 ettari di suolo all'anno. Continuando di questo passo, tra qualche decennio non ci sarà più terreno libero da poter utilizzare, ad esempio, per l'agricoltura.
Nell’ultimo anno, il quadro legislativo regionale in materia di urbanistica e contenimento del consumo di suolo ha visto numerosi cambiamenti con provvedimenti già in vigore o all’esame dei vari Consigli regionali. Naturalmente non ci sono ombre di proposte da parte della Regione Calabria, eppure dovremmo capofila nella tutela del paesaggio, che potrebbe diventare la nostra unica risorsa di sostentamento.
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Valutazione degli edifici esistenti!
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha messo a punto le prime istruzioni italiane per la valutazione affidabilistica della sicurezza sismica degli edifici esistenti.
L'obiettivo dello studio è quello di fornire delle concrete procedure di valutazione di tutte le incertezze dell'azione sismica.
Il documento è in fase di inchiesta pubblica, alla quale si può partecipare inviando il proprio contributo all'indirizzo email: [email protected].
Quali potrebbero essere secondo voi le migliorie e/o i metodi di analisi che si potrebbero inserire e/o modificare nel documento?
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6000 Campanili!
Si è svolto ieri il click day per il progetto 6000 campanili destinato appunto ai circa 6000 comuni del territorio italiano con una popolazione inferiore ai 5000 abitanti.
Il Ministero delle Infrastrutture e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani hanno stanziato 100 milioni di euro per l'adeguamento normativo di edifici pubblici esistenti, la messa in sicurezza del territorio e la realizzazione e la manutenzione di reti viarie o telematiche.
Ogno progetto vincitore potrà usufruire di risorse economiche comprese tra 500.000 e 1.000.000 di euro. Si tratta di piccole opere ma molto importanti per i piccoli enti, forse i più colpiti dalla crisi.
La graduatoria sarà stabilita sulla base dell'ordine cronologico di arrivo delle richieste e naturalmente dalla documentazione presentata. Ma su questo punto mi sorge un dubbio in quanto sul bando non era specificato il livello di minimo di progettazione. Teoricamente si potevano presentare progetti sia preliminari e sia definitivi/esecutivi. La mia domanda è questa cosa succede se il primo ad aver presentato la domanda cronologicamente ha una progettazione di qualità inferiore rispetto a quelli che hanno presentato la domanda successivamente?
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Tutta Italia potrebbe ballare!
L'attenzione che il governo, ed in particolare il Ministero delle Infrastrutture, sta dedicando al pericolo sismico del territorio nazionale è certamente da apprezzare.
Secondo recenti stime sono 7 milioni le costruzioni realizzate prima del 1971, quindi non in linea con l'attuale normativa sismica. A ciò vanno aggiunti altri 4,1 milioni di edifici costuiti prima del 2001, quindi in epoca antecedente alla nuova zonizzazione sismica attuata a partire dal 2003. Da questi semplicissimi numeri si capisce ben che quasi il 95% dell'intero patrimonio edilizio italiano potrebbe essere direttamente interessato da un potenziale rischio sismico. Ciò significa che in caso di evento tellurico considerevole poche sarebbero le possibilità che la struttura portante dell'edificio riesca ad assorbire l'energia dissipata dal terremoto, con conseguenze disastrose.
Adeguare e rinnovare è l'unica via da seguire per poter uscire da questa grave problematica, visto che il territorio italiano è interessato interamente dal rischio sismico. Già dallo scorso giugno il ministero ha preso l'impegno di costruire una task force per la creazione di una metodologia di classificazione degli edifici tramite una tabella unica a livello nazionale.
Per coloro che interverranno nel miglioramento della classificazione sono previsti meccanismi premiali e defiscalizzazioni.
Ma prima di tutto bisogna far rendere conto i singoli cittadini che un investimento in tema di sicurezza potrebbe salvargli la vita.
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Miglioramento del patrimonio edilizio!
La Regione Calabria al fine di prevenire il rischio sismico del suo territorio ha istituito dei finanziamenti per la ristrutturazione degli edifici esistenti, con l'Ordinanza O.C.D.P.C. 52 del 20.02.2013.
Gli interventi ammessi a finanziamento devono riguardare edifici che per oltre due terzi dei millesimi di proprietà delle unità immobiliari siano destinati a residenza stabile e continuativa di nuclei familiari, oppure all'esercizio continuativo di arte o professione.
