#solie rappa
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sweetness-pop · 8 months ago
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How PaRappa x Sunny's 3 Offsprings Look
I think now is finally a good time to post how I vision my 3 SunRappa fankids to look like.
First off, PaRappa Keith Rappa Jr (nickname: Junior), PaRappa Sr and Sunny's eldest and only son. He looks like his father, so you can say, a dog appearance except his head is in the same round shape as his mother's, his fur color is a pale yellow, and not to mention, the end of his black ears are pointy. His eyes are also complete heterochromia, as his right eye is blue (or dark purple) like his mom's and left eye is brown like his dad's.
Secondly, Solange Anna Rappa (nickname: Soli), PaRappa and Sunny's middle child and 1st daughter. She kind of resembles her mother especially with the exact round head-shape only with some different features. Her smooth skin is light beige like her father's fur. She has yellow blonde hair, which she gets from her paternal grandmother (Mama Rappa or Mama PaRappa) like how auntie Pinto is a blondie too. She has chocolate brown eyes. And her ears are of a dog except they are pink flower petals (which they also feel like when touching them) matching her mom's beautiful petals.
Finally, Permelia Melody Rappa (nickname: Lia), PaRappa and Sunny's youngest and 2nd daughter. She's like a mixture between her parents in looks. Due to being born as a hybrid, she has much shorter fur than her father's. Her really short fur is yellow like her mother's smooth skin. Has the exact head shape as her daddy's. She's got a cute dark dog nose on her. She has blue eyes. Green hair like not only General Potter, her maternal grandfather, also her mom (I HC that when growing long beautiful and voluminous hair, Sunny has emerald green as her hair color). She's got black dog ears. And a sweet touch is that there are 4 pink petals (although, they're pointy at the ends) on the back of her head shaping like an X.
Yosh! I hope that you PtR and SunRappa fans enjoyed reading this! 🐶💗🌸☺
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seoul-italybts · 3 years ago
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[✎ ITA] W Korea, intervista : Un Nuovo Hope / Una Nuova Speranza | 22.07.22⠸
W KOREA | 22. 07. 2022
INTERVISTA con J-HOPE dei BTS
❝Un nuovo Hope - Una nuova Speranza❞
I BTS sono pronti a spalancare le porte verso un nuovo mondo. J-hope ci svela le sue sconfinate ambizioni e tutta la fiducia in se stesso, attraverso il suo progetto solista <Jack In The Box>, ma con i piedi saldamente ancorati al suo universo, piuttosto che a quello che la collettività si aspetta da lui. Ciò che state per vedere è un j-hope ancora inedito.
📸 Servizio fotografico | 🗞 Copertine
E chi se lo sarebbe mai aspettato? Quando j-hope ha rilasciato uno dei due singoli principali del suo progetto solista <Jack In The Box>, ‘More’, il pubblico ha avuto una reazione del tutto entusiasta. Dato il percorso affrontato dai BTS fino ad ora e gli innumerevoli riflettori puntati su di sé, la decisione di concentrarsi ed espandere le loro carriere soliste mi sembra saggia. I BTS hanno vissuto una rapida ascesa ed approfondire ed espandere il loro mondo non può che risultare nell'ulteriore consolidamento del loro status di gruppo più popolare al mondo.
D'altro canto, però, ergersi da soli sul palco, senza il supporto degli altri membri, è una sfida oltre che un'avventura. Mi sono sempre chiest* come abbiano fatto – a soli 20 anni – a gestire tutto l'amore e l'entusiasmo diretti nei loro confronti. Quindi, quando j-hope grida ‘I Want Some More / Voglio di più’ e rappa ‘the fire too big to put out / l'incendio è troppo grande da estinguere’, la sua sembra quasi un'arguta risposta alla mia sciocca domanda riguardo al ‘reggere un tal peso’.
Seduto di fronte a me per quest'intervista, j-hope mi è sembrato felice e persino emozionato. D'altronde, non è forse lui il membro più energico del gruppo? Ricordo chiaramente che quando il presidente Biden ha fatto partire ‘Butter’ alla presenza dei 7 ragazzi, j-hope è stato il primo a battere le mani con assoluto entusiasmo. Ogni qual volta mi mostra delle reazioni, sono piene di vivacità ed i suoi movimenti e gesti sono come una performance ritmica. Ma non appena abbiamo iniziato le riprese per la copertina di <W>, qualcosa è cambiato – la sua aura e l'atmosfera tutto attorno sono cambiati. Pur stando fermo, l'impressione era che il suo ritmo interiore continuasse comunque a propagarsi, con la spalla un po' inclinata e la sua silhouette elegante. L'ultima traccia dell'album – il secondo singolo ufficiale – <Arson> vede j-hope incedere in mezzo a tutta una serie di esplosioni. Anche in quell'occasione, la sua camminata era espressione emotiva carica di significati. Tutto ciò mi ricorda che la performance di un musicista non si limita ad una coreografia, ma è anche recitazione.
Io l'ho intervistato prima che il suo album solista fosse rilasciato, il 15 luglio. <Jack In The Box> uscirà in formato digitale, oltre che in versione Weverse Album, il 29 luglio.
<W Korea> Buongiorno, ‘Capitan Jeong’. Vedo che non sei ancora in modalità insegnante di ballo. J-hope: Ahahahah. Direi proprio di sì, invece. È un piacere incontrarla
Congratulazioni. Tra una settimana, uscira il tuo album solista <Jack In The Box>. Vero! Finalmente, direi.
