#dovuti
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ross-nekochan · 7 months ago
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Dato che oggi è l'ultimo giorno, oggi ho mandato una mail accorata di ringraziamento a tutto il mio team dicendo:"Grazie mille perché mi avete spiegato sempre tutto con estrema gentilezza nonostante io con la mia bassa capacità in giapponese abbia causato un sacco di problemi" oppure "grazie perché anche nelle giornate più stressanti, avete sempre fatto battute e mi avete fatto ridere. Sono contenta di aver potuto lavorare in un contesto come questo" etc.
Le risposte dei miei colleghi giapponesi alla mia mail:
👍
❤️
🎉
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io-pentesilea · 11 months ago
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(Un po' come 'Tutta colpa di Freud'.
Peccato non aver trovato un Giallini sulla mia strada.
Barbara)
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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a me lui davvero non mi sembra una cattiva persona però mi sembra circondato da cattive influenze. l’importante è che sia più informato ora, anche perché non concorda con le opinioni di quello riguardo l’omosessualità ecc, se no non avrebbe girato e detto certe cose, però non vedo come si possa supportare una persona con idee del genere. magari non sapeva tutto. va beh, poi io sono atea e odio la chiesa e quando ho scoperto che è molto religioso ho storto il naso, lo ammetto. però a me sembra, se non proprio membro della comunità lgbt, un alleato, e quindi non capisco quella vecchia intervista. forse la risposta è proprio qua: era vecchia. la gente sbaglia e cambia. scusa il discorso un po’ privo di senso
Infatti, poi secondo me si vede la qualità di una persona da quello che fa, non solo da quello che dice. E puoi trovarti d'accordo con una persona su un singolo aspetto e non sulle sue altre 300 opinioni, lui è stato chiaro sul motivo per cui voleva ringraziarlo
Poi c'è modo e modo di essere religiosi, c'è chi è fanatico come l'amico suo e chi trova nella religione un tipo di spiritualità, un modo di vivere con gli altri e con se stessi particolare, di fratellanza eccetera, è questo che mi sembra di percepire da come lui si pone
Poi boh io sto studiando una cosa che mi sta facendo cambiare in meglio la concezione del mondo ma onestamente non mi interessa tutto quello che di brutto può aver fatto o detto Meisner nella sua vita, prendo gli insegnamenti che mi servono e il resto è spazzatura (se dovesse esserci). Si chiama intelligenza
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banished-away · 1 year ago
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moots italiani, ho una domanda per voi:
parlando coi ragazzini a lavoro, che faranno o hanno appena fatto la maturità, è saltato fuori che per celebrare adesso si usa fare festa, regalare fiori (e a volte le corone d'alloro come per la laurea) e relagare un "viaggio di maturità". io questa cosa non la ho mai sentita, ma loro insistono che è una tradizione che avevano anche i loro genitori, e essendo la mia famiglia un po' particolare non so se siamo noi quelli strani come al solito o se è una cosa recente/importata da altre zone d'italia/una differenza di classe sociale
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deathshallbenomore · 2 years ago
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falcemartello · 1 month ago
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L’ANSIA DIGITALE E LA NOMOFOBIA
I dispositivi digitali sono intrusivi, sono invadenti, sono rumorosi, sono stressanti, sono tremendi, eppure non possiamo più farne a meno. 
Chi di noi avrebbe il coraggio di uscire di casa senza lo smartphone? Ormai lo smartphone è parte di noi. Lo smartphone è un prolungamento o un estensione del nostro cervello. 
Tutti noi, ormai, necessitiamo portare sempre con noi lo smartphone perché senza di esso ci sentiamo letteralmente disconnessi dal mondo.
Talmente è diventata forte questa dipendenza da smartphone che i giovani hanno sviluppato dei veri e propri disturbi psichici dovuti alla dipendenza tecnologica. 
La Nomofobia è una nuova e pericolosa patologia psicosociale causata dall’ansia digitale.
