#Per Rinaldo
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Per chiarire le cazzate sul "fono faffistiii"... No, non lo sono, sono militari con i contro coglioni.
Comunque, per chiarire:
Parte della Decima rimase nella RSI, tradì il giuramento e combatté al fianco dei nazi, ma parte rimase fedele e, col nome di MARIASSALTO, combatté al fianco degli alleati per liberare l'Italia dal fascismo e dagli invasori tedeschi. Il COMSUBIN attuale non discende dalla Xa MAS direttamente, bensì tramite MARIASSALTO. De la Penne, Martellotta, Marceglia, Marino e Schergat - ovvero gli eroi di Alessandria d'Egitto, tranne Bianchi - erano in MARIASSALTO.
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Chi insegna ai propri figli
il rispetto per l'ambiente e l'amore verso gli animali, forse non lo sa,
ma sta costruendo un futuro migliore.
-Rinaldo Sidoli

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thinking about Will having a mental tally of the people Hannibal killed for him vs. the people he didn't. it's all people who had messed with Will to some extent, but Hannibal didn't kill them either because he was waiting for Will to do so himself or he found them too amusing and kept them alive, or people even Hannibal had had enough of.
Dr. Sutcliffe isn't on the list at all because Will is unaware of the conversation in which Dr. Sutcliffe referred to Will as one of Hannibal's "pigs". Tobias Budge is on the list, that one still warms his heart. Will's sure that Hannibal's defense claim holds some water, because Will doesn't doubt that Tobias tried to kill him, but Will also knows that Hannibal wanted to kill the man when he thought he'd killed Will. Cordell makes the list, Will doesn't ignore that. he adds Mason on a technicality and smiles.
Freddie is written and underlined on the other column. he still firmly believes she didn't die enough. he has no amount of the same entertained respect for her that Hannibal does. Chilton made a nice pawn in the end, but Will is still bitter about having to deal with him one on one for so long to begin with.
eventually, Hannibal discovers this mental list that Will keeps. he is very upset that Will refuses to include Bedelia on principle.
"It was your suggestion, does that not count?"
"She should've died before I ever saw her. Then I could be convinced you regretted bringing her with you. It would've made for a very nice argument in your favor, actually."
"I cannot undo that, only the bindings of her joints, as per your request."
"She doesn't count, Hannibal."
what baffles Hannibal more than that, however, is not that anybody else supposedly didn't make the cut. it's that Rinaldo Pazzi of all people did.
he'll take his wins where he has them.
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I'm under the weather and killing time until my Bride gets home looking at the history of some of the items I am letting go of before I do. Colt New Army M1901
I was talking to a friend, yes I have those, about my Colt M1901 New Army .38 Long Colt Revolver and how I am thinking of moving it down the road because I don't reload for it. I have exactly 4 WWI .38 Long Colt rounds, I had 6 but Ryan and I each shot one. We could not help ourselves. My Buddy asked me why I don't load for it because I am set up to load for .357 Mag and .38 SPC. I said it is the same reason I reload 9mm but not 9mm Makarov and .380, they are to similar and there is a possibility that they can get mixed up at some point. I buy factory 9mm Makarov and keep it well separated from my .38 spc and .357 mag.
Below you can see the difference between the 3 cartridges: Left to right .38 Long Colt, .38 Special and .357 Mag.
The M1901 will hold all 3 rounds in its cylinder, the .38 SPC was a round (Funny, was around and WAS AROUND both work here.) when this revolver was made but the .357Mag would not come out until 1934. Per CIP (Commission internationale permanente pour l'épreuve des armes à feu portatives or in English Permanent International Commission for the Proof of Small Arms) established in 1914 the .38 SPC had a maximum chamber PSI that was 9000 PSI higher than that of the .38 Long Colt meaning there could be a catastrophic failure were the cartridges interchanged. The .357 mag had a CIP maximum chamber pressure that was 31,000 PSI higher than that of the .38 Long Colt, that could make for a very bad day. Because the M1901 could fit both the .38 long and .38 spc the M1903 was changed so the cylinders slightly tapered to not allow the .38 spc to go all the way in, thus also stopping the future .357 from going all the way in. (Just the tip.) As you can see in my M1901 all 3 rounds fit, although the .357 mag is just about 2mm to long to cycle the cylinder, A .357 mag wadcutter would fit and shoot though.
