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[✎ ITA] 032c : Intervista - La rivisitazione di RM | 24.11.2023
🗞 032c #44 Inverno 2023/24
La Rivisitazione di RM
__di FIONA BAE

Quando incontro il rapper, cantautore e produttore K-pop RM, avverto una certa urgenza nel suo modo di fare. È appena uscito dallo studio di registrazione, dove sta ultimando il suo nuovo album solista, il secondo dopo Indigo (2022), prima di dover partire per il servizio militare obbligatorio – che durerà 18 mesi. Da bambino, RM – Kim Namjoon, per gli amici – voleva scrivere poesie e ha iniziato a rappare a 15 anni, in un locale della scena underground di Seoul. In quell'occasione, c'erano solo 18 persone nel pubblico. Oggi, invece, i BTS – il gruppo di cui RM (29 anni) è il leader – sono la band K-pop più nota in Corea – e probabilmente nel mondo. Come menzionato in un articolo di Forbes, i BTS (acronimo che originariamente stava per Bangtan Sonyeondan – Boyscout a prova di proiettile in inglese/italiano, ma che ora significa Beyond the Scene) sono l'unico gruppo nella storia della Billboard Global 200 ad aver guadagnato la pos. n.1 di questa classifica ogni anno fin dalla sua istituzione nel 2020. Il New York Times ha descritto il gruppo – formatosi nel 2010 e attualmente in pausa – come una “potenza mastodontica”.
Mentre mi dirigo al luogo dell'intervista, in una calda giornata di fine agosto, mi imbatto in un gruppetto di giovani fan asiatiche mentre scendono al volo da un van scuro e corrono a mettersi in posa di fronte all'insegna della HYBE, presso il quartier generale della multinazionale di intrattenimento. Originariamente nota come Big Hit Entertainment, la Hybe ha fatto costruire il nuovo edificio a marzo 2021. Il grattacielo, dall'aspetto piuttosto minimalista, è diviso in tre parti – con i suoi 19 piani a vista e 7 interrati: la sezione dedicata “ai dipendenti e al welfare”, corredata di palestra, si trova in cima, poi ci sono 9 piani di uffici e 6 preposti alla produzione musicale e di contenuti.
C'è anche un museo dedicato ai BTS, uno spazio adibito ad attico e tantissima sorveglianza.
Vengo accompagnata in un'ordinata sebbene ordinaria sala riunioni - invece che nell'elegante studio di registrazione mansardato di cui ho tanto letto – ed incontro RM. Ha i capelli corti ed indossa una maglietta estiva marrone dal buffo motivo. RM sembra calmo e cordiale, ma c'è anche quell'urgenza.


FIONA BAE: Il tuo ultimo album, “Indigo”, era basato sulla ricerca di un'identità. Come sei cambiato e ti sei evoluto negli... 8 mesi successivi al suo rilascio?
RM: Sono successe un sacco di cose. Sia umanamente che professionalmente, ho accusato colpi , sono caduto e poi mi sono rialzato tantissime volte. E ho realizzato che la persona che credevo d'essere in realtà non esiste.
F.B: Come ti descriveresti?
RM: Bella domanda. Non sono un narcisista e mi sono sempre lasciato sopraffare dalle mie insicurezze. Ho talmente tanto sporco, marcio, amore, affetto e considerazione, dentro me, che credo finirei per impazzire, se non li esternassi così candidamente. Se non svelassi questi miei lati al mondo. In un modo o nell'altro. E ci tengo a fare la differenza, a cercare di cambiare le cose, sia che si tratti di me stesso, delle persone attorno a me, dell'industria o del mondo. Credo il mio scopo sia portare un qualche cambiamento e penso di averlo già fatto, in parte, insieme ai BTS.
F.B: Sembra quasi questa sia una missione ed una vocazione, per te.
RM: C'è chi critica e mette in dubbio le mie ragioni per tutto ciò, ma, in fin dei conti, quando il peso di questa “corona” (responsabilità) non grava sulle tue spalle, è difficile capire. Non è una corona e un fardello che ho chiesto io. Ma cerco di essere ottimista e di usare al meglio la mia influenza. Quel che dovrei e voglio fare è prendere ciò che di bello c'è nella mia arte e fare della mia individualità qualcosa di universale. Trovo bellissimo che la gente possa ridere, piangere e commuoversi grazie al lavoro degli artisti, i/le quali sanno come rendere le loro storie personali qualcosa di universale e cosmico. Quando sono andato al concerto di Kim Yuna, la leader della band Jaurim, ho sentito un/a fan, in lacrime, gridare “Se non mi sono toltə la vita, è merito tuo!”. In precedenza, ho già ricevuto anche io diversi bei messaggi su come la mia musica ha avuto effetti positivi sulle persone, ma sentire questa cosa dal vivo, lì vicino a me, mi ha colpito nel profondo. Una volta di più, ho realizzato che la musica può davvero salvare vite. Ed è ciò che voglio fare. Se non avessi questo tipo di vocazione, non sarei potuto sopravvivere nei BTS. Se non avessi uno scopo ed una vocazione in generale, la mia vita non avrebbe senso.


F.B: Come ti approcci e gestisci il tuo status di superstar?
RM: Mi sono messo per tempo a studiare la metacognizione. Cerco di intercettare e decifrare i messaggi e simboli che mi si presentano. Ho imparato a destreggiarmi tra lo stress dell'essere sempre sotto i riflettori ed i lati positivi di tutta questa fama. L'altro giorno, mi è capitato di imbattermi in un post riguardo “Le 4 buone abitudini per essere felici”, su Instagram. Solitamente, detesto quel tipo di contenuti auto-motivazionali. Ma poi mi sono reso conto che io stesso sono già solito dire/pensare tutte e 4 le frasi positive lì menzionate. Forse allora sono felice.
Inoltre, cerco di tagliare fuori il più possibile, e penso d'essere migliorato in questa pratica. Ma la cosa più difficile da gestire è l'atmosfera che si vive e respira nell'industria K-pop. Mi spiace ammetterlo, è piuttosto triste, ma si fa molta attenzione alle apparenze e la gente è sempre concentrata su ciò che fai. Molte persone vedono solo ciò che vogliono vedere. Ma ormai sono in questo settore da 10-11 anni, e credo sia la giusta direzione – la stessa di tuttə coloro che, come me, hanno una certa influenza e decidono di sfruttarla per essere più apertə, onestə. Credo l'onestà, oggigiorno, sia da encomiare.


