#Creator Doctus
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creatordoctus · 5 years ago
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INVITATION to a digital LARP to take place online on December 19, 2020
By Ingeborg Wie Hendriksen/ Supported by Creator Doctus & asfaBBQ
For more info and in order to participate click:
https://www.facebook.com/events/843955746377289/
Live Action Role Playing (LARP) is a form of role playing where you as a player act out your character. Night Visions is an invitation to explore post-digital memes - lol cats. Night Visions is an invitation to become these memes, mutate them and colonize social media platforms, like when the mammals went back to the sea and became wales.” IWH
Night visions is a series of performances that employ the form of a Live Action Role-play (LARP) exploring the realm between imaginary, the real and the digital. The performance has been part of the Winter Solstice festival in Oslo (2019) and at Gallery Dada Post in Berlin (2019). The new iteration of the project is scheduled for December 19, 2020 online. The first digital iteration took place last April, mainly in instagram, as part of art will save us all program https://artwillsaveus.club/                    
Moving performance art in the digital space seems to be an obvious and necessary step in the context of the current crisis - as social interaction becomes increasingly mediated, experiments in digital embodiment and networked participation become increasingly relevant. The work of Digital-Live Action Role-play (LARP) is following this direction trying to rethink how performance art could be further developed, not just to survive the current health and financial crisis, but also to reflect on the integration between digital and analog, virtual and real, offline and online.  The piece is using strategies from LARP (Live Action Role-play), where participants develop a specific character and through their interplay with the others create the actual game. Bleed is a key term that describes the fluid transition between participant and character and how these two identities blend into each other constituting an intermediate space between life and performance. This form of social art resonates with the concept of relational aesthetics.Night Visions is built around cats, probably the most popular and prolific cultural memes online. The invitation for the participants to embody one of the lol-cat-characters opens fruitful epistemological possibilities both for social investigation and for self-reflection.   The result is a holistic work where the participation is an intense, time based unique experience for the participants.
The piece is using strategies from LARP (Live Action Role-play), where participants develop a specific character and through their interplay with the others create the actual game. Bleed is a key term that describes the fluid transition between participant and character and how these two identities blend into each other constituting an intermediate space between life and performance. This performance medium resonates with the concept of relational aesthetics. The result is a holistic work where the participation is an intense, time based unique experience for the participants. The outcome of the game is to allow participants to develop agency and critically engage with the social norms that define their identities. Night Visions consists of a script for a total of 87 (influencers, witches, a hipster magazine (Katt & Dag), psychics, tricksters for hoaxes, economy, illusions); each of the character is a unique work of art defined by its own special skills, goals and with surprise elements that allow them to develop, transform and re-invent their relation to digital culture.
 The outcome of the game is to allow participants to develop agency and critically engage with the social norms that define their identities. The theme of Night Visions deals with cats in their historical and cultural context, while addressing the issue of non-human others through a methodology of transposition and embodiment. Cats function here as a metaphor for human traits maybe first and foremost, while their spiritual role in mythology, religion, science, literature and their recent instantiations in internet memes creates the cultural background against which Night Visions could be developed.
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davincialba · 6 years ago
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                                                ARTICOLO 21
 PERIODICO D ‘ INFORMAZIONE  DEL LICEO DA VINCI  - N. 2  A.S. 2019/20
                      “Homo doctus in se semper divitias habet” - Fedro
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INNO ALLA BELLEZZA
Il numero di questo mese vuole affrontare un argomento  spesso sottovalutato: il piacere che deriva dal contemplare un'opera d'arte o dal leggere un testo d'autore. Si tratta di qualcosa che non ha "utilità" materiale  e non si traduce in profitto immediato, pertanto  non ci si sofferma a considerarne l'importanza, nella vita di oggi. La bellezza ci circonda e spesso neanche ce ne accorgiamo: è nel sorriso di un bambino, nel volo di un uccello, nel rombo di un tuono... Chi, con il suo genio ha saputo trasmettere su una tela, su di un foglio o semplicemente su di un muro, tali emozioni, merita il nostro grazie più sincero, poiché ha lasciato ai posteri un'eredità culturale peculiare della specie umana. Anche vicino a noi vivono artisti e  scrittori: ne conosceremo due molto bravi, attraverso alcune loro opere recenti. La loro creatività vi stupirà piacevolmente e vi farà riflettere su temi importanti e delicati che solo la penna di uno scrittore o il pennello di un pittore sanno trattare, con il dovuto rispetto. Buona lettura!
