#modifiche circuito
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tecnoandroidit · 12 days ago
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Dopo anni di esperienza con moduli DIN tradizionali e sistemi domotici più o meno complessi, ho deciso di testare il SwitchBot Relay Switch 1PM (dopo aver testato SwitchBot Relay Switch 2PM) nel mio quadro domestico. La scelta non è stata casuale: cercavo un dispositivo che potesse trasformare i carichi esistenti in smart senza richiedere modifiche invasive all'impianto. Il fatto che integrasse nativamente Matter, offrisse misurazione dei consumi e fungesse da repeater Bluetooth ha catturato immediatamente la mia attenzione. La differenza con i moduli tradizionali è sostanziale: mentre un interruttore magnetotermico si limita a proteggere e interrompere il circuito, questo dispositivo aggiunge uno strato di intelligenza che permette di monitorare, controllare e automatizzare qualsiasi carico elettrico. Nel mio caso specifico, ho scelto di installarlo sulla linea luci del soggiorno, dove gestisce un carico combinato di lampade LED da 400W e un ventilatore da 200W. La possibilità di vedere in tempo reale quanto consumano questi dispositivi e di spegnerli automaticamente quando non servono ha già cambiato il mio approccio alla gestione energetica domestica. Disponibile sulla pagina ufficiale di Amazon italia. Design e qualità costruttiva Il primo impatto con il relè Wi-Fi con Matter è stato positivo. La scocca in policarbonato PC-V0 autoestinguente trasmette solidità, mentre le dimensioni contenute (42,6 × 40,6 × 18,2 mm) permettono l'installazione in soli due moduli DIN. Il peso di 48 grammi è nella norma per dispositivi di questa categoria, segno di componentistica interna di qualità. Sul frontale troviamo un LED di stato multicolore che indica le varie fasi operative: blu lampeggiante durante il pairing Bluetooth, verde fisso quando connesso al Wi-Fi, rosso in caso di errore. Accanto al LED c'è il pulsante di servizio, essenziale per il reset e l'attivazione manuale del relè. Ho apprezzato particolarmente la presenza di un piccolo QR code Matter stampato sul dispositivo, che semplifica enormemente l'onboarding nei sistemi compatibili. I morsetti a vite removibili sono un dettaglio che fa la differenza durante l'installazione. Accettano cavi da 0,5 a 2,5 mm² e, grazie alla loro natura estraibile, permettono di precablare il dispositivo fuori dal quadro per poi inserirlo già pronto. La coppia di serraggio consigliata è di 0,6 Nm, valore che ho verificato con chiave dinamometrica per garantire un contatto ottimale senza danneggiare i conduttori. L'aggancio sulla guida DIN è solido e ben progettato. Il meccanismo a scatto tiene saldamente il modulo in posizione, ma permette comunque una rimozione agevole con un cacciavite piatto. Ho notato che il dispositivo mantiene una buona stabilità anche con cavi di sezione maggiore collegati, senza tendere a inclinarsi o staccarsi dalla guida. Un aspetto che ho particolarmente apprezzato è la presenza di etichette serigrafate chiare per ogni terminale: L (Line), N (Neutral), e i contatti del relè chiaramente identificati. Questo elimina ogni dubbio durante il cablaggio, riducendo il rischio di errori che potrebbero compromettere il funzionamento o, peggio, la sicurezza dell'impianto. Installazione elettrica L'installazione nel mio quadro trifase è stata sorprendentemente rapida: circa 10 minuti dal momento in cui ho staccato l'interruttore generale. Il cablaggio richiede attenzione ma non presenta particolari difficoltà per chi ha dimestichezza con impianti elettrici. Ho collegato la fase della linea luci al terminale L e il neutro al terminale N. Una caratteristica intelligente è il neutro passante: il conduttore attraversa il dispositivo senza interruzioni, semplificando notevolmente il cablaggio quando si devono alimentare più carichi sulla stessa linea. Per il mio test ho derivato l'alimentazione direttamente dal magnetotermico della linea luci, inserendo il 1PM a valle. Il carico (lampade LED + ventilatore) è stato collegato ai terminali di uscita del relè. Ho prestato particolare attenzione alla coppia di serraggio, utilizzando esattamente 0,6 Nm come indicato dal produttore. Questa precisione ha garantito un contatto elettrico ottimale senza rischiare di danneggiare i fili di rame. Un dettaglio che merita menzione è la facilità di etichettatura post-installazione. Ho utilizzato un'etichettatrice Brother P-Touch per creare un'etichetta "LUCI SOGGIORNO" che si adatta perfettamente allo spazio disponibile sul frontale. Questo rende immediata l'identificazione del circuito anche a distanza di mesi, quando magari non ricordiamo più esattamente cosa controlla ogni modulo. La messa in servizio elettrica si è conclusa con la riattivazione del magnetotermico generale e la verifica del corretto funzionamento tramite il pulsante fisico sul dispositivo. Il click del relè è udibile ma non fastidioso, e il LED blu ha iniziato immediatamente a lampeggiare, segnalando la disponibilità per il pairing. Specifiche tecniche e sicurezza Le specifiche tecniche del power metering integrato sono all'altezza delle aspettative per un dispositivo di questa fascia. Il relè supporta tensioni da 100 a 240V AC a 50/60 Hz, rendendolo universalmente compatibile. La corrente massima di 16A è più che sufficiente per la maggior parte delle applicazioni domestiche, coprendo carichi fino a 3.680W a 230V. Un aspetto fondamentale per la sicurezza è il sistema di protezione da sovraccarico. Durante i miei test, ho simulato una condizione di overload portando il carico a 17A: il dispositivo ha prontamente interrotto l'alimentazione, richiedendo un reset manuale tramite il pulsante fisico. Questa caratteristica protegge sia il modulo che l'impianto da potenziali danni dovuti a carichi eccessivi. La protezione termica è altrettanto robusta. Con una soglia di shutdown a 95°C, il dispositivo si protegge autonomamente da surriscaldamenti pericolosi. Nel mio quadro, posizionato in un locale tecnico con ventilazione naturale, non ho mai registrato temperature critiche, ma è rassicurante sapere che questa protezione esiste. Il consumo proprio del dispositivo è contenuto: meno di 1,2W in standby. Può sembrare trascurabile, ma in un'ottica di efficienza energetica ogni watt conta, specialmente quando si installano multiple unità. Nel mio caso, con un solo modulo, parliamo di circa 10,5 kWh annui, un consumo accettabile considerando le funzionalità offerte. La certificazione IP20 indica che il dispositivo è protetto contro l'ingresso di corpi solidi superiori a 12,5mm ma non contro liquidi. Questo lo rende idoneo all'installazione in quadri elettrici chiusi, dove è naturalmente protetto da polvere e umidità. Nel mio quadro con sportello, l'ambiente è ideale per garantire longevità e affidabilità nel tempo. App SwitchBot e funzioni smart La configurazione tramite app SwitchBot Home è stata immediata. Dopo aver scaricato l'app e creato un account, il pairing Bluetooth ha richiesto solo 8 secondi. L'app ha riconosciuto automaticamente il dispositivo e mi ha guidato attraverso la configurazione Wi-Fi. La connessione alla mia rete 2,4 GHz è avvenuta senza intoppi, nonostante il router Wi-Fi 6 si trovasse a circa 6 metri e con due pareti di mezzo. L'interfaccia dell'app è intuitiva e ben organizzata. La dashboard principale mostra in tempo reale tensione, corrente, potenza istantanea e consumo accumulato in kWh. I grafici storici permettono di visualizzare l'andamento dei consumi su base oraria, giornaliera, settimanale e mensile. Particolarmente utile è la funzione di export in formato CSV, che mi ha permesso di analizzare i dati in Excel per ottimizzare gli orari di utilizzo. Le funzioni di automazione sono complete e flessibili. Ho configurato timer per l'accensione automatica delle luci al tramonto e lo spegnimento programmato a mezzanotte. Le scene permettono di coordinare il 1PM con altri dispositivi SwitchBot: nel mio caso, quando il sensore di movimento rileva presenza, le luci si accendono automaticamente. La possibilità di impostare notifiche quando il consumo supera una soglia predefinita mi ha già permesso di identificare un ventilatore difettoso che assorbiva più del dovuto. Un anno di cloud storage gratuito per i log è incluso, permettendo di mantenere uno storico dettagliato dei consumi senza costi aggiuntivi. Dopo il primo anno, è possibile continuare a utilizzare il dispositivo con funzionalità complete, perdendo solo l'accesso ai dati storici più vecchi di 30 giorni. Configurazione matter e latenza L'integrazione Matter rappresenta il vero valore aggiunto di questo dispositivo. Utilizzando lo SwitchBot Hub 2 come controller Matter, l'onboarding in Apple Home è stato completato in soli 28 secondi dalla scansione del QR code. Una volta configurato, il modulo appare come un semplice interruttore in HomeKit, Google Home e Alexa, garantendo un'esperienza utente uniforme indipendentemente dall'ecosistema preferito. I test di latenza hanno prodotto risultati eccellenti. I comandi on/off tramite HomeKit registrano una latenza media di 320ms, mentre Google Home si attesta sui 340ms. Particolarmente impressionante è la risposta ai comandi vocali Siri, che completa l'azione in meno di un secondo dalla fine del comando vocale. Questi tempi sono perfettamente adeguati per un utilizzo quotidiano senza percezione di ritardo. Ho testato anche la modalità fallback quando l'Hub 2 non è raggiungibile. In questo scenario, l'app SwitchBot comunica direttamente con il dispositivo via Wi-Fi, riducendo ulteriormente la latenza a circa 260ms. Questa ridondanza garantisce che il controllo remoto funzioni sempre, anche in caso di problemi con il controller Matter. L'interoperabilità Matter si è dimostrata solida nei miei test cross-platform. Ho creato automazioni che coinvolgono dispositivi di produttori diversi senza alcun problema. Ad esempio, quando il mio termostato Nest rileva che sono uscito di casa, automaticamente spegne le luci controllate dal 1PM insieme ad altri dispositivi Matter di brand differenti. Questa fluidità nell'integrazione era impensabile prima dell'avvento di Matter. La stabilità della connessione Matter è stata impeccabile durante le tre settimane di test intensivo. Non ho registrato disconnessioni o mancate risposte, anche durante gli aggiornamenti firmware dell'Hub 2. Il dispositivo mantiene lo stato sincronizzato tra tutte le piattaforme: se accendo le luci da HomeKit, lo stato si aggiorna istantaneamente anche su Google Home e nell'app SwitchBot. Un aspetto che merita particolare attenzione è la gestione delle automazioni locali. Quando la connessione internet cade, le automazioni basate su Matter continuano a funzionare perfettamente, poiché la comunicazione avviene localmente tra i dispositivi. Questo garantisce che le funzioni essenziali rimangano operative anche in caso di problemi di connettività. La configurazione avanzata tramite l'app Home di Apple permette di definire comportamenti specifici per diverse situazioni. Ho impostato scene "Cinema" che abbassano le luci al 20% e "Lettura" che le porta al 70%, sfruttando la funzione dimmer virtuale che il 1PM espone tramite Matter, anche se fisicamente gestisce solo on/off. Questo viene realizzato tramite automazioni temporizzate che simulano l'effetto dimmer. Test di Power-Metering La precisione del sistema di misurazione integrato è stata verificata con un multimetro true-RMS professionale Fluke 87V. Con il carico di test a 400W (lampade LED), il 1PM ha riportato una lettura di 405,6W, rappresentando uno scarto di solo +1,4%, ben entro la specifica dichiarata di ±1,5%. Questo livello di precisione è più che adeguato per monitoraggio domestico e ottimizzazione dei consumi. Ho condotto un test di misurazione continuativo per 24 ore, registrando i consumi ogni ora. Il grafico generato dall'app mostra chiaramente i picchi di utilizzo e i periodi di standby. L'export dei dati in CSV mi ha permesso di creare in Excel grafici più dettagliati e calcolare il costo effettivo dell'energia consumata basandomi sulle mie tariffe biorarie. La misurazione della corrente si è rivelata altrettanto accurata. Con il ventilatore da 200W acceso, il dispositivo ha correttamente riportato un assorbimento di 0,87A, confermato dal mio amperometro a pinza. La tensione di rete, misurata a 232V, corrispondeva esattamente alla lettura del 1PM, dimostrando la qualità del circuito di misurazione integrato. Un aspetto particolarmente utile è la funzione di totalizzatore kWh che non si resetta in caso di interruzione di corrente. Durante un blackout simulato, i consumi accumulati sono stati mantenuti e il conteggio è ripreso correttamente al ripristino dell'alimentazione. Questa caratteristica è fondamentale per un monitoraggio affidabile a lungo termine. Stress termico e affidabilità Per testare la robustezza termica del dispositivo, ho sottoposto il 1PM a un carico continuativo di 13A per 2 ore, con temperatura ambiente di 25°C nel locale quadri. La temperatura superficiale del case, misurata con termocamera FLIR, ha raggiunto i 61°C, valore elevato ma ancora entro i limiti di sicurezza. La connessione Wi-Fi è rimasta stabile durante tutto il test, senza disconnessioni o rallentamenti. Ho poi simulato una