sospiridianimefragili
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sogno tanto, dormo poco.
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Mi devo liberare. Lo faccio per me e per nessun altro.
Ti scrivo in quanto pensiero astratto nella mia testa e non in quanto persona in carne ed ossa, scrivo più al ricordo che ho di te che a te.
Sono innamorata. Ho accanto a me un ragazzo fantastico che ho fatto entrare nella mia vita in punta di piedi, che ha dovuto sudare per avermi con sè perchè il mio cuore era così impietrito quando l’ho conosciuto, che non si sarebbe scalfito per nulla al mondo, eppure lui c’è riuscito. Ho trovato qualcosa che neanche cercavo e che forse nemmeno ero pronta ad avere in quel determinato momento, ma che non ho potuto fare a meno di accogliere nella mia vita perchè prezioso e raro.
E allora? Dirai. Perchè ti rivolgi a me?
Mi rivolgo al ricordo che ho di te perchè mi perseguita fondamentalmente. Mi vieni in mente nei momenti meno opportuni. Ti sogno. Cose semplici. Sogno un contatto e nel sogno mi sento felicissima, al settimo cielo. Penso che vorrei sapere dove sei, in che parte del mondo, cose semplici. Non mi va di sentirti, non voglio parlare, chiacchierare, vorrei solo sapere come stai, cosa stai facendo della tua vita, se sei cresciuto un po’ oppure zero. Ti penso ancora a volte, quando per esempio penso con quante poche persone mi sono trovata veramente bene nella mia vita e tra queste ci sei tu. Sei la persona che ho sentito più vicina a me in assoluto. O forse la seconda. E adesso sei la più lontana in assoluto e mi va benissimo così, è così che è, che deve essere e che sarà. Ho letto un articolo che parla di come le persone proiettano il proprio bisogno di conforto nell’immagine che hanno nella propria testa del proprio ex, un po’ come fanno i bambini con i peluche. Il bambino si sente confortato quando abbraccia il proprio orsetto, ma non è dall’orsetto che proviene il conforto, è dall’immagine creata dal bambino stesso. Ecco, tu sei il mio orsetto di peluche.
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Lentamente è cambiato tutto. Non so quale sia stato l'inizio della metamorfosi della mia esistenza, quale sia stato il momento preciso in cui la mia anima si è spenta. So solo che è successo, ho perso la mia luce, la mia fantasia, la mia emotività.
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Lettera a me stessa
Cara me stessa,
Non so cosa sia diventata la mia vita in questo momento. Ricordo solo che ero felice, felice da morire e avevo tante cose ed ora mi sento come se non avessi nulla. Non saprei come spiegarlo, gli altri vanno avanti e sono indifferenti ed io non riesco a farmi scivolare le cose addosso, non sento leggerezza ma solo pensieri pesanti che mi si riversano addosso come acqua ghiacciata.
Ció che mi fa male è la consapevolezza crescente che ciascuno in questo mondo è interscambiabile. Io non so come faró a lasciare che qualcuno mi si avvicini senza pensare che prima o poi si allontanerà per sempre. Questo mi rende molto sola.
Avevo ogni cosa. Avevo tutto. Lentamente ogni pezzo del mio piccolo mondo è andato a sfaldarsi ed oggi non è rimasto nulla. Un vuoto desolante. E in questo vuoto ci sono io che sono sempre la stessa, gli stessi occhi e lo stesso cuore.
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It’s just, sometimes a thing feels, like, so right.
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E a volte quando ci penso mi sento male. Ci sono quei ricordi un pó sfocati nella tua mente che appaiono di tanto in tanto, ma poi ci sono quelli vividi di cui ricordi ogni singolo dettaglio. Quelli che rimarranno sempre lì, che non puoi dimenticare e che non vuoi dimenticare forse. Quel momento perfetto che sembra quasi un film. Il suo profumo, la sua pelle contro la tua, lo sfiorarsi delle labbra, il suo respiro caldo sul tuo collo, i brividi, le carezze, le emozioni, i sensi che si mischiano in quei ricordi che appaiono, adesso, terribilmente lontani. E a ripensarci senti un vuoto che ti sembra morire. Sono i ricordi che lentamente ti uccidono.