INVITO ALLA LETTURA
Il ritratto di Dorian Gray
Buongiorno cari lettori! Il giornalino è tornato, con un nuovissimo numero tutto da leggere. Ho scelto, per la sezione di invito alla lettura, il romanzo   di   uno   dei   più   criticati   e   geniali   scrittori dell'Ottocento: Oscar Wilde. Il ritratto di Dorian Gray è uno dei romanzi più belli che abbia mai letto. Oltre che un quadro impietoso della società vittoriana, è una vera allegoria dell'arte come veicolo di espressione illimitato e portatore di bellezza. Wilde infatti afferma che “ l'artista è il creatore di cose belle" e che “l'artista può esprimere qualsiasi cosa”. Ora però si pone un problema non indifferente, qual è l'utilità pratica di una cosa bella? Nessuna. Perciò l'arte sarebbe una forma di ozio; sorge quindi un' altra domanda: come si può tollerare, in una società come la nostra,incentrata sulla produttività, l'inutilità dell'arte? Ecco la risposta di Wilde: “ possiamo perdonare a un uomo l'aver fatto qualche cosa di utile purché non l'ammiri. L'unica scusa per aver fatto una cosa inutile è di ammirarla intensamente. Tutta l'arte è perfettamente inutile.” Lascio a voi lettori la riflessione su questa pragmatica citazione. Questo libro narra la storia del giovane Dorian Gray e della sua trasformazione, ad opera   dell'amico   Lord   Henry  Wotton.   La   loro   amicizia scaturisce da un incontro a casa del loro amico comune, il pittore Basil Hallward, nonché l'autore del magnifico ritratto che conferisce all'opera il suo titolo. Al centro dell'intreccio troviamo   tre   personaggi   organici,  agli   antipodi   l'uno dell'altro. Al mio occhio di lettrice il soggetto più criptico e importante – escludendo ovviamente il  protagonista e il suo ritratto – è Lord Henry Wotton. Infatti è proprio a lui che l'autore   affida   i   numerosi   paradossi   ed   aforismi,   che contraddistinguono il suo stile tagliente e cinico, e per i quali è largamente citato, criticato e lodato. Nella trama Lord Henry è il diavolo tentatore, che spinge Dorian verso una strada senza ritorno, la quale lo trasformerà in una persona spietata, sempre alla morbosa ricerca di nuovi​ piaceri ossessionato dalla bellezza. Al contrario, possiamo definire Basil Hallward la personificazione della ragione.  Il pittore, infatti, aveva predetto fin dall'inizio che l'influenza di Lord  Henry  non avrebbe giovato  al  ragazzo  e che l'avrebbe   trasformato   irrimediabilmente.   Dorian   Grayinvece   è   un   personaggio  estremamente   dinamico   che subisce una profonda trasformazione durante la narrazione, tanto che è possibile identificarne tre facce: il Dorian di cui è   infatuato   Basil,   dolce,   innocente   e   inconsapevole; il beniamino di Henry e sua cavia personale che comincia ad aprirsi la strada nell'immoralità;  infine, il peccatore ternamente giovane, ossessionato dalla bellezza e privo di coscienza. L' aspetto più degno di nota però, è senza dubbio il suo ritratto, che è la rappresentazione delle paure di Dorian e dei suoi numerosi peccati. Il quadro è allo stesso tempo la realizzazione dei suoi desideri e la sua condanna. Infatti è proprio la tela a condurlo alla pazzia.  Spero che le mie parole siano state all'altezza del genio che mi ha ispirata e che questa recensione vi abbia invogliati non solo a leggere il romanzo, ma anche a fare dell'arte la vostra passione.