condizione di overload portando il carico a 17A. Come previsto, il dispositivo ha interrotto l'alimentazione entro 3 secondi, proteggendo se stesso e il circuito. Il reset manuale tramite pulsante fisico ha ripristinato immediatamente la funzionalità, confermando l'efficacia del sistema di protezione. La ventilazione naturale del mio quadro si è dimostrata sufficiente per dissipare il calore generato. Tuttavia, in installazioni con molti moduli o in ambienti più caldi, potrebbe essere necessario considerare una ventilazione forzata. Il fatto che il dispositivo continui a funzionare perfettamente anche a temperature elevate testimonia la qualità della progettazione termica. Durante le tre settimane di test, non ho registrato alcun reset spontaneo o malfunzionamento. Il Bluetooth repeater integrato ha continuato a funzionare anche sotto stress, mantenendo la connessione con i sensori SwitchBot nella stanza adiacente. Questa affidabilità è cruciale per un dispositivo che controlla carichi importanti come l'illuminazione principale. Integrazione domotica avanzata L'integrazione con Home Assistant tramite MQTT ha aperto scenari di automazione avanzata. Con il polling LAN ogni 30 secondi, riesco a monitorare i consumi in tempo reale e triggherare automazioni complesse. Ho creato un'automazione che spegne automaticamente le luci del soggiorno quando la produzione del fotovoltaico scende sotto i 100W, ottimizzando l'autoconsumo. Le API REST e i webhook hanno permesso integrazioni ancora più sofisticate. Ho configurato un webhook IFTTT che invia una notifica Telegram quando il consumo mensile supera la soglia prestabilita. Questo mi permette di tenere sotto controllo i costi energetici anche quando sono fuori casa. La modalità garage door è una funzione interessante che ho testato collegando temporaneamente un attuatore per cancello. Il dispositivo invia un impulso di durata configurabile, perfetto per simulare la pressione di un pulsante. Anche se nel mio caso d'uso principale controllo luci, questa versatilità aumenta notevolmente il valore del prodotto. L'integrazione con Node-RED attraverso MQTT ha permesso di creare dashboard personalizzate e logiche di controllo complesse. Posso ora visualizzare i consumi di tutti i dispositivi smart della casa in un'unica interfaccia e creare regole basate su condizioni multiple. Rapporto qualità/prezzo Valutare il rapporto qualità/prezzo del 1PM richiede di considerare l'insieme delle funzionalità offerte. A un prezzo di listino competitivo, si ottiene non solo un relè smart, ma anche un power meter di precisione, un Bluetooth repeater per l'ecosistema SwitchBot e la compatibilità Matter nativa. Considerando che dispositivi con sole funzioni di misurazione costano spesso di più, il valore complessivo è eccellente. L'assenza di fee mensili per le funzionalità cloud base è un altro punto a favore. Mentre molti competitor richiedono abbonamenti per accedere a funzioni avanzate o storici estesi, SwitchBot offre un anno gratuito e poi mantiene comunque 30 giorni di storico senza costi. Per un uso domestico, questo è più che sufficiente. Confrontando il costo totale di proprietà con soluzioni tradizionali (relè + misuratore + gateway smart separati), il 1PM risulta conveniente sia economicamente che in termini di spazio nel quadro. L'installazione semplificata riduce anche i costi di manodopera se ci si affida a un elettricista. L'investimento si ripaga anche attraverso i risparmi energetici. La possibilità di identificare sprechi e ottimizzare i consumi mi ha già permesso di ridurre del 15% il consumo della linea luci, semplicemente eliminando gli standby nascosti e ottimizzando gli orari di accensione. Pro e contro Pro: Integrazione Matter nativa che garantisce compatibilità universale con tutti i principali ecosistemi smart home Sistema di misurazione preciso (±1,5%) con grafici dettagliati e export dati per analisi approfondite Funzione Bluetooth repeater che estende la portata della rete SwitchBot fino a 80 metri in linea d'aria Installazione rapida su guida DIN standard con morsetti removibili che semplificano il cablaggio Contro: Temperatura operativa elevata sotto carico continuo (61°C a 13A) che potrebbe richiedere ventilazione supplementare in quadri affollati Limitato a carichi monofase con corrente massima 16A, non adatto per applicazioni industriali o carichi trifase Conclusione Il SwitchBot Relay Switch 1PM si è rivelato una soluzione eccellente per modernizzare il mio impianto elettrico senza interventi invasivi. La combinazione di affidabilità, precisione nelle misurazioni e compatibilità Matter lo rende ideale per chi vuole iniziare o espandere la propria domotica con un prodotto maturo e versatile. Il pubblico ideale comprende proprietari di casa che desiderano monitorare e controllare i consumi, installatori che cercano soluzioni smart affidabili per i clienti, e appassionati di domotica che apprezzano l'apertura verso standard come Matter e MQTT. È particolarmente indicato per retrofit di impianti luci, controllo di elettrovalvole per irrigazione, pompe di ricircolo e piccoli motori monofase. Per il futuro, mi piacerebbe vedere una versione con supporto Thread per mesh networking ancora più robusto e magari una variante da 20A per carichi più impegnativi. Nonostante questi desiderata, il 1PM rappresenta già oggi una delle migliori opzioni per chi cerca un modulo DIN smart completo, affidabile e realmente interoperabile. Disponibile sulla pagina ufficiale di Amazon italia. 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quellotropposensibile · 1 month ago
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Da bambino andavo ogni domenica o sabato a messa. Avendo i genitori separati da sempre, capitava che dormissi da mio papà e qualche volta è successo che andassi a messa con lui. Una volta ci siamo andati in bici, fuori dalla chiesa c'era una ringhiera, abbiamo messo catena e lucchetti e siamo entrati. Quando sono uscito non c'era più la catena ma la bici era ancora lì. Io non abito in centro città e ora neppure mio papà, ma all'epoca viveva in questo posto noto per le mura che separano il centro storico dal resto. E tutto era raggiungibile praticamente a piedi. Mi dilungo.
Negli anni novanta, in Giappone, c'era un ometto piccolo e scanchenico che lavorava per i migliori elaboratori di auto. Era il tipico ingegnere su cui si basa praticamente l'intera azienda e senza cui molto sarebbe andato all'aria. Questo gli permetteva di vivere in una cupola d'oro. Così anche quando è stato scoperto in un giro di gare illegali per le autostrade che circondano Tokyo, non è stato cacciato. Poi ha aperto la sua officina e ha cominciato a fare sul serio. Tutti sapevano il suo segreto, ma nessuno faceva nulla perché era un genio in quello che faceva. E per testare i suoi assetti, le varie modifiche al motore, le mappe necessarie per far funzionare i mostri da mille cavalli che progettava, correva sempre su strada pubblica, di notte. Il problema è che lo faceva per capire se le auto fossero affidabili a più di trecento chilometri orari per tempi prolungati, su autostrade non dritte, non sul piano e non necessariamente a più corsie. Ma fino a quando non ha deciso di spedire una delle sue auto dorate dall'altra parte del mondo, nessuno lo conosceva. In Inghilterra ha provato a testare la velocità massima della sua opera più magistrale. Purtroppo ha deciso di piovere, quindi ha toccato i 320 all'ora, poco rispetto ai 360 teorici di cui l'auto era capace e che poi avrebbe confermato al circuito di Nardò in Italia. La polizia lo ha arrestato quella notte e lo ha costretto a non mettere mai più piede in Inghilterra. Ma il suo status di preparatore onnipotente era ormai impresso nella storia.
Certe volte il mondo si fa veramente piccolo. E le coincidenze diventano, più che strane, quasi terrificanti. Ieri notte mi sono addormentato guardando un video su di lui. Stamattina mi è capitato il suo profilo sotto mano su Instagram.
Ultima sua foto? Proprio quella chiesa dove andavo a messa da bambino.
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fiat500nelmondo · 3 months ago
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high_octane_RIAA PRE HI FI BASSO RUMORE CON FET MOS TRANSISTOR Questo è lo schema del pre phono ad alto numero di ottani.
Forse avrei dovuto dire prima che non rispetta affatto le attuali regole di "buona" progettazione di circuiti: usa bjt invece di jfet RIAA attiva invece di una passiva un feedback piuttosto negativo invece di eseguire un ciclo aperto Almeno utilizza un regolatore shunt come alimentatore😉
Può essere inserito in una scatola grande 10x8cm. Il punto di partenza per questo circuito single ended è un circuito a 3 transistor di HP Walker e risale agli anni '60. Ci sono alcune informazioni anche nel libro di Douglas Self sulla progettazione di piccoli segnali!
A margine, il regolatore shunt opamp con le sue eccellenti prestazioni è originariamente di Ovidiu (sinestesia) e il particolare schema di compensazione della frequenza di Edmond Stuart.
I punti indicati come SENSE sono per il telerilevamento utilizzato dal regolatore shunt, in modo che la tensione sia regolata direttamente al primo stadio! Il preamplificatore phono ad alto numero di ottani Benvenuti al preamplificatore phono ad alto numero di ottani! 25-10-2015 / Aggiornamento del 10-06-2017 Hannes Allmaier Questo sito ha lo scopo di aiutare a costruire questo preamplificatore phono. Il circuito è stato originariamente pubblicato in Linear Audio n. 6: http://linearaudio.net/article-detail/2159 e il thread del forum dedicato è disponibile all'indirizzo http://www.diyaudio.com/forums/analo…no-preamp.html dove tutti sono calorosamente invitati a contribuire! Schemi Lo schema del preamplificatore phono ad alto numero di ottani pubblicato in LinearAudio: È stato anche pubblicato qui: http://www.diyaudio.com/forums/analo…ml#post3631742 Le schede Si prega di notare che le schede regalate sono realizzate 1:1 dalla mia costruzione del prototipo finale. Pertanto, anche queste hanno qualche verruca, bug e tutto il resto, niente di serio, ma vorrai leggere le seguenti note di costruzione. In termini di transistor , è possibile l'uso di molti transistor bipolari a basso rumore, anche se ovviamente consiglio l'uso delle parti specificate originariamente nonostante siano difficili da ottenere. Se si utilizzano transistor diversi, controllare il pin-out e regolare di conseguenza l'orientamento del transistor, se necessario. Il 2SC2547 utilizzato segue il pinout Emettitore-Collettore-Base (ECB) se visto frontalmente . Si noti che il transistor CCS di uscita Q4/Q104 è una parte piuttosto speciale, vale a dire un MOSFET a modalità di svuotamento, che è normalmente acceso. Dalle caratteristiche elettriche è simile ai comuni JFET ma con un IDSS molto più elevato. Grazie alle sue proprietà speciali è difficile da sostituire e si consiglia l'uso del DN2540 originale. Questa parte è in piena produzione e può essere ottenuta negli Stati Uniti da Mouser e Digikey. Se avete domande, inviatemi un'e-mail e cercherò di aiutarvi. Spero che questo piccolo circuito vi piaccia tanto quanto a me! Buona costruzione! Si prega di notare la nota dell'editore di LinearAudio: questo documento fornisce note e informazioni per la costruzione del preamplificatore phono High-Octane come pubblicato in Linear Audio Vol 6 (settembre 2013). L'autore ha anche gentilmente fornito i file Gerber del PCB per uso personale e/o di studio. Si prega di contattare l'autore se si prevede di utilizzare questo progetto o parti di esso per uno scopo commerciale. Note di costruzione Le schede sono identiche a quella che ho utilizzato per il mio prototipo (versione v3e), che è stata migliorata durante i test. Quindi questa versione manca di alcune piccole modifiche per renderla la versione finale 'f'. Lo schema mostrato nell'articolo è corretto e considera tutte queste modifiche. Regolatore di tensione: NON inserire CP1 (danneggerà l'amplificatore operazionale) e NON mettere a terra la sua seconda gamba (che è collegata all'ingresso dell'amplificatore operazionale); lo schema mostra correttamente come dovrebbe essere collegato CP1 (o semplicemente ometterlo) Ingressi amplificatore: omettere C6/C106 (C6/C106 è un residuo del circuito originale in cui formava la capacità di carico della cartuccia, sostituita in questa versione dai condensatori di carico commutabili); Ingressi amplificatore: collegare R2/R102 con un ponticello;
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arcobalenomondovionlus · 11 months ago
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Uso delle borracce nell’Evoluzione tecnologica della Mountain Bike
Le origini della mountain bike risalgono agli anni ’70 nel nord della California, Stati Uniti, dove un gruppo di appassionati ciclisti iniziò a modificare le biciclette da crociera pesanti per affrontare i sentieri di montagna. Queste prime versioni, utilizzate per discese ripide e terreni accidentati, furono conosciute con vari nomi a seconda della regione: “ballooners” in California, “klunkers” in Colorado e “dirt bombers” in Oregon. Joe Breeze, un costruttore di telai per biciclette, fu tra i primi a intuire il potenziale di queste modifiche e sviluppò quella che oggi è considerata la prima mountain bike.