Sei il primo tra i membri a rilasciare un album solista. Come ti senti? Non sono sicuro di sapere come mi sento (sorride). Innanzi tutto, è tutto molto frenetico. Devo controllare ogni minimo dettaglio, ma restare comunque concentrato. Cioè, wow... non so neppure come descrivere ciò che sto provando.
Il 1° luglio hai svelato uno dei due singoli di <Jack In The Box>, ‘More’. Ho trovato davvero impressionante e notevole il modo in cui ti sei destreggiato tra sicurezza e profondità nel video musicale.
Ho ascoltato tutte le tracce, prima del rilascio di ‘More’, ed ero sicuro di me. Con una qualità simile, ero sicuro di poterlo presentare con orgoglio al mondo, cioè, agli ARMY, agli altri artisti e agli addetti ai lavori dell'industria musicale. Vi ho infuso tutto il mio cuore ed ero ben consapevole di ciò che stavo facendo.
Ti sei guardato un po' intorno? Hai dato un'occhiata alle prime reazioni? Ho guardato le recensioni e le video-reaction dei fan, e la maggior parte erano simili a ciò che mi aspettavo. Tutte quelle espressioni sorprese, ‘j-hope? Sul serio?’ ah ah.
‘More’ inizia con una base hip-hop vecchio stile. Beh, in realtà parlare di un genere specifico riguardo la mia musica, dato che ho uno spettro musicale piuttosto ampio, è un po', mmh... Semplicemente, ho i miei gusti personali, quindi non credo ci sia bisogno di apporre etichette di genere o definire a tutti i costi la mia musica. Cerco sempre di cogliere l'ispirazione intuitivamente ed esprimerla al meglio, ragionando semplicemente su dettagli tipo: ‘con quest'atmosfera ci sta bene questo sound’.
Il sound di ‘More’ mi è sembrato rock e, nel video musicale, ti vediamo insieme ad una live band. A questo proposito, ho visto molte reaction stupite del tipo, ‘Come? j-hope che fa rock?’. Ma, da ciò che ho potuto vedere, la tua non è musica rock, hai semplicemente incorporato un sound rock per esprimere più chiaramente e con intensità l'energia trasmessa dalla canzone. Ha detto bene. ‘More’ ha richiesto molte riflessioni e valutazioni tipo, ‘qui abbiamo bisogno di questo tipo di sound perché questa parte abbia un effetto esplosivo!’. Ovviamente, amo la musica rock. Ma, di fatto, ho aggiunto quegli elementi solo per amplificare il sound e l'energia della canzone. E probabilmente qualcuno si chiederà anche ‘Perché credete questa traccia sia in stile boom-bap di vecchia generazione? Il ritornello è rock!” o ancora “Come fate a considerarla musica rock? C'è troppo di questo e quello ecc.” Ma quando ascolterete l'album intero, dall'inizio alla fine, capirete cosa volevo notaste.
Quindi volevi provare generi diversi, con quest'album? Pur con una certa continuità. Ma sì, ho dato ad ogni traccia una svolta particolare.
Molti artisti preferiscono non limitarsi ad un solo genere o sound. Al di là di critici ed esperti del settore, gli ascoltatori tendono a cogliere la musica intuitivamente, come hai detto anche tu, o comunque prestano maggiore attenzione all'atmosfera generale del brano, alle immagini che quest'ultimo trasmette. Sotto quest'aspetto, ‘More’ e ‘Arson’ sono piuttosto simili. Esatto. C'era un messaggio in particolare che desideravo trasmettere attraverso quest'album. Per poterlo esprimere al meglio, avevo bisogno di un sound e di immagini più forti ed audaci. ‘Arson’ è l'ultima canzone dell'album e non è cosa poi così comune mettere uno dei singoli principali al fondo. Ma ci tenevo proprio. Tutti i miei dubbi e riflessioni, la domanda 'Mi lancio o è meglio fare una pausa, ora?' e tutto il relativo processo ed arco emotivo sono ben espressi in questo progetto.
Quando parli di questi messaggi ‘ben espressi nell'album’, intendi il bisogno di fare ancor di più? Sì, esatto.
Dopo aver ascoltato tutte e 10 le tracce del tuo album, ciò che volevo chiederti è se pensi siano più vicine allo stile in cui sei bravo o a quello che ti piacerebbe fare. Ma, a questo punto, credo siano più vicine al j-hope di adesso, rispetto al j-hope del precedente album. Sì. Uhm… Ciò su cui mi sono concentrato è stato riversarvi tutte le emozioni provate in quest'ultimo anno. Se mi fossi limitato al mio solito vibe, non sarebbe stato sufficiente. Avevo bisogno di un'atmosfera più cupa per parlare del mio vissuto ed esprimere ciò che provavo. È così che è nato l'album.
Nella mixtape <Hope World>, del 2018, hai fatto riferimento al romanzo <20.000 Leghe Sotto i Mari>. Questa volta, le profondità esplorate sono state quella della tua interiorità. È da 10 anni che sono nei BTS. Come ben saprà, dopo la mia mixtape, abbiamo vissuto una crescita pazzesca, moltissimi momenti di cui andar fieri... e poi, ad un certo punto, le cose si sono ingrandite ancor più ed abbiamo iniziato il tour mondiale. È in quel momento che mi sono reso conto delle mie ombre per la prima volta, ed avevo bisogno di esternarle. La cosa più importante, quando si scrive una canzone, è avere una storia da cui partire. Il fatto che vi sia una storia alla base rende la musica più autentica e tiene l'artista motivato. È ciò che ho realizzato: ‘Io ho una storia da raccontare e sento il bisogno di parlarne’.