Matilde Ruffa
INVITO ALLA LETTURA (2)
“Kafka comprende il mondo  con una chiaroveggenza che stupisce, e che ferisce come una luce troppo intensa”.
                                                                  Primo Levi
Ein Hungerkünstler
È questo il titolo in lingua tedesca di uno degli ultimi racconti dello scrittore Franz Kafka.
L'autore de La Metamorfosi lascia sempre al lettore la possibilità di interpretare le sue narrazioni in senso piuttosto libero e soggettivo, poiché chi legge comprende fin dalle prime righe di trovarsi di fronte a  metafore e allegorie, ma non vi è nessun tipo di aiuto per "sciogliere" tali simboli che, pertanto, si possono considerare forme di "allegorismo vuoto" ovvero aperti a diverse interpretazioni.
Ein Hungerkünstler esce nel 1922,appena due anni prima della morte dello scrittore.
Ein Hungerkünstler viene tradotto nelle diverse edizioni italiane "Un digiunatore" oppure "Artista del digiuno".
Racconta con una prosa molto asciutta la triste storia di un uomo che lavora in un circo e si esibisce praticando l'astinenza dal cibo.
Inizialmente, egli gode di uno straordinario successo, ma in seguito il pubblico inizia ad annoiarsi di fronte alla sua esibizione, preferendo altro.
Come interpretare, dunque, questo racconto?
Cosa dovrebbe rappresentare il digiunatore?
Come abbiamo già premesso non possiamo che fornire una delle molteplici chiavi di lettura:
è l'artista, in generale e soprattutto lo scrittore che forse si può identificare con questo personaggio, perché colui che si rifiuta di produrre un'arte finalizzata a compiacere esclusivamente il pubblico pagante va incontro anche alla delusione, infatti non sempre la gente comune o la critica sono disposte a sostenere una forma di arte che non dia profitto.
"Io sono costretto a digiunare[...] perché non sono riuscito a trovare il cibo che mi soddisfacesse. Se l'avessi trovato, credimi, non avrei fatto tante storie e mi sarei rimpinzato come te e come tutti ".
Ecco queste sono forse le parole più intense e drammatiche di tutto il racconto e suonano come l'eco di ciò che lo straordinario scrittore di Praga andava sostenendo: "sono soltanto letteratura e non posso e non voglio essere altro".
                                                                                                Alberto Esposito
INVITO ALL’ASCOLTO
Alla ricerca di China Town
In questo artistico numero del giornalino, avrei piacere di parlarvi di una canzone a me molto cara, tratta dall'album "Museica" del cantante italiano Caparezza: mi riferisco a "China Town", nella quale il cantante si rivolge a inchiostro, matite, penne, piume d'oca... insomma, a tutto ciò che orbita intorno alla scrittura e all'arte, personificandoli e ringraziandoli di tutti i benefici che hanno portato all'umanità, dal momento che, prima dell'avvento degli anni 2000, la cosiddetta "epoca digitale", la massima ambizione per l'uomo comune era quella di esprimere le proprie idee attraverso carta e inchiostro, in modo che tutti quanti potessero avere l'opportunità di leggerle e diffonderle. L'autore racconta di come la scrittura e la composizione siano in grado di rapirlo e trasportarlo in universi lontani e città nascoste, tra le quali proprio China Town (va letto come china, intendendo l'inchiostro nero  e non come China, nome inglese della Cina) un luogo mistico, ubicato nella mente di ognuno di noi, dove risiedono la creatività e l'immaginazione, insieme alla voglia di scrivere ed esprimersi.
