#Le Braci
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leggerezza-dell-essere · 1 year ago
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Gli uomini non sanno nulla di sé stessi. Parlano sempre dei loro desideri e camuffano ostinatamente i loro pensieri più segreti. Se impari a riconoscere le menzogne degli uomini, noterai che essi dicono sempre cose diverse da ciò che pensano e vogliono davvero.
Sándor Márai, Le braci
_____Hana Katoba
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iosonoblu · 6 months ago
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«Sai, ci sono due modi di guardare le cose: come se uno le stesse scoprendo per la prima volta, o come se desse loro l'addio».
Sandor Marai, "Le braci"
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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L’ho sempre pensato: se nella vita ti capita di incontrare la persona giusta allora sono un altro paio di maniche. Un po’ come nascere con la camicia. E’ tutta un’altra storia, ma lo è pure se invece questa fortuna non ce l’hai. A quel punto la strada diventa più ardua, perché, per quanto una persona possa accontentarsi di ciò che la vita gli riserva, ciò non toglie che nel profondo avvertirà sempre una spinta a risalire la corrente e buttarsi anima e corpo nella ricerca di qualcosa d’altro. Le anime affini esistono. Si chiamano, si rincorrono, si cercano, e la loro ricerca reciproca è qualcosa di talmente naturale che non si avverte mai tensione. Semmai è una questione di vibrazioni impercettibili e armoniche. L’affinità è una musica che bisogna saper riconoscere. E ascoltare. Esiste una chimica perfetta del corpo e anche della mente. Ma forse il mondo per andare avanti ha bisogno di tutt’altro, di una specie di tensione evolutiva, di equilibri costantemente messi alla prova, distrutti e ricostruiti all’infinito. Forse per tutto il resto, ma non per l’amore secondo me. Nell’amore non esiste nessun equilibrio perfetto, nessuna via di mezzo. Esiste la verità o la menzogna. Bisogna solo allenare gli occhi, perché spesso la menzogna calza perfettamente gli abiti della verità. L’amore, quello vero, è roba per coraggiosi. E’ solo per chi sa aspettare. E sono davvero pochi quelli capaci di accorgersi che sotto un fuoco spento, a volte, restano braci incandescenti.
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nonsopiuchenomescegliere · 1 month ago
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Sándor Márai
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smokingago · 3 months ago
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"Nessuna parola poteva definire il loro rapporto. [.]
La vita aveva mescolato i loro giorni e le loro notti, ciascuno dei due era consapevole del corpo e dei sogni dell'altro."
Sándor Márai, Le braci
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fallendemon6000 · 2 months ago
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GOOD OMENS - STAGIONE 4
Episodio 8 - La Scelta Dell'Angelo
A:"Bruciamoli."
Crowley guarda Aziraphale, sbalordito.
Non crede di aver capito a fondo.
C:"Ripetilo."
A:"Bruciamo i miei vestiti."
C:"Aziraphale, stai scherzando?"
A:"No, affatto. Sono serissimo. Ma lontano da qui però. Non voglio turbare la quiete di questo posto."
Si rimettono in macchina e partono, di nuovo. Vanno in cerca di qualcosa di più desolato, qualcosa che sia perfetto per quel tipo di evento.
Aziraphale guarda il paesaggio davanti a sé e poi ha una illuminazione.
Il posto giusto.
Perfetto.
Una vecchia cappella abbandonata.
A:"Crowley, là. Laggiù"
C:"Ma è una chiesa, Aziraphale."
A:"Lo so, lo vedo. Non capisco."
Crowley lo guarda accigliato e poi fa un gesto indicando tutto se stesso.
C:"Demone, ricordi?"
Aziraphale ancora non comprende. Crowley glielo mima con gesti e parole.
C:"Demone. Chiesa. Uguale. Discorporazione immediata."
Aziraphale gli mette giù le mani. E sorride
A:"È sconsacrata. Niente paura."
Il cielo è limpido sopra di loro e la luna piena illumina l’asfalto incrinato.
La Bentley è parcheggiata lì, con il bagagliaio semiaperto. Aziraphale si spoglia dei suoi abiti angelici, rimane in canottiera bianca e calzoni in tartan beige. Crowley lo guarda, appoggiato a un fanale, mentre si toglie i suoi indumenti e li piega con accurata precisione.