Mi piacerebbe sapere da cosa è tratto il titolo ‘Jack In The Box’ Ho capito che la musica fatta da j-hope fino a quel momento era come racchiusa entro le pareti di una scatola. E nel frattempo i BTS si esibivano negli stadi, tenevano discorsi alle Nazioni Unite, sono potuti salire sull'onorevole palco dei Grammy Awards e hanno avuto l'opportunità di visitare la Casa Bianca... Tutte queste esperienze hanno dato vita ad un tumulto di emozioni, che finalmente ho potuto liberare da quella scatola. Il concept di ‘Jack In The Box’ è qualcosa che discuto con Bang PD-nim già fin da prima del debutto. Beh, nel mio nome d'arte troviamo ‘hope / speranza’. Abbiamo parlato di come, concettualmente, l'obiettivo fosse essere una speranza duratura per i BTS e che, in ultimo, sarei fiorito, sorprendendo il mondo.
Cosa ti fa pensare che il tuo passato sia sempre stato ‘dentro la scatola’? So bene che si tratta di una metafora, ma perché lo credi? In passato, ovviamente, alcuni aspetti della mia musica erano ancora acerbi. Quel tipo di ingenuità ha pur sempre una sua atmosfera tutta particolare, e non volevo certo negare le mie origini. Tuttavia, volevo far uscire il mio lato più dark, più serio ed introspettivo, oltre alla vivacità cui tutti sono abituati. Il pubblico mi vede sempre su di giri e pieno di energie, ma non appena metto piede in casa, sono letteralmente k.o. La cosa mi ha fatto riflettere e mi sono chiesto quale fosse la mia vera personalità. Immagino che entrambi questi aspetti siano parte di me, quindi ho deciso di aprire la scatola per far emergere anche quei lati più nascosti.
Se dovessimo ripercorrere tutti i successi ottenuti dai BTS nel corso degli anni, risulterebbe evidente che avete conquistato un po' tutto il pianeta. Ovviamente ne siete grati, ma ci saranno sicuramente state volte in cui vi siete sentiti sopraffatti. Finché la voce della tua interiorità non ti ha offerto una risposta: ‘Ho sete di ambizioni!’, ‘Voglio di più!’ e ‘Esatto, sono io che ho appiccato il fuoco’. Esatto. Voglio fare di più e voglio essere ancor più figo. Ho questo pensiero, a riguardo: ‘Dove non c'è luce, voglio essere io a ravvivare il fuoco.’ Lavorare a quest'album ha riconfermato la mia convinzione d'essere io il primo ad aver bisogno di lavorare. Cioè, lavorare ad un qualche progetto è ciò che mi tiene in vita. Anche se incapace di dormire, esausto e super impegnato, riposarmi non mi è stato di alcun aiuto. Ho scritto queste canzoni durante la pandemia. Rispetto a prima, i ritmi erano più ‘rilassati’, quindi ho avuto ampio modo di rendermene conto. Nonostante tutto, il tempo continua a scorrere e la vita prosegue e io non potevo sopportare di star fermo. ‘Anche fosse sola la mia sciocca ambizione a parlare, devo fare qualcosa’, mi son detto.
Sei un creatore di contenuti ed un performer, e la pandemia ha cambiato il tuo ‘punto di contatto’ con la realtà, gli ambienti del tuo quotidiano e la dimensione delle vostre esibizioni Gli artisti ed il loro pubblico comunicano attraverso le performance. Abbiamo tutti bisogno di questo scambio reciproco e delle energie gli uni degli altri. Il fatto che le esibizioni non fossero dal vivo ed in presenza non era sufficiente né per me, né per i BTS.
Quindi, riassumendo, in quanto membro dei BTS, hai sicuramente molte più storie da condividere e la pandemia ha avuto il suo impatto sul tuo album. Ho iniziato a lavorarci a pandemia già avviata, nel 2020, mi sembra. Fino ad allora avevo dovuto mettere da parte i miei progetti individuali perché i BTS erano pieni di impegni. Quindi ho potuto mettermi a lavorare seriamente al mio album solo alla fine dell'anno scorso. È stato dopo il concerto a LA, quando ho potuto prendermi dei giorni di ferie e la situazione, per quanto riguardava la pandemia, stava migliorando. Per circa un mese e mezzo ho lavorato come un pazzo. Solitamente è molto difficile concentrarsi su un progetto in particolare, per i tanti impegni di gruppo. Sapevo che dovevo mettermi subito all'opera o l'opportunità mi sarebbe sfuggita di mano. Quindi mi sono praticamente rinchiuso nello studio di registrazione.