Con versi come: "Il luogo non è molto distante L'inchiostro scorre al posto del sangue Basta una penna e rido come fa un clown A volte la felicità costa meno di un pound",
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Caparezza vuole farci capire che spesso la felicità, la soddisfazione, non risiedono in gesti eroici ai quali tutti miriamo, in cerca di una spesso impossibile popolarità, bensì in atti ritenuti da molti inutili o semplicemente trascurati per la loro semplicità, come sedersi, alla sera, dopo una giornata ricca d'impegni, e scrivere, sfogarsi, liberarsi di tutti ciò che ci affligge o ci ha ferito, raccontare tutto il bene e il male che abbiamo ricevuto, semplicemente per noi stessi, in modo da trovare un qualche ristoro che ci sollevi da ciò che in precedenza ci ha fatto soccombere.
Se vi capiterà perciò di avere tre minuti e cinquantacinque secondi di libertà e non saprete cosa fare, vi consiglio vivamente di ascoltare questa canzone, non solo per il testo, ma anche per le forbite similitudini e giochi di parole tipici dell'autore, in grado di lasciare qualcosa anche in seguito all'ascolto.
                                                               Alessandro Cauda
LA PAROLA AGLI ESPERTI
Intervista alla scrittrice albese Giulia Marengo
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                                            Immagine pubblicata per concessione dell’artista
Quando è nata la tua passione per la scrittura?
Da bambina sognavo di fare la scrittrice. Ma anche l’astronauta, l’archeologa e il Nobel per la medicina, quindi prima o poi dovevo azzeccarci. Ho sempre amato scrivere, però i miei temi erano sempre un po’ troppo fantasiosi, un po’ sopra le righe, difficili da imbrigliare nelle redini strette dei saggi rigorosi e degli articoli di giornale che tanto erano in voga al Liceo Classico in quegli anni. Perciò la passione è rimasta dormiente per qualche anno, fino a che ho deciso di partecipare a un gioco di narrazione a tema fantascientifico – su Star Wars, per la precisione, un’altra delle mie passioni. Da quel momento, si sono rotti gli argini e tutte le storie che avevo represso negli anni sono defluite su pagine e pagine, inarrestabili. A 19 anni, per scommessa, ho inviato un racconto a un concorso letterario nazionale – proprio “Anatomia di un paradosso”, che poi, anni dopo, è stato incluso nella raccolta “32 frammenti dell’anima”. Inaspettatamente, ho vinto. Così ho preso coraggio e mi sono lanciata in un progetto più corposo, poi un altro. E così è cominciata. Ma la passione? Quella è sempre stata lì.
Quanto tempo ti occorre per elaborare e scrivere un racconto?
Il tempo, quando si scrive, è relativo. La “sindrome della pagina bianca” può giocare brutti scherzi ma, quando le condizioni sono propizie, sono molto prolifica, e riesco a scrivere circa un racconto al giorno. Come è ovvio, il seme dell’idea deve essere già lì, annidato da qualche parte nella confusione della mia mente, ma poi sono le voci dei personaggi che prendono il sopravvento, e raccontano la loro storia. Io ci metto solo le dita, e qualche virgola qua e là.
Durante la stesura di “32” ero sotto contratto, quindi avevo delle tempistiche molto stringenti. In tre mesi – nonostante un lavoro a tempo pieno - ho consegnato al mio editore la raccolta completa.
In "32 frammenti dell'anima" spazi dal genere realistico all'umoristico al fantastico, quale di questi senti di incarnare meglio?
La sfida di “32” è stata proprio giocare con in generi e mettermi alla prova. Arrivavo da un discreto successo con il fantastico, che è molto nelle mie corde, ma volevo cimentarmi con qualcosa che mi venisse meno naturale. In tutta sincerità non riesco a giudicare da me quali siano stati i risultati, ma i lettori hanno molto apprezzato i racconti più noir e, con mia sorpresa, quelli umoristici. Nelle mie preferenze c’è sicuramente una vena tragica, come ahimè ben sanno i miei personaggi… nessuno di loro è al sicuro quando mi metto alla tastiera.