My Colt New Model Army of 1901 in .38 Long Colt was made in 1901, the first version with a lanyard ring. It was later reconditioned By Remington-UMC for service in WWI, thus the two inspector marks RAC (Rinaldo A. Carr who was a civilian employee of the War Department and was the sub-inspector on the revolvers) who initially inspected the pistol and LEB (Leroy E. Briggs who was an Army Captain that inspected revolvers rebuilt and refurbished at Remington-UMC's Bridgeport CT Plant 1898-1917).
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Sempre dalla stessa parte, la nostra!
Di batoste epocali, disfatte sindacali e operaie la storia della CGIL ne è piena:
-Non ebbero da imparare niente già nell'ottobre 1980 quando scesero in piazza 40.000 colletti bianchi a Torino... fu una Caporetto epocale: fine del sindacato unitario, fine della FLM, il potentissimo sindacato unito dei metalmeccanici, flessione a 90° per immissione grosso pistone rigorosamente NON lubrificato nelle terga, specialmente agli operai.
Ricordiamo che la marcia dei 40.000 del 14 ottobre fu l'evento tanto atteso per chiudere la vicenda FIAT; Lama, Carniti e Benvenuto non aspettavano altro, si dichiarano immediatamente sconfitti e Lama lascia a Romiti il compito di stendere il testo dell'accordo.
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Antefatto:
A Torino, la mattina dello sciopero generale del 23 gennaio 1975 per “l'occupazione, la contingenza e il salario”, un grande e combattivo corteo di lavoratori proveniente da Mirafiori giunge in piazza San Carlo mentre è già in corso il comizio del rappresentante di CGIL-CISL-UIL. Gli slogan che chiedono la firma immediata dell’accordo per il punto unico di contingenza costringono l’oratore a prendersi alcune pause. Poi iniziano i fischi che in breve raggiungono un’intensità da stadio, come quando la squadra ospite si appresta a calciare un rigore. Il malcapitato Rinaldo Scheda della CGIL è costretto a interrompere definitivamente il suo intervento e a lasciare il palco. A mia memoria, è la prima volta che un dirigente sindacale della CGIL, viene contestato, fischiato in piazza dai lavoratori, e non sarà l’ultima.
Due giorni dopo a Roma, l’avvocato Gianni Agnelli, all'epoca presidente di Confindustria, e i segretari di CGIL-CISL-UIL, Luciano Lama, Bruno Storti e Raffaele Vanni, sottoscrivono obtorto collo l'accordo interconfederale che unifica il “punto” di contingenza: indipendentemente dalla loro qualifica, tutti i lavoratori riceveranno il medesimo importo quale adeguamento automatico del salario all'aumento del costo della vita. E' l'ultima grande conquista egualitaria del movimento dei lavoratori del 1969, ma è un passo indietro per Lama, “migliorista” della prima ora, che vuole dimostrare a spese dei lavoratori l'affidabilità del PCI e della CGIL a governare, nell'interesse dei padroni, il cambio di fase del capitalismo che si sta prospettando.
Questa conquista salariale ce l'hanno poi fatta rimangiare con gli interessi negli anni a seguire.
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-Non ebbero da imparare niente dal referendum sulla Scala Mobile e sul taglio dei tre punti di contingenza per decreto voluta dal governo Craxi, altra Caporetto: La sera precedente all'approvazione definitiva del decreto, muore a Padova Enrico Berlinguer; poco prima aveva annunciato che sarebbero state raccolte le firme per un referendum abrogativo del decreto di San Valentino, ma la corrente migliorista che vuole abolire del tutto la scala mobile è contraria alla consultazione popolare. Il referendum si svolge il 9-10 giugno 1985, si pronunciano per il Sì PCI, DP, MSI Destra Nazionale e Partito Sardo d'Azione. Vince il No col 54,3%. Alle ore 14 del 10 giugno, cioè all'ora della chiusura dei seggi, il presidente di Confindustria Luigi Lucchini disdetta l'accordo sull'indennità di contingenza. Si domanda: ma i sempre più numerosi sostenitori della corrente migliorista all'interno del PCI, i Napolitano, i Fassino, nel segreto dell'urna cosa avranno votato?
-Non ebbero da imparare niente, nel 1992 dalla soppressione definitiva della Scala Mobile, dal congelamento per due anni di tutti i contratti di lavoro, e dal blocco degli aumenti salariali fino a tutto il 1994. Ottaviano Del Turco, socialista, numero due della CGIL, è contento: "Difendo l'accordo, anzi dico che il sindacato ha firmato un bell'accordo" (l'Unità, 2 agosto).