F.B: In che modo ti stai svelando, ora?
RM: Il modo migliore, ovviamente, è attraverso un album o altri contenuti. Cerco anche di condividere molto della mia vita su Instagram. In un certo senso, mi rendo vulnerabile. Vengo anche criticato perché certe persone pensano un idol non dovrebbe mostrare così tanto di sé. Ma questo è il mio modo di dire "vi voglio bene". Cioè, per quanto credete io possa ancora tenere la bocca chiusa e parlare solo delle cose positive, nelle interviste? Quando non si fa che accumulare e tenere tutto chiuso, pressato dentro, alla fine non si può che esplodere. Con questo non voglio dire che gli ultimi 10 anni siano stati una menzogna. Semplicemente, la mia vita è stata talmente intensa da non avere neppure il tempo materiale di pensare ad altro, se non all'impegno o progetto successivo.
F.B: Credo che liberandosi dalle norme sociali coreane, opprimentemente tradizionaliste, moltə artistə abbiano ora abbracciato uno stile di vita più deciso e coraggioso, che è particolarmente vicino a moltə giovani, in tutto il mondo, impegnatə ad opporsi al sistema.
RM: Sono sicuro sia così per diversə artistə, ma non direi sia necessariamente il mio caso. Cioè, non ho mai pensato “Devo parlare di libertà e amore attraverso il mio hip-hop perché la vita è dura” o “Che forza lo spirito d'opposizione dell'hip-hop!”. No. Semplicemente, l'ho sempre trovato bello e divertente.

F.B: Mi piacerebbe parlare un po' con te dell'ascesa della cultura coreana contemporanea, dato che sei l'apogeo della cultura pop di questa nazione. Intervistando vari/e artistə per il mio libro [Make Brake Remix : The Rise of K-style (2022)], sono giunta alla conclusione che la popolarità della cultura coreana a livello globale sia anche merito della sicurezza e spirito di iniziativa con cui questə giovani coreani si sono lanciatə come pionierə con la loro musica, remixando di tutto e di più, con zero inibizioni. Credi esista un approccio o modo di fare caratteristico, qui in Corea, e che sia quello ad aver portato la cultura coreana ad essere così famosa?
RM: L'unico frangente della cultura coreana su cui posso effettivamente esprimermi credo sia quello musicale. Non posso farmi portavoce per altri aspetti della nostra cultura.
Credo ci siano tanti pregiudizi sul nostro conto, come l'idea che i coreani siano stacanovisti all'eccesso. Non dovremmo guardare alle culture straniere attraverso il nostro personale metro di giudizio. Sarebbe bello potessimo guardare le persone, i paesi e le varie culture senza alcun pregiudizio, a mente trasparente.
F.B: Ma la gente sembra essere curiosa di capire se c'è effettivamente un qualche tratto o una caratteristica della cultura coreana che le permette di esercitare una tale fascinazione a livello globale. Tu che ne pensi, credi esista qualcosa del genere?
RM: È tanto che mi trovo nell'occhio di questo ciclone [del K-pop, della cultura coreana e del loro successo], e credo di aver fatto più interviste come questa di chiunque altro. La risposta che mi viene più spontanea è “Non lo so e se non lo so io, immagino nessun altro lo sappia”. Se lo sapessi, credo sarebbe un po' come cercare di spiegare perché si ama una persona in un dato momento. Sono talmente calato nella nostra cultura che se qualcuno di estraneo al nostro contesto mi chiedesse cosa significa essere coreano, non saprei come spiegarlo. È innegabile che in Corea ci sia una certa atmosfera, però. Abbiamo quel qualcosa, senza dubbio. Ma non è alla portata di tutti, solo di coloro che sono natə e cresciutə qui. Se cercassimo di definire cos'è che ci rende coreani, finiremmo nell'astratto e metafisico.
Ma se effettivamente esiste un modo di fare e porsi tipicamente coreano, credo Seoul sia il luogo dove è più facile farsene un'idea. Vediamo moltissime cose disintegrarsi e riassemblarsi costantemente, e questo processo è estremamente rapido ed intenso. I coreani sono velocissimi nell'assorbire, digerire e fare proprie le cose. È ciò che mi piace chiamare dinamismo. Ma come hanno detto anche alcunə artistə nel suo libro, Seoul può diventare troppo intensa, alle volte, e soffocante. Talvolta, è troppo anche per me e mi sembra la città mi consumi. Ci sono persone che non ce la fanno e vorrebbero scappare. Ma se si tiene duro, c'è così tanto che questa città così dinamica può tirar fuori dalle persone.


F.B: Che effetto ha avuto su di te l'essere cresciuto qui in Corea?
RM: Io sono cresciuto in una cittadina relativamente nuova, vicino a Seoul, Ilsan. Dopo tutto il tempo trascorso all'estero, però, ho realizzato che ciò che mi permette di stare a galla sono le mie origini coreane. La nostra infanzia non ci abbandona mai. O si finisce per emularla o si prende la direzione opposta, cercando di distanziarsene. La mia infanzia è stata piuttosto felice. Ho ricevuto tantissimo amore e alcuni dei miei migliori amici sono persone conosciute in quel periodo. L'affetto, la nostalgia ed il senso di attaccamento che nutro per la Corea è qualcosa di essenziale, per me. Il K-Pop è estremamente intenso e dinamico, perché unisce la K (Corea) ed il Pop. E la gente sembra rispondere bene a quest'acceleratore quantico, a quell'energia e fusione. In tutto ciò, io mi sento come un salmone che risale la corrente in senso inverso. È l'unico modo per sopravvivere in questo mondo K-Pop senza impazzire.
F.B: Che cosa ne pensi di quella etichetta, della 'K'? Personalmente, trovo che il governo ed i media coreani ne siano piuttosto ossessionati, perché estremamente fieri di ciò che la nostra piccola nazione – schiacciata tra il Giappone e la Cina – è riuscita ad ottenere.