NOMOFOBIA:
«Le tecnologie informatiche digitali sono in grado di acutizzare diverse forme di fobie umane, come si può ben vedere nel caso di una variante dell’ansia da separazione inesistente fino a pochi anni fa e oggi entrata ad avere un ruolo importante nella vita di molti: la paura di essere separati da uno smartphone o di non poterlo utilizzare. 
L’espressione «ansia da separazione» appare assolutamente calzante visto che in ballo non vi è l’eliminazione delle possibilità di utilizzo di un qualsiasi dispositivo tecnologico, ma l’interruzione dei contatti sociali creati attraverso la tecnologia, dunque di «separazione» nel vero senso psicologico del termine.
Tale paura di non avere a disposizione il proprio telefono era già stata descritta nel 2008 dal britannico Steward Fox Mills ed esiste ormai un nuovo termine per indicarla: «nomofobia» («no mobile phone» e «fobia»). 
Un’indagine cui hanno partecipato 2.163 inglesi aveva rilevato che il 53% dei partecipanti prova una sensazione d’ansia quando la batteria del telefono o il credito della SIM stanno per scaricarsi, quando non c’è copertura di rete o quando non trovano il cellulare.
A causa di queste ansie, una persona su due non spegne mai il proprio cellulare. Secondo una relazione pubblicata su Psycology Today il 18 settembre 2014, tali forme d’ansia sono aumentate notevolmente proprio negli Stati Uniti.
Tra le persone che usano lo smartphone, i due terzi lo tengono accanto o con sé quando dormono (per non rimanere esclusi da nulla), un terzo di loro dichiara di aver usato lo smartphone anche durante rapporti intimi, un quinto preferirebbe uscire di casa senza scarpe piuttosto che senza smartphone, e più della metà non riesce a spegnerlo, non riesce cioè a sopportare la «separazione».
Nella rivista specializzata Computers In Human Behavior un gruppo di ricerca brasiliano discuteva il caso di un paziente di 30 anni affetto da nomofobia, sviluppata probabilmente a partire da una fobia sociale e curata con una combinazione di farmacoterapia e psicoterapia.
Uno studio indiano sulla nomofobia, condotto su 200 studenti di college (92% donne), aveva  individuato già nel 2010 un’incidenza del 18,5%. Negli Stati Uniti secondo i rilevamenti del 2014 sopra descritti, i due terzi di tutti gli utenti di cellulari (66%) soffrono di nomofobia.»*
Per concludere poniamoci una semplice domanda: che succederebbe se ci fosse un black out della Rete che durasse per più di una settimana? Forse la gente impazzirebbe e la società sprofonderebbe nel caos? Sembra un opzione più che plausibile…
Francesco Centineo
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hernestine · 5 months ago
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Da mesi, ogni giorno, le studentesse dell'Istituto Pertini di Monfalcone (Gorizia) che indossano il niqab vengono identificate prima di entrare a scuola. Un insegnante le prende da parte e le alza il velo per riconoscerle. Ma dove siamo in Afghanistan o a Monfalcone? Se siamo in Afghanistan dove comandano i talebani allora si può anche accettare. D'altronde, dopo vent'anni di guerra contro l'Occidente hanno vinto loro e noialtri siamo dovuti scappare a gambe levate. Ma a Monfalcone NO, Cristo! Qui siamo sul suolo italiano e il multiculturalismo deve trovare un limite nell'applicazione di regole che valgono per tutti. A scuola si deve andare a viso scoperto. Punto. E non è un sopruso pretenderlo. Ci sarebbero un milione di ragioni (tra le quali anche igieniche) per spiegare il perché non deve essere ammesso la copertura integrale del viso in un luogo pubblico. Ma ne basta una e, guarda caso, è quella tanto cara ai rivoluzionari da salotto: DISCRIMINAZIONE! Non si può discriminare nessun alunno, per cui in Italia ogni studente deve essere libero di esprimersi a viso scoperto, mostrando le espressioni del suo volto, i suoi sorrisi, le sue sopracciglia corrucciate, la sua fronte aggrottata, le sue smorfie e tutto ciò che fa parte di quello che in PNL viene definita "comunicazione non verbale". Si cari musulmani, perché se non lo sapete anche il corpo comunica! E nella nostra società vogliamo ancora comunicare e, se non vi sta bene, potete sempre prendere un aereo e tornarvene da dove siete venuti.