Le tipologie di intervento ammesse a finanziamento sono le seguenti:
- interventi di rafforzamento locale;
- interventi di miglioramento sismico;
- interventi di demolizione e ricostruzione.
Non sono concessi contributi per gli edifici che ricadono in aree a rischio idrogeologico in zona R4, che si trovino allo stato di rudere, che siano stati realizzati e/o ristrutturati dopo il 1984.
Il bando risulta, a mio avviso, abbastanza trasparente. Infatti la graduatoria sarà redatta sulla base di un punteggio che uscirà fuori da una formula matematica in cui entreranno in gioco diversi fattori tra cui l'epoca di realizzazione, il numero medio di occupanti, l'importo del contributo richiesto ed il valore dell'accelerazione di picco al suolo. C'è da dire, però, che nelle annualità precedenti quasi tutti gli interventi posizionati in graduatoria utile sono stati esclusi per incongruenze varie. E' qui che si gioca infatti un ruolo importante e decisivo dell'intero programma di finanziamento regionale. I responsabili dei comuni sono tenuti a controllare le domande e verificare se i valori inseriti rispecchiano la realtà o meno.
#regionecalabria#sisma#rischiosismico#studiotrezeta#ingzupogaetano#maranomarchesato#maranoprincipato
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Nell'ambito delle smart city sicuramente un punto focale del discorso è rappresentato dall'illuminazione pubblica notturna. Certamente tutti siamo d'accordo nell'affermare che non ha senso tenere aperte le lampade durante tutta la notte e in strade che sono scarsamente trafficate. Ma è anche vero che per motivi di pubblica sicurezza non si possono lasciare intere strade al buio totale delle notti.
Ecco quindi che incontro a questo problema viene una startup giovane che tra i suoi prodotti di punta ha lo Smart-Eye. Si tratta in sostanza di un occhio, appunto dall'inglese eye, che riesce a decifrare quando sulla strada serve l'illuminazione completa e quando invece ci si può accontentare di una luce più soffusa.
Il risparmio in termini di efficienza energetica, secondo dati della società, si aggira intorno al 49%.
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Bando "centotrenta" campanili!
Scatterà il 24 ottobre 2013 dalle ore 9 in poi il via libera per presentare la domanda e poter partecipare al Bando "6000 Campanili" che prevede la realizzazione di interventi nei, circa 6000 comuni italiani che contano una popolazione inferiore ai 5000 abitanti.
Ampio il ventaglio di opere finanziabili. Si spazia infatti dall'adeguamento, ristrutturazione e nuova realizzazione di edifici pubblici alla realizzazione e manutenzione di reti viarie fino ad includere anche le opere per la predisposizione di reti telematiche NGN e Wi-fi. L'importo del finanziamento per gli interventi previsti in progetto dovrà essere compreso nella forchetta 500.000€ - 1.000.000€.
La domanda, firmata digitalmente, dovrà essere inviata esclusivamente via pec, fatto questo molto positivo, visto che dopo alcuni anni dall'entrata in vigore del CAD, si inizia a metterne in atto i fondamenti per la dematerializzazione degli atti pubblici.
Un aspetto un pò ambiguo del bando è il criterio di selezione. Cioè saranno messe a finanziamento tutte le richieste ritenute finanziabili e poste in ordine di invio, fino al raggiungimento dell'importo assegnato. Questo fatto mi lascia un pò perplesso perchè ipotizzando una media di richiesta di finanziamento di 750.000€ ad ente, saranno finanziati circa 133/134 comuni, che su un totale di 6000 significa che, chi non riuscirà a presentare il progetto nella prima ora del tanto agognato "clickday", avrà scarse possibilità di ottenere un esito positivo.
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26/09/2013 Un euro per gli ingegneri e gli architetti chiamati a redigere progetti per la riqualificazione degli edifici scolastici. È ..
Siamo veramente al limite dell'inverosimile!
Non si possono più accettare comportamenti come questi da parte di amministratori pubblici che non rendendosi conto del loro importantissimo ruolo che ricoprono nella società, sparano queste cazzate ufficiali, tramutando le loro folli idee in atti pubblici.
Quello che mi chiedo io è dove sia lo stato in questi casi. Perchè non interviene con forza e decisione? Perchè non riesce a mettere dei paletti ferrei su argomenti seri ed imprenscindibili per la crescita culturale del nostro paese?
