intelligenzaartificialepolito
intelligenzaartificialepolito
A.I. & Society
16 posts
Don't wanna be here? Send us removal request.
Link
Il mio video di presentazione per il blog, realizzato con un avatar il più simile a me.
Buona visione!!
0 notes
Text
Intelligenza artificiale: una straordinaria compagna di vita
Ormai si sente parlare sempre più spesso dell' intelligenza artificiale (artificial intelligence). Ma sarà, davvero, solamente una parola molto gettonata in questo periodo? Non ne sentiremo più parlare, nell'arco di qualche anno?
Basta pensare ai diversi settori in cui è applicata, dagli assistenti vocali, alla sanità, allo shopping, ai trasporti e nelle aziende, per renderci conto che, in realtà, ci conviviamo più di quanto possiamo immaginare. Giorno dopo giorno, infatti, l'AI, continua ad occupare un notevole spazio nella vita di ogni persona, evolvendo, per fornirci molti vantaggi.
Sono molteplici le sfaccettature dell'intelligenza artificiale e a volte, da consumatori, come nello shopping online, usiamo elementi che sono il risultato di questa intelligenza, senza accorgercene. Per esempio, tutti gli utenti che approdano su un sito web ed interagiscono con suggerimenti mirati e personalizzati, sanno che hanno interagito con consigli offerti dall'AI? Quando viene comprato qualcosa, in seguito ad un suggerimento, l'ordine ha un valore più alto dell'8%. Rappresenta infatti un successo per l'AI, che è riuscita a capire i gusti e i bisogni del cliente e scegliere i prodotti migliori per quest'ultimo.
Altre volte, invece,  abbiamo a che fare con l'intelligenza artificiale con più consapevolezza , come quando decidiamo  di comprare un assistente vocale tipo Alexa. Alexa è un' intelligenza artificiale, che, lanciata nel mercato, da Amazon, è in grado di: comunicare  con gli esseri umani, fornire loro informazioni e risposte adeguate alle varie domande poste ed eseguire diversi comandi vocali.
Tumblr media
video
Questa intelligenza artificiale, può, quindi, rivelarsi decisamente  utile, quando la sua attenzione viene rivolta a persone che presentano una disabilità visiva.
Inoltre Amazon il 23 settembre 2019 ha presentato Alexa con la nuova  funzione Show and Tell, che permette agli utenti di scoprire l'oggetto che si sta tenendo in mano, attraverso la voce di Alexa, disponendolo davanti ad un dispositivo Echo Show.
Tumblr media
video
È sicuramente significativo, perciò, sottolineare come questa  intelligenza artificiale  permetta di far affrontare piccole sfide a coloro i quali sono affetti da cecità.
Dunque l'intelligenza artificiale è un'efficace aiutante, soprattutto quando è applicata per contribuire a migliorare lo stile di vita delle persone, insomma quando informatica e sanità si fondono per raggiungere un unico obiettivo.
Jacopo Coniglio
0 notes
Text
Allacciate le cinture e...basta!
“Nel 2020 le auto voleranno”. Sfortunatamente no, però si guideranno da sole. Nonostante le stravaganti premonizioni fatte in passato non si siano avverate, il settore dell’Automotive ha compiuto dei passi da gigante. Negli anni sono state gradualmente inserite features come il Lane Departure Warning System (LDWS), il Parking Assist System o la frenata assistita, sistemi di supporto che però lasciavano sempre all’uomo pieno controllo della quattroruote, per poi fare il salto conclusivo verso la commercializzazione parziale delle auto con pilota automatico.
Bisogna fare però delle distinzioni: esistono infatti cinque diversi livelli di automazione, a seconda dell’indipendenza dal pilota. Si va dallo zero, ovvero le classiche automobili con conducente, fino al cinque, dove non è necessaria neanche la presenza di un guidatore. Al momento in commercio sono disponibili solo fino al terzo livello, ma l’obbiettivo è quello di raggiungere il livello massimo nel giro di pochi anni. Recentemente a far scalpore è stata la dichiarazione di Elon Musk, imprenditore nel settore dello sviluppo e fondatore tra le altre di Tesla, il quale poche settimane fa ha affermato che entro la fine dell’anno raggiungeranno sulle proprie vetture il ivello 5. A stupire è stato soprattutto il momento in cui è avvenuta la dichiarazione,siccome l’Automotive si trova in una situazione di crisi a causa dello stop dovuto al Covid-19. Ad investire in questo progetto non ci sono solo case automobilistiche, ma anche aziende esterne al settore. Un esempio è Google che, con l’impresa affiliata Waymo, probabilmente detiene il primato nella categoria. Lo sviluppo di questo tipo di intelligenza artificiale ha raccolto l’interesse anche di aziende come Uber, che vedono in questo progetto un’occasione per eliminare i costi derivanti dagli stipendi dei conducenti.