E alla fine il sì a denti stretti di Trentin”. Bruno Trentin si dimette da segretario della CGIL: “Ho dovuto firmare un brutto accordo. Non mi pento della firma, ma la Confederazione voleva altro” dichiara.
Però come si sa, in Italia le dimissioni, se non subito accettate, hanno sempre una scadenza ravvicinata, come le mozzarelle; infatti, al ritorno dalle ferie, il 4 settembre, Trentin le ritira. Dopo che ogni personaggio ha recitato al meglio la sua parte in commedia, nel sindacato si ricaricano le stilografiche e ci si appresta alla prossima grande svendita.
-Non ebbero da imparare niente dalla riforma pensioni del governo Dini: L'8 maggio 1995 CGIL-CISL-UIL raggiungono un accordo col governo Dini su una riforma del sistema pensionistico che introduce il criterio contributivo che andrà a sostituire quello retributivo. La riforma è del tutto simile, se non addirittura in alcuni punti peggiorativa per i lavoratori, a quella proposta da Berlusconi un anno prima, sulla quale CGIL-CISL-UIL avevano chiamato milioni di lavoratori a mobilitarsi, a opporsi.
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Dal 1995 a oggi, CGIL-CISL-UIL proclameranno solo dieci scioperi generali antigovernativi di tutte le categorie: la classifica vede nettamente al comando Berlusconi con cinque scioperi (due della sola CGIL), segue Monti con due (per la legge Fornero solo tre ore a fine turno), in coda D'Alema, Amato e Renzi con uno, quest'ultimo sul Jobs Act, dichiarato soltanto da CGIL e UIL. I numeri dicono che in presenza di politiche antipopolari, che hanno massacrato il salario, i diritti dei lavoratori, messe in atto indistintamente da governi di centrodestra e centrosinistra, la Troika sindacale chissà come mai ha scioperato solo contro i governi di Berlusconi.
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-Non ebbero da imparare niente dalla riforma chiamata "Pacchetto Treu" del governo Prodi: L'idea ispiratrice del provvedimento è genuinamente iperliberista: più flessibilità del lavoro, meno diritti per i lavoratori, uguale più occupazione. Sono istituiti tutta una serie di nuovi contratti di lavoro: interinale, a tempo determinato, part-time, collaborazioni coordinative e continuative, formazione lavoro, apprendistato, tirocinio, stage, socialmente utili e varie altre forme contrattuali definite “atipiche”.
Anche qui sconfitta epocale per tutto il mondo operaio.
I successivi interventi sulle norme del lavoro, legge Biagi (2003), riforma Fornero (2011), decreto Poletti (2014), Jobs Act (2014/2015), seguiranno tutti quell'indirizzo.
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Antefatto:
Ovviamente sempre col nobile intento di “favorire l'occupazione”, già il terzo governo Andreotti, quello che aveva incassato la “non sfiducia” del PCI, con legge 285 del 1° giugno 1977 aveva varato il "contratto di formazione lavoro". Lo Stato offriva incentivi in forma di sgravi contributivi al datore di lavoro che assumeva ragazzi con lo scopo di insegnar loro un mestiere. Ma in realtà è solo una scappatoia, una forma di assunzione dei lavoratori in condizioni peggiori.
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Mettiamoci la consultazione sulla riforma pensioni del governo Dini: vergognosamente voluta dalla CGIL e fatta vincere con i voti del sindacato SPI (Ma perché cazzo fecero votare i pensionati?)
Mettiamoci l'ingresso delle Cooperative nelle fabbriche per abbassare ulteriormente i diritti (e il salario) degli operai.
Mettiamoci l'eurotassa che doveva essere resa dal governo Prodi negli anni a venire e mai restituita.
Mettiamoci l'Euro, moneta che ha devastato il potere d'acquisto degli operai.
Mettiamoci pure la puttana delle loro mamme e pure i cornuti dei loro babbi!
(Post in parte fatto con estratti da "Hanno ucciso tutte le conquiste dei lavoratori: CHI SIA STATO NON SI SA" di Cesare Allara).
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Il PD, la sinistra tutta, la CGIL e affini vanno rottamati e gettati nell'umido, le loro sedi distrutte e seminare con sale grosso il terreno affinché non ci nasca più niente!

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Tu eri il mio raggio di sole con la tua
presenza discreta e il tuo amore infinito.
Non mi rassegnerò mai a non vederti più.
Ti custodirò per sempre nel mio cuore.