RM: È un'etichetta che arriva principalmente dall'esterno. Per comprendere ciò con cui siamo poco familiari, cerchiamo di trovare definizioni in cui inquadrare la cosa. È un istinto naturale per il genere umano. Alla gente piace pensare ci sia un qualcosa in questo paese che stia portando alla crescita della nostra e di altre culture simili. Però non ho nulla contro quest'etichetta. Anzi, sono molto grato che si stia cercando di dare un nome a ciò che è coreano. Ma capisco anche che moltə creativə non apprezzino essere categorizzatə così. Penso stia ad ogni singolə artista trovare la propria identità. Ma questo processo di individualizzazione e possibile solo grazie a quella 'K'.
F.B: Il K-Pop unisce tanti generi differenti. Credi abbia sviluppato una sua espressività ed un significante sonoro?
RM: Sì, senza dubbio. Ha sviluppato un'identità sonora piuttosto corposa, e molti paesi stanno cercando di copiarla. Io non sono entrato nei BTS perché volevo fare K-Pop. Inizialmente, i BTS erano un gruppo fondamentalmente hip-hop, come i Run-DMC o i Beastie Boys, e poi ci siamo evoluti in ciò che vedete ora. Mi piacerebbe la gente imparasse a considerare il K-Pop nelle sue tante sfaccettature, nella sua tridimensionalità. Innanzitutto, si tratta fondamentalmente di musica ballabile. Ma il K-Pop non è solo musica, è anche coreografia, video musicali e tanti altri contenuti ad esso collegati. È un pacchetto completo. Ho visto molte persone che disprezzavano il K-Pop, diventare fan dopo averne approfondito la conoscenza. Ciò che vorrei dire alla gente è “Non denigrate il K-Pop, prima di averlo provato”.
F.B: E cosa mi puoi dire delle sotto-culture? Che influenza hanno su di te? Mentre lavoravo al mio libro, mi ha intrigato molto scoprire che la scena underground è strettamente legata a quella K-Pop e alla moda coreana mainstream.
RM: Personalmente, sono sempre circondato da queste sotto-culture e ne sono un grandissimo fan. Sebbene la mia immagine di idol sia estremamente curata, molto più spesso sono attratto da tutto ciò che è grezzo e parossistico.


F.B: E cosa ne pensi della moda in genere? Bottega Veneta ha saputo riconoscere il tuo impatto a livello culturale e ti ha nominato suo unico ambasciatore a livello globale.
RM: L'idea di diventare ambassador per marchi di lusso, inizialmente, non mi entusiasmava più di tanto. Ma il direttore creativo di Bottega, Matthieu Blazy, mi ha spiegato che gli piacciono i contenuti di stile ed arte che condivido sul mio profilo Instagram. Semplicemente, mi ha detto “Cerchiamo di conoscerci meglio e parliamo di questi tuoi interessi”. Mi è piaciuto il suo approccio, l'ho trovato intrigante e alla fine ho accettato.
La moda è uno dei contenuti più seducenti nella mia vita. Quando ho iniziato a fare musica, ne ero piuttosto ossessionato, e mi piace tutt'ora. Ho attraversato diverse fasi stilistiche, come quando indossavo streetwear, abiti gothic, quando vestivo Rick Owens o Damir Doma. Pensavo fosse fighissimo vestirmi all black. Poi, però, ho pensato mancasse un po' di colore, proprio come è successo nel passaggio dal mio album Mono (2018) ad Indigo (2022). Grazie al mio lavoro, sono sempre sotto i riflettori. C'è questa cosa chiamata airport fashion [*stile da aeroporto]. La gente si aspetta che io indossi sempre qualcosa di nuovo e diverso, quindi volevo trovare qualcosa che non avesse età. Tipo, qualcosa del 2015 che potessi indossare anche nel 2023. Cercavo qualcosa di classico e comodo che non fosse ancora uscito di moda, e ho trovato l'American Casual. Questo era circa 6 anni. Ora mi piacerebbe provare qualcosa di un goccio più kitsch, più stravagante, insolito e bizzarro, perché trovo che la moda sia come lo stato su KakaoTalk [*l'equivalente coreano di Whatsapp]. È il modo più 스근 [*seu-geun: naturale, sottile, non forzato] di esprimere me stesso e come mi sento in un dato giorno. È davvero uno dei modi più indiretti ma attivi per esprimere la mia personalità.
F.B: Ti piacerebbe creare un tuo brand di moda?
RM: Beh, la moda non mi ispira tanto quanto fa l'arte, da quando mi ci sono appassionato.

F.B: L'arrivo di Frieze Seoul, l'anno scorso, ha elevato il prestigio della Corea, dimostrando che non sono solo il K-Pop o i K-drama, ma anche la scena artistica coreana ad attrarre l'attenzione globale. E la tua visita alla fiera ha generato più entusiasmo di quanto avrebbe potuto fare la stampa da sola. So che hai iniziato a collezionare opere d'arte fin dal 2018, ma sono rimasta comunque molto colpita quando [*il gallerista] Thaddaeus Ropac mi ha detto quanta influenza hai tra i/le giovani collezionistə. Dice che moltə giovani collezionistə coreanə come te hanno abbracciato la causa artistica, spendendo conoscenze e passione a beneficio di una vasta gamma di artistə appartenenti ai periodi più disparati. E ha anche detto che non aveva mai visto nulla del genere in altri paesi.
Perché collezioni opere d'arte?
RM:Durante i nostri tour mondiali, ho sviluppato una certa passione per i musei e le opere pittoriche che avevo studiato a scuola. Ma poi ho avuto questa realizzazione: certo, conoscevo Monet e Van Gogh, ma non sapevo nulla degli artisti coreani. Ora amo particolarmente l'arte coreana moderna e contemporanea. Questi artisti erano impegnati a spremere vernice sulle loro tavolozze persino durante l'occupazione giapponese e la guerra di Corea. Mi conforta sapere che le difficoltà e le prove che devo affrontare nella mia vita non sono nulla, rispetto a ciò che hanno vissuto loro. Per loro era questione di vita o di morte.
Ma credo la gente, in un certo senso, abbia una concezione sbagliata di me. Ad esempio, non mi piacciono proprio tutti gli artisti della Dansackhwa [la corrente pittorica monocromatica nata in Corea negli anni '50, nel tentativo di accettare ed incorporare le influenze del modernismo occidentale nella cultura coreana]. Yun Hyong-keun è l'unico che ammiro effettivamente. E non credo sia possibile trovare legami concreti e farli ricadere tutti in una stessa categoria. In un certo senso, la Dansackhwa è un po' come l'etichetta 'K' o il K-Pop.