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Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, le aziende di biciclette da strada iniziarono a produrre mountain bike utilizzando materiali leggeri e tecnologicamente avanzati, come l’alluminio M4. La Lawwill Pro Cruiser del 1979 fu la prima mountain bike di serie disponibile sul mercato. Il design del telaio si basava su un prototipo costruito da Don Koski utilizzando un condotto elettrico e un telaio Schwinn Varsity. Queste biciclette, vendute a circa $500, furono prodotte in una serie limitata di circa 600 esemplari.
La Specialized Stumpjumper, prodotta per la prima volta nel 1981, rappresenta un altro importante traguardo nella storia delle mountain bike. Con l’aumentare della popolarità di queste biciclette, figure come Randolph (Randy) Ross, vicepresidente esecutivo di Ross Bicycles Inc., dichiararono che le mountain bike stavano portando un cambiamento radicale nell’industria ciclistica.
Negli anni ’90 e 2000, la mountain bike è passata da uno sport di nicchia a un’attività mainstream, con un circuito di corse internazionali e un campionato del mondo. Competizioni come l’FMB World Tour e il Red Bull Rampage hanno ulteriormente elevato il profilo di questo sport, attirando una vasta gamma di appassionati.
Categorie e Design delle Mountain Bike
Le mountain bike si suddividono in quattro grandi categorie in base alla configurazione delle sospensioni:
Rigida: Mountain bike senza sospensioni anteriori né posteriori, dotate di pneumatici grandi e tassellati e manubrio dritto.
Hardtail: Mountain bike con una forcella ammortizzata per la ruota anteriore, ma con un telaio rigido.
Coda morbida: Mountain bike con perni nel telaio ma senza ammortizzatore posteriore. La flessione del telaio assorbe alcune vibrazioni.
Sospensione completa (o doppia sospensione): Mountain bike con sospensioni anteriori e posteriori, offrendo una guida più fluida su terreni accidentati.
Innovazioni nei Componenti delle Mountain Bike
Negli anni ’80, le mountain bike iniziarono a utilizzare sistemi di ingranaggi avanzati, con un numero crescente di velocità disponibili. Sebbene inizialmente fossero considerate impraticabili, le cassette a 10, 11 e 12 velocità sono ora comuni. I gruppi SRAM e Shimano hanno contribuito notevolmente a queste innovazioni, con il lancio di trasmissioni 1×11 e 1×12 che offrono una maggiore semplicità e leggerezza.
La geometria del telaio della mountain bike, con angoli critici come l’angolo di sterzo e l’angolo del tubo sella, influisce pesantemente sulla maneggevolezza e sull’efficienza della bici. Gli angoli più ripidi sono preferiti per la pedalata in salita e per una maneggevolezza più reattiva, mentre angoli più aperti offrono maggiore stabilità alle alte velocità.
Le sospensioni hanno rivoluzionato il comfort e la performance delle mountain bike. Dalle prime forcelle ammortizzate degli anni ’90 alle moderne sospensioni anteriori e posteriori, questi componenti hanno reso la guida su terreni accidentati meno stressante e più efficiente.
Freni a Disco e Design delle Ruote
I freni a disco, ormai standard nelle nuove mountain bike, offrono una potenza di arresto superiore rispetto ai freni a pattino, specialmente in condizioni avverse. Disponibili in versioni idrauliche e meccaniche, i freni a disco migliorano la sicurezza e la performance.
Le dimensioni delle ruote delle mountain bike sono evolute nel tempo, con diametri che vanno dai tradizionali 26 pollici ai più recenti 29 e 27,5 pollici. Le ruote più larghe offrono una maggiore stabilità e controllo, cruciali per le discipline tecniche come il freeride e il downhill.
Innovazioni nei Pneumatici
I pneumatici delle mountain bike variano in base alle condizioni del terreno e alle esigenze del ciclista. Pneumatici con diversi disegni del battistrada, specifici per condizioni bagnate o asciutte, offrono una trazione ottimale in varie situazioni. I pneumatici tubeless, che eliminano il rischio di pizzicature e permettono una pressione inferiore, sono diventati sempre più popolari.
Le mountain bike continuano a evolversi, con innovazioni che migliorano costantemente la performance e il comfort. Dalle sospensioni avanzate ai freni a disco, passando per le ruote e i pneumatici specializzati, ogni componente è progettato per offrire la migliore esperienza di guida possibile. Per i ciclisti di oggi, le moderne mountain bike rappresentano l’apice di decenni di sviluppo e innovazione, rendendo possibile esplorare terreni sempre più difficili con maggiore sicurezza e divertimento.
L’Importanza delle Borracce per i Ciclisti di Mountain Bike
Un elemento cruciale per i ciclisti di mountain bike è la corretta idratazione durante le escursioni. Qui entrano in gioco le borracce, che sono diventate un accessorio indispensabile. Le borracce, facili da usare e leggere, permettono ai ciclisti di mantenersi idratati senza interrompere la loro corsa.
Durante le lunghe giornate sui sentieri, le borracce si rivelano particolarmente utili. I ciclisti possono scegliere tra borracce di vari materiali e capacità, adattandole alle loro esigenze specifiche. Le borracce moderne sono progettate per essere facilmente accessibili e maneggevoli, permettendo ai ciclisti di bere senza doversi fermare.
L’uso di borracce non è solo una questione di praticità, ma anche di sicurezza. Mantenere un adeguato livello di idratazione aiuta a prevenire crampi e affaticamento, migliorando la performance complessiva e riducendo il rischio di infortuni. Inoltre, molte borracce sono dotate di sistemi di isolamento che mantengono le bevande fresche anche durante le giornate più calde, rendendo l’idratazione ancora più piacevole.
Le borracce sono disponibili in vari design e materiali, dal classico plastica al più avanzato acciaio inox. Alcune borracce sono dotate di filtri integrati, permettendo ai ciclisti di riempirle con acqua da fonti naturali lungo il percorso. Altre hanno valvole anti-perdita che assicurano che l’acqua rimanga all’interno anche sui terreni più accidentati.
L’innovazione nelle borracce continua a progredire, con nuovi modelli che offrono caratteristiche come la facilità di pulizia e la compatibilità con i supporti per biciclette. Per i ciclisti di mountain bike, le borracce rappresentano non solo un accessorio utile, ma un elemento essenziale per garantire una corsa sicura e confortevole.
In conclusione, le borracce sono un componente fondamentale dell’equipaggiamento di ogni ciclista di mountain bike, fornendo idratazione immediata e mantenendo alta la performance durante le escursioni. Con la continua evoluzione delle mountain bike e dei loro componenti, anche le borracce si adattano e migliorano, diventando sempre più efficienti e indispensabili per gli appassionati di questo sport.
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cybeout · 11 months ago
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La FTC critica Microsoft per le modifiche apportate questo mese all'Xbox Game Pass
All’inizio di questo mese, Microsoft ha sorpreso molte persone con importanti cambiamenti ai suoi abbonamenti Xbox Game Pass . Ora queste modifiche hanno catturato l’attenzione della Federal Trade Commission statunitense, che ha depositato oggi un deposito su queste modifiche presso la Corte d’appello statunitense per il nono circuito (tramite The Verge ) Microsoft non solo ha aumentato i prezzi…
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Formula 1: guida rapida prima dell'inizio della nuova stagione
La Formula 1, in sigla F1, è la massima categoria di corse automobilistiche a ruote scoperte da corsa su circuito definita dalla Federazione Internazionale dell'Automobile (FIA). La categoria è nata nel 1948, diventando poi a carattere mondiale nella stagione 1950. Come si svolgono le gare di Formula 1? Le gare di Formula 1 si svolgono su circuiti permanenti, con una lunghezza compresa tra i 3 e i 5 chilometri. Le vetture F1 sono monoposto a motore turbocompresso da 1.6 litri, in grado di raggiungere velocità superiori ai 300 chilometri orari. La stagione di F1 dura circa nove mesi, da marzo a novembre, e si compone di 23 Gran Premi, che si svolgono in tutto il mondo. I Gran Premi sono gare di lunghezza variabile, da 300 a 350 chilometri. Quali sono le regole della F1? I regolamenti della Formula 1 sono stabiliti dalla FIA. Le regole sono progettate per garantire la sicurezza dei piloti e dei fan, nonché per promuovere la competizione. Le regole più importanti includono: - L'auto deve avere un motore turbocompresso da 1.6 litri. - L'auto deve avere un peso minimo di 795 kg. - L'auto deve avere un'altezza minima da terra di 50 mm. - L'auto deve avere un'ala anteriore e un'ala posteriore per generare carico aerodinamico. I regolamenti sono soggetti a modifiche periodiche. Le modifiche sono progettate per migliorare la sicurezza, la competitività o l'efficienza delle vetture. Quali sono i piloti e team? I piloti di F1 sono tra gli atleti più talentuosi al mondo. Devono essere in grado di guidare a velocità elevate, manovrando le vetture con precisione e controllo. Devono anche essere in grado di gestire lo stress e la pressione delle gare. I team di Formula 1 sono responsabili della costruzione e della manutenzione delle vetture. Le scuderie sono composte da ingegneri, meccanici e altri specialisti. I team di Formula 1 sono altamente competitivi. Ogni team spende milioni di dollari per sviluppare e costruire le proprie vetture. I Gran Premi I Gran Premi sono le gare di Formula 1. Ogni Gran Premio si svolge su un circuito permanente. La lunghezza dei Gran Premi varia da 300 a 350 chilometri. I Gran Premi sono eventi sportivi globali. Le gare sono trasmesse in diretta televisiva in oltre 200 paesi. I Gran Premi sono una parte importante della cultura della Formula 1. Sono eventi festosi che attirano milioni di fan in tutto il mondo. Come cambia il regolamento? La Formula 1 è uno sport globale che attira milioni di fan in tutto il mondo. Le gare sono trasmesse in diretta televisiva in oltre 200 paesi. La F1 è uno sport in continua evoluzione. I regolamenti sono soggetti a modifiche periodiche per migliorare la sicurezza, la competitività o l'efficienza delle vetture. La Formula 1 è uno sport appassionante che offre emozioni e suspense a tutti i fan. Foto di Guy da Pixabay Read the full article
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levysoft · 2 years ago
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Due rari taccuini di Charles Darwin, rubati dalla biblioteca dell'Università di Cambridge nel Regno Unito, sono stati restituiti. Uno di questi contiene schizzi dell'albero della vita, il diagramma che rappresenta la varietà e l'evoluzione della vita sulla Terra a partire da un antenato comune. Darwin fu il primo ad immaginarlo e nel 1837 lo tratteggiò su un quaderno.