C:"Sotto allo scomparto."
A:"Come?"
C:"Guarda sotto allo scomparto, quello con il gancio rovinato."
Quando Aziraphale alza lo sportello dello scomparto indicato da Crowley, dentro trova una maglia nera dei Queen e dei pantaloni un po' troppo larghi per la costituzione fisica del demone.
A:"Questi sono tuoi?'
C:"Mi sembra evidente."
A:"Capisco la maglia, tu ami i Queen. Ma questi pantaloni...non sembrano il tuo stile."
C:"Guarda che anche a me piace indossare abbigliamento comodo qualche volta. Non sono sempre tutto pantaloni stretti e gilet in pelle come pensi tu."
Aziraphale guarda Crowley e poi guarda i vestiti.
A:"Grazie, Crowley."
Crowley sparisce poco dopo sul retro della cappella.
Una volta cambiato, Aziraphale guarda quei vestiti, i suoi abiti celestiali, perfettamente stirati, quasi immacolati, come se non li avesse mai usati. Li prende e sospira.
Una volta tra le mani li porta sul retro dove Crowley ha messo su un cerchio di pietre con bastoni pronti per prendere fuoco.
Aziraphale arriva in modo solenne, come se stesse organizzando una veglia funebre.
Crowley lo osserva.
Braccia conserte pronto a incendiare al solo cenno dell'angelo.
C:"Sicuro di volerlo fare?"
A:"Accendi."
Crowley arde il legno con del Fuoco Infernale, caldo e rovente.
Aziraphale ammira le fiamme per un attimo, poi guarda i suoi abiti, li osserva.
Li stringe.
Insieme a Crowley lasciano cadere il primo strato di stoffa tra le fiamme. Poi il secondo.
Il tessuto prende fuoco lentamente.
Un odore acre si solleva, ma viene portato via dal vento.
Restano lì.
In piedi, uno accanto all'altro, le mani che si cercano e si trovano. Il silenzio è denso, sacro. Le scintille salgono come piccole anime leggere verso il cielo.
Aziraphale guarda quelle braci danzare, e all’improvviso si sente libero.
Crowley rompe il silenzio.
C:"Sai se bruciassi anch'io ogni abito che puzza di Paradiso o Inferno, sarei nudo da millenni."
Aziraphale scoppia a ridere. Ma non è la sua risata contenuta, educata.
È una risata piena, che scuote le spalle, che lo piega quasi in due. È una risata vera. Crowley lo guarda, sorpreso.
E piano, sorride anche lui. Gli occhi non sono più solo stanchi: sono vivi.
Aziraphale, ancora con un mezzo sorriso sulle labbra, si gira verso di lui. Lo abbraccia. Forte. Senza esitazione. Crowley ricambia, stringendolo con un braccio alla vita, l’altro sulla nuca, tra i riccioli biondi che ora profumano di fumo e libertà.
C:"Adesso si che odori di buono."
Aziraphale ride.
Restano così, abbracciati davanti al fuoco che lentamente si spegne.
Le ceneri si sollevano in volo come promesse spezzate che non fanno più male.
A:"Grazie per avermi aspettato."
C:"Stavolta, almeno, non ci metterai millenni."
Il fuoco si fa più basso.
I lembi di tessuto sono ormai diventati carbone fragile.
Ogni piega, ogni cucitura scompare in cenere.
Crowley e Aziraphale restano immobili, fianco a fianco, come statue di carne e anima.
Il vento si alza piano, sollevando le prime scie leggere di grigio. Le ceneri si staccano dal cerchio di pietre e danzano nell’aria notturna, salendo verso il cielo o fuggendo nell’erba alta.
È come se anche il passato stesse trovando finalmente un modo per andarsene.
Aziraphale le guarda dissolversi con occhi lucidi ma sereni. Crowley non dice nulla, ma tiene la sua mano salda nella sua, come se quella stretta fosse una promessa.
O un nuovo inizio.
A:"Non credevo… che bruciare qualcosa potesse essere così… soddisfacente"
C:"È che stavolta, stai lasciando andare da solo. Non te lo sta chiedendo nessuno. Né Paradiso. Né Inferno. Nemmeno io. Lo stai facendo da solo per la prima volta. Stai decidendo tu. Stai scegliendo."