Sono andato a trovare moltə dei/lle galleristə storici/che e le famiglie degli artisti per capire ed imparare di più. Rispetto il fatto che questi artisti fossero buoni compagni d'arme, tra loro, a dispetto delle differenze che potevano esserci e nonostante fosse considerato ridicolo che dei coreani si dedicassero all'arte astratta d'impronta occidentale, ma ci sono anche stati molti contrasti all'interno della loro cerchia.
F.B: Ho saputo da un/'altrə collezionista che recentemente hai iniziato ad interessarti anche all'arte coreana antica. Come mai?
RM: Mi incuriosiva scoprire quali fossero le influenze degli artisti che ammiro, quindi mi è venuto naturale spostare la mia attenzione sull'arte antica. Il modo più semplice per imparare a conoscere l'arte antica, è spendervi soldi, continuare ad osservarla e toccarla, cercando di capirne la struttura e la forma. Preso dalla cosa, mi è capitato anche di comprare un falso. O almeno credo, me l'hanno detto dei professori e studiosi – che sono ben più esperti del sottoscritto, in questo – Ma anche se è un falso, non importa. Fa sempre parte di questo processo di conoscenza, io pago per imparare. Ormai sono dentro, non posso tirarmi indietro.
Toccando con mano questi oggetti ossidati, queste opere che hanno visto giorni migliori, mi sembra quasi che un po' della loro anima entri a far parte di me.
I pittori più famosi dell'epoca Joseon [1392 – 1897], come Gyeomjae, Danwon, Chusa e Neunghokwan, hanno avuto vite e traiettorie esperienziali piuttosto diverse tra loro. Alcuni erano pittori di corte, altri sono diventati ritrattisti per l'aristocrazia e altri ancora hanno rinunciato a tutto e si sono trasferiti in campagna dove cercavano di dar forma ai loro pensieri, dipingendo pini. Trovo tutto questo così affascinante.. perché sembra quasi ciò che ho di fronte sia la risposta a come dovrei vivere io in quanto artista.
F.B: Cosa puoi dirci del nuovo progetto cui stai lavorando?
RM: Sostanzialmente, ho preso la direzione opposta rispetto ad Indigo. Ma non è solo leggero e divertente. La gente mi vede e pensa che io sia una persona molto seriosa, dolce e garbata, ma non sono solo quello. Ho anche molti lati decisamente meno seri. Mi piace molto far ridere la gente.
⠸ Ita : © Seoul_ItalyBTS | Scan Eng : © jungkkyu ; © loopsofnj
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Okay heart me out, I was PLAYING with the damn IA, okay?
I saw many people doing that so, I’m a curious bitch, so I have to do it.
Im regretting that? ABSOLUTELY YES.
Seriously how I’m gonna delete those images of my head, IM BEING SO DELULU RN.
Don’t make fun on me, I describe myself to IA, and then put Namjoon’s name on it, and the result got me on my knees.
That image it’s gonna be my wallpaper FOREVER and o don’t give a shit what everyone says. 😭
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[TRAD ITA] 230225 TWEET DI i_D*:
“RM condivide un messaggio per i suoi ARMY dalla sfilata AI23 di Bottega Veneta! 🥺🫶
#RMxBOTTEGAVENETA #RM #BottegaVeneta_RM #BottegaVeneta #MFW #mfw2023”
Traduzione video: “Ehi ragazzi! È una notte dannatamente bella qui a Milano, quindi sono qui...ah, scusate è un vecchio cliché, ma...sono qui a Milano per la sfilata AI23 di Bottega Veneta ed è la prima sfilata in tutta la mia vita. Sono piuttosto nervoso, ma sto bene perché ho molti ARMY qui a Milano e anche nel Regno Unito. Quindi sono davvero felice in questo momento. (Vi mando) Tanto amore. Un ringraziamento a i_D, un ringraziamento ai miei ARMY, un ringraziamento a Bottega Veneta. Grazie ragazzi!”
(N/B: *Rivista britannica dedicata al mondo della moda e dell'intrattenimento)
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©ImVali)
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[✎ ITA] DAZED Korea : RM e Bottega Veneta, un sol Cuore, una sola Mente : Il Portamento, il Percorso e la Vocazione | 27.09.2023

RM e Bottega Veneta, un sol Cuore, una sola Mente
Il Portamento, il Percorso e la Vocazione
__ OTTOBRE 2023 | Twitter 📽 Fashion Film 📸 Foto



Ora hai i capelli piuttosto corti. C'è forse un motivo in particolare per un taglio simile, o è solo perché fa caldo?
RM: Ho detto che l'ho fatto per il caldo, ed è vero, ma è stato anche un po' un impulso del momento. Credo l'ultima volta che ho avuto capelli così corti sia stata alle superiori, ma volevo mettermi alla prova ed avere un confronto con me stesso, per quello che sono veramente. Volevo liberarmi di alcune preoccupazioni, e avere meno capelli mi sta davvero aiutando a pensare con più semplicità. Ma ho ancora molti pensieri per la testa, molto su cui riflettere.
Come hai appena detto, una nuova acconciatura può rappresentare una boccata d'aria fresca. Ma questo taglio è piuttosto diverso da ciò cui ci hai abituatə
RM: Credo le/gli ARMY saranno un po' spaesatə. Ma le reazioni delle persone a me vicine sono state molto positive. Alcunə dicono persino che così sono ancor più affascinante (ride). Ormai è parecchio che non mi faccio particolari problemi riguardo il mio aspetto o la mia acconciatura, quindi ero piuttosto sicuro sarei stato bene anche mi fossi rasato così. Mi sento ordinato e a mio agio. L'unico problema, sono state le costanti domande del tipo "È successo qualcosa?", ma, a parte quello, sono felice. Anzi, forse sarà il tipo d'acconciatura - molto confortevole - ma quando guardo le foto scattate per il servizio di oggi, mi vedo anche meglio nei vestiti indossati.
Mentre preparavo l'intervista, mi sono chiestə di che argomenti e storie avremmo potuto parlare. Non è nulla di nuovo, ma trattare il parallelo RM – Arte non può che suscitare interesse. Provi ancora emozione – e quali sentimenti – quando ammiri le opere di Yun Hyong-keun che hai intorno?