C'è un racconto "Anatomia di un paradosso" che affronta un tema molto delicato, ma lascia un po' scioccato il lettore nel finale, perché hai pensato ad un epilogo così?
"Anatomia di un paradosso" è un racconto che amo molto (vi si affronta il tema dell'omosessualità N. D. R.). Originariamente ambientata a San Francisco e poi ricondotta in Italia, è una storia che si è scritta da sé. È volutamente provocatoria per un Paese come il nostro, dove stentano a essere superati alcuni pregiudizi. L’epilogo è scioccante, è vero, ma non poteva essere diversamente. Fa pensare, quando la diversità – qualunque tipo di diversità – è così tanto temuta da dover essere taciuta a ogni costo, persino a quello della vita stessa.
In altri racconti come "Masca" ad esempio ti fai interprete delle tradizioni popolari e della storia del tuo territorio, quanto conta per te l'attaccamento alle tue origini?
Durante i miei primi anni di scrittura ho avuto il piacere di collaborare con Donato Bosca a un progetto, per Araba Fenice, che raccoglieva le storie delle masche, raccontate a voce dagli anziani dei paesi di Langa e poi da me ricondotte alla pagina scritta. Alcuni di questi racconti mi sono rimasti nel cuore, ma più di tutto vi occupa un posto speciale la mia bellissima terra. Ho avuto il privilegio di studiare e vivere all’estero, ma le colline, quella luce speciale che incendia le vigne solo nei pomeriggi più limpidi di metà ottobre, le pennellate di colore dei petali di rosa che occhieggiano fra il verde dei pampini, mi mancavano troppo. Così, sono tornata a casa. Amo viaggiare, tantissimo. Ma alla fine, le mie radici sono qui, e amo pagarne tributo nei miei lavori.
Il racconto "L'uomo della polvere" è molto poetico, avresti voglia di raccontare la genesi di questa particolare narrazione?
Anni fa avevo un collega molto peculiare. Silenzioso, modesto, laborioso. Un’acqua cheta, come si suole dire. Poi ogni tanto cominciava a parlare, e raccontava storie meravigliose di viaggi esotici e avventurosi. Come spesso succede, queste informazioni sono sedimentate lentamente e poi sono tornate a galla, e “l’uomo della polvere” ha preso forma sulla carta. Nella raccolta ci sono tantissimi riferimenti a persone che conosco nella vita reale, magari distorte, combinate un po’ a casaccio, rielaborate, abbinate e poi di nuovo spaiate come le perline di una collana. Se vi capiterà di leggere anche il racconto “il cervello di uno scrittore”, beh, è tutto spiegato lì.
Stai lavorando ad un nuovo progetto letterario?
Ahimè, no. Mi sono presa quello che è partito come un anno sabbatico – sono diventata mamma – ma scrivere, per me, significa lavorare anche dodici ore di seguito, chiusa da sola dentro a una stanza. Conciliare la scrittura con un lavoro a sua volta molto impegnativo e con la mia famiglia è diventato al momento troppo difficile. Ho comunque almeno due romanzi nel cassetto, che prima o poi vedranno la luce. Di certo la mia storia d’amore con la pagina scritta non è finita.
Cosa suggeriresti a chi, come noi, frequenta ancora il Liceo e avrebbe tanto desiderio di fare della letteratura un progetto di vita?
Leggete. Leggete, leggete, leggete. Qualsiasi cosa, di qualsiasi genere. L’importante è che vi piaccia, senza leggere non è possibile imparare a scrivere. Perché è solo attraverso la lettura che si assorbe il ritmo, quella melodia armonica e perfetta che poi verrà riarrangiata sulla carta.