E' solo ed esclusivamente colpa dello stato se viviamo in questo impasse dove nessuno può seguire la legge, proprio perchè la legge non esiste. Ognuno di questi pseudo-amministratori si alza la mattina e, letteralmente, vomita schifezze del genere.
Non se ne può più!
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Da quando ho iniziato la professione dell'ingegnere sono sempre stato attento alle misure da adottare in edilizia per ridurre l'impatto energetico che può avere un fabbricato. Purtroppo non sempre è facile far capire ai cittadini che spendere 10 in più oggi vuol dire recuperare 100 domani e soprattutto lasciare ai nostri posteri un mondo più pulito. L'inquinamento da fonti rinnovabili è il pericolo più grande che dovremo affrontare nell'immediato futuro, ecco perchè bisogna partire subito e bisogna partire bene, realizzando degli interventi che minimizzino i consumi superflui per il riscaldamento e il raffrescamento di un edificio.
Al fine di conseguire l'efficienza energetica dell'edificio, spesso, la progettazione della sua forma e del suo orientamento passano in secondo piano. Più facilmente, si richiede il raggiungimento di tale obiettivo agli impianti, ignorando il contributo che una corretta concezione dell'edificio può offrire per la riduzione dei consumi ed il miglioramento del comfort ambientale. Una progettazione energeticamente efficiente si basa sul controllo di alcuni parametri che in questo breve articolo andremo ad analizzare.
1. Fattore di forma S/V
La geometria dell'edificio incide particolarmente sulle prestazioni energetiche. Il fattore di forma è il rapporto tra il totale delle superfici disperdenti ed il volume lordo riscaldato. Un edificio energeticamente efficiente deve registrare un fattore di forma basso. Non a caso gli edifici passivi sono compatti, caratterizzati da un S/V<0,6, privi di rientranze nelle volumetrie e con vani scala esterni al volume riscaldato.
2. Orientamento e distribuzione dei locali
La localizzazione dell'edificio svolge un ruolo fondamentale nell'agevolare lo sfruttamento dell'irraggiamento solare e nel massimizzare i contributi "passivi", specie nella stagione fredda. Alle latitudini italiane ciò avviene se si espone il lato maggiore dell'edificio verso sud.
3. Parametri delle superfici verticali
L'involucro agisce da filtro sulle oscillazioni della temperatura esterna, consentendo il mantenimento di una temperatura costante all'interno dell'edificio.
4. Dispersioni attraverso il solaio controterra
La realizzazione di una struttura posta contro terra richiede un'attenta fase progettuale che deve soddisfare i seguenti obiettivi prioritari:
preservare l'edificio dalla risalita di umidità capillare;
assicurare un idoneo isolamento termico (legge 311/06);
creare una barriera alla risalita di gas radon, se presente nel sottosuolo;
assicurare un'adeguata resistenza meccanica e stabilità dimensionale.
5. Appori solari indiretti: serre solari
I sistemi per la captazione dell'energia solare si distinguono in sistemi attivi, quando utilizzano impianti meccanici e/o elettrici e sistemi passivi quando non necessitano di sistemi impiantistici ma consentono di ridurre il fabbisogno energetico sfruttando gli apporti solari. Un esempio caratteristico di sistema passivo impiegato nella costruzione di edifici passivi è la serra solare. La serra solare è uno spazio, chiuso e vetrato, addossato all'edificio, collegato ad esso mediante una o due aperture. La serra si comporta come un accumulatore di calore, con i seguenti vantaggi:
minor dispersioni di calore verso l'esterno;
apporti solari diretti;
apporti solari indiretti.
Per evitare surriscaldamenti nei mesi estivi, la copertura deve prevedere aperture che favoriscano il ricambio d'aria.
6. Schermature
La forma e l'orientamento dell'edificio non sono in grado, da soli, di controllare la radiazione solare, specie nella stagione estiva. In caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni di edifici esistenti, il DL 311/06 introduce l'obbligo di sistemi schermanti esterni per gli edifici con superficie utile superiore ai 1000 mq.
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Risparmiare energia!