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donaruz · 2 months ago
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La mafia uccide, il silenzio pure.
Peppino Impastato
Nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978 veniva ucciso per mano della mafia Peppino Impastato.
Il suo peccato? Aver trasformato il suo "microfono", quello di Radio Aut, in uno strumento di denuncia, contro quei nomi e quei fatti che sarebbero dovuti rimanere "oscuri".
Il suo nome, oggi come mai, porta alto l'onore di tutti quei Siciliani che condividendo le sue battaglie per la legalità, ricordano il suo impegno e il suo sacrificio.
PER NON DIMENTICARE ... MAI
Atlantide
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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Ci sono parole che diventano familiari col tempo e che, spesso, hanno a che fare con eventi drammatici ai quali purtroppo, in un modo o nell’altro, ci abituiamo. O, peggio ancora, anestetizziamo. Allah Akbar, Allah è grande. Quella che un tempo era una preghiera pronunciata sottovoce è diventata l’urlo dei terroristi islamici. Jihad, la guerra santa piombata con due aerei contro le Torri Gemelle di New York e poi in Europa con le bandiere nere dello Stato islamico. E oggi “taharrush gamea”, lo stupro legalizzato del branco maghrebino. Un’onda continua che separa le donne. E che diventa onta. Offesa. Vergogna.
La storia è nota. La prima volta è in piazza Tahrir, in Egitto, durante le Primavere arabe. In quella rivoluzione, che avrebbe dovuto portare libertà e democrazia, avanza il gruppo estremista dei Fratelli musulmani. Le donne diventano qualcosa da nascondere. Qualcosa che non ha dignità. Se scendono in piazza le si accerchia. Le mani corrono ovunque. Sui fianchi. Sotto i vestiti. E loro non possono fare nulla. Non basta il “no”. Non basta implorare pietà. Quella donna deve essere annichilita. Il “gioco” della gang, soprattutto in quei Paesi dove il gruppo è ancora sentito, piace e si diffonde, come è ovvio, anche nel Vecchio continente. Succede a Colonia, dove gruppi di immigrati nordafricani si fiondano, nella notte di capodanno del 2016, su donne indifese. Il procuratore della Repubblica si affretta a dire che la stampa esagera e che questi stupri sono dovuti “alla misoginia” più che alla presenza di profughi. Per la prima volta, però, si fa il nome e si parla di “taharrush gamea”. I giornali provano ad approfondire nonostante politici e magistrati facciano il possibile per nascondere e minimizzare. Succede ancora. Ad Amburgo, in Gran Bretagna, in Svezia, in Belgio. E anche nel nostro Paese. Nella notte di Capodanno del 2022 e in quella del 2024. Ancora una volta “taharrush gamea”. Ancora una volta i media minimizzano.
Un'interrogazione presentata dal capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, chiede chiarimenti al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che risponde: “L’autorità giudiziaria sta accertando il quadro delle responsabilità, facendo piena luce su quanto accaduto anche al fine di verificare, come sembra, se si sia trattato di una pratica organizzata ascrivibile al cosiddetto ‘taharrush gamea’”. Come sembra, dunque. Perché le violenze che abbiamo visto durante l’ultima notte dello scorso anno sono sovrapponibili a questo macabro rito. Non a caso, l’onorevole Sara Kelany ha detto: “Sono sempre le stesse modalità: gruppi di uomini di origine nordafricana che, con lo stesso schema, accerchiano, neutralizzano e violentano le donne.
Da anni Fratelli d’Italia denuncia questo scempio, oggi siamo lieti del fatto che la procura finalmente indaghi, finalmente si solleva quel velo di ipocrisia buonista che per troppo tempo ha fatto sì che queste vicende venissero taciute per non essere tacciati di islamofobia”.
