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Le persone su internet fanno finta di aver vinto la lotteria dei culi perfetti il talento sconfinato l'amore vero e la saggezza suprema ma sono tutte chiaramente morte da giorni e iniziano a puzzare nel loro appartamento milanese di 5 millimetri quadrati

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mesi fa ho disegnato un fumetto che è diventato parte di un volume a cui hanno collaborato altri fumettisti sconosciuti e un mio amico di vecchia data. ora. io voglio prendermi questo spazio per dire che in questo progetto ci credo 0, che sono assolutamente insoddisfatta del mio fumetto, che la campagna di Kickstarter è stata un'agonia, che nemmeno un atomo all'interno del mio corpo ha voglia di andare alle fiere in estate a far finta di crederci in sta porcheria. e voglio dire che pure il rapporto con questo mio amico si è usurato a tal punto che quando è finita positivamente la campagna Kickstarter mi ha negato di andare a prendere una birra per festeggiare e abitiamo a 10 min a piedi di distanza e a me non me ne frega uno stramaledetto cazzo di sto fumetto se uno dei miei migliori amici mi reputa un minchia maledetta di COLLEGA, di quei colleghi merdosi che ti rifiuti di vedere dopo il lavoro per giunta e nulla più. ficcatevelo nell'ano l'eroe spaziale che stupra gli universi. io voglio farmi le canne con i miei amici, che cazzo me ne frega delle call e delle fiere e delle stampe.

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Ieri il mio psicologo mi ha annunciato che presto se ne dovrà andare in quanto specializzando. Lo ricorderò sempre per aver ammesso che i borderline (io ho questa infausta diagnosi) non piacciono a nessuno.

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Gli psicologi sono quella specie animale che ha una soluzione a tutto per non avendo una soluzione a niente.

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incrocio lo sguardo di un estraneo sui mezzi pubblici e subito abbassa gli occhi, so in maniera così profonda, come se ce lo avesse inciso sulla fronte, scritto a inchiostro indelebile sui vestiti, nebulizzato attorno al corpo come un pensiero che prende vita, che pensa che lo stia giudicando negativamente. siamo tutti deformi nella testa degli altri che ci portiamo dentro, conserviamo nello stomaco menti cattive e onniscienti che sanno che non abbiamo raggiunto i nostri obiettivi, che saltiamo di relazione in relazione conservando la perla della solitudine sotto alla lingua, che abbiamo mangiato troppo per affrontare la prova costume, che pensiamo di ucciderci ogni volta che qualche cazzata ci ferisce in profondità. gli altri non vogliono alleviarci il dolore, ridono di noi nella nostra stessa coscienza, ci aprono con uno sguardo, siamo sempre sotto attacco quando il trucco ci cola in faccia a fine giornata e siamo gonfi e stanchi, prede facili della sera, dell'insonnia, dei telefoni, dei ricordi. siamo brutti e vulnerabili e loro lo sanno. ma io, anche se non riesco a dirlo, penso siano bellissimi gli estranei che mi offrono il loro profilo per evitare i miei occhi, penso a quanto siano gloriose le occhiaie sotto ai loro occhi, a quanto sia eroica la matita colata, alla storia che raccontano i chili di troppo, le cosce troppo magre, la smania con cui rispondono subito ai messaggi con un'espressione seria e tesa. tutto corre nella direzione sbagliata eppure siamo ancora vivi cazzo, esistiamo sotto una pressione che minaccia di farci dissolvere nel respiro degli altri, tutti i giorni prendiamo a testate le città e i palazzi e sappiamo che non serve a niente ma se ci si guarda bene siamo più alti di qualsiasi altra cosa.

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Ma vai ancora a scuola?

No, tu?