Ciao amore mio grande
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Alessandro Melani (1639-1703) - "Litanie per la Beata Vergine"
Concerto Italiano, Rinaldo Alessandrini
Anna Simboli, soprano; Monica Piccinini, soprano; Andrea Arrivabene, alto; Raffaele Giordani, tenor; Sergio Foresti, bass; Alena Dantcheva, soprano; Gabriella Martellacci, contralto; Luca Dordolo, tenor; Matteo Bellotto, bass
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So I'm not done ragging on Don Sweeney just yet (and I'm tipsy so deal). I looked at the 27 picks that he traded away to other teams and like the other two, it's abysmal (yes I know my last post said he had made 29 trades but upon further review, there was one pick that Peter Chiarelli traded for Brett Connolly, and I'll get into the last pick at the end). Players in bold-faced blue text for readability (let me know if it doesn't work)
Sweeney traded for 19 players: John-Michale Liles, Lee Stempniak (uh, funny little aside, I went to college with Stempniak's nephew...and actually knew the nephew), Zac Rinaldo, Rick Nash, Nick Holden, Drew Stafford, Marcus Johansson, Tommy Wingels, Ondrej Kase, Taylor Hall, Curtis Lazar, Hampus Lindholm, Mike Reilly, Josh Brown, Garnet Hathaway, Andrei Svetlakov, Dmitry Orlov, Vinni Lettieri and Michael Callahan.
Of those 18 players...just TWO played more than 100 games with the Bruins, Taylor Hall (158 regular season, 25 playoff) and Hampus Lindholm (163 regular season, 24 playoff). And an additional FOUR played at least 50 games with the Bruins: Zac Rinaldo (51 Boston, 31 Providence), John-Michael Liles (53 regular season, 6 playoff), Curtis Lazar (87 regular season, 17 playoff), and Mike Reilly (95 regular season, 16 playoff, 36 Providence). Two of the players are with the Providence Bruins Michael Callahan and Vinni Lettieri. And two, Josh Brown and Andrei Svetlakov aren't with the team at all.
That leaves the following players playing fewer than 50 games with the Bruins: Lee Stempniak (19 regular season, no playoff games), Rick Nash (11 regular season, 12 playoff), Drew Stafford (18 regular season, 6 playoff), Nick Holden (18 regular season, 2 playoff), Tommy Wingels (18 regular season, 4 playoff), Ondrej Kase (9 Regular season, 11 playoff), Marcuss Johnasson (10 regular season, 22 playoff), Garnet Hathaway (25 regular season, 7 playoff).
Of the 19 players Sweeney traded multiple picks for six players: John-Michael Liles (2016 third, 2017 fifth), Lee Stempniak (2016 fourth, 2017 second), Marcus Johansson (2019 second, 2020 fourth), Rick Nash (2018 first, 2019 seventh), Hampus Lindholm (2022 first, 2023 second, 2024 second), and Garnet Hathaway (2023 first, 2024 third, 2025 second). With the exception of Hampus Lindholm and John-Michael Liles (both of whom played 50 or more games with Boston), he traded 9 total picks for four rental players who played a combined 65 regular season and 41 playoff games with Boston, for an average of 16 regular season and 10 playoff games per player.
There's one player I didn't include here and that's Tyler Bertuzzi. Sweeney traded two picks for him, 2024 first and 2025 fourth. I didn't include him in this because well, the Bruins reacquired that first round pick in the Ullmark trade and the 2025 draft hasn't happened yet but when that information drops and if Sweeney-boy is still with the team I'll make an updated post. Bertuzzi played 21 regular season and 7 playoff games with Boston. Do what you want with this information. GOD, I miss cap friendly...
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Conferenza di Telmo Pievani sull'acqua
"Andiamo verso un periodo in cui per molto tempo durante l'anno non ci sarà l' acqua. Le foto di Salgado sono un passaggio obbligatorio per capire l'acqua. Nel bellissimo museo di Geografia di Padova c'è una mappa dell' Italia quando il mare era più basso di sessanta metri. Abbiamo immaginato uno scenario parossistico ed abbiamo disegnato una mappa che mostri questa nostra irresponsabile passività: sessantacinque metri del livello del mare più in alto. Padova non c'è più, ad esempio. Andrea Rinaldo ha deciso di indire un concorso sulla domanda che chiede una soluzione per Venezia. Come salveremo Venezia? Una laguna non puoi separarla dal mare. Dobbiamo tirare su tutto? In che modo? La crisi ambientale è qui. Venezia sarà visitabile con i sub. Verona sarà sul mare ed anche Lodi. Non ci saranno più i ghiacciai alpini. Il mare padano cambierà tutto. Il mare aprirà dei fiordi verso l'interno. I colli di Roma saranno delle isole. La Sardegna sarà divisa ina due. Napoli sarà un' isola. La mappa geografica è un linguaggio intuitivo che mostra un futuro non remoto. Nessuno crede che arriveremo fino a lì.