Tumblr media
Vettura Waymo a pilota automatico. Fonte: Wikimedia Commons
I benefici di sostituire l’uomo con un’intelligenza artificiale nella guida sono molteplici, dato che si evitano incidenti dovuti alla disattenzione, alle infrazioni, alla mancata prontezza di riflessi. Si andrebbe anche a diminuire notevolmente il traffico cittadino, velocizzando così la viabilità ed eliminando lo stress causato da quest’ultimo. Ad alimentare l’interesse per queste nuove tecnologie è anche il preoccupante numero delle vittime dovute a sinistri stradali: secondo i dati Istat, in Italia solo nel 2019 sono morte 3.173 persone in seguito ad incidenti. L’ultima barriera ancora da infrangere sarà superare quella sensazione di impotenza e di insicurezza che l’assenza di controllo sul veicolo potrebbe causare, ma l’abitudine sarà l’arma migliore per contrastarla.
Un’interessante funzione ancora in fase di sviluppo è la connettività V2V, ovvero la possibilità di un’automobile di imparare da una sua simile. Attraverso L’IoT esse si possono passare i dati raccolti durante le rispettive esperienze su strada e implementare nuove manovre, come una sterzata improvvisa, o addirittura creare schemi di traffico per trovare il percorso più conveniente. Oltre che di innovazioni applicate direttamente alle vetture, si parla anche di una rivoluzione delle strade: l’utilizzo di segnali e cartelli “intelligenti”, ovvero in grado di comunicare con i mezzi di trasporto sempre grazie all’Internet of Things, migliorerebbe le prestazioni dei piloti automatici.
In conclusione, appare evidente la svolta verso la completa automatizzazione che il settore automobilistico sta intraprendendo. E’ difficile dire se in un futuro non molto lontano esisteranno ancora guidatori in carne ed ossa, ma solo il tempo potrà rispondere a questo quesito.
Davide Ghia
0 notes
Text
youtube
Ecco il mio video di presentazione per il blog! Non perdetevelo
Davide Ghia
0 notes
Text
Quanto manca alla nascita di un androide?
Nell’ambito della fantascienza la parola “androide” è quella che negli anni ha suscitato più fascino ed interesse nel pubblico. La settima arte in particolare ha sviscerato ogni plausibile scenario che porterebbe alla distruzione della razza umana per mano della sua controparte meccanica. La possibilità di creare qualcosa di così simile all’uomo, di avvicinarsi allo status di divinità che dona la vita, non poteva che far da padrone all’interno della nostra mente su qualsiasi altra novità che il futuro potrebbe riservarci. E’ proprio per questo motivo che gli sforzi maggiori nella ricerca sono impiegati in questo campo, da tanti lodato e da tanti temuto, ma più che mai attuale.
Ma esattamente,quanto manca alla nascita del primo vero e proprio androide? Data l’estrema velocità con la quale sta progredendo l’evoluzione digitale è impossibile dire se ci vogliano dieci, venti, trent’anni o se è una sfida troppo ardua, l’unica sicurezza è che al momento la distanza che ci separa dall’obbiettivo è ancora notevole. Nonostante siano in circolazione robot che vincono partite a scacchi contro il campione del mondo, possiedono diverse espressioni facciali, guidano autoveicoli, ciò che le frena è la limitazione ad un compito specifico. Si parla infatti di Narrow AI, ovvero di intelligenze artificiali specializzate. Un esempio che aiuta a capire come funziona l’apprendimento di queste macchine, ma soprattutto la differenza che ancora le separa da noi, sono gli OCR (Optical Character Recognition), capaci di riconoscere i caratteri stampati o scritti a mano. Questi software devono essere sottoposti a migliaia di immagini di caratteri, in ognuna delle quali viene specificato se il carattere in questione è presente o no. E anche a quel punto la precisione, nonostante sia molto alta, non sarebbe del 100%. Un processo estremamente complicato per una cosa che un bambino di quattro anni impara dopo cinque o sei volte.
Tumblr media
Computer "IBM Deep Blue" che battè il campione del mondo di scacchi Kasparov nel 1996. Fonte: Wiki Commons
Un altro limite da non sottovalutare è la comprensione dell’ambiente circostante: questi androidi ancora non si rendono conto di cosa stanno effettivamente facendo, si limitano a raccogliere una quantità enorme di dati per elaborarli e fornire una risposta relativa al loro impiego. Questo problema è fortemente legato alla loro specializzazione, poichè si trovano impreparati su determinati aspetti nonostante la loro potenza di calcolo. La vera sfida sarà aumentare ulteriormente la mole di dati analizzabile fino ad assottigliare al minimo la differenza tra cervello umano e robotico.
