#delirio di onnipotenza
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valentina-lauricella · 1 year ago
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Vorrei capire perché io uso delicatezza e valorizzo gli altri, immedesimandomi in loro e immaginando i loro sforzi, intenzioni, attese, paure, mentre da loro ricevo allegramente randellate sui denti. Di solito si attacca quando ci si sente, anche inconsciamente, minacciati, quindi è possibile che io, inconsapevolmente, mi configuri verso gli altri come una minaccia o un fastidio. Ma, se sono un semplice fastidio, non sarebbe conveniente passarmi oltre e ignorarmi anziché attaccarmi?
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giuseppecocco · 3 months ago
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Spuntini per riflettere: Wilma dammi la clava
Chi vi ricorda Fred Flinstones? Il mitico antenato di Hanna & Barbera, è la rappresentazione plastica di Trump. Ebbene sì, a loro è ispirato il personaggio di Trump: il ciuffo giallo lo ha ripreso dall’amico Barney – toh, c’è anche l’amico che somiglia tanto a Musk -, ma lui è tutto Fred con accanto la bella Wilma (Melanija). Ma il personaggio di Trump non si è fermato alla sola somiglianza…
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gaytamorfosi · 4 months ago
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Madness of omnipotence
🇬🇧 ("Delirio di onnipotenza" Versione Inglese)
Some tools are a one-way ticket to the madness of omnipotence.
The two unfortunate souls who volunteered for my experiments had no idea what awaited them. In mere moments, I swapped their appearances, reshaping their bodies like clay in my hands. But I didn’t stop there. I made sure they fell in love with each other, bound by an attraction impossible to ignore.
My technology did the rest. They didn’t even have time to wonder what had happened: they were instantly drawn to one another, hands already exploring, lips meeting in an urgent kiss.
Why did I do it? Simple: pure personal pleasure.
Do you think I’m a bad person? I’d say not. Judging by their satisfied smiles, it seems they’re more than happy with the outcome too.
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Story inspired by this classic muscle growth YouTube video from 2014, which was one of my favorites:
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falcemartello · 11 months ago
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Truman show Is coming...
GNAM
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Green Deal, fine dei combustibili fossili, attacco alla proprietà e all'industria, pieni poteri. Da VDL un discorso socialista e centralista, inquietante per il delirio di onnipotenza, un supergoverno pervasivo ben oltre i compiti della Commissione delineati dai Trattati e senza dimenticare l’accenno alle “procedure decisionali più snelle” alias superamento unanimità. Quanto di peggio ci si potesse attendere da una “dead woman walking”.
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the-nightpig · 19 days ago
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Post di Gad Lerner (fonte Facebook)
IL NOSTRO DISSENSO, UN ANTIDOTO AL NAZIONALISMO SANGUINARIO
Vi propongo il testo del mio intervento alla grande manifestazione per Gaza di sabato 7 maggio 2025 in piazza San Giovanni a Roma.
Con imperdonabile ritardo, anche i governanti dei paesi occidentali si stanno accorgendo della carneficina in corso a Gaza da venti mesi. Travolti dall’indignazione dell’opinione pubblica, non possono più voltare la testa dall’altra parte. Se fino a ieri avevano taciuto, se rifiutano tuttora sanzioni contro un governo israeliano che ha apertamente teorizzato ciò che sta facendo, cioè la distruzione di Gaza è perché li muoveva un calcolo indicibile: lasciamogli finire il lavoro, è uno sporco lavoro ma lo fanno anche per conto di tutti noi nazionalisti occidentali. Un calcolo sbagliato oltre che cinico, che trasformerebbe la nostra civiltà in barbarie.
Lasciatemi dire allora per prima cosa: NO, non in nostro nome. Basta complicità con questo crimine, dissociarsi a parole non basta.
Tanto meno si dica che lo si fa in nome della difesa degli ebrei, questo sporco lavoro di massacrare Gaza e annettere la Cisgiordania per rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese. Siamo figli e nipoti di famiglie sterminate qui in Europa. Al destino di Israele ci sentiamo indissolubilmente legati, è ovvio, anche se siamo cittadini italiani. La mattina del 7 ottobre 2023 abbiamo rivissuto l’incubo del rastrellamento militare che prevede la cattura o l’uccisione uno a uno dei civili, comprese le donne e i bambini.