La desertificazione, il cuneo salino, lo spostamento delle fasce di vegetazione, etc, sono processi già in atto. Il Mediterraneo si sta tropicalizzando adesso. Alcuni imprenditori stanno coltivando mango e papaya in Sicilia. Con sessantacinque metri di livello del mare più alto non ci sarà più neanche tutto il Nord Europa. Questo scenario è lontano da noi, ma il pianeta Terra è stato più caldo di così, ad esempio nel picco dell' Eocene. Non ci potremo stare tutti qui. Il cambiamento climatico è un tema di giustizia sociale, perché pesa molto di più sui poveri. Proponiamo dei modelli evolutivi che mettono insieme tanti dati provenienti da diverse discipline. Il clima è sempre cambiato: da qui una grande fallacia logica. Noi figli dell'instabilità. Due elementi di novità: velocità del cambiamento (i tempi evolutivi sono di milioni di anni; adesso parliamo di decenni e non è mai stato così); la seconda evidenza è l'origine antropica. Queste sono le due novità fondamentali. Prima dell' homo sapiens ci fu un cambiamento climatico, durato 80 millenni, che portò all' annullamento del 98% delle specie. Sopravvisse il due per cento. Il pianeta se ne frega di noi. Il clima oggi sta cambiando più velocemente di così. Ce la faremo, non si tratta di pensare all' estinzione. Il tema è: chi pagherà e quanto pagheremo?"
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“ Eravamo nell'atrio, tutto rivestito di capelvenere. Dinnanzi m'era lo scenario che godevo da un mese e che mi sembrava di vedere ogni giorno per la prima volta. Il declivio verde di aranci, costellato di frutti d'oro, poi l'azzurro del mare, l'azzurro del cielo; e su quell'orizzonte a tre smalti diversi, i piú divini modelli che l'arte dorica abbia, col Partenone, tramandato sino a noi. Il Tempio della Concordia, e vicino il Tempio d'Era con la sua fuga di venti colonne erette e di venti colonne abbattute, e, piú oltre, il Tempio d'Ercole, ossario spaventoso della barbarie cartaginese, meraviglia ciclopica tale che la nostra fantasia si domanda non come sia stato costrutto, ma come sia stato abbattuto; e oltre ancora il Tempio di Giove Olimpico, il Tempio di Castore e Polluce: tutte le sacre rúine che Agrigento spiega a sfida tra l'azzurro del cielo e del mare, ecatombe di graniti e di marmi che sembra dover ricoprire tutta la terra di colonne mozze o giacenti, di capitelli, di cubi, di lastre, di frantumi divini. Ma dinnanzi a noi era quello che Miss Eleanor chiamava «il mio tempio», il tempio di Demetra, eretto ancora sulle sue cinquantaquattro colonne, l'unico intatto fra dieci altri abbattuti, l'unico sopravvissuto, per uno strano privilegio, al furore fenicio e cartaginese, al fanatismo cristiano e saraceno. — No, amico mio. Dobbiamo ai cristiani e ai saraceni se il tempio è giunto intatto fino a noi.