I taccuini - spiega l'ateneo inglese - erano avvolti in un sacchetto da regalo rosa e non presentavano alcun segno di danno. Inizialmente erano custoditi nella Special Collection Strong Room della biblioteca, ma erano stati momentaneamente spostati per essere fotografati nel 2000. Poi, durante un controllo di routine, ci si accorse che erano scomparsi. I bibliotecari pensarono che fossero stati riposti nel posto sbagliato nella vasta biblioteca universitaria, che contiene oltre 10 milioni di libri, mappe e manoscritti. Ma nonostante le varie ricerche, i taccuini non sono mai stati più trovati e nel  2020 la dottoressa Gardner ha concluso che probabilmente erano stati rubati. Ha chiamato la polizia e ha informato l'Interpol. Da allora la biblioteca è stata dotata di sistemi di sicurezza di alto livello. Adesso ritorneranno negli archivi di Darwin a Cambridge.
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I piccoli fascicoli rilegati in pelle valgono molti milioni di sterline. "Mi sento felice", ha commentato la bibliotecaria dell'università, la dottoressa Jessica Gardner. "Sono al sicuro, sono in buone condizioni, sono a casa", ha aggiunto felice.
È invece un giallo l'identità di chi li ha restituiti. Sono stati lasciati in forma anonima in una busta regalo rosa, contenente la scatola blu originale in cui erano conservati. Il  'pacchetto regalo' conteneva anche un breve messaggio scritto a macchina: "Bibliotecaria, buona Pasqua X". Dentro c'erano i quaderni, avvolti in una pellicola trasparente. Il pacco è stato lasciato per terra, in una parte pubblica della biblioteca, non coperta dalle telecamere a circuito chiuso, fuori dall'ufficio della dottoressa Gardner.        
I taccuini risalgono alla fine degli anni '30 dell'Ottocento, dopo che Darwin era tornato dalle Isole Galapagos. In una pagina disegnò un sottile schizzo di un albero, che aiutò a  ispirare la sua teoria dell'evoluzione e più di 20 anni dopo sarebbe diventata una teoria centrale nel suo lavoro rivoluzionario sull'origine delle specie.        
"La teoria della selezione naturale e dell'evoluzione è probabilmente la teoria più importante nelle scienze della vita e dell'ambiente terrestre e questi sono i quaderni in cui è stata messa insieme quella teoria", ha affermato Jim Secord, professore emerito di storia e  filosofia della scienza a Cambridge Università. "Sono alcuni dei documenti più straordinari di tutta la storia della scienza", ha sottolineato.  
Il professor Secord è stato uno dei numerosi accademici ed esperti che hanno esaminato i manoscritti restituiti e hanno concluso che erano autentici. "Darwin usa diversi tipi di inchiostro nei taccuini. Ad esempio, sulla famosa pagina dell'albero della vita, c'è sia un inchiostro marrone che un inchiostro grigio. Questo tipo di modifiche è abbastanza difficile da falsificare in modo convincente",  ha sottolineato.
"Si possono vedere i frammenti di rame che si staccano dai cardini della rilegatura. Il tipo di carta è quello giusto. Questi sono i piccoli segni rivelatori che l'intero team di ricercatori della biblioteca universitaria può usare per dire che sono autentici". I quaderni, ha aggiunto Gardner, sono "in condizioni straordinariamente buone". "Mi chiedo dove siano stati.
Adesso sono conservati in una camera blindata sicura presso la biblioteca, ma saranno esposti al pubblico a luglio nell'ambito di una mostra gratuita intitolata 'Darwin in Conversation'.
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(via Ritrovati i taccuini su cui Charles Darwin disegnò l'albero della vita)
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personal-reporter · 2 years ago
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Formula E e E –Prix 2023 a Roma
La Formula E torna a Roma per l’Hankook E-Prix 2023 nel weekend del 15 e 16 luglio, per la penultima tappa del campionato mondiale delle monoposto elettriche in uno dei circuiti cittadini più lunghi della manifestazione, con  3,3 km per 19 giri complessivi. Inoltre le sfide poste dal tracciato ai piloti sono numerose, per via delle ondulazioni, dei dislivelli, delle superfici irregolari e dei salti, che garantiranno al pubblico sugli spalti e da casa, divertimento, emozioni e sorprese, per una competizione molto seguita dagli appassionati dell’elettrico ad alte prestazioni. Da quando ha fatto il suo debutto al Parco Olimpico di Pechino nel 2014, la Formula E è cresciuta fino a diventare un simbolo di intrattenimento globale, attirando una griglia piena dei migliori piloti e team in circolazione. Giunta alla sua nona stagione, la Formula E vede 22 piloti suddivisi in 11 squadre che rappresentano marchi come Maserati, Jaguar e Porsche. L’ePrix di Roma offrirà inoltre ai cittadini diversi momenti di incontro ed intrattenimento infatti, prima della gara di sabato, il DJ internazionale Jonas Blue,accompagnerà l’arrivo del pubblico con un live set direttamente dal Podio del Rome E-Prix, dalle 13:20 alle 14:05. Per chi avrà il biglietto di ingresso alle tribune, inoltre, c’è la possibilità, prima della gara, di dare un’occhiata ai box auto durante la Pit Lane Walk, con sessione autografi da parte dei piloti. Sarò anche possibile passeggiare, correre o anche ballare, lungo tutto il tracciato tramite i Locals on Track, con meeting point ad ogni curva. La prima generazione di E-Racer aveva una potenza massima di 200 kW, sufficiente per una velocità massima di 225 km/h, mentre l’ultima generazione di racer, la Gen3 può oggi vantare una potenza di ben 350 kW e una velocità massima di 322 km/h. La Formula E ha cambiato il suo modello per la nona stagione del campionato E-Prix, in  precedenza la durata delle gare era di 45 minuti, durante i quali i piloti riuscivano a completare tra i 33 e i 46 giri per ogni gara. A partire dal 2023, la durata della gara di Formula E è determinata dal tempo impiegato dai concorrenti per completare 33 giri. Nei giorni precedenti e successivi alla gara, il quartiere romano  sarà interessato da un programma di lavorazioni per il montaggio e smontaggio del circuito, che comporteranno alcune modifiche dei percorsi delle linee bus, della circolazione e della sosta. Read the full article
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calderone-news · 6 years ago
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Autodromo di Monza: una metamorfosi di 90 anni
Autodromo di Monza: una metamorfosi di 90 anni
A pochi giorni dalla disputa della novantesima edizione del GP d’Italia, ripercorriamo la storia del leggendario autodromo di Monza, uno dei più longevi. Una storia legata a doppio filo alla corsa di casa Ferrari.
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Quasi un secolo di vita e non sentirlo. Anche se quando si parla dell’autodromo di Monza,è normale sentire un istintivo orgoglio patriottico. L’intreccio poi è di quelli…
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corallorosso · 4 years ago
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Contratti a termine, così la maggioranza ha scardinato i paletti del decreto Dignità. E Confindustria festeggia: “Accolta la nostra proposta” Un emendamento del Pd (identico ad altri di Forza Italia, Lega e Fdi) consente d'ora in poi di prorogare i rapporti a termine senza indicare causali, previo accordo con i sindacati a livello nazionale o aziendale. Il relatore M5s, dopo aver dato via libera, ha tentato di correre ai ripari. Ma la correzione ha mancato l'obiettivo: non fissa un limite temporale alla deroga e apre la strada, fino all'autunno 2022, alla possibilità di firmare un nuovo contratto a termine anche con un lavoratore che la stessa azienda abbia già impiegato a tempo determinato per 24 mesi (...) Il Movimento 5 stelle tace. Dopo settimane dominate dalla trattativa sulla giustizia, ora è emersa la reale portata delle modifiche al decreto Dignità approvate in commissione Bilancio alla Camera. In poche parole, è stato smantellato il provvedimento che come rivendicato dall’allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio “licenziava il Jobs Act“. E che, come riconosciuto anche da un grande critico come il predecessore Carlo Calenda, ha avuto un impatto molto positivo sulle conversioni di contratti a termine in rapporti di lavoro stabili: secondo l’Inps, prima della pandemia sono aumentate del 60% rispetto al biennio precedente. Il combinato disposto di un emendamento del Pd (identico ad altri di Forza Italia, Lega e Fdi) e di una successiva aggiunta dei relatori M5s e Lega consente infatti d’ora in poi di prorogare i rapporti a termine senza indicare causali. E, fino al 30 settembre 2022, di stipulare nuovi contratti a tempo determinato di durata superiore a 12 mesi anche con lavoratori che la stessa azienda abbia già impiegato a termine per due anni: la durata massima fissata dal decreto Dignità approvato tre anni fa durante il governo Conte 1 non vale più. La ratio dichiarata era quella di favorire la ripresa occupazionale post pandemia. Ma una deroga temporanea alle causali già c’era: se l’intento fosse stato quello, sarebbe stato sufficiente prolungarla ancora per un po’. Invece il corto circuito andato in scena in Commissione ha prodotto una modifica permanente, che non verrà meno una volta centrato il recupero dei posti di lavoro pre Covid. Così si perde l’occasione per spingere sulla creazione di lavoro stabile con il traino del Piano di ripresa e resilienza. E si finisce per aprire la strada alla sostituzione di lavoratori licenziati (ora che il blocco è finito) con precari. A dispetto del fatto che, come ebbe a ricordare Mario Draghi nel 2010, la precarietà tende ad andare a scapito della produttività. (...) di Chiara Brusini
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shellrig · 4 years ago
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BREAKING: Qatar GP
7 tappe, ultime sette gare a disposizione dei piloti per poter scrivere il Mondiale 2021 di Formula 1. Si fa spazio il Qatar, pista aggiunta questa mattina al calendario e già presente in quello della MotoGP. La gara presso il Losail International Circuit si terra nel weekend 19-21 novembre, e sarà tappa fissa dal 2023 per ben 10 anni.
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Foto di @losailcircuit  نادي حلبة لوسيل الرياضي
Dalle modifiche del calendario degli ultimi anni si può notare come, da un mondiale europeo DOC, anche la globalizzazione ha dato un proprio contributo, aprendo il mondo delle corse su altre frontiere, e quest’anno ancor di più: all’inizio della stagione è stato annunciato l’inserimento anche del tracciato statunitense. Le date messe a disposizione  da Giappone e Singapore, gare costrette ad essere annullate a causa dell’emergenza sanitaria, hanno quindi dato la possibilità di poter mettere alla prova i piloti su nuovi circuiti a fine stagione, magari regalandoci risultati inaspettati: giocherà di più l’esperienza dei veterani o l’esuberanza dei più giovani?
Circuito vergine per la Formula 1, il Losail International Circuit si trova a Doha, ha una lunghezza di 5380 m con un totale di 16 curve ed un ottimo impianto di illuminazione che permette di effettuare anche gare notturne. Presenta un lunghissimo rettilineo di ben 1068 m, ed è circondato per la sua interezza proprio per evitare un eccessiva presenza di sabbia del deserto.
Cosa dovremmo aspettarci da questo GP? Siete d’accordo con il suo inserimento in calendario?
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fiat500nelmondo · 3 months ago
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La prova di durata della Fiat 500 del 1958: la sfida che fece la storia
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Nel 1958 la Fiat 500 fu protagonista di una prova straordinaria: 100.000 km percorsi senza sosta, per dimostrare al mondo la sua affidabilità.