Da questa grande piazza, allora, vorrei rivolgermi alla piccola Comunità ebraica italiana, di cui faccio parte: ho provato lo stesso vostro tormento. Siamo rimasti impietriti nel sentir definire da qualcuno il 7 ottobre un’azione partigiana. Mai i partigiani fecero nulla di simile. Diciamolo, chi inneggia a Hamas bestemmia la Resistenza. La sua ideologia del martirio, che celebra il sangue versato dal popolo di Gaza come sacrificio necessario a ottenere in ricompensa la terra "nostra per diritto divino", è la frode macabra che copre una realtà di segno opposto:. queste decine di migliaia di morti in venti mesi sono la peggior sciagura toccata in sorte al popolo palestinese in un secolo di conflitto.
Ma è proprio per tutte queste ragioni che Israele non doveva infilarsi nella trappola tesagli da Hamas, cadendo preda di un delirio di onnipotenza alimentato dall’illusione che basti la superiorità militare per prendersi tutto.
Noi sappiamo che questa storia non è cominciata il 7 ottobre. Già la mattina dopo quel massacro il giornale israeliano “Haaretz” poteva scrivere: la responsabilità di questo disastro ricade su Benjamin Netanyahu, a capo di “un governo di esproprio e annessione”. Dura da oltre mezzo secolo l’occupazione militare dei territori palestinesi. Un’occupazione che non solo ha perpetuato la sofferenza di chi la subisce. Ma come un virus si è inoculato, degradandole, nelle istituzioni e nelle mentalità degli occupanti.
Ciò spiega anche l’incancrenirsi, l’inferocirsi di questa guerra; il fanatismo di due gruppi dirigenti che tendono sempre più a rassomigliarsi: “Dal fiume Giordano al mare Mediterraneo Israele è terra ebraica perché sta scritto nella Bibbia”, dicono gli uni. “Dal fiume Giordano al mare Mediterraneo la Palestina tornerà per intero islamica”, replicano gli altri. Eppure stiamo parlando di due popoli assai evoluti, non di trogloditi. Da decenni viene imposta loro una separazione assoluta, premessa necessaria a rifiutare l’altro, a de-umanizzarlo, a farne l’oggetto di una punizione collettiva.
I fanatici sono al potere ma non hanno nessuna soluzione razionale da proporre. Nell’insieme della regione vivono all’incirca sette milioni di ebrei israeliani e sette milioni di arabi palestinesi che non hanno nessun altro posto in cui andare. Il massacro o la deportazione totale di uno dei due popoli, oltre che criminale, risulta inverosimile. La convivenza è l’unico sbocco razionale.
Oggi viviamo un paradosso. Israele domina sul piano militare, perpetra crimini di guerra e crimini contro l’umanità, affida il suo destino a uno stato di guerra permanente, eppure avverte il tracollo non solo della sua reputazione ma anche della sua sicurezza.
Noi ebrei italiani che scendiamo in piazza e sottoscriviamo appelli contro la pulizia etnica, per il riconoscimento dello Stato di Palestina -ci chiamiamo Mai Indifferenti voci ebraiche per la pace e Laboratorio ebraico antirazzista- siamo in minoranza nelle nostre Comunità. Magari ci danno dei traditori perché in guerra tendono sempre a prevalere gli istinti di appartenenza, ma avvertiamo l’urgenza, insieme a tanti cittadini israeliani, di difendere Israele da sé stesso, dal male che fa a sé stesso oltre che agli altri.
Chi vi parla è un sionista. Mettetevi nei miei panni: chi della mia famiglia non è riuscito a emigrare laggiù, dove sono nati i miei genitori, è stato sterminato. Sionista non equivale a fascista e non equivale a assassino, spiace doverlo ricordare ancora dopo una vita di militanza al fianco dei miei fratelli palestinesi. E’ innegabile che la conduzione criminale della guerra di Gaza resuscita un odio atavico contro gli ebrei. Voi vi offendete, giustamente, quando vi sentite scagliare addosso con strumentalità l’infame accusa di antisemitismo. Anche questo ci ha fatto Netanyahu: s’intesta abusivamente la memoria della Shoah per tentare invano di darsi un salvacondotto morale; e così induce molta gente a dire “basta, questi ebrei ci hanno stufato con la Shoah”.
Pensate a cosa possano provare due donne sopravvissute all’inferno di Auschwitz come Liliana Segre e Edith Bruck. Tutti lì a pretendere che dalle loro labbra esca la parola genocidio, altrimenti la repulsione da loro più volte dichiarata per Netanyahu non sarebbe valida. Chi lavora per la pace rispetta le sensibilità altrui.