Fu San Rinaldo, nel IV secolo, che lo scelse fra «i monumenti infernali dell'idolatria» per convertirlo in una chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista, chiesa che fu trasformata in moschea al tempo dell'invasione saracena. E l'edificio divino fu salvo, mascherato e protetto come un fossile nella sua custodia di pietra e di cemento. Quale grazia del caso! Pensate allo scempio che fu fatto degli altri! Pubblicherò un manoscritto di mio padre dedicato tutto allo studio di queste distruzioni nefande. Pensate a quel colossale Tempio d'Ercole che forni materiale per tutti i porti nel Medio Evo! Tutto fu abbattuto e spezzato. Abbattute le colonne ciclopiche, ogni scannellatura delle quali poteva contenere un uomo, come in una nicchia, abbattuti i giganti e le sibille alte dodici metri che reggevano l'architrave, meraviglia di mole titanica e di scultura perfetta. Pensate le teste, le braccia, le spalle divine, i capitelli intorno ai quali si gettavano gomene colossali, tese, tirate da schiere di buoi fustigati, mentre le seghe tagliavano, le vanghe scalzavano i capolari alle basi. E le moli precipitavano in frantumi spaventosi, con un rombo che faceva tremare le terra. Ora sulle nudità divine, tra le pieghe dei pepli, nidificano le attinie e i polipi di Porto d'Empedocle. — Cose da invocare un secondo toro di Falaride per i cristianissimi demolitori. — Il gregge! Il gregge dell'Abazia! — Miss Eleanor si interruppe ad un tratto, ebbe uno di quei suoi moti fanciulleschi di bimba sopravvissuta, — il gregge dell'Abazia! Guardate che incanto! Dall'interno del Tempio, sul grigio delle colonne immani, biancheggiarono d'improvviso due, trecento agnelle color di neve. Uscivano dal riposo meridiano, dalla fresca penombra, correvano lungo il pronao, balzavano sui plinti, scendevano con grandi belati e tinnir di campani. Tre pastori s'affaccendavano con i cani per adunare le disperse e le ritardatarie. Alcune, le piccoline, non s'attentavano a balzare dagli alti cubi di granito, correvano disperate lungo il pronao, protendevano il collo invocando soccorso, con un belato lamentevole. I pastori le prendevano tra le braccia, passandole dall'uno all'altro, tra l'abbaiare dei cani. “
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Brano tratto dal racconto di Guido Gozzano Alcina, pubblicato per la prima volta sulla rivista culturale milanese L’illustrazione italiana il 26 dicembre 1913.
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Quando pensai di rifugiarmi in Francia, scappando dalla morte
Il 21 di settembre del 1529, accompagnato dal mio assistente Antonio Mini, da Rinaldo Corsini e dall’orefice Piloto, partii a cavallo alla volta di Venezia per poi proseguire alla volta della Francia. Ma perchè me ne andai senza dir nulla a nessuno? L’idea di andarmene m’era balenata in mente mentre ero impegnato con le fortificazioni di San Miniato. Ero tornato da una manciata di giorni da…

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La caccia non è uno sport, ma una menzogna inventata dagli uomini deboli
per giustificare
la crudeltà verso gli animali.
-Rinaldo Sidoli

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IN OMAGGIO AD ALVARO VITALI

IN OMAGGIO AD ALVARO VITALI Oggi in Italia si piange la scomparsa di Alvaro Vitali e sui social campeggia la sua foto nei panni di Pierino, la sua maschera cinematografica più popolare e amata con la quale ormai era pienamente identificato. Viaggiava tenendo in tasca il suo baschetto rosso-blu col pompon pronto a raccontare una barzelletta o intonare il motivetto ricorrente nelle commedie anni Settanta-Ottanta che lo vedevano protagonista. Noi vogliamo ricordarlo con una collaborazione meno nota ma di cui forse andava più orgoglioso: quella con Federico Fellini che tra le varie pellicole lo volle nel cast de I Clown.

Ne "I Clown" interpretava il fonico, Alvaro, che seguiva Fellini col grande microfono di scena nella sua ricerca in giro per l'Europa per raccontare la figura del clown. A sua volta era un clown anche lui e lo ha dimostrato nella sua carriera, con una maschera e un personaggio ormai impossibile da distinguere da se stesso, al punto da diventarne quasi vittima.

Nella scena iniziale del documentario, forse una delle più belle e intramontabili, registrata sotto le gradinate del Circo a 3 Piste di Liana, Nando e Rinaldo Orfei, nel camerino, nella carovana dei fratelli Orfei durante la cena a cui partecipano tra gli altri anche Amleto e Ginetto Cagna, il domatore Franco Migliorini, il vecchio clown Squarzoni, Alvaro sta in piedi alle spalle di Liana, registra le conversazioni. GUARDA IL FILM "I CLOWN" Beh, ecco il nostro Alvaro Vitali, legato ad alcune delle scene più emblematiche di un film particolare che celebra la passione del Maestro riminate per il Circo e il rapporto di amicizia fraterna che lo legava agli Orfei. Ciao Alvaro, grazie per le risate che ci hai fatto fare, con la genuinità di un clown che ha attraversato la storia della commedia all'italiana (e almeno una volta ha sfiorato anche la pista del circo... e che pista!). Per raggiungere il gruppo l'Impresario Circense su Facebook cliccate sull'immagine sottostante

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Un episodio del podcast per scoprire tutto ciò che devi sapere sulle problematiche dei viaggi con Ryanair, la compagnia low-cost più utilizzata e controversa d’Europa. Se hai mai affrontato check-in online frustranti, ritardi inspiegabili, cancellazioni improvvise o un servizio clienti assente, questo episodio è un must per te. Approfondiamo cinque criticità principali – malfunzionamenti digitali, negato imbarco, gestione opaca della privacy, reclami complessi e comunicazione carente – con storie reali che rivelano l’impatto umano di questi disservizi.
