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‘Perché ti odio talmente tanto che ti amo’
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L'amore riesce veramente a legare due persone e renderle uno l'essenziale dell'altro dopeskit
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Capisci di esserne innamorata quando, per vederlo, vuoi assolutamente andare a scuola.
Mine (via imaistell)
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Segni zodiacali che tendono ad innamorarsi della persona sbagliata
Toro
Cancro
Leone
Bilancia
Scorpione
Acquario
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Mi ricordo ancora il sapore del nostro primo bacio, subito pensai che baciava veramente bene. Non uno di quei baci alla ‘centrifuga’ ma uno di quei baci ti spingono ad andar oltre. Un bacio che ti trasporta in un mondo cosi eccitante; non ero solita quei giochi di lingua, ma piu continuavamo e piu sentivo un fuoco pervadere tutto il corpo fino a concentrarsi nel basso ventre: ‘Dio che sensazione stupenda!’ Pensai. Non dovevo farglielo capire, poi lui smise di baciarmi, mi guardo e sorridendo disse : ’ Avevi gli occhi chiusi mentre ti baciavo ‘ Chiunque sa che se chiudi gli occhi quando baci, vuol dire che ami quella persona; da li decisi di tenere gli occhi aperti ogni qualvolta mi avrebbe baciata, cosi non sarei caduta nella trappola dell’innamorata. Purtroppo alla sera, tornai alla mia vita noiosa di Milano, il telefono si illumino, era un suo messaggio ‘Ammettilo che ti sei innamorata di me’ Aveva ragione, per mia sfortuna, era riaccaduto, lo amavo, ma non era il caso che lo confermassi.
Martina Piccu (via distancemakespeoplehurt)
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“Hai presente quando inizia a piacerti un ragazzo? Quando lo inizi a sognare la notte, quando vuoi il suo sguardo sempre su di te, quando vuoi essere te la causa del suo sorriso, quando la mattina ti svegli e vai a scuola solo per lui, e non c’è un perché, avviene tutto così, all’improvviso, e ti travolge la vita, come un tornado che travolge mille paesi. Ma i suoi sguardi non sono per te, i suoi sorrisi non sono causati da una tua battuta squallida, e non sei la ragione per cui la mattina si alza presto e viene a scuola. Ma poi ti innamori, diventa lui la forza di gravità che ti tiene attaccata alla terra. Ma lui non se ne accorge. Non se ne accorge quando arrossisci perché gli sei vicina, quando ti ha sfiorata per sbaglio o quando vuole chiederti qualcosa, anche la più grande stronzata del mondo. Non capisce che il suo sorriso è la ragione del tuo vivere e i suoi occhi sono quel mare piacevole e calmo in cui ti tuffi e dal quale non hai intenzione di uscire. E allora lo ammiri da lontano, bello come il sole, con la speranza che ti veda, non che ti guardi, ma che ti veda e capisca che sei lì ad aspettarlo. E resti lì, con il cuore in mano e sperando che si accorga di qualcosa, aspettando che la vita ti ridia indietro quello che hai donato a lui: l’amore
(via un-amore-non-ricambiato)
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Innamorati di una persona che ama guardarti dormire.