E poi scrivete, cancellate, riscrivete, correggete, buttate via tutto e ricominciate. Scrivere è difficile, è un lavoro infinito di lacrime e sangue. Ma se vi piace, l’unico consiglio che posso dare è “non mollate”. Anche se i vostri scritti rimanessero inediti, ne sarà valsa la pena.
Intervista condotta dalle alunne Martina Borgogno e Chiara Calissano
LA PAROLA AGLI ESPERTI  (2)
Intervista al pittore Mauro Rosso
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                                                 Immagine pubblicata per concessione dell’artista
Mauro Rosso è nativo della città di Alba dove vive e lavora e nonostante i fitti impegni è stato così gentile da concederci un po' del suo tempo.
Da quanto tempo coltiva questa sua passione?
"Ci sono PASSIONI con le quali hai a che fare da quando apri gli occhi la prima volta, per fortuna poi la curiosità che ho oggi è la stessa di quando ero piccolissimo."
Da cosa è ispirato?
"Mi è sempre piaciuto osservare, badare alle sfumature... Mi piacciono le persone che - dicono qualcosa- e che sanno ascoltare e ragionare con la propria testa. Mi piace il battito di ciglia o il sorgere leggero di un sorriso, la voce musicale. Mi piace ascoltare musica, non potrei farne a meno, mi piace guardare le mie dita muoversi sulla tela, stanno bene insieme... Io parlo tanto, ma ci sono momenti in cui resto in silenzio ad ascoltarmi. È in quei momenti che fabbrico i miei pensieri più veri, mentre cammino per le strade, osservando la gente che passa... O assaporando il sole che mi scalda dentro... Amo le cose belle, le belle storie che dicono qualcosa, mi piace tutto ciò che fa palpitare il cuore "
Nella collezione Hero, il soggetto prediletto è Batman, perché?
Per quale motivo ha, inoltre, deciso di inserire i supereroi all'interno di contesti di vita quotidiana?
"... Una notte, senza prender sonno, mi è tornato in mente il mio eroe preferito di quando ero bambino... Sotto un'altra luce... Vestito dei problemi di tutti i giorni: la spesa, la famiglia, le bollette. Tutto questo mi ha suggerito la collezione Hero, la trasposizione dal fumetto alla vita reale.
Le tele - si presentano - come frame di un vecchio film, immagini di un uomo normale. Un uomo normale vestito da eroe".
Intervista condotta da Marta Caffa e Yasmine Hijji
LA FUCINA DELLE IDEE
L’arte della poesia
Io sono come il re di un paese piovoso,
ricco ma impotente, giovane e però vecchissimo,
che, sprezzando gli inchini dei suoi precettori,
s'annoia coi suoi cani come con ogni altra bestia.
Nulla può farlo gioire, né preda, né falcone,
né il popolo che muore in faccia al suo balcone.
Del buffone favorito la grottesca ballata
non distrae più la fronte di questo crudele malato.
Il suo letto gigliato si trasforma in sepolcro,
e le dame d'intorno, per le quali ogni principe è bello,
non san più che impudica toilette trovare
per cavare un sorriso a quel giovane scheletro.