Perché ascoltarlo? Questo episodio del podcast non solo ti informa, ma ti arma con le conoscenze per difendere i tuoi diritti, evitare trappole e viaggiare con maggiore sicurezza. È una guida indispensabile per viaggiatori, consumatori consapevoli e chiunque voglia navigare il mondo del low-cost senza sorprese.Tra gli episodi raccontati, c’è l’esperienza drammatica di un viaggiatore a Tallinn, escluso dal volo FR330 per una disputa futile sul bagaglio, nonostante una febbre alta e un appuntamento medico cruciale per un linfoma. Un altro caso sconvolgente è quello di Daniele Rinaldo, malato di SLA, lasciato a terra a Cagliari per il suo respiratore, costretto a spendere 600 euro per un volo alternativo. A questi si aggiungono storie di passeggeri a Birmingham e Catania, vittime di overbooking e abbandono. Ogni caso sottolinea le carenze di Ryanair e l’importanza di conoscere i tuoi diritti.Il podcast mette in luce il Regolamento (CE) n. 261/2004, che tutela i passeggeri in caso di negato imbarco, ritardi e cancellazioni.
Come dichiarato da Antonio Tajani, ex vicepresidente della Commissione Europea, “rifiutando l’imbarco, la compagnia commetterebbe un’infrazione al regolamento 261 del 2004 che prevede compensazioni per i passeggeri lasciati a terra”. Ryanair è obbligata a offrire compensazioni (250-600 euro), voli alternativi, pasti, hotel e trasferimenti, ma spesso ignora questi doveri, lasciando i viaggiatori a gestire da soli situazioni di crisi. In Italia, l’ENAC vigila su queste normative, e l'episodio del podcast spiega come segnalare disservizi tramite l’applicativo “Tutela dei diritti del passeggero”.
Esploriamo anche la controversa gestione della privacy da parte di Ryanair, con verifiche biometriche criticate da NOYB per violazione del GDPR, e la complessità dei reclami, che scoraggia i passeggeri. La mancanza di empatia nel servizio clienti, con risposte automatizzate e personale poco formato, emerge come un problema ricorrente, aggravando l’esperienza di chi affronta emergenze.
Una risorsa preziosa per viaggiatori frequenti e attivisti per i diritti dei consumatori. Con un tono autorevole ma coinvolgente, combina storie personali, analisi normative e consigli pratici per affrontare il low-cost con consapevolezza. Ascolta ora per imparare a proteggerti dai disservizi, far valere i tuoi diritti e contribuire a migliorare il settore aereo. Condividi con chi ha vissuto esperienze simili e unisciti alla discussione su come rendere i viaggi più sicuri e rispettosi!
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il poeta siciliano che invento il sonetto
Il poeta siciliano che inventò il sonetto
Chi era Jacopo da Lentini?
Jacopo da Lentini è stato un poeta siciliano del XIII secolo, noto per essere l'inventore del sonetto. La sua vita e le sue opere sono ancora oggi oggetto di studio e di interesse per gli studiosi di letteratura italiana.
La vita e le opere di Jacopo da Lentini
Jacopo da Lentini nacque a Lentini, in Sicilia, intorno al 1230. La sua vita è stata segnata dalla sua appartenenza alla corte di Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia. In questo contesto, Jacopo da Lentini ebbe l'opportunità di sviluppare le sue doti poetiche e di entrare in contatto con altri poeti e intellettuali dell'epoca.
La nascita del sonetto
Il sonetto è una forma poetica che consiste in 14 versi, divisi in quattro quartine e due terzine. La sua struttura è caratterizzata da una metrica specifica e da un uso preciso delle rime. Jacopo da Lentini è considerato l'inventore del sonetto, anche se non è possibile stabilire con certezza la data esatta della sua creazione.