L'ultima Energy Building Performance Directive è stata pubblicata sulla GUUE il 18 giugno 2010 ed è entrata in vigore il 9 luglio 2010, mentre la vecchia EBPD 2002/91/CE è stata abrogata il primo febbraio 2012. Scaglionata, invece, tra il 9 gennaio e il 9 luglio 2012, l'applicazione delle varie disposizioni, con proroga massima al 31 dicembre 2015 per l'applicazione dell'art. 12 relaivo al rilascio dell'attestato di prestazione energetica. Quest'ultimo certifica la quantità di energia richiesta dall'edificio per il condizionamento degli ambienti interni. La certificazione è stata individuata come lo strumento più efficace per promuovere la riduzione dei consumi energetici in edilizia, per diffondere la cultura del risparmio energetico nonchè per avviare i meccanismi correlati (incentivi statali e defiscalizzazione). L'attestato, da esibirsi in fase di compravendita o locazione di un edificio, sta diventando cultura e non semplice formalità burocratica, nonchè un vero e proprio parametro del valore di un immobile.
Immutato l'obiettivo, così come riportato nell'art. 1, ossia promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici all'interno dell'Unione, introducendo però come fine ultimo lo standard di edificio ad energia quasi zero per le nuove costruzioni da realizzarsi a partire dalla fine del 2020. Data anticipata a fine 2018 per gli edifici pubblici.
Si riuscirà ad ottenere questo importante risultato?
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Rimodulare gli incentivi alle energie rinnovabili perché diventino più sostenibili e non pesino sulla bolletta elettrica, che deve invece essere alleggerita. Sono alcuni degli obiettivi contenuti nel Decreto del Fare 2, di cui al momento si conoscono le anticipazioni fornite dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Per contenere l’onere annuo sulle tariffe elettriche degli incentivi alle energie rinnovabili e massimizzare l’apporto produttivo degli impianti a energia rinnovabile che hanno accesso agli incentivi, il decreto propone che dal 2016 i produttori possano scegliere se continuare a godere degli incentivi residui o optare per una rimodulazione dell’incentivo.
Se continuasse a usufruire del regime incentivante spettante, il produttore continuerebbe a beneficiare della tariffa, ma non potrebbe cumularli con altri incentivi. Nel caso in cui invece scegliesse la rimodulazione dell’incentivo, dal 1 gennaio 2014, il produttore avrebbe accesso ad un incentivo più basso del precedente di una percentuale specifica per ciascuna tipologia di impianto, definita con decreto del Ministero dello sviluppo economico secondo il parere dell’Aeeg entro 60 giorni dall’approvazione del Decreto “del Fare 2”. La nuova tariffa avrebbe però una durata più lunga e verrebbe applicata per il periodo residuo incrementato di sette anni. Nel caso in cui i contenuti del decreto diventassero operativi, l’opzione dovrebbe essere esercitata entro il 31 marzo 2014 mediante richiesta al Gse. La rimodulazione non si applicherebbe agli impianti diversi dal fotovoltaico, incentivati ai sensi del DM 6 luglio 2012, ad eccezione di quelli ricadenti nel regime transitorio, e agli impianti incentivati dal provvedimento 6/1992 del Comitato interministeriale dei prezzi, che stabilisce quando una fonte energetica può essere considerata rinnovabile. Come emerge dalla relazione illustrativa, gli oneri economici per l’incentivazione del fotovoltaico e delle altre rinnovabili che gravano sulle tariffe dell’energia elettrica dal 2010 al 2013 sono cresciuti da 4,5 a 11 miliardi di euro all’anno, con un impatto medio sul prezzo dell’energia che è salito da circa 1,7 c€/kWh a 4,2 c€/kWh. Per coprire questi oneri, la bozza prevede quindi che nel periodo 2014-2017 il Gse provveda a una raccolta di risorse sul mercato finanziario per un ammontare annuo stabilito dal Ministro dello sviluppo economico, tenendo conto dell’andamento dell’economia e della differenza di prezzo dell’energia elettrica tra l’Italia e altri Paesi europei. Su tali risorse sarebbero pagati, per un periodo da definire compreso tra 17 e 25 anni, i soli interessi, e nell’anno successivo il capitale, con un rendimento lordo massimo ipotizzato vicino al rendimento lordo dei BTP di durata decennale offerti dallo Stato italiano nell’ultima asta precedente l’offerta di sottoscrizione delle obbligazioni. Sia gli interessi maturati sia il capitale da restituire sarebbero raccolti sulle tariffe elettriche, con un effetto che riduce il peso degli oneri per i prossimi anni fino a quando gli oneri caleranno drasticamente, grazie alla progressiva cessazione del diritto agli incentivi. Ipotizzando che si ricorra al mercato finanziario per 2 miliardi di euro l’anno, nel periodo 2014-2017, si potrebbe ottenere una riduzione del peso degli oneri sulle tariffe del 15% o 20%. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, la norma non comporta un aggravio per il bilancio dello Stato sia perché le risorse sono garantite dalle tariffe elettriche e non dallo Stato, sia perché il Gse è al di fuori dalla Pubblica amministrazione.