Al momento l’intelligenza artificiale che più si avvicina all’uomo è Sophia, androide costruito ad Hong-Kong e attivato nel 2015, ma in continuo aggiornamento. E’ in grado di sostenere delle vere e proprie interviste con interlocutori umani, nonostante alcune delle sue risposte siano ancora complesse e artificiose. Oltre al volto femminile, a dare molta umanità al robot è la capacità di adottare più di 62 espressioni facciali, un risultato straordinario. Sophia è riuscita a far parlare molto di sè anche perchè è il primo androide ad ottenere la cittadinanza di una nazione, ovvero dell’Arabia-Saudita. Nonostante la grande complessità degli algoritmi di cui è stata fornita, essa funziona ancora essenzialmente come un chat bot, dando solo l’illusione di comprendere la conversazione grazie a frasi scritte al momento della programmazione. In conclusione, nonostante la continua evoluzione di queste intelligenze artificiali, sembra che il futuro immaginato da Philip K. Dick, adattato nel film Blade Runner, sia ancora lontano.
Davide Ghia
0 notes
Text
Nascita di un millennial
Spesso ci si riferisce a noi ragazzi nati dall’anno 2000 in poi come Millennials, generazione y, nativi digitali, prendendo il nuovo millennio come l’inizio di una nuova era tecnologica. Buona parte del merito spetta ai social network, padroni incontrastati del web durante gli ultimi dieci anni.
Il mio primo contatto con quello che avrebbe dovuto essere il mio habitat naturale avvenne nel 2011. Essendo fin da bambino un appassionato di calcio, nella mia vita non è mai esistita una domenica senza la consueta partita del pomeriggio. Fu proprio durante uno di questi appuntamenti fissi che un mio amico mi introdusse a quello quello che sarebbe diventato il padre dei social: Facebook. Il mio interesse fu catturato non tanto dalla vera natura di questa piattaforma, quanto dalla presenza di un gioco chiamato Fantacalcio, il quale non ebbe difficoltà a conquistarmi. Inizialmente quindi sfruttai una piccolissima parte delle potenzialità che mi erano state messe a disposizione, data anche la mia giovane età e mancanza di esperienze precedenti.
Tumblr media
Facebook è stato lanciato sul mercato da Zuckerberg nel 2004. Fonte: Wikimedia Commons
Solo qualche anno più tardi, grazie alla diffusione di Facebook tra tutti i miei coetanei, fui costretto ad approfondire molti suoi apetti e finalmente iniziai ad usarlo propriamente. Ci fu un periodo in cui sostituì completamente i messaggi normali grazie a Messenger, anticipando in pratica l’avvento di Whatsapp, ormai considerato come una funzione del telefono standard e non come il social network che in realtà è. Il gioiello di Zuckerberg si era “appropriato” di ogni aspetto della mia vita, facendosi largo grazie alla ventata di novità che portava con sè.
Strano pensare come ora io non abbia più alcun legame con questa piattaforma che mi ha introdotto al mondo digitale, se non per rivivere momenti passati immortalati in foto, quasi come se il suo compito di guida attraverso i meandri della rete si sia concluso con la mia crescita. Instagram, almeno tra i giovani, ha soppiantato Facebook che invece si è spostato verso un pubblico decisamente più adulto. Un veterano che si avvicina alla pensione.
Davide Ghia
0 notes
Video
youtube
Non perdetevi il mio video di presentazione! 
Anastasia Costanza Aiassa
0 notes
Video
youtube
Video di presentazione del corso di rivoluzione digitale.
Nicola Carbone
0 notes
Text
Senti come suona
Intelligenza artificiale (Artificial Intelligence) è un'espressione coniata, nel 1956, da John McCarthy durante un congresso presso il Dartmouth College di Hanover (USA).  Soffermandoci al suo aspetto puramente informatico, possiamo definire AI come una disciplina che comprende la teoria e le tecniche per lo sviluppo di algoritmi in grado di far svolgere alle macchine un'attività intelligente. Per attività intelligente si intende la capacità di ricavare, da esperienze precedenti, direttive da utilizzare per risolvere problemi completamente nuovi.
Tumblr media
FONTE: Wikimedia Commons.