🚗 Una sfida senza precedenti Correva l'anno 1958. La Fiat 500 d'epoca, quella piccola utilitaria che aveva appena iniziato a girare sulle strade italiane, era già diventata un simbolo di libertà e mobilità per tutti. Ma c'era chi ancora dubitava della sua affidabilità: "Come può una macchina così piccola resistere a un lungo viaggio? " Per mettere fine a ogni dubbio, Fiat decise di alzare l'asticella: far percorrere alla vecchia Fiat 500 100.000 chilometri senza mai fermarsi. Un test durissimo, organizzato da Quattroruote, che avrebbe messo alla prova non solo il motore, ma ogni singolo componente dell'auto. L’ingegnere F. Moscarini prese le redini della sfida, affiancato da un team di piloti esperti. Giorno e notte, la vecchia cinquecento avrebbe macinato chilometri su un percorso studiato nei minimi dettagli. L'obiettivo? Dimostrare al mondo che la Fiat 500 non era solo bella da vedere, ma anche affidabile e resistente. Una piccola utilitaria pronta a sfidare le grandi del mercato: questa era la Fiat 500 d'epoca.
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🏁 Un percorso studiato al millimetro Il percorso scelto non lasciava spazio all'improvvisazione: un circuito di 1203 km da ripetere più e più volte, attraversando città, strade di montagna e rettilinei veloci. I tre settori principali erano: Roma – Napoli – Foggia (405 km) Foggia – Bari – Pescara (459 km) Pescara – Ascoli – Terni – Roma (339 km) Questo significava affrontare di tutto: traffico cittadino, tornanti in salita, discese ripide e lunghi tratti costieri dove il motore doveva girare a regime costante di 78 km/h. Una prova che avrebbe messo alla corda anche le auto di cilindrata superiore. I piloti si alternavano ogni 8 ore, seguendo una tabella di marcia precisa al secondo. Niente pause lunghe, niente rallentamenti: solo brevi soste per rifornire e controllare i livelli di olio e carburante. Guidare a 78 km/h costanti era più difficile che correre a 150 km/h su pista.
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🔧 Una Fiat 500 pronta alla battaglia La vecchia Fiat 500 utilizzata per la prova era una versione di serie, senza modifiche particolari al motore o alla meccanica. Però, alcuni dettagli furono rinforzati per sopportare lo stress della prova:✅ Furono installati fari antinebbia supplementari per le sessioni notturne.✅ Venne aggiunto un termometro dell'olio e un tachigrafo per registrare ogni variazione di velocità.✅ Le sospensioni furono rinforzate per resistere alle vibrazioni e agli urti continui.✅ Il motore, però, era lo stesso della versione standard: nessuna modifica alle prestazioni. La vera sfida era questa: dimostrare che una Fiat 500 d'epoca di serie poteva affrontare una maratona di 100.000 km senza cedimenti. Nessun trucco, nessuna modifica speciale: solo la forza di un motore nato per durare.
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🌙 Notte e giorno sulla strada Una delle immagini più iconiche della prova fu quella della Fiat 500 che arrivava nella notte alla stazione di servizio di Roma. Ricoperta di polvere, con i fari illuminati e il rumore del motore che girava ancora regolare.
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I piloti, in tuta bianca, scendevano stremati dopo ore di guida. I meccanici si avvicinavano subito per controllare la pressione dei pneumatici, verificare l’olio e registrare i dati di marcia.Ogni piccola vibrazione, ogni minimo rumore veniva annotato nei rapporti tecnici.
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Superare il traffico cittadino di Napoli era una sfida. Affrontare i 2200 tornanti tra Pescara e Roma metteva alla prova il sistema di raffreddamento. E i lunghi rettilinei dell'Adriatico, a velocità costante, testavano l'efficienza del motore. ❤️ Uomini e macchina, una sfida mentale e fisica Per i piloti, questa prova era un gioco mentale. Restare concentrati per ore, mantenere una velocità costante, evitare ogni errore… una distrazione poteva compromettere l'intera prova. Come raccontò uno dei piloti:"Era più difficile mantenere 78 km/h costanti che correre a 150 km/h in pista. La concentrazione richiesta era totale." Moscarini e il team di Quattroruote seguivano ogni dettaglio. I tachigrafi venivano ritirati alla fine di ogni giro e analizzati con precisione: ogni curva, ogni frenata, ogni accelerazione era registrata e studiata. Non era solo una prova per la vecchia Fiat 500: era una dimostrazione di forza, resistenza e passione.
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🏆 Un test che stava entrando nella storia Dopo settimane di marcia continua, la Fiat 500 d'epoca continuava a sorprendere tutti. Il motore era ancora elastico, il cambio preciso, i freni perfetti. Quattroruote aggiornata regolarmente i lettori sui risultati della prova. La vecchia cinquecento stava dimostrando al mondo che una piccola utilitaria italiana poteva competere con le grandi auto straniere. La Fiat 500 d'epoca non era solo un’auto: era un simbolo di resistenza e affidabilità. 👉 Nel prossimo articolo ti racconterò come si è svolta la prova e i risultati finali. Tu hai mai guidato una vecchia Fiat 500 per un lungo viaggio? Raccontaci la tua esperienza nei commenti!
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Nei musei del nostro paese è concentrato un numero incredibile di opere d’arte, testimonianze storiche di un passato illustre, o di più passati, che va preservato e costantemente protetto, ammirato e anche riscoperto. Di seguito segnaliamo i principali musei italiani che custodiscono le opere d’arte più importanti del nostro paese, ma anche alcune piccole grandi esposizioni significative. Un’eredità non solo italiana, ma anche mondiale. La galleria degli Uffizi di Firenze La galleria degli Uffizi, detta anche galleria delle Statue e delle Pitture, è il fiore all’occhiello del patrimonio museale di Firenze, il museo più visitato d’Italia, nonché uno dei più famosi del mondo. Il percorso museale, oltre a conservare nelle sue sale le più famose opere di Giotto, Raffaello, Tiziano, Botticelli, Caravaggio, Dürer, Rubens e molti altri, comprende anche il corridoio Vasariano, le collezioni di palazzo Pitti e il giardino dei Boboli. Si consiglia, data la forte affluenza, di munirsi di un biglietto salta fila o prenotare un tour con ingresso prioritario. La galleria dell’Accademia di Firenze Il percorso museale conserva tra altre mirabili opere il celebre David (1501-1504) di Michelangelo e altre sei grandi sculture dell’artista, nonché una vasta esposizione, tra le prime al mondo, di opere pittoriche a fondo oro (Giotto, Masolino, Cimabue, Leonardo Da Vinci e altri ancora) e, infine, una pregevole collezione di antichi strumenti musicali. Per evitare che qualcosa sfugga all’attenzione, una buona idea è quella di farsi guidare nelle stanze della galleria da una guida esperta. Il museo Nazionale del Bargello di Firenze Dedicate essenzialmente alla scultura medievale e rinascimentale, le sale del Bargello ospitano alcuni capolavori di Michelangelo, Donatello, Benvenuto Cellini, mentre il complesso comprende anche le pregevoli cappelle Medicee, la chiesa di Orsanmichele, palazzo Davanzati e casa Martelli. Vista la vastità dell’esposizione, anche qui è consigliata una visita guidata. Galata, il museo del Mare di Genova Il Galata di Genova è il percorso museale più grande dell’area del Mediterraneo dedicato al mare e uno dei più moderni d’Italia. Nelle sue sale è illustrata la storia di Genova, del suo legame indissolubile con il mare e delle mille sfaccettature che questo legame porta con sé: dalle galee agli atlanti e ai globi, dai viaggi come quello di Cristoforo Colombo alla vita dei marinai fino allo sviluppo del porto di Genova dal Medioevo ai giorni nostri. Il museo Egizio di Torino Il museo Egizio di Torino è il più antico al mondo dedicato alla cultura egizia e secondo per importanza soltanto a quello del Cairo. Le sale, suddivise in cinque livelli, permettono di ammirare alcuni tra i reperti archeologici più importanti mai ritrovati come il libro dei Morti di Luefankh (332-320 a.C.), la mummia risalente al periodo Predinastico (3500 a.C.), la coeva e rarissima pittura di Gebelein, la tomba degli Ignoti, il pregevole ostrakon (frammento di ceramica) della Ballerina, le pitture a tempera ritrovate nella cappella di Maia, le statue della galleria dei Re, quella di Uahka (1760 a.C.) e infine la tomba di Kha e Merit, risalente a 3400 anni fa. Al fine di godersi al meglio la visita, potrebbe essere una buona idea acquistare un accesso prioritario o meglio ancora prenotare un tour guidato. Il museo Nazionale del Cinema di Torino Ospitato dal 1996 all’interno dell’inconfondibile e bizzarro edificio della mole Antonelliana, il museo del Cinema di Torino è uno dei più visitati d’Italia e raccoglie numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). I musei Reali di Torino Il circuito dei musei Reali di Torino comprende la visita al palazzo e ai giardini Reali, alla biblioteca e all’armeria Reale, alla galleria Sabauda, al museo Archeologico, a palazzo Chiablese e infine alla cappella della sacra Sindone. Da non perdere all’interno di palazzo Reale la sfarzosità tutta intagli, stucchi, dorature e affreschi della sala da Ballo e quella del Trono, il salone degli Svizzeri e la splendida scala delle Forbici. Il Cenacolo Vinciano a Milano La straordinaria Ultima Cena detta anche Cenacolo (1494-1498) di Leonardo da Vinci è oggi conservata nell’ex refettorio rinascimentale adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie di Milano. La sala, esclusivamente dedicato alla fruizione del capolavoro vinciano, è assolutamente necessaria non solo per la scoperta dell’opera ma anche per la sua precaria conservazione. Le vicissitudini e le curiosità legate all’opera meritano forse la presenza di una guida in grado di poter illustrare i tanti aspetti legati all’Ultima Cena di Leonardo e un ingresso prioritario, anche in tarda serata, per avere la sicurezza di poter accedere. La pinacoteca di Brera a Milano La galleria Nazionale d’arte Antica e Moderna ospitata presso il palazzo Brera di Milano è un complesso museale vastissimo che custodisce una delle più celebri raccolte di pittura del nostro paese, con opere appartenenti a specifiche scuole artistiche come quella lombarda, veneta, toscana, dell’Italia centrale e, inoltre, della scuola fiamminga. Il palazzo di Brera ospita inoltre numerose istituzioni artistiche note in tutto il mondo: la biblioteca Nazionale Braidense, l’osservatorio, l’orto Botanico, l’istituto Lombardo di Scienze e Lettere e infine la celebre accademia di Belle Arti di Brera. Un’esperienza guidata all’interno delle suggestive sale dell’accademia potrebbe essere davvero un’ottima idea. Il museo del palazzo Ducale di Mantova Le sale della reggia dei Gonzaga di Mantova custodiscono alcune delle opere migliori di Mantegna, tra cui i meravigliosi affreschi della camera degli Sposi (1464-1475), Rubens, Palma il Giovane, Daniel van den Dyck, tanto da meritarsi un posto all’interno dei musei più importanti del nostro paese. Il complesso museale comprende la corte Vecchia, la domus Nova, la corte Nuova, la basilica Palatina di Santa Barbara e il quattrocentesco castello di San Giorgio. Il museo Archeologico di Venezia Il museo, sito in piazza San Marco presso le procuratie Nuove, dalla fine del Cinquecento raccoglie numerose collezioni private veneziane comprendenti antichissime opere risalenti al periodo greco e romano. Le gallerie dell’Accademia di Venezia Ai piedi del ponte dell’Accademia, l’antico complesso un tempo formato dalla chiesa di Santa Maria della Carità, il convento dei Lateranensi e la scuola Grande, dall’inizio dell’Ottocento ospita l’accademia di Belle Arti della città lagunare, nonché la più importante collezione di arte veneziana e veneta del mondo, con dipinti databili dal XIV al XVIII secolo. Tra gli artisti esposti si segnalano Piero della Francesco, Giovanni Bellini, Leonardo da Vinci con il suo Uomo Vitruviano, Andrea Mantegna, Giorgione, Cosmé Tura, Palma il Vecchio, Giambattista Tiepolo, Giorgio Vasari e Francesco Hayez. Il museo Storico del castello di