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Oggi mi mancavi così tanto e faceva così male. Faceva male come se ci fossimo lasciati ieri. Non riuscivo a fare nulla, provavo a distogliere il pensiero di te e quanto più ci provavo tanto più tornava, con insistenza. Sentivo un bisogno prepotente di averti vicino. Sapevo che contattarti sarebbe stato terribilmente sbagliato eppure quando sento qualcosa di così forte non posso fare a meno che seguire l'istinto, contro ogni logica. “Vediamoci al molo alle 22” ti ho scritto. Non un “Ciao” non un “Come va?” , dritta al punto. “Ok” mi hai risposto. Sono arrivata con qualche minuto di anticipo e tu eri già lì, seduto su quella panchina rivolta verso il mare con lo sguardo sul cellulare. Mi sono seduta di fianco a te, hai alzato lo sguardo e hai detto “dimmi”. Era la prima volta che ci guardavamo negli occhi da mesi. "Non ho niente da dirti". Silenzio. Avrei avuto così tante cose da dirti ma in quel momento volevo solo qualcuno con cui condividere il cielo notturno e godere del silenzio senza doverlo per forza sporcare di parole e parole. "Allora vieni un po' più vicino?" hai detto e mi hai preso la mano, l'hai intrecciata alla tua, poi mi hai tirata sulle tue gambe e mi hai stretta in un abbraccio immenso e sentivo il tuo cuore battere fortissimo e il mio che andava allo stesso ritmo e mi è scesa una lacrima. Mi hai girato la faccia verso te e hai detto "stai piangendo?" , ti ho guardato e avevi gli occhi lucidi anche tu "ma no, e tu?" "è solo il riflesso della luce", mi hai risposto. Solo il riflesso, sì, solo il riflesso.
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Per me sei stato una ventata d'aria fresca, il sospiro di sollievo dopo la fatica, sei stato la roccia sulla quale fare affidamento quando proprio non ne potevo più. Mi hai incontrata nel momento peggiore dell'adolescenza, quando tutte le insicurezze mi corrodevano il fegato, quando odiarsi era più facile del dovuto e le parole giuste arrivavano sempre al momento sbagliato. Sei stato un uragano d'emozioni e ti mentirei se dicessi che non mi sei entrato dentro, nel profondo, in quegli spazi inesplorati dell'anima che forse neanch'io conoscevo. Ti ho sentito così forte che hai cambiato i tasselli di un'esistenza intera, hai plasmato il mio modo d'amare, di vedere il mondo, di ridere e di conoscere. Ció che vedevo di bello, lo vedevo attraverso te. Ció che provavo di bello, lo provavo con te. Solo con te. Ho attraversato infiniti universi, modi di pensare, di vivere col tuo braccio attorno alla mia spalla e il tuo passo sicuro accanto al mio, sempre un po' incerto. Ho imparato a camminare con te tanto che il tuo passo sicuro alla fine è diventato il mio e a forza di andare avanti ti ho lasciato indietro, ti ho superato, senza volerlo. Quando te ne sei andato non avevo niente, eri il mio mondo, il mio porto sicuro in un mare in tempesta. Oggi é tutto diverso, cammino sicura per la mia strada a senso unico, a passo sempre più svelto ma ogni tanto percepisco ancora l'eco del suono delle nostre risate, il profumo debole di un amore ormai spento, appassito e calpestato dalla stessa vita che un tempo ci baciava e ci teneva uniti, stretti in un abbraccio che nella mia testa non è ancora stato sciolto.
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Oggi, mentre ascoltavo spotify è uscita la nostra vecchia canzone. Lo ammetto, ho avuto un tuffo al cuore, mi è mancato il respiro. Mi sento una sciocca ad avere questo tipo di reazione. Ma si sa, quando un amore finisce perdi un sacco di cose : ci saranno cose che non potrai più fare, frasi che non potrai più dire, posti in cui non potrai più andare, canzoni che non potrai più ascoltare perchè i ricordi si fanno troppo vividi e la voglia di tornare indietro brucia la pelle.