L'intelligenza artificiale e i suoi utilizzi sono molto più reali di quanto si possa immaginare sfogliando, ad esempio, le pagine di un romanzo di fantascienza. Questa disciplina, infatti, sta progredendo per fornire molti vantaggi a diversi settori della vita quotidiana. È facile trovare molte applicazioni dell’intelligenza artificiale nell’ambito della sanità, dell'automazione domestica e della vendita al dettaglio
Senz’altro più affascinante ed originale è il progetto, ideato dall'emittente Olandese VPRO, che punta a dimostrare ed esplorare le potenzialità creative dell'intelligenza artificiale in ambito artistico. Ispirato al popolare festival internazionale Eurovision Song Contest, l'AI Song Contest si è rivelato uno dei festival sonori più sorprendenti di sempre. A questo concorso musicale hanno partecipato tredici squadre provenienti dall'Europa e dall'Australia. I vari gruppi hanno presentato, insieme alle loro canzoni, gli algoritmi usati dall'intelligenza artificiale per comporre il testo e la melodia.
Tumblr media
FONTE: Wikimedia Commons.
Tutte e tredici le canzoni sono nate dalla collaborazione tra musicisti e tecnici di machine learning che hanno addestrato le varie AI per riuscire a comprendere gli schemi musicali e, in seguito, comporre un brano musicale della durata di circa tre minuti. Per esempio Ashley Burgoyne, membro di una squadra Olandese, ha spiegato che il suo team ha istruito la propria AI facendo ascoltare,diverse volte, alcuni brani delle precedenti edizioni dell'Eurovision. La squadra australiana  Uncanny Valley ha composto "Beautiful the world" addestrando la rete neurale artificiale con musiche dell'Eurovision, audio di Koala e di uccelli Kookaburra, per ricordare gli animali morti durante l'incendio avvenuto nel 2019.
Clicca e ascolta la canzone su youtube: Beautiful the world.
Alcuni gruppi hanno preferito usare la voce della macchina, altri, invece, hanno deciso di fondere voci umane con suoni robotici.Insomma, una vera gara canora dove le canzoni sono state valutate da una giuria di esperti e dal pubblico e l'intelligenza artificiale ha mostrato la sua potenzialità tecnologica, questa volta, nel ruolo di cantautore.
Jacopo Coniglio
0 notes
Text
If everything is real, then nothing is real
Il Deep Learning, una sottocategoria del Machine Learning, è quella branca dell’Intelligenza Artificiale che sfrutta le reti neurali artificiali, ovvero modelli di calcolo matematico-informatici basati sul funzionamento delle reti neurali biologiche.
Nel caso di sistemi di riconoscimento visivo il Machine Learning estrae manualmente le caratteristiche di un determinato oggetto che servono per creare un modello in grado di categorizzare gli oggetti a seconda delle caratteristiche individuate. Invece, l’astrazione delle caratteristiche nel Deep Learning avviene in modo automatico, infatti la rete neurale apprende in modo autonomo come analizzare i dati e come classificare un oggetto, riconoscendo autonomamente le caratteristiche.
Ormai ci sono diversi casi di applicazioni nella società contemporanea: dalla visione artificiale (computer vision) per le auto senza conducente, fino ai droni e robot impiegati per la consegna di pacchi o per l’assistenza in casi di emergenza, dal riconoscimento e sintesi vocale per chatbot, al riconoscimento facciale per sorveglianza negli smartphone, e ancora nei sistemi di analisi per la manutenzione predittiva su una infrastruttura o un impianto analizzando i dati dei sensori dell’Internet of Things (IoT).
Tumblr media
Schematizzazione della disciplina dell'Intelligenza Artificiale. Fonte: Wikimedia Commons.
Una recente applicazione del deep learning sono le deepfakes, chiamate così proprio perché si basano su questa particolare forma di Machine Learning. Il deepfake è un algoritmo dell’Intelligenza Artificiale per l’elaborazione di immagini umane che viene utilizzato per combinare immagini o video su altre immagini o video di origine. Essa è in grado di effettuare il morph delle espressioni facciali di una persona partendo dalla mimica di quelli di un’altra, oppure fargli addirittura dire qualcosa che in realtà quella determinata persona non aveva mai detto.
Il deepfake è nato nel 2017, anno in cui è stato utilizzato questo termine per la prima volta, ed è nato nel contesto di Reddit. In questo social network, infatti è nata una community denominata proprio u/deepfakes in cui venivano condivisi video falsi creati dai membri del gruppo, spesso di natura diffamatoria. Infatti, qui gli utenti condividevano video pornografici aventi come protagoniste alcune celebrità. In poco tempo questo subreddit (nome con cui vengono chiamate le categorie di questo social) contava 15.000 seguaci. Poco tempo dopo Reddit ha deciso di bandire l’account u/deepfakes e il relativo gruppo dalla piattaforma, in quanto violata la politica contro la pornografia non consensuale. Tuttavia, il codice sviluppato per i deepfake è open source, ed è perciò disponibile a chiunque. Il creatore stesso dell’app, utente di Reddit con il nome u/deepfakeapp, aveva inoltre dichiarato di voler migliorare ulteriormente il software al fine di poterlo rendere utilizzabile al maggior numero di persone possibile, anche senza un particolare background tecnologico ed esperienza di programmazione.