Nel 2018, hai rilasciato la mixtape <Hope World> su SoundCloud. Di fatto, è la tua personalissima mixtape di debutto. Credo sia stata un'esperienza fantastica e fondamentale in previsione di questo progetto solista. Che cosa ne hai tratto? Wow, ho imparato fin troppo, a dirla tutta. Ho riascoltato tutte le canzoni che ho scritto prima del progetto solista. ‘1 Verse’ del 2015, le tracce dalla mixtape del 2018 e con ‘Chicken Noodle Soup’, del 2019… volevo dar mostra delle mie mosse di ballo e trasmettere quell'atmosfera rilassata di LA. E la mixtape è espressione del vibe di quel periodo. Ma non ero più tanto sicuro ci fosse un tema portante o uniformità. Volevo fare e provare molte cose, ma ho finito per chiedermi ‘Che cos'è che volevo fare, di fatto, con quei progetti?’ e mi son detto, ‘Il prossimo album deve essere più coeso’. Quando si ascolta la mixtape di RM è evidente ci sia una certa unità. Lo stesso vale per 'Agust D', la mixtape di Suga. ⠀ C'è un tempo per dar mostra della propria versatilità ed un tempo per concentrarsi sui propri punti forte. Ho ri-ascoltato sia le mixtape degli altri ragazzi che la mia, ne ho tratto ispirazione e mi sono schiarito le idee. I membri sono la mia più grande fonte di motivazione. E, di fatto, RM è stato il primo cui ho fatto ascoltare il mio album.
Oh, wow. Qual è stata la sua reazione? L'ho preso alla sprovvista. Mi ha detto, ‘Hobi, non avevo idea potessi fare questo tipo di musica.’ E ha anche notato che ho provato cose e tecniche nuove, oltre ad aver aggiunto un filo conduttore tra un brano e l'altro.
In una recente intervista con il Weverse Magazine, hai sottolineato l'importanza del ricordo e del tenere una sorta di archivio. Anche se poco soddisfatto della
tua precedente mixtape, è pur sempre un'esperienza di cui conservare memoria. Tutti gli appunti e gli album cui hai lavorato e lavorerai hanno la stessa funzione.
È proprio vero. Sa, qualche giorno fa ho aperto un mio personale vaso di Pandora: ho trovato un mio vecchio telefono. Ho riguardato tutte le foto che ho scattato alle Hawaii e sono davvero... (ride) Ma mi ha sciolto un po' il cuore. Conservare i ricordi e tenere un archivio ha davvero un suo scopo e significato prezioso.
Nell'intervista dell'anno scorso, parlavi di blocchi creativi e dubbi. C'entravano forse qualcosa con la fatidica domanda ‘Mi butto o è meglio fare una pausa, ora’? Erano già, insomma, il tema emotivo del progetto solista? Uhm… In quel periodo ero un po' in crisi. Avevo fatto ascoltare alcuni dei lavori che sarebbero dovuti finire nel mio album solista ad alcuni produttori di mia conoscenza, e la loro reazione non è stata ciò che mi aspettavo. Ma sa qual è la cosa divertente? Ripartendo da capo, ho saputo liberare maggiormente la mia creatività. Ho eliminato tutti quei primi tentativi e mi sono anche schiarito la mente. Non sono solito evitare o schivare prove e blocchi creativi. Sono il tipo che preferisce affrontarli e superarli, ‘Facciamolo, proviamoci e basta!’ Di fatto, <Jack In The Box> è frutto di tutto quel percorso.
Quale credi sia la tua qualità migliore? Accettare. So di essere accogliente e credo sia tutto merito dei miei genitori. So come accettare ed essere comprensivo. Mi piace ascoltare più che parlare. Se qualcuno sente il bisogno di sfogarsi con me, so come starlo ad ascoltare. Qualsiasi commento o feed-back è un'opportunità di crescita e miglioramento, per me. E non solo! Sono molto bravo a leggere cosa passa per la mente delle persone (ride). Quindi sono nella posizione perfetta per fare da intermediario nel nostro gruppo.
Il tuo primo contatto con la musica è stato attraverso il ballo. La tua abilità di ascolto ed accettazione deve aver giocato un ruolo cruciale nel periodo di apprendistato, quando hai dovuto imparare a rappare, scrivere musica e comporre testi. Oh, più che doveri, per me, quel tipo di compiti ed impegni sono un piacere, mi diverto. Di base, non sono che un ‘giovane ballerino di Gwangju’. Detto ciò, non ho fatto che affrontare una sfida dopo l'altra, ripetendomi semplicemente: ‘Okay, è la prima volta che ci provi. E quindi? Intanto provaci.’ Superata una prova, ‘Oh, quindi questo è il risultato. Figo!’. Perché io sia invogliato a fare qualcosa, devo prima appassionarmici o provare almeno una certa curiosità.
E immagino la musica su cui ballavi abbia avuto un gran ruolo nel dar forma e spessore al tuo universo personale. Che tipo di musica ascoltavi? Quando ero più giovane, sicuramente del boom-bap. Brani vecchia scuola e del new jack swing. Per il ballo, mi ispiravo alla musica funk, robe in stile James Brown, tipo. E i Wu-Tang Clan, ovviamente. Anzi, in ‘What If…’, parte di quest'ultimo album, ho usato un sample di ‘Shimmy Shimmy Ya’. Chiaramente, i vecchi tempi in cui ballavo questo genere di musica hanno plasmato e dato vita alle mie fondamenta artistiche. Quindi, sì, in un certo senso quest'album è lo specchio della mia ‘identità’.
Credi sia possibile ignorare le tendenze del momento? Non hai mai pensato di includere ciò che va forte sul mercato della musica pop? No. Se mi fossi focalizzato sui trend del momento, l'album sarebbe completamente diverso. Ultimamente ascolto molta musica house, tipo quella da discoteca. Ma non mi è mai neppure balenato in mente il pensiero o desiderio di un buon piazzamento in classifica, onestamente, volevo semplicemente essere me stesso e fare ciò che mi piace fare.