Miramare Il museo allestito all’interno del castello di Miramare a Trieste, eretto intorno alla metà dell’Ottocento per volere di Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. All’interno sono da segnalare la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca, mentre all’esterno il parco circostante il castello e il superbo giardino all’inglese permettono di effettuare piacevoli passeggiate di fronte al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. La galleria Nazionale delle Marche Ospitata nelle sale del palazzo Ducale di Urbino, questa interessante collezione comprende le opere più importanti del Rinascimento urbinate promosso alla corte di Federico da Montefeltro, tra cui alcuni capolavori di Raffaello, Piero della Francesca e Federico Barocci. Il museo nazionale di castel Sant’Angelo a Roma Il percorso museale allestito all’interno dell’imponente castel Sant’Angelo si sviluppa in 7 livelli che illustrano in maniera approfondita la storia, le modifiche architettoniche e gli usi ai quali la fortezza fu adibita durante i secoli, sin dal 135 d.C., ovvero quando in questo luogo l’imperatore Adriano fece costruire il mausoleo funebre per sé e la sua famiglia fino alla riorganizzazione voluta da papa Farnese nel Settecento, quando qui fu imprigionato, tra gli altri, il conte di Cagliostro. La galleria Borghese di Roma Sita all’interno della magnifica villa Borghese Pinciana, il percorso museale espone molte impareggiabili sculture di Gian Lorenzo Bernini, numerose tele del Caravaggio e pregevoli opere del Bronzino, Antonio Canova, Raffaello, Perugino, Lorenzo Lotto, Antonello da Messina, Rubens, Bellini, Correggio, Parmigianino, Pinturicchio e Tiziano. All’interno delle sale della villa è possibile muoversi in autonomia, oppure in alternativa con un tour privato. I musei Vaticani e la cappella Sistina La grande stagione di fervore artistico promossa da papa Giulio II all’inizio del Cinquecento che ha impreziosito la basilica di San Pietro, ha dato inoltre vita alle stupende collezioni dei musei Vaticani, con gli affreschi e le opere di Giotto, le stanze papali dipinte da Michelangelo e Raffaello, la galleria Lapidaria, quella delle carte Geografiche, l’appartamento Borgia e il giardino con il celebre gruppo statuario del Laocoonte. Lo straordinario patrimonio, tutto italiano, che adorna gli spazi dei musei vaticani si condensa infine nella superba cappella Sistina con il Giudizio Universale (1508-1512) e gli affreschi della volta (1535-1541) realizzati da Michelangelo. Le pareti della cappella non sono di certo da meno, impreziosite da un ciclo di affreschi realizzati dai massimi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento: da Botticelli al Perugino, dal Pinturicchio al Ghirlandaio. Vista l’elevata affluenza si consiglia di dotarsi preventivamente di un biglietto con ingresso prioritario. Il museo Archeologico Nazionale di Napoli Il museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) vanta forse il più ricco patrimonio archeologico d’Italia. Esso comprende infatti i reperti dell’antica Neapolis, la collezione Farnese con pregevoli reperti provenienti dall’antica Roma, le collezioni Borboniche con i reperti provenienti da Pompei, la collezione Egizia e altre importanti collezioni private (Borgia, Santagelo, Stevens e Spinelli). Vista la grande quantità di reperti e opere degne di interesse, un tour guidato è l’ideale per poter comprendere appieno il valore di quanto esposto. Il museo Civico Archeologico “Giovanni Marongiu” di Cabras Il piccolo museo di Cabras, in Sardegna, custodisce gli importanti reperti archeologici ritrovati nella suggestiva penisola del Sinis, sul golfo di Oristano, colonizzato in epoche antichissime. Il percorso museale custodisce e continua a raccogliere ancora oggi quanto ritrovato nel insediamento neolitico di Cuccuru is Arrius, in quello nuragico di Sa Osa, nel sito archeologico di Tharros (età fenicio-punica), nonché i resti del relitto romano dell’isola di Mal di Ventre. Pezzo forte del museo, davvero da non perdere, sono i resti del complesso statuario dei giganti di Mont’e Prama. Il museo dell’ex Stabilimento Florio e delle tonnare di Favignana e Formica Concludiamo questo excursus sui musei più importanti d’Italia con un piccolo e suggestivo museo sito sulla splendida isola di Favignana, ovvero quello ospitato nello storica tonnara appartenuta alla famiglia Florio per oltre un secolo tra Ottocento e Novecento. Splendido esempio di archeologia industriale, perfettamente recuperato e conservato, la tonnara ospita al suo interno un innovativo museo, con sale multimediali che ripercorrono la storia della mattanza, la cruenta pesca del tonno, e della tonnara, e un interessante Antiquarium con reperti archeologici ritrovati nell’arcipelago siciliano delle isole Egadi e risalenti alla prima guerra Punica (III secolo a.C.). https://ift.tt/2O9d5Xc I 20 musei più visitati d’Italia Nei musei del nostro paese è concentrato un numero incredibile di opere d’arte, testimonianze storiche di un passato illustre, o di più passati, che va preservato e costantemente protetto, ammirato e anche riscoperto. Di seguito segnaliamo i principali musei italiani che custodiscono le opere d’arte più importanti del nostro paese, ma anche alcune piccole grandi esposizioni significative. Un’eredità non solo italiana, ma anche mondiale. La galleria degli Uffizi di Firenze La galleria degli Uffizi, detta anche galleria delle Statue e delle Pitture, è il fiore all’occhiello del patrimonio museale di Firenze, il museo più visitato d’Italia, nonché uno dei più famosi del mondo. Il percorso museale, oltre a conservare nelle sue sale le più famose opere di Giotto, Raffaello, Tiziano, Botticelli, Caravaggio, Dürer, Rubens e molti altri, comprende anche il corridoio Vasariano, le collezioni di palazzo Pitti e il giardino dei Boboli. Si consiglia, data la forte affluenza, di munirsi di un biglietto salta fila o prenotare un tour con ingresso prioritario. La galleria dell’Accademia di Firenze Il percorso museale conserva tra altre mirabili opere il celebre David (1501-1504) di Michelangelo e altre sei grandi sculture dell’artista, nonché una vasta esposizione, tra le prime al mondo, di opere pittoriche a fondo oro (Giotto, Masolino, Cimabue, Leonardo Da Vinci e altri ancora) e, infine, una pregevole collezione di antichi strumenti musicali. Per evitare che qualcosa sfugga all’attenzione, una buona idea è quella di farsi guidare nelle stanze della galleria da una guida esperta. Il museo Nazionale del Bargello di Firenze Dedicate essenzialmente alla scultura medievale e rinascimentale, le sale del Bargello ospitano alcuni capolavori di Michelangelo, Donatello, Benvenuto Cellini, mentre il complesso comprende anche le pregevoli cappelle Medicee, la chiesa di Orsanmichele, palazzo Davanzati e casa Martelli. Vista la vastità dell’esposizione, anche qui è consigliata una visita guidata. Galata, il museo del Mare di Genova Il Galata di Genova è il percorso museale più grande dell’area del Mediterraneo dedicato al mare e uno dei più moderni d’Italia. Nelle sue sale è illustrata la storia di Genova, del suo legame indissolubile con il mare e delle mille sfaccettature che questo legame porta con sé: dalle galee agli atlanti e ai globi, dai viaggi come quello di Cristoforo Colombo alla vita dei marinai fino allo sviluppo del porto di Genova dal Medioevo ai giorni nostri. Il museo Egizio di Torino Il museo Egizio di Torino è il più antico al mondo dedicato alla cultura egizia e secondo per importanza soltanto a quello del Cairo. Le sale, suddivise in cinque livelli, permettono di ammirare alcuni tra i reperti archeologici più importanti mai ritrovati come il libro dei Morti di Luefankh (332-320 a.C.), la mummia risalente al periodo Predinastico (3500 a.C.), la coeva e rarissima pittura di Gebelein, la tomba degli Ignoti, il pregevole ostrakon (frammento di ceramica) della Ballerina, le pitture a tempera ritrovate nella cappella di Maia, le statue della galleria dei Re, quella di Uahka (1760 a.C.) e infine la tomba di Kha e Merit, risalente a 3400 anni fa. Al fine di godersi al meglio la visita, potrebbe essere una buona idea acquistare un accesso prioritario o meglio ancora prenotare un tour guidato. Il museo Nazionale del Cinema di Torino Ospitato dal 1996 all’interno dell’inconfondibile e bizzarro edificio della mole Antonelliana, il museo del Cinema di Torino è uno dei più visitati d’Italia e raccoglie numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). I musei Reali di Torino Il circuito dei musei Reali di Torino comprende la visita al palazzo e ai giardini Reali, alla biblioteca e all’armeria Reale, alla galleria Sabauda, al museo Archeologico, a palazzo Chiablese e infine alla cappella della sacra Sindone. Da non perdere all’interno di palazzo Reale la sfarzosità tutta intagli, stucchi, dorature e affreschi della sala da Ballo e quella del Trono, il salone degli Svizzeri e la splendida scala delle Forbici. Il Cenacolo Vinciano a Milano La straordinaria Ultima Cena detta anche Cenacolo (1494-1498) di Leonardo da Vinci è oggi conservata nell’ex refettorio rinascimentale adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie di Milano. La sala, esclusivamente dedicato alla fruizione del capolavoro vinciano, è assolutamente necessaria non solo per la scoperta dell’opera ma anche per la sua precaria conservazione. Le vicissitudini e le curiosità legate all’opera meritano forse la presenza di una guida in grado di poter illustrare i tanti aspetti legati all’Ultima Cena di Leonardo e un ingresso prioritario, anche in tarda serata, per avere la sicurezza di poter accedere. La pinacoteca di Brera a Milano La galleria Nazionale d’arte Antica e Moderna ospitata presso il palazzo Brera di Milano è un complesso museale vastissimo che custodisce una delle più celebri raccolte di pittura del nostro paese, con opere appartenenti a specifiche scuole artistiche come quella lombarda, veneta, toscana, dell’Italia centrale e, inoltre, della scuola fiamminga. Il palazzo di Brera ospita inoltre numerose istituzioni artistiche note in tutto il mondo: la biblioteca Nazionale Braidense, l’osservatorio, l’orto Botanico, l’istituto Lombardo di Scienze e Lettere e infine la celebre accademia di Belle Arti di Brera. Un’esperienza guidata all’interno delle suggestive sale dell’accademia potrebbe essere davvero un’ottima idea. Il museo del palazzo Ducale di Mantova Le sale della reggia dei Gonzaga di Mantova custodiscono alcune delle opere migliori di Mantegna, tra cui i meravigliosi affreschi della camera degli Sposi (1464-1475), Rubens, Palma il Giovane, Daniel van den Dyck, tanto da meritarsi un posto all’interno dei musei più importanti del nostro paese. Il complesso museale comprende la corte Vecchia, la domus Nova, la corte Nuova, la basilica Palatina di Santa Barbara e il quattrocentesco castello di San Giorgio. Il museo Archeologico di Venezia Il museo, sito in piazza San Marco presso le procuratie Nuove, dalla fine del Cinquecento raccoglie numerose collezioni private veneziane comprendenti antichissime opere risalenti al periodo greco e romano. Le gallerie dell’Accademia di Venezia Ai piedi del ponte dell’Accademia, l’antico complesso un tempo formato dalla chiesa di Santa Maria della Carità, il convento dei Lateranensi e la scuola Grande, dall’inizio dell’Ottocento ospita l’accademia di Belle Arti della città lagunare, nonché la più importante collezione di arte veneziana e veneta del mondo, con dipinti databili dal XIV al XVIII secolo. Tra gli artisti esposti si segnalano Piero della Francesco, Giovanni Bellini, Leonardo da Vinci con il suo Uomo Vitruviano, Andrea Mantegna, Giorgione, Cosmé Tura, Palma il Vecchio, Giambattista Tiepolo, Giorgio Vasari e Francesco Hayez. Il museo Storico del castello di Miramare Il museo allestito all’interno del castello di Miramare a Trieste, eretto intorno alla metà dell’Ottocento per volere di Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. All’interno sono da segnalare la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca, mentre all’esterno il parco circostante il castello e il superbo