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random 2
Duro, freddo e scomodo il legno del parquet e niente a cui aggrapparmi se non il pensiero di mamma che mi dice di stare in silenzio qualunque cosa accada. Qui allo spettacolo peggiore della mia vita. Intravisto dal pizzo delle coperte cadenti dei miei genitori vedo e sento tutto. Vedo mia madre alla sinistra e dietro di lei un uomo con guanti neri e occhiali da sole, la tiene ferma stringendole la gola e tappandole la bocca. Lei piange e si dispera. Due uomini di fronte, seduti sulle poltrone di mamma e papà. Uno vecchio, capelli rasati e vestito con un kimono blu, si diletta e si rilassa con un grosso sigaro mentre si gode lo spettacolo. L’altro molto più giovane capelli lunghi che cadono sul viso quasi nascondere interamente il volto, vestito formale con un suit grigio e abbraccia possessivamente una katana . La sua attenzione è spostata su altro invece. Ammira la collezione di lame di mio padre con la quale era solito addestrarmi. Mentre versi e urla di mio padre e dell’uomo che sta affrontando riecheggiano nella camera. Forte, come sempre, non si tira indietro davanti a nulla, soprattutto se per difendere la propria famiglia. Vestito di verde, suo orgoglio, la divisa, come se avesse saputo fin da subito che avrebbe dovuto combattere. L’uomo d’inanzi a lui non è alla sua altezza, carica con movimenti impacciati, ci vuole poco per bloccarlo. Gli rompe un braccio e lo scaraventa contro il muro. Lui urla, fa male. Un secondo uomo si approccia, questa volta armato di coltello. Veste una camicia viola, molto attillata non l’ideale per i movimenti. Altrettanto impacciato carica agitando la lama, e affondando fendenti all’aria. Dopo l’ennesimo vuoto riceve un pugno diretto sul volto, lo stordisce e un secondo gancio lo scaraventa a terra. Mio padre si gira, e il suo sguardo si posa sul primo uomo barcollante ma in piedi. Carica ferocemente e gli fracassa il cranio contro il muro. <<Stai tranquilla tesoro!>> con voce affannata. <<ce ne andremo via di qui>>. Un sibilo accompagnato da un suono metallico e l’ombra di mio padre si allunga dall’addome. L'uomo in grigio dietro di lui, sorride mentre tiene salda l’elsa della spada. “Alle spalle è da vigliacchi” questo mi aveva insegnato mio padre. Eppure questo è bastato a fermarlo. Curvo la testa ma non riesco ancora a realizzare quello che è successo. Un tonfo e la visione davanti ai miei occhi mi gela. Vedo il volto di mio padre, occhi cupi che mi fissano. Bisbiglio <<Pa... p...>> Con lacrime agli occhi e le mani sulla bocca quasi a voler rimangiare il sussurro. Colui che è stato sempre il mio eroe ora è in una pozza di sangue. Muove le labbra, mi dice qualcosa. <<Vivi....>>. Il mio sguardo si fissa. Non riesco a non guardare ma allo stesso tempo la mia mente sta per cedere. Un secondo sibilo e il cranio di mio padre viene trafitto dalla katana. Sul volto un’espressione orripilante senza vita. Questo sarà il mio ultimo ricordo suo. Qualcosa nel frattempo cambia nella mia testa. Sto perdendo la calma e non sono più lucida. Questa sensazione.... RABBIA. <<Riki... Riki... che ti avevo detto? Non dovevi ucciderlo così presto maledizione!>>. Sento dei passi, e vedo che il vecchio si alza. <<Euh! Siete la vergogna dei vostri paesi, una cinese e un giapponese uniti dal rivoltante amore, che cosa spregevole>>. Mi sposto e mi metto nella posizione più centrale possibile sotto il letto per non essere scoperta. Ride mentre cammina dritta da mia madre. <<Avevo promesso al tuo dolce maritino che ti avrei trasformata in un pezzo di carne proprio davanti ai suoi occhi... peccato sia morto così presto>>. La strattona per i capelli con violenza e la getta sul letto. <<Non sei proprio di mio gusto, avrei preferito che ci fosse stata qua anche la tua figlioletta... Peccato, ma sai una promessa è una promessa. Forza tienila ferma!>> <<Si! Boss Matsumoto>> con voce energica l'uomo con i guanti. <<No ti prego! NO!>> Urla mia madre al limite dello stridulo, mentre il letto continua a muoversi dal suo dimenarsi accompagnato da strappi di tessuto. <<Maledizione vuoi tenerla ferma? E chiudile quella cazzo di bocca!