E del Lollapalooza che mi dici? È un festival che si terrà a luglio a Chicago. Sarà un palco enorme su cui ergerti da solo, è una bella sfida. Basta una parola, una sola parola per definirlo. Il Lollapalooza è una sfida, una prova vera e propria! Come potrei essere rilassato a riguardo? Sto facendo del mio meglio e provo davvero un immenso rispetto per tutti gli artisti solisti (applaude). Non è affatto facile eseguire diverse canzoni live, una di fila all'altra. Sento forte l'assenza degli altri membri, mi mancano.
Che cosa sai del Lollapalooza? Che è un festival musicale iconico che si tiene a Chicago. Tutti i miei artisti preferiti hanno calcato quel palco. Una volta ho visto l'esibizione di Tyler, the Creator ed è stata fantastica.
Ora che hai in previsione il rilascio del tuo album solista ed un'esibizione ad un festival, senti di desiderare il giusto riconoscimento? Sicuramente ho progetti ed ambizioni, ma principalmente vorrei solo la gente sapesse della mia esistenza. È per questo che ho organizzato un listening party e ho accettato di partecipare al Lollapalooza. Sono entrambi eventi importantissimi e mi chiedo se sarò in grado di affrontarli. Cioè, mi basterebbe già anche radunare alcuni miei conoscenti ed esibirmi per loro, ma il festival sarà l'opportunità di farmi un'idea razionale ed obiettiva del pubblico. Se sarò bravo, li vedrò saltare e ballare. Se farò schifo, non susciterò reazioni. Credo proprio questa prova, il salire sul palco da solo, sia necessaria.
E cosa farai se il tuo album solista non dovesse suscitare reazioni positive? Oh, me ne assumerei la responsabilità. Mi domanderei se forse non sono stato troppo arrogante. "Forse ho esagerato con i miei gusti e desideri personali?", e imparerei dai miei sbagli.
Non hai idea di quanto felice ed entusiasta mi sei sembrato durante tutta l'intervista. Vorrei chiederti quali sono i tuoi sogni per il futuro, ma credo, ora, tu abbia una scatola da aprire e da cui saltar fuori, giusto? (ride) Sì, sono a tanto così dalla realizzazione del mio sogno: concentrarmi su ciò che sto facendo al momento. Questo, ora come ora, è il mio sogno. Chissà se mi ricapiterà mai un altro momento, nella mia vita, altrettanto cruciale.
Di che cosa hai bisogno per tenere viva la tua passione o per alimentarla ancor più? Ho bisogno che il pubblico ascolti la mia musica e abbia memoria delle mie tracce. E di una sana disposizione mentale.
ita : © Seoul_ItalyBTS | Twitter
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lagendageek · 2 years ago
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Chambéry Japan Pop Show aura lieu du 4 au 5 mars 2023 à Chambéry (73) Chambéry Japan Pop Show est une convention axée autour de la culture japonaise, de la Street culture, de la Pop culture, des jeux vidéo, du manga, du cosplay, de la gastronomie et du tatouage. Venez découvrir la Chambéry Japan Pop Show ! Une convention axée autour de la culture japonaise de la pop culture et de la street culture! Au programme de nombreuses animations autour des Manga, Jeux vidéos, Cosplay, tatouages, gastronomie, Jeux de plateau et bien d'autres ! Affiche réalisée par Miloeden Art !  Une surface de 9000 m2  Des ateliers  Des conférences  Des expositions  Des points de restauration  De nombreuses animations ▬▬ INVITÉS ▬▬ [ Doublage ]  Adrien Solis (Comédien)  Adeline Chetail (Comédienne)  Lila Lacombe (Comédien) [ Cosplay ]  Captain Marvel (Cosplayer)  Nikita Cosplay (Cosplayer)  Les dix lunes (Association Cosplay)  Box Of Heroes (Association Cosplay)  Captain Cosplay (Association Cosplay)  Bahamut Cosplay (Cosplayer)  Ellothin Cosplay (Cosplayer)  Kalysten (Cosplayer)  Kayaba (Cosplayer)  Carlos 3D (Cosplayer) [ Jeux Vidéo ]  The Fairy Dina (Just Dance Permormer)  AGS Automatic (Bornes d'arcade)  Super Smash Yaute (Association de Jeux Vidéo)  Chessy Pad (Association de Jeux Vidéo) [ Auteurs ]  Sandrine Chabre (Historienne)  Doshin Editions (Maison d'édition)  Romain Huet (Mangaka)  The Last kamit (Mangaka)  Abigael Martraix (Auteur)  Adh Éditions (Maison d'édition)  Au Nom Des Dieux (Auteur)  CR Valentines (Auteur)  Elisabet Guillot (Auteur)  Elodie Loisel (Auteur)  Magalie Rappa (Auteur)  Mehdi Marion (Auteur)  Faralonn Éditions (Maison d'édition)  Laure Enza (Auteur)  Tengu Ren (Auteur)  Éditions Luciférines (Maison d'édition) [ Animation diverses ]  Idriss Animation (Animateur & Présentateur)  Lescargotgraphe (Photographe)  Sundial Crew (K-Pop Crew) [ Concert ]  Zed Le Rouge (Concert)  Trio Kin (Concert symphonique) ▬▬ PARTENAIRES ▬▬  Europe 2  Savoiexpo ▬▬ BILLETERIE ▬▬ [ Prévente ] Samedi 4 Mars---> 10€ Dimanche 5 Mars ---> 10€ Pass Week-end ---> 16€ Pass VIP ---> 45€ Pass VIP HOT ---> 45€ Pass VIP HORROR ---> 45€ [ Sur Place ] Pass 1 jour ---> 12€ Pass Week-end ---> 18€ Gratuit jusqu'à 6 ans.