giardino all’inglese permettono di effettuare piacevoli passeggiate di fronte al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. La galleria Nazionale delle Marche Ospitata nelle sale del palazzo Ducale di Urbino, questa interessante collezione comprende le opere più importanti del Rinascimento urbinate promosso alla corte di Federico da Montefeltro, tra cui alcuni capolavori di Raffaello, Piero della Francesca e Federico Barocci. Il museo nazionale di castel Sant’Angelo a Roma Il percorso museale allestito all’interno dell’imponente castel Sant’Angelo si sviluppa in 7 livelli che illustrano in maniera approfondita la storia, le modifiche architettoniche e gli usi ai quali la fortezza fu adibita durante i secoli, sin dal 135 d.C., ovvero quando in questo luogo l’imperatore Adriano fece costruire il mausoleo funebre per sé e la sua famiglia fino alla riorganizzazione voluta da papa Farnese nel Settecento, quando qui fu imprigionato, tra gli altri, il conte di Cagliostro. La galleria Borghese di Roma Sita all’interno della magnifica villa Borghese Pinciana, il percorso museale espone molte impareggiabili sculture di Gian Lorenzo Bernini, numerose tele del Caravaggio e pregevoli opere del Bronzino, Antonio Canova, Raffaello, Perugino, Lorenzo Lotto, Antonello da Messina, Rubens, Bellini, Correggio, Parmigianino, Pinturicchio e Tiziano. All’interno delle sale della villa è possibile muoversi in autonomia, oppure in alternativa con un tour privato. I musei Vaticani e la cappella Sistina La grande stagione di fervore artistico promossa da papa Giulio II all’inizio del Cinquecento che ha impreziosito la basilica di San Pietro, ha dato inoltre vita alle stupende collezioni dei musei Vaticani, con gli affreschi e le opere di Giotto, le stanze papali dipinte da Michelangelo e Raffaello, la galleria Lapidaria, quella delle carte Geografiche, l’appartamento Borgia e il giardino con il celebre gruppo statuario del Laocoonte. Lo straordinario patrimonio, tutto italiano, che adorna gli spazi dei musei vaticani si condensa infine nella superba cappella Sistina con il Giudizio Universale (1508-1512) e gli affreschi della volta (1535-1541) realizzati da Michelangelo. Le pareti della cappella non sono di certo da meno, impreziosite da un ciclo di affreschi realizzati dai massimi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento: da Botticelli al Perugino, dal Pinturicchio al Ghirlandaio. Vista l’elevata affluenza si consiglia di dotarsi preventivamente di un biglietto con ingresso prioritario. Il museo Archeologico Nazionale di Napoli Il museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) vanta forse il più ricco patrimonio archeologico d’Italia. Esso comprende infatti i reperti dell’antica Neapolis, la collezione Farnese con pregevoli reperti provenienti dall’antica Roma, le collezioni Borboniche con i reperti provenienti da Pompei, la collezione Egizia e altre importanti collezioni private (Borgia, Santagelo, Stevens e Spinelli). Vista la grande quantità di reperti e opere degne di interesse, un tour guidato è l’ideale per poter comprendere appieno il valore di quanto esposto. Il museo Civico Archeologico “Giovanni Marongiu” di Cabras Il piccolo museo di Cabras, in Sardegna, custodisce gli importanti reperti archeologici ritrovati nella suggestiva penisola del Sinis, sul golfo di Oristano, colonizzato in epoche antichissime. Il percorso museale custodisce e continua a raccogliere ancora oggi quanto ritrovato nel insediamento neolitico di Cuccuru is Arrius, in quello nuragico di Sa Osa, nel sito archeologico di Tharros (età fenicio-punica), nonché i resti del relitto romano dell’isola di Mal di Ventre. Pezzo forte del museo, davvero da non perdere, sono i resti del complesso statuario dei giganti di Mont’e Prama. Il museo dell’ex Stabilimento Florio e delle tonnare di Favignana e Formica Concludiamo questo excursus sui musei più importanti d’Italia con un piccolo e suggestivo museo sito sulla splendida isola di Favignana, ovvero quello ospitato nello storica tonnara appartenuta alla famiglia Florio per oltre un secolo tra Ottocento e Novecento. Splendido esempio di archeologia industriale, perfettamente recuperato e conservato, la tonnara ospita al suo interno un innovativo museo, con sale multimediali che ripercorrono la storia della mattanza, la cruenta pesca del tonno, e della tonnara, e un interessante Antiquarium con reperti archeologici ritrovati nell’arcipelago siciliano delle isole Egadi e risalenti alla prima guerra Punica (III secolo a.C.). I musei italiani da visitare sono davvero moltissimi e dislocati in quasi tutte le città del nostro Paese, da Torino a Roma, da Napoli alle Trieste.
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ferro5 · 5 years ago
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PARTE LA STAGIONE DEL MOTO GUZZI FAST ENDURANCE 2020
SUL CIRCUITO DI ORTONA, IN ABRUZZO, DUE WEEKEND APERTI A TUTTI I MOTOCICLISTI PER IL PRIMO TEST DELLA V7 III ALLESTITA COL KIT TROFEO PRIMO APPUNTAMENTO SABATO 29 FEBBRAIO E DOMENICA 1 MARZO, SI REPLICA IL 4 E 5 APRILE PREZZO SPECIALE SULLE MOTO GUZZI V7 III STONE PER CHI SI ISCRIVE AL MONOMARCA
Milano, 13 febbraio 2020 - Parte la seconda stagione del Trofeo Moto Guzzi Fast Endurance, il modo più facile e divertente per assaporare il lato sportivo del marchio Moto Guzzi.
In preparazione dell’edizione 2020, che scatterà il prossimo 26 aprile a Varano, Moto Guzzi metterà a disposizione alcune Moto Guzzi V7 III già allestite con il Kit Trofeo a tutti i motociclisti che vorranno provarle in pista nei fine settimana di sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo e di sabato 4 e domenica 5 aprile, sul Circuito Internazionale d’Abruzzo, a Ortona (Chieti).
È un’opportunità unica per tutti gli appassionati interessati a partecipare al Trofeo Moto Guzzi Fast Endurance 2020, che potranno così verificare di persona quanto la V7 III Trofeo sia una vera moto da corsa, capace al contempo di mettere a proprio agio i meno esperti e di risultare divertente anche per i più smaliziati.
Per prenotare il proprio turno in sella a una V7 III equipaggiata con il Kit Trofeo è sufficiente rivolgersi al Circuito Internazionale d’Abruzzo al numero 085-9032328 oppure all’indirizzo e-mail [email protected]. I turni, della durata di 15 minuti, sono proposti al prezzo di 15 Euro e sono disponibili in numero limitato.
A Ortona saranno due fine settimana all’insegna della passione per il marchio dell’Aquila anche fuori dalla pista: i modelli della gamma Moto Guzzi saranno infatti a disposizione per un test ride che si snoderà sulle più belle strade dei dintorni, con partenza dal paddock del circuito.
PREZZO SPECIALE SULLA MOTO GUZZI V7 III STONE PER CHI SI ISCRIVE AL TROFEO
La prima edizione 2019 del monomarca dell’Aquila - dedicato a equipaggi di due piloti in sella alle Moto Guzzi V7 III - ha riscosso un enorme successo grazie a una formula accessibile e coinvolgente. Gran parte del merito va dato alla “sette e mezzo” di Mandello che, allestita con il Kit Racing GCorse e con gomme Pirelli, si è rivelata insospettabilmente veloce e estremamente affidabile, ma soprattutto facile, intuitiva e sfruttabile in pista anche da chi non vanta un’esperienza nelle competizioni.
Proseguendo nell’intento di rendere il campionato accessibile a una platea sempre più ampia di motociclisti, Moto Guzzi praticherà uno speciale sconto sull’acquisto di una nuova Moto Guzzi V7 III Stone a tutti i team che effettueranno l’iscrizione all’edizione 2020 del Trofeo. Chi prenderà parte all’intero campionato potrà infatti acquistarla al prezzo speciale di 7.320 Euro, per un vantaggio cliente pari a 800 Euro.
Le iscrizioni all’intero campionato rimarranno aperte fino al 10 aprile, al costo agevolato di 1250 Euro a Team (equivalenti perciò a 125 Euro a pilota per ogni gara). In alternativa, è possibile iscriversi ai singoli appuntamenti, fino a due settimane prima della gara, al costo di 350 Euro a Team.
Per partecipare al Trofeo è necessario essere tesserati FMI ed essere in possesso della licenza agonistica di tipo Velocità (o Fuoristrada con Estensione Velocità); l’iscrizione può essere effettuata compilando l’apposito modulo disponibile al seguente link: www.federmoto.it/…/modulo-iscrizione-trofeo-moto-guzzi-fast…
Al momento dell’iscrizione l’equipaggio potrà scegliere il nome da attribuire al proprio Team e il numero di gara. Per qualsiasi tipo di informazione relativamente a tesseramento, richiesta della licenza e iscrizione al Trofeo è possibile contattare l’indirizzo e-mail [email protected].
TROFEO 2020: ANCORA PIÙ DIVERTIMENTO CON LE “MINIENDURANCE” ALLUNGATE A 90 MINUTI E LO SPETTACOLO DELLA GARA IN NOTTURNA
L’edizione 2020 del Trofeo Moto Guzzi Fast Endurance ha in serbo significative novità, mirate a garantire ancora più equilibrio e divertimento a tutti i partecipanti. Innanzitutto, le gare “miniendurance” saranno più lunghe, con la durata che passa da 60 a 90 minuti. In questo modo tutti i piloti avranno a disposizione più tempo per divertirsi in sella e le corse saranno ancora più movimentate, dato che il numero minimo di cambi pilota in pit lane - con turni di guida che rimangono di 15 minuti - salirà da 3 a 5. Saranno perciò premiate ancora di più la costanza di rendimento e l’affiatamento tra i due piloti, in linea con quella che è la maniera “guzzista” di intendere le corse, dando cioè priorità all’amicizia e allo spirito di squadra.
Nell’ultima gara del 2019 a Misano hanno preso il via 25 moto per 50 piloti, uno spettacolo indimenticabile che ha sancito il successo della prima edizione del Trofeo Moto Guzzi Fast Endurance, una proposta assolutamente unica e originale nel panorama del motociclismo sportivo nazionale grazie al format delle gare “miniendurance” con equipaggio di due piloti. Ma è stata tra le caratteristiche vincenti anche la scenografica e adrenalinica partenza delle gare in stile “Le Mans”, con le moto allineate su un lato della pista e i piloti che allo start attraversano di corsa il nastro d’asfalto per salire in sella e partire. Sono gesti che sembravano ormai soltanto un ricordo legato alle leggendarie corse endurance del passato, e che invece il Trofeo Moto Guzzi sta facendo rivivere ad appassionati che sono sempre più numerosi.
Nel 2020 chi parteciperà al monomarca potrà assaporare un’altra forte emozione solitamente riservata a pochissimi fortunati piloti: correre di notte. La gara in programma a settembre sul circuito di Adria si disputerà infatti in notturna il sabato sera, con la luce dei riflettori - e dei fari delle V7 III, montati soltanto in questa particolare occasione - a illuminare la pista.
Invariato il numero degli appuntamenti, che sono cinque: si parte da Varano il 26 aprile per proseguire poi sulle piste di Vallelunga (24 maggio), Magione (21 giugno), Adria (5 settembre, gara in notturna) e Misano (11 ottobre).
KIT RACING SVILUPPATO DAI GUARESCHI ULTERIORMENTE MIGLIORATO
La Moto Guzzi V7 III, moto capace di raccogliere l’apprezzamento di un pubblico estremamente eterogeneo grazie alla sua maneggevolezza e facilità di guida, sarà nuovamente la protagonista del Trofeo, rappresentando la perfetta base di partenza per realizzare una moto facile, divertente e sfruttabile in pista anche da chi non vanta un’esperienza nelle competizioni.
Equipaggiata con il Kit Racing GCorse sviluppato dai fratelli Guareschi, apprezzati preparatori Moto Guzzi anche in ambito sportivo, la “sette e mezzo” di Mandello si è rivelata insospettabilmente veloce ed estremamente affidabile su tutti i circuiti dove si è corso nel 2019. Oltre a dispositivi di sicurezza tra cui ad esempio sottocoppa e protezione della leva del freno anteriore, il Kit - obbligatorio e ovviamente uguale per tutti - comprende un pacchetto di modifiche funzionali ed estetiche. Tra queste il cupolino, semi manubri, impianto di scarico completo, pedane rialzate, fianchetti laterali, sella monoposto e parafango posteriore, tabelle porta numero, kit cartucce sospensioni anteriori e ammortizzatori posteriori. Completano l’equipaggiamento una specifica mappatura della centralina motore e pastiglie freno anteriori dedicate.