La forza di questa piazza democratica sarà bene impiegata se ci aiuterete a favorire l’incontro fra i dissidenti israeliani e palestinesi, quelli che sanno che Shoah e Nakba sono sinonimi; i dissidenti sono forza viva all’interno di entrambe le società, unico antidoto agli effetti spaventosi del nazionalismo e del fondamentalismo.
Poco prima di morire Primo Levi ha scritto: “Non è facile né gradevole scandagliare questo abisso di malvagità, eppure io penso che lo si debba fare, perché ciò che è stato possibile perpetrare ieri potrà essere nuovamente tentato domani, potrà coinvolgere noi stessi o i nostri figli”.
E a chi gli chiedeva perché in Germania nessuno reagisse durante la pianificazione dello sterminio, Primo Levi rispose così: “La maggior parte dei tedeschi non sapevano perché non volevano sapere, anzi, perché volevano non sapere”.
Ancora oggi c’è tanta gente che non vuole sapere, anzi, che vuole non sapere. Noi siamo qui perché vediamo e non possiamo tacere.
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wutternach · 1 month ago
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Piccola storia di un diario - 2
Ci incontriamo tra cinque giorni, allo stesso incrocio in cui l’ho vista la prima volta.
Ogni attesa di incontrarti è un pieno di sensazioni che mi riempiono le giornate, scandiscono i momenti liberi, quelli in cui posso permettermi di lasciare i pensieri scorrere senza fretta e senza barriere. Lascio entrare ricordi e immaginazione, desideri e promesse che si incrociano e si confondono. Perché aspettare di vederti vuol dire sentirti sulla pelle, mentre mi scorri nella mente, scandire le parole che ti sussurro all’orecchio, seduta tra le mie braccia con la mia bocca sul tuo collo liscio. L’odore della pelle che mi entra nelle narici e mi dà i brividi, come due dita passate sul ventre. Lo sguardo che mi ha sganciato dalla realtà, a quell’incrocio, ritorna impetuoso ogni volta che ti penso, ogni volta che ti vedo. Non c’è distinzione sai? Il paradosso di tutto questo è che sei nel mio corpo anche quando sei lontana, che riempi le mie idee anche se non ci sei. Il tuo sguardo, il tuo sorriso. Il contrasto, sì. Il contrasto di quella dolcezza con le parole indecenti che ti fai dire, che ti vuoi far dire, che vuoi sentire mentre ti scopo lentamente o mentre ti prendo furiosamente. La sensazione che mi ha trasmesso da subito quello sguardo incrociato in mezzo alla strada. Il modo intimidito di conoscersi, osservarci, studiarci, annusarci. Quanto ti piace quanto te lo ricordo mentre ti tengo i capezzoli tra le dita e ti torturo. Quanto ti rende tronfia sapermi lontano e in balia delle tue provocazioni. Sapermi attratto dai tuoi incontri con gli amici di una volta. Quanto ti fa sentire il centro del desiderio, il centro del mondo, il punto di non ritorno, farmi impazzire con i resoconti, seppure incrementati dalla tua sordida fantasia, delle tue uscite serali. Quanto ti eccita raccontarmi tutto, poco alla volta, con la mia lingua tra le gambe, poggiata sul muro bianco, tenendomi le mani ferme sui capelli.
Noi ci incontriamo, ci sorridiamo, ci lecchiamo, ci entriamo dentro, ci veniamo addosso, usciamo dai binari, rientriamo tra le righe e ci sorridiamo calmi.
Quanto mi piace vivere il tuo delirio orgasmico di onnipotenza quando mi racconti che avevi tanta voglia di farti vedere nuda da lui, dall’inconsapevole oggetto del tuo gioco di erotismo cerebrale. Quando hai deciso che era giunto il momento e hai fatto in modo che accadesse, senza che capisse che era tutto voluto, tutto architettato dal tuo desiderio e quando hai poi atteso il momento in cui ti avrebbe salutata per sdraiarti finalmente sul letto e riempirti le mani della voglia indecente che ti aveva attraversata. Quanto mi stravolge quando mi descrivi in ogni passaggio quei momenti, sentendomi spingerti dentro con una forza dolcissima il cazzo, facendoti penetrare la testa dai miei occhi fissi nei tuoi, lasciandomi godere del tuo piacere travolgente. Quando mi stringi la coscia tra le gambe, nei tremori prolungati di un orgasmo invadente.