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dentrounaltraestate · 8 years ago
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Il suono di Numb era trascinante, Chester screamava disperato il bisogno di essere se stessi, di ripudiare quello che gli altri vorrebbero che fossimo, di ignorare i giudizi di chi pensa di esserci superiore. Crawling, dal precedente Hybrid Theory, ad uno sguardo superficiale ed abbastanza egoista quale quello di un’adolescente, sembra solo l’ennesima canzone nu metal orecchiabile con un testo che parla di flirt con la morte, di dismorfofobia e paura di essere sé stessi: ma ora mi pento di non aver mai compreso il dolore, sincero, che si celava dietro quelle parole. Come hai fatto a vivere e a creare così a lungo con un tale mostro dentro, Chester? There’s something inside me That pulls beneath the surface Consuming, confusing This lack of self control I fear Is never ending, controlling Chester Bennington aveva dentro di sé molte più ferite, mai rimarginate, di quanto l’ascoltatore comune possa anche solo concepire. Come tanti bambini che sono stati abusati, ha sviluppato una sensibilità differente dalla comune, una fragilità che permette di cogliere le sfumature più delicate dell’animo umano, ma che fa anche sì che si spezzi con tragica facilità. La depressione è un male difficile da riconoscere, da accettare, da processare mettendo da parte l’orgoglio: è una malattia atroce, un cancro che priva della voglia di vivere e di amare, che si insinua e cresce lentamente, ma è arduo da estirpare. Ed una tragedia appare la vita di Chester: abusi sessuali a neanche 10 anni e da lì le dipendenze per le droghe, da cui solamente la musica e l’amicizia dei componenti dei Linkin Park parevano dar periodicamente sollievo. Chester sente di essere un soldato con ali di libellula e vorrebbe volare via, ma deve lottare e lo fa con i testi e la musica del primo album della band, il leggendario Hybrid Theory del 2000: il successo è internazionale, 30 milioni di copie vendute e la produzione di RE-Animation, una raccolta di remix in chiave nippo e mecha, con un robottone di Gō Nagai che campeggia sulla copertina. L’anno dopo esce Meteora, da cui è estratta proprio quella Numb che ha fatto confondere i Linkin Park per un gruppo emo dai neonati emo stessi; album meno aggressivo e più melodico del precedente, più maturo e meno arrabbiato: ed in tale album è proprio contenuto un tentativo, da parte di Bennington, di gettarsi alle spalle quel passato oscuro e turbolento. La musica lo aiuta, lo salva, lo aiuta a distruggere abitudini autodistruttive (So I’m breaking the habit tonight) per quanto senta che tale distruzione fa parte di lui e che non sarà mai sulle stesse lunghezze d’onda del mondo: l’interferenza tra lui e l’umanità sarà (quasi) sempre distruttiva. Eppure, sulle note di Somewhere I belong, si vede un lumicino di ottimismo: I wanna heal, I wanna feel what I thought was never real I wanna let go of the pain I’ve felt so long Chissà, forse gli anni dell’incredibile successo di Meteora per Chester sono stati i più felici. Il matrimonio con la ragazza del colpo di fulmine, Samantha Marie Olit, ed il figlio avuto da quest’ultima (precedentemente aveva avuto una relazione con Elka Brand da cui era nato Jaime Bennington), la bellissima sincronia che si era creata con gli altri membri della band, le tastiere ora aggressive ora dolcissime di Mike Shinoda forse hanno lenito quel dolore. L’hanno tenuto nascosto per un po’. Non è stato dimenticato, quello mai sarebbe possibile, ma forse Chester credeva di poterlo tenere a bada. Almeno per un po’. Per qualche anno di serenità. Ti prego mostro, lasciami vivere. Nel mentre nasceva la collaborazione con Jay-Z, quella Numb-Encore che ancora in tanti hanno come suoneria sul cellulare; Shinoda suonava frenetico tastiere nel particolarissimo Rising Tide dei Fort Minor, suo pseudonimo, dando una svolta più melodica anche al successivo sound della band. Da lì, 4 lunghi anni di attesa per i fan (me compresa, che scalpitavo sui vari forum in attesa di qualche info leakata, di qualche demo finito su internet per sbaglio): prima i tuffi al cuore per il rilascio della copertina dell’album, poi per il nome dei singoli. Ed, infine, ecco Minutes to Midnight, altra allegoria di distruzione, rimando all’orologio dell’apocalisse: quanti minuti mancano alla fine del mondo? E di nuovo, rileggendo il testo di Given up, “abbandonato”, nel senso di rinunciare di continuare ad impegnarsi in qualcosa, mi pento di come ho, al tempo, preso con sufficienza, come licenza poetica, le urla d’aiuto di un uomo che, nonostante fosse circondato d’affetto, si sentiva terribilmente solo: Take this all away I’m suffocating Tell me what the fuck is wrong With me Melanconico requiem a se stesso era già, e me ne rendo conto solo a posteriori, la bellissima Leave out all the Rest, straziante ballad distantissima delle urla disperate di Papercut : voi tutti, ricordatemi per ciò che sono stato, per ciò che ho dato al mondo, non per i miei peccati, quando non ci sarò più. Non sarò mai come voi e non potrò mai esserlo. Non biasimatemi per questo, non tutti sono fisicamente in grado di provare la felicità. Minutes to Midnight, al tempo, fu stroncato dalla critica: troppo