Un altro utilizzo di questa tecnologia è avvenuto in ambito politico. Così come accade per le fake news, la diffusione di contenuti falsi attribuiti a personaggi politici è una forma per confondere l’opinione pubblica e per aumentare sempre più la sfiducia nelle istituzioni. La democratizzazione e la diffusione dei software utili alla creazione di tali video, può portare a rilevanti conseguenze politiche e diplomatiche.
Tumblr media
Deepfake di Jimmy Fallon e Trump. Fonte: Wikimedia Commons.
 I deepfake sono la nuova frontiera del fake, contenuti fasulli ed estremamente virali che possono diventare una reale minaccia non solo per la reputazione delle persone coinvolte ma anche per pericoli politici ed economici. Infatti, la velocità di diffusione è estremamente elevata tale da non poter attuare nessuna contromisura, dal momento che arriverebbe sempre troppo tardi. 
Per maggiori chiarimenti e spiegazioni visitate questo link!
Anastasia Costanza Aiassa
0 notes
Text
Invasione dell’intelligenza artificiale
Sono convinto che tutti voi da ormai qualche anno abbiate notato delle strane coincidenze girovagando su vari siti internet o sui social media. Avete mai notato che dopo aver navigato su qualche sito di abbigliamento oppure abbiate cercato un bel viaggio per  le vacanze, magicamente poi, mentre scorrete la Homepage di qualsiasi social media vi ritrovate le finestre pubblicitarie laterali straripanti  di articoli correlati a ciò che avevate esplorato in precedenza?
Non avete un computer veggente, è tutto merito di un ramo dell'intelligenza artificiale che ha rivoluzionato il rapporto tra venditore e cliente; si tratta del Marketing Automation. Con questo termine ci si riferisce ad un software che permette di automatizzare alcune attività ripetitive di marketing per migliorare il processo di influenza sul cliente affinché il prodotto venga con maggior probabilità  venduto.
Tumblr media
fonte: wikimedia commons
Ma come funziona tale software? In che modo 'bombarda' la psicologia del cliente? Il dispositivo registra le attività online tenute da una persona  dal momento in cui entra in contatto con un'azienda; da quel preciso momento tutte le attività che questa persona compie sul sito dell'azienda vengono registrate con l'obiettivo di acquisire quanti più dati possibili sull'utente in questione per ottimizzare la pubblicità da far vedere al soggetto in esame. Si effettuano a tal proposito attività di Reporting, registrazione delle risposte presenti nei moduli e la gestione delle campagne di Lead Nurturing. I contenuti possono avere finalità informative, possono essere offerti in cambio di informazioni di contatto per avviare campagne di  email marketing.  Tutte le attività che svolge il software fanno parte di un processo fondamentale per la vendita di un prodotto, il Demand generation. La grande impresa per ogni azienda è quella di mostrare esclusivamente i prodotti che interessano al cliente e non di divagare su oggetti che non suscitano la sua curiosità. La straordinarietà del Marketing Automation risiede proprio nella diversificazione della pubblicità in riferimento all'utente in questione.
Qual è l'obiettivo principale che migliaia di aziende vogliono raggiungere per mezzo di questa intelligenza artificiale? Certamente si vuole aumentare le vendite dei propri prodotti e averne un maggiore guadagno economico; dietro si nascondono altri aspetti fondamentali per la crescita  e lo sviluppo dell'azienda. Vengono raccolti una mole di dati utili a capire se quel determinato prodotto in commercio è stato apprezzato dal compratore, se deve essere modificato per migliorarne alcuni aspetti o addirittura se deve essere messo fuori produzione. Si vuole inoltre verificare costantemente la soddisfazione del cliente.
In USA e in Inghilterra questo strumento viene già utilizzato a pieno regime dalle aziende multinazionali o dalle ricche imprese; In italia tale dispositvo non è stato ancora metabolizzato dalle aziende che però ne hanno capito le estreme potenzialità.
Si tratta di un'arma nelle mani del commercio potentissima, in grado di migliorare sensibilmente ogni aspetto dell'azienda per una sua continua espansione. La mente umana ancora una volta viene messa alla prova, il sistema in atto spinge molto sulla psicologia del cliente che si ritrova costantemente circondato da slogan pubblicitari e offerte imperdibili. L'intelligenza artificiale ormai avvolge ogni giorno  sempre di più la nostra quotidianità, ma si tratta di un abbraccio o di un un tentativo di stritolamento che ci farà diventare succubi di essa?
Nicola Carbone
0 notes
Text
Dove Arriveremo?