Tra cinque giorni ne parliamo, io e te, ne discutiamo insieme, ci abbracciamo dolcemente, ci scopiamo le teste e i corpi. Poi ne parleremo ancora e ancora, perché sappiamo che questo è il diario di un desiderio e lo porteremo avanti finché potremo sentirci di nuovo la pelle strofinata sul volto. Senza inutili premure.
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vaerjs · 10 months ago
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La mia fase luteale si manifesta ogni mese in modo diversi. Ogni volta però c'è un episodio in particolare in cui tutte le mie energie confluiscono e si scaricano.
Ieri sera la scintilla è scattata quando m. è tornato a casa con un regalo a sorpresa per me. Io non ho mai ricevuto regali, non mi piacciono: mi costringono a fronteggiare le aspettative delle altre persone anche quando voglio starne lontana. Le sorprese in più mi sbattono in faccia la mia impossibilità di controllare tutto ciò che accade e come accade. L'ultimo libro che ho letto mi ha di nuovo messo davanti a una lezione che nella mia vita ha trovato diversi modi di presentarsi: non puoi controllare tutto. La vita scorre come un fiume. Tu puoi scorrere come l'acqua e vivere il cambiamento, oppure essere una roccia che cerca di opporsi inutilmente alla corrente, con fatica e frustrazione. Per quanto io voglia essere il fiume, mi comporto sempre più spesso come la roccia, che nel suo delirio di onnipotenza crede di poter controllare il percorso dell'acqua.
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curiositasmundi · 1 year ago
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[...]
Oggi il più grande alleato di Israele è Hamas e tutti coloro che rispondono con la violenza alla violenza. Perché offrono a Netanyahu ed i suoi sodali scuse per compiere ogni scempio in nome della legittima difesa e del diritto di esistere che negano agli altri. Prima la provocazione, poi la reazione violenta, poi una risposta ancora più cruenta. A Gaza come ovunque, da decenni. Una spirale di violenza che con Netanyahu ed i suoi sodali sta però superando il limite trascinando Israele verso l’autodistruzione. Questo perché la situazione sta sfuggendo di mano e la vita sta diventando impossibile anche per gli stessi israeliani costretti a vivere in un bunker anche mentale divorati dalla paura mentre fuori non c’è affatto il paradiso. La guerra ha causato una pesante crisi economica, si perdono posti di lavoro mentre il costo della vita è alle stelle. Intere aree del paese come quelle del nord della Galilea o attorno a Gaza, sono evacuate da mesi ed interi comparti sono crollati. Con ingenti risorse pubbliche sprecate in armamenti sempre più sofisticati invece che per i servizi ai cittadini, l’intero paese sta diventando un insediamento accerchiato da nemici. Ma l’odio si ritorce contro chi lo prova. La società israeliana è frantumata. Mentre la stampa internazionale indossa la museruola imposta dalla lobby pro Israele, a casa sua Netanyahu è considerato il neofascista che è. La dolorosa vicenda degli ostaggi di Hamas ha fatto saltare ogni ipocrisia, a Netanyahu e al suo governo non frega nulla nemmeno dei parenti israeliani degli ostaggi che da mesi protestano chiedendo un accordo. L’obiettivo di occupare i rimasugli di Palestina viene prima di tutto. Loro stessi e i loro deliri estremisti vengono prima di tutto. In Israele vi sono poi storicamente personalità e movimenti progressisti che nulla hanno a che fare con questa deriva neofascista. Ci sono ad esempio giovani obiettori di coscienza israeliani in galera di cui nessuno parla, ci sono gruppi di pacifisti ebrei sovente presi a legnate dai coloni, ci sono personalità e perfino rabbini che sono per la convivenza pacifica e pro Palestina. La società israeliana è profondamente lacerata ed è da una di queste crepe che può generarsi l’implosione. Da anni in Israele i governi durano come le arance e prima della guerra gli israeliani hanno riempito le piazze per mesi in nome di una democrazia liberale messa a rischio del delirio di onnipotenza di Netanyahu che voleva sottomettere la Giustizia alla politica. Pur di non mollare, Netanyahu ha messo insieme un governo con l’estrema destra e fin dal primo giorno butta benzina sul fuoco per tenere unita la società israeliana in nome del sempiterno nemico comune. Ma vi sono anche altre fratture. Gli invasati religiosi col doppio passaporto ululano alla Terra Promessa ma poi sono i primi a fare le valige e tornarsene a Brooklyn quando volano i missili, ma ad andarsene sono anche molti cittadini moderati esasperati da una terra anche per loro diventata maledetta. Un conto è la propaganda, un conto la realtà. Emblematiche le pubblicità sui media israeliani per convincere ebrei in giro per il mondo a trasferirsi negli orrendi condomini vista mare. In Israele vi sono poi schiere di invasati religiosi mantenuti dai contribuenti e perfino esenti dalla leva e questo mentre gli altri devono tirare la cinghia e continuamente mollare tutto per arruolarsi. E vi sono minoranze come quella araba, in sostanza palestinesi sottomessi che abbassano la testa in pubblico e la alzano in privato. Paura ma anche ipocrisia perché in Israele hanno servizi e un tenore di vita almeno fino ad oggi migliore rispetto a quello dell’altra parte del muro. Perfino l’esercito ha mugugnato contro i politici negli ultimi mesi e gli psicologi sono sommersi di soldati traumatizzati di ritorno da Gaza. Netanyahu ed i suoi sodali sono detestati da gran parte degli israeliani, eppure per egoismo continuano a schiacciare l’acceleratore ed ignorare ogni malcontento. È questo il vero fascismo ed è questo che potrebbe portare Israele allo schianto.