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Sono tornata a casa da scuola. Un organismo alieno fra palazzi nuovi di zecca che cerca di compiere un rituale accarezzando le strade nello stesso ordine, buttando lo sguardo nella stessa direzione, purificando la mente per ripetere gli stessi pensieri. Gli alberi sono cresciuti, hanno chiome immense e buttano petali rosa sui mozziconi di sigaretta. Ho chiesto un po' di pace alle facciate scrostate dei palazzi, ho ingoiato una pastiglia e ho finto che fossero i miei antichi dei della noia ad avermi sollevato dai miei insensati tumulti interiori. Ho finto di aver completato il mio rituale, perché non mi resta altro. Se devo fingere sono disposta a farlo, posso raccontarmi tutte le fiabe necessarie a farmi dormire. Mi sono lasciata cullare delle medicine che allontanano i mali del mondo scivolando leggera tra case abbandonate, cantieri e i miei capelli rossi che sbucavano come le orecchie di una lepre dall'erba alta dell'adolescenza.

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posso avere i gusti musicali più raffinati della terra ma ogni tot arriva un trapper italiano che ha la faccia di uno che ha il proprio cazzo infilato in culo che rilascia un pezzo di merda che mi risveglia antichi demoni interiori desiderosi di danzare attorno a un cumulo di plastica e misoginia in fiamme e ci vado in fissa ballo canto me ne vado in giro con le cuffie che mi pare di avere il cazzo pure io e tre tipe a cui hanno tagliato la lingua per evitare che succedesse l'irreparabile ed esprimessero un'opinione che mi twerkano attorno pippando dalle loro unghie finte lunghe 4 metri. questa volta è il turno di taxi b e il suo capolavoro pyppare. grazie bro.

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la mia idea di relazione è incontrarsi una sera, parlare 3 o 4 ore e poi non rivedersi né sentirsi mai più. tutto quello che di buono c'è in me posso vomitartelo nella birra che stai bevendo nel giro di un paio d'ore. sono la regina dei primi appuntamenti, sono una persona piena di buchi di trama e mezze verità. me ne fumo 1 ogni volta che nascondo abilmente una delle mille discariche che mi crescono dentro. questa recita la chiamo "socializzare", è quello che penso di dover fare. quando faccio il mio dovere sono una brava bambina e posso skippare l'ansia per un giorno. ma la mia libido giace sotto un cumulo di spazzatura chissà dove. non so più cosa mi eccita, non so più cosa cercare, non voglio mani sulle cosce mentre guidano, a volte vorrei un po' di silenzio ma non mi va di limonare, così continuiamo a parlare, di qualunque argomento, sono intelligente e versatile e purtroppo non mi frega un cazzo di quello che hai da dirmi. il mondo sembra ricoperto di Winston blu in fiamme, si sente odore di carta e tabacco scadente e tutto pare carta da stampante. quando mi guardo allo specchio non mi riconosco, ho tanto l'aspetto di quelle che spingono i passeggini verso gli asili nido. forse non mi arrapano più gli altri perché non mi arrapo più io. puoi essere grasso, brufoloso e con i capelli crespi, ma è quando hai l'aspetto di un estraneo che non ti vuoi più toccare manco con un dito.

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Un gruppo di formiche in pellegrinaggio su un bicchiere pieno di fiori morenti. A 20 anni mi pareva che l'universo mi parlasse ora lo guardo ed è un tizio che scoreggia in una busta mentre discute di alcune teorie del complotto con la sua terza testa che gli sbuca dalla zip dei pantaloni marrone merda. Dio fa video demenziali su instagram e diventa virale. Non ha più niente da dirci ma almeno ci vuole far ridere per 30 secondi. Mi gira la testa quando dico di no. L'odio mi fa andare il cuore a mille. Voglio salire su un treno e sparire e chiedermi tutta la vita dove cazzo sono andata a finire.