melodico, dicevano. Shinoda non rappa, Bennington urla educatamente, il ritmo è lento. Eppure sono certa che ora vedranno l’opera per quello che è, cioè una sorta di accettazione della distruzione come parte della vita, come qualcosa che da significato ad essa. Passano altri 4 anni fino all’uscita di A Thousands Suns. Mille soli. Album, se vogliamo, meno caratteristico, meno corale: sembra essere di Shinoda solo. Lui la fa da padrone e soprattutto sul singolo più famoso, The Catalyst, la fa da padrone con effetti elettronici distorti alla Depeche Mode di Personal Jesus e col suo rap incalzante. È un concept album, l’apocalisse profetizzata in Minutes to Midnight si è avverata, la bomba atomica di Oppheneimer è esplosa, i cieli bruciano di funghi atomici. Chester è ancora più delicato e, sebbene non parli di sé, è forse l’album più intimo di tutti. In Burning Skies: The blame is mine alone For bridges I have burned So don’t apologize I’m losing what I don’t deserve Il filone della distruzione è sempre presente, il mostro è ancora là sotto. Ora la guerra si combatte con le bombe e con le armi da fuoco. In un mondo che brucia, a che serve avere ali da libellula? Chester, nel 2011, decide di allargare ulteriormente la famiglia: la seconda moglie, Talinda Bentley, da alla luce due gemelli e lui adotta il fratellastro del primogenito Jaime. È il 2012, anno dell’apocalisse maya, ed esce Living Things: l’album è un ritorno al passato ma con gli effetti elettronici di uno Shinoda adulto che appreso, da solo, ad aggiungere modulazioni differenti in ogni canzone, si combina a testi meravigliosi, melodie coinvolgenti ed immediate. Forse Living Things, dopo tanto peregrinare, è l’album della maturità anche per Chester: canta di religione, canta di ecologia, canta di vita, canta di morte, canta come Chester dei LP dovrebbe cantare. Ruvido, arrabbiato, delicato quando serve, sussurrante in Castle of Glass, e affonda bassi in I’ll be gone e pare di sentire la versione adulta di With you: When the lights go out and we open our eyes, out there in the silence, I’ll be gone, I’ll be gone. Let the sun fade out and another one rise Climbing through tomorrow, I’ll be gone, I’ll be gone. E la strofa acquista un significato così diverso, oggi. A Living Things si succede The Hunting Party, mentre Bennington cantava anche per gli Stone Temple Pilots: una caccia al migliorare se stessi ed a rendersi diversi, finalmente scrollarsi di dosso, dopo i tentativi falliti, l’etichetta di band nu metal. Sulla copertina dell’album torna il soldato alato, impegnato ora come un angelo metallico ad incoccare una freccia verso un bersaglio fuori campo, lasciato dal creatore James Jean, all’immaginazione. Collaborano con Rakim, collaborano con Daron Malakian, collaborano con Tom Morello, ma c’è collaborazione soprattutto fra i membri fissi: l’armonia creativa nella band c’è e si sente. The Hunting Party è un album esemplare, composto dal giusto equilibrio ballad e di pezzi energici, di grandi nomi e di interpretazioni strumentali perfette ma ci dice poco di Chester Bennington. Forse davvero sua è solo Final Masquerade: nei versi evocativi del refrain si riconosce il suo spirito malinconico, stanco di come sia difficile comunicare ed intessere solide relazioni in un mondo di maschere. The light on the horizon was brighter yesterday With shadows floating over, the scars begin to fade We said it was forever, but then it slipped away Standing at the end of the final masquerade The final masquerade Forse Chester Bennington in questo periodo si illudeva ed illudeva i suoi sei figli ed amici e compagni che il tempo potesse guarire tutte le ferite, che al tramonto della vita, ormai anziano, avrebbe dimenticato; che la depressione, con la saggezza dell’età adulta, l’avrebbe abbandonato. Prima di passare a parlare dell’ultimo album, One more light, va fatta nota dell’amicizia fraterna che legava due anime fragili e simili, cioè quella fra Chester Bennington e Chris Cornell. Cornell collaborò con i LP fin dal 2007, durante un tour in Australia. Cantò Crawling, forse perché sentiva anche un po’ sue quelle liriche strazianti. Chester, a sua volta, ricambiò il favore interpretando assieme a Chris il pezzo dei Temple of the Dog, Hunger Strike, cantando la parte scritta originariamente per Eddie Vedder. Chissà, forse i demoni che erano nascosti dentro ai loro cuori erano gli stessi; la spinta creativa si esprimeva in maniera diversa, ma sottesa ad essa c’era lo stesso dolore sordo e muto, incapace di far provare serenità. Il loro legame era così intimo che Cornell volle che Bennington fosse il padrino di suo figlio undicenne. Eppure il sole sembra sempre più brillante mentre si fa strada fra le nuvole. Ad inizio del corrente anno è stato rilasciato One more light, rivelatosi subito un gigantesco flop. L’artwork è grazioso, persone felici su una spiaggia al tramonto. Il suono è pop, ricorda i primi lavori degli Owl City, non fa rimpiangere i Red Jumpsuit Apparatus, ma il solo leggere i titoli e le liriche delle canzoni da i brividi. Vi farò una confessione: ascoltando l’album facendo attenzione ai testi, dopo aver appreso della morte di Chester, non sono riuscita a trattenere le lacrime. E, così, ho visto il lavoro sotto un punto di vista differente: e mi ha