Aziraphale gli lancia uno sguardo grato. Le ultime braci si afflosciano nel cerchio, ormai spente. Solo la luna rimane a illuminare il silenzio.
Il vento porta via anche le ultime tracce.
Nessuna cenere resta a terra.
C:"Addio, nauseabonda purezza."
Aziraphale ride di nuovo, ma questa volta è solo un respiro.
Puro sollievo.
Si gira verso Crowley, gli si avvicina.
Si abbracciano ancora, stavolta in silenzio.
E non serve altro.
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ragazzoarcano · 2 years ago
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"Secondo te le parole non hanno importanza? Io non oserei affermarlo con tanta sicurezza. Certe volte mi sembra che le parole, quelle che uno pronuncia, quelle che evita di dire, o quelle che scrive al momento giusto, abbiano un'importanza grandissima, forse addirittura decisiva…"
— Sándor Márai - Le braci
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fuoridalcloro · 10 months ago
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“Tra noi due, tu sei sempre stato il più colto, il più diligente, il più virtuoso, il più dotato in ogni campo, poiché possedevi anche un talento che tenevi segreto, quello della musica. Tu eri della razza di Chopin, eri cioè un essere pieno di riserbo e di orgoglio. Ma in fondo all’animo nascondevi un impulso spasmodico: il desiderio di essere diverso da quello che eri. È il tormento più crudele che il destino possa riservare a un uomo. Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano. Giacché l’unico modo per sopportare la vita è quello di rassegnarci a essere ciò che siamo ai nostri occhi e a quelli del mondo. Dobbiamo accontentarci di essere fatti in un certo modo e sapere che, una volta accettata questa realtà, la vita non ci loderà per la nostra saggezza, nessuno ci conferirà una medaglia al merito solo perché ci siamo rassegnati a essere vanitosi ed egoisti, o calvi e panciuti – no, in cambio di questa presa di coscienza non otterremo né premi né lodi. Dobbiamo sopportarci quali siamo, il segreto è tutto qui. Sopportare il nostro carattere, la nostra natura di fondo, con tutti i suoi difetti, il suo egoismo e la sua cupidigia, che non saranno corretti né dall’esperienza né dalla buona volontà. Dobbiamo accettare che i nostri sentimenti non siano contraccambiati, che le persone che amiamo non rispondano al nostro amore, o almeno non nel modo che vorremmo. Dobbiamo sopportare il tradimento e l’infedeltà, e soprattutto la cosa che ci riesce più intollerabile: la superiorità intellettuale o morale di un’altra persona.”
Sándor Márai - Le braci
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licaonia · 2 months ago
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♠️_A te, mio cavaliere senza nome, appartengono le mie passioni basse, quelle che ardono nell'ombra quando la tua voce mi tocca senza toccarmi.
Sono una fiamma addormentata, braci nascoste, ma il tuo sussurro è un vento che soffia e, senza toccarmi, accende la mia pelle con il tuo fuoco proibito.🖤🌹
©️Licaonia Lupe
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volpedellaneve · 1 year ago
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“Sai, ci sono due modi di guardare le cose: come se uno le stesse scoprendo per la prima volta, o come se desse loro l’addio.”
- le braci Sandor Marai
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solovedreidue · 8 months ago
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La poltrona di voluttà
La guarda, placido, leggermente sprofondato nel velluto della poltrona, nudo, flaccido dell'orgasmo, eccitato dalla sua voglia ancora agitata, davanti.
Lei sì imperla tra le pieghe, mentre si tocca impaziente, lo vuole ancora duro, rinfaccia l'inappagatezza, sa che l'umiliazione gli rode dentro e alita forte sulle braci del gioco dell'impotenza.
Castrazione temporanea post eiaculatoria, la diagnosi.
Lo cura con una voglia sadica e finemente violenta, con fuori la nebbia, che tra le sue cosce condensa, calda rugiada odorosa. Le luci tremano, lei trema.
Lui vorrebbe solo tuffarcisi, annegare mentre ingoia. Ma lei vuole un cazzo maschio e lo provoca mentre lo bacia e gli fa notare il sapore, di sperma, di uomini. Evoca l'orgia che la soddisfa, di carni dure. Deve attendere, nell'oblio dell'impazienza e lo guarda, dritto, negli occhi e lo sferza sull'inutilità molle, palpandolo come fanno i bimbi.