RM: Il maestro Yun è vivo e vegeto a fianco del mio letto, nel mio studio, in cucina e nell'ingresso di casa mia. Quando mi fermo di fronte alle sue opere, tutte le mie preoccupazioni e le incertezze date dagli alti e bassi della vita mi sembrano sciocchezze. I suoi insegnamenti mi sono talvolta molto vicini, altre più distanti; ma anche se lui non è più fisicamente qui, ho sempre l'impressione di imparare da lui e, conseguentemente, maturare.
Ho dato un'occhiata al tuo profilo Instagram. Oggi è il 30 agosto, e ho visto che i tuoi post più recenti erano quelli delle performance e le foto relative alla mostra di Kim Yong-ik. In precedenza, hai detto che quello che fai su Instagram è un po' un lavoro d'allestimento. Hai anche detto d'essere consapevole di tutte le persone che vanno a visitare le mostre da te consigliate e che saresti già felice se anche solo una di quelle persone trovasse l'esperienza davvero incantevole. Che cosa hai visto nella mostra più recente cui ti sei recato?
RM: Mi reco sempre a diverse mostre d'arte, ma sono cauto nei commenti che faccio a riguardo. Il maestro Kim Yong-ik era allievo del maestro Yun Hyong-keun. Nutriva grandissimo rispetto per lui. Ho ancora gli scambi epistolari tra i due e ci sono anche diversi scritti di Kim Yong-ik riguardo Yun Hyong-keun, quindi ho pensato sarebbe stato bello andare a vedere la sua mostra personale. Ciò che il maestro Kim voleva esprimere, nelle opere esposte, sono pensieri piuttosto complessi – diciamo così. Come può un artista così giovane – con tanto da dire riguardo il modernismo coreano degli anni '70 e l'arte popolare degli anni '80 – parlare di sé? Credo sia una preoccupazione un po' di tuttə. Da un lato, essendo a mia volta un poeta, mi ci sono riconosciuto con affetto, ma è stata anche un'esperienza affascinante. Credo la sua sia una mostra che potrebbe interessare particolarmente ai/lle creativə.
Invece, assistere alla mostra del maestro Sung Neung-kyung è come essere catapultatə in piena avanguardia. Sebbene ormai abbia più di 80 anni, continua a lavorare. È stata una mostra che mi ha rincuorato e mi ha permesso di scoprire opere che non avevo ancora mai visto, lavori attempati in questo mondo giovane.
Presto inizierà la (fiera) Frieze (Seoul), ma queste mostre erano fantastiche di per sé e sono la riprova dell'impegno e dell'ottimo lavoro che stanno facendo le gallerie coreane.
Col passare del tempo, i gusti e le prospettive artistiche possono cambiare. Personalmente, ad esempio, credo i miei interessi si stiano allargando al di là dell'arte pittorica ed includano, ora, anche la fotografia ed i film. Tu cosa ne pensi?
RM: Ho sentito questa cosa da qualche parte. Era riguardo il collezionismo o semplicemente gli hobby? Non lo so, ma ho sentito dire che i passaggi di solito sono pittura – scultura – disegno e poi fotografia. Inizialmente, anche io ero particolarmente colpito dalla matericità e dalla concretezza della pittura, ma oggigiorno ho come l'impressione questo mondo abbia più sbocchi creativi attraverso documentari, la fotografia ed i film.
Hai postato una scena di “Phantom Thread (Il Filo Nascosto)” di Paul Thomas Anderson, che diverse persone del settore avranno riconosciuto. È forse il tuo regista preferito?
RM: Ultimamente, sono circondato da parecchi ‘cinofili’. Conoscevo già l'attore Daniel Day-Lewis, ma non il regista Paul Thomas Anderson. Ho sentito dire che anche “Punch Drunk Love (Ubriaco d'Amore)” è bello, ma non l'ho ancora visto e intendo farlo senz'altro, quando avrò tempo. Inoltre, di recente ho visto “Asteroid City” e mi sono appassionato a Wes Anderson. Poco tempo fa avevo anche guardato “Midsommar (- Il Villaggio dei Dannati)” di Ari Aster e “Burning (- L'Amore Brucia)” di Lee Chang-dong. Ho intenzione di guardare più film. Ah, però, sì, “Phantom Thread” è davvero bello, sotto molti aspetti. Se non l'avete ancora visto, ve lo consiglio caldamente.
Quando vado a mostre d'arte, guardo film e ascolto RM parlare di queste cose, mi viene da pensare all'approccio ed atteggiamento che devono avere gli/le artistə rispetto a queste cose e a se stessə. Che tipo di artista sei tu?
RM: In quanto artista, credo di essermi sempre imposto fin troppi paletti. Ma voglio liberarmi dell'idea – comune a moltə, di questi tempi – che qualcosa '’non faccia per me” solo perché non ne so molto, o perché non ho voglia o tempo di andare ad informarmi. Sto infrangendo e modificando tutte le regole che mi ero posto in precedenza. È difficile, ma anche molto divertente. È quasi come rimettere insieme i pezzi del puzzle chiamato Kim Namjoon. Ma una cosa che voglio conservare è l'essere me stesso. Sono nel pieno di questo processo di scoperta, ma, in fin dei conti, non è ovvio arrivare ad una risposta, alla fine del percorso? Anche questa volta, ci metterò cuore ed anima pur di farcela.
Dalla prossima settimana, Seoul sarà piena d'arte grazie alle fiere Frieze e Kiaf. Sei emozionato?
RM: L'anno scorso ho già partecipato alla Frieze. È stato bello, ma l'Art Basel – in Svizzera – mi è piaciuta ancor di più. Ad ogni modo, l'idea di avere eventi simili anche a Seoul è ancora piuttosto surreale, per me, ma magnifica. Sono felicissimo che le gallerie d'arte coreane collaborino con ottime controparti d'oltreoceano. È questo ad emozionarmi.
A questo proposito, il Leeum Museum of Art ospiterà la mostra di Suki Seokyeong Kang, <Willow Drum Oriole>, sponsorizzata da Bottega Veneta. Personalmente, sono piuttosto interessatə a queste iniziative condotte da brand di moda. Tu cosa ne pensi?
RM: Ho apprezzato particolarmente l'interesse mostrato da Bottega Veneta nei miei confronti. Durante la video-chiamata con il direttore creativo Matthieu Blazy, abbiamo parlato più di arte e stile, che di moda. Ma quel che mi ha colpito maggiormente, è stato ciò che ha detto il signor Blazy: ‘BottegaVeneta si addice allo stile di vita che conduci. Proviamoci!’ Personalmente, mi piace anche molto l'eleganza unica che incarna questo brand.