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Sempre più ridicoli!
La vicenda del POS obbligatorio per tutti i professionisti ha scatenato e continuerà a scatenare una discussione molto accesa. In linea di massima sono tutti contrari, eccetto coloro che la norma l’hanno realizzata. Dopo gli Architetti infatti arrivano anche gli Ingegneri a contestare l’obbligo del pagamento elettronico.
Tuona Zambrano, Presidente del CNI: “Una cosa inaccettabile!”: è un ulteriore balzello per i professionisti e per i loro clienti e non ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso. “(…) Tale lotta non può essere utilizzata come paravento per taglieggiare ulteriormente un sistema professionale che affronta una crisi drammatica senza alcun sostegno pubblico”.
Dal 1° gennaio 2014 coloro che effettuano attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi dovranno accettare i pagamenti effettuati attraverso carte di debito o altri strumenti di pagamento elettronici. Gli ingegneri stimano che circa 60 milioni di euro possano trasformarsi da reddito dei professionisti a rendita per il sistema bancario.
La novità è frutto del Cresci-Italia 2.0, ovvero il decreto sulla digitalizzazione dell’Italia, fortemente voluto dal Governo Monti e in modo particolare dal Ministro Passera (ex amministratore delegato di Banca Intesa). Sebbene l’attuazione dell’obbligo sia subordinata all’emanazione di alcuni decreti attutivi, questi ultimi potranno prevedere l’estensione a ulteriori strumenti di pagamento elettronici, anche con tecnologie mobili.
Basta fare qualche calcolo per accorgersi di quanto sia onerosa questa misura. Al professionista è richiesto di farsi carico dei costi di installazione del POS (mediamente intorno ai 100 euro), del pagamento di un canone mensile (mediamente intorno ai 30 euro) e del pagamento di una commissione su ogni transazione che può superare anche il 3%. Supponendo una commissione media dell’1% su ogni transazione, per le sole prestazioni erogate dai professionisti tecnici nel settore delle costruzioni, si tratta di 60 milioni di euro l’anno!
Il Presidente del CNI sottolinea come gli onorari dei professionisti siano stati ormai ridotti al lumicino dall’abrogazione delle tariffe e da una crisi di mercato che porta gli stessi professionisti, per ottenere gli incarichi, a praticare ribassi medi di oltre il 40% (con punte superiori all’80%) nel settore dei bandi di progettazione.
Gli ingegneri sostengono che il divieto di effettuare pagamenti superiori a 1.000 euro è già sufficiente a sradicare la quasi totalità dei pagamenti in nero per i professionisti, in particolare per quelli tecnici, che chiedono l’immediata cancellazione della contestata disposizione e che eventuali misure sostitutive di lotta all’emersione siano introdotte a “costo zero” per i professionisti, già costretti ad affrontare da soli la più grave crisi economica del dopoguerra.
Io mi chiedo ma i nostri rappresentanti e noi tutti liberi professionisti quando ci decideremo a far sentire la nostra voce facendo terminare tutte queste inutili innovazioni che stanno facendo morire il sistema ingegneristico italiano.
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L'alta ingegneria italiana è partita dal Meridione!
Diverso tempo un mio professore di Tecnica delle Costruzioni affermò che l’ingegneria civile italiana era di gran lunga la migliore al Mondo. All’epoca questa frase mi sembrò alquanto altezzosa e priva di fatti oggettivi, visto che comunque tra le nazioni più evolute il nostro sistema ingegneristico fatica, oramai, a proporre delle soluzioni avveniristiche.
Ma oggi leggendo il Corriere dell Sera mi è venuto sotto gli occhi un articolo alquanto interessante in cui si sosteneva la tesi secondo la quale la moderna ingegneria antisismica è nata sotto il dominio dei Borboni nel Regno delle Due Sicilie, subito dopo il terremoto del 1783 che causò circa 30.000 vittime.