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unatipafuorinorma · 1 month ago
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Liberandomi
Non avrei voluto fosse così. Volevo uno spazio di libertà e invece mi sono trasformata nella prigione di me stessa. Non avrei voluto fosse così, ma non sono solo io a volere o non volere. Grande illusione il delirio di onnipotenza! Basta così poco per mettere a nudo la fragilità. Basta così poco per sguinzagliare un bisogno che poi ti si scatena contro come un cane rabbioso. Sei davvero così fragile che chiunque ti può piegare?
Non è successo niente, possibile che il niente riesca a scuoterti in questo modo? Non è successo niente per cui valga la pena agitarsi come un mare in tempesta. Ma tutto questo va al di là di chi ti attraversa per un attimo, va molto più in profondità e ha a che fare con te.
L'attesa è una predisposizione sbagliata, che non ti sta aiutando. Non ne hai bisogno.
Sarai attraversata ancora da chi stuzzicherà i tuoi bisogni (e desideri), forse. Liberati e ripristina l'ordine del discorso. Vali davvero così poco? L'attesa è una condizione che pone il centro fuori di te, mentre il centro sei tu.
Tutto questo ha a che fare con te, anche se è scatenato da altri. Riprendi il filo del tuo discorso. Riprendi il filtro per scremare ciò che non serve e buttarlo via. Torna ad essere liberata e libera.
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vintagebiker43 · 5 months ago
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Meraviglioso - Giovanni De Mauro - Internazionale
“L’umanità sta tollerando che un miliardario nazista sudafricano bianco in pieno delirio di onnipotenza sputi in mondovisione su secoli di marce e battaglie ferocissime per la conquista di diritti sociali e civili. E tutto questo per cosa? Per la promessa di quattro macchine volanti, internet nel cervello e la colonizzazione di Marte?”. Sono parole di Djarah Kan, scrittrice e attivista.
E riferendosi sempre a Elon Musk, continua così: “Se non vogliamo diventare personaggi sacrificabili delle fantasie di un bambino con troppi peli e troppi soldi, sarà meglio realizzare prima di qualsiasi altra cosa che la democrazia è un meraviglioso proposito, molto innovativo e interessante, ma difficile a farsi in una società che permette a pochi miliardari padroni di social network di decidere che la disinformazione di massa non è un problema di ordine pubblico e di sicurezza. La disinformazione che passa attraverso i maggiori social media è il mezzo attraverso il quale si controllano milioni di persone che non si limitano soltanto a condividere notizie false, ma votano. La disinformazione è la corsia preferenziale in cui viaggiano coloro i quali intendono rovesciare governi democraticamente eletti. La disinformazione è il mattone fondativo della struttura di questa nuova dittatura che ha il volto del progresso, in quest’era digitale. La disinformazione non è il fieno di cui si nutrono gli imbecilli e gli analfabeti funzionali. La disinformazione è il piede di porco che governi e partiti di destra utilizzano per forzare la capacità di discernimento di ogni singolo essere umano. Che esso sia più o meno istruito”.
P.s. Le Monde, La Vanguardia, Mediapart, Ouest France, Libération, The Guardian, Dagens Nyheter: comincia ad allungarsi la lista dei giornali europei che hanno sospeso i loro account su X.