Riguardo Suki Seokyeong Kang, ho già alcuni dei suoi lavori ed il Leeum Museum of Art è uno dei miei posti preferiti in Corea, quindi sono lieto di poter partecipare a questa partnership. Spero sempre più brand – come Bottega Veneta – mostreranno un genuino interesse per l'arte.
Ecco, non so come dirlo.. Non è mia intenzione spostare la conversazione sul serioso o profondo, ma quando penso a RM, di questi tempi, credo tu sia un po' quel tipo di persona. Tendi ad apparire come serio. È forse perché ci tieni ad essere responsabile in ciò che fai ed il modo in cui vivi?
RM: Di fatto, non ho ancora capito bene perché la gente mi prenda così sul serio, ma credo sia per via del mio discorso alle Nazioni Unite o per le tante interviste. Però, se guardae contenuti come la mia apparizione al ‘Psick Show’, i ‘Run BTS’ o i miei vlog, saprete che non sono sempre serio e pesante 24 ore al giorno. Adoro l'umorismo e divertirmi. Entrambe fanno parte della mia vita e personalità. Ma l'umorismo ed il senso di responsabilità sono due cose ben diverse. Ovviamente, non sono io che ho desiderato queste aspettative e responsabilità, ma non sono cose negative. Sarebbe bello poter condurre una vita di soli piaceri e divertimento, ma con un po' di impegno (sociale, civile, personale) è ancor più appagante. Inoltre, trovo buffo che la gente mi consideri troppo serioso e se ne preoccupi (ride). Sapere che ci sono cose al mondo che solo io posso fare mi emoziona e riempie ancor sempre di tantissimo orgoglio. È ciò che mi motiva a tirare avanti. Divertimento ed impegno, trovo non sia poi una ricetta così male. Ma voglio e devo ricordare a me stesso che, in privato, sono una persona piuttosto stramba e divertente.
Nonostante io abbia buttato giù e poi cancellato molte domande frivole o personali, permettimi di fartene almeno una. Ti piace definirti una persona stramba e divertente, ma in quali occasioni ridi di tutto cuore e piena felcità?
RM: Mi è già successo, non è tanto un'occasione quanto una persona che mi ha fatto ridere. E poi rido quando guardo reel (su Instagram) o short su YouTube. Credo la cosa più importante sia il saper ridere in genere, per quanto esilarante o leggera possa essere una cosa. Significa che sono felice? Di quello non sono ancora così sicuro. Ma una cosa la so per certo: voglio diventare una persona che sappia ridere di più, in futuro.
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Esa sonrisa con hoyuelos me tiene perdidamente enamorada ❤️
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[✎ ITA] VOGUE Korea : Intervista - RM Resta Fedele ad Ogni Istante | 16.05.23⠸


RM Resta Fedele ad Ogni Istante
La gioia di ammirare la bellezza, la passione che ispira umiltà e volontà di imparare, la determinazione di rifuggire l'autocompiacimento : l'essenza della giovinezza, l'essenza di RM
🗞 Originale KOR 📷 | Twitter
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Dato che si tratta di un'intervista scritta, immagino tu stia rispondendo in un momento e luogo in cui ti trovi a tuo agio. Potresti dire ai nostri lettori dov'è che stai scrivendo e che ora è? Cosa vedi attorno a te?
Non volevo rispondere sul telefono, quindi ho aspettato di poter tornare nel mio studio e accendere il computer. Sono le 22:30 di sabato e sono seduto su una sedia nel mio studio, dopo esser stato in palestra ed aver lavorato ad alcune canzoni. Guardandomi intorno, vedo un quadro di Yun Hyong-keun che, già da parecchio, abbellisce il mio studio, e la mia apparecchiatura musicale. Sono circondato da oggetti a me cari e familiari.
Hai in programma un servizio fotografico per la copertina di Vogue Korea, presso il Korea Furniture Museum. Le/i tue/oi fan probabilmente immaginano tu colga questo tipo di opportunità per un qualche motivo particolare, al di là del desiderio di produrre dei begli scatti. Accettando di apparire sulla copertina di Vogue, che cosa avevi in mente?
In realtà, è la prima volta che compaio sulla copertina di una rivista da solista. E su Vogue, per di più! Ma le/i fan hanno ragione ad aspettarsi più delle sole foto, per quanto belle possano essere. Questi, infatti, sono scatti che esprimono chi sono, ciò che penso e ciò in cui credo. Ci sono tante altre persone che sicuramente sarebbero più desiderabili su questo tipo di pubblicazione. Dato che è un servizio in collaborazione con Bottega Veneta, poi, spero i lettori coglieranno anche la filosofia del brand, anche se più sottilmente.
Spesso il destino di un artista è quello di soffrire in solitaria durante il processo creativo ed espressivo, ma alcune di queste esperienze, come il servizio fotografico che hai in programma, possono anche essere molto cooperative e coinvolgere tante persone. Quali regole ti poni quando devi collaborare con altrə al raggiungimento di un dato risultato artistico?
Di questi tempi, sto incontrando e conoscendo tante nuove persone. È piuttosto piacevole ed è anche fonte di ispirazione, perché sono abituato a lavorare da solo o insieme a poche persone scelte. Per quanto riguarda le regole che mi pongo... credo di doverci ancora lavorare un po' su. L'unica che mi viene in mente, ora come ora, è quella di assicurarmi che ogni storia riguardante me rispecchi i miei valori dal punto di vista creativo, qualsiasi sia il mezzo o la piattaforma coinvolti. Affinché io possa ben esprimere queste mie convinzioni, credo sia importante guardare la mia vita sotto diversi punti di vista e vivere ogni giorno il più appieno possibile. Sono convinto la creatività nasca dalla dedizione alla vita e al godimento. Ma cerco anche di non dimenticare che fare arte è un lavoro come tutti gli altri.
Abbiamo visto degli scambi su Instagram con Matthieu Blazy, il direttore creativo di Bottega Veneta, come quando quest'ultimo ti ha dato il benvenuto nella famiglia del brand, postando alcune tue foto dalla relativa campagna promozionale. Tu hai risposto dicendo d'essere felice di dare il tuo apporto. Inoltre, hai partecipato alla sfilata di moda Autunno/Inverno 2023 di Bottega Veneta, a Milano, lo scorso febbraio. Il tuo look all black era contemporaneamente molto Bottega Veneta e molto RM. Hai già ampiamente parlato di musica ed arte in molte altre occasioni, ma non hai ancora mai approfondito veramente ciò che pensi della moda. Che cosa rappresenta quest'ultima per te?