Nello scenario futuro del Pianeta e del genere umano un ruolo da protagonista lo rivestirà senza dubbio l'intelligenza artificiale. Uno dei pionieri in questo contesto è Elon Musk; il fondatore di Paypal e Tesla è un uomo che non conosce il significato del termine limite e con i ricavati dei precedenti lavori ha deciso di intraprendere un nuovo percorso il cui traguardo avrebbe dei risvolti che cambierebbero per sempre la vita del genere umano.
Il nuovo progetto dell'inventore sudafricano prende il nome di Neuralink. In realtà si tratta di una vera e propria azienda statunitense nata nel 2016 con sede a San Francisco che si occupa di sviluppare Interfacce neurali impiantabili. L'obiettivo principale è curare malattie cerebrali in breve tempo e in secondo luogo di potenziare la mente umana. Il pensiero alla base di questa iniziativa è data dal fatto che, secondo l'imprenditore Musk, la terza guerra mondiale sarà combattuta con sistemi caratterizzati dall'intelligenza artificiale. La sua famosa affermazione: “bisogna abbracciare il cambiamento se l'alternativa è il disatro”  esprime chiaramente i timori e le paure legati ad uno sviluppo incontrollato e con possibili risvolti catastrofici dell'intelligenza artificiale.
Tumblr media
Fonte immagine: wikimedia commons
La realizzazione di dispositivi che permettono di visualizzare sull'interfaccia di un computer l'attività cerebrale del cervello è già realtà, basti pensare a soggetti che hanno subito gravi danni cerebrali permanenti, hanno perso l'uso della parola e utilizzano questi strumenti per poter ancora comunicare con il mondo esterno. Tale tecnologia è basata su un'attività unidirezionale, ossia tutte le informazioni trasferite partono dal cervello e raggiungono il computer, non esistono percorsi alternativi. L'idea innovativa e ambiziosa di Musk invece è di modificare questa unidirezionalità in una bidirezionalità che permetta al computer di trasferire informazioni al cervello potenziandolo, cioè fornendogli maggior intelligenza, maggior volume di spazio per immagazzinare dati, una migliore comprensione neurale e assistenza all'organismo. La vittoria più grande per questa start-up sarebbe quello di riuscire a creare una simbiosi perfetta tra uomo e Intelligenza Artificiale.
Ma concretamente come è realizzabile tale tecnologia? La risposta sembrerebbe essere presa da un film fantascientifico, ma Elon Musk insieme alla sua equipe vuole dimostrare che di avveniristico non c'è nulla. L'obiettivo per un vero e proprio potenziamento del genere umano è ancora lontano, ma il primo prototipo è un dispositivo microscopico da impiantare attraverso una fessura dietro il collo di 8 mm e successivamente collegare il chip al cervello con 96 fili più sottili del capello umano. Lo strumento comunicherà per mezzo di un auricolare che trasmetterà a sua volta le informazioni sull' applicazione di uno smartphone. L'obiettivo 'per ora' è quello di permettere al soggetto di controllare un dispositivo informatico col solo uso del pensiero.
E' stato già testato sugli animali e si spera di poterlo fare sugli uomini entro fine 2020. Per la medicina potenzialmente potrebbe essere una svolta epocale nella battaglia alle malattie e in un futuro nemmeno così lontano potremmo assistere  alla nascita dell' ERA DEL TRANSUMANESIMO.
Nicola Carbone
0 notes
Text
Alla scoperta dell’ignoto
Salve lettori digitali, mi presento! Sono Nicola, uno studente laureando in ingegneria biomedica presso il Politecnico di Torino, frequento il corso di RIVOLUZIONE DIGITALE e oggi vorrei raccontarvi la mia prima esperienza con il mondo digitale.
Il mio primo approccio al mondo informatico risale al 2006 quando mio padre portò a casa una scatola gigante e pesantissima al cui interno c'erano tutte le componenti di un computer fisso. Rimasi scioccato dalla mole dell'unità centrale e del monitor; due blocchi cosi grandi da occupare da soli una scrivania. Dopo aver montato tutto, mio padre mi spiegò le funzionalità di ogni elemento e in men che non si dica ero stato catapultato in una nuova dimensione. Notare tutte quelle icone colorate, diverse tra loro,  mi fecero rimanere perplesso perché non comprendevo come così tanti strumenti potessero coesistere tutti assieme. Scoprire Microsoft word, Paint mi aiutò tantissimo nel fare i compiti scolastici in quanto ogni occasione era buona per utilizzare il computer.
All'età di circa undici anni sbarcai nel mondo internet. La mia prima connessione internet fu per mezzo di una chiavetta usb di una compagnia telefonica. Attese logoranti prima che le pagine web potessero aprirsi; la maggior parte delle volte le mie sensazioni erano un miscuglio tra rammarico e rabbia per non riuscire a fare ciò che volevo velocemente. Iniziai a prendere confidenza con il noto sito wikipedia per aiutarmi con le ricerche scolastiche; che manna dal cielo! Ogni argomento trattato a scuola era presente, ogni dubbio veniva fugato con una semplice ricerca. Rimasi estasiato nel vedere un agglomerato di notizie raccolte in un unico libro 'digitale'.