Da questa settimana si aggiunge anche Internazionale. La piattaforma di Elon Musk non è più un luogo di confronto e di circolazione delle informazioni in cui ha senso rimanere. È arrivato il momento di lasciare gli spazi diventati inospitali. ◆
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marquise-justine-de-sade · 2 years ago
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L'Angelo caduto di Alexandre Cabanel, è un dipinto del 1868, che sconvolge l'osservatore attento. L'Angelo caduto non è uno qualsiasi, è il bellissimo Lucifero, “portatore di luce”, le cui ali conservano ancora i riflessi iridati di quando era ancora creatura celeste. Il fulcro del quadro non è il giovane corpo anatomicamente perfetto, rispondente al canone classico, e colto nel momento esatto della caduta, ma lo sguardo che emerge come una rivelazione, dal braccio destro piegato ancora, con le mani intrecciate, in una ultima e inascoltata preghiera. È uno sguardo che, nella sua avvolgenza, rivela un caleidoscopio di emozioni. É rivolto dritto davanti a sé, in contrapposizione con lo sguardo rivolto in alto, di divina indifferenza, degli angeli fedeli, raffigurati mentre ascendono al Cielo, casa a lui ormai preclusa. Molti vedono in questo sguardo rabbia e desiderio di rivalsa. Personalmente, in questo sguardo, torbido come una pozza palustre, che trattiene il riverbero della chioma fulva come una foglia autunnale caduta, leggo molto di più: amarezza, delusione per un mancato perdono, solitudine, rimpianto e frustrazione. Cabanel si dichiarò lontano dal Naturalismo, ma, a mio avviso, questo occhio pieno di emotività è quanto di più vicino al Naturalismo ci possa essere, perché è uno sguardo profondamente umano.
E il particolare sconvolgente è proprio questo: lo sguardo del reietto Lucifero è lo specchio dello sguardo di ognuno di noi, perché in ognuno di noi alberga il tormento di un angelo caduto, la nostalgia indefinibile di un luogo lontano, di un'isola che non c’è, che sentiamo appartenerci e, al contempo, sfuggirci. Lucifero, "stella del mattino", stigmatizzato come Lilith, per il suo desiderio di conoscenza e indipendenza, per la sua aspirazione non legittima a farsi uguale al Padre Uno sguardo che potrebbe essere quello di Adamo, bandito dall' Eden, creatura ribelle anch'ella al suo Creatore e da questi ripudiata. Una rivalsa dell’individualità personale verso l’autorità genitoriale, che tanto ricorda le dinamiche d'azione nel rapporto padre figlio nel periodo adolescenziale. Negli occhi di Lucifero brilla una lacrima in cui si cristallizza il suo destino, un destino di cui si è fatto egli stesso artefice, forse neanche pensando davvero alle conseguenze. In quella lacrima c'è l'evoluzione terribile dal Bene al Male, dall' Amore all' Odio, da prediletto a reietto. Molto di Lucifero è in noi, contraddittorio impasto di fango e Cielo, capace di grandi bontà e immani atrocità, presi da un delirio di onnipotenza che ci fa dimenticare di essere non padroni ma semplici ospiti del mondo.
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fgmetanoia · 4 months ago
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carlocò che in pieno delirio di onnipotenza fa cantare il pubblico ogni 3 secondi CARLO NON SEI FREDDIE MERCURY NON TE LO PUOI PERMETTERE BASTAAA
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gaytamorfosi · 4 months ago
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Delirio di onnipotenza
🇮🇹 ("Madness of omnipotence" Italian Version)
Certi strumenti sono un biglietto di sola andata per il delirio di onnipotenza.
I due poveri sventurati che si sono offerti volontari per i miei esperimenti non avevano la minima idea di cosa li aspettasse. In pochi istanti, ho scambiato le loro sembianze, rimodellando i loro corpi come creta nelle mie mani. Ma non mi sono fermato lì. Ho fatto in modo che si innamorassero l’uno dell’altro, legati da un’attrazione impossibile da ignorare.
La mia tecnologia ha fatto il resto. Non hanno avuto nemmeno il tempo di chiedersi cosa fosse successo: si sono avvicinati l’uno all’altro all’istante, le mani già in esplorazione, le labbra che si cercavano con impazienza.
Perché l’ho fatto? Semplice: puro diletto personale.
Pensate che sia una brutta persona? Io direi di no. A giudicare dai loro sorrisi soddisfatti, sembra che anche loro siano più che felici del risultato.
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Storia ispirata da questo video di YouTube del 2014, che era uno dei miei preferiti sul tema delle trasformazioni:
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falcemartello · 2 years ago
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Ho finalmente capito perché un sindaco non può avere più di due mandati. A un certo punto viene il delirio di onnipotenza.