Che ti sussurra parole belle mentre lo fa, come se ti cantasse una nenia lenta e sconosciuta che solo nei tuoi sogni puoi ricordare. Innamorati di una persona che come primo saluto, al mattino usa un “Come stai?”. Non perché tu stai male, ma perché per lei la cosa più importante e che tu stia bene. Innamorati di una persona che ti bacia all’improvviso, senza un motivo, per avere ogni volta l’emozione di un amore che sorprende. Qualcuno che usa gli abbracci invece delle parole quando sei triste, e che, invece dei consigli usa il battito del suo cuore per calmarti. Innamorati di una persona che ti dedica canzoni tutti i giorni, perché ogni canzone gli ricorda te. Per questo tu sei una fragola, una meravigliosa creatura o una bella stronza tutto nello stesso giorno. Innamorati di una persona che la pensa in modo totalmente opposto a te, ma che ha sempre voglia di ascoltare la tua opinione. Che passi serate intere a spiegarti il suo punto di vista. Che si incazzi in modo esagerato se tu non sei d’accordo, e che vuole fare pace facendo l’amore. Innamorati una persona che ti prende in giro, una persona che ama ridere più che sorridere. Innamorati di una persona curiosa e che ama viaggiare, ti porterà a fare snorkeling con le megattere, alpinismo sull’Everest, bungee jumping sulla Macau Tower, surf in Australia. Poi ti leggerà un Orgoglio e pregiudizio sotto un’immensa quercia in Inghilterra, e tu ovviamente piangerai per Darcy e odierai Elizabeth, ma solo all’inizio. Cavalcherete in Andalusia, e ti canterà una serenata in un castello Irlandese dopo un’ubriacatura di Guinness. Ma ti ricorderà sempre che casa sua sarà solo dove sono poggiati i tuoi occhi e i tuoi piedi, tutto il resto del mondo fa volume. Innamorati di una persona che sa isolarsi nella malinconia dei suoi silenzi, che capisce l’importanza di un pianto liberatorio. Innamorati di una persona che ami la tua libertà, la tua indipendenza e che rispetti le tue scelte. Ma che ogni tanto ti faccia una sfuriata di gelosia, perché in fondo tu sei il suo mondo. Innamorati di una persona che abbia il miglior odore dell’universo, quello che riconosceresti ovunque, quellounico che solo tu puoi apprezzare. Quell’odore tanto simile alle tue emozioni. E, alla fine, innamorati di quell’unica anima che potrai mai amare con tutto te stesso. Non accontentarti di un amore mediocre, di un amore che non è amore. Innamorati perché non ne puoi fare a meno, non perché non vuoi stare solo.
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Le riconosci, due persone innamorate. Si guardano e non possono fare a meno di sorridere.
(via maledettadaunangelo247)
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Ci innamoriamo di chi è in grado di tenerci testa, di chi non cede, di chi ci sfida, di chi è misteriosamente affascinante, di chi è in grado di distruggerci, di chi è il nostro degno avversario, quello con cui siamo pari per i gusti e per i pensieri. Ci innamoriamo perché siamo fatti così. In fondo ci innamoriamo di chi ci assomiglia ma non ha tutti i nostri difetti. O li ha, ma li rende perfetti.
(via giuliee)
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Il mio primo amore
Avevo quest'amico. Lo conoscevo dalla prima elementare. Era il più figo per tutti gli anni delle elementari, perché passava ogni pausa a giocare con me e qualche volta mi riportava a casa, quando avevo paura di ritornarci da sola. Smise di piacermi quando, ad un certo punto, smise di riportarmi a casa e cominciò a giocare a calcio con i suoi amichetti. Quando mi vedeva, si girava dall'altra parte e continuava a parlare con i suoi amici. Quando avevo 11 anni, i miei decisero di separarsi. Non volevo che lo dicessero a qualcuno delle mie amiche. Mia madre non riuscì a sopportare di vedermi sempre triste, così decise di chiamarlo. Lui venne e rimase tutto il fine settimana. Stavamo sdraiati sul mio letto, guardavamo la televisione e lui pianse quasi quanto me. Ad ogni pubblicità, che io sarei riuscita a superare senza che io piangessi, mi concedeva di mangiare una pallina di cioccolato. Dopo quel fine settimana, cominciò a venire a casa. Gli anni passarono. Lui si mise insieme a ragazze, che puntualmente lasciò, ma io ero sempre la ragazza che, ogni sera, riportava a casa. In seconda media ero seduta accanto lui. Lo osservai. Lo guardai direttamente nei suoi magnifici occhi verdi, e di colpo capii cosa intendesse mia madre quando una volta mi disse che gli occhi sono la porta dell'anima. In quel momento sperai che lui fosse più del mio migliore amico, ma sapevo che lui non voleva. Eravamo