La mia prima esperienza social nel mondo internet avvenne  intorno ai  tredici anni, iscrivendomi su Facebook. La causa di ciò fu l’ insistenza di un mio amico perché ci permetteva di chattare senza utilizzare il cellulare che in quegli anni aveva ancora pochissime funzioni ed era solo un lontano parente degli attuali smartphone.
Tumblr media
Fonte: Wikimedia commons
Incredibile pensare come in meno di vent'anni lo sviluppo informatico e di internet abbia conquistato ogni zona dell'emisfero; ma si tratta di una invasione pacifica o pericolosa per l'uomo se non controllata?
Carbone Nicola.
0 notes
Text
Il mio primo approccio con internet
Ricordo perfettamente quanto mi sentivo importante quel giorno. La maestra , mentre sfogliava il vecchio registro cartaceo aveva definito me e i miei compagni, con aria fiera e fiduciosa, i protagonisti della nuova era. Un’era che ci avrebbe proiettati verso il progresso.Proprio così, io ero uno di quei giovani, classe 2000, nato in piena rivoluzione tecnologica. Facevo parte della generazione dei nativi digitali. Nelle case i computer e Internet si stavano diffondendo come un passaparola. I più piccoli, compreso io, cominciavamo a richiedere nelle lettere per Babbo Natale ogni tipo di console, nella speranza di riceverne una dalla play station all’xbox o alla wii. Dovetti aspettare la fine delle elementari per poter tenere tra le, finalmente anche io, una psp solo mia. Da quel momento iniziò il mio viaggio attraverso il mondo tecnologico che mi incuriosiva e sorprendeva sempre di più.
Tumblr media
PSP console portatile. Fonte: Wikimedia Commons.
Quando cominciai a frequentare la scuola media ebbi il mio primo approccio con Internet. In particolare con i social come Whatsapp, ormai molto diffuso tra svariate fasce d’età. Avevo 2 Gigabyte al mese che, però, non mi bastavano per poter navigare su Internet con più ampio respiro. La mia esperienza con la rete fissa, che viaggiava su doppino, non si rivelò un gran successo. La connessione era estremamente lenta e dovevo aspettare parecchi minuti prima che si caricasse la pagine google. Grazie alla nuova tecnologia, legata alla fibra ottica, questo problema fu risolto.
Da allora molte cose cambiarono, ovviamente, in positivo: non solo connessione molto più veloce per poter navigare su Internet e youtube, ascoltare musica su spotify o vedere film in streaming, ma anche possibilità di usufruire e conoscere ulteriori servizi e social.
Tumblr media
Samsung Galaxy s4 mini.Fonte:Jacopo Coniglio.
Insomma utilizzavo Internet e tutte le risorse che quel mondo offriva, ma non mi ero mai domandato cosa fosse. Solo al liceo grazie allo studio dell’informatica ho avuto la possibilità di conoscerlo con più consapevolezza. Ho provato in prima persona quanto impegno richiedesse la realizzazione di un semplice e stereotipato videogioco, di un blog o di un sito internet.
Ora ho compreso che è un mondo affascinante e immensamente ricco, ma allo stesso tempo complesso. Un mondo che, entrato pian piano a far parte della mia quotidianità, cresce e migliora insieme a me.
Jacopo Coniglio.
0 notes
Text
La progenitrice dei chatbot: ELIZA
E’ solo dal 1940 che si sviluppa concretamente la disciplina scientifica dell’intelligenza artificiale. In quegli anni vi furono importanti scoperte in diversi ambiti scientifici: la neurologia scoprì che la struttura interna del cervello è composta da una rete di neuroni che trasmettono impulsi elettrochimici, Norbert Wiener sviluppò le teorie cibernetiche di controllo di reti elettriche, Alan Turing la teoria del calcolo, Claude Shannon la teoria dell’informazione. Queste scoperte stimolarono gli studiosi a porsi una domanda concreta: si può costruire un cervello elettronico? È proprio da quest’impulso che ebbe origine l’idea di una macchina pensante, di un automa in grado di compiere azioni umane, imparare, parlare come un umano.
Tumblr media
 Fotografia di Joseph Weizenbaum. Fonte: Wikimedia Commons .