“Taharrush gamea”, quindi. Il termine è nel nostro vocabolario perché è già entrato nelle nostre vite. Ed è bene intervenire. Prima che sia troppo tardi (anche se forse già lo è).
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girlboccaccio · 5 months ago
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Lega tumblr Italia per Fantasanremo 2k25?
Non penso seguirò molto Sanremo quest'anno, ma nonostante tutto continuerò a fare la mia schedina al Fantasanremo (la faccio sin da quando era una menata anni fa su twitter, fatta a caso tanto per farsi due risate).
Per chi non lo sa, a parte il campionato generale ci sono anche le leghe, citando il sito "Le leghe sono dei campionati separati e paralleli al Campionato Mondiale [...] delle classifiche personalizzabili (nome, miniatura, copertina ecc...) in cui saranno in competizione solo ed esclusivamente determinate squadre. Potrebbe essere il modo migliore per creare un torneo in cui contendersi la vittoria della lega sfidando amici, parenti, colleghi o anche community più grandi".
Che dite? Basta Sanremo dite? Finiamola con Fantasanremo? Mmmmmm, so che ci state pensando  ( ͡° ͜ʖ ͡°)  ( ͡° ͜ʖ ͡°)  ( ͡° ͜ʖ ͡°)
Edit: la condividerò sulla community di tumblr Italia (almeno l'unica che conosco) ma mi impediva il reblog a causa dei link, quindi li ho dovuti togliere. Comunque trovate tutto il regolamento sulla FAQ del sito di Fantasanremo.
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francescosatanassi · 7 months ago
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IL NASO
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Il 10 dicembre '44 Forlì era già libera da un mese. Dopo aver spinto i tedeschi oltre il fiume Montone, i gappisti hanno atteso l’ingresso in città degli Alleati, con un reparto scozzese in prima fila. L’illusione della pace viene interrotta dal passaggio di due aerei tedeschi, che sganciano sulla città bombe ad alto potenziale, capaci di esplodere poco prima dell’impatto al suolo, sbriciolando gli edifici senza creare crateri. Sono bombe nuove, mai viste, che vengono testate per la prima volta proprio qui. Gli obiettivi sono la ghiacciaia Monti, deposito logistico dell’esercito britannico vicino alla chiesa di San Biagio, e il palazzo della famiglia Merenda, in corso Diaz, quartier generale Alleato. Il primo ordigno sbaglia e colpisce la chiesa quattrocentesca polverizzando le opere di Melozzo e Palmezzano, portandosi via 20 vite umane. La seconda va a segno e travolge decine di inglesi e una famiglia romagnola. Oggi si nota ancora la discrepanza tra i palazzi storici di corso Diaz e gli edifici “nuovi” che hanno riempito i vuoti dovuti all’esposione. Uno di questi è il teatro Diego Fabbri, che qualche vecchio forlivese chiama ancora Astra, dal nome del cinema inaugurato nel '47. Di San Biagio si è salvato il sepolcro di Barbara Manfredi, moglie di Pio III Ordelaffi, ma il naso si è staccato e perso tra le rovine. Lo studioso Pietro Reggiani lo ritrova dopo alcuni giorni sotto le macerie, spostando ogni centimetro di polvere con un bastone da passeggio.
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raccontidialiantis · 6 months ago
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Il dottore
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Avevo un problemino proprio vicino all’ano. Un piccolo bubbone in rilievo che mi dava fastidio. Ero preoccupata e mi sono fatta vedere da mio marito, il quale mi ha detto: “boh... vai a fartelo controllare.” Non che la visione del mio culo completamente aperto lo entusiasmasse eccessivamente. Ho scoperto infatti solo dopo essere sposati che la sua eccessiva affettatezza, i suoi modi gentili che tanto mi avevano affascinato sulle prime erano solo dovuti al fatto che lui si sente… più donna di me! Non mi si accosta praticamente mai. Abbiamo fatto l’amore forse tre volte, in due anni di matrimonio.