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mi sono persa. le navi da crociera sono grandi come 10 palazzi, si sdraiano sulle città mentre i fiori continuano a sbocciare. le piccole imprese della vita mi piegano in due a suon di pugni nella pancia, mi fanno sudare, oscillare, il marciapiede vorrebbe limonarmi ma io mi reggo in piedi reggendomi all'emicrania, lasciandomi portare lontano dal dolore. faccio il mio dovere e lascio che i miei successi scorrano via lungo i torrenti mentre io mi perdo ancora. ho costruito un'altra dimensione nella mia testa, ci ho messo 30 anni, ho costruito la mia casa dagli occhi vitrei ma ora quando ci vado ho paura di non tornare. passeggio e mi chiedo come ci sono finita qua, non riesco a svegliarmi del tutto, rimango stordita sotto le case di amici e nemici domandandomi se mi vedono dalle finestre e cosa pensano di me, della distanza. sono sempre stata un disastro, la belva travestita da cucciolo indifeso, ad un certo punto cerco di sbranare tutti, credo casini emotivi enormi, troppo grandi perché una persona possa contenerli. tutto quello che mi abita dentro è troppo grande e le mie ossa sembrano sul punto di cedere, la mia pelle brucia e io dovrei essere una fortezza, dovrei toccare il cielo per essere verosimile. molte cose sono solo quello che noi crediamo che siano. ti scrivo un messaggio e sparisco, tutto si ripete ed è noioso come cadere nel vuoto 300 volte al giorno, non so mai cosa voglio ma so che è più di questo. non voglio che il male si ripeta identico a se stesso ancora e ancora, questo è un giochetto per una ragazzina che non mangia, indossa vestitini azzurri e vuole farsi portare via dal buio. ora ho una ruga sull'occhio e capelli d'argento che sfidano la tinta e brillano attorno al mio viso e voglio di più.

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progetto procrastinazione selvaggia: riuscito. ho aggiornato 2 plug in e il sito si è bloccato. contro: mi bocciano. pro: posso scrivere una storia gotica in cui la protagonista ha due aiutanti: una scutigera e un porcellino di terra.

ho scoperto che la parola "funnel" mi provoca i conati di vomito. (nelle prossime ore scriverò un sacco di minchiate simili per procrastinare lo studio per l'esame di Wordpress)

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ho scoperto che la parola "funnel" mi provoca i conati di vomito. (nelle prossime ore scriverò un sacco di minchiate simili per procrastinare lo studio per l'esame di Wordpress)

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il mio inferno è il tentativo costante di guadagnarmi il paradiso

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la cultura serve a rimorchiare disegnare serve a guadagnare followers la musica serve a far soldi benvenuti nel vuoto.

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va bene ora deliro perché sono due giorni di urlo e piango e mi addormento. ho le finestre aperte perché il sole splende sulle bestemmie dei vicini napoletani, c'è aria di ragazzini che limonano nel prato, ci si può sentire il corpo estraneo nell'enorme occhio della primavera? ho tanto bisogno che qualcuno mi prema un dito sulla fronte e mi dica che posso esistere. ululo come un animale, come il più schifoso dei bambini al supermercato, come un neonato che non riesce a tenere su la testa, come un adulto che ha profonda coscienza di sé e della propria condizione. dico parole sconnesse e nessuno mi capisce e questo mi fa sentire al sicuro, sono solo sillabe lanciate qua e la che vanno a scatti come me, a volte sono insulti ingiusti immotivati e paranoici. io non perdo le cose, sono attenta e ossessiva, i miei oggetti non mi scappano, sono miei e li controllo e li ricontrollo, ma a volte capita mi cadono mi sfuggono e io mi sento impotente. non ho controllo e le giornate si alzano come un'onda di 10 metri e mi sotterrano ma io rimetterò tutto al suo posto dovessi creare i miei oggetti perduti a suon di urla, lacrime e disperazione. posso e devo molto di più a me stessa, l'onnipotenza che non lascia spazio a nessuna sorpresa, è così assurdo chiedersi questo e eppure se voglio che tutto mi resti a distanza di sicurezza devo stare molto più attenta.

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vorrei sentirmi a casa ma che non facesse troppo male