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hopefulwizardcupcake · 5 months ago
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LATINA, FEUDO DELLA MELONI, IN GALERA LA PALADINA ANTIMAFIA DELLA DESTRA DI SALVINI
Nel silenzio totale dei tigì nazionali una paladina della legalità organica alla Lega di Salvini e al partito della Meloni, è stata condannata alla bellezza di 8 anni di carcere per auto riciclaggio, circonvenzione d’incapace, falso e abuso edilizio. Si tratta di Maricetta Tirrito, paladina dell’antimafia che per anni ha fatto da ombra a Matteo Salvini, ma anche al parito di Giorgia Meloni, nonché amica della presidente della commissione antimafia Chiara Colosimo con cui faceva i video da portavoce di una scatola vuota chiamata Comitato dei collaboratori di giustizia.
Ebbene, Maricetta Tirrito gestiva un ospizio abusivo ad Ardea, nella patria dell’ex rapinatore Franco marcucci, già capogruppo proprio della Lega di Salvini in Comune, e lì per anni ha depredato almeno 4 anziani affetti da demenza senile, approfittando del loro stato di debolezza e di non autosufficienza. In 2 anni, tra gioielli, biglietti aerei, auto a noleggio, feste di compleanni, pranzi e cene di rappresentanza in tutta Italia in veste di paladina, sedicenti corsi antiviolenza, hotel di lusso, vestiti costosi, tatuaggi a sua figlia e pure 30 mila euro per farle rifare il seno, la Tirrito ha sciallato 385.000 euro non suoi. I poliziotti di Anzio l’hanno ammanettata e rinchiusa in cella prima che partisse in crociera da Genova su mandato di arresto della procura di Velletri.
"Il laboratorio una donna lotta contro rivolgiti a noi ti accompagneremo"
Forte della sua nomea di donna integerrima che spacciava la sua casa degli orrori per struttura protetta, Maricetta Tirrito era riuscita per un po’ a far sembrare tutto normale ai parenti delle vittime. C’erano i 2 bodyguard pagati in nero coi soldi degli anziani che nelle intercettazioni chiamava “gioiellini che c’hanno casa” e poi capitava pure che li rimbambisse con siringhe di tranquillanti per calmarli e guidarli nella firma delle carte per intestarsi proprio la loro casa. E poi voleva far chiudere l’ospedale di Pomezia perché aveva avvertito i parenti di un 72enne che era morto, ma che alla Tirrito interessava tenere in qualche modo vivo per continuare a spennarlo. E’ da quello che i magistrati chiamano “delirio di onnipotenza” che iniziano i primi sospetti e le prime segnalazioni. Insomma, tutto il contrario di quel che la Tirrito diceva mentre guidava le visite di Salvini a Palermo per la campagna elettorale del candidato sindaco Ismaele Lavardera...
Nel governo Meloni tacciono tutti di questa storiaccia. Meglio non ricordare quando la Tirrito era candidata sindaco a Pomezia in una lista di estrema destra che sui manifesti aveva la faccia di Mussolini. A portarla in palmo di mano ci andò pure l’allora berlusconiana governatrice del Lazio Renata Polverini…
E che dire di quando la Tirrito si spese personalmente per convincere la madre di una bimba coinvolta nella vicenda di Bibbiano di esibirla sul palco leghista di Pontida! Salvini inventò la balla che fu la bimba a chiederglielo..
E poi ancora con Salvini a commemorare Falcone e Borsellino…
Maricetta Tirrito non ha fatto tutto da sola eh. Con lei nei guai anche il medico Marina Endrievschi che firmava i certificati di falsa autosufficienza, la sua collega Silvana Loconte, il suo ex compagno Fabio Corbo poi scagionato dall’accusa di omicidio e Silvana Di lorenzo, nipote complice di una delle vittime anziane.
8 anni! Salvini e Meloni! Niente da dire?
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libero-de-mente · 1 year ago
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POVERO CRISTO
Mia madre si chiama Maria. Mio padre, oggi, è nell'alto dei cieli. Credo. Oppure si è reincarnato in una trave di legno o di cemento armato. Era un carpentiere, gli piaceva tanto esserlo. Mia madre aveva, ha, un utero retroverso. All'epoca le dicevano che era difficile rimanere incinta. Ci vollero 7 anni, sette come i sacramenti, per rimanere incinta. Al settimo anno, come al settimo giorno della Creazione quando Dio si riposò, rimase incinta. Evidentemente mio padre stoicamente non si fermò per riposare. Un miracolo disse il ginecologo. La mano di Dio disse il parroco. Credo che mio padre non ebbe la malizia di pensare a qualcosa d'altro, oltre a Dio dico. Troppo credente mio padre. Venni al mondo dopo dieci ore di travaglio, dieci come le piaghe d'Egitto inflitte da Dio agli egizi.