Sprofondato nel velluto e nella voluttà, si gode la voglia, con la pazienza della distanza, con il Natale che incede nelle incombenze e la decora di desiderio, fili di brama che si tessono e si intrecciano, con calma, sotto il peso dell'avvento dei giorni che riempiono nell'attesa di trovarsi.
La vuole. Lo vuole. Sì.
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pomposita6292 · 2 months ago
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Il cuore tradito
Lettera civile alla sinistra che non c'è più
Ho sempre avuto il cuore a sinistra. Non per ideologia astratta, ma per un senso profondo di appartenenza a quel mondo fatto di persone che hanno lavorato senza rumore, che hanno costruito il Paese portandolo sulle spalle, con dignità e senza scorciatoie.
Sono cresciuto accanto a quelli che oggi troppi liquidano con superficialità come “i comunisti”. Gente semplice, spesso senza studi, non per scelta ma per necessità. Non avevano avuto il privilegio dell’istruzione, ma conoscevano la fatica, il rispetto, il sacrificio. E queste sono scuole più severe e profonde di qualsiasi aula universitaria.
Per loro i doveri venivano prima dei diritti. Avevano attraversato la guerra, perso padri, fratelli, amici, visto la miseria e la paura. Ma non si sono piegati. Hanno ricostruito tutto, lavorando nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi, nelle officine. Hanno costruito l’Italia moderna pezzo dopo pezzo, turno dopo turno, con mani callose e la schiena dritta.
Il cosiddetto miracolo economico, per molti di loro, fu solo un cambio d’abito: da contadini a operai, da braccianti a dipendenti. E così hanno continuato a reggere il peso di questo Paese, mentre altri salivano con meno merito e più fortuna.
Essere di sinistra non è mai stato comodo. Non è posa, non è solidarietà di facciata. È fatica, è responsabilità quotidiana, è la scelta cosciente di non costruire il proprio benessere sullo sfruttamento degli altri. È esserci sempre, senza clamore, senza privilegi, senza favoritismi.
Ho conosciuto tanti uomini e donne così. Gente di moralità concreta e pulita. La domenica, mentre altri riposavano, loro distribuivano L’Unità porta a porta, e poi entravano in chiesa a pregare, dialogando col proprio Dio in silenzio e senza ostentazione.
La storia ha visto anche scelte difficili e coraggiose, come l’amnistia del dopoguerra voluta da Togliatti per ricucire un Paese dilaniato. Una scelta che forse ha lasciato accese alcune braci che, nel tempo, hanno ripreso vigore in forme più oscure e sottili.
Perché accanto al sacrificio di tanti, c’è stata anche la degenerazione di certi ambienti. Alcuni intellettuali hanno usato la sinistra come trampolino di carriera personale. Come scriveva Bertolt Brecht: "Ci sedemmo dalla parte del torto perché gli altri posti erano occupati." Ma per alcuni quei posti sono diventati passerelle per visibilità, potere, narcisismo.
Generazione dopo generazione, molti figli di quella sinistra hanno rinnegato le proprie radici, imborghesendosi, allineandosi a logiche che i loro padri avevano combattuto.
Oggi viviamo in un Paese dilaniato. Nonostante una Costituzione tra le più belle e avanzate al mondo, prevalgono logiche di potere che ne tradiscono lo spirito più profondo. Impera il nepotismo, la raccomandazione sociale, l’appartenenza ai giusti ambienti, ai giusti circuiti. Settori cruciali della società — dalla politica all’economia, dalle istituzioni alle università — risultano spesso attraversati da dinamiche opache di relazioni trasversali, amicizie di convenienza, cordate di potere.
La cronaca italiana ha scolpito negli anni episodi che restano moniti nella nostra storia democratica: la loggia P2, Gladio, l’operazione Blue Moon, e molte altre trame oscure documentate da inchieste parlamentari, giornalistiche e giudiziarie.
Anche l’università, che dovrebbe essere cuore della cultura libera e amorale, troppo spesso non è rimasta immune da cooptazioni, logiche di appartenenza e carriere costruite non sempre sul merito.