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In viaggio di nozze, sulla nave andava dietro ai camerieri. Io l’ho sposato un po’ perché comunque mi piaceva e un po’ perché volevo uscire da una mia situazione familiare di estrema indigenza. E poi ero stata abbagliata dall’idea di andare a vivere finalmente lontano da casa, con un uomo e in una grande città, direttamente in una casa di nostra proprietà. I suoi genitori infatti lo hanno forzato a sposarsi per la facciata e in cambio lui ha ottenuto di gestire in autonomia uno dei negozi della loro catena che tratta scarpe da uomo e donna di alta classe, appunto nella nuova regione e a ben 300 km dalla nostra città d'origine.
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E lui è anche molto bravo: con le donne parla di trucchi e vestiti; spettegola, le consiglia e intanto vende. Quanto vende: guadagna bene! All’inizio pensavo: “questo qui lo cambierò io. Il mio amore basterà per entrambi.” Macché! Comunque sono andata dal dottore che mi hanno consigliato i vicini: un dermatologo molto bravo, con studio a due isolati da casa. Come sono entrata, ultima paziente della giornata, l’ho visto e sono arrossita: un bellissimo uomo brizzolato sui quaranta e molto atletico, con un filo di barba e due occhi azzurri incorniciati da occhiali d’osso.
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Mi ha esaminata in modo discreto da capo a piedi e ha poi posato lo sguardo per un secondo sulla fede che porto alla mano sinistra. Gli ho accennato del mio problema e lui mi ha messa subito a mio agio: “non si preoccupi signora; ora vediamo. Si sdrai sul lettino a pancia sotto e si spogli.” Ha preso la lente luminosa e un paio di attrezzi per esaminare da vicino la zona. Per fortuna ha concluso trattarsi di un semplice pelo incarnato, che comportava comunque un inizio di infezione, con conseguente indolenzimento e arrossamento di tutta la zona anale.
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Andava assolutamente curato e non trascurato. “Adesso applicherò un po’ di questa crema antibiotica, e la cura dovrà proseguire per una quindicina di giorni.” Prese il tubetto, mise un guanto di lattice, se ne spalmò un po’ sul dito e prese a massaggiare sul brufolo e attorno al mio ano. Non so quanto inavvertitamente, mentre mi massaggiava la punta del suo indice per un secondo scivolò al centro esatto dell’ano, che immediatamente si aprì ad accoglierlo, mentre mi scappava un sommesso “oooh…” e il mio bacino si alzava.
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Non potei proprio controllarmi: a ventotto anni una donna ha le sue risposte automatiche agli stimoli. E diventai rossa come un peperone. Lui fece finta di nulla. Poi applicò un cerotto conformato in maniera opportuna, sì che coprisse il bubbone ma non ostacolasse la funzionalità dell’ano. Ovviamente durante la notte o andando in bagno e lavandomi, il cerotto sarebbe saltato. Da rimettere comunque ogni mattina.
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"Si rivesta, signora io intanto le scrivo la ricetta. Nome, cognome, indirizzo e tessera sanitaria… ah, vedo che vive qui vicino…"
"Si, ci siamo trasferiti appena sposati, circa due anni fa. Non conosciamo molte persone."
Mi diede la ricetta, un paio di cerotti, mi disse appunto quali dovevo comperare in farmacia assieme alla crema e mi scrutò a lungo. Io abbassai lo sguardo: era proprio un bellissimo pezzo di manzo. Iniziarono a tremarmi le gambe.
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"Devi applicare la crema e farti la medicazione spesso, perché la parte deve rimanere sempre ben medicata e umida, Angela. Posso chiamarti così, visto che siamo ormai… amici abbastanza intimi?"
E lo disse con un sorriso da vero assassino. Diventai più rossa di un semaforo e gli dissi:
"Certo dottore! Spero di poter fare un buon lavoro, da sola!"