Nemmeno il sapiente che gli fabbrica l'oro è stato in grado
di estirpare dal suo essere l'elemento corrotto;
e in quei bagni di sangue ereditati dai romani
che gli uomini potenti rimembrano nei loro vecchi giorni,
egli non ha saputo riscaldare quest'ebete cadavere
in cui non scorre il sangue, ma l'acqua verde del Lete
L’arte è la voce delle nostre anime. La musica sfama il nostro bisogno di emozioni. La letteratura e la poesia sono la voce della nostra società, una voce spesso scomoda che denuncia un disagio generazionale o sociale. E’ stata spesso la voce di proteste, rivoluzioni, di idee o sentimenti. Spesso l’arte è un veicolo con il quale condividere emozioni, energie.Ho sempre pensato che la poesia fosse meravigliosa perché la si può interpretare come il cuore accoglie le parole che modellano la poesia stessa e il pensiero di ognuno non potrà essere criticato poiché l’arte è libera e così deve rimanere. Ho deciso di citare una nota poesia di Baudelaire perché nella sua espressione geniale,atratti macabra, che può piacere o no, è un esempio di protesta. Premetto che, oggettivamente, l’idea artistica dello spleen baudelaireiano ha posto le basi della letteratura moderna, trasportando con séil suo disagio, la sua apatia e il suo ribrezzo per il mondo industrializzato in una realtà che mescola storia con mondi fantasiosi. Il poeta si sente impotente, mutilato da una società che valorizza il prodotto, non le persone, non le idee. In molte delle sue poesie appare un elemento comune ovvero l’umiliazione a cui la società lo sottopone e il poeta sceglie, non a caso, la parola spleen, che indica la nausea per la nuova società modellata dalle industrie. Per questo motivo, il poeta inizia a condurre una vita alternativa, sull’onda dell’eccesso. La poesia è mistero, la poesia è un’arte che seduce l’anima con giochi di parole perfetti, spesso poco precisa o enigmatica,appare come un paesaggio annebbiato, dove i contorni non sono ben delineati. Tutto questo dovrebbe farci riflettere: l'arte e tutti i suoi mezzi per esprimersi sono un bisogno primordiale di comunicare… più potente delle armi, più potente della violenza.
​Stefan Huru
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creatordoctus · 5 years ago
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AMBIENT AS A METHOD: A LISTENING SESSION Kalas Liebfried In his lecture and listening session, Kalas Liebfried will give insights into his methodology and artistic research for recent works like „Ambient for a Silent Forest“ (Pinakothek der Moderne Munich, 2019), „Corps-à-Corps feat. MC Nancy“ (Kunstverein Munich, 2018) and his sound work „Ports in Transition“ for the festival „Movement (1920-2020)“ (commissioned by the Onassis Foundation and the Goethe-Institute Athens, in cooperation with the Lenbachhaus Munich). Kalas Liebfried’s interdisciplinary works focus on the installative connection of sculptures, objects, composed sound and its performative staging. They emerge from the appropriation, decoding and montage of found footage as a conceptual foundation. His examination of minimal and ambient music opens a path towards an artistic production, which considers environmental and background aesthetics as a dialectic method: the surroundings, the atmosphere – all that, what is considered as obvious and given – assumes a mediating role. Works which arise within this context own a dynamic relation to space: they refer to a specific site and to a poetic thinking space at the same time. In comparison, the time structure of ‘ambient’ is static and enables a de-temporalization. Translating and decoding these spatiotemporal structures into the interplay of diverse media enables the evolution of an ambient methodology. Its intention is to create a singular system, which generates new works, links and intensities through itself involving the recipients as an active and dynamic part. Kalas Liebfried (born 1989 in Svishtov, Bulgaria) works and lives in Munich, Germany. He holds a degree in Philosophy from the LMU Munich, and studied Sculpture and Time-Based Media with Stephan Huber, Julian Rosefeldt and Alexandra Bircken at the Academy of Fine Arts Munich. Liebfried’s works have recently been exhibited at Pinakothek der Moderne, Nir Altman Gallery (solo), Haus der Kunst and Kunstverein Munich. In 2019 he received the Erwin und Gisela von Steiner-Foundation award and the Bavarian Culture Prize (Kulturpreis Bayern). Image: Kalas Liebfried  Selected Ambient Works 85-92 Installation View © Niraltman 2019. Organized By Ύλη[matter]HYLE in collaboration with the Athens School of Fine Arts Erasmus+ Project, Creator Doctus, on Artistic Research. www.hyle.gr   Address: Pireos 1, Omonia square, 2nd floor #7, 105 52, Athens GR. The building is located inside the archway and the space is accessible with the elevator on the ground floor. For any additional information please contact Georgios Papadopoulos from Creator Doctus - [email protected]
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creatordoctus · 6 years ago
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Bryony Dunne will present a selection of her work, discussing the impact of occidental expansionism on ecology and human, animal and plant migration. The presentation will built upon her new film Above the Law; a project that speculates on the possibility of a hybrid knowledge that combines human and non-human perspectives in an effort of forging bonds of inter-species solidarity. More info on Bryony's work can be found on her website http://bryonydunne.com Τhis seminar is part of the Erasmus+ research project Creator Doctus on new models of PhD research in the Arts.