>> Il vecchio si slaccia il kimono e i lamenti si trasformano in mugolii forzati. Piango e serro le mani in pugni. So cosa succede, so cosa le sta facendo. Il legno del letto cigola a intervalli regolari seguiti da altrettanti respiri affannosi. Non dura molto. <<Ahhh! Donna, capisco perché quel senza palle abbia scelto un involtino anziché il proprio paese. Tranquilla. Tra poco lo raggiungerai.... Riki!>> L'uomo in grigio estrae la spada dal cranio di mio padre e ondeggia la spada per pulirla dal sangue tingendo le pareti con archi scarlatti. Gli porge l'elsa. <<E' una giornata fruttuosa vero “involtino ” AHAHAH !>>. <<NOOOOOO>> uno urlo di mia madre, quasi inumano che mi fa sobbalzare e l'acciaio che mi passa vicino all'orecchio. <<Ma... mi...>> sussurro mentre fisso il materasso tingersi di rosso, e una pioggia di gocce mi bagna il viso. Sposto l'attenzione sulla destra e vedo i miei occhi riflessi sulla lama. Mi sorprendo vedendo il mio sguardo privo di lacrime. Occhi fissi, spenti ma pieni di rabbia. Mi perdo un attimo nella mia mente mentre la spada viene serpeggiata da un sottile flusso rosso. La lama si muove e viene estratta. Mi fa trasalire dal mio trance. Rimango ancora ferma sotto il letto, mentre gli uomini si allontanano dalla stanza. BANG! Un colpo di pistola e all'improvviso la stanza si accende. Tutto prede fuoco. Esco successivamente dalla mia postazione e mi sorprendo di quanto rosso c'è nella stanza ora che tutto è illuminato. Mi guardo allo specchio e mi vedo il viso coperto di sangue, mentre la camera sta ardendo. Sto parlando con me stessa mentre sento che qualcosa in me sta morendo. “Boss Matsumoto... ricordati! Boss Matsumoto... Boss Matsumoto... ricordati! Boss Matsumoto! Boss Matsumoto! IO AVRO' LA MIA VENDETTA!”
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Fantasy 1
Con gli occhi rivolti al cielo come mia madre nella mia età infantile, e in quell'istante un vortice di ricordi riaffiorano la mia mente. <<Guarda in alto Elfric, lo vedi? Il cielo? Così lontano, luminoso e armonioso? Gli dei ci hanno fatto dono di questa immensa bellezza… Lo sai? Mamma ogni volta che passa momenti bui guarda il cielo… Lo fisso, ammiro la sua bellezza, e in qualche modo porta sempre armonia nel mio cuore, e mi dona la forza di continuare. Forza prova anche tu!>> Mi scende una lacrima, dovuto al suo ricordo. E penso a come la mia forza non sia stata sufficiente per proteggerla. Continuo a fissare in alto setacciando con lo sguardo in cerca di uno spiraglio. Niente. Visto da qui sembra che il mondo intero sia stato inghiottito da queste nubi grigie. Non trovo conforto, non questa volta, e il pensiero di mia madre mi attanaglia il cuore in una morsa, tanto da togliermi le forze. L'aria è pesante, la coltre di fumo e cenere forma una nebbia fitta impedendomi una buona visuale. Faccio fatica a respirare, e ad ogni ansimo i polmoni vanno in fiamme. Sento il disagio in tutto il corpo, ed ogni singola particella di essa mi dice di non stare qui. La testa gira, ho le vertigini e la nausea, probabilmente dovuta a l'aria impregnata di questo odore orrendo che mi riempie le narici. Odore di putrefatto, odore di morte. Mi giro a sinistra e vedo Farnad pallido. <<Hey! ti senti bene?>> Lui si piega leggermente in avanti e sento il suo respiro affannoso. Mi afferra per la spalla, usandomi come appoggio, cercando di rimettersi in riga. Lo aiuto. Vedo il suo volto, e il suo sguardo vacuo fissarmi, privo di ogni sentimento. Ho saputo che ha perso la famiglia nell'ultima battaglia. Cerco di stargli vicino mentre condivido con lui lo stesso dubbio. “Perché siamo qui?” “Non ha senso, siamo stati miracolati nella difesa della capitale, e nemmeno due giorni adiamo in marcia verso le porte del nemico. Il ramingo ha perso la testa? O forse ha solo troppa poca esperienza?” continuo a tormentarmi. Mentre sono immerso nei miei pensieri Farnad mi colpisce sulla gamba. Lo guardo. Mi fa cenno con la testa direzionando la mia attenzione. Vedo i nostri comandanti e il falso re avvicinarsi a cavallo verso il Cancello Nero. Sono lontani. Quasi cinquanta metri. Se venissero attaccati non riusciremmo a intervenire in tempo.