Al che lui replicò:
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"Innanzitutto chiamami Luca e poi domani è sabato; io di sabato non lavoro. Mi alzo un po’ più tardi e vado a fare Crossfit di mattina e Karate di pomeriggio. Sono separato da anni e quindi sono sempre solo. Se ti va, puoi venire qui a studio per le nove; posso medicarti io, non mi costa niente. Anzi: mi fa piacere rivederti. E i giorni a seguire puoi venire prima che apra bottega, attorno alle otto�� corsia preferenziale, per te…"
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Avevo la salivazione azzerata: non ci potevo credere. Un maschio maturo, poco sopra la quarantina e bello come un dio greco si interessava a me e mi stava palesemente facendo la corte! L’indomani mattina, calze autoreggenti, gonna di georgette e tanga microscopico, alle nove in punto entrai nello studio. Mi accolse con un sorriso. Era in tuta leggera e aderente. Si intuiva un fisico scolpito. Non mi fece accomodare sul lettino; siccome lo studio era deserto, mi fece mettere con la pancia a cavallo del bracciolo del divano in sala d’aspetto, perché gli avrebbe consentito un miglior spazio di manovra. Scesi le mutandine, sollevai la gonna e mi misi col culo all’insù e le natiche ben divaricate.
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Mi scusai del cerotto vecchio ovviamente saltato, perché avevo cercato di non bagnarlo mentre mi lavavo e di non sporcarlo, ma… Mi disse di non preoccuparmi e iniziò a spalmarmi l’unguento. Stavolta indugiò un po’ più a lungo, visto che non opponevo resistenza e anzi iniziavo ad assecondare il suo tocco e a mugolare, ben rilassata e a occhi socchiusi. D’un tratto, visto che mi stavo palesemente offrendo a lui, allargando le natiche con le mie mani e alzando il bacino verso il suo viso senza una vera necessità, si decise e mi infilò lentamente tutto l’indice, dicendo: “ora mettiamo un po’ di unguento anche dentro, per precauzione.”
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Come introdusse il dito e iniziò a muoverlo, io cominciai a sollevare e abbassare le anche, agevolandolo e mugolando palesemente di piacere. Prese coraggio e infilò anche il medio. Io ormai gli dicevo direttamente “siiiii.” Si fermò un attimo e io fui convinta di aver forse fatto una gaffe… invece s’era sceso con gesto rapidissimo i pantaloni della tuta e ormai sentivo la cappella del suo cazzo dapprima puntare il mio buchino e poi entrare lentamente. Non ero stata scopata spesso, prima; figuriamoci inculata! Mi faceva male e gridai: “Ahia…” e lui disse: “Vuoi che lo tolga?” mi venne di getto un “Nooooo… cazzo noooo! Perdonami, ma sono stufa di non essere trattata come una donna: sfondami questo cazzo di culo e strapazzami, maltrattami. Sii semplicemente il meraviglioso maschio che sei…”
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Restò un attimo interdetto e allora, sempre con il suo cazzo a metà strada nel mio culo, mi calmai e gli spiegai che mio marito non era interessato all’argomento e che lui quindi avrebbe potuto scoparsi come voleva questa ragazza di nemmeno trent’anni. Mi inculò per venti minuti buoni e venne dentro di me. Poi, sempre sul divano, gli salii sopra, me lo mangiai letteralmente. In pratica scopammo per tutta la mattinata. Fanculo il Crossfit e il Karate.
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Questa cosa fece un gran bene al mio matrimonio: mio marito mi dava tutto il denaro che mi serviva, purché non interferissi con la sua vita sessuale privata e non gli rompessi le palle e il mio dottore mi riempiva di quello che lui non poteva darmi. Molto discretamente, spesso andavo da lui anche dopo cena, nel totale disinteresse del mio coniuge. Diventai la sua donna di fatto e grazie a lui finalmente diedi due nipotini ai nonni, che avevano aspettato tanto a lungo!!!