- L'annunciazione A quel tempo, durante il parto, un messaggero del Primario del reparto di neonatologia, tal Ostetrica la levatrice, annunciò a mio padre che solo uno si sarebbe salvato. Che si doveva scegliere tra la madre o il nascituro. Tipo come se dovessero finire il foglio del censimento, ma c'era spazio per un solo nome. Mio padre scelse sua moglie, come volevasi dimostrare.
- La nascita Dalla terra del reparto neonatale tornò mia madre, con essa il bambino, cioè io. Le voci del paese già raccontavano che il figlio di Maria era bello come Gesù bambino. Primo miracolo, amen.
- Ritrovamento del piccolo povero Cristo al tempio Quando avevo dodici anni i miei genitori traslocarono, non dicendomi nulla. Tornato da scuola trovai la casa vuota. Andai al tempio della focaccia, ne presi un pezzo con i soldi che mi erano avanzati dalla merenda a scuola. La proprietaria del negozio, tal signora Rosina, chiamò mia madre, vedendo che non sloggiavo dal suo negozio e sbavavo guardando focacce e brioche. I miei genitori mi vennero a riprendere, rassegnati. Secondo miracolo.
- I miracoli del povero Cristo Nella vita da povero Cristo riuscii a compiere dei veri e propri miracoli. Riuscii a far risorgere il Big-Jim dopo che era caduto dal terrazzo al quarto piano. Riuscii a non comprendere il desiderio di una ragazza, assai posseduta, che saltò addosso al primo che le capitò, la stessa sera che uscimmo, per disperazione della mia inerzia. Tramutai i soldi in birra, per consolarmi. Moltiplicai i vuoti interiori e le mancanze affettive. Toccai il braccio amputato a un reduce di guerra, dicendo a gran voce "ricresci". L'anziano reduce mi prese a sberle, così veloce che sembrava avesse due mani. Miracolo.
- Trentatré anni Al compimento del trentatreesimo anno mio padre morì. Avevo davvero i capelli lunghi (come nell'immagine). Portai sulle mie spalle la bara che lo conteneva, fu come portare la Croce. La mia Croce. La sua scomparsa mi fece iniziare un lungo calvario. "Elì Elì lemà sabactàni", Padre mio, padre mio, perché mi hai abbandonato?
- Il tradimento Sono stato tradito da mio fratello, il quale possiede dodici personalità una più borderline dell'altra. Dodici come gli apostoli. Con un delirio di onnipotenza oltre l'umana immaginazione. Sono finito in croce. In verità vi dico che lo perdonai, allora lui saputo questo mi impalò. Allora lo ignorai. Lui mi umiliò lo stesso. Allora giunse il tempo in cui, aprendo gli occhi ciechi, capii che era veramente uno cattivo. Miracolo.
- La resurrezione Mi sono rialzato, non del tutto ma tutto rotto. Questo è un mezzo miracolo. Lotto ogni giorno per arrivare al tramonto. Altro mezzo miracolo. Da qui a dire che sono risorto ce ne vuole ancora. Oggi se vieni messo in croce e ricoperto di melma a carriole, con l'intenzione di lederti, poi per ripulirti e dimostrare la tua buona fede devi davvero sperare nel buon Dio e in un miracolo. La gente preferisce Barabba, che più li fotte e più lo si osanna. Ho fatto una mezza rima. Bravino ve'?
Domenica farò la mia ultima cena, intesa di cena ipercalorica, poi mi metterò a dieta. Tipo quaranta giorni nel deserto. Che oggi sono più un povero Cristo curvy. Se fosse stato così il povero Gesù, oltre a tutto quello che soffri e patì, avrebbe dovuto sopportare anche del body shaming.
Sono un povero Cristo, ma ricco di sentimenti e buone intenzioni. Ma che nel non concedere il mio cuore in amore ha fatto danni, provocato dolori. Delusioni molte.
Pasqua è tempo di risurrezione, ecco questo auguro a tutti voi... di risorgere. Chi invece è già risorto e viaggia alla grande si sposti un po' più in là, che deve far spazio a me, anzi a noi. Che risorgeremo, come diceva mia zia Concettina: come la raba fenice.
Buona resurrezione.
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