Fu così che tra il 1964 e il 1966 Joseph Weizenbaum, informatico tedesco che lavorò al MIT di Boston (USA), creò ELIZA, la prima macchina che sapeva parlare con gli utenti. Il suo desiderio era quello di realizzare una parodia di una conversazione tra uno psicoterapeuta e il suo paziente nella fase iniziale della seduta, simulando la psicoterapia Rogeriana. Egli scelse la psicoterapia “per evitare il problema di dare al programma una vera conoscenza”, la seduta terapeutica è una di quelle poche situazioni in cui un essere umano può rispondere ad una affermazione con una domanda, dovuta dalla scarsa conoscenza dell’individuo. Weizenbaum diede il nome “Eliza” alla macchina per omaggiare Eliza Doolittle, la fioraia, un po’ incolta, protagonista della commedia Pigmalione dell’autore britannico George Bernard Shaw.
Tumblr media
Immagine rappresentate una conversazione con Eliza. Fonte: Wikimedia Commons.
Nel caso di Eliza non si può ancora propriamente parlare di Intelligenza Artificiale, essa verrà infatti perfezionata negli anni successivi. Nonostante ciò, la macchina risultava essere credibile agli occhi degli umani. Infatti, Weizenbaum riportò nel suo libro “Computer Power and Human Reasons” lo shock che ebbe nel vedere il legame tra la mente umana e il computer: 
“Rimasi allibito nel vedere quanto rapidamente e profondamente le persone che conversavano con il software si lasciassero coinvolgere emotivamente dal computer e come questo assumesse evidenti caratteri antropomorfici. Una volta la mia segretaria, che mi aveva visto lavorare al programma per molti mesi e sapeva trattarsi soltanto di un programma per computer, incominciò a conversare con esso. Dopo pochi scambi di battute, mi chiese di uscire dalla stanza”.
 ELIZA rimane un elemento importante nel campo dell’intelligenza articiale, perché fu la prima volta che un programmatore sviluppò un’interazione uomo-macchina con l’obiettivo di creare l’illusione di un dialogo uomo-uomo. 
E’ tuttora possibile scoprire il funzionamento della macchina su questo link!
Anastasia Costanza Aiassa
0 notes
Text
I miei primi passi digitali
Avevo 10 anni quando i miei genitori mi parlarono per la prima volta del mondo di internet, esibendomi la pagina di accesso del social network Facebook. Mi incuriosì molto l’idea di questo servizio, così mi iscrissi.
Fu abbastanza immediato l’apprendimento di questo social, ed era forse questo il motivo per cui iniziai a passare gran parte del mio tempo a curiosare sul sito e di tanto in tanto curiosarne su altri. Infatti, una applicazione, questa messaggistica, che avrei scoperto poco più tardi fu Live Messenger, chiamato comunemente MSN. Mi divertiva poter messaggiare con amici con le Emoji che davano un tono e un colore alla conversazione. Oggi sarebbe impensabile non trovarle in una qualsiasi applicazione messaggistica, se non addirittura trovarle direttamente installate nella tastiera dello smartphone, però non ero abituata ad esse, perciò mi esaltava la loro presenza.  
Tumblr media
  Immagine della pagina di accesso di Facebook. Fonte:Wikimedia Commons 
  Mi piaceva girare nel web, benché non fossi opportunamente informata sui pericoli di questo mondo. I miei genitori mi dissero di fare attenzione, ma personalmente non sapevo a cosa porre attenzione. In ogni caso, iniziai ad usarlo in maniera più frequente quando iniziai a fare le ricerche scolastiche o altre personali. Grazie ad esse scoprì la pagina di Wikipedia, l’enciclopedia digitale. Sono sempre stata affascinata dalla esistenza di questo sito, l’idea di imparare in modo facile e veloce in qualsiasi ambito mi entusiasmava. 
Raggiunta una certa confidenza con il dispositivo e Internet, realizzai il valore di ciò che avevo tra le mani. Ciò che qualche anno prima non era nient’altro che un dispositivo di puro divertimento e svago, era diventato una fonte di apprendimento e conoscenza. Ne fui estasiata.
Iniziai così anche a concretizzare l’enormità di informazioni che si trovavano all’interno di una scatola così piccola. Le cose che più mi colpirono di Internet furono la velocità della rete e la quantità di informazioni per ogni ricerca. Infatti, dopo le ricerche su Google mi piaceva guardare il numero di risultati trovati e il tempo impiegato ad ottenerli, trovavo sconvolgente il fatto di poter trovare milioni di ricerche in meno di un minuto!
Coloro che sono nati “nella tecnologia”, i cosiddetti nativi digitali, danno per scontato il fatto di avere la possibilità di connettersi al web in ogni momento. Ritengo che un mondo digitale non sia da considerarsi scontato e che, più di tutto, non vada trascurato, ma che vada compreso per essere sempre al corrente di aspetti positivi e negativi di esso.
Anastasia Costanza Aiassa
1 note · View note