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Avremmo potuto farci tanto bene, sai? È appena passato l'inverno ed io sono stata sola con me stessa, con le mie paure, con le mie ansie a farmi compagnia. E tu? Tu preso dai tuoi impegni, dai tuoi doveri. Forse ci siamo pensati qualche volte, o forse solo io. Avremmo potuto farci tanto bene, scriverci la notte con gli occhi stanchi quanto avremmo voluto essere vicini, stringerci sotto il piumone dopo aver fatto l'amore e pensare che in fondo il freddo fuori non fosse così freddo se potevamo scaldarci insieme, avremmo potuto dirci cose, alla notte, che a pensarci il giorno dopo saremmo arrossiti dall'imbarazzo, avremmo potuto prendere un caffè parlando del più e del meno per poi baciarci sotto il portone. Avremmo potuto darci tutto, o anche solo qualcosa, un po' . E invece non ci siamo dati niente. Invece l'inverno è passato ed io sono qui, con le stesse ansie di sempre, con lo stesso sorriso un po' spento, con gli stessi occhi sognanti che ancora sperano in qualcosa che forse non arriverà mai, e tu non ci sei. Avremmo potuto farci tanto bene e invece non ci siamo fatti niente, nè bene, nè male, niente di niente ed io sono ancora qui,con un groppo in gola e col cuore colmo di un sentimento che tu continui ad ignorare.
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Quando ti ho conosciuto non cercavo nemmeno una storia seria. Non cercavo amore, non cercavo rose rosse la sera e canzoni dedicate, non cercavo carezze, baci o attenzioni. Avevo imparato ad accontentarmi di me stessa, non che non credessi nell'amore, anche perché non lo avevo mai provato davvero sulla mia pelle ma non lo cercavo affannosamente come altre ragazze. Mi accontentavo delle mie serate su tumblr e dei miei libri, mi accontentavo di quei rari baci rubati da qualche ragazzo di passaggio, delle uscite con gli amici e di qualche serata passata a ballare. Non ho mai cercato la tua attenzione. Eppure quando ci siamo stretti le mani quella sera d'estate in cui io ti ho a malapena guardato, qualcosa di me ti ha inequivocabilmente attratto. Sinceramente non so cosa sia stato, ma quel qualcosa ti ha portato a volermi conoscere di più, sempre di più e non ne avevi mai abbastanza di parlare con me. Mi scrivevi ogni sera e sebbene all'inizio ciò non mi interessasse molto, inconsapevolmente mi stavo abituando alle tue attenzioni. Ho cominciato ad attendere quel momento. Come dire, l'"addomesticamento" di cui si parla nel Piccolo Principe era iniziato. Cosicché se per una sera non mi scrivevi il mio umore cambiava. Io non ci pensavo ad innamorarmi. Eppure un po' per volta è successo. E' stata una di quelle cose silenziose, delle quali non ti accorgi. Ed io non me ne ero accorta di ciò che stavo iniziando a provare, lo negavo persino a me stessa con tutte le mie forze. E' stata una sera ad una festa, poco prima di Natale, che mi sono accorta di ciò che stava per nascere tra noi. Mi sono accorta del tuo sguardo. Dio, il modo in cui mi guardavi, è indescrivibile. Era come se vedessi in me qualcosa che nessun altro potesse vedere. Il tuo sguardo mi leggeva dentro. Te lo dicevo sempre che era stato quello, il tuo sguardo a farmi innamorare. Nessuno mi aveva mai guardata così, come se ci fosse qualcosa di davvero bello in me, come se fossi speciale. Sentivo che mi desideravi e questo mi faceva sentire bene. Qualche sera dopo c'è stato il nostro primo bacio e lì sappiamo solo io e te l'intensità di ciò che abbiamo provato, resterà per sempre. Da quella sera non siamo più riusciti a stare lontani, ci cercavamo sempre e non ci stancavamo mai. Avevamo occhi solo l'uno per l'altra. Vivevamo in una bolla, il resto del mondo ci era indifferente. Eravamo solo io e te. Ci baciavamo il più possibile come se non potessimo farne a meno, e poi parlavamo di tutto, ridevamo per qualsiasi cosa, ci prendevamo in giro a vicenda e ballavamo i lenti anche per strada e sotto la pioggia con i passanti che ci fissavamo. Mi prendevi in braccio e mi facevi girare e mi dicevi che ero bellissima proprio quando ero in condizioni peggiori e io ti rispondevo "ma se sono senza trucco e ho dei capelli inguardabili" e tu mi dicevi che la bellezza la vedevi in altre cose, ed era impossibile non crederti perché lo dicevi con una semplicità spiazzante. Al più piccolo