I danni politici e sociali, pressoché incalcolabili, spinsero i Borbone delle Due Sicilie a redigere le prime norme antisismiche d’Europa: un codice per la costruzione degli edifici che raccomandava l’utilizzo di un’intelaiatura lignea all’interno della parete in muratura. Quando costruite «a norma», le case reggevano, grazie all’elasticità del legno – e questo si vide già nei terremoti del 1905 e del 1908, che pur essendo eventi tellurici importanti (magnitudo 6,9 sulla scala Richter) non provocarono nei «nuovi» edifici altro che «danni non significativi, con limitate porzioni di muratura collassate».
Allo stesso modo si comportò anche il palazzo del Vescovo di Mileto, ricostruito dopo il 1783 adottando gli accorgimenti antisismici contenuti nel regolamento borbonico. L’edificio è ora completamente abbandonato e in evidente stato di degrado, ma la sua struttura ha attraversato oltre 200 anni di storia senza cedimenti.
Questa stessa tipologia di struttura è stata ora sottoposta a una serie di test nel laboratorio di prove meccaniche dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige (TN). La parete è stata costruita con la collaborazione del Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università della Calabria (Unical) per analisi chimiche e petrografiche al fine di ottenere, oltre alle caratteristiche dimensionali e di apparecchio della muratura intelaiata, anche simili prestazioni meccaniche di malta e pietre.
“Si tratta – spiega Nicola Ruggieri, ricercatore dell'Unical – di una riproduzione pressocché identica di una parete dell’edificio vescovile a Mileto, in scala 1:1, costituita da muratura rinforzata da un’intelaiatura lignea”. La specie legnosa utilizzata è stata identificata nei laboratori Ivalsa come castagno calabrese. “Per le prove – spiega Ario Ceccotti, direttore di Ivalsa e responsabile scientifico del progetto insieme a Raffaele Zinno dell’ateneo calabrese – abbiamo imposto alla sezione una serie di spostamenti alternati nelle due direzioni via via crescenti, così da simulare il comportamento alle azioni sismiche della parete intelaiata”.
La parete ha mostrato un eccellente comportamento antisismico, evidenziando una buona duttilità garantita dal riempimento interno dei telai – con qualche piccola espulsione di muratura – mentre gli stessi telai di legno (sia le aste sia i nodi) sono rimasti quasi completamente integri. “Già nel 1908, in seguito al catastrofico terremoto che distrusse Reggio e Messina – continua Ruggieri – il geografo Mario Baratta, fondatore della sismologia storica, rilevava le buone qualità sismiche dell’edificio di Mileto. Oggi al Cnr-Ivalsa abbiamo avuto conferma di tale resistenza”.
Alla prova ha assistito una delegazione del COST Action FP 1101 Assessment, Reinforcement and Monitoring of Timber Structures, composta da circa cinquanta studiosi provenienti da tutto il mondo. “L’esito del test – conclude Ceccotti – ha dimostrato chiaramente che un sistema costruttivo ideato a fine Settecento come quello borbonico è in grado di resistere a eventi sismici di una certa rilevanza e che questa tecnologia, una volta compiuti i dovuti approfondimenti e adottando sistemi di connessioni innovativi, potrebbe essere favorevolmente applicata a edifici moderni garantendone stabilità e dando sicurezza alle persone che li abitano”.
I risultati sperimentali del progetto saranno presentati in occasione dell’incontro internazionale H.Ea.R.T 2013 (Historic Earthquake-Resistant Timber Frames in the Mediterranean Area) organizzato da Unical e Cnr-Ivalsa, in collaborazione con Università di Minho, Atene e Istanbul e ICOMOS Wood Scientific Committee, che si terrà a Cosenza il 4 e 5 novembre.