arrivati già all'ultimo anno, ed eravamo in gita. Ero in prima fila, lui era dietro, gli sorrisi, ricambiò. Era poco più avanti, sotto le luci del autobus, dio, quanto sembrava bello e felice. In quel momento sperai che lui fosse più del mio migliore amico, ma sapevo che lui non voleva. Settimane dopo, si fidanzò con una mia amica. Tutti raccontavano di quanto bene stessero insieme. Lei era bella e amata da tutti, proprio come lo era lui, ma ero sempre io quella che, ogni giorno, riportava a casa. Una sera restammo a lungo nella sua macchina, mi raccontò di quanto fosse felice in quel periodo della sua vita. Lo guardai nei suoi occhi verdi e sapevo che stava raccontando la verità. In quel momento sperai che lui fosse più del mio migliore amico, ma sapevo che lui non voleva. Il giorno dopo, a scuola, dovevamo scrivere un tema: il mio primo amore. Sapevo precisamente su chi volevo scriverlo, ma non potevo. Quando guardai il mio migliore amico, vidi come guardava la mia amica. In quel momento sperai che lui scrivesse quel tema su di me. In quel momento sperai che lui fosse più del mio migliore amico, ma sapevo che lui non voleva. Qualche settimana dopo, mi chiamò la mia amica e mi disse di aver rotto con lui. Quando il giorno dopo mi riportò a casa, restammo ore sulla sua macchina. Parlammo dei nostri amici, della scuola, di musica. Mi raccontò che non l'aveva mai amata. In quel momento sperai che lui mi dicesse che amava me. In quel momento sperai che lui fosse più del mio migliore amico, ma sapevo che lui non voleva. Il tempo passò, si trasferì per un'anno in Canada e conobbe una ragazza. Quando ritornò, mi raccontò di lei, che voleva sposarla. Me la presentò e, quando mi chiese cosa ne pensassi, gli dissi che era fantastica. Era contento di aver trovato l'amore della sua vita. In quel momento sperai che lui mi dicesse che io ero l'amore della sua vita. In quel momento sperai che lui fosse più del mio migliore amico, ma sapevo che lui non voleva. Quel giorno mi riportò a casa per l'ultima volta. Al suo matrimonio ero seduta in prima fila. Sembrava così bello e felice come quel giorno di tanti anni prima, in gita. Gli sorrisi e ricambiò. In quel momento sperai che ci fossi io al suo fianco. In quel momento sperai che lui fosse più del mio migliore amico, ma sapevo che lui non voleva. Il mio migliore amico si trasferì con sua moglie in Canada, io rimasi a casa. Gli anni passarono. Oggi sono seduta di nuovo in chiesa. È il suo funerale. E scopro che, già da un paio d'anni, ha divorziato dalla moglie. L'insegnante che avevamo nell'ultimo anno di scuola sta cominciando a fare il suo discorso funebre. Lei dice che, già da sempre, sapeva scrivere molto bene. Ora comincia a leggere l'inizio del tema che lui aveva scritto nell'ultimo anno di scuola e dice: ‘Il mio primo amore: Non ho mai guardato questa ragazza senza volerle dire che la amo. Guardo nei suoi occhi verdi e spero che lei sia più della mia migliore amica, ma so che lei non vuole.’
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Mentre scattavo questa foto erano poco più delle sette e nella comunità, in cui mi trovo a svolgere il servizio civile, i vari raffreddori e virus intestinali avevano abbattuto quasi tutto il personale sicché mi è stato proposto di passarci la notte e ad assistere i ragazzi, da solo. Ho accetto, seppur con qualche esitazione dovuta alle responsabilità di cui mi sarei fatto carico, come dei pericoli, dopo pochi minuti.
Passata la notte, la mattina, subito dopo aver preparato la colazione per sette ragazzi, li ho accompagnati a scuola (quello in basso è il mezzo con quale avrei dovuto farlo) ma appena uscito dalla porta non ho fatto a meno di notare la luna in alto a destra che stava lasciando il posto al giorno. Il cielo così sereno. Quel taglio in mezzo, bianco. La luce di quella casa che subito m’ha fatto pensare al quadro magrittiano “L’impero delle luci” e sentivo di stare, per un attimo, bene. Ho colto allora l’occasione per segnare quel istate, per ricordarmi di quella notte, di quei sette ragazzi, della preoccupazione, della paura di non essere in grado di gestirli. Per ricordarmi che quel cielo, loro sette, hanno il diritto di abitarlo, guardarlo e, come tutti, di bestemmiarlo per quanto bastardi siano stati i loro pochi anni. Di credergli malgrado le famiglie, il dolore, le maldicenze. Di rinfrancargli quando sentono di non farcela.
Dopo, tutti in pulmino, hanno cominciato a gridare Loyal di Chris Brown mentre io facevo finta di arrabbiarmi per il volume della radio troppo alto… perché anche loro meritano normalità.
