quartafuga

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Comunque mi ha appena scritto una studentessa dello scorso anno chiedendomi se quest’anno sarò ancora con loro. Le ho detto che ancora non ho conferme al riguardo, ma che lo spero. La sua risposta è stata “l’importante è che sia con noi, fosse anche per un’ora la settimana”. Io ora: 🥹

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A volte mi sento in trappola e mi viene una voglia irrefrenabile di andare altrove, ovunque purché non sia dove mi trovo. Ricordo di aver sempre vissuto questa dinamica. A Bologna, quando mi accadeva, prendevo un treno e fuggivo a Roma dal mio primo ex o in giro per la città a perdermi tra vicoli sempre così accoglienti, sempre così casa. In Spagna montavo in sella e attraversavo in bici tutta la città, fino a raggiungere il mio ultimo ex e respirare un po’ insieme a lui. Dai miei, invece, sono sempre fuggita cercando riparo a casa dei miei amici più cari. Ora sono in uno di quei momenti e penso che fuggirò prendendo un treno a breve, per poi tornare, magari con un po’ più di “aria” nei polmoni. Ricordo che - sentendomi in colpa anche per questo come per metà della mia esistenza - portai in terapia questa dinamica e la mia psicologa del tempo mi disse che non c’era nulla di male, che a tutti ogni tanto serve avere l’impressione di poter andare via, anche solo qualche passo più in là, per sentirsi vivi. “Se il movimento per te è libertà, muoviti, spostati, vai dove puoi respirare e poi tornare a guardarti con più calma e tenerezza.”

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Ma quando inizi a guidare l’ansia passa dopo un po’, vero? No giusto per sapere, non vorrei stare con questo batticuore ogni volta che devo uscire di casa.

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Sono una spugna, assorbo tutte le tensioni delle persone che mi circondano.

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Quaranta gradi percepiti

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Ovviamente il giorno prima di una roba che già basta a mettermi ansia da sola e che dovrò - per forza di cose - condividere con i miei, viene fuori una situazione in cui è più che evidente quanto non mi fidi di loro e quanto, alla fine dei conti, siano le persone con cui mi sento meno al sicuro.

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Ho appena ascoltato dal vivo Francesca Albanese in una conferenza sul suo libro. Adoro questa donna e il tipo di consapevolezza di cui si fa portatrice, anche a costo della sua incolumità e di quella di chi la circonda. Ascoltarla mi ha messo una carica indicibile. Il popolo palestinese merita ogni minuto del nostro tempo, ogni parola spesa a parlare del genocidio che stanno vivendo, ogni atto di resistenza e boicottaggio di cui siamo capaci

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De Andrè comfort colonna sonora della mia vita

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Ho libri ovunque: nella casa dei miei, nella casa in affitto dove vivo per lavoro e poi negli armadi, nei cassetti, sulle mensole, in ogni spazio vuoto possibile e immaginabile. Ovunque sono porto con me una colonia ambulante di libri e non c’è nulla di cui io sia più orgogliosa

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Mi manca guardare con stupore il tuo corpo nudo come promessa di piacere e stordimento distesa accanto a me

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Andrea Zuliani - Le ragazze non piangono

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Chloé Barreau - Frammenti di un percorso amoroso

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“Ma una volta almeno si deve raccontare tutto di sé, se sei fortunata di trovare qualcuno di cui fidarti. Nessuno può mantenere il silenzio su se stesso per tutta la vita, pena la pazzia. […] E poi la vita è sempre un romanzo non scritto se resta seppellita in noi, e io credo nella letteratura. Solo quello che è scritto resta e col tempo diviene vita, la sola vita leggibile, pur se da innumerevoli angolazioni e, anche se può sembrare un paradosso, l’unica vera in assoluto.”

Goliarda Sapienza - Appuntamento a Positano

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Ho tante amicizie singole sparse per tutti i luoghi in cui ho vissuto - nazionali e non - ma non ho un gruppo di amici di riferimento. Da piccola, a dirla tutta, ho ragionato a lungo su questa mia tendenza a preferire rapporti singoli e profondi piuttosto che occasioni sociali più ampie che accogliessero contemporaneamente più rapporti, non tutti magari profondi o ugualmente significativi. È una cosa che ho sviscerato e faticato ad accettare ma di cui, ad un certo punto, ho anche cominciato ad andar fiera. Ora però qualcosa ricomincia a tentennare: mi manca una dimensione comunitaria e accogliente in cui poter incontrare più punti di vista, più sguardi capaci di offrirmi visioni diverse del mondo. Solo che ora ho trent’anni e penso che costruire una dimensione del genere sia questione di tempo e crescita condivisa ed io quel tempo non lo abito più ed è un po’ triste accorgersene

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Tanti giovani a votare, solo giovani a votare. Se non fossimo un Paese di anziani forse una speranza ci sarebbe

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Non avevo mai vissuto la fine della scuola dall’altro lato della cattedra. È una sensazione agrodolce, soprattutto con le quinte. Sai che in quell’aula non ci saranno più ad aspettarti quelle voci, quei sorrisi o quei volti scuri (a seconda del giorno, del tempo, delle interrogazioni, delle paure) con un’attesa sempre dietro lo sguardo. È stato strano, per un anno intero, sapere di avere tra le mani le vite e le coscienze di così tante persone. In tutto ciò, stamattina un’alunna di quinta mi ha scritto un lungo messaggio per ringraziarmi. Tra le tante cose ha specificato che, grazie al modo in cui ne abbiamo parlato insieme in classe, ha deciso che d’ora in avanti andrà sempre a votare perché da ognuno di noi dipende il modo in cui vogliamo che sia il mondo di domani. Ho pianto per tutto ciò che mi ha scritto ma soprattutto per questo. Se ho un desiderio, insegnando, è quello di infondere consapevolezza e avere avuto la conferma di essere riuscita a farlo mi rende felice in un modo che non riesco neanche a spiegare

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L’unica buona conseguenza di questo periodo di malattia prima e lutto poi? Aver smesso di fumare