La Scuola siciliana e il suo ruolo nella letteratura italiana
La Scuola siciliana è un movimento letterario che si sviluppò in Sicilia nel XIII secolo. I poeti della Scuola siciliana, tra cui Jacopo da Lentini, furono influenzati dalla poesia provenzale e dalla letteratura latina. La loro produzione poetica è caratterizzata da un uso preciso delle rime e da una metrica specifica.
I poeti della Scuola siciliana
Tra i poeti della Scuola siciliana, oltre a Jacopo da Lentini, si possono citare Giacomo da Lentini, Pier della Vigna e Rinaldo d'Aquino. Questi poeti furono influenzati dalla poesia provenzale e dalla letteratura latina, e svilupparono una propria forma di poesia che si caratterizzò per l'uso preciso delle rime e della metrica.
La loro influenza sulla letteratura italiana
La Scuola siciliana ebbe un'influenza significativa sulla letteratura italiana. I poeti della Scuola siciliana svilupparono una forma di poesia che si caratterizzò per l'uso preciso delle rime e della metrica, e che influenzò la produzione poetica dei secoli successivi.
Il sonetto e la sua struttura
Il sonetto è una forma poetica che consiste in 14 versi, divisi in quattro quartine e due terzine. La sua struttura è caratterizzata da una metrica specifica e da un uso preciso delle rime. Il sonetto può essere diviso in due parti: la prima parte, che consiste in otto versi, e la seconda parte, che consiste in sei versi.
La forma e la metrica del sonetto
La forma del sonetto è caratterizzata da una metrica specifica e da un uso preciso delle rime. Il sonetto può essere scritto in diverse forme, tra cui il sonetto shakespeariano e il sonetto italiano.
La sua evoluzione nel corso dei secoli
Il sonetto ha subito diverse evoluzioni nel corso dei secoli. Nel Rinascimento, il sonetto fu utilizzato da poeti come Petrarca e Boccaccio. Nel XVIII secolo, il sonetto fu utilizzato da poeti come Metastasio e Alfieri.
L'eredità di Jacopo da Lentini
Jacopo da Lentini è considerato l'inventore del sonetto, e la sua eredità è ancora oggi oggetto di studio e di interesse per gli studiosi di letteratura italiana. La sua influenza sulla letteratura italiana e europea è stata significativa, e la sua opera continua ad essere studiata e apprezzata.
La sua influenza sulla letteratura italiana e europea
La Scuola siciliana ebbe un'influenza significativa sulla letteratura italiana e europea. I poeti della Scuola siciliana svilupparono una forma di poesia che si caratterizzò per l'uso preciso delle rime e della metrica, e che influenzò la produzione poetica dei secoli successivi.
La sua importanza nella storia della poesia
Jacopo da Lentini è considerato l'inventore del sonetto, e la sua opera continua ad essere studiata e apprezzata. La sua influenza sulla letteratura italiana e europea è stata significativa, e la sua eredità è ancora oggi oggetto di studio e di interesse per gli studiosi di letteratura italiana.
Conclusione
In conclusione, Jacopo da Lentini è stato un poeta siciliano del XIII secolo, noto per essere l'inventore del sonetto. La sua vita e le sue opere sono ancora oggi oggetto di studio e di interesse per gli studiosi di letteratura italiana. La sua influenza sulla letteratura italiana e europea è stata significativa, e la sua eredità è ancora oggi oggetto di studio e di interesse per gli studiosi di letteratura italiana.
FAQ
Chi era Jacopo da Lentini? Jacopo da Lentini è stato un poeta siciliano del XIII secolo, noto per essere l'inventore del sonetto.
Cosa è il sonetto? Il sonetto è una forma poetica che consiste in 14 versi, divisi in quattro quartine e due terzine.
Chi sono stati i poeti della Scuola siciliana? Tra i poeti della Scuola siciliana, oltre a Jacopo da Lentini, si possono citare Giacomo da Lentini, Pier della Vigna e Rinaldo d'Aquino.
Qual è stata l'influenza della Scuola siciliana sulla letteratura italiana? La Scuola siciliana ebbe un'influenza significativa sulla letteratura italiana. I poeti della Scuola siciliana svilupparono una forma di poesia che si caratterizzò per l'uso preciso delle rime e della metrica, e che influenzò la produzione poetica dei secoli successivi.
Qual è l'eredità di Jacopo da Lentini? Jacopo da Lentini è considerato l'inventore del sonetto, e la sua eredità è ancora oggi oggetto di studio e di interesse per gli studiosi di letteratura italiana.
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