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Oggi il nuovo prof di matematica ci ha fatto fare degli esercizi in solitudine per vedere come siamo messi tra disequazioni e radici (male, ovviamente. Siamo messi male.) E a un certo punto ha detto: “posate le penne. Avete sette minuti per scrivermi il titolo di un libro, un film, un'opera a cui siete legati e datemi cinque motivi per i quali vi sentite così legati. Siate voi stessi senza filtri, voglio conoscervi.” La richiesta ha mandato in crisi almeno metà classe. Io ero abbastanza tranquilla, ma mentre scrivevo mi sono chiesta: come è possibile che mi ritrovi così tanto in questo solo film? E i miei libri? Sono legata anche a loro e anche nelle loro pagine ci sono parti di me, sparse qua e là. Ci sono pezzi di me ovunque, tra i miei film, tra i miei libri, tra le opere d'arte che più amo. Come posso averne scelto solo uno quando c'è così tanto? Ho sforato le righe, ne ho scritte undici. Chiedendomi se il libro che sto aspettando, che racchiude tutto di quello che sono e amo, dovrei forse scriverlo io.
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Non diciamoglielo, a quelli che pensano che per innamorarsi serva un'età. Non diciamoglielo, che t'innamori per la prima volta appena nasci, quando incontri le dolci braccia di tua madre che ti stringono come fossi la cosa più bella dell'universo. Non diciamoglielo, che noi sognatori c'innamoriamo ogni volta che chiudiamo gli occhi. Non diciamoglielo, che t'innamori altre cento volte quando qualcuno pronuncia il tuo nome con amore. Non diciamoglielo poi che c'è chi s'è innamorato leggendo un libro, ascoltando una canzone. Non diciamoglielo, che quando stringi la mano del tuo compagno d'asilo, è già un po’ amore silenzioso. Non diciamoglielo, non diciamoglielo che si può essere innamorati ogni giorno della propria vita, e non amare nessuno. Non diciamoglielo, rimaniamo in silenzio, sono cose che vanno tenute dentro. Sono cose che solo chi crede veramente percepisce. E chi l'ha mai detto che per essere innamorati occorre conoscere il significato della parola stessa? T'innamori piano, di chiunque. T'innamori forte, di uno solo. Ma noi non diciamoglielo, chiudiamoci nei nostri sogni e a poco a poco assaporiamo l'amaro sapore della realtà. Non diciamoglielo.
sorridoalluniverso (via sorridoalluniverso)
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Quante cose belle insegna il latino.
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Passiamo metà della nostra vita seduti dietro ad un banco di scuola, con la schiena dritta –o curva che sia- e con lo sguardo perso dritto di fonte a noi. Passiamo metà della nostra vita sentendoci dire ripetutamente che potremmo fare di meglio e continuando ad essere “spronati” allo studio da voti che ,la maggior parte delle volte, non sono quelli che ci meritiamo. Viviamo metà della nostra vita pensando di essere considerate persone e non numeri, ma nonostante ciò veniamo catalogati con “questo è da sette, questo è da cinque,etc.” e viviamo metà della nostra vita sentendoci tali. Passiamo metà della nostra vita sui libri, chi perché obbligato dai propri genitori chi perché desidera avere un futuro roseo. Condividiamo metà della nostra vita con l’ansia perenne a farci compagnia per l’interrogazione, per il compito in classe,o banalmente per il semplice fatto di stare respirando. Lottiamo ,per metà della nostra vita, con i professori. Con quelli che non lasciano andare alla macchinetta a prendere il caffè , con quelli che a secondo del loro umore attribuiscono un voto invece che un altro, con quelli che soffocano con pagine e pagine da studiare e dopo ,in maniera molto ipocrita , affermano che la vita non è fatta solo di studio e chiunque merita di avere anche una vita sociale (che non ho idea di cosa sia). Insomma questa è la nostra adolescenza “I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA”, gli anni in cui si plasmano gli animi e i caratteri, le attitudini e le qualità, gli anni in cui smetti di essere una persona e diventi un numero. Un numero che ti viene attribuito anche se vali di più. Un numero che ti “identifica” agli occhi estranei ma non a quelli tuoi. Un numero che, nel profondo, ti trascinerai per tutta la vita.
Tuhaiscossolemieossa. (via tuhaiscossolemieossa)
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