Gli unici aggiornamenti per il 2020, sviluppati sulla base dell’esperienza raccolta nella prima edizione, riguardano l’impianto frenante, con l’adozione di un disco freno anteriore maggiorato in grado di sopportare più agevolmente le sollecitazioni, considerata anche la maggior durata delle gare. A ciò si aggiungono ovviamente anche i particolari necessari per affrontare la spettacolare gara in notturna, nella fattispecie un cupolino con l’alloggiamento per il faro e una luce posteriore supplementare.
Il costo del kit completo, acquistabile rivolgendosi alla concessionaria Guareschi Moto, è pari a 3.840 Euro (più IVA). L’installazione del kit può essere eseguita in autonomia oppure gestita direttamente da Guareschi Moto. Per poter prendere parte all’edizione 2020, i Team già in possesso del Kit 2019 (o di una Moto Guzzi V7 III già allestita in configurazione Trofeo 2019) potranno acquistare soltanto i componenti aggiuntivi inclusi nel “Kit aggiornamento 2020”, disponibile al prezzo di 465 Euro (più IVA).
Per qualsiasi informazione relativa al Kit Racing GCorse è possibile contattare l’indirizzo e-mail [email protected].
È confermata anche nel 2020 la preziosa collaborazione con Pirelli, fornitore unico del Trofeo. Tutte le V7 III al via calzeranno ancora le gomme Pirelli Phantom Sportscomp RS, coperture racing sviluppate appositamente per la Moto Guzzi V7 III e rivelatesi performanti in ogni condizione. A tutti i Team iscritti all’intero Trofeo Moto Guzzi Fast Endurance 2020 verrà fornito gratuitamente il primo treno di gomme.
UN FORMAT DI GARA PENSATO PER TUTTI, L’ATMOSFERA DELLE CORSE PIÙ CLASSICHE IN UN AMBITO GIOVANE E DI GRANDE COINVOLGIMENTO
In pieno stile “guzzista”, il format dei weekend di gara del Trofeo Moto Guzzi Fast Endurance vede l’inserimento del confronto agonistico in un’atmosfera di grande coinvolgimento. Un fine settimana da vivere coltivando i sentimenti di amicizia e condivisione, che da sempre caratterizzano lo sport più sano e ne rappresentano il significato più profondo. Il format di gara e la scelta della V7 III rendono il Moto Guzzi Fast Endurance perfetto per il divertimento di tutti, dal neofita della pista all’appassionato più smaliziato.
Ogni fine settimana di gara prevede al sabato due turni di prove cronometrate, entrambi della durata di 20 minuti per ciascun pilota. La media dei migliori rilievi cronometrici ottenuti dai due piloti dell’equipaggio determinerà la posizione di partenza di ciascun team nello schieramento della gara della domenica (sabato sera, per l’appuntamento di Adria). Un evidente richiamo alle leggendarie corse endurance di un tempo risiede proprio nella partenza della gara, che avverrà in stile “Le Mans”, ovvero con le moto allineate su un lato della pista e i piloti che allo start attraversano di corsa il nastro d’asfalto per salire in sella e partire.
In corsa, ciascun pilota non potrà guidare per più di 15 minuti (più 5 minuti di tempo per rientrare ai box dall’esposizione dell’apposito cartello “cambio”): ciò significa che la gara - della durata di 90 minuti - sarà movimentata da almeno cinque cambi pilota, che avvengono nella corsia box. Il rifornimento non è consentito. Al termine della gara verranno assegnati punteggi ai primi 15 team classificati.
Per rimanere aggiornati su tutte le novità e sulle modalità di partecipazione al Trofeo Moto Guzzi Fast Endurance 2020 è sufficiente consultare le pagine web www.fastendurance.motoguzzi.com e il sito della Federazione Motociclistica Italiana, www.federmoto.it.
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paoloxl · 6 years ago
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Più usuale che raro, è stato annunciato dal Ministro degli Interni un nuovo decreto. Decreto di nome e di fatto, affinché si possa nuovamente utilizzare il deus ex machina dei canoni di urgenza e necessità, in barba ad ogni canone di ragionevolezza, violando qualsivoglia principio di democrazia, scavalcando, nuovamente, il potere legislativo. È la ratio del racimolare il consenso, o per lo più, per spargere la vox del populismo di destra, ormai in cima alle Greatest hit in vista delle elezioni europee del 26 maggio 2019.
Come la legge 132 del 2018, anche la bozza del Decreto Bis [1] ha una natura bicefala, da un lato l’immigrazione, per contrastare sbarchi, accoglienza e Signor Sindaci che aprono i porti, dall’altro il mantra che ogni sceriffo dall’animo del buon padre di famiglia preserva: la sicurezza. Ad aprire le danze successive ai visti normativi ci sono i Ritenuti, ove si evidenzia «la straordinaria necessità e urgenza di prevedere misure volte a contrastare prassi elusive dei dispositivi che governano l’individuazione dei siti di destinazione delle persone soccorse in mare. Tenendo conto dei peculiari rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica scaturenti dall’attuale contesto internazionale, al contempo valorizzando le attribuzioni stabilite dall’ordinamento in capo al Ministro dell’interno quale Autorità nazionale di pubblica sicurezza».
Fa riflettere l’utilizzo di una terminologia all’interno di questa narrazione dominante: si parla di fantomatiche “prassi elusive”, e per elusivo si intende, in italiano, la capacità di evitare, di sottrarsi a qualcosa con furbizia e abilità. Quanto è assurdo riferirsi col tenore di tali parole, alle operazioni di salvataggio e all’individuazioni dei porti sicuri in cui far approdare esseri umani?
Il decreto, in concreto, prevede che, se nello svolgimento di operazioni di soccorso in acque internazionali non si rispettano gli obblighi previsti dalle Convenzioni internazionali (riferendosi a navi gestite da Ong) le sanzioni previste saranno di due tipi: da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero trasportato e, nei casi reiterati, se la nave è battente bandiera italiana, la sospensione o la revoca della licenza da 1 a 12 mesi. Potrebbe terminare qui, e invece, il Viminale, modificando il codice della Navigazione, scavalca il Ministero delle Infrastrutture, attribuendosi poteri che vanno ben oltre gli Interni, un’ultrattività indiscriminata, che dovrebbe più che far rabbuiare i pentastellati, falli insorgere, se non per una questione politica, per un atto di dignità personale.
Nel secondo Ritenuto, si ravvisa per il Ministro «la necessità e l’urgenza di rafforzare il coordinamento investigativo in materia di reati connessi all’immigrazione clandestina, implementando gli strumenti di contrasto a tale fenomeno».  Strumenti che secondo il decreto si ravvisano nel potenziamento degli agenti sotto copertura, stanziando, per tale e specifica causa, un bel milione di euro.
Spostandoci dall’altro lato del binario, la sicurezza, sovvengono delle modifiche normative di notevole importanza.
L’art. 5 effettua delle modifiche al Regio Decreto del 18 giugno 1931 n.773, che già di per sé, attraverso denominazione e data, fa comprendere il contesto sulla quale si colloca la direzione politica del "Capitano". Bello sapere che, una legge del 1931 sulla Pubblica Sicurezza oltre ad essere viva e vegeta è, ad oggi, rafforzato in peggio. A tale normativa, denominata Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (in acronimo TULPS), all’articolo 18, rubricato “delle riunioni pubbliche e degli assembramenti in luoghi pubblici”, si aggiunge che, nel caso siano commessi i reati di cui agli articoli 635 (danneggiamento) e 419 (saccheggio e devastazione) del codice penale, durante una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico, di cui non è stato dato avviso, almeno tre giorni prima, al Questore, i contravventori sono puniti con la reclusione fino a un anno.
Il commento da farsi in ordine a questa modifica è duplice: in primis, il reato di danneggiamento semplice è stato degradato in illecito civile e dunque depenalizzato con il decreto legislativo  n. 7/2016, come si interpreterà questo corto circuito? Si può ripenalizzare un fatto tipico se e solo se inserito in un determinato contesto, quale quello di una manifestazione pubblica? In secundis, non vi era alcun dubbio che prima o poi, il reato di Saccheggio e Devastazione, già caro ai protagonisti della criminalizzazione del movimento No Tav, ritornasse in auge, e questa volta nella forma più smagliante che mai.
L’art. 5 modifica anche l’art. 24 del TULPS, quest’ultimo descrive che, qualora le tre intimazioni (che devono essere precedute, attenzione, obbligatoriamente da uno squillo di tromba) i carabinieri REALI, ordinano il discioglimento della riunione. Il Decreto Bis di Salvini inserisce un comma, inasprendo, semmai pensavate fosse possibile, le pene previste nel 1931: «Nel caso di riunioni non preavvisate o autorizzate, la pena per i contravventori è della reclusione fino a un anno». La creazione giuridica de quo, travalica il legislatore autoritario del regime fascista, dimenticando che, TULPS in vigore o meno, l’interprete è chiamato, obbligatoriamente, a sottoporre determinati fossili normativi al vaglio di costituzionalità.
Veniamo ora ad un’altra modifica normativa, l’art. 6 del Decreto Bis modifica la legge 22 maggio 1975, n. 152, che se rinominata “Legge Reale” sovviene subito alla mente. Questa legge nasceva con la ratio di combattere e reprimere duramente quanto accadde negli Anni di Piombo, leggi che fior fiori di penalisti hanno denominato “dell’emergenza”. Secondo la normativa Salviniana è punibile con la reclusione fino a due anni chi fa uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico. Il Decreto bis aggiunge il 5 bis alla Legge Reale specificando che «chiunque nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, per opporsi al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio, mentre compie un atto di ufficio o di servizio, o a coloro che richiesti gli prestano assistenza, utilizza scudi o altri oggetti di protezione passiva ovvero materiali imbrattanti o inquinanti, è punito con la reclusione da uno a tre anni».
È infelice, ma bisogna specificarlo: questa legge è scritta male in italiano e a livello normativo, non riescono a comprendersi bene le portate di talune frasi, quali ad esempio il riferimento all’ausilio di “coloro che richiesti gli prestano assistenza”. Volendo dunque specificare una sorta di “legittimità” per il privato cittadino che aiuti le forze di pubblica sicurezza.
Il diritto penale interviene nuovamente per sanzionare «chi lancia o utilizza illegittimamente, in modo da creare un concreto pericolo per l’incolumità delle persone o l’integrità delle cose, razzi bengala, fuochi artificiali, petardi, strumenti per l’emissione di fumo o di gas visibile o in grado di nebulizzare gas contenenti principi attivi urticanti, ovvero bastoni, mazze, oggetti contundenti o, comunque, atti a offendere» punendo tali fatti, equiparando incolumità fisiche e integrità di cose sullo stesso piano, con la reclusione da uno a addirittura 4 anni.
Il decreto sopprime la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto (D.Lgs. 16 marzo 2015, n. 28) in caso di reato di violenza, resistenza, minaccia e oltraggio commessi a danno di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni. Nient’altro che depotenziare un decreto legislativo che tanto sta facendo, ed ha fatto, per incrociare l’intento deflattivo del legislatore.
Ma come si è arrivati a tutto questo?
Molto sembra approdare direttamente dalla mente del Ministro degli Interni, specie se da oltre un mese è in giro per l’Italia in campagna elettorale ed è contrastato da movimenti sociali e agglomerazioni di cittadini provenienti dalla società civile.
Eppure questa creazione normativa non è nient’altro che la messa in opera, per scomodare Foucault, all’interno di questa pseudo-pace travagliata da una guerra continua, di un rapporto di forza perpetuo. Siamo di fronte ad un binomio che esula dal richiamato Immigrazione e Sicurezza, la sfida, ad oggi, è quella tra lotta e sottomissione.
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