<<Che il Signore della Terra Nera vanga avanti! Che giustizia sia fatta su di lui!>> urla. Noi soldati ci guardiamo tutti confusi e sconvolti. “Che diavolo? Sta sfidando il nemico apertamente. Davanti alle loro porte. Non capisco. Siamo numericamente inferiori, non abbiamo possibilità”. Dubbio e paura si insinuano nella testa, facendo vacillare mente e corpo. Dal cancello si apre improvvisamente uno spiraglio. Esce una figura umanoide a cavallo. Socchiudo gli occhi cercando di compensare alla poca visibilità della nebbia. Continuo a focalizzare. Ecco, lo vedo! “A prima vista mi sembra umano… DIO! La faccia!”. Vedo un aberrazione. Distintamente, come se d'un tratto la nebbia si fosse diradata. Niente occhi, ne orecchie, ne naso. Solo una massa informe di carne putrefatta sanguinante e lacerata. Poi parla. Quella cosa ha una bocca! Curva, nera, come se ci avessero tagliato l'entrata per l'inferno. Intravedo denti lunghi e aguzzi mentre parla. Non sento, sono troppo lontani, percepisco solo leggeri sibili da quell'essere. Mi accascio al suolo, e vedo molti come me, perdere le forze. Quei piccoli suoni mi penetrano nella testa, quasi a corrodermi dall'interno. Non oso immaginare i comandanti la. Mi faccio forza e mi rimetto in piedi, guardando attentamente la scena. Continua la discussione, quando all'improvviso la figura prende qualcosa dal suo mantello, la mostra. “Sembra una cotta, è chiara non sembra di metallo normale, credo sia elfico o qualcosa del genere” per poi lanciarla allo stregone. Vedo in nostri comandanti reagire allarmati. E il sorriso terrificante di quell'essere. “Un momento di stallo? Cosa hanno realizzato? Cosa significa? Non riesco a capire… cosa sta succedendo?”. Abbasso lo sguardo per un momento quando sento una spada sguainare. Rialzo la testa e vedo il ramingo con la spada elfica in mano, e mi accorgo che quell'ombra non ha più la testa. Non riesco ancora realizzare cosa è successo quando all'improvviso… Lo sento! Qualcosa mi sta fissando… L'occhio! Cerco di chiudere gli occhi ma lo vedo vividamente nella mia testa. È li che mi fissa, mi osserva, sta scrutando dentro di me. Avverto dei suoni… mi sta parlando. Una lingua antica, malvagia. Apro gli occhi e vedo lo stesso, non solo in Farnad, ma anche in tutti gli altri. Sento un enorme pressione, e cerco di combatterlo inutilmente tenendo le mani sulla nuca. Fa male! Abbasso la testa, in segno di resa, fissando il terreno. Sono esausto mentre realizzo che la battaglia non è ancora iniziata ma è vicina. La mia mente si svuota di colpo, e l'unica cosa che rimane è l'immagine di quell'occhio seguita da un senso di disperazione… non vi è più speranza!
Una lontana seconda voce si sovrappone all'improvviso. È virile e fiera. L'ho già sentita ma non so dove. Urla! Ancora e ancora. Quasi a trascinarmi fuori da quello stato di trans. Pian piano riprendo il controllo di me stesso. E solo allora realizzo. “È il Re?” <<Fermi! Restate fermi!>> Cavalcando seguito dai comandanti. Scruto dietro di lui e vedo il cancello completamente aperto. Un insieme informe verdastro si sta muovendo a gran velocità. “Stanno uscendo! Le armate di Mordor”. Migliaia di orchi ci circondano i pochi secondi. Ho paura. Risale il terrore, questa volta più forte tanto da paralizzarmi. “Non abbiamo scampo! Dio proteggimi! Salvami!” Prego scosso dalla disperazione. Ed ecco che la voce del re spezza di nuovo il tormento. “Che succede?” mentre mi accorgo del cambio del mio stato d'animo. “Perché questo? Dovrei essere in dubbio su di lui, delle sue decisioni… infatti lo ero. Sarebbe naturale vista la situazione. Allora perché tutto ad un tratto non lo sono?” <<Figli di Gondor! Di Rohan! Fratelli miei… vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore>> la sua voce riecheggia mentre tutti noi lo fissiamo in silenzio. << Ci sarà un giorno in cui il coraggio degli uomini cederà. In cui abbandoneremo amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza…. MA NON È QUESTO IL GIORNO! Ci sarà l'era dei lupi, e degli scudi frantumati quando l'era degli uomini arriverà al crollo… MA NON È QUESTO IL GIORNO! Quest'oggi combattiamo!>> Il suo discorso accende qualcosa, non solo in me, ma in tutti. È piccola, quasi impercettibile eppure c'è. Speranza! Questa sensazione! <<Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra. Vi invito a resistere! Uomini dell'ovest!>> Il mio corpo si muove da solo, e sguaino la spada portandola in alto urlando come grido di battaglia. “Ora capisco, ecco perché di questo. Lo realizzo solo ora e me ne vergogno. Non ho più dubbi. Lui . È il NOSTRO RE! Re Aragon!” Questo fa infiammare la scintilla in tutti noi. Lo sento! Il nostro re cavalca davanti a tutti portandosi in prima linea. Scende da cavallo, seguito dai comandanti. Guarda i due piccoli hobbit anche loro in prima linea. Appoggia il palmo della mano sulle loro teste rassicurandoli <<Non abbiate paura>>. Si gira verso il nemico impugnando saldamente la spada. Sento ancora delle ultime parole, distintamente. <<Per Frodo…>>. Urla e corre alla carica, seguito subito dai due piccoli. La scena ci riempie i cuori di coraggio. Li seguiamo tutti, nessuno escluso, senza esitazione. Nessun obiettivo, nessuna strategia. Solo un unico attacco frontale per un'ultima grande battaglia!
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