Il convegno ha già raccolto contributi da molti paesi del Mediterraneo (Marocco, Portogallo, Albania, Grecia, Turchia, Egitto, Italia, Usa, Giappone e Cina) che si contraddistinguono per la presenza sul territorio di edifici caratterizzati da pareti in muratura con intelaiature lignee simili a quelle realizzate in Calabria alla fine del ‘700
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Negli ultimi decenni del secolo scorso, si tendeva a consolidare gli edifici danneggiati dalle scosse sismiche; nel secolo presente, si è affermata la tendenza a ricostruire. Ciò in base alle seguenti considerazioni:
- il pietrame delle antiche murature trasmette il calore in misura notevolmente maggiore delle murature in laterizio;
- poichè gli sforzi sismici sono proporzionali al peso delle strutture, con i moderni materiali si possono ottenere strutture più leggere e minori sezioni portanti;
- nella ricostruzione, usando materiali più robusti, si possono allargare gli spazi interni.
Con la demolizione e successiva ricostruzione si possono ottenere ambienti migliori e ciò incrementa la preferibilità verso questo tipo di soluzione.
Per valutare la convenienza tecnica del consolidamento degli edifici murari ha grande importanza la resistenza delle murature esistenti. Questa deve essere considerata anche in relazione all'altezza di piano della loro posizione. Possono capitare casi per i quali sembri indispensabile soltanto la demolizione ed il rifacimento del secondo piano, mentre per i piani sottostanti può essere sufficiente il consolidamento.
Per gli edifici in cemento armato, essendo ad un livello di modernità superiore a quello degli edifici in muratura, bisogna suddividerli in relazione ai danneggiamenti causati dalle scosse sismiche. La gravità di danneggiamento è maggiore se è accompagnata dai difetti costruttivi sotto elencati:
- staffe insufficienti sia nei pilastri che nelle travi;
- resistenza a rottura del calcestruzzo inferiore a 90 kg/cmq;
- nelle costruzioni degli anni '65/'75 è quasi sempre presente il difetto degli acciai lisci;
- le sollecitazioni indotte dal sisma possono aver prodotto, nelle travi, il distacco di parte delle armature longitudinali dal calcestruzzo circostante.
Se in assenza di difetti costruttivi il consolidamento può costare circa il cinquanta per cento rispetto al costo dell'edificio nuovo, la presenza di difetti costruttivi eleva il costo del consolidamento fino ad una percentuale del 80/90% del costo del nuovo, ed in qualche caso, anche su valori maggiori.
In conclusione, per gli edifici in muratura, si deve accertare se esistano dei vincoli al mantenimento preciso dell'estetica dell'edificio. Se questi esistono, si deve consolidare secondo le tecniche note, anche se, talvolta, con spese un poco maggiori rispetto alla ricostruzione. Per gli edifici con struttura in cemento armato è necessario accertare, preliminarmente alla progettazione, le esigenze estetiche richieste nella zona e provvedere a proporre soluzioni che possano essere considerate in primo luogo soddisfacenti, al fine anche della loro approvazione, ed anche durevoli per almeno 80 - 100 anni.
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Formazione continua!
Il 12 luglio 2013 entrerà in vigore il "Regolamento recante la disciplina dei criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l'indipendenza degli esperti e degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici, a norma dell'art. 4, comma 1, lettera c), del Decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192".
In basi a questo decreto sono abilitati ai fini dell'attività di certificazione energetica, i tecnici che oltre a possedere particolari titoli accademici, indicati all'art. 2, abbiano frequentato e superato uno specifico corso di formazione per la certificazione energetica degli edifici.
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Coworking a Cosenza e dintorni!
Il coworking piace ai liberi professionisti: fa risparmiare, è un modo per condividere competenze, per fare network e ottenere consulenze di professionisti a basso costo.
Oggi diventa difficile offrire lavoro. Allora, noi dello Studio Tecnico TreZeta, abbiamo pensato di creare condizioni e strumenti affinché i giovani possano crearlo con le loro mani.
Lo Studio Tecnico TreZeta mette quindi a disposizione uno spazio che può essere utilizzato dai giovani professionisti come una vetrina che metta in “primo piano” i progetti.
Coworking significa utilizzare degli spazi condivisi per lavorare e scambiare esperienze lavorative con altri tecnici. E' proprio in questa ottica che lo Studio Tecnico vuole mettere a disposizione di chiunque ne faccia richiesta di uno spazio dotato di scrivania, rete wireless, stampante e plotter nonchè tutto il know-how che sta dietro ad anni ed anni di esperienza nel settore delle costruzioni civili.
Il sogno è di creare una filiera di professionalità in cui i soggetti dello spazio possano sentirsi ed essere protagonisti. Una vera e propria fabbrica per giovani ingegneri.
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