litigio mi regalavi una rosa o un libro e sapevi farti perdonare subito. Mi spaventava quasi quanto fossi innamorato di me, trascuravi tutto il resto. Mi hai dato tutto, nei modi giusti e nei tempi giusti. Ed anche io a te. Ci siamo amati da morire. E ci siamo amati davvero tanto, e intensamente. Io non cercavo amore, e invece l'ho trovato. Mi hai fatta innamorare perdutamente. C'erano solo due parole che non dicevi mai. Quelle parole che io non ho mai cercato e non cercavo, ma che quando ho cominciato a provare ho sentito anche il bisogno di sentire. E' successo solo una volta a mio parere, davvero, che le ho sentite ed è stato il momento di felicità massima. E poi sono passati i mesi e così più di un anno. Io non cercavo amore, e invece tu mel'hai dato. Mi hai amato. E poi hai smesso. Non so come sia possibile e mi chiedo ancora cosa sia potuto succedere perché mentre io mi innamoravo ancora e ancora come il primo giorno, il tuo amore pian piano si affievoliva. Tu ti sei innamorato subito e io pian piano, io ho continuato ad amarti e tu pian piano hai smesso. Non cercavo amore, e invece l'ho trovato e mi ha distrutto. Non sto qui a dire quanto ho sofferto perché lo sai, a quanti compromessi con me stessa sono scesa pur di credere nella nostra storia. Ma da lì in poi ho ricevuto solo male. E poi non so perché e contro ogni mia aspettativa hai cominciato a crederci di nuovo anche tu ed eri nuovamente convincente, eri nuovamente come prima. E ci ho creduto di nuovo, tanto non avevo più niente da perdere, il cuore a pezzi lo avevo già. Ed andava bene andava veramente bene. Ma era un film già visto e mi sono illusa solo un'altra volta. Quelli come te non cambiano e quelle come me soffriranno sempre.
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Sapevo che quello sarebbe stato l'ultimo sguardo eppure dalle mie palpebre non è scesa alcuna lacrima. Non ho pianto. Non ho pianto nemmeno quella sera nel letto, con la consapevolezza di essere un po' più vuota e un po' più sola. Mi sono addormentata con un sorriso quella sera lì e con un pensiero "andrà tutto bene" . E in effetti andava bene: i giorni passavano che era una meraviglia, le ore non scorrevano nemmeno poi così lentamente. E non ho pianto, non ho versato neanche una lacrima. Stavo bene,dicevo, ma si sa: chi non piange si allaga dentro. Mille passi avanti e mille indietro sulla strada della guarigione. La voglia matta e improvvisa di tornare indietro, di trovare una giustificazione, un particolare che forse è sfuggito. E invece no, non era sfuggito niente : era la consapevolezza di non poter stare più bene che si faceva sentire.
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Vorrei qualcosa di dolce. Attenzione, non sdolcinato. Avrei bisogno di una carezza inaspettata, di una frase gentile, di due occhi trasparenti e limpidi, di un bacio sulle labbra. A fare sta vita si diventa freddi, il cuore un ghiacciolo ma poi ci si stanca. Ci vorrebbe qualcuno in grado di prendermi per mano, un "adesso puoi contare su di me" . E allora mi lascerei andare.
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Oggi sono tre anni dal mio primo "ti amo". Che ironia, queste due parole, così desiderate, sono andate perdute nel vento. Dentro di me ne sento ancora l'eco. E non so perchè sia stato così importante, sarà che suonava come una promessa ed invece, è stata quasi una condanna. Sarà che sembrava così bello e così vero che c'ho creduto. Ho creduto di poter essere il mondo di qualcuno e di lasciarmi andare liberamente e completamente. Di poterlo fare, senza esserne per forza distrutta. Mi hai detto ti amo ed è stato stupendo e l'ho sentito e c'ho creduto. Che ne sapevo che avresti smesso, che ne sapevo. Che ne sapevo che mi avresti cancellata così in fretta. Mi sento quasi una sciocca ad aver pensato che potessimo essere diversi da tutti, che le nostre non fossero solo parole perse nel vento e negli anni. Non avrei pensato che da lì a poco avresti smesso di desiderarmi, di cercarmi, di volermi. Non avrei pensato che quelle parole sarebbero state l'inizio della fine. Fa male ancora oggi perchè alle parole io do un peso particolare e loro invece sono leggere, volano via e contano poco e allora non resta niente, come non sei restato tu.
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