Ricordo di essere rimasto piuttosto colpito da questa frase, “la moda è un'ideologia”, che devo aver letto da qualche pare. Forse suonerà un po' come un'esagerazione, ma in certa misura mi trovo d'accordo. Ho sempre considerato la moda come una presa di posizione rispetto al nostro modo di porci e presentarci. Non possiamo certo andare in giro nudə, no? La moda è un mezzo espressivo discreto ed elegante, e non è così impositivo da costringere gli altri a notarci e seguire il nostro stile. Ultimamente, però, cerco di non dare troppa importanza a cose simili – o anche al resto, in generale – perché ho imparato, a mie spese, che concentrarmi su cose simili finisce per consumarmi. Ciononostante, continuo ad amare la moda e ne riconosco l'importanza. Col tempo, il mio stile si è evoluto – partendo dallo street per poi passare al gotico, passando dal casual in stile americano fino al minimal.
Sei noto per essere un grande estimatore delle belle arti, specialmente delle opere di artistə coreanə. Nell'ultima intervista con Vogue, hai detto che “appendere un'opera d'arte in casa è un po' un'esperienza mistica e spirituale”. Personalmente, il mio primo incontro con l'arte risale al 2015, quando sono andatə a visitare una mostra di Mark Rothko all'Hangaram Art Museum. Mi sono quasi sentitə inghiottire completamente dalle sue astrazioni in rosso. Un/a bambinə vicino a me ha addirittura commentato “Vorrei anche io dipingere colori come quelli”. Ti è mai capitata un'esperienza simile? Un primo impatto con l'arte particolarmente intenso?
Visto che i nostri ricordi tendono a differire sempre un po' dalla realtà, non posso garantire per la precisione del mio, ma credo di aver vissuto un momento simile mentre ammiravo le opere di Monet, Van Gogh e Seurat all'Art Institute di Chicago. Credo fosse verso la fine del 2018. In quel periodo, ero in tour ma ho deciso di ritagliarmi un po' del mio tempo libero per andare per musei, ed è ciò che ho fatto quel giorno. Quando ho visto quei dipinti così famosi, che, fino ad allora, avevo solo sempre trovato sui libri di testo o su Internet, e ho percepito concretamente la loro matericità, lì, di fronte ai miei occhi, ho capito di aver fatto la scelta giusta. Io non ho doti artistiche simili, quindi ero sconvolto, sono rimasto letteralmente a bocca aperta nel vedere quei colori incredibili e la tecnica dei grandi maestri pittori. Non so bene perché, ma il quadro che mi ha colpito di più è stato Una Domenica Pomeriggio sull'Isola della Grande-Jatte.
Le mostre che vai a visitare e le foto delle opere d'arte che condividi sul tuo Instagram sono diventate virali. Immagino tutto ciò, oltre a renderti fiero dell'opportunità di presentare dell'ottima arte al pubblico, ti metta anche un po' sotto pressione. C'è un qualche motivo particolare per cui ti piace così tanto condividere l'arte che vedi nei tuoi giri con il pubblico?
Devo averne già parlato in altre occasioni, ma per me un profilo Instagram – specialmente quello di un personaggio pubblico – è un po' una piattaforma in continuo allestimento. Permette al/la suə proprietariə di mostrare quali sono i suoi interessi e ciò che desidera svelare ed esprimere di sé. Sì, a volte questo mio ruolo di influencer dell'arte mi pesa un po', ma aggiorno riguardo tutte queste opere d'arte e mostre nella speranza che anche le persone che mi apprezzano e seguono sui social media possano trarne godimento. In particolare, mi piacerebbe che le generazioni più giovani – me stesso incluso – sviluppassero maggiore interesse nell'arte coreana moderna e contemporanea, oltre, ovviamente, in quella del passato.
Sembri più interessato alla pittura e all'artigianato che all'arte mediale o performativa. Come mai?
Beh, ho come l'impressione che l'arte mediale e performativa sia più complessa da comprendere ed apprezzare. Credo sia importante vivere l'arte nei luoghi ad essa dedicati, come ad esempio i musei. Personalmente, trovo più difficile concentrarmi per un'ora o più su uno show mediale o uno spettacolo d'arte performativa. Ma, man mano che continuerò ad appassionarmi all'arte, sono sicuro svilupperò maggiore interesse anche per quelle forme. Trovo i lavori di Nam June Paik, Lee Seung-taek, Hito Steyerl e Bruce Nauman piuttosto affascinanti. Non ho ancora mai assistito ad uno show d'arte performativa dal vivo. Seguirli su YouTube mi dice poco, personalmente. Il motivo per cui mi piace recarmi a mostre d'arte non è solo per le opere, quanto per l'esperienza, per cambiare un po' ambiente. Mentre ammiro quei dipinti e le opere d'artigianato, mi piace analizzarne ed interpretarne le tematiche ed i retroscena. Se devo essere sincero, trovo che le opere pittoriche e scultoree o di artigianato siano più belle e facilmente accessibili, no? Credo sia innegabile.
Quando hai partecipato al talk show Il Dizionario delle Conoscenze Umane di Nessuna Utilità (Alsseulinjab), abbiamo potuto constatare tutta la tua passione per l'apprendimento ed il desiderio di saggezza. Spesso, quando le persone acquisiscono in esperienza, finanche raggiungere una certa reputazione o grado di successo, corrono il rischio di diventare arroganti e smettono di ascoltare l'opinione altrui. Immagino anche essere una superstar globale del tuo calibro possa portare a quello. Trovo dunque sia ancor più confortante e straordinario il fatto che tu continui a coltivare te stesso, tenendo la mente sempre aperta a nuove conoscenze. Perché desideri così tanto imparare? Che cosa stai studiando, ultimamente?