ricordato Funeral degli Arcade Fire, in cui la morte è trattata come fine di un ciclo, la morte è accettata e vista come fine della sofferenza sulla Terra. Come fine di tutte le illusioni di felicità che un’anima incapace di provarne si era fatto ed allora i motivetti banali di Nobody can save me, Good Goodbye, Battle Simphony, Sorry for Now, hanno acquisito un significato diverso. Quasi cantautoriale. Un addio annunciato, kafkiano, ma con grazia, di nascosto, quasi per non disturbare, per non fare proclami, per non attrarre l’attenzione: ed è ciò che chi è davvero sicuro delle proprie decisioni fa. Senza giustificazioni. Been searching somewhere out there For what’s been missing right here (I wanna fall wide awake now) I’ve been searching somewhere out there For what’s been missing right here (I wanna fall wide awake now) I wanna fall wide awake now So tell me it’s alright Tell me I’m forgiven, tonight [Ho cercato a lungo, là fuori, ciò che mancava qui (voglio svegliarmi, ora) Voglio svegliarmi ora! Dimmi che tutto va bene, dimmi che mi hai perdonato, stasera] E sulla copertina sono ritratti, immortali e senza tempo, i figli di un amico dei componenti della band, eppure, ora, si riesce a intravedere solo una dedica finale di Chester ai propri figli: pare voler dire che loro sono la cosa migliore che abbia mai fatto, il lascito più bello che possa dare a questa terra. Canzoni falsamente allegre come Heavy (che ricorda davvero tanto Rebellion degli Arcade Fire) conducono poi a One more light, l’unica che forse parla apertamente di morte. Dedicata ad un loro collaboratore venuto a mancare, ci si interroga su come e quando il lutto finirà e su quanto davvero conti una sola luce spenta in un tappeto di stelle illuminate. Sharp Edges chiude l’album e Chester si tuffa nel passato, rivivendolo e dedicando una canzone a tutte le sue cicatrici, a tutti i suoi errori e peccati, ai consigli che non ha mai ascoltato ma che l’hanno reso l’uomo che è ora. Percussioni leggere ed archi delicati. Ed è con la morte nel cuore che Chester Bennington canta Hallelujah di Leonard Cohen al funerale di Chris Cornell. Appreso della morte dell’amico, aveva twittato: Caro Chris, ho sognato i Beatles la notte scorsa. Mi sono svegliato con Rocky Raccon che suonava nella mia testa ed uno sguardo interessato alla faccia di mia moglie. Lei mi ha detto che un mio amico era appena venuto a mancare. Pensieri di te sono fluiti nella mia mente ed ho pianto. Sto ancora piangendo, a lutto, con tristezza, ma anche con gratitudine per aver condiviso alcuni momenti speciali con te e la tua meravigliosa famiglia. Mi hai ispirato in modi che non potrai mai sapere. Il tuo talento era puro e senza rivali. La tua voce era gioia e dolore, rabbia e perdono, amore e maldicuore tutti mescolati in uno solo. Suppongo che è un po’ quello che tutti siamo. Mi hai aiutato a capirlo. Ho appena guardato un video di te che cantavi A day in the life dei Beatles e ho pensato a quel mio sogno. Mi piace pensare che mi stessi dicendo addio a modo tuo. Non riesco ad immaginare un mondo senza di te. Prego che tu abbia pace nella prossima vita. Mando il mio amore a tua moglie e ai tuoi figli, famiglia ed amici. Grazie per avermi permesso di esser parte della tua vita. Col tutto il mio amore. I demoni nel cuore di Chris e di Chester erano gli stessi. Ora sono morti entrambi ed i loro mostri interiori con loro. Ed entrambi già sono leggenda, eppure mi ritrovo a scrivere questo articolo proprio per ricordare che, prima di tutto, Chester era un uomo. Con i propri difetti, con i propri pregi, ma soprattutto, con tutto l’amore che era in grado di provare per la musica, per i compagni di una vita, per la sua famiglia. Con One more light ha voluto dire addio a tutti, ai suoi fans, ai suoi compagni, alla sua famiglia. Non sapremo mai perché, profondamente, ha maturato un gesto così estremo: la depressione è un orrore indescrivibile, un abisso viscido da cui è difficile uscire, perché le unghie scivolano sul terreno viscido ed i demoni ti rispingono nel profondo. Ciò che è certo, ed è spaventoso allo stesso tempo, è che la morte di Chester Bennington è la cronaca di una morte annunciata, i cui sintomi erano nascosti sotto gli occhi di tutti e virtualmente invisibili. One more light è, il forse volontario, testamento di un uomo che ha vissuto sempre al massimo, 41 anni ma che sembrano cento per densità di avvenimenti e per i ricordi che ha lasciato a milioni di persone. Addio Chester, tutti speriamo che ora ti ritroverai in un mondo migliore di questo. Un mondo che risuoni alla tua stessa lunghezza d’onda.
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sweetness-pop · 3 years ago
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Currently in 2022, famous rapper PaRappa Rappa, 42 and famous songstress Sunny Rappa(nee Funny), also 42 have been married since summer 2002(their 20th anniversary is next week), and they are parents to three half-dog/half-flower hybrid children.
Their kids:
Oldest-Only son, PaRappa Keith Rappa Jr. Born March 1, 2003. 19 years old.
Middle-First daughter, Solange Anna Rappa. Born June 19, 2008. 14 years old.
Youngest-Second daughter, Permelia Melody Rappa. Born August 4, 2012. 10 years old.
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