Ma al di là di tutto questo resta una verità più amara, quella che pesa dentro: abbiamo tradito quelle persone. Quelle donne e quegli uomini che, per fortuna o per dolore, oggi sono quasi tutti scomparsi. Mi torna alla mente quel monologo di Gigi Proietti, in cui il padre, morto partigiano, chiede al figlio se il suo sacrificio sia servito davvero a vivere meglio. E quella domanda resta lì, sospesa nell’aria. Una domanda che ogni generazione dovrebbe avere il coraggio di porsi.
E io, oggi, non so più neppure se posso dire di avere il cuore a sinistra, se non per fisiologia o per anatomia. Mi sento l’ultimo dei mohicani. Non per appartenenza politica, non per partito, ma per un’esigenza morale che resiste dentro, come una brace sotto la cenere. Perché lì, un tempo, ho visto il meglio dell’essere umano: la dignità di chi lavora senza sfruttare, il coraggio di chi dà senza pretendere, la forza di chi lotta senza calpestare. Una sinistra troppo spesso confusa, travisata, tra...
E oggi mi resta il dubbio più amaro di tutti: non so più se quel “sol dell’avvenir” che ci hanno indicato fosse davvero un sole, o solo l’accecante abbaglio di un’esplosione come in quel fotogramma struggente de L’impero del sole. Un lampo che sembrava vita, e forse era già la fine.
Una coscienza civile rimasta in piedi
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canesenzafissadimora · 6 months ago
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E chi dice che ogni fuoco si spegne da solo, prima o poi si sbaglia: ci sono passioni che sono incendi, capaci di bruciare fino a quando il destino non le soffoca con un colpo improvviso. Eppure, anche allora, rimangono braci ardenti, pronte a divampare di nuovo al minimo soffio d’ossigeno.
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Isabel Allende
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be-appy-71 · 1 year ago
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L’ho sempre pensato: se nella vita ti capita di incontrare la persona giusta allora sono un altro paio di maniche. Un po’ come nascere con la camicia. E’ tutta un’altra storia, ma lo è pure se invece questa fortuna non ce l’hai. A quel punto la strada diventa più ardua, perché, per quanto una persona possa accontentarsi di ciò che la vita gli riserva, ciò non toglie che nel profondo avvertirà sempre una spinta a risalire la corrente e buttarsi anima e corpo nella ricerca di qualcosa d’altro. Le anime affini esistono.
Si chiamano, si rincorrono, si cercano, e la loro ricerca reciproca è qualcosa di talmente naturale che non si avverte mai tensione. Semmai è una questione di vibrazioni impercettibili e armoniche. L’affinità è una musica che bisogna saper riconoscere. E ascoltare. Esiste una chimica perfetta del corpo e anche della mente. Ma forse il mondo per andare avanti ha bisogno di tutt’altro, di una specie di tensione evolutiva, di equilibri costantemente messi alla prova, distrutti e ricostruiti all’infinito.
Forse per tutto il resto, ma non per l’amore secondo me. Nell’amore non esiste nessun equilibrio perfetto, nessuna via di mezzo. Esiste la verità o la menzogna. Bisogna solo allenare gli occhi, perché spesso la menzogna calza perfettamente gli abiti della verità.
L’amore, quello vero, è roba per coraggiosi. E’ solo per chi sa aspettare. E sono davvero pochi quelli capaci di accorgersi che sotto un fuoco spento, a volte, restano braci incandescenti…….♠️🔥
Sandor Marai
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blacklotus-bloog · 8 months ago
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I miei occhi...
... vennero attratti da una piccola isola ammantata di peli scuri. Lei colse il mio sguardo mi prese la mano e mi accompagnò lì per quel calore, simile a braci di fuoco. Permise alle sue mani di guidarmi in mezzo alle sue cosce, dove la pelle tenera si schiuse piangendo calde lacrime. Scivolai dentro di lei, in quel calore avvolgente, sprigionava un odore di frutta matura attaccata all'albero. D'un tratto divenne impetuosa e quando la marea cominciò ad alzarsi in me le sue gambe mi cinsero la schiena imbrigliandomi dentro di lei, prolungando lo spasmo del mio piacere. Giacemmo, allungai la mano verso di lei sentendo l'umidità del mio seme tra le sue cosce.
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MADELINE MILLER - La canzone di Achille
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ilfildiarianna · 2 years ago
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Ricordi anche i dettagli?” domanda l’ospite con stupore. “Ricordo tutto”.
Le braci.
Sándor Márai.
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