Anche io rimango sempre meravigliato di fronte a coloro che riescono a mantenere una mente aperta fino ai 50, 60 o persino 70 anni. Sommersi dalle informazioni come siamo oggigiorno, rischiamo di adagiarci e diventare di vedute ristrette già a 30 anni. Io cerco sempre di ricordare a me stesso le mie carenze e debolezze. Cerco di superare l'iniziale senso di estraneità e pregiudizio che può nascere dall'incontro con qualcosa di nuovo. Per quanto riguarda la mia sete di saggezza, credo sia normale desiderare imparare e continuare a studiare nel corso delle nostre esistenze. Ci sono un sacco di cose cui sono interessato ma che conosco a malapena. Credo lo studio della storia dell'arte, dell'estetica, dell'architettura, della storia mondiale, di quella coreana e di altre materie non possa che rendermi una persona migliore, più saggia.
Ultimamente, mi affascinano la fotografia e l'arte antica.
Mi piace molto la canzone cui hai lavorato insieme a So!YoON! per il suo ultimo album. Inoltre, apprezzo anche molto le tracce con Youjeen e Park Ji-Yoon, dal tuo album solista. Quando le ascolto, non fanno che riconfermare l'impressione che mi sono fattə di te, ovvero il tuo essere uno spirito libero ed un artista potenzialmente privo di limiti. Con quali musicistə ti piacerebbe collaborare?
Credo in passato avessi degli standard ben precisi riguardo le persone con cui mi sarebbe piaciuto collaborare, ma ora non saprei. Qualsiasi cosa io faccia, però, tendo a lasciarmi attrarre da persone sicure di sé e che lottano per i propri obiettivi, da coloro che non si limitano a desiderare, ma che hanno la forza ed il talento per costruirsi il proprio percorso. Credo sia proprio grazie a quel tipo di persone che io, a mia volta, cerco di seguire e creare la mia storia, sia che si tratti di nomi noti (nella scena musicale/artistica) o meno.
Hai detto che il tuo sogno è vivere nel presente. Come mai? Che cosa fai per vivere il qui ed ora?
Dopo tutto il tempo trascorso nel mondo della musica e dell'arte, credo di poter affermare che gli sforzi compiuti finora siano stati tentativi di raggiungere l'intramontabilità. Ad un certo punto, però, ti rendi conto che, per assurdo, la scorciatoia più diretta per ottenere l'eternità (artistica) è vivere immerso nel presente. Oggigiorno – o forse, particolarmente in Corea – tendiamo a concentrarci sul passato e sul futuro. Proviamo rimpianti, senso di mancanza e desiderio per cose a lungo andate o che non si concretizzeranno mai, dato che siamo bloccati nel presente. Anche dovessi trascorrere una giornata senza fare nulla di che, cerco di dirmi che, in fin dei conti, ho fatto tante piccole cose e riflettuto su tante piccole idee e pensieri. Inoltre, cerco anche di non entusiasmarmi troppo o aver paura per ciò che di positivo o negativo potrebbe accadere più avanti. La cosa essenziale è fissare una routine e rispettarla. Ultimamente, io seguo una routine basata su poche parole chiave, ovvero 'lavoro', 'una bevuta', 'visite a mostre d'arte', 'esercizio fisico' e 'passeggiate', aggiungendo o sottraendo elementi quando necessario.
Non è poi così male.
Hai detto che per te è importante avere un certo equilibrio tra lavoro e vita personale e che ti turba non riuscire a mantenerlo. Non deve essere facile preservare un tale equilibrio, in quanto artista, vero? Che cosa significa questo equilibrio per te?
Lo ripeto sempre, ma l'arte nasce dalla vita. Sono convinto che è solo continuando a valorizzare la mia esistenza ed il divertimento che sia possibile creare qualcosa di straordinario. Non voglio fare musica o arte solo fini a se stesse, così, tanto per fare. La vita dev'essere sempre al primo posto ed è solo così che è possibile crearsi l'equilibrio necessario per un'esistenza lavorativa prolifica. Mi immagino sempre come in equilibrio su un asse e cerco di godermela il più possibile. Lo sforzo creativo è un po' una punizione, ma cerco di stringere i denti ed affrontarlo con gioia perché sono fortunato ad avere un lavoro in ambito creativo.
'Voglio diventare una persona migliore'. Nel suo racconto breve, “30”, Kim Ae-ran scrive, “Come sono cambiata finora? Temo di essere semplicemente diventata una persona che spende un po' di più, qualcuno che non si fida del prossimo, una persona che è attenta solo quando si tratta di valutare la qualità di ciò che sta per acquistare. Temo di esser diventata un'adulta patetica”. E per te che cosa significa diventare una persona migliore?
Credo il cercare di diventare persone migliori sia una dote passiva che tuttə noi abbiniamo alla nostra esistenza. Vogliamo tuttə diventare migliori. Ma, per far ciò, dobbiamo prima definire che cosa significa per noi essere una persona migliore, così come l'amore, di per sé, implica sentimenti molto più complessi e profondi di un semplice ‘ti amo’ verbale, ad esempio. Sono sicuro la risposta sarà diversa da persona a persona. Ho menzionato prima le parole chiave su cui si basa la mia routine quotidiana. Cerco di concentrarmi su queste ultime così da mantenermi in equilibrio, continuare ad imparare, a divertirmi e a trascorrere del tempo con gli amici e ad essere gentile con chi mi sta attorno. Ma è molto difficile diventare una persona migliore, soprattutto perché è un viaggio lungo una vita. È proprio per questo motivo che ammiro coloro che, pur avendo vissuto a lungo, continuano a cercare di migliorarsi. Mi sembra quasi di vedere una sorta di aura sopra le loro teste. Se più persone fossero così, il mondo non sarebbe forse un luogo migliore?
Ultimamente, hai forse provato qualcosa di nuovo che poi hai trovato divertente? C'è nulla che non hai ancora sperimentato, ma ti piacerebbe provare in futuro?
Di questi tempi, non faccio che conoscere persone nuove, stringere amicizie e lavorarci insieme. Credo fino a circa metà dell'anno scorso la mia vita sociale fosse piuttosto limitata. A volte, la prospettiva di conoscere persone nuove mi risulta faticosa, mi imbarazzo e divento timido, ma credo queste nuove interazioni mi stiano cambiando, in un certo senso. Fin tanto che manterrò il mio equilibrio, a dispetto di questi nuovi incontri, credo i risultati non potranno che essere positivi, sia per me che per il mio pubblico. Diventare, da solo, un modello da copertina per Vogue è un'enorme nuova esperienza, ad esempio. Vi sono grato per quest'opportunità.
Abbiate cura di voi.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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