Bryony Dunne (1984) is an Irish visual artist based between Athens and Wicklow. Building on her background in documentary photography and visual anthropology, she explores the relations between humanity and nature, the arbitrariness of cultural representation, the legacies of colonialism, and the fantasies of human control. Her work has received several awards and last year she was a nominee for the FOAM Paul Huf Award. She has exhibited internationally in venues such as BAHAR – Istanbul’s offsite project of Sharjah Biennial 13, The Mosaic Rooms (London), Gypsum Gallery (Cairo), Centre Pompidou (Paris), the Irish Film Institute (Dublin), DEPO (Istanbul) and HKW (Berlin). She is currently a recipient of an Irish Arts Council – Visual Artists Bursary Award 2019.
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creatordoctus · 6 years ago
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Research Seminar Macklin Kowal Circuits and Currents // Notara 13 & Tositsa // Wednesday 12th of June 1700
For the second research seminar of its PhD Program that is taking place as part of the Creator Doctus Project the Athens School of Fine Arts is inviting Macklin Kowal. Macklin is a curator and academic based in Athens. A PhD candidate in Political Theory at Aristotle University of Thessaloniki, his thesis analyzes contemporary far-right nationalisms of the Euro-Atlantic through the frame of discourse theory and through theories of performativity. He is additionally Founding Director of Sub Rosa Space, an independent platform for performance art located in central Athens. His academic and curatorial work convene around the politics of testimony and cultures of public opinion, with particular focus on queer perspectives. Kowal has presented his research throughout Europe and North America, in both conventional and performative lecture form. Previously a dance artist, he held the danceWEB scholarship at ImPulsTanz International Dance Festival (Vienna) and was choreographer-in-residence at the Meridian Gallery (San Francisco). Image credit: Alexandra Masmanidi
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creatordoctus · 6 years ago
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Creator Doctus Project participated in the 10th Society of Artistic Research in the Annual Conference in Zurich. The photo is from the Keynote Letcure, I see less, I hear less, I  feel more
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creatordoctus · 6 years ago
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Berlin is not the New Athens : the first event of the research project Creator Doctus project in Athens. Carsten Lisecki is going to present its research about Artists in Berlin at the Athens School of Fine Arts on Wednesday the 27th of February.  /////// 
Η παρουσίαση του Carsten Lisecki, Berlin is not the new Athens αναφέρεται στις προσπάθειες εξευγενισμού στις Ευρωπαϊκές πρωτεύουσες, δίνοντας ιδιαίτερη έμφαση στο ιδεολόγημα ότι οι καλλιτέχνες αποτελούν την πρωτοπορία στην ανάπλαση των πόλεων. Ο Carsten, ΜΑ Art in Context UdK Berlin, έχει αποτυπώσει την καλλιτεχνική ζωή του Βερολίνου από τις αρχές του 1990 καταγράφοντας τις αλλαγές τόσο στην πόλη όσο και στην καθημερινή ζωή των καλλιτεχνών.  Στα πλαίσιο της παρουσίασης του ο Carsten θα δείξει δύο Video, το Art Account Deutsche Bank (2013) και Kurpark Bőrek (2017) και θα μιλήσει για την καλλιτεχνική και την ερευνητική πρακτική του. H εκδήλωση γίνεται στα πλαίσια του προγράμματος Creator Doctus. 
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