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RDA
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be-appy-71 · 4 months ago
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Era un sogno e ci siamo dovuti svegliare,la paura mi ha impedito di volare ...♠️🔥
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canesenzafissadimora · 19 days ago
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Tutti dovrebbero poter tornare indietro con la memoria ed essere certi di aver avuto una mamma che amava tutto di loro, anche la pipì, anche la cacca. Chiunque dovrebbe poter essere sicuro che la mamma gli voleva bene giusto perché era lui, e non per per quello che avrebbe potuto fare. Altrimenti non ci si sente in diritto di esistere, si sente che non si sarebbe mai dovuti nascere. Non importa cosa succede poi a questa persona, non importa se soffre, può sempre guardare indietro e sentire che può essere amato. Può amare se stesso: non può più rompersi.
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falcemartello · 8 months ago
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alle follie ideologiche del “green deal” sperando in chissà quale rivoluzione industriale e finendo miseramente oggi col pietire incentivi per la sopravvivenza, è ridotta a un deserto tecnologico autoinflitto da cui sarà praticamente impossibile venirne fuori.
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Tuttavia, l’automotive non è l’unica eccellenza europea distrutta dalle follie finto-green; l’Ue sta perdendo competitività persino in settori impiantistici strategici in cui, fino a qualche anno fa, dettava legge in tutto il mondo.
Uno di questi è quello delle centrali termoelettriche a carbone che, contrariamente all’idea ottocentesca che la stragrande maggioranza della gente ha al riguardo, oggi sono tra le centrali più sicure e ambientalmente compatibili che vi siano al mondo.
Ciò in quanto i sistemi di ambientalizzazione a loro corredo - abbattimento delle ceneri leggere (cicloni, elettrofiltri, economizzatori, ecc.), desolforazione (DeSOx), denitrurazione (DeNOx), ecc. - garantiscono la rispondenza alle più restrittive normative Ue in materia di emissioni di PM10, NOx, SOx e ogni altra emissione nociva.
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Tuttavia, a causa della fobia ingiustificata per le parole “carbone” ed “emissioni di CO2” indotta da vent’anni di lavaggio del cervello da parte del mainstream, abbiamo finito per autoinfliggerci anche lo spegnimento delle centrali a carbone italiane che, ricordiamolo, sono invece il fiore all’occhiello della nostra impiantistica.
Centrali che peraltro furono tutte profondamente revisionate negli anni 2000-2010 proprio per rispondere alle sempre più stringenti normative Ue e per le quali furono spese decine di miliardi di € buttati letteralmente in fumo: Torre Valdaliga Nord, Fiumesanto, Sulcis, Monfalcone, Brindisi Sud, La Spezia, Fusina, solo per citare le principali.
Del resto, se si analizza il costo livellato dell’energia (LCOE) per fonte di generazione, quello da carbone è solo apparentemente il doppio delle centrali eoliche e fotovoltaiche (140 contro 70 €/MWh) in quanto per queste ultime non vengono computati i costi nascosti dovuti all’intermittenza della produzione (dev’esserci generazione da fonte fossile a completo servizio delle rinnovabili quando mancano sole e vento che,
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quindi, ha costi di gestione altissimi a causa dei bassi volumi di produzione) e allo stoccaggio. Basta infatti considerare i necessari sistemi di accumulo ed ecco che l'LCOE schizza immediatamente a 120-140 €/MWh, tanto quanto il carbone (pag. 43) --->
RER_Short-Report-2024.pdf
E l’impiantistica italiana?
Oggi le commesse che consentono alle nostre aziende del settore di prosperare provengono tutte, inutile dirlo, dall'Asia (la stragrande maggioranza), dall'Australia (che ha grossi giacimenti di carbone) e dal Sud America.
Gran bel risultato, vero?
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fettebiscottate · 7 months ago
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questa foto è stata scattata la sera in cui ho avuto un forte attacco di panico durante un concerto e siamo dovuti correre via per la mia paura di svenire lì dentro per poi beccarci tutto il traffico che il giovedì sera milanese avesse da offrirci e la persona che sto baciando in questa foto è rimasta i due giorni seguenti a letto con me a vedermi piangere, ad abbracciarmi e a chiedermi se andasse tutto bene. ora e spero xs
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